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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 660 di venerdì 18 marzo 2022

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Barelli, Brescia, Casa, Cavandoli, Comaroli, Davide Crippa, D'Uva, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Fassino, Gregorio Fontana, Frusone, Gebhard, Giachetti, Grande, Lattanzio, Liuni, Losacco, Lupi, Magi, Migliore, Mule', Mura, Rizzo, Romaniello, Rotta, Serracchiani, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Riarticolazione dell'organizzazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 21-25 marzo 2022.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi nella giornata di ieri, giovedì 17 marzo, è stata stabilita, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, la seguente riarticolazione dell'organizzazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 21-25 marzo:

Lunedì 21 marzo (ore 13 e p.m., con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 716 - Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 875-B - Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (approvata dalla Camera e modificata dal Senato)

Discussione sulle linee generali della mozione Scerra ed altri n. 1-00586 concernente iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea

Discussione sulle linee generali della mozione Gadda ed altri n. 1-00573 concernente iniziative in materia di Servizio civile universale

Martedì 22 (ore 13.30 -18, con votazioni non prima delle ore 17, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24)

Esame del disegno di legge S. 2505 - Conversione in legge del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (approvato dal Senato, in corso di trasmissione - scadenza: 28 marzo 2022)

Martedì 22 marzo (ore 18)

Informativa urgente del Governo sui recenti ulteriori rincari dei costi dell'energia e sulle misure adottate per contrastarne gli effetti

Mercoledì 23 marzo (ore 9)

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo 2022

Mercoledì 23 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 23 (ore 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) e giovedì 24 marzo (9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24 e nella giornata di venerdì 25 marzo)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2505 - Conversione in legge del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (approvato dal Senato, in corso di trasmissione - scadenza: 28 marzo 2022)

Seguito dell'esame delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00485, Fiorini ed altri n. 1-00598, Moretto ed altri n. 1-00599, Orrico ed altri n. 1-00600, Perego di Cremnago ed altri n. 1-00603 e Benamati ed altri n. 1-00604 concernenti iniziative a sostegno del settore della moda

Seguito dell'esame delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00572, Porchietto ed altri n. 1-00580, Benamati ed altri n. 1-00582, Chiazzese ed altri n. 1-00583, Lollobrigida ed altri n. 1-00587 e Moretto ed altri n. 1-00595 concernenti misure a sostegno del comparto automobilistico

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1951-3106-3184-3315-A - Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e alla legge 13 settembre 1982, n. 646, in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1870-1934-2045-2051-2802-2993-A - Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 243-3357-A - Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 3353 - Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità (approvata, in prima deliberazione, dal Senato)

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 716 - Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 875-B - Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (approvata dalla Camera e modificata dal Senato)

Seguito dell'esame della mozione Scerra ed altri n. 1-00586 concernente iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea

Venerdì 25 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Avverto che, poiché nella seduta di martedì 29 marzo, alle ore 12, avrà luogo un'informativa urgente del Governo concernente iniziative a sostegno della filiera agricola, agroalimentare e della pesca in relazione all'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime e agli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, le discussioni con votazioni avranno inizio alle ore 15, anziché alle ore 12.

Avverto altresì che, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi nella giornata di ieri, è stato convenuto:

- di inserire, quale ultimo argomento all'ordine del giorno della seduta di lunedì 28 marzo, la discussione sulle linee generali della relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sull'attività svolta dal 1° gennaio 2021 al 9 febbraio 2022 (DOC XXXIV, n. 8) e di prevedere il relativo seguito a partire dalla seduta di martedì 29, dopo gli altri argomenti già iscritti all'ordine del giorno.

- di svolgere, nella seduta di mercoledì 30 marzo, alle ore 16,30, la votazione per l'elezione di un nuovo commissario dell'AGCOM.

Avverto infine che, come comunicato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, nella giornata di martedì 22 marzo alle ore 11, avrà luogo, nell'Aula di Montecitorio, un incontro in videoconferenza con il Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky, alla presenza di deputati e senatori.

L'organizzazione dei tempi per la discussione della relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sull'attività svolta dal 1° gennaio 2021 al 9 febbraio 2022 (DOC XXXIV, n. 8) sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte al contrasto delle occupazioni abusive degli alloggi popolari, anche al fine di garantire maggiore sicurezza e decoro nelle città, a partire da alcune zone periferiche di Milano - n. 2-01428)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Lupi ed altri n. 2-01428 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Colucci se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Milano, la capitale economica, la locomotiva d'Italia, la città più moderna ed internazionale del Paese è oramai una città fuori controllo dal punto di vista della sicurezza. Siamo seriamente preoccupati, anche perché in città serpeggia il terrore dei cittadini di non poter vivere normalmente la propria quotidianità.

Si è perso il conto del numero dei reati, delle tipologie dei reati. Ne elenco alcuni di quelli che leggiamo sulle cronache e che vengono commessi oramai quotidianamente: scippi e rapine, molestie sessuali che sembrano non terminare mai, baby-gang e mala-movida che imperversano in tutte le zone e quartieri, compreso il centro cittadino, occupazione di case popolari, con addirittura gestione abusiva degli affitti, per, poi, non dimenticare spaccio, prostituzione, vagabondaggio. Sembra incredibile, ma stiamo parlando della grande Milano, Milano che, nel bene e nel male, è sempre anticipatrice di tutto ciò che avviene nel Paese.

Quindi, oltre che parlare di Milano, dobbiamo renderci conto che quei segnali possono essere fondamentali per prevenire cose che possono verificarsi in tutto il Paese.

Crediamo, poi, che il disagio sociale sia una delle principali cause di così tanti reati, ma, ancora di più, ci preoccupa il disagio giovanile.

L'ultimo report del Servizio analisi criminale della polizia è inquietante: nel 2021, si registra l'aumento del 10 per cento del numero di minori denunciati o arrestati; l'aumento del 20 per cento di reati come lesioni, danneggiamento, minacce, omicidi colposi, rapine e reati come la resistenza e violenza a pubblico ufficiale.

A questi dati, si aggiungono i numeri dell'Ufficio di servizio sociale per i minorenni di Milano: i minori presi in carico dai servizi sociali nel primo semestre del 2019 erano 531, nel primo semestre del 2021, 658, una crescita del 24 per cento.

Il quadro relativo ai giovani che ho descritto, riferito a Milano, è inquietante ed è certamente influenzato da fenomeni come la dipendenza dalle droghe e anche dalla mancanza di risposte adeguate allo stress da pandemia. Ma gli episodi che si registrano, di cui sono protagonisti i giovani, sono eloquenti per quanto riguarda la gravità della situazione.

Ne ricordo solo alcuni, per non dimenticarci, perché rischiamo di non avere il quadro completo, ed è impressionante quello che è successo nelle settimane scorse. Aggressioni di Capodanno, le ricordiamo tutti, a Milano: giovani, gruppi di giovani che vanno in piazza con l'obiettivo di divertirsi attraverso la molestia su giovani. L'università Bocconi è stata costretta a organizzare delle scorte per gli studenti, perché il parco Ravizza era zeppo di malintenzionati. Addirittura, nella metropolitana di Milano viene rapinato un disabile. Ma chi avrebbe mai immaginato una cosa del genere nella civile Milano? Sparatorie e inseguimenti tra bande, come se fossimo nel più vecchio ricordo del Bronx newyorkese. Addirittura un vigile, in zona Darsena, viene circondato, rapinato e privato della propria pistola di ordinanza. Per arrivare poi ai giorni più recenti: sabato 19 febbraio, la stampa riportava, in un giorno, 6 aggressioni e, addirittura, 4 di queste, in corso Como, nell'elegante e frequentatissima corso Como, con 4 ragazzi accoltellati. Lunedì 21 febbraio, una modella, a Milano, città della moda e della “fashion week”, aggredita con una pietra sul volto, a cui vengono strappati i vestiti e i suoi amici vengono aggrediti dal branco. Ma dove siamo finiti? Leggo anche questa mattina, ancora incredulo, sperando che possa cambiare la situazione, di una rapina e di una violenza sessuale commessa sullo stesso ragazzo. Quindi, si sommano addirittura i reati.

C'è oramai una situazione veramente incontrollabile. E il capitolo case popolari è, forse, l'esempio più chiaro di tutto ciò che di sbagliato si sta facendo con riferimento a determinate politiche pubbliche; quando lo Stato è assente, non favorisce e non sostiene la vitalità della società, crescono disagi, crimini, soprusi e sfruttamento dei più deboli.

I segnali di allarme si registrano nelle città di Milano, Roma, Bologna, lo leggiamo sui giornali e lo apprendiamo anche dal grido d'allarme delle associazioni territoriali.

Voglio ricordare un altro esempio di qualche settimana fa. Lo scorso ottobre, a Roma, un anziano di 86 anni va in ospedale, viene ricoverato e, durante il suo ricovero, trova la casa occupata, ovviamente abusivamente; vi è poi lo sgombero che mostra che quella casa è stata violata e vandalizzata.

Allora, la questione delle case popolari è cruciale per promuovere uno sviluppo dignitoso del Paese; a Milano, ci sono 64.609 abitazioni popolari, dove si concentra buona parte dei fenomeni criminali che ho poco fa enunciato. Via Quarti a Milano, oggetto dell'interpellanza, è una zona all'estremità del quartiere Baggio, che io e il presidente Lupi conosciamo molto bene, che, negli anni Ottanta, è stata costruita con 7 torri di appartamenti ad uso popolare, gestiti da ALER, il 60 per cento dei quali è occupato abusivamente da famiglie rom, rumene, sudamericani che, tra l'altro, parcheggiano auto di lusso intorno a queste torri. Non si capisce come sia possibile che persone, che dovrebbero utilizzare case popolari, abbiano tali macchine e quale sia la fonte di reddito per avere beni di questo tipo. I restanti alloggi, quindi il 40 per cento, sono assegnati a famiglie che ne hanno diritto, regolarmente inserite nelle graduatorie ufficiali.

Negli anni, si è compreso come si sia creata una vera e propria gestione immobiliare abusiva da parte delle famiglie occupanti, una gestione ben organizzata che impedisce ad ALER di riprendere in mano i locali e farne un uso legittimo. Ogni tentativo di sfratto è risultato inefficace a causa dell'uso di donne incinte, di invalidi, di famiglie con minori: si sono, interrotte così le procedure di sfratto. Sono i più fragili a pagare il conto di questa situazione: gli anziani soprattutto, quelli che hanno diritto e che vivono in appartamenti fatiscenti, con allacciamenti di gas e luce totalmente abusivi, con scarichi abusivi anch'essi, spaccio alla luce del sole e, addirittura, ci sono stati ritrovamenti di armi nei solai; il tutto a due passi dal parco delle Cave, che è una zona dignitosa di Milano.

