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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 702 di venerdì 4 novembre 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,40.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Fauttilli, Fava, Giachetti, Picchi e Tidei sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza nei confronti del governo austriaco in relazione alla crisi dell'istituto di credito Hypo Alpe Adria Bank e ai connessi effetti occupazionali – n. 2-01515)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Coppola e altri n. 2-01515 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Coppola se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Approfitto anche per fargli i migliori auguri di buon lavoro come presidente della nuova Commissione parlamentare.

  PAOLO COPPOLA. Grazie, Presidente. Hypo Alpe Adria Bank è un istituto di credito austriaco nazionalizzato nel 2009, di partecipazione diretta del Ministero delle finanze austriaco, che contava filiali in Austria, nei Balcani e nelle regioni del Nord Italia. Il progetto di riorganizzazione societario, conseguentemente alla nazionalizzazione approvata dalla Commissione europea nel 2010, ha già visto la cessione delle filiali austriache e dei Balcani e previsto invece la liquidazione della controllata italiana, con il conseguente licenziamento di 280 lavoratori. Erano confermate, con nota scritta da parte della presidente della regione Friuli Venezia Giulia nel marzo 2016, le manifestazioni di interesse atte a rilevare l'intera attività in territorio nazionale, che avrebbe evitato sia lo spacchettamento degli asset aziendali sia la liquidazione con conseguente perdita dei posti di lavoro. Ma la decisione Pag. 2della Commissione europea del 2013, che Hypo Bank ha sempre addotto come impedimento alla vendita dell'intera realtà finanziaria, riesaminata con il contributo della rappresentanza italiana alla Commissione, non stabilisce l'obbligo alla liquidazione, bensì prevede la possibilità di soluzioni di mercato volte a massimizzare il valore di ciò che rimane. La volontà di liquidare la controllata italiana, alla luce di quanto stabilito dalla Commissione europea, è solamente in capo al Governo austriaco e non scelta obbligata. Nei mesi scorsi il Governo austriaco ha provveduto alla cessione di sette sportelli locali e del pacchetto mutui alla Banca di Valsabbina, dimostrando disinteresse a soluzioni atte a impedire lo spacchettamento, al fine di consentire la salvaguardia occupazionale. La procedura già avviata di licenziamento collettivo riguarda ad oggi 110 dei 280 dipendenti italiani della banca austriaca, di cui 50 su 186 in Friuli Venezia Giulia, 35 su 48 in Veneto, 25 su 42 in Lombardia, mentre per gli altri addetti il licenziamento è previsto tra il 2017 e il 2018. Tale disinteresse e mancanza di responsabilità nei confronti degli occupati italiani è stato confermato da parte del Governo di Vienna impedendo ai rappresentanti del governo regionale della regione Friuli Venezia Giulia di partecipare agli ultimi tavoli di trattativa tra l'azienda e le parti sociali. La richiesta di confronto e trattativa tra i Governi dei due Paesi confinanti proviene anche dalle rappresentanze sindacali, vedendo in esso l'ultima possibilità per evitare la liquidazione della controllata italiana. Quindi, noi chiediamo al Governo quali siano le iniziative che intende adottare nei confronti del Governo austriaco per cercare di evitare che questa decisione, del tutto arbitraria del Governo, di non occuparsi del futuro dei lavoratori italiani, venga rivista e si vada nella direzione più logica, che è quella di cercare una vendita delle filiali in Italia.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato al Lavoro e alle politiche sociali. Con l'interpellanza urgente n. 2-01515 l'onorevole Coppola ed altri hanno chiesto elementi utili per lo svolgimento dell'atto parlamentare in oggetto, concernente le attività di liquidazione della Hypo Alpe Adria Bank Italia spa, controllata italiana del gruppo austriaco Hypo Alpe Adria Bank e i conseguenti effetti sui livelli occupazionali.
  In tale contesto, l'interrogante chiede al Governo quali iniziative di competenza intenda adottare nei confronti del Governo austriaco in merito alla vicenda. Il Governo italiano ha sin dall'inizio seguito con attenzione gli sviluppi relativi ad Hypo Alpe Adria Bank ad alla sua controllata, in particolare attraverso l'Ambasciata d'Italia a Vienna e per il tramite della nostra Rappresentanza permanente presso l'Unione europea. La vicenda è stata oggetto di ripetuti colloqui dell'Ambasciatore d'Italia in Austria con il Governatore della Banca nazionale austriaca, con i vertici del Ministero degli esteri austriaco e con i membri di Governo, oltre ad essere stata sollevata nelle occasioni di incontro bilaterale, anche al più alto livello politico. Obiettivo di tali passi è stato, in ogni circostanza, quello di spingere il Governo austriaco a considerare manifestazioni di interesse già pervenute da potenziali investitori per una vendita in blocco delle filiali italiane e ad esperire ogni possibile tentativo al fine di consentire la continuazione delle attività ed il mantenimento dei livelli occupazionali. Per avere informazioni di dettaglio ed anche al fine di ottenere alcuni chiarimenti sul contenuto della decisione della Commissione europea del 2013, richiamata dagli onorevoli interroganti, la Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea ha stabilito alcuni contatti ed organizzato un incontro nello scorso mese di luglio con i competenti servizi della Commissione europea. In tali occasioni la Commissione, pur confermando che il processo di dismissione parcellizzata, avviato dalla dirigenza della banca, risulta in linea con la citata decisione, non ha del tutto escluso la possibilità di una vendita in blocco delle attività italiane, Pag. 3sempre nel rispetto dei tempi indicati dalla decisione stessa e delle norme applicabili in materia. Gli esiti di tali contatti sono stati in seguito illustrati dall'Ambasciatore d'Italia a Vienna al Ministero delle finanze austriaco, ove gli è stata tuttavia riportata una posizione di sostanziale chiusura. Da parte austriaca è stato infatti evidenziato che non sono mai giunte «offerte vincolanti» da parte di potenziali acquirenti, ma solo manifestazioni di interesse. Secondo gli austriaci, in assenza di una «binding bid», il procedimento non avrebbe portato a risultati sicuri e avrebbe allungato i tempi di alienazione delle attività italiane, ragione per cui sono state intraprese le procedure di dismissione parcellizzata degli attivi della banca, che risulterebbero ormai ben avviate. Il nostro Governo, ben consapevole della delicatezza della situazione, fortemente preoccupato per le potenziali gravi ricadute sociali delle procedure di licenziamento collettivo avviate, ha continuato a seguire la vicenda e, per il tramite dell'Ambasciata d'Italia a Vienna, intende tornare nuovamente sulla questione con le autorità austriache, per rappresentare, ancora una volta, la assoluta necessità di dare seguito alle predette manifestazioni di interesse presentate da potenziali investitori alle autorità per un acquisto in blocco delle attività delle filiali italiane, manifestando la delusione per i risultati solo parziali derivanti dalla procedura di dismissione parcellizzata degli attivi. È convinta volontà governativa, anche alla luce del recente incontro con le organizzazioni sindacali presso il MISE, dove sono state considerate inaccettabili le decisioni della banca di aprire le liste di mobilità e le modalità di dismissione adottate, di spingere ulteriormente l'azione intrapresa, affinché la parte austriaca e la dirigenza di Hypo Alpe Adria Bank compiano ogni sforzo per evitare una chiusura delle attività italiane, chiusura che risulterebbe dannosa per lo stesso azionista austriaco.

  PRESIDENTE. L'onorevole Coppola ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  PAOLO COPPOLA. Grazie, Presidente. Prendiamo atto e ci riteniamo soddisfatti del rinnovato impegno del Governo italiano per rimanere dalla parte dei lavoratori e auspichiamo che finalmente il Governo austriaco capisca l'importanza della questione e dia appunto indicazione ai rappresentanti nel consiglio di amministrazione di cambiare strategia e tornare sui loro passi.

