CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 9 gennaio 2014
153.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-00578 Luigi Gallo: Sul villaggio protostorico rinvenuto nella località Longola in Poggiomarino (Napoli).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco all'interrogazione con la quale l'onorevole Gallo, unitamente ad altri onorevoli interroganti, chiede quali azioni il Governo intende porre in essere per la valorizzazione del sito archeologico di Poggiomarino.
  A tale riguardo vorrei precisare che il sito di Poggiomarino, come correttamente riferito dall'onorevole interrogante, è stato individuato, nel 2000, nel corso dei lavori per la costruzione di un impianto di depurazione avviato dal Commissario Straordinario alle opere di bonifica del bacino idrografico del fiume Sarno.
  Indagini geognostiche hanno verificato che l'interesse archeologico riguarda l'intera area (circa 7 ettari), originariamente destinata all'impianto, ma anche il contiguo territorio comunale di San Valentino Torio.
  Tale circostanza ha prodotto la sospensione dei lavori per il depuratore e la delocalizzazione dell'impianto.
  Si tratta di un villaggio fluviale occupato dall'età del Bronzo Medio Avanzato (XV sec. a.C.) fino agli inizi dell'età arcaica (inizi VI sec. a.C.) e costituito da un aggregato di capanne impiantate su isolotti artificiali, lambiti originariamente da bacini acquitrinosi e più tardi da canali che agevolavano il drenaggio della depressione umida e, quelli di maggiore portata, erano utilizzati anche come vie di trasporto e di collegamento, a giudicare da tre imbarcazioni monossili ivi rinvenute.
  L'area, il cui esproprio, avviato dal Commissario Straordinario, è stato completato dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei, è attualmente affidata alla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia.
  Al suo interno vi sono diversi manufatti in cemento armato, tra cui una grande vasca di depurazione incompleta, frutto della precedente destinazione d'uso.
  Il sito, come tutta la piana, è caratterizzato dalla presenza costante di una falda freatica subaffiorante; tale circostanza ha preservato tutto il materiale organico utilizzato in antico, ma richiede, per lo svolgimento delle attività di scavo, un continuo e costoso sistema di emungimento dell'acqua attraverso l'impiego di pompe idrauliche.
  L'area, dopo essere stata sottoposta nel 2000 a una preliminare campagna di sondaggi geoarcheologici e nel 2001 a un successivo saggio di verifica, dalla fine del 2001 al 2006 è stata oggetto di tre campagne di scavo condotte in due aree attigue (saggio 2A e saggio 3B) di circa 800 mq ciascuna.
  L'ultima esplorazione sistematica, che ha riguardato solo il saggio 2A, risale al 2011-2012. Nel corso di questa indagine, il saggio 3B, ricondotto ad un livello di leggibilità, è stato rinterrato per garantire la conservazione delle evidenze archeologiche precedentemente portate alla luce e relative all'età del Ferro avanzata.
  Il saggio 2A invece è stato rinterrato a conclusione delle indagini, condotte fino al raggiungimento delle quote sterili. I dati di scavo attestano che in questo settore dell'insediamento la più antica occupazione del sito risale tra il Bronzo Finale e gli inizi dell'età del Ferro.
  Le indagini, condotte secondo linee di ricerca multidisciplinare tese a ricostruire il paesaggio antico sulla base dei dati archeologici confrontati e interfacciati ai Pag. 97contributi delle diverse discipline specialistiche (geomorfologia, archeobotanica, archeozoologia, dendrocronologia, mineralogia), hanno consentito di acquisire alla conoscenza non soltanto le modalità insediative dei villaggi protostorici della piana del Sarno, noti fino alla scoperta di Longola solo attraverso il rituale funerario, ma anche dati eccezionali riguardo ad attività artigianali quali il confezionamento di manufatti in metallo, osso, pasta vitrea ed ambra, alla lavorazione del legno, all'allevamento, alla caccia, alla pesca, all'agricoltura e alla raccolta.
  I risultati di tali indagini sono ampiamente pubblicati in volumi e riviste di alto livello scientifico.
  Nel corso del 2011-2012 è stata anche completata la recinzione dell'area, la bonifica e la messa in sicurezza del deposito, realizzato in un settore della vasca, e del relativo spazio antistante, nonché la fornitura di una scaffalatura metallica per la funzionale sistemazione dei materiali archeologici e di un sistema di antintrusione e videosorveglianza per la sicurezza degli stessi.
  Per quanto concerne la valorizzazione del sito, due fattori hanno impedito di lasciare a vista l'area indagata:
   il livello della falda avrebbe richiesto, per il mantenimento a vista delle emergenze nel saggio 3B (che si trovano a circa 6/7 metri di profondità), l'utilizzo di pompe idrovore il cui funzionamento richiede costi quotidiani molto elevati e non sostenibili se non in presenza di un finanziamento ad hoc;
   nel saggio 2A, al termine delle indagini 2011-2012, che hanno previsto l'asportazione degli elementi lignei per le necessarie campionature ed analisi, nonché per la registrazione di tutta la sequenza stratigrafica, fino al raggiungimento dei livelli sterili, le emergenze rimaste in situ risultavano piuttosto scarse e poco leggibili, quindi scarsamente fruibili.