A tutto questo si aggiungono atti di intimidazione e minacce per coloro che hanno tentato di costituire comitati di quartiere in difesa di un decoro, anche minimo.

Le condizioni di precarietà e abbandono hanno reso quasi impossibile convincere altri inquilini a trasferirsi in questi alloggi. Il personale ALER non è riuscito ad assegnare appartamenti ad altre persone perché in quel luogo non vuole vivere nessuno.

Presidente, in riferimento alle due questioni che ho posto, ovvero al disagio sociale e alle case popolari, mi chiedo quale possa essere l'opinione sullo Stato che può avere un giovane che cresce in un contesto come quello di via Quarti a Milano.

Come si fa a dire a quel ragazzo che le istituzioni gli sono vicine? Con questa interpellanza abbiamo puntato i riflettori su un caso specifico, che abbiamo cercato di raccontare, grazie, in particolare, a un lavoro di un eroe, un già consigliere di circoscrizione, Franco Vassallo, che in questi anni si è letteralmente sostituito allo Stato: ha fatto quello che ha potuto, si è preso cura delle persone e, addirittura, ha vegliato in alcune situazioni critiche che si sono verificate in queste città. Noi - io, Lupi ed altri rappresentanti politici ed istituzionali - abbiamo fatto sopralluoghi, tra l'altro con timore e preoccupazione; in un caso, abbiamo dovuto avvisare la prefettura e la questura per la pericolosità del luogo. Da questo caso specifico, si possono leggere segnali molto chiari su un problema più ampio, cioè una cultura del disinteresse dello scarto, che preferisce tenere in ombra una realtà che è difficile da gestire, lasciando spazio a chi, con la violenza, alimenta un clima di impunità, di degrado e di insicurezza, che crea un clima di illegalità e che favorisce l'illegalità. La soluzione che noi abbiamo immaginato in via Quarti è la demolizione delle sette torri, la ricostruzione di abitazioni nuove e dignitose, favorendo l'inserimento del Terzo settore, che possa creare dinamiche sociali e comunità virtuose, quindi, la riqualificazione urbana. Tuttavia, prima della riqualificazione urbana, occorre che vengano ristabiliti l'ordine e la legalità, sgomberando quelle persone che rubano la casa a chi ne ha diritto. Siamo convinti che l'amministrazione comunale ha sue oggettive responsabilità. Milano deve tornare a essere viva da un punto di vista sociale e deve puntare sulla riqualificazione urbana, ma il presidio del territorio deve essere garantito.

Al Ministro dell'Interno chiediamo cosa abbia intenzione di fare per questo quartiere di Milano dove lo Stato non esiste, dove c'è il rischio che quella situazione di non governo e di assenza del presidio delle istituzioni rischia di ampliarsi come una macchia d'olio. Non possiamo girarci dall'altra parte e chiudere gli occhi di fronte a cittadini disperati, esasperati, che chiedono l'aiuto dello Stato. Io invito i colleghi e il Governo a fare un sopralluogo in questa zona di Milano. Io, il collega Lupi e altre persone non volevamo credere a quello che ci volevano raccontare e ci hanno raccontato, ma siamo rimasti veramente sorpresi e impressionati. Questa è la ragione dell'intensità con cui ho voluto rappresentare la situazione, perché posso assicurarvi che veramente non si può immaginare, non solo in Italia, ma nella ricca, moderna e avanzata Milano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Ivan Scalfarotto, ha facoltà di rispondere.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie Presidente. Io ho ascoltato con estremo interesse l'amplissima illustrazione di questa interpellanza urgente, però, mi preme dire che risponderò all'oggetto dell'interpellanza, che ha uno scopo e un'ampiezza molto, molto minore di quanto ho ascoltato. Mi dispiace, perché i temi sollevati sono stati molteplici e amplissimi. Io stesso risiedo a Milano e mi sarebbe piaciuto dibattere su questo clima di terrore, di cui ho sentito parlare e sul quale, ovviamente, le opinioni possono essere diverse. Però, vorrei che i colleghi e gli onorevoli interpellanti non considerassero una mancanza di rispetto il fatto che mi atterrò al testo dell'interpellanza, che ha uno scopo e una portata molto più specifica e molto più puntuale; non è un modo per evadere alla responsabilità della risposta, ma è semplicemente la risposta all'interpellanza che è stata depositata.

Nell'interpellanza, che ha ad oggetto la situazione del compendio dell'azienda regionale lombarda ALER di via Quarti a Milano, si chiedono iniziative per il risanamento dal degrado in cui versa e per contrastare le occupazioni abusive di immobili gestiti dall'azienda. In via preliminare, rilevo che la materia dell'occupazione abusiva degli immobili si innesta sul più ampio tema della sicurezza urbana e, in quanto tale, è oggetto di una specifica disciplina normativa, di cui al decreto-legge n. 14 del 2017, che costituisce la cornice di riferimento in materia di sicurezza integrata e di sicurezza urbana, unitamente alle linee generali delle politiche pubbliche per la sicurezza integrata, approvate in sede di Conferenza unificata il 24 gennaio 2018, nonché alle linee guida per l'attuazione della sicurezza urbana, sancite in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali il 26 luglio, sempre del 2018.

Per quanto riguarda, più specificamente, le occupazioni arbitrarie di immobili, la normativa prevede che il prefetto, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, possa impartire direttive volte alla prevenzione delle occupazioni in argomento. Ricordo, inoltre, l'esistenza di un'apposita rigorosa procedura per l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili arbitrariamente occupati, da cui può derivare il pericolo di turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica. La relativa disciplina prevede, in particolare, che, quando è richiesto l'intervento della forza, l'autorità o l'organo che vi provvede ne dia comunicazione al prefetto. Inoltre, nei casi in cui si ravvisi la necessità di definire un piano di misure emergenziali per la tutela di soggetti in situazione di fragilità, il prefetto, sempre sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, istituisce una cabina di regia incaricata di definire idonee soluzioni nel termine di 90 giorni. Alla scadenza di tale termine, il prefetto riferisce all'autorità giudiziaria gli esiti dell'attività svolta dalla cabina di regia, indicando i tempi di esecuzione del provvedimento di rilascio ovvero le ragioni che ne rendono necessario il differimento. L'autorità giudiziaria competente per l'esecuzione, tenuto conto delle informazioni ricevute, adotta i provvedimenti necessari.

Per quanto concerne la specifica problematica sollevata dagli interpellanti, va evidenziato che essa è da tempo all'attenzione della prefettura di Milano e delle autorità territorialmente competenti. Presso via Quarti, che attraversa il quartiere Baggio nella periferia ovest della città metropolitana, sono presenti 451 unità abitative di proprietà regionale e gestite da ALER, molte delle quali allocate in sette fabbricati ad alzata verticale, noti come le sette torri. Presso gli stessi, si registrano numerosi allacci abusivi alla rete del gas e dell'energia elettrica. Tale situazione, unitamente alla scarsa manutenzione degli immobili da parte dell'ente gestore, determina una condizione di diffuso degrado dell'area, che riverbera i suoi effetti negativi anche sul piano della pubblica sicurezza. Per questo la zona è costantemente monitorata sia dal personale del commissariato Lorenteggio, che dedica all'area una specifica attenzione di natura preventiva ed investigativa, sia dalla Polizia di Stato impiegata nelle attività di controllo ordinario del territorio, nell'ambito delle quali è stato impresso un forte impulso all'attività di prevenzione di nuove occupazioni abusive, che riguarda, invero, tutto il territorio della città metropolitana e che ha consentito, negli ultimi anni, di arginare consistentemente il fenomeno. Sull'intera area le attività di controllo ordinario e straordinario del territorio appena ricordate hanno permesso di effettuare arresti, soprattutto per l'attività di spaccio di sostanze stupefacenti, nonché di sviluppare ulteriormente l'attività investigativa in vista di una più strutturata azione di contrasto alle condotte criminose ivi commesse.

Di pari importanza è il parallelo impegno inter-istituzionale volto al recupero degli appartamenti occupati. Come ho già avuto modo di accennare, la prefettura di Milano, da tempo, è impegnata in una preziosa azione di coordinamento con le istituzioni territoriali coinvolte, per la promozione di iniziative sul fronte della prevenzione e del contrasto delle occupazioni abusive e delle situazioni di degrado e di illegalità, che costituiscono frequente corollario del predetto fenomeno. Al riguardo, informo che, il 19 gennaio scorso, il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ha approfondito la questione dello stato di attuazione del Piano operativo di azione per la prevenzione e il contrasto delle occupazioni abusive di alloggi di proprietà pubblica, stipulato il 29 settembre 2020 da regione Lombardia, comune di Milano, prefettura di Milano, ALER di Milano e MM Spa. Ciò con l'obiettivo di definire e attuare una sinergica strategia operativa, volta alla manutenzione e alla riqualificazione del patrimonio abitativo pubblico, nonché allo snellimento delle procedure di assegnazione, semplificando, nel contempo, le procedure di sgombero degli immobili occupati. In quella sede, è stato rilevato come, con riferimento ai dati relativi alle occupazioni dal 2018 al 2021, si sia registrata una sensibile riduzione del numero di alloggi occupati nell'anno 2019, in concomitanza con l'aumento delle operazioni di sgombero programmate; il trend è proseguito positivamente anche nel biennio 2020-2021, consentendo il costante recupero degli immobili occupati; al 2021, infatti, gli stessi risultavano pari a 3.750, a fronte dei 4.491 registrati nell'anno 2018 e ciò pur in presenza della pandemia.

