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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 317 di mercoledì 5 maggio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 16.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 maggio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocci e Lombardo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, recante disposizioni urgenti tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali internazionali e nazionali operate, tra l'altro, nella forma dei cosiddetti «caroselli» e «cartiere», di potenziamento e razionalizzazione della riscossione tributaria anche in adeguamento alla normativa comunitaria, di destinazione dei gettiti recuperati al finanziamento di un Fondo per incentivi e sostegno della domanda in particolari settori (A.C. 3350-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, recante disposizioni urgenti tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali internazionali e nazionali operate, tra l'altro, nella forma dei cosiddetti «caroselli» e «cartiere», di potenziamento e razionalizzazione della riscossione tributaria anche in adeguamento alla normativa comunitaria, di destinazione dei gettiti recuperati al finanziamento di un Fondo per incentivi e sostegno della domanda in particolari settori.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 del Governo (Vedi l'allegato A - A.C. 3350-A), interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40 (Vedi l'allegato A del resoconto della seduta del 4 maggio 2010 - A.C. 3350-A) (Per le modificazioni apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 4 maggio 2010 - A.C. 3350-A).
Ricordo inoltre che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva Pag. 2diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 3350-A)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà, per tre minuti.

MARIO BACCINI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, le misure che oggi sono sottoposte alla nostra fiducia sono state pianificate dal Governo in parte per recepire le direttive europee e in parte per rilanciare e sostenere quelle politiche di ripresa economica di cui necessita il nostro Paese in questo momento di crisi sociale ed economica transnazionale.
L'oculata guida del Governo e del Ministro Giulio Tremonti, che nei piani economici non ha tralasciato l'importanza di un ritorno all'economia sociale di mercato e un'attenzione particolare per una finanza etica che rimettesse al centro la persona, hanno fatto sì che i sacrifici che gli italiani stanno affrontando in questo periodo rendano forte il Paese.
A livello europeo ed internazionale manteniamo quella solidità e credibilità necessarie affinché l'Italia possa mantenere un ruolo di primo piano. Assistiamo in questi giorni, purtroppo, anche a disordini pubblici che la crisi ha prodotto in Grecia. Grazie alla linea tracciata dal Governo noi possiamo dire, a ragione, che non siamo e non ci troveremo in quelle condizioni.
Inoltre, un'adeguata politica di controllo e prevenzione contro le frodi finanziarie e tributarie sono un'ulteriore garanzia per i cittadini italiani.
Per questo motivo, noi Cristiano Popolari nel Popolo della Libertà garantiremo il nostro appoggio e il nostro voto a questi provvedimenti del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà, per tre minuti.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, i deputati delle minoranze linguistiche non voteranno la fiducia al Governo. Il consenso alla fiducia presuppone un patto politico che la maggioranza non ha mai chiesto a noi di sottoscrivere e, dunque, per noi non si pone il problema della fiducia.
Tuttavia, secondo noi, non sussistono neanche le ragioni di merito e di urgenza per porre la questione di fiducia, giacché sarebbe stato possibile discutere e votare le proposte di modifica, nessuna delle quali presentata in modo pregiudiziale, entro i tempi necessari alla conversione in legge del decreto.
Al di là delle ragioni politiche, il nostro giudizio sul provvedimento in esame è critico se valutiamo gli obiettivi del decreto-legge, i cui effetti positivi appaiono minimi, contingenti e mai strutturali, destinati ad incidere superficialmente sull'economia in settori in crisi, sostanzialmente già esauriti prima ancora che il provvedimento abbia concluso il proprio iter parlamentare.
Come minoranze linguistiche abbiamo presentato alcuni emendamenti che avrebbero consentito di eliminare alcune discriminazioni e incongruenze e impedito un'ulteriore riduzione delle risorse finanziarie. Così sarebbe stato, se fossero state accolte le nostre proposte di prorogare anche per il 2011 e il 2012 le agevolazioni del 55 per cento previste per interventi di riqualificazione energetica e di prorogare per tutto il 2010 la detassazione degli investimenti.
Tale proroga è stata richiesta da vasti settori dell'economia e da ampie fasce di popolazione che hanno apprezzato queste misure che, per le ragioni esposte, hanno inciso con efficacia in modo innovativo.
Pertanto era, ed è, a nostro avviso, importante intervenire al fine di eliminare rigidità che rendono ancora più gravosi oneri e adempimenti. Da qui - ed è oggetto di un nostro ordine del giorno - la Pag. 3proposta di prevedere l'obbligo dell'iscrizione al SISTRI solo per le attività che prevedano il trasporto o che producano rifiuti pericolosi.
Il Governo ha precluso infine questo confronto, come ha impedito di discutere la proposta da noi sostenuta di ripristinare i contributi per le imprese editrici di giornali, le riduzioni tariffarie e le agevolazioni creditizie per le imprese radiofoniche, perché abbiamo giudicato priva di alcuna logica economica la scelta della loro soppressione.
Altre riteniamo debbano essere le riforme e gli incentivi di cui discutere; le nostre priorità sono: interventi a sostegno dei redditi delle famiglie, l'introduzione del quoziente familiare, o le riforme strutturali, in primo luogo, del sistema fiscale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SIEGFRIED BRUGGER. Ciò in modo da porre fine ad indirizzi di intervento marginali ed episodici sostenuti da coperture finanziarie e risorse che, ad un esame approfondito, appaiono inconsistenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà, per tre minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quella di oggi sarebbe stata probabilmente la seduta in cui avremmo potuto convertire in legge il decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, invece siamo qui ancora una volta a esprimerci sulla questione di fiducia posta dal Governo.
Si tratta di un provvedimento che, come si evince già dal suo titolo, contiene alcune disposizioni senza dubbio condivisibili, come quelle dirette al contrasto all'evasione fiscale, altre meno, se non altro perché poco efficaci, quando non del tutto inutili. Infatti, gli incentivi e il sostegno della domanda in particolari settori in favore di cittadini e imprese - soprattutto nella direzione dell'efficienza energetica e dell'ecocompatibilità - non possono che essere accolti con favore da noi Liberal Democratici - MAIE. Tuttavia, tali interventi diventano uno strumento inefficace o di scarso impatto sulla nostra economia a causa della evidente esiguità delle poste in gioco o quando diventano il modo per eludere o rinviare una politica economica efficace per la crescita del nostro Paese.