  Da quanto descritto risulta con evidenza che, almeno al momento, un progetto di valorizzazione del sito debba necessariamente prescindere dalla fruizione diretta delle emergenze archeologiche, la cui conservazione, dovuta al loro mantenimento nei secoli in ambiente umido, difficilmente può essere assicurata in ambiente asciutto.
  A tale scopo occorrerebbe predisporre un progetto di restauro in situ che per la complessità operativa e tecnica richiede tempi e costi di elaborazione certamente non compatibili con l'attuale esigenza di tutela e salvaguardia delle emergenze archeologiche.
  É invece praticabile, come già nelle intenzioni della Soprintendenza, e mi preme ricordare che l'obiettivo principale degli scavi archeologici è un obiettivo scientifico, di conoscenza e di studio, l'ipotesi di una valorizzazione dei risultati dello scavo archeologico attraverso la creazione di un Parco di archeologia sperimentale, che preveda la ricostruzione delle preesistenze in superficie.
  In tale prospettiva si sono attivate collaborazioni con Istituti di ricerca italiani ed esteri al fine di procedere allo studio delle migliaia di manufatti ed ecofatti (ovvero i dati bioarcheologici e geoarcheologici) recuperati, premessa indispensabile per qualunque progetto di valorizzazione e musealizzazione.
  Proprio nell'intento di divulgare la conoscenza dell'importante insediamento protostorico, la Soprintendenza ha accolto la richiesta di esporre reperti provenienti dallo scavo di Longola ad Halle, in Germania, presso il Landesmuseum für Vorgeschichte, nell'ambito della mostra dal titolo «Le catastrofi sotto il Vesuvio» e a Napoli presso la Città della Scienza, nell'ambito della manifestazione «FuturoRemoto2011», ed ha siglato un protocollo d'intesa con il Comune di Poggiomarino per la realizzazione del progetto «Parco archeologico naturalistico di Longola» con l'avvio del programma di manutenzione e valorizzazione dell'area, progetto finanziato con fondi POR Campania FESR 2007/2013.