Vorrei completare il mio intervento, facendo riferimento al preoccupante fenomeno delle cosiddette baby-gang, a cui accennano anche gli onorevoli interpellanti, per segnalare come le strategie adottate dalle Forze di polizia puntino a prevenire le fenomenologie delittuose che coinvolgono i minori non soltanto mediante appropriati dispositivi di controllo del territorio, ma anche attraverso iniziative di carattere educativo svolte nelle scuole e mediante mirate campagne di informazione e sensibilizzazione alla legalità. Forte è anche l'impegno volto a fornire strumenti di empowerment per i minori e strumenti di conoscenza a famiglie e insegnanti, al fine di orientare meglio soprattutto coloro che operano nel mondo dei giovani e che possono segnalare agli uffici di Polizia situazioni di rischio o abuso. Al riguardo, numerose azioni sono state realizzate nell'ambito del progetto del Ministero dell'Interno denominato “Scuole sicure”, per la prevenzione e il contrasto allo spaccio di stupefacenti nei pressi degli istituti scolastici. Informo, altresì, che, in relazione al fenomeno degli episodi di violenza da parte di gruppi di minorenni, il 12 gennaio 2021, il capo della Polizia ha emanato una direttiva indirizzata a prefetti e questori con la quale le autorità provinciali di pubblica sicurezza sono state sensibilizzate a porre in essere mirate attività di controllo del territorio volte a intercettare ogni segnale di potenziali criticità per la conseguente tempestiva adozione di idonee misure di contrasto. Nello stesso atto di indirizzo è stata, altresì, raccomandata l'opportuna intensificazione dell'attività informativa, soprattutto attraverso il monitoraggio delle piattaforme social che rappresentano lo strumento di interazione maggiormente utilizzato dai giovani.

In conclusione, nell'assicurare la massima attenzione del Ministero dell'Interno rispetto alle problematiche in argomento, risulta evidente come la chiave di volta per la riduzione del degrado nell'area a cui fanno riferimento gli onorevoli interpellanti passi per l'integrazione e gli interventi di tutti gli attori istituzionali coinvolti ed imponga, accanto ai pur essenziali interventi di contrasto sul campo, un'incisiva azione sui profili inerenti alle procedure di assegnazione degli immobili, per una più rapida messa a disposizione degli stessi a favore degli aventi diritto, nonché un'attenta vigilanza e la costante manutenzione degli stabili.

Circa, invece, il contrasto alle cosiddette baby-gang, la strategia che si intende perseguire è quindi quella di promuovere, in parallelo, mirate azioni di controllo del territorio con appropriate politiche di prevenzione rivolte ai giovani e da realizzare in sinergia con gli attori coinvolti, a partire naturalmente dalle famiglie e dal mondo della scuola.

PRESIDENTE. Il deputato Maurizio Lupi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Il sottosegretario Scalfarotto è stato molto corretto nella sua esposizione, sottolineando che l'interpellanza che abbiamo presentato aveva un ampio spettro e affrontava tutta una serie di questioni che, purtroppo, drammaticamente emerge anche con l'aumento del disagio sociale, anche con l'aumento delle conseguenze di una grande guerra che abbiamo condotto in due anni contro un nemico sconosciuto, il COVID, che ha limitato le libertà e la socialità; l'abbiamo addirittura demonizzata la parola “socialità”, avevamo detto che la risposta al COVID doveva essere il distanziamento sociale, non pensando come la risposta al COVID dovesse essere la responsabilità, il distanziamento fisico, l'attenzione alle regole e non, invece, ciò che è il cuore di una società, la comunità, lo stare insieme, il guardarsi, la dignità del luogo dove si abita.

Però, sottosegretario, vivendo lei a Milano, come ci viviamo noi, Milano è - come si dice sempre - la capitale economica del Paese, è lo specchio dei problemi che nascono e delle opportunità che si sviluppano; lo dico da milanese orgoglioso, abitante nelle periferie e nato in una delle periferie di questa città. Quelle che poniamo sono questioni reali e concrete, perché troppo spesso, quando si parla di degrado sociale, di sicurezza, di disagio giovanile o di occupazioni abusive, facciamo tanti convegni, tante analisi e non capiamo che dietro c'è la vita umana, la vita quotidiana, il dramma di ogni giorno. Quando si chiede sicurezza, quando si chiede riqualificazione di un luogo, quando si chiede il rispetto della legge, il diritto ad avere una casa popolare - perché si ha diritto ad averla e non perché magari qualcuno ti passa davanti con la violenza e con la forza, magari mettendo davanti anche un altro dramma sociale, come un bambino, come una famiglia, ovviamente, altrettanto disagiata -, ecco, quando siamo di fronte a queste cose, dobbiamo capire che o si parte dalla concretezza della realtà e si inizia a dare risposte concrete, fattive e immediate, oppure noi aumenteremo quel disagio sociale, aumenteremo quella distanza tra i cittadini e le istituzioni, sapendo che nessuno fa distinzioni; non si fanno distinzioni se la responsabilità - lo sa meglio di me, sottosegretario - è del comune, della regione, dello Stato o dell'azienda regionale. Chi vive in via Quarti, non da un anno, ma da decenni, è stufo di sentire persone come me, rappresentanti delle istituzioni, andare lì a dirgli che gli risolveremo il problema, perché il problema non lo risolviamo, se non interveniamo immediatamente con certezza, con chiarezza e con forza, lo ha detto lei, mettendo insieme le istituzioni, ma individuando le azioni da fare; via Quarti è lo specchio del degrado di tanti quartieri che esistono nelle grandi metropoli italiane.

Si parte da un esempio, si parte da una possibilità di indicare una strada e una speranza; tanti esempi nelle città italiane si sono fatti di riqualificazione, non è che c'è solo la disperazione; a 500 metri da via Quarti c'è il parco delle Cave, che solo trent'anni fa era il simbolo del degrado, dello spaccio della droga; in Italia era visto come quel simbolo, e i cittadini scesero da quei palazzi popolari per farsi giustizia da soli. Eppure, l'intervento delle istituzioni attente ha fatto di quel parco una delle eccellenze italiane ed europee, valorizzando le associazioni, intervenendo nella riqualificazione, avendo una presenza di sicurezza.

Allora, perché l'ho presa da lontano? Il Ministro Lamorgese conosce bene quella situazione, perché è stata prefetto di Milano e tante volte si era programmato di intervenire; è inaccettabile che la situazione sia ancora così: occupazioni abusive, degrado sociale e urbanistico, sicurezza. Cosa aspettiamo a intervenire? Il prefetto ha gli strumenti per poter intervenire, perché è il presidio dello Stato riguardo ai temi della sicurezza e del degrado sociale. Occorre un segno, occorre un'azione, occorre ridare una speranza. Nel 2020, il 17 ottobre del 2020, gli allora assessori all'urbanistica intervennero e andarono lì - non stiamo facendo una polemica politica - dicendo: vogliamo ridare vita, rigenerazione, pulizia e legalità a via Quarti e a questo quartiere. Si fece un intervento legato a un'urbanistica nuova - che io ho scoperto, pur avendo fatto l'assessore all'urbanistica del comune di Milano -, si chiama “urbanistica tattica”, cioè si dipingono sulle strade colori, perché così i bambini possono avere le strade colorate. Dal 2020, è rimasta l'urbanistica tattica, basta andare lì, ci sono ancora i colori, ma le occupazioni abusive sono rimaste, il degrado è rimasto, l'insicurezza esiste e via Quarti e lì, come un pugno nello stomaco per tutti noi.

Possiamo fare qualcosa? Vogliamo intervenire? Ci sono le strade per farlo. Primo: le occupazioni abusive non si possono tollerare. Quando abbiamo avuto la responsabilità politica del Ministero delle Infrastrutture, abbiamo avuto il coraggio, insieme all'allora Ministro dell'Interno, di dire che, chiunque occupa abusivamente una casa, non ha diritto all'allacciamento della luce, all'allacciamento del gas e alla residenza; non è essere disumani, è far capire che la strada per intervenire sul disagio sociale è il rispetto delle regole ed è l'assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni! Contemporaneamente, intervenivamo con fondi per le case popolari, con fondi per chi, ovviamente, non riusciva a pagare l'affitto, ma il rispetto della proprietà, tanto più popolare, cioè tanto più a disposizione di chi soffre, è un principio fondamentale per qualunque società. Non è essere disumani! Vogliamo intervenire o non vogliamo intervenire? Ancora oggi, in quel luogo, il 60 per cento delle case è abusivo e basta - come ha detto l'onorevole Colucci e come segnalato dal consigliere Vassallo - che uno vada all'ospedale a farsi curare che rischia di non trovare più casa sua. Stiamo ancora a guardare?

Secondo livello: altro che urbanistica tattica nel degrado sociale, il bello chiama il bello, il degrado chiama il degrado.

Guardate Scampia, un pezzo di Scampia: lì si è risolto perché le case sono state demolite e parliamo di un'amministrazione che non c'entra con quella di centrodestra.

Abbiamo il coraggio di demolire e ricostruire? È l'unico modo con cui si riqualifica quel posto, dando la possibilità, ovviamente, a chi ha diritto a quella casa ed è lì legalmente, nel frattempo che si ricostruisce, di avere un'abitazione.

Infine, il tema della sicurezza. L'ha detto l'onorevole Colucci. Via Quarti è un modello, è un esempio. Possiamo farlo diventare un esempio per tutta Italia, non solo per Milano. E allora occorrono interventi di riqualificazione urbanistica, demolizione e ricostruzione, presenza sociale. Il Parco delle Cave è diventato un modello perché si sono valorizzate le associazioni presenti in quel luogo. Le amministrazioni comunali hanno stanziato le risorse per riqualificarlo, ma l'hanno valorizzato i cittadini. Lì non c'è un problema di sicurezza non perché passa la polizia, ma perché i primi a tutelare la sicurezza in quel parco sono i cittadini che chiedono rispetto di ciò che è loro, del bello di cui si sentono orgogliosi, pur abitando in una periferia.

È così difficile intervenire? Cosa c'entra il Ministero dell'Interno o il Governo con l'amministrazione comunale, con l'amministrazione regionale, se hanno responsabilità? C'entra, perché può e deve svolgere quelle azioni di coordinamento e di intervento che appartengono al prefetto; è compito del prefetto. Abbiamo voluto le prefetture, le abbiamo difese - anche quando qualcuno le voleva “eliminare”, lo dico tra virgolette - perché sono presidi sul territorio e rappresentano la presenza dello Stato in quella città e in quella provincia, ma dobbiamo - non è polemica - renderle efficaci. Deve esserci questa azione! Non può più esserci una via Quarti! Non è giusto: non è giusto per chi abita lì, ma non è giusto per tutti gli altri, perché, se si risolve, se si riqualifica, se si dà una speranza, allora si dà una speranza a quei cittadini e a tutti coloro che abitano in una periferia.

Noi siamo nati in una periferia, ma siamo vissuti anche in un'epoca in cui essere nati in una periferia non era una disgrazia; non è giusto che in un Paese qualcuno sia disgraziato se nasce in un luogo piuttosto che in un altro, e concludo.

La dignità di essere nato in quel luogo e di voler vivere con quei rapporti sociali è la dignità di un Paese che, attraverso il cosiddetto ascensore sociale, dà a tutti la possibilità di tornare a essere protagonisti.