(Chiarimenti ed iniziative di competenza a tutela dei risparmiatori e degli azionisti della Banca popolare di Bari – n. 2-01526)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cariello ed altri n. 2-01526 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti). Chiedo all'onorevole Cariello se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie Presidente, grazie sottosegretario per la sua presenza su questo tema molto importante. La nostra interpellanza raccoglie un dramma che stanno vivendo in questi ultimi mesi gli azionisti o meglio i soci risparmiatori della Banca Popolare di Bari. Un dramma che è stato evidente quando il 20 ottobre scorso, in piazza, a Bari, vi sono stati problemi anche di ordine pubblico, sotto la sede della banca, di cui è ben informato il prefetto di Bari che di quella manifestazione ha accolto anche una delegazione, una rappresentanza delle migliaia di famiglie che non riescono ad attingere al proprio tesoretto in titoli e quote della Banca Popolare di Bari, appunto. La preoccupazione dei soci, che, ripeto, sono da intendersi propriamente dei risparmiatori e non certo finanziatori della banca, è la progressiva riduzione del valore nominale delle proprie azioni. In pratica, migliaia di soci chiedono di liquidare e di vendere la propria quota di azioni della banca, e da oltre un anno questa richiesta non viene soddisfatta. L'incertezza che avvolge il futuro della banca getta nel panico decine di migliaia di piccoli risparmiatori che nel Pag. 4frattempo si sono costituiti in comitato con il supporto delle associazioni di consumatori; quindi vengono a galla e scopriamo, incontriamo, risparmiatori indotti ad investire tutti i propri risparmi in questo titolo, altri che ritenevano fosse sicurissimo liquido, altri che si attendevano una rivalutazione costante, altri che sono stati indotti all'acquisto per beneficiare di erogazioni che diversamente non avrebbero avuto, altri ancora sono morti in attesa del riscatto, mentre l'economia di riferimento, quella pugliese, e più in generale quella italiana, ancora paga le conseguenze della follia – parole del Presidente del Consiglio – rigorista dei passati e attuali governi e quindi non promette nulla di buono. Anzi, il tema delle sofferenze, i cosiddetti non performing loans, ha già colpito il bilancio di questa banca e ha aperto la prospettiva di una evoluzione simile alla Popolare di Vicenza. Questa situazione drammatica è inoltre oscurata dalla dimenticanza dell'intento solidaristico proprio delle banche popolari. Neanche una parola dei legittimi destinatari degli attivi della Popolare di Bari è stata spesa nelle leggi che hanno riguardato la premorienza ex lege delle popolari. Che dire poi anche del divieto di recesso, ampiamente incostituzionale, che impedisce allo stesso azionista attuale, in qualità di solidarista, di evitare di divenire finanziere contro la propria volontà nel momento in cui si tramuteranno in S.p.A. Immaginate l'idraulico, il falegname, il meccanico, il professore, l'agricoltore, il fruttivendolo, il commerciante, il calzolaio, il restauratore, tutta gente che ha consegnato i propri risparmi, quelli di una vita di lavoro, somme pari a 150 mila, 80 mila euro, 90 mila euro nelle casse della Banca Popolare di Bari – che già in primavera hanno visto ridotto il controvalore dei propri titoli di oltre il 20 per cento e, pur volendo da mesi vendere le proprie azioni, si vedono respinta la propria richiesta. Il motivo è semplice: non ci sono compratori. Ma come, nessuno vuole comprare le azioni della banca socialmente responsabile dell'anno 2016 ? Esatto, la Banca Popolare di Bari ha ricevuto questo riconoscimento speciale dall'AIFIN, il prestigioso riconoscimento assegnato dall’Associazione italiana financial innovation, che viene riconosciuto a quella realtà bancaria che si è distinta maggiormente nell'ambito della responsabilità sociale di impresa realizzando iniziative in ambito sociale, culturale ed economico. La vicenda dovrebbe far riflettere: se così fosse veramente, il panico nei risparmiatori è più che giustificato. Se nessuno vuole acquistare titoli di una banca socialmente responsabile, figuriamoci come stanno messe le altre, ed immaginate il clima di sfiducia del sistema che questo genera nel Paese.
  Cosa accade ad un titolo se ci sono tanti disposti a vendere e pochissimi o nessuno disposto ad acquistare ? Il prezzo del titolo crolla vertiginosamente e con esso anche la fiducia dei risparmiatori il cui futuro è oltremodo incerto, un'incertezza sul recupero di almeno una parte dei propri risparmi; c’è ormai da parte dei soci la consapevolezza di un rischio concreto che sia azzeri totalmente il proprio tesoretto, ma questo non vorremmo che accadesse soprattutto in un territorio che sa di avere della ricchezza, una ricchezza intrinseca, una ricchezza che parte dalla terra, che parte dai valori fondamentali, e non accetta che i propri valori siano buttati al vento da logiche di alta finanza che hanno generato questo disastro. Tutto questo accade in uno scenario in cui le procure indagano sull'operato di amministratori e soprattutto sulle ultime ricapitalizzazioni; la vigilanza di Banca d'Italia che già tre anni fa aveva segnato importanti criticità individuate in un complicato intreccio di prestiti incagliati, perdite di bilancio, conflitti di interesse, per poi giungere ad un invito alla Banca Popolare di Bari di farsi addirittura carico del risanamento della Cassa di Teramo, la Tercas. E poi lo scenario, già molto complesso ed oscuro, è stato sicuramente aggravato da un'azione del Governo, il decreto banche popolari del 2015, che ha imposto la trasformazione delle principali banche popolari in società per azioni. Un decreto che pone un termine perentorio per la trasformazione, ovvero dicembre Pag. 52016. In questo clima, ai primi di dicembre dovrebbe tenersi l'assemblea dei soci e siamo a circa un mese da quell'appuntamento e gli stessi soci non conoscono né il prezzo né hanno la possibilità di recedere e liquidare le proprio quote. Un decreto, quello del 2015, che ha provocato un profondo senso di sfiducia nei soci della Banca Popolare di Bari come di tutte le popolari che in quest'ultimo anno stanno mietendo vittime tra i risparmiatori italiani, la cui Costituzione tutela il risparmio come principio cardine della nostra economia, fondata sull'intento solidaristico delle banche popolari al servizio dell'economia reale del Paese, del proprio territorio. In questo contesto chiediamo al Governo se non fosse il caso di sospendere il termine della conversione e procrastinarlo magari di un anno, affinché si arrivi ad istituire un tavolo di conciliazione per negoziare degli accordi o trovare comunque delle soluzioni, cercare dei finanziatori, finalizzate a risarcire perlomeno i danni subiti dai soci, verificare l'esistenza di investitori interessati ad acquistare quelle quote dei soci costituitisi in comitato. Valuteremo veramente le proposte di questo Governo anche in virtù della sessione di bilancio che si sta aprendo in questi giorni.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato al Lavoro e alle politiche sociali. Con l'interpellanza urgente numero 2-01526 l'onorevole Francesco Cariello ed altri chiedono al Ministro dell'economia e delle finanze di assumere iniziative per ovviare ai «disagi» degli azionisti connessi con la trasformazione della Banca Popolare di Bari in società per azioni. Viene inoltre auspicato il differimento dal 31 dicembre 2016 al 31 dicembre 2017 del termine previsto dalla normativa per la trasformazione. Nell'atto parlamentare si fa, inoltre, riferimento all'acquisizione da parte della Popolare, nel maggio del 2009, della partecipazione maggioritaria nella Cassa di Risparmio di Orvieto e ai conseguenti riflessi delle difficoltà finanziarie della Orvieto sulla consolidata stabilità patrimoniale della Banca Popolare di Bari. Al riguardo si precisa preliminarmente che la trasformazione in società per azioni delle banche popolari di maggiori dimensioni, oltre a favorire l'accesso al mercato dei capitali, è finalizzata al miglioramento della governance e dell'efficienza di tali intermediari. La riforma si è resa necessaria perché le maggiori banche della categoria avevano da tempo superato i confini di banca cooperativa a carattere locale ma, al tempo stesso, erano ostacolate dai vincoli connaturati alla forma cooperativa nella capacità di ricapitalizzarsi rapidamente. Per quanto riguarda nello specifico, la trasformazione della Banca Popolare di Bari in società per azioni, l'assemblea straordinaria chiamata ad adottare la relativa delibera è stata convocata per l'11 dicembre prossimo. Presso la Banca d'Italia è attualmente in corso l'esame della bozza di statuto della futura società per azioni ai fini dell'accertamento previsto dagli articoli 56 e 61 del Testo unico bancario. Quanto all'acquisizione della partecipazione di controllo nella Cassa di Risparmio di Orvieto, la Banca d'Italia ha fatto presente che l'acquisizione a qualsiasi titolo di partecipazioni qualificate nel capitale delle banche è autorizzata preventivamente dalla Banca d'Italia stessa, quando ricorrono condizioni atte a garantire una gestione sana e prudente, valutando le qualità del potenziale acquirente e la solidità finanziaria del progetto di acquisizione. Ogni valutazione sui profili dell'operazione diversi da quelli di vigilanza, inclusi il prezzo di acquisizione e i rapporti di concambio, fa capo all'autonoma responsabilità dei competenti organi aziendali degli intermediari. La Banca d'Italia ha fatto, inoltre, presente che l'acquisizione della suddetta partecipazione da parte della Popolare di Bari risultava: 1) coerente con le linee strategiche elaborate dalla Popolare di Bari nel piano strategico 2009-2011, che individua nel centro Italia una delle primarie direttrici di sviluppo; 2) compatibile con la Pag. 6complessiva situazione tecnico-organizzativa del gruppo barese, che, post acquisizione, evidenziava un Tier 1 ratio ed un total capital ratio pari, rispettivamente, al 7,3 per cento e al 12,7 per cento. La Banca d'Italia ha precisato, altresì, che in sede di rilascio del provvedimento autorizzativo fu in ogni caso rappresentata alla Popolare di Bari l'esigenza di completare le programmate iniziative di rafforzamento di mezzi propri. Fu, inoltre, sottolineato che, nel collocamento dei prestiti subordinati presso la clientela retail, avrebbero dovuto essere adottate tutte le iniziative idonee a garantire un pieno e sostanziale rispetto delle norme di correttezza e trasparenza. La Banca d'Italia ha, infine, soggiunto che, al 31 dicembre 2015, l'attivo patrimoniale della Cassa di risparmio di Orvieto rappresentava il 9 per cento circa delle attività complessive del Gruppo bancario di appartenenza. In merito all'ultimo quesito, il Governo, allo stato, conferma quanto previsto dalla normativa vigente.

  PRESIDENTE. L'onorevole Cariello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FRANCESCO CARIELLO. Sì, grazie Presidente. Ringrazio il sottosegretario intanto per aver presenziato a questa seduta di interpellanze, anche se non nel suo ruolo di sottosegretario al lavoro, comunque la risposta non ci soddisfa perché noi auspichiamo veramente un ravvedimento da parte del Governo su queste posizioni, sulle posizioni del decreto, perché non si intravede quale sia l'interesse, da parte del Governo, nel seminare una sfiducia nel sistema creditizio nazionale, già provato da decine di misure varate frettolosamente negli ultimi anni, nell'intento apparente di consolidare le banche che hanno avuto, invece, un risultato nettamente opposto. C’è sfiducia tra i risparmiatori, c’è sfiducia anche nei potenziali acquirenti di quote dell'intero sistema bancario, quindi noi ci chiediamo a che gioco sta giocando il Governo. Lo sa che serve un sistema creditizio solido e affidabile ? Lo sa che l'economia reale ha bisogno di credito e liquidità ? Lo sa che il risparmio è sfuggito, ormai, diciamo, agli appetiti del terrorismo fiscale, ma il persecutore ora cerca, comunque, altri investimenti e altre possibilità di poterlo utilizzare, ma senza che si metta a rischio il proprio risparmio e il proprio capitale. Di fronte alla forza, la ragion non vale – direbbe un vecchio detto –, tanto meno i valori positivi che vorrei qui fossero sostenuti. Qui mi sono limitato a chiedere, per conto dei piccoli risparmiatori coinvolti, una posticipazione della data di trasformazione della Popolare di Bari, al fine di chiarire molti punti dubbi e oscuri della vicenda. È stata citata da noi l'acquisizione di Cassa di Orvieto, ma non dimentichiamo anche il caldo invito da parte di Banca d'Italia alla Popolare di Bari di farsi carico delle perdite della Tercas e che anch'esso ha giustificato un deprezzamento delle quote delle azioni.
  Quindi noi non capiamo a cosa serva un termine così perentorio, né esistono scopi apparenti o reconditi che impongano decisioni così gravi in così brevi termini, né si scorge all'orizzonte un gruppo interessato ad appropriarsi di questo gruzzoletto di quote messo insieme dal lavoro dei pugliesi e dei meridionali, perché si metta un investimento per ripagare almeno questi risparmiatori.
  A valle di tutte queste considerazioni confido sinceramente, per la loro ovvietà e per il loro buonsenso, in un ravvedimento da parte del Governo e, per suo tramite, dei tecnici che lo ispirano; i tecnici che, anche questa volta come tante altre, hanno rivelato di avere competenze veramente molto al di sotto delle attese e delle esigenze poste dall'economia italiana e dai risparmiatori italiani, che – ricordiamo – sono tutelati dalla Costituzione.

(Iniziative, anche normative, volte a garantire la salute e la sicurezza sul lavoro, anche in relazione alle recenti modifiche introdotte dal cosiddetto Jobs Act – n. 2-01527)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ciprini ed altri n. 2-01527 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 7
  Chiedo all'onorevole Ciprini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Nulla è sicuro: turni, ore, paga. Ti controllano i tempi: se rallenti, ti rimproverano davanti a tutti, ti dicono «se non ti sta bene così, quella è la porta». I contratti rinnovati di tre mesi, a volte sei, una volta otto, ma sempre precari. Le assi del pavimento sono sconnesse, è facile inciampare. Quando fai la notte, arrivare alle sei del mattino non è un problema, poi però crolli, ti danno una pausa, gli spogliatoi sembrano un campo profughi, tutti buttati a cercare di riposare.
  Questa, signor sottosegretario, non è la descrizione di una fabbrica del Bangladesh, ma sono le testimonianze riportate in una recente inchiesta giornalistica da alcune lavoratrici in un capannone di Stradella, in provincia dell'italianissima Pavia. Queste lavoratrici lavorano nell'ambito della logistica, che sta dietro le vendite online e corrono su e giù lungo le corsie, arrampicandosi sugli scaffali per reperire la merce. Sono dipendenti di una cooperativa di servizi, la Easy Coop, specializzata in processi di terziarizzazione dei magazzini, che ha avuto l'appalto da una multinazionale, che a sua volta lavora per le grandi marche globali dell'abbigliamento, come H&M, vendendone online la merce.
  Ebbene, le loro testimonianze rendono bene l'idea di come si sia ridotta la sicurezza nei luoghi di lavoro ai tempi del Jobs Act e dell'industria globale. La necessità di massimizzare i profitti e ridurre i costi fissi secondo il modello neoliberista ha condotto la grande impresa a destrutturare il lavoro e a esternalizzare fette più o meno cospicue del ciclo produttivo a realtà più piccole, come medie, piccole e microimprese, che ricoprono il ruolo di subfornitori, capaci di adattarsi più facilmente a ogni esigenza di consumo. In nome della flessibilità totale di orari, paghe e contratti, si sacrificano ora la sicurezza e il benessere dei lavoratori.
  Sempre più spesso, poi, recenti ricerche stanno mettendo in evidenza una correlazione tra flessibilità del lavoro e numero degli infortuni sul lavoro. La diffusione dei contratti di lavoro flessibili tenderebbe a generare nuove situazioni di rischio, riconducibili principalmente alle modalità di esecuzione del rapporto di lavoro. L'Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro evidenzia che i lavoratori con contratto flessibile e, quindi, destinati a svolgere una prestazione temporanea, sono spesso soggetti a frequenti variazioni di ambiente e condizioni di lavoro, con conseguente mutamento di mansioni e maggior difficoltà ad adottare comportamenti virtuosi, volti a minimizzare i pericoli correlati al lavoro. Questa è la condizione in cui operano, ad esempio, i lavoratori somministrati in qualità di operai adibiti a mansioni manuali ad alto rischio di infortunio nel settore edile, dei trasporti, manifatturiero e del commercio. Data la temporaneità del contratto, questi lavoratori rivestono spesso un ruolo marginale rispetto a quello indeterminato e sono soggetti a un minor coinvolgimento nelle attività sindacali. Essendo poco propensi a denunciare i fattori di rischio e gli infortuni, soffrono anche di una maggiore preoccupazione per la propria incolumità psicofisica durante l'attività lavorativa. I disagi non mancano anche per i lavoratori intermittenti e i voucheristi, che spesso non vengono adeguatamente informati sulla complessiva organizzazione del lavoro e sui rischi presenti in azienda. Inoltre, quando si verifica l'assenza di un contatto costante col personale dell'azienda, ciò è causa di un forte senso di isolamento. In questi casi, negli Stati Uniti si parla di lavoratori «3D» – difficult, dangerous e dirty – per esprimere il relativo disagio. I cambiamenti organizzativi introducono, quindi, nei lavoratori un senso di insicurezza definito «Job insecurity», espressione che si riferisce ad una generale preoccupazione circa l'esistenza futura del proprio lavoro, alla percezione di una potenziale minaccia alla continuità della propria attività professionale e alle aspettative personali di continuità in un Pag. 8setting lavorativo. Non a caso l'INAIL, nella sua relazione annuale 2016, ha registrato, nel 2015, quasi cento morti in più in seguito ad infortuni a causa di lavoro.
  Pertanto, non è possibile continuare ad aumentare la competitività puntando semplicemente sul basso livello delle retribuzioni e indebolendo le tutele lavorative sul lavoro, anziché puntare sugli investimenti in nuove competenze, professionalità e formazione. Quindi, signor sottosegretario, cosa intendete fare rispetto a questa drammatica situazione ? Condivide con me la convinzione secondo la quale il decreto legislativo n. 81 del 2015, ovvero il Jobs Act, abbia rottamato l'altro decreto n. 81, quello del 2008, cioè quello sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ?