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ALLEGATO 2

5-00898 Amoddio: Questioni connesse al funzionamento dell'Istituto Nazionale del dramma antico (INDA) di Siracusa e sulla nomina del commissario straordinario.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco all'interrogazione con la quale l'onorevole Amoddio, unitamente ad altri onorevoli interroganti, chiede quali azioni il Governo intende porre in essere a favore dell'istituto Nazionale del Dramma Antico.
  Preciso, preliminarmente, che il Ministro Ornaghi, nelle more del rinnovo del consiglio di amministrazione, ha ritenuto necessario procedere, con il decreto dell'11 aprile 2013, alla nomina del prefetto Alessandro Giacchetti quale commissario straordinario per la gestione della Fondazione, al fine di garantire lo svolgimento del 49o ciclo di spettacoli classici e di scongiurare la paralisi dell'attività amministrativa ed organizzativa della Fondazione, conseguente all'impossibilità di funzionamento dell'organo di amministrazione. Il Ministro ha agito nell'ambito del potere di vigilanza sulla gestione dell'istituto, esercitando i poteri a lui conferiti dall'articolo 9 del decreto legislativo 29 gennaio 1998, n. 20 e successive modificazioni, nell'ipotesi di impossibilità di funzionamento degli organi.
  La nomina del prefetto Giacchetti, già commissario straordinario del Comune di Siracusa e già Presidente pro-tempore della Fondazione stessa, è stata limitata al 31 dicembre 2013 e, comunque, non oltre la ricostituzione del consiglio di amministrazione della Fondazione. Nel momento in cui verrà ricostituito il consiglio di amministrazione, il Sindaco di Siracusa sarà, ope legis, il Presidente della Fondazione.
  Vorrei poi rassicurare l'Onorevole interrogante sul fatto che l'obiettivo primario del Ministro Bray è quello di consentire all'INDA di avere, nel più breve tempo possibile, un consiglio d'amministrazione operativo e completo nella sua composizione ordinaria.
  La proposta di modifica statutaria coerente con gli obblighi derivati, in applicazione dell'articolo 6 comma 5 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010 (in materia di composizione dei Consigli di amministrazione) ha già ottenuto il parere favorevole del Ministro dell'economia e del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, per il concerto previsto dall'articolo 2, comma 1 del decreto legislativo n. 20/1998, in modo da poter poi subito procedere alle nomine del CDA.
  Da ultimo, anticipo il fatto che, a breve, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto, su proposta del Ministro Bray, istituirà il Comitato nazionale per le celebrazioni dell'INDA composto da diversi Ministri e dal Sindaco di Siracusa ed affiancato da un Alto Consiglio Scientifico che vedrà la presenza di illustri uomini e donne della cultura italiana.

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ALLEGATO 3

5-01378 Ghizzoni: Sull'abilitazione scientifica nazionale per le funzioni di professore universitario di prima e di seconda fascia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La pubblicazione dei risultati della prima tornata dell'abilitazione scientifica nazionale sta per essere conclusa. Vorrei innanzitutto sottolineare l'importanza di questo risultato: dopo cinque anni è ripartito il reclutamento dei docenti universitari.
  Il numero dei candidati è stato, in questa prima tornata, particolarmente alto, anche a causa del precedente periodo di interruzione; l'elevato numero di partecipanti ha contribuito a complicare questa fase iniziale di attuazione della riforma, comportando un notevole impegno per gli uffici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che sono stati costretti a richiedere e a disporre una serie di successive proroghe del termine di conclusione dei lavori, da ultimo fissato al 30 novembre 2013. Tale rinvio, come rilevato nell'interrogazione, ha causato una parziale sovrapposizione tra la prima e la seconda tornata. Per due differenti ragioni non si poteva, comunque, giustificare uno slittamento del termine di presentazione delle domande relativo alla seconda tornata: in primo luogo, perché era comunque esclusa la coincidenza tra i candidati dell'una e dell'altra, come ricordato nell'interrogazione, infatti, la legge prevede che siano esclusi dalla procedura di valutazione coloro che nel biennio precedente abbiano partecipato senza conseguire l'abilitazione; in secondo luogo, perché una proroga del termine per la presentazione delle domande per la seconda tornata non avrebbe consentito di mantenere la cadenza annuale dell'abilitazione, prevista dalla legge. La proroga è stata giustificata, per la prima tornata, dall'eccezionalità della situazione; disporla anche per la seconda avrebbe significato prolungare la logica dell'eccezione.
  Per quanto riguarda le questioni inerenti ai criteri di valutazione dei candidati e, in particolare, al criterio della mediana e alla scelta delle banche dati delle pubblicazioni, rilevanti ai fini del calcolo delle mediane stesse, il Ministro è ben consapevole dell'estrema difficoltà di definire e applicare simili criteri. Non a caso, il compito di calcolare le mediane relative ai docenti in servizio è stato affidato all'Anvur con il decreto ministeriale n. 76 del 2012. L'Anvur ha ritenuto di individuare le banche dati più diffuse e affidabili in quelle ISI-Thompson Reuters e Scopus-Elsevier. La richiesta di verificare i codici identificativi delle pubblicazioni relative a quelle banche dati, rivolta dal Ministero ai candidati, è stata una misura di garanzia per i candidati stessi.
  In ordine al criterio della mediana, poi il Ministero ha più volte chiarito (anche con la circolare citata nell'interrogazione) che il superamento degli indicatori numerici non è sufficiente per il conseguimento dell'abilitazione, in quanto la valutazione complessiva deve fondarsi anche sull'analisi di merito della produzione scientifica da parte delle commissioni.
  Posso comunque assicurare che, al di là delle soluzioni fin qui date agli specifici problemi segnalati, è in corso un'approfondita riflessione sull'intero impianto della procedura di abilitazione scientifica nazionale, anche in vista di eventuali correzioni della disciplina.