Questa è la sfida di ognuno e so che anche lei, sottosegretario Scalfarotto, è sensibile e condivide quanto noi stiamo dicendo, perché la battaglia comune, di chiunque ha passione e si mette a disposizione del bene comune, attraversa quella parola che è l'unica parola che noi abbiamo a disposizione per governare una comunità: si chiama “politica” e la politica deve essere dignitosa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

(Iniziative di competenza volte a superare le criticità relative alle procedure di adozione in essere di bambini ucraini e ad assicurare corridoi umanitari per il trasferimento dei minori - n. 2-01454)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Marrocco e D'Attis n. 2-01454 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Patrizia Marrocco se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie Presidente e grazie sottosegretario. Mai avremmo pensato, soprattutto nel 2022, di essere qui a parlare di guerra, una guerra, tra l'altro, che si combatte a 1.600 chilometri in linea d'aria da noi.

È una delle crisi umanitarie più gravi che l'Europa abbia conosciuto dopo la Seconda guerra mondiale. È di oltre 2,5 milioni l'esodo di donne, bambini e uomini, più che altro anziani, che hanno varcato le frontiere, di cui solo un milione di bambini in meno di due settimane. I bambini, purtroppo, sono sempre i primi a pagare la guerra e quelli in orfanotrofio ancora di più: le sirene, il rombo delle bombe, la fuga nei bunker e il dramma di vivere tutto questo da soli, senza mamma e papà. Sono circa 100 mila i bambini orfani che vivono in 600 istituti sparsi in tutto il Paese ucraino.

Il drammatico conflitto che si sta consumando incide su molte vite e anche su molte famiglie italiane, in modo particolare sui tanti genitori in attesa di adottare un bambino o una bambina, genitori in ansia o, meglio, tormentati per la vita dei loro piccoli, ma anche per le pratiche burocratiche e gli incartamenti che consentono loro di diventare genitori, di diventare famiglia. La possibilità che i bombardamenti colpiscano i tribunali non è remota e che i documenti vadano persi o rovinati o, ancora peggio, che gli archivi vengano distrutti; ciò provocherebbe un ulteriore dramma nel dramma, una catastrofe che spezzerebbe il sogno di una vita di una coppia, che ha già sofferto l'attesa, nella speranza di avere un figlio in modo naturale, magari prima, e poi con le lungaggini legate alle adozioni, fatte di colloqui, carte, visite, la scelta dell'ente autorizzato, il Paese, documenti su documenti, fino ad arrivare all'incontro, il tempo passato insieme e, infine, l'attesa burocratica per l'ultimo timbro, con il rischio, in questo maledetto caso, che tutto sarebbe da rifare.

Molti candidati mamma e papà italiani avevano quasi completato la trafila delle adozioni. Alcuni sono sul posto e altri sono tornati senza i loro figli, perché sono stati costretti a tornare. Avevano già conosciuto il loro bambino e aspettavano solo che l'adozione fosse perfezionata, ma la guerra ha stravolto tutto. Non ci sono nemmeno notizie certe sullo stato di salute dei bambini in attesa di adozione e non sappiamo se sono stati spostati in luoghi diversi o fuggiti o altro. Quello che sappiamo è che dobbiamo fare velocemente, dobbiamo fare in modo che questi bambini, così come tutti i bambini, raggiungano i genitori adottivi in Italia, almeno con una forma di affidamento preadottivo, e non rischino di disperdersi o di sentirsi di nuovo abbandonati o, peggio ancora, vittime di abusi o di traffici.

La CAI dovrebbe prendere in carico la questione e creare corridoi dedicati a queste procedure per completare le proposte di abbinamento già iniziate, cominciando a studiare una soluzione e mettendoci soprattutto il cuore.

Sottosegretario, comprendiamo che il tema è molto complesso e delicato, ma ciò che ci deve spingere per una volta a superare gli ostacoli burocratici - anzi, mi permetta: di buttare proprio in aria queste carte che ostacolano queste procedure e, quindi, questi ultimi timbri che servono per arrivare al sogno di una vita - è proprio il tempismo. Dobbiamo arrivare in fretta e dobbiamo farlo velocemente, perché il dramma è doppio: c'è l'abbandono, che hanno già subito in precedenza, la guerra e l'ulteriore abbandono che alcuni di loro, più grandi, sentono in questo momento.

Vero è che non serve una firma su un documento per sentirsi genitore, ma è lo Stato che deve dare la possibilità a questi genitori di avere tra le loro braccia questi figli. Sono 119 le coppie italiane che hanno fatto domanda per adottare un bambino ucraino. Come le dicevo e come sicuramente ben conosce, alcuni di loro sono a fine percorso, durato due anni e mezzo; hanno già conosciuto i loro bambini, sono stati insieme e hanno parlato in tutte queste settimane in videochiamata. Quindi, dobbiamo portare via quei bambini dalla guerra!

Al fronte, in Polonia, hanno creato degli hub: li chiamano “hub del sollievo”; sono l'approdo per gli orfani. Qualche bambino è arrivato e nei loro occhi c'è smarrimento, paura, dolore e il ricordo di cosa hanno visto quegli occhi: le bombe, le sirene, ammassati in un bunker, poco cibo, poca acqua, scappati, arrivati al fronte, sopravvissuti agli abbandoni precedenti, alle famiglie perse, poi la guerra e ora anche lo smarrimento di non sapere se arriveranno mai nella casa sognata e da genitori che li stanno aspettando.

Sappiamo bene che, durante l'emergenza, il rischio di abusi, sfruttamenti e di tratta di esseri umani aumenta. Per questo, gli Stati dovrebbero offrire spazi sicuri per i bambini e per le famiglie subito dopo aver attraversato le frontiere e connetterli ai sistemi nazionali di protezione per l'infanzia.

Per i bambini e per gli adolescenti in fuga senza famiglia l'affidamento temporaneo, ad esempio, o altre forme, attraverso un sistema governativo, offrono una protezione fondamentale.

Per questi bambini sicuramente bisogna fare ogni sforzo per riunirli con le loro famiglie. Ecco perché ci si deve coordinare, perché i bambini vanno fatti evacuare con documenti e fascicoli che li riguardano. Temo che nelle prossime settimane la situazione non potrà che peggiorare. Si dovrebbero, quindi, radunare tutti i bambini e con una sentenza di adozione farli arrivare in Italia su un unico volo. Vanno portati al sicuro subito! Lì non c'è una famiglia che pensi a loro, che li possa proteggere. Siamo preoccupati e sono preoccupata anche perché ci sono altre procedure bloccate in altri Paesi, a causa del COVID, come in Cina e in Vietnam, per esempio, ed anche lì la situazione è ancora ferma.

Infatti, non capisco come mai in Cina sia entrato un numero elevatissimo di stranieri, tra giocatori e spettatori, e non è stato concesso ad un gruppo di genitori adottivi di poter raggiungere i loro figli, impedendo di fatto per tre anni a questi bambini di avere una famiglia.

Quindi, sottosegretario, chiedo a lei - e quindi, per suo tramite, al Governo - quali misure intenda intraprendere per agevolare l'adozione dei bambini, soprattutto da parte di chi ha le pratiche in stato avanzato, di fatto bloccate dal conflitto in atto, e se intenda adottare specifiche iniziative volte a creare corridoi umanitari specifici per evacuare i bambini adottabili e i piccoli senza famiglia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Ivan Scalfarotto, ha facoltà di rispondere.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, ringrazio gli interpellanti per l'opportunità di intervenire dando informazioni su un tema così rilevante e così sentito in questi giorni drammatici.

La preoccupazione per i bambini ucraini è naturalmente assoluta priorità per tutto il Governo. Gli onorevoli interpellanti pongono in evidenza la questione relativa ai minori orfani e, in particolare, alle famiglie italiane che già hanno pratiche di adozione in stato avanzato, di fatto bloccate dal conflitto in atto.

Nel momento in cui ha avuto inizio il conflitto, si trovavano in Ucraina due famiglie italiane: una aveva completato l'iter adottivo, mentre l'altra era in procinto di partecipare all'udienza designata per la decisione sull'adozione. Grazie all'attivazione della nostra ambasciata a Kiev, entrambe le coppie hanno potuto fare sollecito rientro in Italia, la prima tra l'altro insieme alla minore appena adottata.

Sempre al momento dell'inizio del conflitto, erano 126 le coppie italiane che avevano intrapreso l'iter adottivo instradando la propria domanda in Ucraina; di queste, sono 19 le coppie che risultavano all'epoca, e risultano ancora oggi, abbinate a uno o più minori ucraini, per un totale di 24 minori. Solo per queste 19 famiglie si può parlare propriamente, quindi, di una procedura adottiva in stato avanzato, bloccata dal conflitto in atto.

Le iniziative intraprese dalla Commissione per le adozioni internazionali (CAI) nel corso della drammatica crisi sono state finalizzate in primis, come doveroso, a salvaguardare il superiore interesse dei minori coinvolti nelle vicende belliche, nonché a compiere ogni sforzo possibile per agevolare la prosecuzione delle procedure adottive in stato avanzato, anche attraverso l'adozione di provvedimenti di affidamento temporaneo in favore delle coppie già abbinate, con la consapevolezza delle intuibili difficoltà connesse alla circostanza che tali procedure devono necessariamente concludersi in Ucraina nel rispetto dei principi convenzionali.

Nello specifico, la CAI ha provveduto ad avviare prontamente contatti con l'omologa autorità centrale in Ucraina, ovvero il Servizio nazionale sociale di assistenza, alla quale è stata offerta la massima disponibilità da parte italiana ad attuare, secondo modalità concertate, tutte le azioni di sostegno necessarie per la messa in sicurezza e la tutela del benessere psicofisico dei minori collocati in istituti in Ucraina. Tali contatti hanno avuto ad oggi esito infruttuoso e, in attesa di un riscontro da parte dell'autorità centrale ucraina, si è provveduto a coinvolgere l'ambasciata ucraina in Italia al fine di facilitare i relativi contratti.

Nel contempo, è stata posta in essere, in collaborazione con la Protezione civile, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministero dell'Interno e il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, nell'ambito delle azioni del neocostituito tavolo di coordinamento, una capillare attività volta a tutelare i minori ucraini che arrivino in Italia, preservandoli da eventuali rischi di tratta, e a rintracciare, anche attraverso la circolarità delle informazioni, i suddetti minori ucraini già abbinati.

Allo stato attuale, 9 di questi 24 minori, accompagnati dai relativi referenti, sono stati trasferiti, unitamente agli altri ospiti dell'istituto di appartenenza, in Polonia e hanno tutti costanti contatti con le coppie abbinate. Della loro presenza sul territorio polacco è stata immediatamente informata l'autorità centrale polacca.