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato al Lavoro e alle politiche sociali, Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato al Lavoro e alle politiche sociali. Presidente, prima di tutto, voglio ricordare che la vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro viene svolta prioritariamente dai servizi ispettivi delle ASL competenti per territorio, così come previsto dall'articolo 13 del Testo unico sulla sicurezza, il cosiddetto decreto legislativo n. 81 del 2008.
  Solo in alcune attività, essenzialmente nel settore dell'edilizia, tale vigilanza può essere esercitata anche dai servizi ispettivi delle direzioni territoriali del lavoro.
  Ad ogni modo, informo che il personale ispettivo del Ministero del lavoro ha incrementato negli anni, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, l'attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro: nel 2015, sono state effettuate 25.544 ispezioni, mentre, nei primi nove mesi del 2016, le ispezioni sono state 19.990.
  In questi giorni, prende avvio l'attività dell'Ispettorato nazionale del lavoro che consentirà, attraverso l'uso congiunto delle risorse ispettive del Ministero del lavoro, dell'INAIL e dell'INPS, di aumentare il numero e l'efficacia dei controlli.
  Rappresento, inoltre, che la normativa in materia di salute e sicurezza, in particolare all'articolo 3 del Testo unico sulla sicurezza, prevede forme di tutela in favore di tutti i lavoratori e le lavoratrici, siano essi subordinati o autonomi, dunque anche quelli somministrati, percettori di buoni lavoro, voucher e collaboratori.
  Ricordo, inoltre, che lo scorso 27 settembre è stato pubblicato il DM n. 183 del 2016, con il quale vengono definite le regole tecniche per la realizzazione e il funzionamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro: un importante strumento che fornisce dati per orientare, programmare e valutare l'efficacia dell'attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. La costituzione del SINP e il suo effettivo avvio consentiranno di migliorare l'attività di prevenzione nei luoghi di lavoro, semplificando l'azione degli organi di vigilanza nell'adempimento delle loro funzioni e garantendo, tra l'altro, l'interazione tra i sistemi formativi delle diverse amministrazioni coinvolte su questo tema.
  Tengo, inoltre, a precisare che con il Jobs Act è stato ribadito che il contratto a tempo indeterminato costituisce la forma ordinaria di contratti di lavoro ed è stato ridotto, contestualmente, il costo di tale contratto rispetto alle altre tipologie contrattuali. La nuova disciplina ha consentito, inoltre, di abbattere le forme più acute di precariato ovvero le Cocopro e le associazioni in partecipazione.
  L'attenzione del Governo sulla vigilanza della corretta applicazione dei diversi istituti contrattuali ridisegnati dal Jobs Act è testimoniata, da ultimo, dalle misure adottate con il decreto legislativo n. 185 del 2016, recante disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi emanati in attuazione del Jobs Act. Tale decreto ha rafforzato la tracciabilità dei voucher al fine di evitare eventuali distorsioni nell'uso di tale strumento e di preservarne la finalità originaria, volta a fare «emergere» quelle prestazioni che non possono essere disciplinate attraverso le forme di lavoro stabile previste dalla legislazione vigente.Pag. 9
  In conseguenza di queste misure, come attestato dalla Banca d'Italia, l'occupazione dipendente in Italia, nel secondo trimestre del 2016, è tornata ai livelli precedenti la grande crisi economica. Quindi, non posso che respingere le affermazioni che considero infondate in merito alla natura e alla finalità delle nostre politiche del lavoro. Ricordo, inoltre, che il decreto legislativo n. 81 del 2008 attribuisce all'INAIL un ruolo primario in ambito prevenzionale, riconoscendogli i compiti di informazione, formazione, assistenza, consulenza e promozione della cultura della prevenzione, rafforzandone e ampliandone le attribuzioni e le competenze. Negli ultimi anni, infatti, l'Istituto è stato al centro di un importante processo di riforma del complessivo sistema di tutela contro gli infortuni sul lavoro, che ne ha determinato un ampliamento dei compiti e delle funzioni, trasformandolo da ente erogatore di prestazioni per lo più di carattere economico a soggetto pubblico attore e garante di un più ampio sistema di tutele.
  In conclusione, il contrasto alle morti, agli incidenti e alle malattie sul lavoro è una priorità da sempre presente nel nostro agire, come testimoniano i dati sui controlli appena citati e la collaborazione permanente con l'INAIL per il miglioramento delle azioni di prevenzione. Questo dato non toglie nulla all'impegno a fare sempre di più e meglio per difendere la salute e la sicurezza dei lavoratori.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ciprini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Chiaramente non mi reputo soddisfatta per niente della risposta del sottosegretario al lavoro Bobba. Innanzitutto, spiego i motivi. Il decreto legislativo n. 81 del 1015, concernente la disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, ha rottamato, nei fatti, il decreto legislativo n. 81 del 2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Faccio alcuni esempi concreti: il lavoro intermittente, così come novellato dal Jobs Act, non contiene nulla sulla prevenzione e sull'obbligo della formazione in materia di sicurezza, dal momento che, nel provvedimento, c’è un mero riferimento all'effettuazione della valutazione dei rischi, che non è sufficiente, però, a tutelare il prestatore di lavoro. Data la brevità del periodo nel quale viene svolta la prestazione di lavoro intermittente, infatti, accade spesso che il datore di lavoro non fornisca a tali lavoratori gli adeguati strumenti, non solo di carattere informativo, ma anche formativo e anche relativi alla tutela individuale. Per il contratto di lavoro a tempo determinato è stata tolta la causalità, sostituendo tale requisito sostanziale con requisiti esclusivamente temporali – come la durata del contratto, che non può superare i trentasei mesi, ma con possibilità, all'interno del singolo contratto, di cinque proroghe – e quantitativi: il numero complessivo dei contratti a termine stipulati da ciascun datore di lavoro non può superare il limite del 20 per cento del numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza dal 1o gennaio dell'anno di assunzione. Considerato, però, che nella maggior parte dei casi la durata di tali contratti è ben inferiore ai trentasei mesi, anche in questo caso, la brevità del rapporto di lavoro aumenta l'esposizione alle condizioni di rischio per la salute e per la sicurezza sul lavoro, motivo per cui il legislatore avrebbe dovuto introdurre in modo inequivocabile l'obbligo di formazione specifica riferita ai cosiddetti rischi aggiuntivi connessi alla temporaneità del rapporto. Poi, c’è il capolavoro assoluto della riforma renziana del lavoro, cioè il lavoro a voucher, che è stato liberalizzato a dismisura e nulla dice in merito agli aspetti relativi alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Il lavoratore a voucher è slegato dal contratto nazionale del proprio settore di attività, non ha diritti: niente TFR, niente ferie, niente indennità di malattia e di maternità né assegni familiari; per il lavoratore a voucher non è prevista alcuna formazione sulle normative per la sicurezza. Se una rondine non fa primavera, Pag. 10un voucher non fa occupazione, signor sottosegretario: è inutile che li utilizziate per gonfiare i dati dell'occupazione. Per l'ISTAT, infatti, basta un voucher a settimana per risultare occupato. Tra gennaio e agosto di quest'anno sono stati venduti 96,6 milioni di voucher: la proiezione parla di 140 milioni di buoni lavoro venduti entro fine anno; l'anno scorso erano stati 115 milioni. Quindi, questi sono i veri numeri del Jobs Act. Con il Jobs Act avete anche legalizzato il mobbing, con il demansionamento e le regressioni di carriera. Renzi ha rottamato persino l'articolo 2103 del codice civile, che impediva il demansionamento, e adesso, grazie a voi, è possibile adibire il lavoratore a mansioni appartenenti a livello di inquadramento inferiore, in caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali, cioè ogni volta che si vuole, praticamente. In pratica, un impiegato può essere spostato dall'ufficio alla catena di montaggio senza obbligo di formazione, con rischi per la sicurezza sul lavoro enormi. Poi, nell'annunciare la sua copernicana rivoluzione del lavoro, Renzi dichiarò che il mercato del lavoro in Italia era reso stagnante da regole antiquate, come l'articolo 18, e che andava cambiato tutto. La verità è che il cambiamento di Renzi fa rima con arretramento. In verità, le riforme di Renzi ci fanno arretrare di cent'anni, come è successo con la riforma del lavoro. Faccio un altro esempio attualissimo e concreto: i lavoratori della Foodora di Torino. La Foodora è un'impresa tedesca, presente in dieci Paesi, che si occupa di consegnare a domicilio pasti ordinati via Internet. I pasti vengono recapitati da un corriere che usa il suo telefono e la sua bicicletta per gli spostamenti. I fattorini in bicicletta vengono pagati 2,7 euro a consegna effettuata, cioè a cottimo, e si sono rivolti ora al Parlamento per chiedere una retribuzione oraria. Nell'era del Jobs Act in Italia, adesso, accade che i lavoratori protestino per vedere riconosciuta la paga oraria. Quindi, siamo ritornati praticamente indietro al 1900. D'altronde, cosa c’è da aspettarsi da un Governo che si vanta pubblicamente degli stipendi da miseria che guadagnano i propri lavoratori, offrendoli in pasto agli investitori stranieri con apposito dossier pubblicitario, facendo persino degli esempi concreti che dimostrano come categorie di lavoratori altamente specializzati percepiscano remunerazioni molto inferiori rispetto a quelle che vengono percepite dalle stesse categorie in altri Paesi, come Francia e Germania ? È proprio quello che è successo con quel dossier del Ministero dello sviluppo economico. Ebbene, con la riforma del lavoro, l'unica cosa certa che è aumentata sono i licenziamenti per giusta causa e giustificato motivo soggettivo: in due anni sono passati da 35 mila a 46 mila, il 31 per cento in più. I contratti a tempo indeterminato sono stati 800 mila, in netto calo rispetto agli 1,2 milioni dello scorso anno e meno anche rispetto allo stesso periodo del 2014, anno in cui non c'erano gli incentivi. Peccato, però, che la stabilità e la qualità del lavoro sono precondizioni necessarie per la sicurezza sul lavoro, come dimostrano le ricerche al riguardo. Ecco perché, signor sottosegretario, il 4 dicembre è necessario dire «no» alla riforma costituzionale per fermare l'arretramento riformista di Renzi.