Abbiamo bisogno più che mai, in questo periodo di crisi, di coraggio e responsabilità, di investire su ricerca e innovazione: certo, distogliere 50 milioni di euro dal Fondo per l'innovazione tecnologica e la ricerca, settori imprescindibili di bilancio, non è certo un buon segnale.
Mi fermo qui, signor Presidente, perché oggi, nostro malgrado, discutiamo e votiamo la questione di fiducia posta sul provvedimento in oggetto e non il provvedimento stesso.
Onorevoli colleghi, siamo malinconicamente abituati alla posizione della questione di fiducia in Parlamento (siamo giunti alla numero trentadue solo in quest'Aula), ma non siamo invece abituati ai tempi e alle modalità con cui è stata richiesta in questa occasione.
È inaccettabile che il Governo abbia deciso di porre la questione di fiducia su questo decreto-legge già nel Consiglio dei Ministri di venerdì scorso e che non risponda ad alcuna reale motivazione riconducibile al merito del provvedimento stesso. Essa non è, infatti, motivata dalla presentazione di un numero di emendamenti ingestibile - peraltro proposti in buona parte dalla stessa maggioranza - né dai termini di scadenza del provvedimento, che non alimentava timori o particolari preoccupazioni in merito alla sorte del provvedimento stesso.
A questo punto, è chiaro che Governo e maggioranza abbiano agito in base all'unico obiettivo, non dichiarato, di compattare una maggioranza che compatta non è: ora soffocando voci di dissenso legate alla non democraticità nell'ambito dello stesso partito di maggioranza, ora Pag. 4per non mettere di nuovo sotto pressione l'esecutivo del Paese già ampiamente debilitato dai recenti fatti.
Comprendiamo come per il Governo e per la maggioranza sarebbe stato duro rischiare, anche in questo caso, un nuovo possibile stop, così come già avvenuto per un intero provvedimento, come il decreto-legge «salva liste», oppure per una significativa parte di esso, come per l'arbitrato nel provvedimento collegato in materia di lavoro.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Di certo non possiamo accettare che il sistematico ricorso, peraltro distorto e irrituale, all'istituto della fiducia, diventi l'escamotage per espropriare definitivamente il Parlamento delle prerogative ad esso assegnate dalla nostra Carta costituzionale, ed è per questo che dichiariamo il nostro «no» alla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Liberal Democratici - MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Latteri. Ne ha facoltà, per tre minuti.

FERDINANDO LATTERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge al nostro esame contiene una serie di provvedimenti condivisibili, in particolare gli obiettivi di combattere l'evasione fiscale, di rilanciare alcuni settori produttivi del nostro Paese attraverso una serie di facilitazioni ai consumatori per l'acquisto di determinate categorie di prodotti.
Da questo punto di vista, il decreto-legge fa parte di una prassi consolidata nell'ultimo decennio, qualunque sia stato il Governo in carica.
È difficile non condividere interventi di sostegno alla domanda per consentire a interi comparti produttivi di uscire dalla crisi e, contemporaneamente, di rilanciare i consumi e innescare un circuito virtuoso.
Allo stesso modo, è importante capire gli effetti di questo decreto-legge concernente gli incentivi a settori produttivi riguardo agli squilibri territoriali esistenti nel nostro Paese. Se, infatti, non vi è alcun dubbio che, per quanto riguarda i consumatori, il provvedimento agevola in misura omogenea le diverse aree del Paese, per quanto riguarda lo sviluppo economico le norme in oggetto agevolano in modo evidente quelle zone nelle quali esistono maggiormente comparti produttivi di tipo industriale; non ci pare possano esservi dubbi sul fatto che la maggiore presenza industriale nel nostro Paese sia concentrata nelle regioni del nord, a scapito di quelle del Mezzogiorno d'Italia.
Come potremmo definire, allora, questo decreto-legge, almeno nella parte relativa agli incentivi? Un provvedimento utile, persino necessario, ma inevitabilmente non equilibrato. Come riparare questo grave handicap senza mettere in discussione le ragioni che hanno portato il Governo a presentarlo? L'unica soluzione possibile è progettare una seria politica economica che dovrà contenere provvedimenti strutturali che si occuperanno dello sviluppo del sud.
Questo decreto-legge appare, quindi, per il Movimento per le Autonomie apprezzabile soltanto nel caso in cui si realizzi una politica economica disposta ad investire seriamente sullo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia, però fino ad oggi questo impegno unitario e di riequilibrio si è visto poco.
Molte sono le contraddizioni emerse rispetto al punto 5 del programma di Governo relativo allo sviluppo del Mezzogiorno, considerato come una missione centrale del Paese; Mezzogiorno che è stato determinante anche con il suo contributo per vincere le elezioni politiche.
Adesso è davvero l'ora di cambiare rotta. Ministro Tremonti, il Movimento per le Autonomie esprimerà oggi un voto positivo sulla fiducia al cosiddetto decreto-legge incentivi, ma questo sarà un ulteriore voto di attesa e di speranza rispetto al mantenimento degli impegni solennemente presi dalla maggioranza a difesa del Mezzogiorno.
Non staremo a guardare, contribuiremo attivamente e con determinazione a fare in Pag. 5modo che queste speranze e queste attese si realizzino. Lo faremo con la consapevolezza - lo diciamo oggi, nella ricorrenza del centocinquantesimo anno da un evento che determinò l'unità d'Italia - che una politica nazionale e unitaria può essere soltanto quella che mira al riequilibrio delle diverse parti del Paese. Una politica che non sappia avere l'ambizione di questo obiettivo diverrebbe, di fatto, una politica pericolosamente di rottura dell'unità nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà per tre minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il gruppo Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia voterà a favore della questione di fiducia posta dal Governo sul decreto-legge incentivi.