Altri 14 dei 24 minori abbinati alle famiglie italiane si trovano ancora in Ucraina presso gli istituti che li ospitano; nei confronti di 2 di essi è stata celebrata l'udienza conclusiva dell'iter adottivo. La CAI adotterà con urgenza i provvedimenti necessari per autorizzare l'ingresso di questi minori in Italia.

Infine, la Commissione è venuta a conoscenza da un ente autorizzato dell'ingresso nel nostro Paese, in data 5 marzo 2022, di un'altra minore, già abbinata, all'esito di un'operazione condotta da un'associazione di volontariato che si occupa dell'accoglienza di minori ucraini. Nella stessa nota l'ente autorizzato comunicava che la minore si trovava presso la famiglia cui era stata abbinata. Della circostanza la CAI ha tempestivamente informato la competente procura della Repubblica minorile per le eventuali iniziative di competenza.

Contemporaneamente a tali attività, la CAI, insieme con le ambasciate a Leopoli in Ucraina e a Varsavia in Polonia, sta fornendo la più ampia collaborazione alla predisposizione di iniziative finalizzate alla creazione di corridoi umanitari, che consentano ai bambini ucraini collocati in istituti, di essere accolti nel nostro Paese in un ambiente sereno e sicuro presso strutture loro dedicate o, qualora ritenuto più confacente ai loro bisogni dai competenti tribunali per i minorenni, presso famiglie adeguatamente formate per affidi temporanei.

La procedura prevista dal Gabinetto dei ministri ucraino, diffusa con nota verbale dall'ambasciata ucraina di Roma, prevede la fuoriuscita di questi minori dal territorio ucraino soltanto unitamente ad un tutore, a seguito dell'invito formale dell'associazione che cura il trasferimento in una struttura italiana unitamente alla lettera di sostegno della prefettura locale. La procedura richiede, altresì, la preventiva autorizzazione del Ministero delle politiche sociali ucraino.

Appare evidente, dati gli eventi bellici in corso, come allo stato sia difficoltoso ottenere tale autorizzazione.

Si ritiene doveroso rappresentare che la Convenzione dell'Aja, l'accordo internazionale sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale, vincola gli Stati firmatari a rispettare delle procedure operative rigorose e prevede che nessuna modifica delle procedure possa avvenire, per gli aspetti di competenza dello Stato di origine dei minori e nel rispetto della sovranità internazionale di quest'ultimo, se non previa stipula di accordi bilaterali.

L'autorità diplomatica ucraina ha comunicato di non voler procedere ad alcuna modifica della disciplina normativa regolante l'adozione internazionale.

Per quanto concerne la sfera di intervento della CAI, si assicura, come sempre è avvenuto in situazioni emergenziali, la massima velocizzazione possibile degli adempimenti amministrativi connessi alle procedure, ivi compresa l'emissione di urgenti autorizzazioni all'ingresso permanente in Italia di minori adottati, ex articolo 32 della legge n. 184 del 1983, nelle more della compiuta produzione della documentazione richiesta.

Al fine di accelerare la procedura di ingresso in Italia almeno in relazione ai minori ucraini abbinati, la Commissione ha anche formulato di recente richiesta all'autorità centrale ucraina di valutare la proposta di autorizzare il loro temporaneo affido alle coppie italiane sotto la stretta sorveglianza dei tribunali per i minorenni e i servizi sociali da essi incaricati, al solo scopo di assicurare rapidamente la loro messa in sicurezza.

La Commissione ha, altresì, rassicurato l'autorità centrale ucraina che le famiglie italiane sono consapevoli del fatto che si tratterebbe di un'accoglienza temporanea e che, ad emergenza conclusa, i bambini andranno ricondotti nel proprio Paese d'origine, dove solo potrà aver luogo la prosecuzione e conclusione dell'iter adottivo.

Infine, rispetto al timore evidenziato dagli interpellanti per la possibile distruzione delle pratiche burocratiche e degli incartamenti a causa dei bombardamenti, si rappresenta che gli enti autorizzati hanno una copia della documentazione trasmessa all'estero. Dunque, qualora i bombardamenti dovessero colpire i tribunali così da disperdere o rovinare la documentazione, i fascicoli potranno essere ricostruiti, in collaborazione con l'autorità centrale ucraina, consentendo la prosecuzione della procedura adottiva senza l'avvio ex novo della stessa.

In conclusione, ribadisco la massima attenzione del Governo sulla necessità di mettere in campo tutte le azioni per la tutela dei minori, attraverso la costituzione di una piattaforma comune, anche sul piano informativo, sia nell'accoglienza che nell'attivazione di percorsi di integrazione per profughi minori. Temi che sono stati posti al centro dei lavori del Tavolo sui minori dell'Ucraina, convocato dalla Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e dal Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio.

La realizzazione delle sopra prospettate azioni è allo stato perseguita tramite un'iniziativa di coordinamento operativo che fa capo al Dipartimento della protezione civile e al commissario delegato per i minori non accompagnati, la prefetta Francesca Ferrandino.

PRESIDENTE. La deputata Marrocco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie, sottosegretario. Diciamo che sono parzialmente soddisfatta, nel senso che sono molto contenta di apprendere che, per quanto riguarda tutta la documentazione, che rischia di essere dispersa o rovinata nei tribunali, non dovrebbe complicare la situazione qualora un domani venisse a galla questa problematica. Vero è che bisogna rispettare le procedure rigorose, ma è proprio questo il punto: siamo in guerra e quando siamo in guerra quello che dobbiamo fare è prendere velocemente quei bambini e portarli via da lì. Putin sta bombardando tutti gli edifici sensibili, non solo quelli militari, Putin bombarda gli ospedali, bombarda i teatri, bombarda le case; sono morti tanti bambini e una sola vita di un bambino equivale a miliardi di vite. Il rispetto delle procedure può aspettare, abbiamo il dovere di salvare questi bambini da questa guerra insensata. Vede, sottosegretario, i figli sono pezzi di cuore, come diceva qualcuno, non ci sono differenze tra figli adottivi e figli naturali - e io conosco perfettamente in questo la sua sensibilità -, sono uguali, non sono diversi, hanno gli stessi diritti: hanno il diritto di essere nelle loro case, con i loro genitori, con la loro vita da bambini, stare accoccolati sul divano sotto un plaid, hanno il diritto alla famiglia, hanno il diritto di giocare, hanno il diritto alla salute, hanno il diritto all'educazione, il diritto di essere felici e di sognare. Ma tutto questo spetta a noi adulti garantirlo loro e non possiamo negarlo a quegli adulti e a quei genitori che vorrebbero fare solo questo, o comunque a quelle coppie o a quelle famiglie, anche già formate, che vorrebbero solo aiutare questi ragazzi o questi bambini che devono scappare da una guerra; e in primis, per chiunque abbia una famiglia, dopo bisogna fare il possibile affinché sia ricongiunto con la famiglia naturale. Come dicevo, dobbiamo agire subito. Ogni minuto è un minuto perso, ma soprattutto è un giorno perso, per un bambino, in una casa nuova che gli dia di nuovo speranza, la speranza che un domani ci possa essere un mondo migliore.

(Elementi ed intendimenti in ordine ad una procedura di gara bandita da Consip nel 2016 relativa all'affidamento dei servizi di sviluppo e gestione del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), alla luce delle sopravvenute innovazioni normative e tecnologiche - n. 2-01450)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Germanà ed altri n. 2-01450 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Antonino Germanà se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANTONINO GERMANA' (LEGA). Sì, grazie, Presidente. Signor sottosegretario, diciamo che è accaduto un fatto anomalo, mi è stato segnalato ed ho voluto presentare subito un'interpellanza. Le assicuro che è un fatto anomalo perché non mi era mai capitato prima. Io sono stato due volte inquilino di questo Palazzo, membro di questa Assemblea, sono stato anche consigliere regionale nella mia regione, in Sicilia, e mai avevo visto una cosa del genere. L'interpellanza è molto tecnica, ma io cercherò di essere esplicito e anche breve per far capire la gravità della situazione a chi ci segue da casa e, magari, anche a chi non è interessato all'argomento specifico: si tratta di agricoltura.

Nel 2016 è stata bandita una gara Consip per Agea, l'Agenzia che eroga i contributi in agricoltura. È una gara per l'affidamento dei servizi di sviluppo e gestione del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN). Questa gara è stata aggiudicata nel dicembre 2021, praticamente dopo cinque anni. Perché si fa una gara? Perché la pubblica amministrazione fa una gara? Perché ha la necessità di erogare dei servizi. E se ha la necessità di erogare dei servizi, come è possibile, come si può immaginare che una gara viene aggiudicata dopo cinque anni? Inoltre, i soggetti vincitori della gara ancora oggi non sono subentrati nelle attività da svolgere, e cosa succede? Succede che il tempo non aspetta, in particolare dal 2018 le procedure di Agea si sono evolute. Si sono evolute perché il tempo non aspetta e perché nel frattempo, dal 2016 al 2021, sono intervenute due riforme della PAC, della Politica agricola comune, che è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, ed è praticamente cambiato l'approccio nei controlli nel mondo agricolo, con il monitoraggio satellitare, che, ovviamente, essendo cambiato nel 2018, non era previsto nel bando del 2016. Dunque l'operatività del bando stesso risulta obsoleta. Inoltre, le stesse attività sono anche svolte da Agecontrol e da SIN.