(Chiarimenti in ordine alle risorse stanziate per la messa in sicurezza di rilevanti tratti della rete ferroviaria e di quella stradale, nonché in ordine ai criteri alla base delle nomine presso Ferrovie dello Stato italiane, ANAS ed ENAC – n. 2-01532)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente De Lorenzis ed altri n. 2-01532 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole De Lorenzis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi – quelli che sono rimasti – e soprattutto cittadini a casa, lo scorso 12 luglio, lungo la linea ferroviaria regionale Bari-Barletta, nella tratta Corato-Andria, c’è stato quello che Pag. 11molti hanno definito un incidente e che noi, invece, abbiamo tenuto a non chiamare incidente, ma una tragedia, non certo una fatalità. C’è stato lo scontro tra due treni, che è costato la vita a 23 persone, Presidente, che ha causato anche il ferimento di 50 passeggeri. Nell'informativa tenutasi in questa Camera, alla Camera dei deputati, quindi al Parlamento italiano, il Ministro, il giorno successivo a questa sciagura, ha annunciato di voler stanziare ulteriori risorse, pari a un miliardo e ottocento milioni di euro, per la messa in sicurezza delle ferrovie regionali. Tre settimane dopo questo annuncio, il Ministro ha specificato a mezzo stampa che queste risorse, in realtà, sono pari a 300 milioni di euro. In una nota successiva, il Ministero, però, ha precisato che questi quasi 2 miliardi di fondi europei sarebbero comunque stati confermati appena ricevuto il via libera dalla cabina di regia per il Fondo sviluppo e coesione.
  Il 10 agosto il Comitato interministeriale per la programmazione economica – quindi, un organo tecnico che, in qualche modo, valuta la distribuzione delle risorse tra i vari Ministeri – ha espresso parere favorevole all'aggiornamento del contratto di programma, ossia il contratto tra lo Stato e la società RFI nella parte investimenti, stanziando complessivamente 9 miliardi di euro, di cui 648 per la sicurezza e 343 per le tecnologie finalizzate alla circolazione e all'efficientamento delle reti ferroviarie. Quindi, anche questa cifra è ben al di sotto della promessa fatta dal Ministro Delrio.
  L'ultimo provvedimento che cito è quello contenuto nell'articolo 10 del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, il cosiddetto «decreto fiscale», quello in cui il Governo, prima del referendum, sta propagandando l'abolizione di Equitalia, cambiandogli solo il nome. In questo decreto vengono stanziati – all'articolo 10 appunto – 320 milioni di euro per il 2016 per il contratto di programma, parte investimenti, per l'anno 2016, però senza specificare qual è la destinazione di queste risorse.
  Un altro provvedimento – forse l'unico concreto preso da questo Governo – è aver fatto confluire la vigilanza della sicurezza delle ferrovie regionali sotto l'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria, quindi sottraendola agli USTIF, gli uffici del Ministero, per garantire una certa uniformità della sicurezza ferroviaria. Soltanto che, per garantire nell'immediato la certezza della sicurezza ferroviaria a tutti i pendolari e ai cittadini italiani sulle tratte regionali, l'Agenzia nazionale ha ridotto a 50 chilometri orari la velocità di percorrenza dove non ci sono altri meccanismi per assicurare la sicurezza. Ovviamente, questo ha creato disagi e problemi a pendolari, lavoratori, studenti. Quindi, il primo quesito è: ad oggi quali risorse effettivamente intendete stanziare e con quali provvedimenti per garantire la sicurezza dei treni regionali ?
  Il secondo quesito che rivolgo al Ministero, Presidente, è relativo alla gestione dei viadotti ANAS. Infatti, il 28 ottobre – quindi, una settimana fa praticamente – è crollato un ponte su una strada provinciale, la strada provinciale 49, in provincia di Lecco, il quale è precipitato sulla strada statale 36, a seguito del passaggio di un TIR con carico eccessivo. Questo ha causato la morte di un automobilista. Ora è in atto uno scaricabarile tra la provincia e l'ANAS. Io, però, voglio ricordare che il sottosegretario Nencini ha confermato che le province sono prive delle risorse necessarie per gestire la rete delle strade provinciali e faccio notare che il provvedimento di finta abolizione delle province, con il quale in realtà è stato soltanto tolto il voto agli italiani per gli enti provinciali, porta la firma dell'attuale Ministro Delrio, che, quindi, in qualche modo è corresponsabile del fatto che la sicurezza, anche sui viadotti, non è assicurata. Quindi, il Ministro non è intervenuto in questa vicenda, ha soltanto annunciato di voler istituire una commissione di inchiesta.
  Ora, io mi chiedo e chiedo al rappresentante del Ministero quali sono i provvedimenti concreti non soltanto per risolvere, ovviamente, il problema nella provincia di Lecco, a seguito del crollo del Pag. 12cavalcavia, ma anche per una ricognizione dello stato dell'arte della manutenzione di tutte le arterie viarie italiane di competenza del Ministero o delle province, quando non hanno risorse.
  Faccio notare che qualche tempo fa c’è stato anche un incidente che ha coinvolto un autobus in Campania in una parte di autostrada vicino l'Irpinia: un autobus è finito in un burrone e sono morte, anche lì, delle persone. Quindi, ci chiediamo perché dobbiamo assistere a queste tragedie che, appunto, non possiamo chiamare incidenti.
  Il terzo quesito riguarda le procedure di nomina riguardo a tanti enti. Si tratta di nomine che il Governo fa per legge. In particolare, noi abbiamo posto l'esempio dell'Ente nazionale per l'aviazione civile. Il consiglio di amministrazione è stato, dopo nove mesi di vacanza, di assenza del vertice, rinnovato il 12 ottobre 2016. Sono stati nominati l'onorevole Pallone, laureato in sociologia, l'architetto Mele, laureato in architettura, la professoressa Bergantino, docente universitaria, e la dottoressa Riccardi dirigente al Ministero della difesa. Il Ministro ieri in Commissione ci ha risposto che queste persone sono dotate dei requisiti previsti dalla legge istitutiva dell'Ente nazionale per l'aviazione civile e, quindi, sono stati scelti tra soggetti di comprovata cultura giuridica, tecnica ed economica nel settore aeronautico. Faccio notare che, ad esempio, l'onorevole Pallone è stato europarlamentare e nella risposta del Ministro si dice che il suo interessamento alle normative europee sulla stesura delle linee programmatiche nel settore aeroportuale gli ha dato le competenze per poter essere nominato. Faccio notare che queste sono le stesse competenze probabilmente che aveva l'onorevole Riggio, che è l'ex presidente di questo ente. Inoltre il dottor Mele è stato già componente del consiglio di amministrazione di ENAC dal 2003 al 2007, quindi accanto al presidente Riggio, nella gestione Riggio, e sarà magari certamente persona competente e motivata, ma probabilmente la sua nomina non corrisponde proprio a un segnale di cambiamento e discontinuità. Ancora, della professoressa Bergantino, docente universitaria, il Ministero scrive che ha maturato approfondita conoscenza del settore aeronautico sia in ambito nazionale sia internazionale occupandosi di progetti regionali per il trasporto aereo (analisi della domanda e dell'offerta, privatizzazione degli aeroporti e ancora analisi economiche sul mercato del trasporto aereo con gruppi di lavoro europei e internazionali). Se ci sono tutte queste competenze, vorremmo vedere questi curricula. Ancora, la dottoressa Riccardi, una dirigente del Ministero della difesa, si è occupata evidentemente, come dice il Ministero, di innovazione e pianificazione della difesa aeronautica, regolamentazione e omologazione per il controllo dei velivoli mediante collaborazione non soltanto con il Ministero dalla difesa per il quale lavorava ma anche con l'Agenzia spaziale italiana e curando la rappresentanza per enti, società e organizzazioni nazionali e internazionali nel settore dell'aviazione. Quindi, il Ministero dice che le competenze ci sono e non abbiamo (tra virgolette) dubbi; però, se così è, chiediamo che questi curricula vengano pubblicati in modo da far accertare anche all'opinione pubblica, quindi non soltanto ai giornalisti e ai dirigenti del Ministero, la comprovata cultura giuridica, tecnica ed economica nel settore aeronautico.
  Ma noi chiediamo di più, Presidente, chiediamo di indicare quali sono i criteri in modo che, in piena trasparenza, il Ministro ci dica quali sono gli indirizzi che consentono di fare queste scelte non solo nel suo Ministero e non soltanto nel caso dell'Ente nazionale dell'aviazione civile. Credo che un po’ di trasparenza ai cittadini italiani farebbe comodo e sarebbe utile insomma per avere anche minore sfiducia nei confronti delle istituzioni.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato al lavoro e alle politiche sociali, Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato al Lavoro e alle politiche sociali. Rispondo all'interpellanza dell'onorevole De Lorenzis che tratta diversi temi.Pag. 13
  Il primo è in merito agli investimenti per il settore ferroviario. Si conferma quanto più volte già dichiarato dal Ministro Delrio, che c’è una politica di cura del ferro e, al suo interno, una politica di particolare attenzione alle linee regionali e alla loro messa in sicurezza. La cosiddetta cura del ferro assume dunque dimensioni notevolissime e si concretizza con 2,1 miliardi di euro, cui si aggiungono 300 milioni di euro per il miglioramento delle condizioni di sicurezza delle ferrovie regionali deliberati dal CIPE il 10 agosto di quest'anno in corso di registrazione.
  Relativamente agli investimenti sulla rete ferroviaria nazionale si conferma che con l'aggiornamento 2016 al contratto di programma, parte investimenti con RFI, sono allocate nuove risorse per complessive 8.934 milioni di euro, tra cui il proseguimento dei programmi di sicurezza e adeguamento agli obblighi di legge con interventi necessari a contenere i rischi nelle gallerie, nelle zone sismiche e in quelle soggette a dissesto idrogeologico, oltre ad interventi per la salvaguardia dell'ambiente e la mitigazione del rumore, per la soppressione dei passaggi a livello e la protezione in sicurezza delle rimanenti interferenze strada-ferrovia nonché per nuove esigenze connesse al piano sicurezza armamento.
  Quanto al crollo del cavalcavia, il Ministro delle infrastrutture ha nominato sull'accaduto una commissione d'inchiesta i cui membri proprio ieri si sono recati presso il compartimento Anas di Milano per espletare le verifiche necessarie e acquisire tutta la documentazione utile all'espletamento delle indagini. Contestualmente è stato chiesto alla medesima ANAS di condurre una verifica su tutti i cavalcavia insistenti sull'intero tracciato dalla SS36 i quali potrebbero, in quanto sottoposti alle medesime condizioni climatiche, costruiti con gli stessi materiali dalla stessa impresa, essere interessati da problematiche analoghe a quelle del cavalcavia oggetto del drammatico incidente.
  Infine, in merito alla scelta dei vertici dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC) come riferito ieri nel corso della seduta di question time in IX Commissione, il procedimento di scelta dei quattro membri del CdA di ENAC è stato correttamente attivato dal MIT per la parte di competenza ai sensi dall'articolo 4 del decreto legislativo 25 luglio 1997 n. 250 il quale demanda espressamente al MIT l'indicazione alla Presidenza del Consiglio dei quattro membri componenti il collegio ai fini della successiva adozione del decreto del Presidente del Consiglio di nomina e tale facoltà è stata regolarmente esercitata dal MIT. Il procedimento, apertosi presso la Presidenza del Consiglio, si è concluso come noto con l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio del 14 settembre 2016. Il decreto del Presidente del Consiglio è stato quindi sottoposto al vaglio degli organi di controllo e registrato dalla Corte dei conti il 26 settembre scorso dopo aver esaminato i relativi curricula e verificato la sussistenza dei requisiti prescritti. Dunque, anche in sede di controllo, i soggetti nominati sono risultati in possesso dei requisiti di legge. Evidenzio sinteticamente alcuni profili inerenti il possesso dei citati requisiti per ciascuno degli interessati. Il dottor Pallone tra le altre attività quale parlamentare europeo nel quinquennio 2009-2014 ha seguito complessi dossier relativi alla pianificazione di lungo periodo dello sviluppo di attività economiche produttive dell'Unione incluse quelle relative al settore aeronautico, contribuendo all'interno dei lavori della Commissione, alla definizione delle linee programmatiche in materia di investimenti negli aeroporti, di aiuti di Stato nel settore aeroportuale, di elaborazione e implementazione della normativa del settore aeronautico. La dottoressa Luisa Riccardi ha acquisito esperienza ad ampio spettro nei settori della pianificazione e dell'innovazione tecnologica relative alla difesa aeronautica nonché della regolamentazione per l'omologazione e il controllo dei mezzi aerei anche attraverso molteplici collaborazioni con i principali organismi competenti in materia (il Ministero della difesa e l'Agenzia spaziale italiana) e curando altresì l'attività di rappresentanza per enti, società e organizzazioni nazionali e internazionali Pag. 14che operano nel settore dell'aviazione. La professoressa Stefania Bergantino ha maturato un'approfondita qualificazione nel settore aeronautico sia in ambito nazionale che internazionale. Tra l'altro si è occupata di progetti regionali sull'analisi della domanda e dell'offerta di trasporto aereo e delle implicazioni delle stesse sullo sviluppo socio-economico dei territori, di problematiche concernenti le privatizzazioni di aeroporti, di analisi economica e sul mercato del trasporto aereo in ambito di gruppi di lavoro europei e internazionali. Il dottor Manlio Mele e già stato componente del CdA ENAC dal 2003 al 2007 occupandosi in particolare della pianificazione del sistema aeroportuale italiano, delle innovazioni tecnologiche del settore, dei rapporti per l'Italia con vari aeroporti internazionali. Alla luce di quanto specificato, si ritiene che la normativa inerente i requisiti per le nomine in argomento sia stata pienamente osservata.

