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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 617 di lunedì 2 maggio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 16.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 aprile 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

TESTO AGGIORNATO AL 4 MAGGIO 2016

Missioni.

Testo sostituito con l'errata corrige del 4 MAGGIO 2016   PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Antimo Cesaro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Del Basso De Caro, Dell'Orco, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Quartapelle Procopio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Rossomando, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Tabacci, Velo e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).
  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Antimo Cesaro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Del Basso De Caro, Dell'Orco, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Quartapelle Procopio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Tabacci, Velo e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione delle mozioni Lorefice ed altri n. 1-00698, D'Incecco ed altri n. 1-01229 e Binetti ed altri n. 1-01235 concernenti iniziative finalizzate al riconoscimento dell'endometriosi come malattia invalidante e al potenziamento delle prestazioni sanitarie e delle misure di sostegno economico e sociale per le donne affette da tale patologia (ore 16,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Lorefice ed altri n. 1-00698 (Nuova formulazione), D'Incecco ed altri n. 1-01229 e Binetti ed altri n. 1-01235 concernenti iniziative finalizzate al riconoscimento dell'endometriosi come malattia invalidante e al potenziamento delle prestazioni sanitarie e delle misure di sostegno economico e sociale per le donne affette da tale patologia (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto, altresì, che sono state presentate le mozioni Rondini ed altri n. 1-01237, Palese ed altri n. 1-01238, Nicchi Pag. 2ed altri n. 1-01239, Vargiu ed altri n. 1-01240 e Milanato ed Occhiuto n. 1-01243 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare l'onorevole Lorefice, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00698 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, la discussione di oggi ci permette di accendere i fari su una malattia che tantissimi non conoscono ancora, nonostante i numeri impressionanti e il lavoro che associazioni e liberi cittadini fanno sui territori. Parliamo di endometriosi, una malattia tutta al femminile, quella della quale sono affette 150 milioni di donne nel mondo e di queste ben 3 milioni solo nel nostro Paese. Una malattia che si manifesta quando il tessuto, che normalmente è posizionato all'interno dell'utero, l'endometrio, cresce al di fuori di esso. Comunemente coinvolge le ovaie, l'intestino, il tessuto che riveste il bacino. Il tessuto endometriale si addensa, si rompe, sanguina con ogni ciclo mestruale e, poiché questo tessuto non ha modo di uscire dal corpo, rimane all'interno. Quando coinvolge le ovaie, si possono formare cisti, mentre il tessuto intorno può irritarsi e sviluppare aderenze, cioè un tessuto anomalo che lega gli organi insieme. Le complicazioni più gravi sono una possibile infertilità e il tumore ovarico. Fortunatamente i numeri in tal senso sono piuttosto bassi. Talvolta è asintomatica, ma nella maggior parte dei casi nausea, crampi accompagnano dolori fortissimi, tali da compromettere la salute psicofisica delle donne che ne sono affette e tali da comprometterne la vita privata, lavorativa, le relazioni interpersonali. Questi numeri, i numeri molto importanti, sono usciti fuori anche dall'indagine conoscitiva del Senato già nel lontano 2006. Le cause dell'endometriosi non sono ancora certe, possono essere riconducibili a diversi fattori, come la mestruazione retrograda, i disturbi del sistema immunitario, i fattori inquinanti, tanto per citare alcuni esempi. Poi, la cura. La cura di solito prevede due strade: i farmaci o l'intervento chirurgico. Chi scopre la malattia deve convivere spesso con ignoranza, incomprensione, assenza di sostegno economico appropriato. Sì perché le pazienti pagano tutte le cure e a far lievitare ulteriormente i costi dell'assistenza, che sono anche diverse migliaia in un anno, sono i tempi lunghissimi per la diagnosi, per una diagnosi passano in media dai sette ai nove anni. Questo accade sia perché c’è un ritardo nella paziente che va dal medico, dato che il dolore mestruale è considerato normale in alcune culture, ma nella realtà se peggiora negli anni è da indagare, e sia perché può esserci un ritardo nei medici di famiglia e nei ginecologi nel fare una corretta diagnosi.
  È più che mai necessario aggiornare i LEA, i livelli essenziali di assistenza, e inserire la patologia tra le malattie invalidanti. Solo così sarà possibile garantire alle donne affette da questa patologia un'efficace tutela a livello clinico-sanitario innanzitutto, ma anche lavorativo, sociale ed esistenziale. Nel 2012 sembrava che le cose stessero cambiando, la malattia era stata inserita nelle tabelle INPS per ottenere punti per l'invalidità civile, ma il decreto che lo prevedeva non è mai stato approvato, né firmato dall'allora Ministro della salute. Si continua a temporeggiare ancora oggi, il Ministro Lorenzin rilascia periodiche dichiarazioni ma quelli che servono sono i fatti, serve una firma per aggiornare quel decreto. Questo è il primo importantissime impegno che chiediamo al Governo di prendere ed è contenuto nella nostra mozione. Non possiamo trascurare il gravoso onere economico dovuto alle diagnosi, agli esami specialistici, alle cure, completamente a carico delle persone affette Pag. 3dalla malattia. Non sono previste esenzioni, un esame specialistico può costare anche centinaia di euro, una cura ha mensilmente un costo non indifferente e non tutte sono in grado di sostenere un peso economico del genere. Prevedere l'esenzione del ticket sanitario per esami specialistici e per l'acquisto dei farmaci, nonché la riduzione dei tempi d'attesa per poter usufruire delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale è più che mai necessario, perché la salute è un diritto sancito dalla Costituzione italiana e nessun cittadino può essere lasciato solo. Chiediamo un impegno concreto a sostegno della ricerca scientifica, fondamentale per arrivare ad una diagnosi precoce e certa. Oggi, per avere una diagnosi, occorrono in media, come ho già detto in premessa, nove anni, troppi, perché la malattia nel frattempo progredisce. Servono iniziative di aggiornamento e formazione del personale medico di assistenza e dei consultori familiari, ma anche campagne di sensibilizzazione e informazione sulla malattia rivolte ai cittadini. Lo chiediamo perché siamo convinti che la consapevolezza, l'informazione e la prevenzione sull'endometriosi rappresentino lo strumento primario per combattere la patologia. Altro impegno previsto nella nostra mozione è l'istituzione di un registro nazionale che permetta di raccogliere e analizzare i dati clinici e sociali della malattia. Per facilitare tali attività, le regioni dovrebbero trasmettere periodicamente i dati relativi alla diffusione della malattia nel territorio di competenza, senza un registro nazionale non è possibile indicare con certezza quante donne in Italia sono affette da endometriosi. Gli unici dati che possediamo sono basati sulle cartelle cliniche degli ospedali, così come, senza questo, è molto probabile che il Governo continui a trovare scuse per temporeggiare su tutto il resto, quindi sul riconoscimento della malattia, sull'invalidità e sull'esenzione. Ricordiamo che lo stesso Ministro Lorenzin aveva annunciato a mezzo stampa l'istituzione di un registro nazionale, queste le sue parole: prevista l'istituzione di un registro nazionale. Era il 25 giugno del 2015, da allora è passato quasi un anno e ancora niente. Infine siamo convinti che occorra sostenere lo studio, la ricerca sull'endometriosi e valutarne l'incidenza sul territorio nazionale. Per questo motivo chiediamo al Governo di impegnarsi a trovare delle risorse per istituire un fondo a ciò dedicato. Nella mozione prevediamo che le risorse vengono ripartite secondo il principio della trasparenza ad enti pubblici di ricerca, sulla base di graduatorie realizzate da un'apposita commissione ministeriale. Ancora, da non sottovalutare, interventi per salvaguardare le donne sul fronte lavorativo, perché la loro vita è fortemente compromessa dalla malattia, che impedisce di poter lavorare almeno cinque giorni al mese. La Lorenzin ha fatto promesse da quando è Ministro, oggi ha la possibilità di trasformare queste promesse in impegni concreti, approvando la nostra mozione nella quale sono racchiuse le legittime richieste di 3 milioni di donne. Dire no a questi impegni significa perdere credibilità al cospetto di chi crede ancora che lo Stato sia davvero garante dei diritti dei cittadini. Vado alle conclusioni, Presidente. Concludo rivolgendomi proprio a voi che sedete tra i banchi del Governo e della maggioranza. Io non so se vi è mai capitato di parlare con qualcuna di queste donne del cui destino stiamo discutendo ora in quest'Aula, se l'avete fatto avrete avuto modo anche voi di percepire quanta forza c’è in loro. Sono tre milioni di donne, non mi stancherò mai di dirlo, che con determinazione e coraggio affrontano le difficoltà quotidiane con una luce speciale negli occhi, che non può non arricchire chi ha la fortuna di incontrarla.
  È la luce della speranza, che noi oggi in quest'Aula possiamo trasformare in realtà. Se questa mozione giunge oggi a discussione, è merito loro innanzitutto che hanno dialogato con tutti noi per raccontarci il loro mondo; hanno parlato con tutti, consapevoli, loro per prime, che i diritti non hanno colore politico. Queste mozioni sono un'opportunità e auspico che tutti sapremo coglierla. Il nostro Paese ha mille difficoltà, ma ci sono delle priorità Pag. 4di fronte alle quali non possiamo continuare a far finta di niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole D'Incecco, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01229. Ne ha facoltà.