Questi sono i motivi per cui abbiamo presentato questa interpellanza e ringrazio i trenta colleghi che hanno sottoscritto insieme a me questo documento, tutti i colleghi della Lega della Commissione agricoltura, della quale faccio parte; sono stato anche vice presidente della Commissione agricoltura in regione Sicilia, dove l'agricoltura è tanta roba. La domanda è questa: se da queste sovrapposizioni - e io già mi do la risposta - scaturiscano maggiori costi per la pubblica amministrazione e se queste sovrapposizioni, anziché snellire le procedure per gli agricoltori, richiederanno agli agricoltori un tempo maggiore da destinare alla burocrazia. Io penso alla mia Messina, alla mia provincia, ai Nebrodi, alle Madonie e penso anche a quelle facce di tanti agricoltori e di tanti allevatori amici, che io conosco personalmente.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Ivan Scalfarotto, ha facoltà di rispondere.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Signora Presidente, onorevoli deputati, rilevo in premessa che la procedura di gara, suddivisa in quattro lotti per l'affidamento dei servizi di sviluppo e gestione del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), è stata bandita nel settembre 2016. Al momento erano vigenti le disposizioni di cui al decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, che hanno attribuito ad Agea la funzione, prima assegnata al Ministero delle Politiche agricole, di coordinamento e gestione del SIAN, prevedendo altresì che la medesima Agea costituisse una società, denominata Sin Spa (la chiamerò Sin d'ora innanzi) a capitale misto pubblico-privato, con partecipazione pubblica maggioritaria (51 per cento), alla quale affidare la gestione e lo sviluppo del SIAN. A seguito di procedura ad evidenza pubblica prevista dalla legge istitutiva, bandita nel marzo 2006, è stato individuato, per nove anni, il socio privato di Sin. In considerazione della scadenza della partecipazione del socio privato di Sin Spa, il legislatore è intervenuto con l'articolo 1, comma 6-bis del decreto-legge n. 51 del 2015, convertito con legge n. 91 del 2015, e, successivamente, con l'articolo 23, comma 7 del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito con legge n. 160 del 2016, prevedendo che “Agea provveda alla gestione e allo sviluppo del sistema informativo attraverso Sin sino all'espletamento da parte di Consip della procedura ad evidenza pubblica”.

Occorre poi tener presente che il decreto legislativo n. 116 del 2019, modificando il decreto legislativo n. 74 del 2018, ha attribuito al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali alcune funzioni e competenze che prima erano assegnate ad Agea.

In particolare, il Ministero assume il ruolo di stazione appaltante - con riferimento alla procedura ad evidenza pubblica, di cui all'articolo 1, comma 6-bis, del decreto-legge 5 maggio 2015, n. 51, e all'esecuzione dei relativi accordi quadro (articolo 01, comma 2, del decreto legislativo n. 74 del 2018, modificato dal decreto legislativo n. 116 del 2019) - nonché l'indirizzo, il monitoraggio, il coordinamento, l'organizzazione, il governo e lo sviluppo del SIAN, di cui all'articolo 15 del decreto legislativo n. 74 del 2018, fatti salvi i compiti di Agea, di cui all'articolo 3, comma 5, lettere a), b), c), d) ed e), che svolge anche in autonomia organizzativa, secondo l'articolo 01, comma 3, lettera a).

La predetta norma ha altresì previsto la trasformazione di SIN, a seguito della fusione con Agecontrol SpA in società in house del Ministero per non disperdere l'esperienza acquisita negli oltre dieci anni di gestione del SIAN. Evidenzio che tale norma è intervenuta a procedura di gara parzialmente in corso, relativamente ai lotti 2 e 3, e quando Agea aveva già sottoscritto l'accordo quadro e il contratto esecutivo con i fornitori individuati da Consip per i lotti 1 e 4. Rilevo inoltre che la citata procedura si è conclusa in data 24 novembre 2021, quando Consip, pubblicando la notizia sul proprio portale istituzionale, ha aggiudicato l'ultimo lotto ancora in esame, il numero 2, per il quale il Ministero ha sottoscritto il relativo accordo quadro in data 13 gennaio 2022, dell'anno in corso.

Occorre far presente che, sempre nel citato decreto legislativo, si è proceduto a una modifica della disposizione di cui all'articolo 16, concernente la soppressione di Agecontrol SpA, con il trasferimento del relativo personale in Agea e la successione di SIN SpA in tutti i rapporti di Agecontrol SpA, ivi compreso il personale, allo scopo di non disperdere il bagaglio di esperienze a presidio delle attività di controllo che saranno rese in favore di Agea e del Ministero.

Riguardo alle nuove metodologie di controllo cui si fa riferimento e cioè al cosiddetto monitoraggio satellitare, che costituiranno l'elemento principale di accertamento delle superfici e degli ordinamenti colturali oggetto delle domande di aiuto nell'ambito della PAC post 2023, faccio presente che esse concorrono, unitamente alle altre metodologie di verifica (come per esempio i rilevamenti aerofotogrammetrici, le foto geotaggate, i controlli in loco, eccetera) alla ricostruzione ed all'aggiornamento delle basi di dati sui suoli agricoli in uso all'amministrazione.

Si tratta, pertanto, di un arricchimento del contesto delle attività di controllo del lotto 2, gara SIAN, le cui specifiche contengono gli essenziali elementi di flessibilità che consentono l'implementazione delle tecnologie che si rendono via via disponibili.

In tale contesto, restano comunque ferme le ulteriori attività di controllo, costituite principalmente da verifiche in azienda previste per la determinazione degli aiuti sulle misure a investimento. Occorre, altresì, evidenziare che la struttura degli attuali contratti non impone obblighi di acquisizione di tutti i servizi previsti dal capitolato, ma consente alle amministrazioni di approvvigionarsi, con la necessaria flessibilità, sulla base dei fabbisogni che la stessa rappresenta.

Alla luce di quanto anzidetto, si può conclusivamente affermare: che gli atti contrattuali in essere consentono di adattare le attività richieste dall'amministrazione agli scenari evolutivi della PAC; che la gara, con la sottoscrizione dell'accordo quadro, si è definitivamente conclusa e pertanto non è percorribile la prospettata interruzione e che non sussiste alcun obbligo in ordine all'acquisizione di servizi ritenuti dalla stessa amministrazione obsoleti.

PRESIDENTE. Il deputato Antonino Germanà ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONINO GERMANA' (LEGA). Grazie, signor sottosegretario, per questa sua spiegazione, una spiegazione però molto tecnica e anche difficile da comprendere per chi ci segue da casa.

Come posso fare a dichiararmi soddisfatto, quando noi parlamentari siamo i portavoce delle esigenze dei cittadini, portiamo la loro voce in Parlamento? Tra le righe della sua risposta, ho potuto leggere che vi saranno - come ho scritto nell'interpellanza - maggiori costi per la pubblica amministrazione e che i nostri agricoltori e allevatori, categorie già parecchio in difficoltà, dovranno dedicare, purtroppo, maggiore tempo a inseguire la burocrazia, piuttosto che a pensare, da imprenditori, alla crescita delle loro aziende.

Inoltre, Agea ha tante altre problematiche. Approfitto anche per segnalare che, a seguito del progetto Refresh del 2019, i produttori hanno ricevuto controlli perché spesso viene allineato il dato sul fascicolo e poi non è riportato sulle domande. Quindi, c'è una serie di anomalie che non esistono, con riferimento alla domanda 2020, e che non permetteranno il pagamento negli anni successivi.

Le anomalie sono tante e i problemi sono tanti. Non me ne voglia onorevole, sottosegretario Scalfarotto, capisco che anche lei è portavoce di questa risposta, formulata dagli uffici del Ministero e mi dispiace che oggi non ci sia il sottosegretario delegato.

Qualcuno mi ha chiesto perché un deputato di maggioranza - io ne faccio parte - presenti un'interpellanza, dato che stando al Governo, potrebbe risolvere i problemi. Non è così, sappiamo tutti quanti che non è così. Ho fatto quello che ho ritenuto più opportuno per difendere il mio territorio e questa categoria: l'ho sempre fatto, anche andando spesso contro le direttive del mio partito.

(Iniziative di competenza, anche normative, volte ad assicurare la piena tracciabilità dell'utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura, alla luce di numerose segnalazioni di una loro gestione impropria e dei connessi rischi per la salute - n. 2-01452)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Barzotti ed altri n. 2-01452 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Valentina Barzotti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente, procedo con l'illustrazione dell'interpellanza. Oggi sottoponiamo all'attenzione del Ministero della Transizione ecologica una tematica molto cara al MoVimento 5 Stelle, ossia un problema che riguarda l'utilizzo dei fanghi di depurazione delle acque reflue e dei gessi di defecazione in agricoltura.

Stiamo parlando, in questo caso, di due prodotti differenti: da un lato, abbiamo i fanghi di depurazione delle acque reflue che sono da tempo utilizzati come fertilizzanti in agricoltura, in considerazione del loro contenuto di sostanze organiche.

Sotto il profilo giuridico, i fanghi di depurazione sono a tutti gli effetti dei rifiuti e quindi sono sottoposti alla normativa del “testo unico Ambiente”, nonché ad una normativa di derivazione comunitaria che è stata adottata nel nostro ordinamento attorno agli anni Novanta, mentre, invece, il gesso di defecazione è, di fatto, un fertilizzante derivato da fanghi, ma se ne distingue per la presenza di alcuni correttivi chimici che sottraggono il gesso dalla normativa in questione che viene invece applicata ai fanghi, quindi per il loro utilizzo, il loro trasporto, il loro trattamento in generale. E questo è un problema serio e concreto in quanto, nel 95 per cento dei casi, in base ai dati di ARPA Emilia-Romagna, i fanghi di depurazione vengono proprio trasformati in gessi, a dispetto della ratio originaria che ha portato all'introduzione nel nostro ordinamento dei fanghi in agricoltura, che, in astratto, potrebbe anche avere ricadute positive in termini di arricchimento dei suoli agricoli con specifico riguardo agli elementi nutritivi.

La gestione di questa pratica ha visto, nel 2021, un'escalation di denunce, indagini, arresti, spesso provenienti dalle segnalazioni dei cittadini e delle guardie ecologiche volontarie. Faccio soltanto qualche esempio. Nel maggio del 2021, è emerso il gravissimo caso dell'azienda WTE di Quinzano e Calcinato, in provincia di Brescia, che ha sparso gessi su 3 mila ettari di suolo nel Nord Italia tra Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia e, con riferimento a quest'ultima, lo spandimento riguarderebbe i campi delle aziende agricole di 78 comuni, tra cui Lodi, Casale, Castiglione e Cavenago d'Adda. Si tratta di quel famoso caso in cui uno degli imputati viene sentito dire, all'interno di un'intercettazione telefonica: “Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi”. Un altro caso si è verificato in provincia di Pavia, dove diversi cittadini hanno segnalato la presenza di forti miasmi in aree limitrofe a Belgioioso, presso la ditta Var, che si occupa di trattamento e produzione di fanghi. A dicembre del 2021, c'è stata l'esecuzione di un'ordinanza applicativa di tre misure cautelari, in base alle quali sono stati disposti due arresti domiciliari e un obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria nei confronti di alcuni soggetti, che sono stati indagati per inquinamento ambientale doloso, commesso a partire dal mese di febbraio del 2021, mediante reiterate condotte di spandimento di materiale asseritamente utilizzabile come fertilizzante in agricoltura. Un altro caso ancora, di ottobre del 2021, presso il comune di San Giovanni Lupatoto, a Verona. È stato protocollato lì un esposto, indirizzato alla procura della Repubblica e al Comando del gruppo forestale dei carabinieri di Verona, che è stato firmato da ben 149 cittadini residenti a Raldon, in cui è stato segnalato che, su alcuni terreni situati in via Campagnini, sarebbe stato effettuato lo scarico di materiale dall'odore fortemente sgradevole, che rendeva quasi impossibile respirare, causa di bruciore agli occhi, alla gola e alle vie respiratorie. I terreni in questione rientrano in un'area in cui la falda freatica si trova a pochi metri di profondità, con la presenza di risorgive, in cui le abitazioni adiacenti prelevano l'acqua da pozzi privati. Qualche mese fa, a seguito delle diverse segnalazioni pervenute al Comando della polizia municipale di San Giovanni Lupatoto, gli agenti effettuavano un sopralluogo in cui accertavano che presso i terreni agricoli in questione era in atto un piano di concimazione con l'utilizzo di gesso di defecazione.