Il decreto-legge cosiddetto incentivi è un ulteriore tassello della strategia efficace portata avanti dal Governo per contrastare la crisi, una tormenta che ha investito le economie di tutto il mondo.
La fiducia viene posta in maniera assolutamente legittima dal punto di vista politico ed istituzionale, perché un decreto-legge che si propone di garantire risorse ad una serie di settori strategici per l'economia italiana correva il rischio di rimanere impantanato nell'ostruzionismo parlamentare di un'opposizione sempre più al traino del «dipietrismo», erede del vecchio radicalismo della sinistra antagonista.
Tutte le misure anticrisi messe in atto dal Governo Berlusconi hanno determinato il risultato positivo di tenere saldamente sotto controllo i conti pubblici e di avere attenuato i costi sociali con il sostegno al reddito delle fasce più deboli, con l'incremento delle risorse per gli ammortizzatori sociali e con un tasso di disoccupazione all'8 per cento, che è abbondantemente al di sotto rispetto a quello di Paesi europei come la Gran Bretagna e la Francia.
La politica delle «mani in tasca agli italiani» dei Governi del centrosinistra di Prodi e Visco è stata risparmiata al Paese.
Ora, però, signori rappresentanti del Governo, bisogna affrontare l'unica vera grande questione nazionale, cioè la questione meridionale, con un piano per dotare il sud di infrastrutture strategiche e meccanismi fiscali, come la fiscalità di vantaggio, che ne consentano lo sviluppo.
Noi Sud/Lega Sud Ausonia dà la fiducia per consentire al Governo di completare la legislatura con le riforme di cui ha bisogno il Paese.
Noi siamo federalisti, e siamo convinti che solo in un nuovo contesto istituzionale si potrà risolvere la questione meridionale. Per questa ragione Noi Sud/Lega Sud Ausonia chiede al Presidente Berlusconi e al Governo di procedere speditamente, nell'interesse del Paese, degli italiani e del sud (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calearo Ciman, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MASSIMO CALEARO CIMAN. Signor Presidente, Alleanza per l'Italia voterà contro la trentaduesima questione di fiducia. L'odierno decreto-legge è, a nostro avviso, un palliativo mediatico e un lieve aiuto ad alcuni settori produttivi. L'esiguo ammontare delle risorse ha provocato false aspettative nei consumatori e nelle imprese.
Crediamo che questo Governo e questo Parlamento debbano occuparsi subito della vera emergenza del nostro Paese, e non è solo del nostro Paese; quanto è accaduto oggi ad Atene, con scontri in piazza, e con tre vittime, è un segnale veramente inquietante. Ci auguriamo che questo non inneschi un «effetto domino». Il nostro Paese deve risolvere la vera emergenza che si chiama lavoro. Lavoro, impresa, famiglia.
Le piccole e medie imprese, così come le grandi imprese, probabilmente riusciranno ad uscire da questa crisi, ma chi soffre veramente sono le centinaia e le migliaia di persone che perderanno il loro posto di lavoro. Pag. 6
Come Alleanza per l'Italia ci sentiamo vicini alle imprese, ai lavoratori ed in particolare agli invisibili: alle «partite IVA», ai professionisti, alle piccole e medie imprese che devono essere aiutate con una forte lotta all'evasione fiscale e una riduzione della tassazione.
In questo momento occorre che l'Europa rafforzi la sua coesione sociale e di Governo.
Dobbiamo creare, a nostro avviso, un sistema trasparente di analisi dei rating. Dobbiamo combattere un sistema extraeuropeo che decide a tavolino chi è lo Stato da colpire economicamente.
Il sistema oggi in Italia, e non solo, è in forte difficoltà. Pensiamo che sia arrivato il momento di fare una lotta seria a un sistema di evasione, come dicevo prima, e di dimostrare vicinanza alle persone che soffrono. Solo con una forte vicinanza al lavoro, alle persone che soffrono, alla piccola e media impresa le iniziative del Governo potranno trovare il nostro appoggio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi, al quale ricordo che ha dieci minuti tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, solo una settimana fa la maggioranza è stata battuta dall'opposizione, in quest'Aula, sul provvedimento in materia di lavoro. Una settimana prima era stata battuta sul cosiddetto decreto-legge salva-liste. Su questo «provvedimento incentivi», privo di qualunque effetto significativo per il nostro Paese, e dunque negativo, sono state presentate più proposte emendative dalla maggioranza che dall'opposizione.
Se consideriamo, poi, ciò che sta avvenendo al di fuori di qui, con le dimissioni di un Ministro, per le note vicende, e se ricordiamo quanto è avvenuto la scorsa settimana alla direzione nazionale del Popolo della Libertà, è evidente che il Governo non si fida più della sua maggioranza.
È altresì evidente che, da ora in poi, assisteremo a questioni di fiducia poste senza giustificazione, ma solo perché la maggioranza, in questo momento, è allo sbando e, tra questioni giudiziarie e questioni politiche, non è più in grado di garantire l'approvazione dei decreti-legge così come il Governo vorrebbe.
Il rischio è che per i prossimi tre anni si vada avanti a colpi di fiducia e per questo noi pretendiamo innanzitutto che il Presidente del Consiglio, che anche oggi ci appare come un vero e proprio sepolcro imbiancato (e difatti non si fa vedere), venga in Aula a spiegare come intende andare avanti fino alla fine della legislatura (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Intanto, fuori di qui, i problemi degli italiani crescono e di tutto si discute in quest'Aula fuorché di come farvi fronte. Per altro aspetto, questo Governo non ha certo dimostrato di avere i requisiti per risolverli.
Questo Governo si è dimostrato essere il Governo delle truffe di Stato perpetrate a danno dei contribuenti onesti, quando invece di combattere l'evasione l'ha favorita attraverso provvedimenti ignobili come lo scudo fiscale che ha premiato evasori, corruttori e mafiosi e, perfino, in questo decreto-legge incentivi ha introdotto due nuovi condoni: i condoni per noi di Italia dei Valori sono per definizione una truffa di Stato.