  PRESIDENTE. L'onorevole De Lorenzis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente. Come faccio a dirmi soddisfatto, Presidente ? Nella risposta appena data dal Ministero si parla per il primo punto, quindi sulla sicurezza ferroviaria delle tratte regionali, di cura del ferro – genericamente cura del ferro –, che vuol dire tutto e non vuol dire niente. Le agenzie, le società regionali che espletano servizio di trasporto pubblico locale hanno acquistato dei treni che sono sprovvisti dei requisiti minimi di sicurezza, di dispositivi avanzati che potrebbero in qualche modo fornire appunto uno standard più elevato di sicurezza. Ad oggi l'unica cosa che si sta verificando è un disagio dei pendolari, degli studenti, dei turisti, di tutti coloro che usano quotidianamente i treni regionali, perché appunto l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria per fortuna è intervenuta; però è intervenuta limitando la velocità di questi convogli. Il tema delle risorse è assolutamente effimero, perché dire che il CIPE ha stanziato 2 miliardi e che ci sono altri fondi per la rete ferroviaria italiana, quindi la rete nazionale, non dice esattamente una virgola di più di quali sono le risorse stanziate esclusivamente per le ferrovie concesse regionali. Quindi, noi vogliamo sapere come è possibile che il Ministro venga qui in Aula il giorno dopo una tragedia, dove ci sono stati dei morti, e faccia speculazione con degli annunci, dicendo di voler mettere delle risorse che ancora oggi, a distanza di mesi, non sono state stanziate in nessun provvedimento. E faccio notare che siamo quasi in sessione di discussione della legge di bilancio, quindi eventualmente il veicolo normativo, per mettere queste risorse e stanziarle effettivamente, c’è e ci sarebbe.
  Ancora, Presidente. Renzi, per quanto riguarda la diatriba ANAS, ha voluto annunciare questa commissione di inchiesta. Ci saranno sicuramente i sopralluoghi dei tecnici, dell'ANAS, ma io mi chiedo se questo Paese deve aspettare sempre le tragedie e intervenire ex post su questo. Non è possibile aspettare e fare una ricognizione soltanto dei viadotti che hanno usato gli stessi materiali o che sono costruiti dalla stessa ditta. Non è assolutamente possibile. Faccio un esempio, Presidente: in Calabria c’è il viadotto Cannavino, sulla strada statale 107 Silana Crotonese, in località Celico, che ha dei cedimenti strutturali. L'ANAS si è già premurata di dire che il viadotto non rischia il crollo, ma ha anche detto che a breve si sarebbe intervenuto con della manutenzione. Come questo, come il ponte, il cavalcavia in provincia di Lecco, ce ne sono un'infinità in tutta Italia e non si può aspettare la tragedia annunciata, che appunto non possiamo chiamare incidente, per poter intervenire sempre dopo, senza fissare alcun piano nazionale di intervento preventivo e di tutela di questi drammi.
  Ancora, Presidente. Per quanto riguarda la nomina del vertice dell'Ente nazionale aviazione civile, noi ovviamente queste persone non le conosciamo e vogliamo sperare che il loro impegno sia massimo nell'ente che oggi rappresentano, Pag. 15in primis, per esempio, sulla questione posta ieri in quest'Aula, insieme alla collega Federica Dieni, proprio sulla questione del fallimento degli aeroporti calabresi, a causa di una mala gestione della società di gestione, che riteniamo però essere inefficienti proprio perché diretta emanazione della partitocrazia. Noi però a queste persone, alle persone che ci rappresentano al Governo, poniamo una questione di metodo, Presidente, e non soltanto per il Ministero dei trasporti, ma più in generale, quindi al Governo. I curricula dovrebbero, secondo noi, essere preventivamente resi pubblici, in modo da poter comparare le competenze dei vari soggetti che si candidano o che vengono scelti in una rosa di nomi. Questo metodo non soltanto garantirebbe trasparenza, come ho detto prima, ma permetterebbe agli italiani di riavvicinarsi, di avere fiducia nelle istituzioni, e non perché non abbiamo fiducia negli enti di controllo, che pure valutano formalmente il possesso di requisiti appunto formali previsti dalla legge.
  Io penso che questo metodo dovrebbe essere usato in varie circostanze; penso per esempio alla nomina delle autorità portuali, che sta avvenendo esattamente come avveniva prima della riforma delle autorità di sistema, con l'unica differenza che adesso il potere è accentrato a livello statale e non c’è più l'interlocuzione con gli enti locali. Fa abbastanza discutere la nomina, per esempio, del dottor Prete all'Autorità di sistema di Taranto, all'Autorità di sistema portuale, perché la Corte dei conti europea ha in qualche modo indicato che forse la gestione non è tra le più efficienti, esattamente come c'erano stati dei rilievi per le passate nomine nella vecchia normativa, come il dottor Sanciu a Olbia, il dottor Massidda a Cagliari. Noi chiediamo un po’ di trasparenza e un po’ di meritocrazia. L'affrontare questa questione in maniera diversa permetterebbe una fiducia maggiore dell'opinione pubblica nei confronti delle nomine governative. Io faccio riferimento anche, per esempio, all'assunzione dell'ex sottosegretario in quota NCD, Rocco Girlanda, in ANAS, del fratello dell'illustre Ministro Alfano, Alessandro Alfano, in Poste italiane. Ecco, se noi non proviamo a togliere il dubbio agli italiani che queste nomine, queste assunzioni, vengano fatte soltanto per motivi che magari sono un po’ lontani dalla meritocrazia e dalla trasparenza, credo che in qualche modo non facciamo un servizio agli italiani. Presidente, sulla questione delle nomine dei vertici delle aziende statali, faccio notare che allo stesso modo si è proceduto con Moretti e poi ancora con Renato Mazzoncini alle Ferrovie dello Stato, Giovanni Vittorio Armani all'ANAS. Saranno sicuramente persone preparate, ma quello che noi chiediamo è: quali sono i criteri che adotta il Ministro, che adottano i Ministri e il Presidente del Consiglio nel fare queste nomine, tra quali persone vengono scelte queste nomine. Per esempio, alle autorità portuali, sappiamo che sono arrivati al Ministro oltre 200 curricula. È possibile non avere trasparenza su questi curricula ? Presidente, noi abbiamo fatto già un errore strategico. Penso alla scelta per l'Agenzia per l'Italia digitale, che ha avuto diversi scossoni proprio per il rinnovo del vertice in poco tempo; penso alla nomina dei vari commissari per le varie emergenze in tutta Italia; penso all'ultimo commissario nominato dal Presidente del Consiglio, faccio riferimento a Diego Piacentini, praticamente il vertice di Amazon, di una multinazionale della tecnologia del digitale, che oggi viene a fare il commissario del Governo per il digitale e l'innovazione. Sarà certamente una persona competente, Presidente, non lo mettiamo in discussione, ma è possibile che questo criterio di nomina impedisca il confronto tra più candidati, in modo da avere una rosa di persone di specchiata moralità, di cui siamo certi essere in assenza assoluta di conflitto di interesse, e poi lasciare in qualche modo al Ministro, a parità di competenze, la scelta, la nomina discrezionale, in qualche modo assicurandoci che, qualunque sia la nomina del Ministro, abbiamo valutato le migliori menti, le migliori competenze, le migliori conoscenze tra gli italiani. Ecco questo è il Pag. 16dubbio che noi solleviamo e che purtroppo permane esattamente come gli altri due quesiti che abbiamo posto oggi al Ministro.