  VITTORIA D'INCECCO. Grazie Presidente. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, parliamo appunto di una patologia infiammatoria cronica, l'endometriosi, a più alta prevalenza tra le malattie ginecologiche e fortemente oggetto di studio in questi ultimi anni. Colpisce, nei Paesi occidentali, il 5-10 per cento della popolazione femminile in età riproduttiva, manifestandosi soprattutto in età fertile tra i 25 e i 35 anni e più raramente prima della pubertà e dopo la menopausa, anche se la letteratura internazionale pone l'accento negli ultimi tempi sull'età adolescenziale. Dati più recenti, infatti, registrano che quasi il 40 per cento delle donne affette da endometriosi riferiscono la comparsa dei primi sintomi ad un'età inferiore ai 15 anni e oltre il 25 per cento ad un'età compresa tra i 15 e i 19 anni. In Italia ci sono almeno tre milioni di donne affette da endometriosi. È una malattia estrogeno-dipendente, la cui caratteristica patologica specifica si realizza nella presenza di tessuto endometrio simile, cioè simile al tessuto che riveste l'interno dell'utero, al di fuori però della cavità uterina. Lo si può trovare, come già detto, nelle ovaie, nel peritoneo pelvico, nella vescica e perfino nell'intestino. I sintomi non sono sempre presenti. Quando si manifestano, quelli più frequenti sono il dolore persistente in regione pelvica, specie durante il ciclo mestruale, il dolore durante i rapporti sessuali, l'infertilità. La diagnosi è possibile effettuando una laparoscopia e la conferma è data dal referto dell'esame istologico. È quindi da considerarsi una malattia invalidante e per questo coinvolge anche la sfera emotiva dovendo, la persona che ne è affetta, modificare le proprie abitudini, sia dal punto di vista relazionale, che lavorativo. Spesso, infatti, si verifica nella vita della stessa persona un arresto di progressione di carriera, ma semplicemente anche una perdita o abbandono del lavoro e nelle adolescenti assenteismo scolastico. Non è una malattia che conduce alla morte, ma ha le stesse caratteristiche di un tumore maligno, tanto che ha la caratteristica di metastatizzare espandendosi, sia localmente, che nei tessuti circostanti, e condividendo con le neoplasie anche l'insorgenza di dolore neuropatico resistente a qualsiasi terapia medica. Esistono perfino dati che mettono in correlazione l'endometriosi con il cancro dell'ovaio. Quando la malattia è asintomatica, purtroppo, prima di poter formulare una diagnosi passano anni. Prima è stato detto che addirittura si arriva fino a nove anni. La terapia, una volta che si è conclamata la diagnosi, deve essere assunta per lunghi periodi e spesso è necessario anche fare più interventi chirurgici.
  Nel 2005, signor Presidente, signor sottosegretario, ben 266 membri del Parlamento europeo hanno sottoscritto la Written Declaration on Endometriosis poiché veniva stimato in 39 miliardi di euro l'onere annuale di congedi di malattia a causa di endometriosi all'interno dell'Unione europea. Tale documento chiedeva ai Governi degli Stati membri e alla Commissione europea di impegnarsi a favorire la ricerca sulle cause, la prevenzione e il trattamento dell'endometriosi, oltre che ad istituire una giornata nazionale per la sensibilizzazione su tale tema. Anche la Commissione competente del Senato ha svolto un'indagine conoscitiva sul fenomeno come malattia sociale e in occasione della Giornata mondiale dell'endometriosi il Ministro della salute Beatrice Lorenzin ha annunciato che l'endometriosi sarà inserita nei LEA e farà parte, quindi, del nuovo elenco di malattie croniche invalidanti che danno diritto all'esenzione.
  Alcune regioni italiane, il Friuli-Venezia Giulia, la Puglia, la Sardegna e il Molise, hanno approvato una legge regionale che prevede, per le donne affette da endometriosi, interventi mirati per una diagnosi precoce, l'uso immediato di terapie Pag. 5specifiche, un'adeguata formazione degli operatori sanitari, una prevenzione efficace, oltre che istituire il registro e l'osservatorio regionale dell'endometriosi. Il complesso di tutte queste azioni, vedete, è tutto quello che serve per arginare e contrastare questo fenomeno.
  Pertanto, noi, con questa mozione, chiediamo al Governo che si attivi nel tempo più breve possibile per inserire l'endometriosi nell'elenco delle patologie esenti dalla partecipazione alla spesa per le prestazioni sanitarie, diagnostiche, ambulatoriali e specialistiche, e per l'acquisto di farmaci, ai sensi del regolamento di cui al decreto ministeriale n. 329 del 28 maggio 1999. Chiediamo, altresì, di promuovere una formazione valida e specifica del personale sanitario e un'informazione capillare nella popolazione in modo che si riconoscano precocemente i sintomi e di attivare servizi di prevenzione per una diagnosi agevolata; di migliorare la qualità delle cure; di tutelare il diritto alla salute delle lavoratrici, anche salvaguardando il loro posto di lavoro; di favorire lo sviluppo di reti di servizi e centri di eccellenza per preservare la fertilità della donna, la qualità del proprio stile di vita e ridurre i costi sociosanitari; di istituire un registro nazionale per la raccolta e l'analisi dei dati clinici e sociali al fine di monitorare senza differenze geografiche l'andamento del fenomeno e individuare strategie condivise di intervento sulla malattia per evitare le complicanze; di istituire una commissione di esperti presso il Ministero della salute, di un numero non superiore a dieci membri, con il compito di predisporre linee guida per promuovere e programmare la ricerca scientifica circa la diagnosi e il trattamento più adeguato dell'endometriosi e individuare iniziative concrete e campagne di informazione per i pazienti; infine, chiediamo di istituire la Giornata nazionale per la lotta contro l'endometriosi.
  Una corretta informazione nei confronti dei cittadini, come abbiamo detto, una significativa prevenzione, un'adeguata formazione del personale dedicato, sono gli strumenti quindi più efficaci per combattere questa patologia, le sue complicanze e i risvolti negativi che si ripercuotono, non solo sulla persona colpita e la propria famiglia, ma coinvolgono l'intera società. Quindi, noi confidiamo nella sensibilità del Governo.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01235. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, colleghi, solo pochi giorni fa, il 22 aprile per la precisione, per iniziativa del Ministro della salute, l'onorevole Beatrice Lorenzin, è stata celebrata la Giornata nazionale dedicata alla salute della donna. In quell'occasione, è stato pubblicato un manifesto con dieci punti chiave di cui mi fa piacere richiamarne perlomeno i primi tre: si richiede un approccio alla salute femminile secondo la medicina di genere per il contrasto alle malattie croniche non trasmissibili, con un'attenzione specifica alla ricerca scientifica mirata proprio alle esigenze e alle peculiarità delle donne; si richiedono strategie di comunicazione per accrescere la consapevolezza delle donne sulle tematiche della salute per sé e per la propria famiglia; si richiede tutela e promozione della salute sessuale e riproduttiva, anche attraverso la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse, e la tutela della fertilità, favorendo una procreazione responsabile e consapevole e sostenendo, quindi, la salute materna e neonatale.
  Perché, quindi, parlare oggi di endometriosi ? Proprio perché è una patologia cronica che colpisce milioni di donne in età fertile e perché ancora oggi se ne conosce poco in termini di patogenesi e di management clinico.
  L'endometriosi può colpire le donne dal momento dello sviluppo fino alla menopausa, anche se dopo i quarant'anni la crescita di tessuto endometriale presente fuori dalla cavità uterina sembra assai più lenta. A volte può persistere, però, anche dopo la menopausa, soprattutto se la donna fa terapie di tipo ormonale. La malattia si sviluppa indipendentemente dal Pag. 6fatto di aver avuto o meno gravidanze, ma, in realtà, dopo ogni gravidanza sembra avere una crescita più accelerata. Dal punto di vista epidemiologico, il numero di donne con endometriosi è vicino al 10 per cento delle donne in età riproduttiva; si parla di una patologia che colpisce circa 3 milioni di donne in Italia, 14 milioni in Europa e 150 milioni nel mondo. È una malattia poco conosciuta, ma assai più frequente di quel che si creda.
  Non è, però, facile da riconoscere perché i sintomi possono essere poco specifici e, quindi, comuni ad altre patologie. Oggi, però, ci sono strumenti in più a disposizione per affrontarla e per curarla ed è giunto il momento che il Parlamento faccia qualcosa di più per le donne che ne soffrono, per ridurre le conseguenze che una maternità intensamente desiderata, ma non realizzata può avere nel vissuto della donna e dell'intera famiglia.
  Le sue cause sono ancora ignote: si parla di fattori genetici, di fattori immunitari, infiammatori e vascolari, ma anche di sostanze inquinanti ambientali, che aumenterebbero la predisposizione all'endometriosi. Di certo si sa che è una malattia i cui numeri stanno crescendo rapidamente.
  Due sono i sintomi più rilevanti: il dolore associato a questa patologia, che influenza la qualità di vita sociale, lavorativa e di coppia, e il fatto che determina una ridotta fertilità. La donna sperimenta il primo sintomo fin dai primi anni del suo sviluppo. La presenza di dismenorrea, soprattutto tra le adolescenti, può rappresentare il campanello d'allarme di altre patologie, tra cui, per l'appunto, anche l'endometriosi. Ma il dolore pelvico può apparire come un sintomo aspecifico e, quindi, rendere difficile una diagnosi differenziale, perché può essere causato da disturbi di diversa origine (ginecologica, riproduttiva, gastrointestinale, urinaria, muscolo-scheletrica). È spesso un dolore profondo e diffuso, accompagnato da nausea, vomito, ansia e depressione. Del secondo sintomo, l'infertilità, la donna si rende conto soltanto quando vorrebbe essere in gravidanza perché desidera avere un figlio. Ecco perché molte volte la distanza tra i sintomi e la diagnosi impiega tanto tempo, perché la diagnosi si fa certezza soprattutto nel momento in cui la donna capisce che, pur desiderando avere un figlio, stenta o non riesce a rimanere in stato di gravidanza.
  È una malattia cronica invalidante, che viene classificata in quattro gradi diversi, dal primo stadio, in cui c’è una forma minima, poi lo stadio lieve, moderato, fino allo stadio più severo e più grave. Nonostante ogni anno siano pubblicati numerosi lavori scientifici su questo argomento, la patogenesi dell'endometriosi è ancora discussa e fa convivere aspetti ormonali con aspetti – come si diceva prima – immunologici ed infiammatori.
  Per quanto riguarda le terapie attualmente disponibili, si è avuto un netto progresso dei trattamenti medico-chirurgici, che stanno apportando grossi benefici alle donne affette, soprattutto se la diagnosi viene posta in modo tempestivo. Oltre ai farmaci ormonali, si stanno sviluppando nuovi farmaci antinfiammatori e analgesici, immunomodulatori e inibitori dell'angiogenesi. Il trattamento dell'endometriosi può essere effettuato per via chirurgica o per via medica. La rimozione dei focolai di endometriosici, con contemporanea conservazione e ripristino dell'integrità degli organi colpiti, esige tecniche chirurgiche particolarmente delicate. Gli interventi per sanare le tube o le ovaie, eseguiti con precisione, portano all'eliminazione dell'endometriosi e, inoltre, rendono spesso possibile la comparsa spontanea di una gravidanza.
  La terapia medica dell'endometriosi è basata, invece, sul concetto che l'endometrio ectopico è modulato dagli ormoni sessuali e subisce le stesse modificazioni cicliche dell'endometrio eutopico. Le strategie terapeutiche si basano, quindi, sul creare un clima ormonale ipoestrogemico per ridurre le lesioni endometriosiche attraverso trattamenti ormonali estroprogestinici, tenendo conto che la gestione farmacologica di questa patologia deve essere impostata nel quadro delle strategie terapeutiche a lungo termine. Si possono utilizzare Pag. 7positivamente progestinici per via orale, vaginale, intrauterina, estroprogestinica e anticoncettivi di tipo orale. Ma sono utili anche trattamenti antinfiammatori, per lo stesso motivo delle cause che si accennavano prima, quindi soprattutto trattamenti di tipo antinfiammatorio, immunomodulatore eccetera.
  Ciò che è certo, però, è che l'endometriosi non può essere definitivamente curata e, quindi, questo ne fa una malattia cronica che richiede un'attenzione e una vigilanza costante, per lo stesso motivo per cui prima la collega parlava di possibile metastatizzazione a distanza e, quindi, di focolai che si possono riaccendere e ripresentare.
  Ciò che rende più interessante, però, in questo momento affrontare il tema dell'endometriosi è la sua stretta relazione con la sterilità. L'endometriosi interferisce in diversi modi sulla fertilità spontanea della donna: la causa che la provoca può essere localizzata nelle ovaie, nelle tube, nel peritoneo circostante. Tra le principali cause determinanti infertilità nell'endometriosi ci sono la distorsione dell'anatomia pelvica e la presenza di aderenze, l'ostruzione tubarica, l'agglutinazione fimbriale. Quello che è certo è che, nel momento in cui la donna si rende conto che non riesce ad avere una gravidanza per le vie ordinarie e capisce che questa patologia non le permette di avere un figlio, ricorre alla procreazione medicalmente assistita e una procreazione medicalmente assistita può avere risultati positivi sempre che siano rimasti integri i tessuti anatomici e la struttura funzionale a monte.
  Ecco perché a noi interessa in modo particolare, in questa settimana, mettere a fuoco il tema dell'endometriosi e la sua relazione con l'infertilità femminile, che appunto poi provoca la sterilità di coppia. Infatti, soltanto se si interviene precocemente su questo è possibile riuscire a riorientare il desiderio di maternità di una donna e riuscire a contrastare quella che è la «deriva», di cui, peraltro, ci stiamo occupando in un'altra mozione – che mi auguro possa diventare presto oggetto del dibattito e della votazione dell'Aula –, della maternità surrogata. Un'endometriosi trascurata, un desiderio di maternità frustrato può condurre la donna, può condurre la coppia a fare delle richieste che sono in qualche modo in forte contraddizione, poi, con quelli che sono i criteri positivi che portano ad avere un figlio nella naturale relazione di una vita di famiglia.