A proposito, chissà se tra coloro che ne hanno approfittato c'è un vostro illustre eletto, il senatore Ciarrapico, oggetto proprio ieri di un sequestro giudiziario di 25 milioni di euro, tra cui un panfilo acquistato all'estero, accusato di aver rubato 25 milioni di contributi per l'editoria attraverso false cooperative.
Questo si è dimostrato essere il Governo delle truffe di Stato a danno dei lavoratori onesti, anche attraverso leggi tendenti a renderne più facile la licenziabilità, a ridurne la protezione che sempre uno Stato di diritto dovrebbe assicurare a chi è oggettivamente più debole. Nel contempo, però, questo Governo dà del denaro al comitato per il centenario della Confindustria. Pag. 7
Si è dimostrato essere il Governo delle truffe di Stato a danno degli enti locali e, di riflesso, dei cittadini: prima ha tolto l'ICI sulla prima casa anche ai ricchi, dicendo ai comuni che gliel'avrebbe restituita; dopo due anni stanno ancora aspettando e, intanto, riducono i servizi ai cittadini.
Si è dimostrato essere il Governo delle truffe di Stato a danno dei contribuenti onesti con interventi che salvano gli evasori anche quando non pagano i condoni con i quali si sono autodenunciati (ben cinque miliardi di mancati incassi secondo la Corte dei conti) e poi ci dice che non ci sono soldi per raddoppiare la cassa integrazione ai lavoratori.
Si è dimostrato essere il Governo delle truffe di Stato a danno dei cittadini che si sono visti derubati di polizze sulla vita dormienti solo da due anni e per i quali dice di non avere copertura. Però poi ha approvato, in ragione di 150 milioni di euro, la legge mancia: clientelare distribuzione a pioggia per accontentare i suoi deputati.
Si è dimostrato essere il Governo delle truffe di Stato a danno dei concorrenti delle aziende di Berlusconi, quando ha cambiato le regole della pubblicità televisiva, trasferendone di fatto per legge una quota significativa da Sky a Mediaset: il 6 per cento del totale delle televisioni a pagamento, che passerà pari pari dalle casse di Sky a quelle di Mediaset.
Si è dimostrato essere il Governo delle truffe di Stato, quando - per dare pensioni in più ai professionisti - ha deciso non che le pagassero essi stessi con più contributi, ma di farle pagare ai loro clienti.
Si è dimostrato essere il Governo delle truffe di Stato quando ha gestito, al di fuori di qualunque controllo e trasparenza, somme ingentissime del sistema della Protezione civile dove si è lasciato spazio ad una cricca invereconda che ha fatto la cresta su denari destinati a chi si trovava in situazione di grave sofferenza. Avete ucciso due volte i morti del terremoto de L'Aquila. Il sistema della Protezione civile, così come ce lo hanno rivelato le cronache giudiziarie, è una vergogna nazionale, altro che qualche cosa di cui andare fieri.
Avete dato uno schiaffo ai cittadini onesti, a coloro che credono nella meritocrazia, quando avete permesso l'assunzione di figli di amici, di attori improbabili, di figli di magistrati, di generali e perfino di dirigenti della Presidenza del Consiglio. Non dimentichiamo, inoltre, lo scandalo che ha scosso ieri il suo Governo con le dimissioni del Ministro Scajola, il quale - pensando che tutti gli italiani siano deficienti - rende esilaranti dichiarazioni secondo le quali «se scopro chi mi ha regalato la casa a mia insaputa lo faccio nero». Una affermazione del genere meriterebbe un luogo di assistenza altro che un ministero (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Si è dimostrato il Governo delle truffe di Stato quando con il decreto-legge «salva-liste» ha cercato di cambiare le regole del gioco a gioco iniziato su un tema delicato come quello elettorale per salvare le proprie liste.
Sarà il Governo delle truffe di Stato quando farà approvare la legge sulle intercettazioni telefoniche, anzi per impedire che queste si facciano.
Con quella legge gli italiani non avrebbero saputo dello scandalo sulla Protezione civile e della sua cricca, di quello che ha coinvolto il Ministro Scajola, di quello che ha portato a ben due rinvii a giudizio il Ministro Fitto (che sta sempre al suo posto), di quello che ha coinvolto il sottosegretario Cosentino (che sta sempre al suo posto).
Insomma, volete avere le mani libere per continuare a perpetrare le vostre truffe di Stato, ma volete farlo senza che la gente lo sappia, nelle vostre stanze segrete e senza che quei «rompica...» dell'Italia dei Valori vi possano ricordare che l'Italia sta bruciando, che la disoccupazione continua a salire, che le imprese sono soffocate dalla mancanza di credito e che non hanno alcun sostegno alla ricerca e all'innovazione, uniche armi con le quali si esce dalla crisi. Pag. 8
Noi dell'Italia dei Valori non ci piegheremo a questo andazzo che rischia di portare l'Italia, tutta l'Italia, alla rovina. Ribadiamo la richiesta che il Presidente del Consiglio, sepolcro imbiancato in persona, che evidentemente vuol sfuggire non solo ai suoi giudici, ma anche al controllo del Parlamento, venga in Aula a dirci come pensa di affrontare tutti gli scandali che hanno coinvolto il suo Governo e la mancanza di coesione politica che ne è derivata, oppure se ne vada anche lui per il bene del Paese.
Nell'attesa, temo vana, di vederlo prendere la parola in quest'Aula, non possiamo che dire a gran voce: «no al Governo delle truffe di Stato».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, comprendiamo bene che lamentarsi per la posizione, da parte del Governo, dell'ennesima questione di fiducia sia diventato quasi un rito in quest'Aula perché, in questa legislatura, il Governo ha di fatto commissariato il Parlamento impedendo sistematicamente la modifica in Aula dei provvedimenti più controversi, più importanti, sui quali forse sarebbe stato più necessario il confronto. Per esempio, in questa legislatura, è stata posta la fiducia su tutti i provvedimenti di natura economica, come quello di cui si discute oggi, come se le vicende della crisi e del modo di affrontarla dovessero riguardare solo il Governo.