(Iniziative per fronteggiare l'emergenza terremoto n. 2-01530)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Polverini e altri n. 2-01530 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Polverini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  RENATA POLVERINI. Grazie Presidente, grazie sottosegretario. Prima di passare ai quesiti che scaturiscono da questa interpellanza, occorre ricordare che ci troviamo a pochi giorni da quel 30 ottobre in cui alle 7,40 un terremoto di magnitudo 6,5 – il più forte come poi ci è stato detto dagli istituti di sismologia –, con un epicentro a cinque chilometri da Norcia, si è abbattuto come sappiamo tra le Marche e l'Umbria coinvolgendo ancora territori del Lazio, che pure avevano avuto non soltanto grandi perdite, come quelle che abbiamo potuto riscontrare poi il 30 ottobre, ma il 24 di agosto avevano contato centinaia, lo sappiamo, circa 300 morti. Quel sisma infatti aveva provocato quei morti e voglio dire qui in quest'Aula che forse il 30 ottobre quel sisma ancora più grave non ha provocato morti grazie al sacrificio umano che già c'era stato a pochi chilometri da Norcia. Perché le famiglie se pur senza il conforto necessario da parte dello Stato, che comunque aveva voluto individuare quella zona come una zona che, a causa della ricostruzione, si era dichiarata immune da gravi e perdite umane, ecco, i cittadini si erano riparati da soli, molti dormivano già in camper, roulotte, si erano già spostati da familiari; quindi è solo per quello che il 30 di ottobre non abbiamo contato altrettanti morti e di questo siamo ovviamente tutti molto felici. Però sappiamo bene che, pur in assenza di perdita di vite umane il patrimonio abitativo, produttivo, infrastrutturale e artistico di quei borghi importanti dal punto di vista storico a livello mondiale è stato assolutamente deturpato ma purtroppo per la maggior parte distrutto. Abbiamo circa 25 mila sfollati soltanto nelle Marche, in totale, si fa un conto, sentendo i sindaci, i comuni interessati, molti paesi che non ci sono più, dei quali non si parla perché ne abbiamo di più grandi e di più famosi, ecco, pensano di arrivare a quota 100 mila. Il terremoto quindi ha distrutto quei borghi, ha deturpato quei beni architettonici, ha depredato tesori artistici, ha raso al suolo un patrimonio abitativo che non c’è più, ha messo in ginocchio l'economia fatta di eccellenze enogastronomiche, turismo religioso e paesaggistico. Io personalmente ho potuto visitare soltanto quindici giorni fa la zona rossa di Amatrice; siccome conosco quei luoghi ho visto come quella città si è abbassata e si è spostata; è un evento sismico drammatico, nessuna immagine televisiva, che pure ho avuto modo di vedere di giorno e di notte in questi mesi, può rendere concreto quello che poi tu riesci a percepire soltanto nel luogo in cui appunto quell'evento c’è stato. Noi, lei lo sa sottosegretario, abbiamo subito dato la nostra disponibilità ad un appello lanciato dal Governo per mettere in campo subito strumenti che dessero risposte immediate. Ricordo che, per la cassa integrazione nel terremoto dell'Aquila, non si è ricorsi nemmeno al decreto di urgenza, si andò avanti con un provvedimento del Ministero proprio per dare risposte, come allora, noi speravamo oggi, immediate. Invece per quel decreto-legge abbiamo visto passare due mesi e, nonostante la reiterata disponibilità che proprio in questi momenti lo stesso Presidente Berlusconi rinnova al Presidente del Consiglio, non ha mai visto convocato quel tavolo di coesione nazionale che pure il Presidente, ancora una volta, era andato a dire in televisione. Ma soprattutto abbiamo visto che i numeri non tornano; abbiamo visto che nella manovra di bilancio per l'emergenza terremoto ci sono 600 milioni e quello 0,2 per cento di flessibilità, circa 3 miliardi e 400 mila euro, che il Governo si è già preso in nome della stessa emergenza, Pag. 17già prima della mossa devastante del 30 ottobre 2016, non sappiamo in quali rivoli della manovra si vada ad infilare. Nella lettera di risposta alla Commissione europea al Governo italiano aveva quantificato in 2 decimi di punto di Prodotto interno lordo, circa appunto come ho detto 3 miliardi di euro e 400 mila euro, i maggiori costi da sostenere il prossimo anno per affrontare la ricostruzione post sisma. Oggi ci troviamo, invece, con la spesa articolata con 100 milioni previsti per il 2017 per la concessione del credito di imposta maturato in relazione all'accesso ai finanziamenti agevolati, 200 milioni per il 2017 per la concessione di contributi finalizzati alla ricostruzione pubblica e il prossimo anno 300 milioni, a cui forse si aggiungeranno 300 milioni di cofinanziamento regionale di fondi strutturali.
  Beh, insomma, i conti non tornano se si considera che per lo sviluppo degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale, istituito dall'articolo 21 del disegno di legge di bilancio, per cui il Governo ha previsto 1,9 miliardi di euro, anche così, per le risorse dedicate al sisma, raggiungerebbero soltanto quota 1 miliardo e 600 mila euro, circa la metà di quanto chiesto a Bruxelles.
  Non aiuta, inoltre, a far quadrare i conti il decreto n. 189 del 17 ottobre 2016, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto, annunciato anche questo in pompa magna, ma arrivato in Senato dopo circa due mesi; nel provvedimento le cifre stanziate sono assai basse, 266 milioni di euro per il 2016 e 81,85 per il 2017. È quindi lecito, secondo noi, chiederci se il Governo intenda veramente utilizzare i margini concessi dall'Europa per la grave questione del terremoto.
  E, allora, poniamo alcune domande: quante siano le risorse realmente e immediatamente disponibili per affrontare la prima emergenza, quali siano i provvedimenti normativi in cui sono stanziate tali somme, se sia stata avviata la procedura per l'attivazione del Fondo di solidarietà per le calamità naturali dell'Unione europea e quale sia l'ammontare delle spese per le quali si chiede l'intervento dell'Unione; se si ritenga utile e necessario assumere iniziative per prevedere l'allentamento del Patto di stabilità dei comuni colpiti, molti dei quali come sappiamo hanno risorse ma non possono utilizzarle nemmeno per l'emergenza, quali siano gli interventi effettuati fino ad ora per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo, produttivo, infrastrutturale e del patrimonio artistico (vedere il crollo della basilica dedicata al patrono d'Europa ci dice che evidentemente la messa in sicurezza non c'era, non c'erano puntellamenti, non c'erano coperture provvisorie, non c'erano quelle che sono le prime fasi emergenziali), quali siano le soluzioni adottate per consentire lo svolgimento dell'ordinaria attività scolastica per le scuole di ogni ordine e grado (abbiamo bambini, per esempio in Umbria o ad Amatrice, sparsi in tutti i comuni limitrofi e non solo, che non sanno dove devono andare per recarsi a scuola), quali siano le misure immediate che il Governo intende promuovere per aiutare le aziende del settore agricolo, agroalimentare e zootecnico. Chi, come lei, sottosegretario, vive in un borgo del Lazio e sa perfettamente qual è l'economia sulla base della quale le famiglie portano avanti la crescita dei loro figli, sa perfettamente che, se noi non poniamo subito le condizioni perché quelle piccole aziende, perché molte sono piccole, e non piccole possano riprendere l'attività, noi non soltanto buttiamo un patrimonio straordinario che è parte integrante del nostro essere Italia, il nostro made in Italy, ma lasciamo famiglie prive di reddito perché non hanno altri strumenti alternativi; sono pochi gli impiegati pubblici, sono poche le aziende private che possono appunto mantenere comunque occupazione.
  Vogliamo sapere, inoltre, qual è la scelta dei containers, perché non costruire le casette di legno, che sicuramente danno un agio diverso e hanno bisogno dello stesso processo infrastrutturale di supporto per la loro costruzione, e quali siano ancora le ragioni per cui il tavolo di coesione nazionale non è stato ancora Pag. 18convocato, qual è quel luogo nel quale condividere come opposizioni le nostre idee e, in ultimo, quale sia stato lo stato di attuazione del cosiddetto Progetto Casa Italia e quali risorse siano realmente disponibili (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, ha facoltà di rispondere.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. A seguito degli eventi sismici che si sono verificati nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria il 24 agosto 2016, il Consiglio dei ministri ha disposto, con delibera del 25 agosto 2016, un primo stanziamento per l'avvio immediato per l'attuazione dei primi interventi nelle more della ricognizione in ordine agli effettivi e indispensabili fabbisogni pari a euro 50 milioni.
  A seguito dei successivi eventi sismici del 26 ottobre 2016 con successiva delibera del 27 ottobre il Consiglio dei ministri ha stanziato ulteriori 40 milioni di euro.
  Infine, in conseguenza dell'eccezionale ulteriore evento tellurico del 30 ottobre, il 31 ottobre il Consiglio dei ministri ha disposto uno stanziamento aggiuntivo di 40 milioni di euro.
  Gli stanziamenti sopra indicati sono stati posti a carico del Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 5, comma 5-quinquies della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
  Inoltre, per far fronte alle spese di ricostruzione, il Governo ha stanziato 266 milioni per il 2016 e 200 milioni per il 2017, con il decreto legge n. 189 del 17 ottobre, e oltre 6 miliardi di euro complessivi, in un arco pluriennale a partire dal 2017, per il finanziamento della ricostruzione privata, e 1,3 miliardi per il finanziamento della ricostruzione pubblica, con l'articolo 51 del disegno di legge di bilancio.
  Per quanto riguarda le spese da affrontare per la ricostruzione di Norcia e dell'area colpita dal sisma del 30 ottobre, saranno stanziate risorse adeguate appena sarà disponibile una stima del fabbisogno.
  Le menzionate delibere del 27 e del 31 agosto hanno sostanzialmente esteso gli effetti della dichiarazione dello stato di emergenza del 25 agosto, alla luce dell'aggravamento della situazione di criticità conseguente agli eventi sismici del 24 agosto, a causa dei fenomeni tellurici del 26 e del 30, che, insistendo sul medesimo ambito territoriale, hanno provocato fortissimi disagi per la popolazione già colpita dal terremoto e ulteriori crolli e danni ingenti alle infrastrutture, agli edifici, alle strutture pubbliche e private, e alle attività economiche e produttive, così come ricordato anche dagli interpellanti.
  Attualmente, a cinque giorni dall'evento sismico del 30 ottobre, sono più di 28 mila le persone assistite nelle quattro regioni colpite. Di queste, 8005 sono alloggiate in alberghi, mentre le altre sono ospitate presso strutture pubbliche comunali o strutture ricettive locali.
  Quanto all'allentamento del Patto di stabilità per i comuni colpiti dal sisma, si ricorda che esso è stato già disposto dal Governo, con le misure di cui all'articolo 44 del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189.
  Per quanto riguarda, invece, il quesito posto sull'attivazione del Fondo di solidarietà per le calamità naturali dell'Unione europea, si fa presente quanto segue: sin dall'istituzione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea, il Dipartimento della Protezione civile assicura un'azione di coordinamento su scala nazionale, al fine di garantire il massimo supporto alle istanze di attivazione che siano ragionevolmente motivate e potenzialmente accettabili da parte della Commissione europea. Tale Fondo, istituito dal Regolamento (CE) del Consiglio, il n. 2012 dell'11 novembre del 2002, e successivamente emendato dal Regolamento dell'Unione europea n. 661 del 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, ha lo scopo di assistere gli Stati membri dell'Unione europea e i Paesi che partecipano ai negoziati di adesione, colpiti da catastrofi Pag. 19naturali, contribuendo a costi pubblici sostenuti per far fronte alla situazione emergenziale.
  Per l'Italia, nell'anno in corso, la soglia di attivazione del Fondo per ciò che riguarda quelle che il Regolamento rubrica come catastrofi naturali gravi, ovvero di carattere nazionale, è di 3.312.242.000 euro.
  Premesso ciò, a seguito degli eccezionali eventi sismici del 24 agosto, sono state interessate le regioni: Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Il Dipartimento della protezione civile ha informato – con note protocollate, i cui numeri sono 16/0044369, 16/0044371, 16/0044373 e 16/0044376 del 2 settembre 2016 – i presidenti delle predette regioni in merito alla possibilità di avanzare la richiesta di attivazione del Fondo, invitandoli contestualmente ad attivare le proprie strutture tecniche, al fine di effettuare una prima valutazione di massima dei costi, degli interventi e dei danni verificatisi sul territorio colpito.
  Contemporaneamente, il Dipartimento di protezione civile ha interessato allo stesso modo tutti gli enti e le amministrazioni coinvolte nella gestione emergenziale, al fine di reperire ogni elemento utile all'istanza di attivazione del Fondo di solidarietà.
  Giova, peraltro, aggiungere che, ad oggi, si sono svolte cinque riunioni tecniche al riguardo, nei giorni 12, 19 e 29 settembre, 7 e 17 ottobre, nelle quali il Dipartimento della Protezione civile nazionale ha illustrato le modalità di attivazione del Fondo, nonché le metodologie di raccolta dei dati e delle informazioni che le diverse autorità coinvolte devono far pervenire al Dipartimento stesso. Al momento, gli uffici del Dipartimento della Protezione civile stanno ultimando la redazione del fascicolo per l'istanza al «Fondo di solidarietà dell'Unione europea», che dovrà essere trasmessa entro il 16 novembre alla Commissione medesima.
  In considerazione del fatto che i citati eventi sismici sono avvenuti in pieno periodo autunnale in un'area caratterizzata da temperature rigide, si è imposta la scelta di favorire la temporanea accoglienza presso strutture al coperto, evitando l'allestimento di tendopoli, che non consentirebbero adeguate condizioni di assistenza alla popolazione. Il piano di Governo, che interpreta peraltro la stessa volontà degli amministratori locali di garantire alle popolazioni, anche nella fase di prima emergenza, soluzioni alloggiative di prossimità, prevede l'utilizzo di container ad uso abitativo, di cui disporre con l'urgenza determinata dal caso, fermo restando il tempo minimo necessario ad assicurare gli adempimenti tecnici e amministrativi per l'approvvigionamento e l'installazione. Si tratta di insediamenti leggeri, che sostituiscono le tendopoli e che non richiedono importanti opere di urbanizzazione: sia i costi che i tempi di realizzazione delle aree saranno, pertanto, contenuti. La soluzione del container è temporanea e transitoria ed è destinata a quanti oggi non possono disporre della propria abitazione e non sceglieranno l'autonoma sistemazione, per la quale è previsto uno specifico contributo, o la permanenza presso gli alberghi. Le verifiche di agibilità degli edifici privati, che saranno effettuate con modalità semplificate già a partire dai prossimi giorni, e l'attività tecnica già in atto sugli edifici pubblici consentiranno di definire a breve quanto del patrimonio edilizio è da considerarsi agibile e quanto potrà essere reso tale con la realizzazione di limitati interventi di riparazione, così da far rientrare in tempi brevi parte della popolazione nelle proprie case. A coloro i quali dimoravano in abitazioni che risulteranno inagibili verranno assegnati moduli abitativi provvisori, le cosiddette «casette», che potranno ospitarli fino alla ricostruzione, ferma restando la possibilità per la popolazione di usufruire di altre forme di assistenza garantite già ora. Le «casette» saranno installate in aree diverse da quelle destinate ai container. In merito agli interventi effettuati ad oggi per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo, produttivo e infrastrutturale, nonché del patrimonio artistico e architettonico, si fa presente che, dal 24 agosto al 2 novembre 2016, sono Pag. 20stati più di 52 mila gli interventi effettuati dal Corpo nazionale dei Vigili del fuoco nelle aree interessate dagli eventi sismici. Di questi, 25 mila consistono in sopralluoghi e verifiche propedeutiche anche ad interventi in messa in sicurezza del patrimonio edilizio, e oltre 18 mila sono i recuperi di merci, beni e attività di assistenza tecnica. Sono, inoltre, circa 2500 le opere previsionali per la messa in sicurezza degli edifici, come puntellamenti, copertura tetti, demolizione e rimozione di tetti e camini, realizzati in contesti operativi di grande complessità, determinata dalla persistente attività sismica in corso, caratterizzata anche da eventi di grande magnitudo, dagli stessi effetti del sisma – che hanno comportato, tra l'altro, una grave compromissione del sistema viario che finisce per condizionare le diverse tipologie di intervento – ed infine dall'elevato livello di rischio degli scenari di intervento. Il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco ha partecipato e sta partecipando agli interventi di messa in sicurezza dei beni culturali in stretto raccordo con il Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo. Le attività emergenziali sul patrimonio culturale hanno riguardato contemporaneamente le tre azioni previste in emergenza: verifica dei danni, messa in sicurezza dei beni mobili nei depositi temporanei individuati in tempo di pace o comunque nelle primissime ore post-evento, messa in sicurezza dei monumenti. L'organizzazione ordinaria del Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo si è immediatamente modellata per l'emergenza, con unità di crisi nazionale e quattro unità di crisi regionali. Al personale esistente nelle strutture territorialmente coinvolte – sovrintendenze, segretariati ed altri uffici – si è aggiunto il personale delle strutture centrali: segretariato, istituti centrali e i tecnici volontari, chiamati a raccolta da tutti gli uffici del Ministero. In casi come questo, l'attività istituzionale di salvare il patrimonio culturale si inserisce, dal punto di vista organizzativo, nell'ingranaggio di una macchina complessa, quale quello della Protezione civile, che necessariamente deve coordinare tutte le varie funzioni. Altro fattore da considerare è che, nell'azione di salvataggio del patrimonio, è necessario avere le condizioni di sicurezza e logistiche che consentano di operare, quindi accessibilità e riduzione di rischio per gli operatori. In questo scenario, che non è quello ordinario, nel quale il Ministero si muove autonomamente per mettere in sicurezza il patrimonio culturale, il Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo, con le forze disponibili integrate dei volontari interni, ha svolto le seguenti attività: organizzazione delle squadre rilievo danni, primo e secondo livello, integrate con strutturisti, esperti forniti dal centro di competenza della Protezione civile. Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha messo in campo, nei due mesi, 120 squadre, che hanno prodotto 980 valutazioni di secondo livello: azioni di recupero dei beni mobili, dai musei alle chiese, agli archivi e alle biblioteche. I vigili del fuoco hanno prelevato le opere e le hanno portate al di fuori dei beni in pericolo. Il personale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – tecnici, restauratori – le ha indicizzate, imballate e caricate sui mezzi; attualmente sono sotto la sorveglianza dei carabinieri, che le hanno trasportate nei tre depositi temporanei – in Abruzzo non ci sono state situazioni del genere – appositamente predisposti. Qui, altro personale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con l'aiuto dei volontari di Protezione civile, ha disimballato le opere, visionate, fatto interventi di pronto soccorso, catalogate e collocate nelle stigliature. I depositi sono vigilati dal personale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, carabinieri e, nel caso di Cittaducale, Guardia forestale. Ovviamente, nei depositi le attività di pronto soccorso continuano: il numero di opere così trattate ha superato il numero di 1.600. Ancora il 1o novembre mattina sono state messe in salvo opere a Norcia, da San Benedetto all'Addolorata. Si sta progettando il recupero, a Visso, dell'affresco del Palazzo comunale e, in queste ore, sono in corso Pag. 21rilievi con i droni dentro la chiesa di San Francesco a Norcia per il recupero di una grande tela di oltre 3 per 4 metri ed altre opere, e si sta organizzando il salvataggio delle opere nel museo sito ne La Castellina, sempre a Norcia. Altri salvataggi sono in corso nel Lazio, ad Amatrice ed Accumoli. Messa in sicurezza dei beni immobili. La valutazione delle priorità di intervento si discute collegialmente nelle sedi del coordinamento regionale della Protezione civile, con vigili del fuoco e sindaci, in base ad esigenze di pubblica incolumità: liberazione di strade di accesso e rischio di crollo del bene. Quindi, deve essere fatto il progetto di messa in sicurezza e, quindi, eseguito. Tutte le messe in sicurezza fatte sinora sono state eseguite o dai vigili del fuoco o dalle sovrintendenze. Nessun progetto è stato presentato dai sindaci e, pertanto, non c’è stata nessuna autorizzazione, né immediata, né ritardata, né, tanto meno, negata da parte delle sovrintendenze. In moltissimi casi si tratta di interventi strutturalmente assai complessi, che richiedono calcoli statici, saggi, esecuzione non immediata. Era il caso di San Benedetto da Norcia, dove la grande cupola e l'arco trionfale presentavano gravi lesioni dopo il terremoto del 26 ottobre e quello del 24 non aveva prodotto danni gravi, ma per il quale occorreva un progetto strutturale di grande impegno non realizzabile in pochi giorni, con conseguente esecuzione. Per quanto riguarda il regolare svolgimento dell'attività didattica nelle scuole, la Protezione civile, insieme al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sta provvedendo ad una ricognizione degli edifici e alle verifiche post-sisma. Con la task force istituita dal MIUR sono stati già rilevati i dati della potenziale ricettività delle scuole sulla costa adriatica: al riguardo si registra una disponibilità complessiva ad accogliere oltre 7.700 alunni divisi per i diversi ordini e gradi di istruzione. Sempre con il coordinamento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si sta procedendo ad una ricognizione delle esigenze dei dirigenti scolastici e all'organizzazione delle attività nelle scuole, anche con il supporto delle associazioni di volontariato presenti sul territorio, per assicurare un'assistenza, anche psicologica, alle aree colpite dal sisma e la promozione di progetti innovativi legati alla didattica online, per garantire la prosecuzione del legame con il territorio di origine.
  In una fase immediatamente successiva e acquisite le certificazioni sugli edifici, si procederà a valutare caso per caso, nell'ipotesi di inagibilità delle scuole, la possibilità di installare moduli provvisori ad uso didattico, la progettazione e gli acquisti degli stessi. In ogni caso, al fine di garantire l'ordinaria attività didattica, con il MIUR si stanno valutando ipotesi di soluzioni temporanee in attesa dei moduli provvisori: dove è necessario e possibile con doppi turni, utilizzo ad uso scolastico di altri immobili pubblici che siano agibili, affitto di strutture private con adeguamento delle stesse ad uso scolastico, trasferimenti altre sedi. Con riferimento al quesito – quali sono le misure immediate che il Governo intende promuove per aiutare le aziende del settore agricolo, agroalimentare e zootecnico –, si rappresenta che con l'articolo 7 dell'ordinanza del capo di Dipartimento dalla protezione civile del 13 settembre 2016, con l'articolo 6 dell'ordinanza, sempre del capo Dipartimento della protezione civile, n. 396 e con l'articolo 3 dell'ordinanza del capo Dipartimento della protezione civile n. 399 del 10 ottobre 2016, sono stati disciplinati i primi interventi urgenti nel settore agricolo e zootecnico.
  Successivamente, con l'articolo 21 del decreto-legge n. 189, attualmente in fase di conversione, sono state previste ulteriori disposizioni per il sostegno e lo sviluppo delle aziende agricole, agroalimentari e zootecniche.
  Con le suddette ordinanze di Protezione civile sono stati previsti, per la prima volta a carico direttamente del Commissario per l'emergenza, gli interventi per la costruzione di ricoveri temporanei per gli animali e per l'acquisto di strutture mobili per la mungitura. Inoltre, le regioni Lazio e Marche hanno messo a bando la fornitura di stalle temporanee – Pag. 22in prima battuta duecento elementi, passati, poi, a quattrocento – e di moduli abitativi per gli allevatori in numero di centotrenta; ove il numero non fosse sufficiente a causa delle nuove esigenze dovute al sisma del 30 ottobre, verranno esperite le gare necessarie.
  Il settore zootecnico è, poi, aiutato con uno specifico stanziamento, che da un milione è stato aumentato a 10 milioni di euro, e si concretizza in un aiuto, a capo bovino, di circa 400 euro, mentre è in definizione un aiuto mirato per ovini e suini. Il numero dei capi sarà quello contabilizzato alla data del 31 luglio scorso e le misure saranno attive dal gennaio del 2017.
  Sempre nell'ottica di semplificare in concreto la gestione, le Aziende sanitarie locali dei territori coinvolti dagli eventi sismici possono autorizzare la deroga alle normative in tema di movimentazione e ricovero del bestiame. Inoltre, gli allevatori possono richiedere il differimento di 120 giorni degli obblighi in materia di aggiornamento della banca dati nazionale dell'anagrafe zootecnica.
  Infine, dal 2 novembre, è attivo il numero «1515» del Corpo forestale dello Stato, che raccoglie tutte le segnalazioni e le richieste di aiuto per gli allevatori provenienti dalle regioni colpite.
  Oltre al sostegno dedicato al comparto zootecnico, tutte le imprese agricole sono assistite con una serie di misure, che vanno dall'erogazione di liquidità immediata a progetti di respiro più ampio. Infatti, il 26 ottobre sono stati erogati gli anticipi dei contributi europei, per un ammontare complessivo di 65 milioni di euro, a oltre 29 mila aziende di sei province colpite: Ascoli Piceno, Fermo, L'Aquila, Teramo, Rieti, Perugia. Per la provincia di Macerata – le nuove zone interessate dal sisma – le procedure per l'erogazione degli anticipi saranno definite entro la corrente settimana.
  Ai contributi europei si aggiunge, dunque, lo stanziamento di 35 milioni di euro per il 2016 previsto dal decreto-legge n. 189 in favore delle regioni Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche per la concessione di agevolazioni, nella forma del contributo in conto interessi, alle imprese che hanno subito danni per effetto degli eventi sismici. Queste risorse possono essere utilizzate anche per agevolazioni alle imprese che realizzano investimenti produttivi nei territori danneggiati dal sisma.
  Inoltre, è stato istituito un fondo da un milione di euro, gestito dall'ISMEA, per favorire il credito a favore delle aziende agricole dei territori colpiti, azzerando il costo della garanzia primaria.
  Per quanto riguarda i costi sostenuti per la riparazione, il ripristino e la ricostruzione degli immobili ad uso produttivo agricolo, distrutti o danneggiati, comprese le abitazioni degli agricoltori, essi saranno risarciti fino al 100 per cento e, inoltre, saranno indennizzati anche i gravi danni a scorte e beni mobili strumentali alle attività produttive agricole.
  Inoltre, il decreto-legge n. 189 nel confermare le deroghe concesse con ordinanza di Protezione civile, le ha prorogate fino al 31 dicembre 2018. Sono sospesi tutti i pagamenti dei mutui e credito agrario e il pagamento dei contributi di bonifica per l'anno 2016. Il mancato adempimento degli obblighi previsti dalla normativa sui PSR, comprese le norme agroalimentari, non comporta decadimento dell'aiuto europeo.
  Come detto, le misure non si limitano alla fase emergenziale, ma puntano a rilanciare l'intero comparto prevedendo un piano strategico per il rilancio del settore agricolo ed agroindustriale, per la promozione e la commercializzazione dei prodotti definito dalle regioni colpite dagli eventi sismici d'intesa con il Ministero delle politiche agricole.
  Le risorse necessarie saranno rese disponibili grazie al finanziamento da parte dello Stato, a valere sulle disponibilità del fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie, anche della quota regionale dei Programmi di sviluppo rurale per gli anni 2016-2017-2018, pari a circa 220 milioni di euro, liberando uguali risorse regionali che potranno essere utilizzate per la realizzazione della strategia di rilancio.Pag. 23
  Circa, infine, lo stato di attuazione del progetto «Casa Italia», è stata costituita la struttura di missione, coordinata dal professor Giovanni Azzone, che ha attivato i tavoli di confronto con università, enti di ricerca, associazioni scientifiche e professionali, organizzazioni imprenditoriali e sindacali. In prima attuazione, le spese di prevenzione e messa in sicurezza, che fanno parte del piano predisposto dal Governo, includono 600 milioni aggiuntivi per gli investimenti in opere pubbliche; parte delle risorse stanziate con l'articolo 21 della legge di bilancio e spazi di bilancio per comuni e regioni, liberati con l'articolo 65; 800 milioni per opere pubbliche contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza delle scuole; 2 miliardi sotto forma di incentivi fiscali per le opere di ristrutturazione da parte dei privati. Più in generale, alla realizzazione della strategia – che ha un respiro ampio, interessando oltre al settore creditizio, alla prevenzione antisismica, l'azione contro il dissesto idrogeologico, il risanamento ambientale, acqua e rifiuti, le infrastrutture energetiche, di telecomunicazione, il trasporto – contribuirà lo stanziamento aggiuntivo, operato in legge di bilancio, di 12 miliardi in tre anni per investimenti pubblici.