  Quindi, cosa vogliamo chiedere al Governo ? Vogliamo chiedere al Governo aggiornare le tabelle del decreto ministeriale del 1999 per inserire l'endometriosi fra le malattie invalidanti, riconoscendo alle donne affette dalla patologia il diritto all'esenzione dal ticket sanitario per esami diagnostici specialistici e l'esenzione dal ticket per l'acquisto dei farmaci necessari alla cura e al controllo dei sintomi. Chiediamo al Governo di adottare iniziative a tutela delle donne affette da endometriosi, a partire dalla promozione della conoscenza della malattia, per arrivare al sostegno della ricerca scientifica, che faciliti, nella maggior parte dei casi, una diagnosi precoce certa. Chiediamo al Governo di impegnarsi ad assumere iniziative per istituire un registro nazionale dell'endometriosi, per la raccolta e l'analisi dei dati clinici e sociali della malattia; ad attuare campagne di sensibilizzazione e di informazione sulla malattia; a sostenere iniziative di formazione e di aggiornamento del personale medico, di assistenza e dei consultori familiari. In questo senso, ben venga la Giornata dell'endometriosi, che qualcuno ha voluto collocare in coincidenza con quella che è la Giornata della donna. Comunque sia, ciò che ci interessa è che di endometriosi si parli di più.
  Certamente fa un po’ specie parlarne in un'Aula totalmente vuota. Speriamo che questo non sia un cattivo augurio rispetto allo scarso, scarsissimo interesse che questa patologia rappresenta. Insisto, molti dei problemi di cui noi ci occupiamo ad altri livelli, primo tra tutti quello che sta occupando nell'opinione pubblica il dibattito sull'utero in affitto, hanno a monte casi concreti di sterilità e di infertilità. Sappiamo tutti che l'utero in affitto è venuto alla conoscenza di tutti perché Pag. 8legato alle coppie omosessuali, ma sappiamo anche che il ricorso all'utero in affitto è prevalente nelle coppie eterosessuali, da un punto di vista proprio statistico, e questo è perché queste donne soffrono di una sterilità e di un'infertilità abbastanza pesante. Intervenire su questo significa porre un argine naturale a richieste che noi non solo non sosteniamo, ma che nella nostra precedente mozione abbiamo previsto di considerare addirittura reati universali. Ma significa anche una risposta positiva. Prima la collega parlava di una cifra altissima di giornate perse in termini di assenteismo dal mondo del lavoro, calcolate sul livello europeo, ma noi parliamo anche di costi altissimi per il sistema sanitario nazionale. Come sempre, prevenire comporta anche un'economia: un'economia sul piano strettamente economico-finanziario, ma anche un'economia sul piano del disagio e della sofferenza cui vanno incontro le donne. È per questo che noi invitiamo il Governo ad attuare una politica di tutela della lavoratrice affetta da endometriosi, al fine della salvaguardia del posto di lavoro e delle sue legittime aspettative di maternità.
  Chiediamo, quindi, di istituire presso il Ministero della salute una commissione nazionale per l'endometriosi composta da rappresentanti del Ministero della salute, da rappresentanti dell'Istituto superiore di sanità, da rappresentanti delle regioni, da rappresentanti degli enti di ricerca pubblici e privati. Soltanto vorremmo che questo tavolo fosse un tavolo efficace e non significasse soltanto, come dire, un discorso sull'endometriosi ma presupponesse invece una serie di decisioni operative e concrete a favore delle donne. Se di salute di genere si deve parlare, se di tutela della salute della donna dobbiamo parlare, se la tutela della salute della donna va direttamente al cuore di quella che consideriamo la medicina materna-infantile, allora è necessario che interveniamo sulle cause che comportano davvero un'alterazione a monte del più naturale e del più legittimo dei desideri femminili che è il desiderio di maternità.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Nicchi che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01239. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. L'endometriosi è una malattia che colpisce le donne, è una malattia tipica delle donne in età fertile. Tuttavia, come è stato anche ricordato anche nella descrizione da parte della collega D'Incecco, insorge anche spesso in un'età preadolescenziale. Siccome è una malattia delle donne, è uno dei motivi per cui possiamo dire che questa è stata una malattia trascurata nel riconoscimento della sua rilevanza sociale per gli effetti che ha prodotto e sta producendo nella vita di milioni di donne nel mondo. Non se ne conoscono ancora le cause, non ci sono stati investimenti adeguati per riconoscerle e per indirizzare la ricerca. Ma mentre avveniva tutto questo, la patologia si è presentata in tutta la sua complessità presentando un approccio difficile sia sul piano della diagnostica sia sul piano della terapia che prevede un approccio multidisciplinare, con un coinvolgimento di più figure specialistiche e che richiede anche un trattamento individualizzato. Il principale sintomo dell'endometriosi è il dolore ma, si sa, il dolore delle donne conta meno, anzi una certa cultura dà per scontata la sua sopportazione, viene poco considerato. Quello dell'endometriosi è un dolore sconosciuto, talvolta nemmeno compreso dalle donne stesse, non accettato per la sua durezza e per le conseguenze che implica e, di fronte a questo dolore, le donne sono lasciate troppo sole. Molte infatti ritengono questi sintomi come normali, non riconoscono immediatamente le implicazioni. La maggior parte non capisce nemmeno, non può nemmeno immaginarsi che si tratta di una malattia così difficile, così dura come è stata descritta. Gli stessi sanitari, gli stessi medici molte volte non la riconoscono, non la prendono in considerazione e le stesse donne non si sono sentite prese in considerazione in merito proprio a questo dolore, a questo profondo dolore che serpeggia nella vita di tante, tante donne. Si tratta invece di un dolore che diventa Pag. 9cronico, spesso invalidante tanto, ad esempio, da non permettere di svolgere molte delle attività quotidiane, che compromette la vita di relazione che molto spesso proprio per questa presenza diventa estremamente difficile, quindi ha ricadute sociali pesanti perché c’è minore produttività nel lavoro, perché aumentano le frequenze dovute proprio a questa malattia e perché l'endometriosi è responsabile di almeno il 30 per cento dei casi di infertilità e questo è un problema che vorremmo affrontare. Vorrei ricordare che il nostro gruppo, Sinistra Italiana, ha presentato immediatamente all'inizio della legislatura un progetto di legge per affrontare questa malattia proprio anche per affrontare questo 30 per cento di casi di infertilità che dovrebbero diventare priorità di una politica per la sanità pubblica.
  Ma sappiamo che il nostro è un Paese che, ribadisco, ha un picco di natalità in basso, cioè una crisi di natalità; un Paese che si è caratterizzato per il proibizionismo nell'accesso alle tecniche di fecondazione assistita, un proibizionismo che ha colpito il desiderio di genitorialità di molte donne e molti uomini, di molte coppie e che è il corollario di un'assenza di attenzione proprio ai temi della salute riproduttiva delle donne che metta al centro proprio la questione della prevenzione della sterilità e dell'infertilità. Nella valutazione della gravità della malattia si fa riferimento a varie classificazioni a seconda della profondità delle implicazioni e, secondo le stime internazionali, si parla di 150 milioni di donne nel mondo e circa il 10 per cento della popolazione femminile europea e in Italia si parla di 3 milioni di donne, lo ricordavano le relazioni e gli interventi precedenti. L'endometriosi è considerata una malattia sociale in una delibera che è stata sottoscritta dal Parlamento europeo, sottoscritta da molti parlamentari europei, che chiede ai vari Governi di considerarla proprio nella sua gravità e nelle sue implicazioni anche per affrontare quei costi diretti ed indiretti annui che sono valutati intorno ai 30 miliardi di euro. Ma la conoscenza della malattia è scarsissima non solo tra le donne ma anche tra i medici e questo crea un problema: i ritardi nella diagnosi e nella scelta della terapia appropriata. Chi soffre di endometriosi può, ad esempio, non riuscire a condurre una vita normale, i suoi sintomi, così dolorosi, possono impedire a queste donne di svolgere le normali attività quotidiane, di coltivare le proprie relazioni sociali. Le donne che ne soffrono hanno dovuto adattare la propria vita a questo handicap, a questa invalidità. Ad esempio si parla – lo ricordava la collega Lorefice – di almeno cinque giorni lavorativi al mese persi per il dolore; si parla del 14 per cento di donne che, affette da endometriosi, hanno ridotto l'orario di lavoro, del 40 per cento di donne che teme di parlare della propria malattia al datore di lavoro per non subirne le conseguenze. I costi economici di chi ne è affetto sono elevatissimi: accertamenti diagnostici, terapie farmacologiche croniche di cui alcune non rimborsate dal sistema sanitario, ricoveri ospedalieri, trattamenti chirurgici sono costi elevatissimi e sopportati spesso in modo privato perché su queste donne si abbattono proprio le perversioni – le chiamo così, le perversioni – volute, non cadute dal cielo come un dono naturale, del funzionamento del sistema sanitario pubblico quali l'alto costo dei medicinali, l'alto costo dei ticket, le liste di attesa lunghe che fanno sì che molte donne rinuncino a curarsi oppure che ricorrano al privato. Quindi, questa è la dura realtà dei dati della malattia e della difficoltà di poterla affrontare e curare nel nostro Paese. Questa è la realtà che dobbiamo cambiare e che ci auguriamo di cambiare con gli impegni delle mozioni che tra l'altro sono molto convergenti, al di là di quelle che sono le dichiarazioni un po’ da salotto che spesso fa la Ministra Lorenzin che dichiara impegni che non hanno nessuna coerenza, mentre la dura realtà di questa malattia e di come funziona il sistema sanitario pubblico è ben altra. Il tempo medio per la diagnosi certa è tardivo – lo ribadisco –, arriva dopo una ricerca dispendiosa che molto spesso implica diagnosi invasive del corpo femminile.Pag. 10
  Manca una formazione e un aggiornamento dei professionisti, non c’è stato in questi anni un'attenzione, un rivolgere tutte le risorse pubbliche per affrontare questa devastante malattia, perché – ripeto – è stata trascurata perché colpisce le donne, e quindi conta meno, e questo è inaccettabile.
  Nulla si sa delle nuove tabelle dell'invalidità civile, che erano state predisposte da una commissione e poi bloccate. Attualmente, per i casi più gravi di questa patologia, l'invalidità riconosciuta non supera il 30 per cento, e sappiamo invece che le conseguenze sono molto gravi per la vita delle donne, che non possono poi chiedere i permessi retribuiti riconosciuti dalla legge n. 104 del 1992. Le donne affette da endometriosi aspettano da anni una risposta, vogliono uscire dall'invisibilità con cui questa malattia è affrontata nel nostro Paese: vogliono risposte concrete per uscire dall'ombra che ancora ottenebra gli effetti sociali, personali, umani di questa malattia.
  Noi auspichiamo allora che gli impegni che vediamo scritti nelle mozioni, molto spesso convergenti, diventino fatti. Diventi fatto che l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza preveda l'inclusione delle malattie croniche, compresa l'endometriosi: promesse che vengono ripetute, ma sono solo promesse, senza mai nulla di fatto. Si parli di esentare conseguentemente l'endometriosi dalla partecipazione al costo di prestazioni che oggi sono troppo onerose. Si parli di includere l'endometriosi, nei suoi quattro stadi clinici, nelle nuove tabelle di invalidità civile, per poter chiedere i permessi retribuiti e riconosciuti dalla legge n. 104 del 1992. Si parli di tutela maggiore delle lavoratrici, che oggi patiscono ancora di più nei luoghi di lavoro gli effetti e le conseguenze di questa malattia. Si parli di istituire il registro nazionale dell'endometriosi e gli opportuni registri regionali per la raccolta, l'analisi e la condivisione dei dati clinici e sociali riferiti alla malattia, garantendone la massima condivisione per gli studi epidemiologici, clinici e sociali, nel pieno rispetto della privacy, che è sempre un grande problema per ciò che riguarda l'analisi epidemiologica. Includere l'endometriosi tra gli obiettivi prioritari della ricerca sanitaria, avviare efficaci campagne di formazione e informazione dei medici, attivare opportuni reti di eccellenza e individuare i centri regionali di eccellenza di riferimento per poter affrontare il primo approccio, quindi le prime diagnosi e la cura di questa patologia. Si tratta (e anche questo ricorre come obiettivo) di istituire la Giornata nazionale per la lotta contro l'endometriosi, per aumentare la sensibilizzazione, per avere una strategia pubblica capace di affrontare anche il riconoscimento e la prevenzione di tale malattia. Insomma, le mozioni convergono su molti punti; ripeto però che dopo questi impegni scritti sono necessari fatti, non promesse, e ci auguriamo quindi che queste mozioni non rimangano lettera morta, ma si trasformino in scelte concrete. Dubitiamo di questo, perché da tempo la Ministra Lorenzin fa molte promesse; però credo che dopo un impegno così solenne, così importante del Parlamento, non possa il Governo sottrarsi a questo grido di dolore di milioni di donne.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lorena Milanato, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01243. Ne ha facoltà.
  Intanto, prima di darle la parola, salutiamo studenti e insegnanti della Direzione didattica statale Autonomia 160 di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna.