Ci rendiamo conto che il dibattito sull'uso eccessivo della questione di fiducia rischia di appassionare solo gli addetti ai lavori e non i cittadini, ma sarebbe utile che anche il Governo si rendesse conto, prima o poi, che comprimere la funzione del Parlamento serve soltanto a dar fiato a quanti sostengono che queste Aule (la Camera ed il Senato) siano inutili, ad indebolire la funzione delle istituzioni e a spostare il confronto politico fuori dai luoghi deputati per farlo degenerare a livello del gossip o del retroscena, utile soltanto ad allontanare ancora di più i cittadini da una politica che si dimostra, per questo, incapace di discutere pacatamente sui problemi, per trovare delle sintesi, ma si dimostra capace soltanto di confliggere al proprio interno.
Quella di oggi poi è una questione di fiducia che sarebbe stata del tutto evitabile, non soltanto per i pochi emendamenti proposti dal nostro gruppo (ne abbiamo proposti 10, gli altri gruppi di minoranza poche altre decine), ma anche per l'impegno che avevamo assunto in Commissione - come ha fatto la collega Formisano e come ha fatto anche il PD - di licenziare il provvedimento entro stasera senza porre la questione di fiducia.
La questione di fiducia su questo provvedimento sarebbe stata evitabile ancor di più perché si tratta di un decreto-legge quasi del tutto svuotato di contenuti concreti. Si tratta di un decreto-legge che ha di fatto già esaurito la sua funzione e in alcuni casi anche le risorse.
Vorrei ricordare che questo provvedimento fu annunciato in pompa magna il 25 marzo, alla vigilia delle elezioni regionali, come un decreto-legge contenente un insieme di incentivi per sostenere la domanda interna ed invece si trattava soltanto di 300 milioni di euro, alcuni dei quali (50 milioni di euro) sottratti dal credito di imposta per l'innovazione, che è proprio quello che chiedono le imprese per svilupparsi.
300 milioni, quindi, con i quali sono stati finanziati pochi e piccoli interventi in una decina di microsettori. Si tratta di risorse in molti casi esaurite, come quelle per gli incentivi: i 12 milioni ai motocicli e i 20 milioni per la nautica.
Onorevoli colleghi, forse è utile ricordare che 300 milioni di euro valgono soltanto un centesimo del prodotto interno lordo del settore industriale del nostro Paese ed è del tutto evidente che non possono essere in alcun modo sufficienti a stimolare la domanda o a sorreggere la piccola e media impresa italiana. I piccoli interventi microsettoriali, spesso stimolati dalle lobby di settore, servono solo a Pag. 9drogare temporaneamente un mercato lasciando, quando terminano le risorse, i problemi anche nei settori incentivati. La piccola e media impresa del nostro Paese si dovrebbe sostenere, a nostro avviso, invece con un disegno organico di politica industriale che però a questo Governo sembra mancare del tutto. Noi stentiamo a rintracciare nei provvedimenti del Governo una visione in ordine ai settori sui quali investire, alle vocazioni territoriali da assecondare. In questi due anni siamo stati abituati purtroppo solo ad interventi di politica industriale episodici e senza una riflettuta ed evidente visione di insieme.
Questo provvedimento dimostra per l'ennesima volta quale sia l'atteggiamento del Governo rispetto alla crisi: l'atteggiamento cioè di chi si limita a qualche intervento spot dal titolo suggestivo, aspettando che la crisi mondiale sia superata e che riparta la domanda globale. In tal modo si è proceduto e si procede mentre pezzi importanti del nostro apparato produttivo si spostano non solo nell'est del mondo, ma anche in altri Paesi occidentali. Non vogliamo con questo disconoscere al Governo e al Ministro Tremonti il merito di aver tenuto sostanzialmente in ordine i conti pubblici, ma vorremmo che il Governo e la maggioranza non si limitassero a celebrare il fatto che per fortuna non siamo nella situazione della Grecia, perché le condizioni del Paese non consentono di celebrare successi ma dovrebbero indurre invece a ragionare sui cambi di passo necessari.
Proprio oggi la Commissione europea, rivedendo al ribasso le stime sulla crescita economica del nostro Governo, prevede una caduta dell'attività economica per il 2010 più marcata del previsto: prevede che il debito pubblico italiano salga sopra il 118 per cento nel 2010 e ci resti anche nel 2011. D'altra parte quelle imprese e quegli imprenditori dei quali dovrebbe occuparsi la legge che oggi discutiamo sanno meglio della politica che la crisi non è finita, la vivono ogni giorno sulla loro pelle e sanno che la ripresa stenta a vedersi. Si tratta di imprenditori che hanno fatto in questi anni, e che stanno facendo ancora, sacrifici enormi, investendo i propri risparmi, le riserve accantonate, lottando con le banche per indebitarsi ancora e per non distruggere la propria impresa. Grazie a loro e alle famiglie italiane il Paese ha resistito in questi anni alla crisi.
Onorevoli colleghi, noi chiediamo al Governo di non continuare a galleggiare sulla zattera dei nostri conti pubblici nella speranza che solo questo sia sufficiente a salvare il Paese dalla tempesta che ancora non è finita. Ci sono alcune riforme che non costano nulla, che non rompono la zattera e che si possono fare migliorando i saldi. Per esempio, velocizzare i pagamenti alle imprese da parte del pubblico libererebbe queste enormi risorse in tutti i settori industriali, molto più dei 300 milioni di questo decreto; per esempio, intervenire più incisivamente sul problema del credito sarebbe senz'altro più utile che contendersi qualche posto nel board di qualche banca; liberalizzare realmente i servizi pubblici locali consentirebbe ai cittadini di avere tariffe e servizi più convenienti e alle imprese di poter operare in regime di maggiore concorrenza; tagliare la spesa improduttiva, come quella per le province che tutti volevamo sopprimere, e destinare le risorse agli investimenti nell'innovazione che mancano al nostro Paese potrebbe renderci più pronti alla ripresa economica.
In conclusione, noi vorremmo un Governo più coraggioso e più responsabile, che non si arrocchi nel fortino, come sta facendo, invece, soprattutto in queste ultime settimane, ostaggio delle sue paure, per le ombre di complotti esterni ed interni alla sua maggioranza; che non si culli sulla convinzione di poter resistere perché tanto dall'altra parte del campo della politica non ci sono ancora alternative.