  PRESIDENTE. L'onorevole Polverini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Naturalmente un ringraziamento particolare va al sottosegretario Sesa Amici, che è sempre, tra i componenti del Governo, attenta e precisa e anche dettagliata nelle sue risposte. Oggi abbiamo avuto un'illustrazione veramente importante, ma, nelle pieghe di questa grande illustrazione, naturalmente le domande che avevamo posto al Governo non trovano risposta; in particolare rispetto alle risorse economiche, per le quali le parti che abbiamo evidenziato, al momento, appaiono essere confermate come le uniche certe rispetto a tutto il resto, che potremmo considerare un auspicio, ma che evidentemente ancora non è supportato da strumenti legislativi o da impegni concreti come, invece, sarebbe stato opportuno. Tanto più che questa immane tragedia, che ha colpito una grande parte del nostro Paese, una parte importante, purtroppo accade nel momento in cui c’è una legge di bilancio in Commissione. In questo momento sono in corso le audizioni nelle Commissioni bilancio congiunte di Camera e Senato. Quindi, era evidente che da parte del Governo non solo ci si aspettava l'accoglimento della volontà manifestata da Forza Italia – ma non solo, anche da tutte le opposizioni – di collaborare, ma anche, a mio modesto avviso, a nostro modesto avviso, la revisione della manovra di bilancio nella sua interezza. In una famiglia nella quale si decide di investire, nel momento in cui c’è un evento straordinario, evidentemente le economie della famiglia vengono rimesse a disposizione di quello che viene considerato, appunto, l'evento più importante e straordinario.
  Voglio anche dire che non soltanto Forza Italia aveva dimostrato la volontà di collaborare – cosa che non ci fu da parte del Partito Democratico nel momento in cui Forza Italia, come forza di Governo, si trovava con la immane tragedia, anche in quel caso, del terremoto de L'Aquila –, ma Forza Italia aveva anche dato al Governo la opportunità di intervenire prima che ci fosse l'evento del 30 ottobre su molti comuni, in particolare delle Marche e del maceratese, che non erano nel decreto e che comunque non venivano considerati nell'ambito della zona del cratere. Lo dico perché noi abbiamo denunciato, in questi anni, su molti provvedimenti, ma su questo lo facciamo veramente con maggiore impegno, il livello di approssimazione con il quale si interviene sulla legislazione italiana. Si tratta di un livello di approssimazione per cui, anche quando le forze di opposizione, in maniera collaborativa, cercano l'attenzione del Governo, in realtà il Governo continua con la sua corsa unilaterale verso, troppo spesso, provvedimenti che poi sono molto simili alle slide del Presidente del Consiglio, ma poco Pag. 24attinenti alle urgenze e alle necessità del Paese. Quindi, noi non ci dichiariamo soddisfatti e mi dispiace. Lo dico anche facendo fatica, perché ciascuno di noi è stato coinvolto in questa tragedia non soltanto come italiano.
  Per quanto mi riguarda, ho vissuto il terremoto nella mia regione, che ho avuto l'onore di presiedere per tre anni, in particolare ad Amatrice, un luogo con il quale avevo stabilito un rapporto forte, politico, ma soprattutto istituzionale e personale. Ho vissuto le ore di dramma rispetto a Norcia, perché, vedete – lo voglio dire qui –, ciascuno di noi ha lasciato un pezzo di cuore in queste tragedie. Infatti, veder crollare la basilica di San Benedetto per me ha significato non soltanto quello che ha significato per tutti gli italiani e gli europei che l'hanno vista, ma ha significato anche sapere che sotto quella Basilica c'era il nuovo battistero costruito con le mani dei miei cugini, che erano artigiani del marmo in quella città. Il battistero è stato inaugurato soltanto qualche mese fa con la nascita di un nipotino che ho avuto l'onore di tenere a battesimo. Dico queste cose per far comprendere quanto ci aspettiamo un atteggiamento più solidale da parte del Governo nei confronti di quelle popolazioni. Guardate, io stessa lunedì mattina sono stata a Norcia e lunedì pomeriggio sono stata a San Severino Marche a consegnare due roulotte di due miei amici; la terza l'abbiamo portata il giorno prima, perché lì non hanno dove dormire. Siccome ho avuto anche l'onore di guidare, come presidente della regione Lazio, la Protezione civile, so che in casi come quelli ci si ferma con le colonne pronte ad intervenire. Dove erano quelle colonne pronte ad intervenire ? Io, come tutti gli italiani, la mattina del terremoto, tra il dover uscire di casa o guardare in televisione che cosa stava accadendo, ho deciso di rimanere in casa e vedere cosa stava accadendo perché ho avuto la sensazione che accadesse qualcosa di molto più grave di quanto non fosse accaduto già ad agosto. Ho visto sei vigili del fuoco ed un vigile urbano. I vigili del fuoco, grazie all'ora legale, sono ancora vivi. Una delle mie roulotte è andata ad un vigile del fuoco che vive lì a Norcia, uno di quei sei. Ho visto un vigile che, dopo un po’, ha spostato la sua macchina. Non si era avuta nemmeno l'accortezza di dire ai cittadini che quel luogo non era in sicurezza e, quindi, forse anche le automobili, che diventano un riparo quando non c’è altro, sono rimaste travolte. Quindi non c’è stata la percezione. Vede caro sottosegretario, cara sottosegretario, altrimenti la Presidente Boldrini, se mi sente, si dispiace se le do dell'uomo, Norcia è ancora isolata, Amatrice è ancora isolata. Certo, il Presidente del Consiglio, che, recandosi ad Amatrice, lo fa in elicottero, potendo usufruire della piattaforma dell'elisoccorso che ho voluto costruire io da presidente della regione contro il Partito Democratico, che mi ha insultato per settimane perché facevo quella pista di elisoccorso, probabilmente non si rende conto di quale sia realmente la condizione in cui stanno vivendo quelle persone. Allora, io mi auguro che almeno quando parliamo di container parliamo di moduli abitativi, perché molto spesso la differenza sembra minima, ma è una differenza importante. Però questo la dice lunga su chi, evidentemente, non è in grado di legiferare con l'urgenza necessaria in un momento così drammatico e su chi non sa nemmeno raccontare le poche cose che cerca di fare. Quindi, cara sottosegretario, mi dispiace dover dire che non siamo soddisfatti. Le dico anche che ci sono persone che, a loro spese, stanno acquistando case mobili di legno e trovano, purtroppo, i sindaci contrari alle installazioni minime per l'energia e per l'acqua perché stanno dentro regole che ancora, evidentemente, il Governo non ha inteso derogare almeno per la fase iniziale della ricostruzione, chiamiamola così, ma siamo ancora in una fase molto più indietro. Quindi, siamo dispiaciuti. Ciò nonostante, siccome non siamo come il Partito Democratico, ma siamo Forza Italia, intendiamo qui, adesso e ancora ribadire Pag. 25a lei la nostra disponibilità, in attesa che il Presidente, tra una slide e l'altra, convochi veramente quel tavolo di coesione nazionale sul quale – noi siamo convinti – potremmo dare un contributo collaborativo.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 11,34).