  LORENA MILANATO. Presidente, come è stato già detto l'endometriosi è una malattia cronica, che colpisce circa 3 milioni di donne nel nostro Paese: le colpisce nel fisico, si impianta al di fuori dell'utero e viene stimolata dal ciclo mestruale, associata a forti dolori invalidanti, causa spesso di infertilità, e che può compromettere una normale vita relazionale, emargina la donna sul lavoro, discriminandola, determinando spesso spietate espulsioni dal ciclo produttivo.Pag. 11
  In mancanza di registri nazionali, i dati più attendibili sono quelli utilizzati dal Senato della Repubblica per la predisposizione dell'indagine conoscitiva approvata dalla Commissione XII nel gennaio 2006. In quel documento si riportano dati ONU che stimano che le donne colpite da endometriosi in Europa siano 14 milioni, 5 milioni e mezzo nel Nordamerica e 150 milioni nel mondo. L'esatta prevalenza e l'incidenza dell'endometriosi non sono conosciute: pertanto, in assenza di precisi dati numerici nazionali sull'identità del fenomeno, è possibile fare riferimento a quelli internazionali, che mostrano un'incidenza della malattia pari a circa il 10 per cento nella popolazione generale femminile in Europa.
  Pur essendo tendenzialmente benigna, l'endometriosi agisce in modo progressivo ed è di difficile individuazione: motivo per il quale si calcola che sia diagnosticata in media nove anni dopo il suo insorgere, quando circa il 75-80 per cento delle donne da essa colpite sono ormai soggette ai numerosi sintomi citati, forti dolori, infertilità, stanchezza. Il fatto che l'endometriosi emerga con tanta lentezza e con sintomi non immediatamente percepibili da parte delle donne colpite fa sì che molte malate non si sottopongano alle visite mediche presso le strutture pubbliche, per le quali, non essendo la malattia esentata dal ticket in base al regolamento di cui al decreto del Ministero della sanità n. 329 del 1999, risulta necessario partecipare al costo della prestazione effettuata dal Servizio sanitario nazionale. Alla luce di tale contesto è necessario non solo accendere i riflettori sulla malattia e sul disagio vissuto dalle donne per sensibilizzare l'opinione pubblica e l'istituzione, ma è fondamentale promuovere una vera cultura della prevenzione, anche sostenendo la ricerca con finanziamenti ad hoc: in questo modo si potrà mettere in atto un'adeguata prevenzione e si potranno individuare nuovi test di diagnostica precoce.
  Nel 2009 l'allora Ministro per le pari opportunità Mara Carfagna si fece promotrice di un protocollo di intesa sottoscritto insieme all'INPS, INAIL, Istituto per gli affari sociali e Fondazione italiana endometriosi. Il protocollo intendeva mettere in campo una sinergia istituzionale per sostenere tutte le azioni necessarie ad aiutare le donne che soffrono di endometriosi: tra gli obiettivi del protocollo vi erano quelli di implementare il sistema di informazione e prevenzione della malattia, stimolare l'interesse per la ricerca scientifica e porre particolare attenzione ai luoghi di lavoro. La validità del suddetto protocollo, che, come dicevo, è stato siglato il 21 luglio 2009, è scaduta lo scorso luglio 2014. Sul mancato rinnovo dello stesso vorrei chiedere al Governo se non possa aver pesato l'assenza, nella compagine di Governo, di un Ministero per le pari opportunità, che in questo caso avrebbe dovuto essere particolarmente attento a tale tipo di tematiche.
  Nel frattempo solo alcune regioni si sono mosse per stabilire specifiche misure sul tema: come è stato ricordato prima, nel 2012 il Friuli-Venezia Giulia ha adottato una specifica legge che tutela le donne affette da endometriosi, nel 2014 queste misure sono state approvate anche dalla Puglia e dalla Sardegna, e nel 2015, infine, anche dal Molise.
  Dai testi depositati dai diversi gruppi è evidente come tutti siano concordi nel sostenere la straordinaria rilevanza nazionale di questa malattia, che necessita di misure in grado di affrontare l'endometriosi quale patologia invalidante con conseguenze importanti per le donne. Pertanto nella nostra mozione, in maniera analoga alle richieste di altri gruppi che hanno depositato un proprio testo, chiediamo al Governo di adottare ogni opportuna iniziativa volta alla tutela delle donne affette da endometriosi, a partire dall'inserimento della malattia nell'elenco delle patologie per le quali si ha diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria tramite l'attribuzione dello specifico codice identificativo: e parliamo di diagnostica, diagnostica ambulatoriale, specialistica, nonché dell'acquisto dei farmaci.Pag. 12
  Chiediamo di impegnarsi per favorire opportune campagne di sensibilizzazione, che puntano a diffondere una presa di coscienza dei problemi che l'endometriosi può procurare alla vita delle donne, anche attraverso specifiche campagne di informazione indirizzate alla classe medica. In particolare, chiediamo di promuovere con ogni iniziativa di competenza la prevenzione e la diagnosi precoce dell'endometriosi, con specifiche misure di supporto alla ricerca scientifica, con l'obiettivo di individuare nuovi test diagnostici e cure farmacologiche efficaci, che permettano di ridurre la sofferenza delle pazienti e i costi della malattia, anche coordinando ricerche e statistiche sulla fenomenologia e ricerche epidemiologiche delle cause dell'endometriosi.
   Per quanto attiene al delicato tema di come affrontare la malattia nei posti di lavoro, si chiede al Governo di favorire un percorso di assistenza alle donne affette da endometriosi, stimolando con opportune azioni una migliore gestione del problema a piena garanzia del diritto alla salute delle donne e alla tutela del posto di lavoro.
   Infine, si chiede di monitorare quantitativamente e qualitativamente i casi di endometriosi, tramite l'istituzione di un apposito registro nazionale per la raccolta e l'analisi dei dati clinici e sociali riferiti a questa patologia. Sono certa che il Governo non lascerà cadere nel vuoto le nostre richieste. Nei giorni scorsi il Ministro Lorenzin, nel corso di celebrazioni per la giornata nazionale dedicata alla salute della donna, ha pubblicato un manifesto con dieci punti chiave in cui tra l'altro si citano l'approccio alla salute femminile per il contrasto alle malattie croniche non trasmissibili, l'attenzione alla ricerca scientifica mirata specificatamente alle esigenze e peculiarità delle donne, strategie di comunicazione per accrescere la consapevolezza delle donne sulle tematiche di salute, la tutela e la promozione della salute sessuale e riproduttiva, la tutela della fertilità.
   Ebbene, l'endometriosi è un tema che racchiude questi punti. Chiediamo quindi al Ministro Lorenzin e al Governo di dare concretezza alle proprie parole e di adottare gli impegni enunciati nelle mozioni all'attenzione di quest'Aula per tutte quelle donne a cui è necessario garantire il proprio diritto alla salute.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Il Governo immagino si riservi di intervenire successivamente, se ho interpretato bene.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Saluto i giovanissimi studenti e gli insegnanti dell'Istituto paritario «Nostra Signora» di Pescara, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Prima di passare al punto successivo dell'ordine del giorno, sospendo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 17.