Come vedete, non abbiamo parlato d'altro: non abbiamo parlato delle dimissioni del Ministro Scajola, perché c'è già troppa benzina sul fuoco della politica. Vorremmo chiedere al Governo, però, di venir fuori dal fortino perché fuori dal fortino c'è un altro Paese che soffre, ci Pag. 10sono famiglie che non riescono a guardare con speranza al futuro dei propri figli, imprenditori che ogni giorno si preoccupano di come andare avanti e giovani delusi da un Paese che non sa trattenerli e non sa valorizzarli. Noi vogliamo essere con quest'altro Paese e perciò votiamo contro la questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, il cosiddetto decreto-legge incentivi, su cui oggi si pone la questione di fiducia, è un provvedimento che giudichiamo estremamente positivo: con poche risorse ha già prodotto effetti che riteniamo buoni e che sono già anche attivi. Chi viene dal mondo dell'imprenditoria sa che la crisi, però, è talmente forte che non esiste un provvedimento che da solo possa risolvere i problemi che abbiamo davanti; i fatti anche di cronaca degli ultimi giorni e delle ultime ore impongono una riflessione più ampia sull'economia e sull'Europa.
La Lega è nata con una generazione che è entrata in politica nel momento in cui crollava il Muro di Berlino; avevamo un sogno europeo di un'Europa dei popoli, un sogno di fratellanza europea, un sogno proprio di tanti federalisti: da Cattaneo ad Olivetti, da Spinelli a Proudhon, da Miglio a John Stuart Mill. Avevamo questi sogni, ma ci sono stati dei burocrati che con le vecchie ideologie hanno cercato di rovinarli. «L'unione monetaria porterà stabilità e crescita costante», ha affermato Giuliano Amato; «La stabilità economica è la base della crescita di tutti gli Stati europei» ha detto Padoa Schioppa; «L'euro scongiura pericoli di crolli e instabilità» affermava Romano Prodi; ebbene, oggi, un Paese con meno del 3 per cento del PIL mette in crisi tutta l'architettura burocratica e monetaria che avete costruito. Si potrebbe pensare che avete rovinato un sogno: questa non è l'Europa che la Lega vuole, questa è un'Europa dei mercanti, dei banchieri, dei burocrati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Lega non ci sta. Solo Bossi aveva capito tutto da subito e l'aveva detto, inascoltato, più di dieci anni fa. Noi, forse, saremo gli ultimi idealisti, ma con pragmatismo, invece, vogliamo batterci perché crediamo nella possibilità di realizzare qualcosa di meglio, un mondo, un'Europa che sia più giusta e più consona alle aspettative di tutti noi.
Le questioni che noi poniamo al Governo, ma anche all'opposizione, sono tre. Noi vogliamo salvare la produzione manifatturiera nel nostro Paese, vogliamo un Paese e un'Europa democratica e federalista e vogliamo tutelare i lavoratori.
Colleghi, con riferimento alla produzione manifatturiera, ad esempio, noi riteniamo che sia fondamentale che un Paese non viva solo di terziario; noi vogliamo continuare a produrre, non vogliamo lasciare solo alla Cina la produzione industriale e artigiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Su questo le convergenze si trovano: noi della Lega e il collega Lulli abbiamo presentato un identico emendamento, accolto dal Governo, che ringrazio per questo, per tutelare la produzione tessile made in Italy. Ebbene, su questi argomenti si riesce a trovare un'intesa.
Noi vogliamo anche un'Europa e un Paese federalista e democratico, non vogliamo dei settori autoreferenziali, non vogliamo la logica di Basilea 2 per la quale dei banchieri autonominatisi e autoreferenziali impongono scelte a milioni di imprese e di cittadini di tutta Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi vogliamo invece un sistema che si basi sulla responsabilità, sul decentramento, sul federalismo fiscale, sul federalismo demaniale che sono interesse di tutto il Paese, del nord sicuramente, ma anche del sud del Paese.
Condividiamo l'azione del Governo che cerca di uscire da queste logiche, e quella del Ministro Tremonti con riferimento alla Pag. 11volontà di rivedere gli studi di settore; la Lega lo chiede con forza: andiamo avanti in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vogliamo tutelare i lavoratori, innanzitutto, difendendo il lavoro, valorizzando le capacità e la professionalità, premiando il merito, pensando a contratti territoriali che tengano conto finalmente dei diversi costi nei diversi Paesi dell'Europa e nelle diverse regioni del nostro Paese. Crediamo anche che sia possibile tutto ciò e, oggi, sul Corriere della Sera Sergio Romano scrive: «Non è possibile continuare con formule che hanno incoraggiato gli sprechi, la burocrazia parassitaria e l'economia clientelare». La ricetta della Lega, che sposa anche in questo editoriale Sergio Romano, è il federalismo che porta responsabilità - lo dico anche con forza - è il federalismo che serve più al sud che al nord, perché senza responsabilità il sud non crescerà mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! È la logica - guardo i colleghi dell'UdC - di 150 anni di politiche industriali che hanno sbagliato altri, ma che la Lega non vuole riproporre, perché solo con un federalismo e con una crescita responsabile noi siamo grado di far crescere il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Da vent'anni Umberto Bossi e la Lega dicono queste cose, oggi, però, ci sono le basi, come abbiamo dimostrato, perché ci siano convergenze. Sono contento e personalmente ho molto apprezzato che il primo atto del segretario Bersani sia stato parlare all'interno di un'azienda che produce in Italia la manifattura. È solo partendo dalle cose concrete infatti che possiamo dare a questo Paese le riforme che servono. Se vogliamo andare avanti, dobbiamo trovare un'intesa su questi tre punti: sulla produzione, sul federalismo e sulla tutela del lavoro.