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ALLEGATO 4

5-01562 Bellanova: Sul decreto ministeriale concernente criteri e contingenze assunzionali delle Università statali per l'anno 2013.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei innanzitutto ricordare che il tema sollevato dall'Onorevole interrogante è stato recentemente affrontato direttamente dal Ministro Carrozza lo scorso 4 dicembre, in occasione del question time dinanzi all'Assemblea di questa Camera, e non posso che ribadire quanto affermato dal Ministro in quella occasione in ordine agli obiettivi della sua politica relativa al finanziamento e alla provvista di personale degli atenei: premiare il merito; aiutare le università che ottengono risultati negativi a migliorare; evitare che le università siano penalizzate da fattori da esse non controllabili, come il contesto economico e il reddito medio delle famiglie degli studenti.
  Aggiungo che il Ministro è ben consapevole delle esigenze segnalate nell'interrogazione, con particolare riferimento alle università meridionali. Come da Lei stessa annunciato, è sua intenzione proporre una modifica della disciplina vigente, volte a semplificare il sistema e a valorizzare le responsabilità delle università per le loro scelte.
  D'altra parte, fino a quando una simile modifica non sarà intervenuta, il Ministro non può fare altro che applicare la disciplina vigente. Così ha fatto in ordine al riparto delle facoltà assunzionali tra gli atenei per l'anno 2013.
  Anche in questa sede, infatti, occorre ribadire che il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 713 del 9 agosto 2013, che ha definito i criteri per l'attribuzione a ciascuna università del contingente di assunzioni per l'anno 2013, è stato emanato in esecuzione di una precisa disposizione di legge, che non consentiva alcuna valutazione discrezionale quanto alla distribuzione dei cosiddetti «punti organico». Si tratta, infatti, di un provvedimento che dà esecuzione alle previsioni del decreto legislativo n. 49 del 2012 e del decreto-legge n. 95 del 2012 (cosiddetto spending review).
  In particolare, il decreto legislativo n. 49 del 2012, emanato dall'ultimo Governo della passata legislatura, ha previsto – con disposizioni inizialmente riferite al solo anno 2012 ma poi estese agli anni successivi – un vincolo complessivo al turnover del sistema universitario e ha definito i criteri di distribuzione dei punti organico, dettando regole molto precise che il Ministro Carrozza – che, ribadisco, non ha contribuito alla definizione di queste regole – non ha potuto fare a meno di applicare. Il decreto-legge n. 95 del 2012, anche questo emanato dal precedente Governo, poi, ha abrogato la norma che prevedeva il limite massimo del 50 per cento alla percentuale di turnover dei singoli atenei, che – di conseguenza – non è stato possibile stabilire.
  Nei ribadire la volontà del Ministro di correggere i criteri di distribuzione delle facoltà assunzionali, vorrei infine ricordare quanto da Lei osservato in ordine alla necessità che gli stessi atenei abbiano non solo la possibilità teorica di assumere, ma anche le risorse finanziarie per farlo, rinnovando l'impegno del Governo ad incrementare tali risorse.

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ALLEGATO 5

DL 136/2013: Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (C. 1885 Governo).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione),
   esaminato, per le parti di competenza, il testo del disegno di legge di conversione in legge del decreto legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante «disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate»;
   premessa l'esigenza all'articolo 2, commi 1 e 2, di fare riferimento al Ministro e al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, invece che al Ministro e al Ministero dei beni e delle attività culturali;
  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 6

Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professioni dei beni culturali. Ulteriore nuovo testo C. 362 Madia.

EMENDAMENTI APPROVATI

ART. 2.

  Al comma 1, dopo la parola: Ministero aggiungere le seguenti: dei beni e delle attività culturali e del turismo.
2.100. Il relatore.

  Al comma 2, dopo la parola: Ministro aggiungere le seguenti: dei beni e delle attività culturali e del turismo;

  Conseguentemente, al medesimo comma 2, sostituire le parole: sentiti il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con le seguenti: sentito il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e d'intesa con.
2.101. Il relatore.

  Al comma 2, sopprimere il secondo periodo.
2.102. Il relatore.