  La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17.

Discussione delle mozioni Baradello ed altri n. 1-01188 e Polverini e Occhiuto n. 1-01236 concernenti iniziative per valorizzare i cosiddetti lavoratori maturi nel quadro del prolungamento della vita lavorativa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Baradello ed altri n. 1-01188 e Polverini e Occhiuto n. 1-01236 concernenti iniziative per valorizzare i cosiddetti lavoratori maturi nel quadro del prolungamento della vita lavorativa (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto altresì che sono state presentate le mozioni Tripiedi ed altri n. 1-01241, Simonetti ed altri n. 1-01242, Pizzolante e Bosco n. 1-01244 e Miccoli ed altri n. 1-01245 (Vedi l'allegato A – Mozioni), che vertendo su materia analoga a Pag. 13quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare l'onorevole Baradello, che illustrerà anche la mozione n. 1-01188, di cui è primo firmatario. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente. Già attorno alla metà degli anni Novanta, soprattutto in ambito industriale, aveva inizio nel nostro Paese il fenomeno dell'espulsione dei lavoratori cosiddetti maturi dal ciclo produttivo. Soprattutto la crisi delle aziende manifatturiere, che avevano costituito il più grande bacino lavorativo negli anni dello sviluppo industriale, unitamente al rapido inserimento di nuove tecnologie produttive, ha provocato una forte contrazione occupazionale nelle fasce più adulte, con la diffusione della teoria Young in, old out, che prevedeva una costante discesa dell'età dei lavoratori.
   Nel nostro Paese, le grandi industrie e le multinazionali applicarono questa teoria, il cui retroterra va ricercato nel processo di globalizzazione che si andava realizzando e che riteneva necessario un rapido svecchiamento degli organici per far posto a giovani sicuramente più capaci dei vecchi di cogliere l'implicazione dei nuovi processi produttivi e tecnologici, ma anche più disposti ad accettare, almeno in linea teorica, le nuove regole del mercato globalizzato.
   Alcune considerazioni contribuirono ad accelerare questo processo: il costo di un lavoratore maturo, la professionalizzazione in rapido cambio e spesso un atteggiamento critico verso la modernizzazione aziendale dei lavoratori più anziani, fattori questi che hanno spesso prevalso sui valori dovuti all'esperienza e la competenza acquisita con il tempo.
   Noi non intendiamo sostenere una qualche forma di guerra generazionale, anzi; osserviamo che il lavoratore maturo è stato fortemente penalizzato nelle scelte politiche aziendali negli ultimi anni, perché i dati confermano che non vi è stato l'auspicato beneficio per le fasce giovanili immesse nel mondo del lavoro, se non in modesta misura.
   È evidente che, se giustamente l'attenzione della politica e dei media si concentra sui preoccupanti dati relativi alla disoccupazione giovanile, non lo stesso avviene per quelli che riguardano i lavoratori over 40 e soprattutto over 50. Le cifre non sono concordi, ma si parla di parecchie centinaia di migliaia di lavoratori maturi, over 50, che non riescono o non cercano più un lavoro dopo averlo perduto. Si tratta di un numero che assume particolare gravità a fronte dell'allungamento della vita, in un contesto in cui spesso molti di questi lavoratori maturi non solo contribuiscono a mantenere la propria famiglia e i giovani in fase formativa, ma spesso collaborano al sostegno dei genitori anziani, a volte molto anziani, e spesso malati.
   La perdita di lavoro e l'impossibilità di trovarne un altro, quindi, non solo rischiano di gettare nelle fasce di povertà le famiglie dei lavoratori maturi, ma anche di colpire persone anziane che non sono più in grado di provvedere a loro stesse e di fare interrompere gli studi ai figli con effetti a cascata, anche tragici.
   Vogliamo anche sottolineare – e non si tratta di un dato trascurabile – che il lavoro non è solo essenziale fonte di reddito, ma è anche senso di appartenenza alla comunità e di riconoscimento del proprio ruolo sociale. Lavorare significa essere attivi, significa avere un ruolo nella società. Non riuscire, dopo anni di attività, a continuare il proprio lavoro per motivi non dipendenti dalla propria volontà, crea inevitabilmente un senso di vuoto e di fallimento che può anche avere ripercussioni sulla salute, provocare malattie e sfociare anche in atti tragici.
   Confermiamo che sono certamente importanti le iniziative, come quelle relative Pag. 14alla Garanzia giovani o le agevolazioni previste per l'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori precari, di solito giovani, previsti dalle nuove leggi, ma manca una «garanzia maturi» e aggiungo che non possiamo neanche trascurare i lavoratori più anziani che non godono di nessuna di queste iniziative.
   Non si tratta solo di un dovere verso persone che lavorano da molti anni, ma anche di una convenienza per tutto il sistema Paese. Il capitale umano dei lavoratori maturi è una risorsa inestimabile per qualità, professionalità e umanità e certamente non può essere sprecato, per quanto è prezioso e irripetibile. Naturalmente il lavoratore maturo deve essere disponibile ad aggiornarsi continuamente, non esiste un punto dell'attività lavorativa in cui la formazione non serve più, al contrario, il cosiddetto lifelong learning, ossia l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, è essenziale per creare sviluppo della realtà lavorativa e per la crescita della stessa persona. Noi crediamo che vadano sostenute le azioni degli enti territoriali, dei comuni nell'individuare e monitorare le problematiche relative ai lavoratori maturi che perdono il lavoro, nel disporre di forme di sostegno a singoli e alle nuove forme aggregative di cooperazione, per definire piani condivisi con il sistema locale. Per questo noi chiediamo che il Governo individui delle forme di diffusione di una cultura del prolungamento della vita lavorativa, inteso non solo come necessità, viste le modifiche alle norme pensionistiche, ma come strumento di valorizzazione di risorse esperte e come riconoscimento sociale della loro utilità personale e professionale. Chiediamo che assuma iniziative per rendere più agevole l'uso di strumenti di flessibilità, quali il part-time, l’home working o forme analoghe a quello che era il job sharing, il contratto di lavoro ripartito per i lavoratori maturi, nella logica della flessibilità e dell'adattamento. Chiediamo che assuma iniziative per contribuire all'attribuzione ai lavoratori over 50 del ruolo di tutor per l'ingresso di nuova forza lavoro e per un graduale passaggio di consegne tra lavoratori maturi e giovani, utilizzando proprio forme di part-time in ingresso e in uscita in parallelo. Chiediamo che ampli il monitoraggio dell'uso dei fondi pubblici stanziati per i cosiddetti programmi di sostegno alla ricollocazione, in modo da favorire un concreto reinserimento nel mercato del lavoro di questi lavoratori maturi. Chiediamo che favorisca, seguendo esempi già concretamente realizzati, per quanto di competenza, la creazione di organizzazioni anche di natura cooperativa volte a dare nuove forme di professionalità ai lavoratori maturi che abbiano perso il lavoro, riconoscendo così la grande importanza del capitale umano. Chiediamo infine che valuti in via transitoria di assumere iniziative per la definizione di una norma analoga a quella già introdotta da questo stesso Governo relativamente agli sgravi fiscali per le assunzioni, individuando una forma specifica di agevolazione contributiva per i datori di lavoro che assumono lavoratori maturi.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Polverini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01236. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, diciamo che è abbastanza anomalo dover porre in essere una mozione per sollecitare il Governo ad un'iniziativa rivolta ai lavoratori cosiddetti maturi, in un momento in cui, proprio in forza della crisi che non riusciamo a lasciarci alle spalle, appare proprio questa categoria, insieme a quella dei giovani, la più in difficoltà e quindi da un Governo attento al lavoro ci si sarebbe aspettati un'iniziativa sicuramente non stimolata da una mozione parlamentare, ma tant’è. Diciamo inoltre che questo è un argomento che dalla cosiddetta legge Fornero del 2011 ha visto una situazione peggiorata, ancorché, come ho già detto all'inizio, la grande questione di coloro che perdono il lavoro dopo i quarantacinque anni è sempre stata una questione delicata, ma con la cosiddetta riforma Fornero abbiamo visto tante persone uscire dal mercato del lavoro e purtroppo non soltanto non potervi rientrare Pag. 15ma addirittura in condizioni di non poter accedere alla pensione, malgrado le sette salvaguardie che questo Parlamento ha dovuto mettere in atto. La cosiddetta vicenda degli esodati poi dimostra anche l'assoluta mancanza di strumenti di politica attiva ma anche la mancanza di statistiche che potevano mettere la politica e il Governo di fronte ad una questione molto più ampia di quella che evidentemente allora, quando si è varata la riforma Fornero, si pensava di dover affrontare.
  Quindi, credo di dover oggi parlare di questo. È un momento particolare, ma è un momento necessario proprio perché, dopo la riforma Fornero, abbiamo visto, anche con la riforma cosiddetta del Jobs Act, come addirittura l'introduzione del contratto a tempo indeterminato, cosiddetto a tutele crescenti, ha avuto delle ricadute. In Commissione XI (lavoro) abbiamo cercato in qualche modo di sensibilizzare il Governo su questa questione, ma abbiamo visto che anche rispetto a licenziamenti collettivi queste persone rischiano di uscire e non rientrare perché, come sappiamo, ormai i criteri di scelta previsti dalla normativa fanno in modo che queste persone rimangano ancora al palo. L'Osservatorio sulle politiche occupazionali e del lavoro, dicevo, è fermo, almeno per quanto ci è dato di sapere, ai dati del 2015. Abbiamo visto – ed è questo che ci ha fortemente allarmati – che per esempio i beneficiari dell'Aspi sono per oltre il 36 per cento, dice l'Osservatorio il 36,7 per cento, persone che ricadono in una fascia di età che va oltre i 45 anni. Il numero dei beneficiari della mini Aspi è di 131.706 su questa fascia d'età, che corrisponde al 25,6 per cento. Per quanto riguarda la disoccupazione agricola, abbiamo il 46,7 per cento di lavoratori che superano questa età, per arrivare al 36 per cento anche sull'indennità di disoccupazione, ma soprattutto abbiamo una percentuale che supera di molto il 50 per cento, che arriva quasi al 54 per cento, per l'indennità di mobilità, cioè gli strumenti vengono utilizzati dai lavoratori appunto che hanno una fascia di età che va oltre i 45 anni, quindi significa che se passiamo da un minimo di circa il 26 per cento al 54 per cento è lì che oggi si trovano tanti lavoratori appunto che sono usciti dal mercato del lavoro e che non riescono più a rientrarvi. Questo Osservatorio soprattutto ci dice che c’è una scarsissima propensione delle aziende italiane a fare rientrare appunto questi lavoratori nel mercato del lavoro e non è un caso, perché abbiamo visto e ho già citato il Jobs Act, che evidentemente anche rispetto a questi lavoratori si preferisce un giovane che, probabilmente, senza carichi familiari, risulta più vantaggioso per le aziende stesse. Veniva anche detto prima dal collega che su questi lavoratori evidentemente non c’è nemmeno l'impegno che invece uno Stato deve mettere a disposizione per quella formazione continua che comunque oggi necessita quanto mai il sistema industriale, sempre più dinamico, sempre più moderno, sempre più supportato da strumenti digitali o comunque da strumenti delle nuove tecnologie e che quindi ha bisogno chiaramente di un personale sempre più qualificato; eppure vediamo anche lì, rispetto alla media europea, che i nostri lavoratori, sia uomini che donne, risultano di gran lunga inferiori dal punto di vista della formazione ai loro colleghi degli altri Paesi; risultano dopo di noi soltanto la Grecia, il Belgio, la Polonia e l'Irlanda, comunque Paesi non paragonabili in termini di produttività, di tessuto industriale e anche di numero di popolazione, alla nostra Italia. Quindi penso che è arrivato il momento che il Governo intervenga per dare una via di uscita a queste persone. Poi aggiungiamo il contratto a tutele crescenti che, in particolare lo scorso anno, era sostenuto da un bonus di 8 mila euro per assunzione, mentre oggi è dimezzato, ma pur sempre importante e quindi molto più competitivo rispetto all'apprendistato, che pure invece richiedeva la permanenza dei lavoratori maturi proprio per quelle funzioni formative che loro mettevano obbligatoriamente insieme all'azienda a disposizione dei giovani; vediamo che non c’è più nessuna questione che possa veramente interessare un datore di lavoro a Pag. 16mantenere attivi questi lavoratori, a formarli, ad investire su di essi. Diciamo anche che, rispetto a quanto messo in campo con la nuova normativa sul mercato del lavoro, il Governo ha bypassato non soltanto le normative italiane, ma anche addirittura non ha tenuto conto di un regolamento importante del 2008 dell'Unione europea che pure dice che bisogna mettere in atto strumenti importanti, come per esempio la decontribuzione, per lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati. E, sicuramente, insieme ad altre categorie, ma anche questa categoria, risulta tra questi lavoratori. Allora, noi che cosa chiediamo al Governo ? Chiediamo intanto di farsi carico di questo drammatico problema. Ripeto, lo vediamo quotidianamente con i lavoratori esodati, che comunque sono ormai privi di reddito, non riescono a rientrare nel mercato del lavoro e addirittura non riescono a raggiungere la pensione. Addirittura, in aziende con capitale pubblico, anche laddove si era intervenuti con accordi sindacali o individuali per l'uscita e l'accesso alla pensione, laddove non si è potuto raggiungere la pensione per l'ingresso della normativa sulla previdenza cosiddetta Fornero, non siamo stati nemmeno capaci di dire a quelle aziende di reintegrare quei lavoratori per mantenerli comunque con un reddito.
  Quindi, io penso che dobbiamo porci la grande questione ora e non tra un po’ di tempo perché ormai sarà veramente troppo tardi. Come diceva il collega che mi ha preceduto, si sono consumati drammi familiari, oltre che personali; persone che hanno perso, non soltanto la serenità, ma in molti casi anche la salute; persone che ritenevano di vivere comunque gli ultimi anni del loro lavoro per poi andare in pensione con una serenità che gli è stata portata via; persone che sono disponibili a rientrare nel mercato del lavoro anche con qualifiche e mansioni magari inferiori a quelle che hanno svolto nell'arco della vita, ma che non trovano nessuna azienda disponibile a prenderle.
  Quindi, noi chiediamo di rafforzare le politiche intanto di sostegno al reddito dei lavoratori maturi, anche attraverso un percorso di accompagnamento per la fascia più immediatamente vicina al pensionamento. Ecco, parliamo sempre dei cosiddetti esodati o comunque di coloro che magari con poco tempo e con poco impegno, anche economico, da parte dello Stato, potrebbero raggiungere con un reddito di sostegno quella tanto auspicata pensione. Prevediamo, appunto, un esplicito richiamo nelle normative sul lavoro al regolamento europeo n. 800/2008 per le misure di decontribuzione per favorire appunto l'assunzione di persone a tempo indeterminato da riferirsi anche a lavoratori over 45. Prevediamo di rafforzare le politiche attive attraverso un maggior coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza sindacale e datoriale, nonché dei fondi interprofessionali per la formazione continua nella definizione delle linee programmatiche dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Ecco, questo io lo chiedo come impegno, ma purtroppo vedo l'atteggiamento ostile del Presidente del Consiglio nei confronti delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori, pensavo fino a ieri, ma stamattina anche degli imprenditori perché non si è limitato soltanto ad insultare coloro che rappresentano i lavoratori, ma oggi lo ha fatto anche con gli imprenditori per difendere la sua sgangherata riforma del Senato. Un Presidente del Consiglio che per la prima volta in questo Paese, che è fondato sul lavoro, dice la nostra Costituzione, ha tentato di oscurare, nel vero senso della parola, quella che è l'unica giornata dedicata al lavoro. Ieri è stato inquietante, almeno per me, assistere ad uno show del Governo prima e del Presidente del Consiglio dopo in televisione, su RAI 1, a fronte di tanti lavoratori che ieri hanno sfilato semplicemente perché era la loro festa e perché, malgrado di lavoro ce n’è poco, rimane pur sempre la loro festa perché il lavoro dà la dignità alle persone.
  Ecco, quindi, questo punto lo metto come impegno per il Governo, ma so che non sarà accolto, a meno che non ci sia il Ministro che in qualche modo la veda in Pag. 17maniera diversa dal suo Presidente del Consiglio. Continuiamo destinando una quota del cosiddetto inoptato, dello 0,30 per cento della retribuzione, ad attività formative rivolte nello specifico ai lavoratori maturi. Parlo di tutte questioni che non hanno costo per lo Stato perché non sono altro che ciò che i lavoratori hanno trattato con i loro datori di lavoro nei famosi accordi contrattuali. E, inoltre, suggeriamo al Governo di farsi capofila in Europa, visto che ultimamente ci dice che in Europa va, batte i pugni e ottiene tutto e seguono tutti il nostro esempio. Ecco, proviamo ad immaginare in Europa uno strumento, magari come la Garanzia Giovani, per i lavoratori anziani. Perché no ?