Credo che sia dovuto - e non è assolutamente di forma, ma di sostanza - un ringraziamento anche a questo Governo, all'impegno del Presidente Berlusconi e del Ministro Tremonti, alla capacità di tutto il Governo in termini di prestigio internazionale e di rigore. Il Ministro Tremonti ci impone giustamente delle scelte che anche noi subiamo, come subisce tutto il Paese, ma sono delle scelte giuste e di rigore, che consentono al nostro Paese di non essere in questo momento nelle condizioni della Grecia o di altri Paesi dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Di questo noi andiamo orgogliosi e per questi motivi, con la voglia davvero di arrivare a uno Stato federale e libero in un'Europa di popoli (quindi senza perdere la nostra idealità, ma essendo concreti e pragmatici), ringraziando il Governo perché evita al nostro Paese problemi che altrove, invece, vedete a quali situazioni portano, la Lega esprimerà con convinzione un voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, signori del Governo, il nostro giudizio sul decreto-legge in esame è negativo: è al di sotto delle necessità, certifica l'assenza della politica industriale (siamo oltre i dieci provvedimenti) che, in realtà, dovrebbe sostenere la ricerca e l'innovazione del nostro sistema produttivo.
Sul piano del sostegno ai consumi, siamo in presenza di una manciata di spiccioli che sono serviti a pagare uno spot elettorale in vista delle regionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono serviti, inoltre, a complicare il lavoro nella distrazione del Ministro alla semplificazione, onorevole Calderoli, di esercenti e professionisti commercialisti, oltre che a pagare un aggio al gruppo Poste, al quale si è appaltata la gestione degli incentivi. Non si riduce, né si qualifica la spesa pubblica e, allo stesso tempo, si privatizza la gestione delle erogazioni di fondi pubblici. Ormai i fondi sono in esaurimento e sinceramente non vale la pena soffermarsi a commentare gli esigui effetti di questo decreto-legge per quanto riguarda gli incentivi.
È, quindi, un giudizio negativo e, anche quando si operano scelte giuste, come Pag. 12l'inasprimento della lotta all'evasione fiscale, lo si fa tardivamente, con lo scudo fiscale a prezzi stracciati alle spalle: ci si è assicurati che i buoi non fossero più nelle stalle prima di chiuderle.
Apprezziamo che si sia reintrodotto l'albo dei clienti e dei fornitori; ora ci aspettiamo che si reintroducano le norme sulla tracciabilità dei pagamenti e la restrizione del trattamento della liquidità nei money transfer. Averle cancellate, caro collega Reguzzoni, è stato un danno nel contrasto all'evasione fiscale, ha danneggiato l'industria manifatturiera e ha favorito nei distretti produttivi la concorrenza sleale di chi vuole competere senza rispetto delle regole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Nonostante questo giudizio, il nostro gruppo ha lavorato nelle Commissioni per migliorare il provvedimento, perché siamo un'opposizione responsabile.
Sappiamo che il nostro Paese è alle prese con problemi seri, che non si risolvono con la propaganda, con la litania stancante del «c'è chi sta peggio» e con l'occultamento della realtà. Con la politica degli spot e dei sondaggi potete forse continuare a galleggiare nella gestione del potere, ma aggravate i ritardi strutturali di questo Paese, generate sfiducia nelle istituzioni e mortificate le enormi energie positive del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), soprattutto di chi lavora e non si vuole arrendere alle difficoltà quotidiane, di chi vede la propria dignità umana mortificata nelle incertezze del lavoro, di chi vorrebbe lavorare e si vede negata questa libertà costituzionale di valorizzare le proprie capacità e ambizioni e di concorrere alla crescita del proprio benessere e di quello della Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ci vorrebbe coraggio e onestà intellettuale, bisognerebbe aprire una stagione nuova nell'affrontare i nodi strutturali che frenano il nostro Paese nell'uscita dalla crisi, un'uscita troppo lenta e troppo incerta. Una sfida vera, aperta, tra maggioranza e opposizione, valorizzando il ruolo del Parlamento nell'assunzione di una responsabilità nazionale, aiuterebbe il nostro popolo. Così certamente potremmo discutere, caro collega Reguzzoni, delle priorità di questo Paese.
La Grecia insegna, caro collega Reguzzoni, ed è un ammonimento a cui dobbiamo guardare con grande attenzione e lo stesso ragionamento lo rivolgo al Ministro Tremonti. Siamo d'accordo con le posizioni assunte sulla Grecia, ma un'assunzione di responsabilità del Parlamento italiano e delle forze di maggioranza e di opposizione avrebbe dato più forza in quella direzione. E questo non lo facciamo. Ciò non ci rende né più forti, né più credibili in queste tempeste che investono l'economia mondiale, che scuotono l'Europa e la sua moneta. Di ciò vi assumete tutte le responsabilità.
La crisi ci obbliga ad avere un approccio più agguerrito e più solidale al tempo stesso verso l'Unione europea, che deve essere considerata soggetto fondamentale per mettere in campo politiche per guidare la ripresa, dalla quale non potremo che cambiare i nostri assetti produttivi, se vogliamo dare forza alla nostra scelta manifatturiera. In questo quadro, però, i tagli alla scuola e alla ricerca sono autentici autogol; invece che a queste cose, si continua a pensare a spot e a sondaggi. A dire il vero, per quanto attiene all'articolo 5 del decreto-legge, è augurabile che ciò che è scritto rimanga nell'ambito dello spot, perché altrimenti i danni ambientali ed economici che potrebbe produrre sarebbero veramente gravi. Mentre a fare una beffa è la norma sulla metro di Parma, per cui potremmo dire che dopo lo spot arriva la beffa per i cittadini.
Lo vogliamo ricordare: la crisi economica ha colpito duro, il reddito nazionale è calato negli ultimi due anni di 6 punti e mezzo, la produzione industriale è calata del 25 per cento, la produttività è crollata, nonostante si abbiano salari operai tra i più bassi di Europa, la pressione fiscale è in crescita, per non parlare dell'aumento delle tariffe e dei prezzi amministrati. La propensione al risparmio delle famiglie italiane è sotto stress. Pag. 13
Andiamo poi a vedere nei conti pubblici. Se mettiamo da parte gli introiti straordinari con lo scudo fiscale, vi è stato un calo delle imposte di oltre il 6 per cento e ciò non è stato frutto di sgravi fiscali alle imprese ed al lavoro perché non vi è stata nessuna manovra in tale direzione. Ci sono state tante promesse, molti meno fatti per chi lotta tutti i giorni per mantenere in piedi l'azienda e si vede sempre più in difficoltà per la stretta creditizia e la mancata sburocratizzazione.