  PRESIDENTE. Avverto che, essendo iniziata la sessione di bilancio e conformemente a quanto già stabilito nel vigente calendario dei lavori, l'esame del testo unificato delle proposte di legge recante disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana con la clausola «ove il parere della Commissione bilancio evidenzi che dal provvedimento non derivano oneri finanziari». Nella seduta di mercoledì 9 novembre, alle ore 16,15, si svolgerà la commemorazione dell'onorevole Tina Anselmi. Una volta conclusa la commemorazione, si procederà alla votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza a norma dell'articolo 5, commi 5 e 6, del Regolamento secondo quanto già previsto dal calendario dei lavori. Avverto, altresì, che nel corso la prossima settimana non avrà luogo lo svolgimento delle interpellanze urgenti essendo previsto anche per la seduta di venerdì 11 novembre l'esame in Assemblea del decreto-legge in materia fiscale. Avverto infine che nell'allegato A al resoconto stenografico dalla seduta odierna sarà pubblicato lo schema recante l'organizzazione dei tempi relativo ai seguenti argomenti: testo unificato delle proposte di legge recanti disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata; mozioni concernenti iniziative in ambito europeo e internazionale in relazione alla situazione in Siria con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e alla condizione dei bambini nella città di Aleppo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 8 novembre 2016, alle 10,30:

  1. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   MINARDO; CANCELLERI ed altri; BASSO ed altri; RICCIATTI ed altri: Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata. (ove il parere della Commissione bilancio evidenzi che dal provvedimento non derivano oneri finanziari) (C. 3258-3337-3725-3807-A).
  – Relatore: Senaldi.

  2. – Discussione sulle linee generali della mozione Ciprini ed altri n. 1-01309 concernente iniziative relative al settore delle cooperative.

  3. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 e Vargiu ed altri n. 1-01420 concernenti iniziative in ambito europeo e internazionale in relazione alla situazione in Siria, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e alla condizione dei bambini nella città di Aleppo.
  (ore 15)

  4. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   MINARDO; CANCELLERI ed altri; BASSO ed altri; RICCIATTI ed altri: Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata (ove il parere della Commissione bilancio evidenzi che dal provvedimento non derivano oneri finanziari) (C. 3258-3337-3725-3807-A).
  – Relatore: Senaldi.

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  5. – Seguito della discussione della mozione Ciprini ed altri n. 1-01309 concernente iniziative relative al settore delle cooperative.

  6. – Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 e Vargiu ed altri n. 1-01420 concernenti iniziative in ambito europeo e internazionale in relazione alla situazione in Siria, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e alla condizione dei bambini nella città di Aleppo.

  La seduta termina alle 11,35.