  Chiediamo all'Europa, avendo anche questo problema, di mettere in campo uno strumento che dia appunto, da un lato, la possibilità formativa e, dall'altro, la possibilità di mettere in contatto coloro che hanno perso il lavoro e, quindi, riqualificati e formati con imprese che possano e che vogliano assumere nuovo personale. Ecco, questa è la mozione a mia prima firma che mettiamo in campo rispetto a questo delicato problema, auspicando che il Governo, ripeto, al di là delle slide, voglia ogni tanto occuparsi della vita vera delle persone.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tripiedi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01241. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Grazie Presidente. In quest'Aula oggi si sta discutendo di lavoratori troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per andare a lavorare. Un dramma che coinvolge, non solo la persona stessa in età matura che perde il lavoro, ma anche la propria famiglia, perché nel vedere un padre disoccupato, che non può garantire più la sostenibilità della famiglia, un figlio personalmente, almeno credo, si sente un po’ demoralizzato. Infatti, lo Stato non garantisce la dignità. Dobbiamo fare dei passi indietro, dobbiamo capire perché questi lavoratori si trovano in queste situazioni. Prima di tutto perché abbiamo una legge pensionistica che non dà la possibilità, ad esempio a lavoratori che hanno quarant'anni di contributi, di accedere al sistema pensionistico. Quindi, si innesca questo dramma. Una delle mosse che dovrebbe fare il Governo è assolutamente impegnarsi per far sì che la legge Fornero venga abrogata, dando la possibilità a queste persone di riacquistare la dignità, di riappropriarsi della dignità. Dobbiamo anche analizzare quello che ha fatto il Governo e quello che sta facendo. Il Jobs Act è stato un fallimento perché non ha dato i risultati che il Governo si aspettava; incentivi a pioggia che non hanno garantito i livelli occupazionali in questo Paese, anzi, secondo il nostro punto di vista, è stata una semplice trasformazione di contratti. Per non parlare dei voucher. Presidente, nel 2008 sono stati erogati 500 mila voucher. Dopo il Jobs Act, quindi nel 2015, 115 milioni di voucher. Ecco, la nuova frontiera del lavoro del Jobs Act: lavoro sempre più precario.
  Oggi il Governo ha intenzione di affrontare il problema della povertà con il DDL povertà che abbiamo in Commissione lavoro, alla quale io appartengo, investendo un miliardo di euro, che secondo noi è una cifra non irrisoria, ma è una cifra che va a insultare tutte quelle persone che oggi vivono sotto la soglia di povertà. E lo voglio ancora ricordare: molti sono quei pensionati che grazie alla legge Fornero non riescono ad avere quel diritto sacrosanto che è la pensione. Infatti, abbiamo fatto dei calcoli: con il DDL povertà, chi avrà diritto a ricevere questo sussidio – questo sì che è vero assistenzialismo – riceverà 400 euro al mese. Io chiedo al Governo se è possibile vivere con 400 euro al mese. Quindi, siete voi che dovreste provare a soffrire come stanno soffrendo le persone. Secondo il MoVimento 5 Stelle, l'unica soluzione vera non è quella del presidente dell'INPS Tito Boeri, il quale dice di dare un reddito ai lavoratori in età matura che non riescano a inserirsi nel mondo del lavoro. Secondo noi, invece, il reddito di cittadinanza deve essere esteso a tutti, a tutte le persone che soffrono e a tutte le persone che hanno Pag. 18perso il lavoro. Abbiamo inserito anche degli impegni concreti e sicuramente il Governo molti non li accoglierà, tipo il reddito di cittadinanza, per garantire la dignità che questi lavoratori hanno perso. Perdo il posto di lavoro, prendo il reddito di cittadinanza. Noi vogliamo che il Governo si prenda degli impegni: incentivare l'occupazione di questa categoria di lavoratori e, comunque, in un ampio quadro di tutele; introdurre una forma universale di reddito di cittadinanza, che appunto garantisca di fatto a queste persone la dignità; assumere iniziative per promuovere l'uso di strumenti quali il part-time, lo smart working, il job sharing. Il Governo ha provato a mettere in campo molte di queste soluzioni, ma non c’è riuscito.
  Ripeto, secondo il MoVimento 5 Stelle, non a caso è nel primo punto del programma, la soluzione per questi lavoratori è il reddito di cittadinanza. Lo dobbiamo dire forte e chiaro. Dobbiamo garantire a queste persone una dignità, un reddito e soprattutto dobbiamo cercare anche di garantire dei diritti, che questo Governo, con il Jobs Act, ha tolto.
  Speriamo che si affronti il prima possibile la questione della legge Fornero. Tra l'altro, prima l'onorevole Polverini parlava, ma dobbiamo ricordare a tutti che il suo gruppo politico ha votato quella riforma ed è troppo facile oggi lamentarsi degli errori che sono stati fatti. È vero, l'onorevole Polverini non c'era, non era presente in quest'Aula, ma il suo gruppo politico ha votato questa riforma vergognosa.
  Quindi, Presidente, vogliamo sollecitare il Governo a trovare una soluzione concreta e fattibile, soprattutto, e non una soluzione che vada illudere le persone. Speriamo che il Governo accetti questa mozione, anche se sappiamo che la mozione, purtroppo, molte volte non viene ascoltata dal Governo, e speriamo che tutti i partiti riescano a convincersi che il reddito di cittadinanza non è assistenzialismo, ma è un riattivatore sociale.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marco Miccoli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01245. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Grazie, Presidente. Che cosa succede nel nostro Paese ad un dirigente che, a 56 anni, viene scaricato da una multinazionale o a un sessantenne impiegato di un'azienda meccanica licenziato improvvisamente o a un operaio di una piccola impresa lasciato a casa a quattro o cinque anni dalla pensione ? Cosa c’è dietro l'angolo per chi perde il lavoro a 55 anni, specie se chi perde quel lavoro è una donna ? Nel 1950 una persona aveva il suo primo impiego tra i 15 e i 18 anni, per poi smettere entro i 60. Oggi si tende a entrare nel mercato del lavoro tra i 25 e i 30 anni, per uscirne verso i 65-70. Il risultato, in un Paese, come il nostro, tra i più vecchi e longevi del mondo, è che 7 milioni di lavoratori, circa il 30 per cento della popolazione attiva, ha più di cinquant'anni e molti dei disoccupati, il 6 per cento della fascia d'età over 50, si trovano a rimettersi in gioco cercando di convincere le aziende che non è la data di nascita che conta.
  Il tutto mentre gli Stati europei stanno attraversando un periodo di transizione demografica che pone al centro il rapido e progressivo invecchiamento dalla popolazione e, di conseguenza, la necessità di promuovere iniziative a favore della qualità della vita e del benessere delle persone più mature per garantire un invecchiamento attivo della forza lavoro. In Italia, se nel 2013 si contavano 17 milioni di individui over 50, si prevede che nel 2033 saranno 22,5 i milioni di persone che superano i cinquant'anni.
  Da diversi anni il tema dell'occupazione dei cosiddetti lavoratori maturi è all'attenzione delle politiche di programmazione europee e nazionali ed è sempre più attuale il dibattito in merito ai criteri da utilizzare per poter definire un lavoratore maturo. Le ricerche inerenti la partecipazione al mondo del lavoro specificano come il range più utilizzato sia quello di un'età compresa fra i 50 e i 55 anni, in Pag. 19quanto si tende ad identificare il lavoratore maturo come colui per il quale la percentuale di partecipazione al mercato del lavoro diventa sempre più bassa, un lavoratore destinato a fuoriuscire nel breve termine dal mondo del lavoro e sul quale non vengono effettuati investimenti a lungo termine.
  Se, infatti, per oltre un secolo il sistema di tutele sociali ritagliate sui rischi prevedibili delle singole fasi nel corso della vita (gioventù, maturità, vecchiaia) aveva svolto efficacemente il suo ruolo protettivo (il welfare degli anni Settanta), nella situazione attuale, caratterizzata da condizioni di minore stabilità e da ingressi più tardivi nell'occupazione regolare, la questione è divenuta quella di trovare nuove combinazioni tra flessibilità e sicurezza che consentono alle imprese di valorizzare le risorse possedute, coniugando le proprie esigenze di sviluppo con le esigenze individuali di protezione e di promozione sociale di lavoratori che in esse operano.
  La crisi e la conseguente crescita della disoccupazione nelle fasce più adulte della popolazione è un fenomeno che si è diffuso anche a livello nazionale negli ultimi anni, esito di quella crisi che, in assenza di processi di riconversione all'interno di settori in difficoltà, ha generato l'espulsione dal mercato del lavoro di un'ampia fascia di lavoratori cosiddetti maturi, i quali trovano oggi grande difficoltà di reinserimento. Si tratta generalmente di lavoratori che, in possesso di esperienze di lavoro polivalenti, maturate nel contesto di imprese medio-piccole o artigiane, sono arrivati alla soglia dei cinquant'anni di età senza contratti di lavoro regolarizzati oppure non sono mai entrati nel mercato del lavoro, oppure di persone la cui domanda di servizio si attiva in rapporto ad eventi di perdita di lavoro connessi a crisi aziendali o di settore, che interessano anche fasce di professionalità con responsabilità gestionali o dirigenziali ed il cui sviluppo è strettamente connesso con le caratteristiche del mercato del lavoro locale, nonché alla capacità di gestione del sistema degli ammortizzatori sociali. Si tratta di lavoratori inattivi per i quali l'ingresso nel mercato del lavoro si è spostato in avanti e anche la data d'uscita lo ha fatto. Si tratta di effetti che risultano dilatati dall'innalzamento dell'età pensionabile prevista dagli interventi legislativi negli ultimi anni, così come è stato ricordato poc'anzi, appunto dalla legge Fornero. L'allungamento della vita media e i continui cambiamenti legislativi inerenti l'età pensionabile hanno reso sempre più centrale il tema dell'invecchiamento della popolazione al lavoro.
  Un aspetto dei tempi moderni da affrontare inevitabilmente è che i prossimi decenni saranno caratterizzati dall'invecchiamento di questa popolazione, che porrà una delle sfide globali più complesse dal punto di vista sociale, economico e culturale. I dati ISTAT dimostrano che, dal 2005 al 2015, il tasso di disoccupazione delle persone tra 55 e 64 anni è aumentato in tutte le ripartizioni e, nel 2015, ha raggiunto il 7,7 per cento nel Mezzogiorno, il 4,8 per cento al Centro e il 4,5 per cento al Nord. Il tasso di inattività nella classe di età 55-64 anni, seppure in costante calo nell'ultimo decennio, conferma la bassa partecipazione al mercato del lavoro di questa fascia di popolazione. Insomma, se perdi il lavoro a quell'età prevale la sfiducia, si avverte uno stato di abbandono da parte delle istituzioni.
  È quindi necessario un ripensamento complessivo della logica e delle modalità di inclusione delle persone anziane nel mercato del lavoro. È necessario per rendere lavoratrici e lavoratori giovani e meno giovani complementari e non antagonisti. La valorizzazione del lavoro delle classi di età mature e anziane è il focus di riferimento principale da sviluppare con attenzione, sia al livello delle politiche pubbliche o di sistema sia a quello delle linee di azione nell'ambito delle organizzazioni private e pubbliche. La capacità di non appiattire, ma, anzi, di valorizzare il contributo delle donne e degli uomini, dei giovani e degli anziani, di chi possiede competenze, abilità e culture diverse può consentire, nel contesto attuale e sempre di più in futuro, Pag. 20all'impresa di fare un reale balzo in avanti, in particolare di guadagnare un vantaggio competitivo sul mercato e di adattarsi ad anticipare i cambiamenti demografici in atto, di garantire la creazione di un clima di reciproco scambio di collaborazione, che incoraggia le persone a rimanere nelle aziende e a crescere.
  Qualcosa, a dire il vero, in questi anni è stato fatto. Una prima risposta è stata offerta dalla legge 28 giugno 2012, n. 92, con la quale si è introdotta, a decorrere dal 2013, una specifica tipologia di incentivi all'occupazione, consistenti nella riduzione, nella misura del 50 per cento per diciotto mesi, dei contributi di previdenza ed assistenza sociale a carico del datore di lavoro in caso di assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori ultracinquantenni. Successivamente il decreto legislativo 4 marzo 2015 n. 22, in attuazione della legge delega n. 183 del 2014, ha previsto il cosiddetto contratto di ricollocazione, prevedendo il diritto del lavoratore a un'assistenza appropriata nella ricerca della nuova occupazione. In tale prospettiva, un ruolo strategico viene riconosciuto ai servizi per il lavoro, quali strutture deputate alla gestione di azioni ed interventi di politica attiva e passiva orientati a rispondere alle nuove domande sociali connesse al prolungamento della vita lavorativa. A tale fine è volta la riforma delle politiche attive del lavoro, portata avanti dal Governo in carica, attraverso la promozione di un collegamento tra le misure di sostegno al reddito della persona occupata o disoccupata e misure volte al suo inserimento nel tessuto produttivo, anche attraverso la conclusione di accordi per la ricollocazione, grazie al ruolo dell'Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, istituita con il decreto legislativo n. 150 del 14 settembre 2015, che dovrà affrontare il più sollecito funzionamento operativo. Parimenti il ruolo centrale potrà essere svolto dei fondi di solidarietà, come ridisciplinati dal decreto legislativo n. 148 del 2015, con la finalità di assicurare a tutti i lavoratori e le lavoratrici una tutela in costanza del rapporto nei casi di riduzione o sospensione dell'attività lavorativa per le cause previste dalla normativa in materia di cassa integrazione guadagni ordinaria e cassa integrazione guadagni straordinaria; nonché in particolare dalla previsione di assegni straordinari per il sostegno al reddito riconosciuti nel quadro dei processi di agevolazione all'esodo per coloro che raggiungono i requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato nei successivi cinque anni e poi contribuire al finanziamento di programmi formativi di fondi europei.
  Da ultimo la legge 28 dicembre 2015 n. 208 ha introdotto per il settore privato una specifica disciplina transitoria relativa ad una fattispecie di trasformazione da tempo pieno a tempo parziale del rapporto di lavoro subordinato per i lavoratori a cui mancano tre anni alla pensione i quali potranno scegliere di passare al part-time, mantenendo uno stipendio pari a circa il 65 per cento rispetto a quello percepito fino a quel momento senza alcuna penalizzazione sulle pensioni. A fronte quindi di una popolazione sempre più anziana viene indispensabile interrogarsi sulle strategie per sfruttare in chiave competitiva tali mutamenti, avviare un'azione di valorizzazione della fascia «over» al fine di garantirsi lavoratori attivi fino al momento dell'uscita dal mercato del lavoro. Un percorso sull'invecchiamento attivo permette all'azienda di valorizzare meglio le sue risorse in termini di capitale umano ma anche di ripensare le sue politiche di risorse umane nell'ottica della gestione delle carriere dei lavoratori in azienda lungo tutto l'arco della vita, contribuendo in questo modo ad una migliore pianificazione delle politiche di risorse umane e alla ideazione di diversi percorsi di crescita professionale. È quindi importante che il Governo si impegni ancora. Con questa mozione chiediamo alcuni di questi impegni: ovviamente l'attenzione è molto puntata sul DEF e accogliamo con favore l'apertura che è stata fatta sulla possibilità di arrivare Pag. 21a una possibile flessibilità della pensione in uscita. Ciò però non deve far venire meno l'impegno a proseguire nell'azione e quindi nella sperimentazione di azioni a sostegno di modalità di impiego flessibile dei lavoratori ultracinquantenni, anche prevedendo forme di scambio generazionale delle competenze senza penalizzazioni sia per i giovani sia per i lavoratori più anziani. È necessario che il Governo favorisca per quanto di propria competenza, anche attraverso specifiche misure di sostegno fiscale o contributivo, l'adozione di formule organizzative dell'impresa e di gestione del personale, d'intesa con le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori volte a riconoscere e valorizzare la professionalità dei lavoratori ultracinquantenni. Lo scorso anno alla STMicroeletronics, ad esempio, hanno creato le quote d'argento ovvero una fetta di nuovi posti di lavoro riservati agli over 50: su 400 nuove assunzioni effettuate dall'azienda il 10 per cento ha riguardato lavoratori appunto over 50. Sarebbe, quindi, necessario monitorare gli effetti dei diversi strumenti legislativi adottati finora per il sostegno all'occupazione dei lavoratori over 50 anche al fine di un più efficace coordinamento e ridefinizione degli interventi esistenti ed, infine, procedere con la massima sollecitudine al perfezionamento del processo di costituzione dell'Agenzia nazionale per le politiche attive – lo abbiamo richiamato anche prima – delineando specifiche linee di azione rivolte all'orientamento e al sostegno nella ricerca di nuova occupazione proprio per i lavoratori over 50 anche attraverso la definizione di appositi percorsi formativi volti a moltiplicare le occasioni di apprendimento e di qualificazione anche in un'età adulta. Tali quindi sono i provvedimenti che chiediamo al Governo di mettere in campo per favorire la difesa del lavoro, l'inserimento dei lavoratori cosiddetti maturi ed impedire che questi lavoratori si sentano soli e abbandonati dalle nostre istituzioni.

  PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo.
  Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 3285-A, 3301, 3511-A e 3530-A.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hascemita di Giordania in materia di lotta alla criminalità, fatto ad Amman il 27 giugno 2011 (A.C. 3285-A) (ore 17,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3285-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hascemita di Giordania in materia di lotta alla criminalità, fatto ad Amman il 27 giugno 2011.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3285-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Fabio Porta.

Pag. 22

  FABIO PORTA, Relatore. Signor Presidente, deputati e rappresentante del Governo, questo Accordo è finalizzato a stabilire una cooperazione nei settori della sicurezza con particolare riferimento alla lotta contro la criminalità nelle sue varie manifestazioni. Con l'intesa al nostro esame si pone infatti in essere uno strumento giuridico per disciplinare la collaborazione di polizia sotto il profilo sia strategico sia operativo consentendo di intensificare i rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi preposti alla sicurezza pubblica. Il testo è redatto sulla base del modello accolto dal dipartimento dalla pubblica sicurezza del Ministero dell'interno nelle relazioni con i Paesi extraeuropei e ricalca nei contenuti altre intese della stessa natura quale, ad esempio, quella conclusa con l'Armenia il 23 aprile 2010 ed entrata in vigore il successivo 25 ottobre. Nel rinviare all'esame in Commissione per la descrizione più analitica dell'articolato, mi limito in questa sede a richiamare che l'Accordo precisa innanzitutto l'impegno a stabilire una cooperazione nei settori della sicurezza con riferimento particolare al contrasto della criminalità nelle sue varie manifestazioni e individua gli organismi istituzionali competenti per la sua attivazione che sono, per la parte italiana, il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e, per la parte giordana, la direzione di pubblica sicurezza. L'intesa definisce altresì i principali settori nei quali la cooperazione di polizia sarà operativa. In particolare il contrasto del terrorismo, del traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope, dei loro precursori, della criminalità organizzata e di altri reati tra i quali l'immigrazione illegale, la tratta di esseri umani, il traffico illecito di armi e munizioni, i reati ambientali, il traffico illecito di beni culturali, il riciclaggio e i reati informatici. Tale elenco costituisce peraltro solo una mera indicazione dei fenomeni attraverso i quali si manifesta generalmente l'agire della criminalità organizzata transnazionale. L'Accordo prevede inoltre che la collaborazione si estenda alla ricerca di persone sospette e di latitanti responsabili di delitti. Altre disposizioni definiscono le modalità della cooperazione. Tra queste ultime si segnalano lo scambio delle informazioni operative sulle organizzazioni criminali e sulle tecniche e prassi operative di contrasto nonché lo scambio di esperienze e di esperti. Sono poi previste ulteriori modalità di cooperazione quali l'organizzazione di attività di formazione, l'impiego di ufficiali di collegamento, l'impiego di unità cinofile antidroga nonché la promozione di procedure investigative e l'utilizzo della tecnica investigativa speciale e delle consegne controllate. Particolare riguardo è rivolto alle richieste di informazioni per le quali sono definite le procedure di massima e le condizioni che possono determinare il rifiuto della collaborazione. Nell'Accordo è altresì sancito che le parti contraenti concorderanno le modalità necessarie per consentire il rapido scambio delle informazioni e si comunicheranno i rispettivi punti di contatto per l'avvio della collaborazione operativa. Adeguata tutela è riservata per la trattazione delle informazioni e dei dati sensibili. Al riguardo sono espressamente richiamate le formule di salvaguardia che vincolano la collaborazione alla conformità alle rispettive legislazioni nazionali dei due Paesi. Sono inoltre previste consultazioni tra i rispettivi Ministri dell'interno e riunioni tecniche: queste ultime da tenere almeno una volta l'anno alternativamente a Roma e ad Amman per valutare l'attività svolta e individuare gli ulteriori obiettivi da perseguire. Per tali fini viene indicata anche la possibilità di costituire gruppi di lavoro ad hoc per l'esame di questioni specifiche. Segnalo che nel corso dell'esame in Commissione sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia, mentre la Commissione Bilancio ha espresso parere favorevole a una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIO PORTA, Relatore. Salto la parte sugli oneri del provvedimento e chiedo che Pag. 23la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
  In conclusione auspico soltanto, Presidente, l'approvazione del provvedimento che consentirà una collaborazione sempre più stretta tra Italia e Giordania nel contrasto al crimine organizzato transnazionale e al terrorismo internazionale nelle sue varie forme.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo.
  Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1750 – Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Mongolia, dall'altra, fatto a Ulan-Bator il 30 aprile 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 3301) (ore 17,46).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3301: Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Mongolia, dall'altra, fatto a Ulan-Bator il 30 aprile 2013.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3301)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Bruno Censore; non prima però di aver salutato i giovanissimi studenti e gli insegnanti della Direzione didattica statale di Fucecchio, in provincia di Firenze, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

  BRUNO CENSORE, Relatore. Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, l'Accordo al nostro esame, già ratificato dalla Mongolia, è diretto a consolidare le relazioni e il dialogo politico con il Paese asiatico attraverso un partenariato di ampia portata strategica, con particolare riferimento ai comparti del commercio e degli investimenti, dello sviluppo sostenibile, dell'istruzione e della giustizia. L'intesa si affianca a quella già vigente in materia di scambi e cooperazione economica, e costituirà la cornice giuridica per il rafforzamento della cooperazione settoriale con un Paese dalle notevoli potenzialità strategiche, considerati anche i suoi rapporti con la Cina e la Russia, e destinato altresì ad essere maggiormente integrato nell'economia mondiale e nella cooperazione regionale ed internazionale.
  Il testo dell'Accordo, che costituisce il risultato di un negoziato piuttosto rapido, definisce preliminarmente la natura e l'ambito di applicazione dell'intesa, prevedendo fra l'altro un impegno contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, per la piena operatività della Corte penale internazionale e in materia di lotta al terrorismo.
  Rinviando al dibattito che si è svolto in Commissione per un'analisi più approfondita dell'articolato, evidenzio in sintesi che l'intesa detta norme rispettivamente in materia di cooperazione bilaterale, regionale, internazionale e di sviluppo sostenibile, e prevede tra l'altro l'introduzione in Mongolia di norme e standard comuni europei, l'impegno per approfondire la collaborazione nel quadro delle organizzazioni regionali ed internazionali, nonché strategie per promuovere lo sviluppo umano sociale e la tutela dell'ambiente; esso è anche finalizzato ad intensificare le relazioni commerciali, a migliorare il sistema degli scambi multilaterali e a consentire Pag. 24migliori condizioni di accesso ai rispettivi mercati. Altre disposizioni sono dedicate alla collaborazione doganale, alla incentivazione dei flussi di investimento, all'applicazione delle norme sulla concorrenza e all'apertura dei mercati e degli appalti. Nel quadro della cooperazione in materia di giustizia, libertà e sicurezza, si occupa di immigrazione, lotta agli stupefacenti, contrasto alla criminalità organizzata, alla corruzione e al finanziamento del terrorismo; è altresì disciplinata la cooperazione in altri settori, fra cui i servizi finanziari, la politica industriale, la cooperazione scientifica e tecnologica, l'energia e l'ambiente. Altre norme riguardano gli strumenti di cooperazione finanziaria, e si prevede anche un impegno della Banca europea per gli investimenti. Le disposizioni finali dell'Accordo prevedono una clausola evolutiva per il possibile ampliamento dell'ambito di applicazione dell'intesa, norme per l'adempimento degli obblighi, per l'applicazione territoriale, per l'entrata in vigore e la durata del testo stesso.
  Sottolineo che l'intesa non presenta profili di incompatibilità con la normativa nazionale né con l'ordinamento comunitario e gli altri obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese. Segnalo che nel corso dell'esame in Commissione sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni affari costituzionali, giustizia, difesa, bilancio, finanza, cultura, ambiente, trasporti e attività produttive, agricoltura e politiche dell'Unione europea, mentre la Commissione affari sociali e la Commissione parlamentare per le questioni regionali hanno comunicato di non procedere all'espressione del previsto parere.
  Auspico pertanto, per quanto detto, una rapida approvazione del provvedimento, già ratificato dal Senato, anche considerato che l'intesa al nostro esame è volta ad ampliare notevolmente la portata dell'impegno reciproco dell'Unione europea e della Mongolia, sia per quanto riguarda il volet economico e commerciale, sia in materia di giustizia, libertà e sicurezza, occupazione ed affari sociali, estendendo inoltre la portata della cooperazione ad ambiti quali l'ambiente e il cambiamento climatico, l'energia, la scienza e la tecnologia, i trasporti aerei, fino a questioni di primaria importanza, quali il riciclaggio del denaro, il contrasto al finanziamento del terrorismo, la lotta al traffico di droghe illecite, alla criminalità organizzata e alla corruzione e la tutela dei diritti umani.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Yerevan il 6 marzo 2009 (A.C. 3511-A) (ore 17,52).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3511-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Yerevan il 6 marzo 2009.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3511-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Bruno Censore.

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  BRUNO CENSORE, Relatore. Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, l'Accordo al nostro esame, siglato sette anni fa, impegna l'Italia e l'Armenia a fornirsi attraverso le rispettive autorità doganali reciproca assistenza e cooperazione al fine di assicurare il pieno rispetto della legislazione doganale; l'intesa è volta anche a rendere più trasparente l'interscambio commerciale bilaterale, con la realizzazione di un'efficace azione di prevenzione, accertamento e repressione delle violazioni della normativa anzidetta.
  Mi preme anzitutto ricordare, con riguardo alle relazioni italo-armene, che esse sono buone sul piano politico, come testimonia la vista ufficiale a Roma del Presidente armeno, dal 9 al 10 aprile 2015, e la partecipazione di una delegazione della nostra Commissione alla solenne commemorazione nella capitale armena, il 24 scorso, delle vittime degli eccidi del 1915. Tali relazioni possono essere ulteriormente potenziate sul piano economico-commerciale, poiché a seguito dell'ingresso di Yerevan nell'Unione euroasiatica, l'Armenia ha tutte le potenzialità per diventare una destinazione interessante per eventuali investimenti diretti da parte di Paesi terzi desiderosi di accedere al mercato dell'Unione.
  Per un esame più puntuale dell'articolato dell'intesa al nostro esame rinvio alla discussione che si è svolta in Commissione; mi limito in questa sede a segnalare alcuni aspetti qualificanti dell'Accordo. In particolare, ai sensi di esso ciascuna amministrazione doganale si impegna ad esercitare la sorveglianza e a fornire informazioni su persone, merci e mezzi di trasporto che sono o che si presume siano coinvolti in violazioni della normativa doganale, come pure su nuovi metodi o mezzi impiegati per commettere infrazioni alla legislazione doganale. Rilevante importanza rivestono poi le norme che prevedono particolari forme di cooperazione, dirette tra l'altro a prevenire il traffico illecito di merci e di beni artistici, il contrabbando e il traffico di stupefacenti. Altre disposizioni salienti sono l'impegno di ciascuna amministrazione doganale, dietro richiesta dell'altra, ad avviare indagini su operazioni doganali che sono o sembrano in contrasto con la legislazione doganale dell'altra parte contraente, con la previsione che i funzionari dell'amministrazione richiedente assistano a tali indagini. Per quanto riguarda l'uso e la tutela delle informazioni ricevute nell'ambito dell'assistenza amministrativa prevista dall'Accordo, è specificato che tali informazioni non devono essere utilizzate per scopi diversi da quelli previsti dall'Accordo stesso. Vengono inoltre stabilite le procedure che le amministrazioni doganali devono seguire per risolvere i problemi connessi con la pratica attuazione dell'Accordo: è prevista allo scopo l'istituzione di una commissione mista, composta da un eguale numero di rappresentanti autorizzati dalle amministrazione doganali delle parti contraenti ed assistiti da esperti, che si riunirà a turno nell'uno e nell'altro Stato, alla quale è affidato l'esame delle questioni connesse con la cooperazione e la mutua assistenza. È altresì stabilito che la risoluzione delle controversie in merito all'interpretazione e all'applicazione dell'Accordo avverrà per via diplomatica tramite consultazioni.
  Gli oneri dell'Accordo sono quantificati in circa 19.000 euro ad anni alterni a decorrere dal 2016, e in circa 11.000 euro ad anni alterni a decorrere dal 2017, per la copertura delle spese legate all'invio di funzionari in Armenia, all'invio in Italia di funzionari armeni convocati in qualità di esperti e testimoni ed allo svolgimento delle riunioni della commissione mista in Armenia. Segnalo che nel corso dell'esame in Commissione sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali, Giustizia, Finanze e Politiche dell'Unione europea, mentre la Commissione attività produttive ha comunicato di non procedere all'espressione del previsto parere. Segnalo altresì che la Commissione Bilancio ha espresso parere favorevole, con una condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.
   Ho pertanto presentato un emendamento di recepimento della condizione Pag. 26espressa dalla Commissione Bilancio, essendo necessario modificare la clausola di copertura finanziaria, di cui all'articolo 3, e l'autorizzazione di spesa per il triennio in corso, aggiornando la clausola di salvaguardia prevista al medesimo articolo 3, emendamento che è stato successivamente approvato dalla Commissione.
   Concludo auspicando una rapida approvazione di questo Accordo, la cui ratifica – lo rammento – non fu portata a termine nel corso della legislatura precedente.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
   Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Panama per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma e a Città di Panama il 30 dicembre 2010 (A.C. 3530-A) (ore 17,57).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3530-A: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Panama per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma e a Città di Panama il 30 dicembre 2010.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3530-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Fabio Porta.