Presidente, sottosegretaria, non si può capire cosa vuol dire abitare vicino a questi campi, perché, quando arriva quell'odore forte di ammoniaca che ti impedisce di respirare, è davvero insopportabile. Quindi, il coinvolgimento di importanti aziende, anche del settore della depurazione, porta a interrogarsi sulla contezza da parte delle stesse circa i metodi, perlomeno inappropriati, di gestione dei fanghi da parte delle società di trattamento e smaltimento dei medesimi, anche per eventuali aspetti di risparmio economico e di possibile concorrenza sleale. Le vicende che ho descritto danno luogo a inevitabili ripercussioni a livello sociosanitario, ambientale, ma anche alimentare, con gravi ricadute sul territorio e la popolazione interessata. A ciò aggiungo, Presidente, sottosegretaria, che la Lombardia importa oltre 10 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno e 800 mila tonnellate di soli fanghi. Il MoVimento 5 Stelle ha agito in tutte le sedi per chiedere maggiore attenzione su questa problematica. A livello di Lombardia, i deputati, i senatori, i consiglieri regionali hanno formalizzato una richiesta ai prefetti di Mantova, di Lodi, di Brescia, di Cremona, di Pavia e di Milano per istituire un coordinamento tra le autorità competenti, rappresentanti dei cittadini, esperti e funzionari del mondo agricolo, ambientale e di gestione delle risorse, al fine di raccogliere proposte e trovare soluzioni concrete per migliorare la vivibilità dei comuni limitrofi ai campi oggetto di spandimento, la sostenibilità di questa pratica, nonché garantire l'efficacia dei controlli. Ringrazio i prefetti che si impegneranno su questa iniziativa, che per noi è davvero molto importante, anche se questo è un momento molto delicato in cui le prefetture sono sotto pressione per l'emergenza profughi provenienti dall'Ucraina. Oggi, in questa sede, interpelliamo anche il Ministero della Transizione ecologica per chiedere quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per completare la tracciabilità dell'utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura e tutelare la salute dei cittadini, anche attraverso l'introduzione di norme finalizzate a disciplinare le molestie di natura olfattiva e il rischio microbiologico, incentivando la filiera corta di gestione dei fanghi di depurazione. Ringrazio anche la sottosegretaria Fontana, che da sempre è attenta alle problematiche ambientali e che, anche su questo tema, è sempre preparata e ci supporta nella nostra azione politica.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Ilaria Fontana, ha facoltà di rispondere.

ILARIA FONTANA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Barzotti e tutti i colleghi firmatari di questa importante interpellanza, che porta alla luce un tema molto, molto importante e ci permette anche di fare un po' di chiarezza sul percorso che si sta facendo come Ministero della Transizione ecologica.

Con l'interpellanza in oggetto gli onorevoli interpellanti riferiscono notizie riguardanti l'utilizzo dei fanghi di depurazione delle acque reflue in agricoltura, in particolare mediante l'utilizzo degli stessi per la preparazione del correttivo “gesso di defecazione con fanghi”, segnalando che l'impiego di tali prodotti sul terreno ha causato notevoli criticità in varie parti del territorio italiano, con relative segnalazioni alla procura della Repubblica e con l'avvio di indagini che hanno portato, in taluni casi, al sequestro di impianti e alla contestazione di reati, come ha specificato benissimo nella sua illustrazione, l'onorevole.

In proposito si osserva che i fanghi di depurazione derivanti dall'attività di trattamento delle acque reflue sono rifiuti e il loro utilizzo a beneficio dell'agricoltura è possibile ed è disciplinato dal decreto legislativo n. 99 del 1992, che costituisce il recepimento comunitario della direttiva 86/278/CEE, concernente la protezione dell'ambiente, in particolare del suolo, nell'utilizzazione dei fanghi di depurazione. Secondo tale normativa, i fanghi di depurazione, pur essendo e mantenendo lo status di rifiuto, se soddisfano taluni specifici e definiti requisiti, possono essere utilizzati in agricoltura, ma non acquisiscono mai la natura di fertilizzanti.

I gessi di defecazione, invece, sono classificati, ai sensi del decreto legislativo n. 75 del 2010, come “correttivi”, ovvero come materiali da aggiungere al suolo per modificarne e migliorarne le proprietà chimiche. I tipi e le caratteristiche di tali correttivi sono riportati nell'Allegato 3 del medesimo decreto. Tale Allegato, proprio al punto 23, specifica che per la preparazione del correttivo denominato “gesso di defecazione da fanghi” possono essere utilizzati i fanghi di depurazione, di cui al decreto legislativo n. 99 del 1992, che devono, tuttavia, rispettare precise indicazioni sui contenuti di inquinanti. Pertanto, secondo la richiamata normativa, i fanghi possono essere utilizzati al posto delle materie prime ed il fertilizzante così ottenuto, se rispetta i requisiti previsti, acquisisce lo status di prodotto ed è commercializzabile. Dunque, i fanghi che si impiegano per la produzione dei gessi di defecazione devono per legge essere idonei all'impiego agricolo già prima del trattamento di trasformazione presso gli impianti. Le operazioni, che sono generalmente condotte prima dell'utilizzo al suolo dei fanghi e che possono riguardare anche la miscelazione con altri fanghi, sono sempre sottoposte al regime autorizzativo che stabilisce criteri specifici e limiti di accettabilità dei fanghi in entrata al trattamento e tali da assicurare la qualità dei prodotti finali in uscita destinati all'uso agricolo e per la sicurezza dell'uomo e dell'ambiente.

A tale riguardo, come è noto, il decreto legislativo n. 99 del 1992 è stato emendato dal decreto-legge n. 109 del 2018 (“decreto Genova”), poi convertito con modificazioni dalla legge n. 130 del 2018, ha introdotto, all'articolo 41, ulteriori limiti, non previsti dal citato decreto legislativo n. 99 del 1992, in particolare quelli riguardanti gli idrocarburi (C10-C40), gli idrocarburi policiclici aromatici, le policlorodibenzodiossine, i policlorodibenzofurani, i policlorobifenili ed infine limitazioni sul contenuto di toluene, selenio, berillio, arsenico, cromo totale e cromo esavalente.

Anche quando i fanghi sono impiegati per la produzione del gesso di defecazione, occorre evidenziare che l'aggiunta della calce viva è necessaria per idrolizzare e, quindi, rompere la frazione di azoto organico contenuta nei fanghi, spezzando, quindi, le proteine in composti piccoli, come polipeptidi ed amminoacidi, e dell'acido solforico, necessario per neutralizzare la calce, dopo la reazione di idrolisi e provocare la reazione chimica che produce il gesso (quindi, il solfato di calcio), modificano profondamente i fanghi. È questo il procedimento che va seguito. Infatti, attraverso queste due reazioni chimiche ed il calore che si sviluppa, i fanghi sono completamente sanificati e vengono distrutti i batteri patogeni.

Per l'impiego in agricoltura, i gessi di defecazione seguono gli stessi protocolli e le limitazioni per l'apporto di azoto e nutrienti al suolo, stabiliti dalla “direttiva Nitrati”, e si redigono, come per tutti gli altri fertilizzanti, i piani di utilizzo agronomico (PUA) per ciascuna azienda. Dall'esame di tali documenti, è possibile conoscere le superfici catastali trattate e le quantità impiegate in ciascuno appezzamento. I suddetti documenti sono detenuti e messi a disposizione delle autorità competenti che sono tenute ai controlli. In proposito, si rappresenta che l'attività di vigilanza sulla disciplina dei fertilizzanti è esercitata dal dipartimento dell'Ispettorato centrale della qualità e repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e dell'Agenzia delle dogane. Devono, inoltre, essere effettuate analisi, almeno trimestrali, dei fanghi che si impiegano e devono essere analizzate le componenti inorganiche ed organiche, fra cui metalli pesanti, idrocarburi, contaminanti organici vari, tra cui proprio le diossine. Devono essere analizzati anche i gessi per lotti di produzione, allo scopo di verificare la rispondenza degli stessi ai limiti previsti dalla normativa sui fertilizzanti. Si tratta di analisi indispensabili per controllare la conformità legale e l'idoneità qualitativa dei materiali in entrata e di quelli in uscita.

Questo Ministero si rende disponibile a vagliare eventuali iniziative provenienti dal Parlamento per garantire una comunicazione efficace delle fasi di produzione e di utilizzo dei gessi di defecazione da fanghi e del carbonato di calcio di defecazione, come già ho ricordato a questa Camera. In particolare, ci si riferisce ad iniziative volte a migliorare la tracciabilità, sia dal lato del produttore, che dal lato del trasportatore. In capo al produttore, potrebbe essere previsto: il contingentamento del peso dei lotti di produzione, l'identificazione di questi ultimi mediante un'analisi che ne attesti il rispetto delle previsioni contenute nel citato decreto legislativo n. 75, oltre all'obbligo per il produttore di conservare la documentazione per un periodo minimo, in modo da consentire le attività di controllo da parte degli organi preposti. Per il trasportatore, invece, si potrebbe prevedere che ogni trasferimento del materiale sia accompagnato da un documento di trasporto, contenente i relativi dati: il luogo di produzione e destinazione, nonché l'analisi identificativa del lotto. Per quanto riguarda la tracciabilità dei fanghi, la normativa vigente prevede che ogni operatore della filiera mantenga un registro di carico e scarico, vidimato dalla provincia che ha rilasciato l'autorizzazione, dove sono annotati i quantitativi di fango prodotto e quelli forniti per uso agricolo, la composizione e le caratteristiche dei fanghi rispetto ai parametri, di cui all'allegato 1B del decreto legislativo n. 99 del 1992, il tipo di condizionamento impiegato, i nomi e gli indirizzi dei destinatari dei fanghi e i luoghi previsti di utilizzazione dei fanghi.