  FABIO PORTA, Relatore. Grazie, Presidente, colleghi deputati, signor rappresentante del Governo. La Convenzione al nostro esame è modulata sulla base degli schemi più recenti accolti sul piano internazionale dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e se ne discosta solo per taluni punti, in relazione ad aspetti particolari dei sistemi fiscali dei due Paesi.
  Le norme introdotte da tale Accordo potranno costituire un valido strumento giuridico-economico di riferimento per gli operatori economici italiani operanti nello Stato centroamericano, ponendoli in condizione di maggiore competitività con le imprese concorrenti degli altri Paesi industrializzati.
   Il provvedimento in titolo offre inoltre l'opportunità di pervenire al superamento del cosiddetto segreto bancario con la Repubblica di Panama, tema assai importante ed attuale anche alla luce dei recenti scandali relativi a manovre di elusione fiscale. Per il dettaglio dei contenuti dell'Accordo, rinvio alla relazione svolta in Commissione. In questa sede, voglio limitarmi a segnalare i punti salienti. In merito al concetto di residente di uno Stato contraente, in relazione alle persone diverse dalle persone fisiche, l'intesa ha previsto il riferimento al principio della direzione effettiva, che corrisponde maggiormente ai principi della legislazione fiscale italiana.
   Da evidenziare sono inoltre le norme in materia di stabile organizzazione. Le disposizioni della Convenzione in materia sono sostanzialmente corrispondenti al modello dell'OCSE e all'articolo 162 del Testo unico delle imposte sui redditi, unitamente a limitate varianti corrispondenti al modello delle Nazioni Unite relative a specifiche esigenze espresse da parte panamense. Anche la tassazione dei redditi immobiliari in base al modello OCSE è Pag. 27prevista a favore del Paese in cui sono situati gli immobili, mentre, per quanto concerne il trattamento degli utili delle imprese, è stato accolto il principio generale secondo il quale gli stessi sono imponibili nello Stato di residenza dell'impresa, ad eccezione dei redditi prodotti per il tramite di una stabile organizzazione. In quest'ultima ipotesi, lo Stato in cui è localizzata la stabile organizzazione ha il potere di tassare gli utili realizzati sul suo territorio mediante appunto questa stabile organizzazione. Da segnalare anche le disposizioni che disciplinano le altre categorie di redditi di maggiore interesse: dividendi, interessi e canoni.
   Con riferimento alla disciplina dei dividendi, in particolare, fermo il principio generale della loro definitiva tassazione nello Stato di residenza del percipiente, è stata stabilita un'aliquota differenziata di ritenuta alla fonte nello Stato della società del 5 per cento per partecipazioni societarie uguali o superiori al 25 per cento, ovvero del 10 per cento negli altri casi.
  Analogamente l'accordo prevede l'applicazione di una branch tax addizionale nello Stato dove si trova la stabile organizzazione sugli utili imponibili. Tale branch tax addizionale non potrà in ogni caso superare il 5 per cento degli utili. In materia di interessi, fermo restando il principio generale della loro definitiva tassazione nello Stato di residenza del percipiente, è stata concordata un'aliquota differenziata di ritenuta, nello Stato della fonte, del 5 per cento nel caso il beneficiario di tali redditi sia un istituto bancario o del 10 per cento per i restanti casi. Anche in materia di canoni, posto il principio generale della loro definitiva tassazione nello Stato di residenza del percipiente, è prevista un'aliquota massima di ritenuta nello Stato della fonte del 10 per cento. In materia di utili di capitale, l'accordo risponde agli standard dell'OCSE. Nel protocollo aggiuntivo è stata inoltre introdotta una disposizione antielusiva riguardante l'alienazione delle quote azionarie. Quanto al criterio per evitare le doppie imposizioni, anche in questo Trattato internazionale è stato adottato per l'Italia il metodo di imputazione ordinaria, che limita l'ammontare del credito relativo all'imposta estera alla quota di imposta italiana attribuibile agli elementi di reddito imponibile in Panama nella proporzione in cui gli stessi concorrono alla formazione del reddito complessivo. Uno degli aspetti fondamentali di questa Convenzione riguarda le disposizioni in tema di scambio di informazioni. L'Accordo raggiunto a tale riguardo riflette interamente i più recenti standard OCSE, compreso il superamento del segreto bancario, cosicché può ritenersi pienamente soddisfacente da parte italiana in piena concordanza con gli obiettivi di lotta all'evasione fiscale.
   Da parte panamense l'accordo raggiunto sullo scambio di informazioni riflette un nuovo orientamento della controparte. Sempre in un'ottica di contrasto di manovre elusive, è stata poi concordata l'introduzione di disposizioni antiabuso e antievasive di carattere generale. Segnalo che, nel corso dell'esame in Commissione, sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni affari costituzionali e finanze; quest'ultima ha in particolare segnalato la notevole rilevanza della Convenzione, anche ai fini della eliminazione dei paradisi fiscali e dell'incremento di gettito.
   Inoltre, grazie a questa ratifica, verrebbe meno il segreto bancario nei rapporti tra Italia e Panama e ciò anche in linea con le recenti indicazioni fornite dal cosiddetto gruppo G5 nell'ambito del G20 svoltosi recentemente a Washington.
   Secondo la Commissione finanze, poi sussiste l'esigenza di giungere quanto prima all'approvazione del provvedimento in quanto la ratifica di questa Convenzione costituirà la base legale per l'Italia anche per chiedere a Panama la trasmissione di informazioni rilevanti per la tutela dei propri interessi erariali.
   Segnalo infine che la Commissione bilancio ha espresso un parere favorevole con una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione e conseguentemente ho presentato una proposta emendativa finalizzata a recepire Pag. 28tale condizione, che è stata successivamente approvata dalla Commissione. Gli oneri derivanti dall'attuazione dell'accordo sono stimati in 380.000 euro annui imputabili alla ridefinizione e a una diminuzione del gettito per interessi, dividendi e canoni.
   Per quanto detto, auspico una rapida approvazione di questo provvedimento che – desidero ricordarlo – si affiancherà all'accordo bilaterale per la promozione e protezione degli investimenti, già entrato in vigore, e che consoliderà il quadro giuridico che disciplina l'intensa cooperazione economica tra Italia e Panama.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
   Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 3 maggio 2016, alle 10,30:

  1. - Svolgimento di interpellanze e di una interrogazione.

  (ore 13)

  2. - Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):
   Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato (C. 2039-A).
   e delle abbinate proposte di legge: FRANCO BORDO e PALAZZOTTO; CATANIA ed altri; FAENZI ed altri; DE ROSA ed altri (C. 902-948-1176-1909).
  – Relatori: Braga, (per l'VIII Commissione) e Fiorio, (per la XIII Commissione), per la maggioranza; De Rosa, Segoni e Zaratti (per l'VIII Commissione), di minoranza.

  3. - Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Francesco Barbato, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 16-A).
  – Relatrice: Carinelli.

  4. - Seguito della discussione delle mozioni Lorefice ed altri n. 1-00698, D'Incecco ed altri n. 1-01229, Binetti ed altri n. 1-01235, Rondini ed altri n. 1-01237, Palese ed altri n. 1-01238, Nicchi ed altri n. 1-01239, Vargiu ed altri n. 1-01240 e Milanato ed altri n. 1-01243 concernenti iniziative finalizzate al riconoscimento dell'endometriosi come malattia invalidante e al potenziamento delle prestazioni sanitarie e delle misure di sostegno economico e sociale per le donne affette da tale patologia.

  5. - Seguito della discussione delle mozioni Baradello ed altri n. 1-01188, Polverini e Occhiuto n. 1-01236, Tripiedi ed altri n. 1-01241, Simonetti ed altri n. 1-01242, Pizzolante e Bosco n. 1-01244 e Miccoli ed altri n. 1-01245 concernenti iniziative per valorizzare i cosiddetti lavoratori maturi nel quadro del prolungamento della vita lavorativa.

  6. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hascemita di Giordania in materia di lotta alla criminalità, fatto ad Amman il 27 giugno 2011 (C. 3285-A).
  – Relatore: Porta. Pag. 29
   S. 1750 – Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Mongolia, dall'altra, fatto a Ulan-Bator il 30 aprile 2013 (Approvato dal Senato) (C. 3301).
  – Relatore:
Censore.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Yerevan il 6 marzo 2009 (C. 3511-A).
  – Relatore: Censore.
   Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Panama per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma e a Città di Panama il 30 dicembre 2010 (C. 3530-A).
  – Relatore: Porta.

  La seduta termina alle 18,05.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO FABIO PORTA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3285-A)

  FABIO PORTA, Relatore. Illustre Presidente, Colleghi deputati, Rappresentante del Governo, questo Accordo è finalizzato a stabilire una cooperazione nei settori della sicurezza, con particolare riferimento alla lotta contro la criminalità nelle sue varie manifestazioni. Con l'Intesa al nostro esame si pone in essere uno strumento giuridico per disciplinare la collaborazione di polizia sotto il profilo sia strategico sia operativo, consentendo di intensificare i rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi preposti alla sicurezza pubblica.
  Il testo è redatto sulla base del modello accolto dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno nelle relazioni con Paesi extraeuropei e ricalca nei contenuti altre intese della stessa natura quale, ad esempio, quella conclusa con l'Armenia il 23 aprile 2010 ed entrata in vigore il successivo 25 ottobre.
  Nel rinviare all'esame in Commissione per la descrizione più analitica dell'articolato, in questa sede mi limito a richiamare che l'Accordo precisa innanzitutto l'impegno a stabilire una cooperazione nei settori della sicurezza, con riferimento particolare al contrasto della criminalità nelle sue varie manifestazioni e individua gli organismi istituzionali competenti per la sua attuazione, che sono per la Parte italiana, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e per la Parte giordana, la Direzione di pubblica sicurezza.
  L'Intesa definisce altresì i principali settori nei quali la cooperazione di polizia sarà operativa; in particolare, il contrasto del terrorismo, del traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope e dei loro precursori, della criminalità organizzata e di altri reati, tra i quali l'immigrazione illegale e la tratta di esseri umani, il traffico illecito di armi e munizioni, i reati ambientali, il traffico illecito di beni culturali, il riciclaggio e i reati informatici. Tale elencazione costituisce peraltro solo una mera indicazione dei fenomeni attraverso i quali si manifesta generalmente l'agire della criminalità organizzata transnazionale. L'Accordo prevede inoltre che la collaborazione si estenda alla ricerca di persone sospette e di latitanti responsabili di delitti.
  Altre disposizioni definiscono le modalità della cooperazione. Tra queste ultime, si segnalano lo scambio delle informazioni operative sulle organizzazioni criminali e sulle tecniche e prassi operative di contrasto, nonché lo scambio di esperienze e di esperti. Sono poi previste ulteriori modalità di cooperazione, quali l'organizzazione di attività di formazione, l'impiego di ufficiali di collegamento, l'impiego di unità cinofile antidroga, nonché la promozione di procedure investigative e l'utilizzo della tecnica investigativa speciale delle consegne Pag. 30controllate. Particolare riguardo è rivolto alle richieste di informazioni, per le quali sono definite le procedure di massima e le condizioni che possono determinare il rifiuto della collaborazione. Nell'Accordo è altresì sancito che le Parti contraenti concorderanno le modalità necessarie per consentire il rapido scambio delle informazioni e si comunicheranno i rispettivi punti di contatto per l'avvio della collaborazione operativa.
  Adeguata tutela è riservata per la trattazione delle informazioni e dei dati sensibili. Al riguardo, sono espressamente richiamate le formule di salvaguardia che vincolano la collaborazione alla conformità alle rispettive legislazioni nazionali dei due Paesi.
  Sono inoltre previste consultazioni tra i rispettivi Ministri dell'interno e riunioni tecniche, queste ultime da tenere, almeno una volta l'anno, alternativamente a Roma e ad Amman, per valutare l'attività svolta e individuare gli ulteriori obiettivi da perseguire. Per tali fini viene indicata anche la possibilità di costituire gruppi di lavoro ad hoc per l'esame di questioni specifiche.
  Segnalo che nel corso dell'esame in Commissione sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia, mentre la Commissione Bilancio ha espresso parere favorevole con una condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, e conseguentemente la stessa Commissione ha approvato un emendamento di recepimento della condizione espressa dalla Commissione Bilancio, essendo necessario modificare la clausola di copertura finanziaria di cui all'articolo 3 e l'autorizzazione di spesa per il triennio in corso, aggiornando la clausola di salvaguardia prevista al medesimo articolo 3.
  Agli oneri del provvedimento, quantificati complessivamente in 168.558 euro a decorrere dal 2016, si provvede mediante riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018, dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il 2016, con parziale utilizzazione dell'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Auspico, in conclusione, l'approvazione di questo provvedimento, che consentirà una collaborazione sempre più stretta tra Italia e Giordania nel contrasto al crimine organizzato transnazionale ed al terrorismo internazionale nelle sue varie forme. Non va infatti dimenticato che, nel crescente quadro di instabilità che caratterizza il Medio Oriente, il regno hascemita di Giordania conserva il proprio storico ruolo di baluardo della stabilità regionale, riuscendo ad assorbire le tensioni presenti nell'area, costituendo pertanto un solido punto di riferimento per il contrasto ai fenomeni della criminalità e del terrorismo anzidetti.