Il suddetto decreto legislativo n. 99 del 1992 contiene, nell'allegato 3A, l'elenco delle informazioni che devono accompagnare i fanghi destinati in agricoltura e, nell'allegato 3B, le informazioni da inserire nel registro dei terreni. La scheda di accompagnamento e il registro di utilizzazione devono essere conservati per un periodo di tempo non inferiore ai sei anni dall'ultima utilizzazione.

L'articolo 14 nel suddetto decreto richiede, da parte del produttore dei fanghi, la trasmissione annuale di una copia dei registri di carico e scarico alla regione, ai fini della redazione da parte di quest'ultima di una relazione da inviare al Ministero della Transizione ecologica sui quantitativi di fanghi prodotti in relazione alle diverse tipologie, sulla composizione e le caratteristiche degli stessi, sulla quota fornita per usi agricoli e sulle caratteristiche dei terreni a tal fine destinati. Per quanto concerne la tracciabilità dei correttivi, occorre evidenziare che, nel caso in cui l'impianto utilizzi rifiuti nel processo produttivo, come nel caso dei gessi di defecazione da fanghi, si applicano tutte le misure di tracciabilità previste per i rifiuti. In questo caso, la tracciabilità dei rifiuti segue tutti i passaggi, ovvero raccolta, trasporto, stoccaggio, condizionamento ed utilizzo, mediante l'utilizzo del formulario dei registri di carico e scarico, sino all'ingresso dell'impianto. I gessi di defecazione in uscita degli impianti, invece, poiché assumono la qualifica di prodotto hanno una tracciabilità meno puntuale rispetto ai rifiuti.

Sempre sul tema della tutela ambientale, si evidenzia che rimane in carico alle autorità competenti locali il controllo su tutte le attività di gestione dei rifiuti e l'accertamento delle violazioni, di cui alla parte IV del Codice dell'ambiente. Ulteriori profili di competenza spettano, inoltre, all'autorità regionale che ha rilasciato il titolo autorizzativo dell'impianto di recupero dei rifiuti per la produzione dei gessi di defecazione da fanghi. Infine, la Commissione europea recentemente ha elaborato un report sull'uso dei fanghi di depurazione delle acque reflue a beneficio dell'agricoltura e sui risultati ottenuti nell'attuazione della 86/278/CEE nei vari Paesi membri della Comunità. Tali lavori potrebbero portare ad una revisione della direttiva, cui seguirà il relativo decreto di recepimento e la conseguente modifica del decreto legislativo n. 99 del 1992. Quanto previsto dal suddetto decreto già fornisce, dunque, gli strumenti per la tracciabilità dei fanghi destinati ad utilizzazione agronomica, ferma restando l'opportunità di apportare aggiornamenti al decreto stesso, al fine di consentire una trasmissione informatizzata dei dati. D'altro canto, in occasione dell'eventuale revisione del decreto legislativo n. 75 del 2010, la cui competenza - si rammenta - è posta in carico al MiPAAF, il Ministero della Transizione ecologica proporrà e sosterrà, in sede di concerto, tutte le possibili iniziative per garantire una comunicazione efficace delle fasi di produzione e di utilizzo dei gessi e dei carbonati di defecazione, al fine di migliorare le attività connesse alla tracciatura di tutte le fasi di produzione e del successivo utilizzo, sia dal lato del produttore, come dicevo prima, sia dal lato del trasportatore. Le disposizioni normative, comunque, non riducono e non possono sostituirsi alle attività di controllo sul territorio, poste in carico alle autorità locali, che rimangono imprescindibili ai fini della repressione delle frodi e di tutti gli illeciti ambientali.

PRESIDENTE. Il deputato Claudio Cominardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

CLAUDIO COMINARDI (M5S). Grazie, Presidente. Ne approfitto anche per ringraziare la collega sottosegretaria Ilaria Fontana, anche perché si vede il lavoro che fa per quanto riguarda le risposte alle interpellanze urgenti; cioè, non è sicuramente una passacarte, ma una che ci mette del suo, e questo è sicuramente ammirevole.

Detto ciò, vorrei portare a questa discussione po' di elementi. Innanzitutto, la regione Lombardia ha approvato una legge regionale proprio per il tracciamento dei gessi. Questa è una battaglia storica del MoVimento 5 Stelle, perché, anche nella precedente consiliatura, il MoVimento 5 Stelle ha sempre premuto per la tracciabilità dei gessi; è un problema che riscontriamo in Lombardia in maniera molto forte, perché oltre agli insediamenti industriali e all'inquinamento classico atmosferico, ci ritroviamo ad avere anche questo inquinamento molto pesante dal punto di vista del suolo, dell'agricoltura, della zootecnia e via discorrendo.

Nostro malgrado, questa legge regionale, che è passata con il voto di tutto il consiglio, è stata però impugnata dal Governo per una questione di competenze per materia. Quindi, ovviamente, ci si aspetta che, rispetto a questa impugnazione per competenza, sia lo stesso Stato centrale a prendere degli impegni concreti.

Ringrazio la sottosegretaria e accolgo con favore il fatto che si sia aperti verso delle proposte che arrivano a livello parlamentare e ne approfitto anche per ricordare che abbiamo vari colleghi che si sono occupati di questa materia, tra i quali il collega Alberto Zolezzi che è intervenuto in sede di conversione in legge del “decreto Semplificazioni”, ottenendo un marginale risultato - importante, però marginale - per quanto riguarda la tracciabilità dei gessi.

Quindi, vi leggo giusto il passaggio della interpellanza: nel cosiddetto “decreto Semplificazioni”, è stata esclusa la possibilità di utilizzare fanghi di depurazione per produrre i correttivi di cui ai punti 21 e 22 della tabella 2.1 dell'allegato 3 del decreto legislativo n. 75 del 2010. Resta, però, il punto 23 che è quello più importante: gessi da defecazione da fanghi. Pertanto, è necessario, a questo punto, imporre la tracciabilità e, quindi, a tale riguardo, serve una convergenza con il Governo; serve una convergenza con il Ministero della Transizione ecologica, e serve una convergenza anche con il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Questo è molto, molto, importante e quindi, anche se non è qui presente nessun rappresentante di quel Ministero, ne approfitto per farlo presente.

La collega poc'anzi ricordava dei fatti di cronaca e, fra i fatti di cronaca più rilevanti, sicuramente c'è il noto caso Wte, che ha avuto anche risalto mediatico a livello nazionale, e ha riportato dei passaggi e delle intercettazioni. In queste intercettazioni, si fa riferimento a questo mais e al fatto che si fosse consapevoli che lo stesso era contaminato, che purtroppo sarebbe entrato nella catena alimentare e che, quindi, anche i bambini stessi avrebbero dovuto pagarne le conseguenze. A proposito di questa consapevolezza, nelle intercettazioni dichiarano anche: siamo talmente aziendalisti da non avere più pudore. Questi sono dei crimini, dei crimini veramente inenarrabili!

Quando parliamo di questi temi, in realtà, c'è sempre una fetta della popolazione, comitati e associazioni, che queste cose le aveva segnalate anni e anni prima; poi, finalmente, è intervenuta l'ARPA, bisogna dargliene merito. Certo, sarebbe stato utile se si fosse riusciti ad essere più celeri in questo senso. Però, ecco, ogni volta, occorre parlare anche dei controlli e quando parliamo di controlli dobbiamo ricordarci per esempio della Polizia provinciale, che deve essere sicuramente potenziata, dobbiamo ricordarci del Corpo forestale, che è passato, con l'accorpamento, nell'Arma dei carabinieri e, quindi, non ha più l'efficacia che aveva prima, per una questione di farraginosità dell'azione di controllo, per non parlare delle guardie ecologiche volontarie.

Sono temi regionali, in questo senso è giusto ricordarlo, quando parlo di guardie ecologiche volontarie, che soprattutto nella provincia di Brescia, negli ultimi 2 o 3 anni, sono state depotenziate dalla regione Lombardia che le ha quasi annullate, mentre svolgevano e svolgono un ruolo preziosissimo; questa cosa ce la dobbiamo ricordare. Quindi, per quanto possibile, è bene che anche lo Stato centrale, anche con azioni di moral suasion, riesca ad intervenire.

Se oggi siamo arrivati almeno alla denuncia e, quindi, a bloccare queste situazioni nelle varie province italiane, dove purtroppo si spargeva di tutto e di più, è proprio grazie ai tanti comitati, associazioni e cittadini.

Quando si parla di sostanze nocive sparse in questi campi, vorrei ricordare che nei fanghi, e quindi poi in questi gessi, trovavamo i liquidi delle batterie esauste: è una cosa che veramente non mi sembra accettabile! Non è accettabile, non riesco neanche a immaginare che, in un Paese evoluto come il nostro, bello come il nostro, con un tale patrimonio paesaggistico e anche culturale, ci si debba scontrare con queste cose per la logica del profitto.

In conclusione, vorrei dire che ringrazio sicuramente per l'impegno, ma dobbiamo fare ancora tanto, assolutamente, perché il tracciamento dei gessi, nonostante le difficoltà delle normative enunciate, ci deve assolutamente essere e ci devono essere controlli, come dicevo, a monte, perché quando si arriva a valle è sempre troppo tardi. E questi organi sono tutti importanti: dalla Polizia provinciale, alle guardie ecologiche volontarie, alla Forestale, alle Agenzie come l'ARPA.

Noi in Lombardia abbiamo avuto come portavoce parlamentari e consiglieri regionali. Ricordo questa iniziativa promossa con la collega Valentina Barzotti: abbiamo chiesto alle prefetture un tavolo di coordinamento delle varie province che sono state interessate. Qualche prefetto ci sta rispondendo e questo è sicuramente positivo.

Quindi, ringrazio nuovamente; insomma, è un faro su questo, perché stiamo parlando della salute di tutti noi e dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 21 marzo 2022 - Ore 13:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale:

MELONI ed altri: Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. (C. 716-A​)

Relatori: BRESCIA, per la maggioranza; PRISCO, di minoranza.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

CORDA ed altri: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 875-B​)

Relatore: ARESTA.

3. Discussione sulle linee generali della mozione Scerra ed altri n. 1-00586 concernente iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

4. Discussione sulle linee generali della mozione Gadda ed altri n. 1-00573 concernente iniziative in materia di Servizio civile universale .

La seduta termina alle 11,20.