L'avanzo primario è stato del tutto mangiato e sappiamo bene che, nonostante si siano spesi molti meno soldi per gli interessi del debito, a causa del basso costo del denaro, è cresciuta la spesa pubblica riguardante i consumi intermedi. Potremmo dire che c'è un peggioramento della qualità della spesa pubblica, che arreca peraltro un danno nei confronti dei comuni.
Essi, infatti, sono legati a un Patto di stabilità interno che non consente loro neppure di utilizzare le risorse che avrebbero potuto essere impiegate in modo anticiclico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il Ministro dell'economia e delle finanze ci dice - e concordo - che la nostra fortuna è che siamo un sistema Paese manifatturiero e non ci siamo finanziarizzati come altri Paesi, ma questo deve darci maggiore preoccupazione, perché, se davvero vogliamo l'industria manifatturiera, non possiamo perdere un pezzo importante del nostro apparato produttivo; altrimenti, mettiamo a rischio la nostra economia e indeboliamo i conti pubblici; serviranno a poco, allora, eventuali, nuovi e piccoli scudi fiscali.
Con la posizione della questione di fiducia il Governo ha voluto evitare, ancora una volta, il confronto in Aula: è grottesco che si ricorra alla fiducia su un provvedimento firmato da un Ministro che non c'è più. Vorrei anche augurarmi che l'interim sia un passaggio molto breve, perché lo sviluppo economico è un asse molto importante per il nostro Paese.
È grave che si sia riconfermato il ricorso alla questione di fiducia anche quando le opposizioni hanno dichiarato di essere disposte ancora di più a ridurre i propri emendamenti presentati per l'esame in Assemblea. Potevamo esaminare e concludere l'esame del decreto-legge già ieri; eravamo disposti a esaminare solo due argomenti: la questione delle polizze dormienti e la problematica di Tributi Italia. Sulle polizze dormienti si trattava di riconoscere il diritto di riscuotere i premi a quei cittadini ai quali, ignari, sono stati tolti i fondi dal Governo, ed è grave che, in un provvedimento depositato mentre stavamo discutendo qui alla Camera, si sia affrontato questo problema.
Su Tributi Italia si sta configurando una gigantesca truffa: bisogna risolvere il problema dei comuni, per non mandarli in dissesto finanziario. Si sono trovati 340 milioni di euro per Catania, che è più di quello che prevede questo decreto-legge sugli incentivi. Non si capisce questa vostra resistenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANDREA LULLI. In conclusione, con questo decreto-legge si è persa un'altra occasione per costruire una risposta credibile alla crisi. Non è un buon segno! Noi continueremo, però, testardamente ad incalzarvi e a indicarvi che il problema dei problemi è il lavoro. Insisteremo sempre di più, anche per non sentirci dire un domani che gli effetti negativi della crisi sono avvenuti a nostra insaputa. Non demorderemo: lo dobbiamo al nostro Paese, del quale continuiamo ad avere fiducia. A voi la neghiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire al collega Lulli, al quale naturalmente riconosco l'impegno profuso dal gruppo del Pag. 14Partito Democratico nella soluzione dei problemi che erano stati posti all'interno di questo decreto-legge, che non si può continuare ad avere una visione della politica economica di questo Governo ristretta, provvedimento per provvedimento, senza riconoscere che in questi due anni si è intervenuti in molti campi, che hanno riguardato le banche, l'economia nel complesso, la pubblica amministrazione, la semplificazione delle normative.
Anche in questo provvedimento abbiamo affrontato questioni delicate, che riguardavano il rilancio del contrasto all'elusione e all'evasione, la riscossione, e abbiamo affrontato temi che non possono essere ascritti ad interventi del Partito Democratico, ma che sono nell'agenda del Governo, che li ha affrontati con prontezza.
Vorrei ricordare ai colleghi, a tutti quei colleghi che in questi due anni non hanno fatto altro che ripetere che quello che si faceva era poco, che non si riusciva a fare di più, che la politica di tenere la barra dritta sui conti pubblici era sbagliata, che, se oggi il Financial Times titola che c'è paura nei mercati sul debito dell'Europa, noi abbiamo dato delle risposte. Le abbiamo date in maniera precisa; domani il Ministro Tremonti verrà a parlare del caso della Grecia. Ma se avessimo seguito le richieste dell'aumento della spesa pubblica, in questi due anni, che fine avremmo fatto? Non avremmo seguito la stessa strada della Grecia?
Oggi in Grecia si parla di recessione, una recessione molto più pesante di quella che naturalmente oggi c'è in relazione a un debito che ormai è fuori controllo.
Dovevamo seguire forse le vostre indicazioni quando ci chiedevate di aumentare la spesa pubblica? Voglio ricordare che in questo Paese, negli ultimi dieci anni, a fronte di una crescita del PIL intorno al 30 per cento, il debito degli enti pubblici economici è aumentando tre volte tanto e la spesa sanitaria è cresciuta. E noi dovremmo ancora seguire politiche di espansione? Credo che ormai, in ognuno di voi, di ciò vi sia assoluta consapevolezza, tanto che ormai, quando si parla dell'azione del nostro Governo sotto il profilo della politica economica, non mi pare che si alzino commenti negativi. Si può dire - come fa Lulli - che si poteva fare di più per il settore produttivo, ma noi abbiamo garantito la coesione sociale ed abbiamo aiutato gli operai a guardare, non dico con ottimismo, ma con tranquillità al proprio futuro.
Noi oggi intendiamo perseguire quella strada e lo facciamo convintamente, ma voi dovreste cominciare a guardare gli atti di questo Governo, non uno a uno, ma nel complesso e capire che siamo sulla buona strada!
I fatti internazionali che hanno limitato in questi due anni anche la crescita nel nostro Paese e le proiezioni che vengono fatte sulla crescita e sulla ripresa di questo Paese ci fanno guardare con ottimismo al futuro, ma dobbiamo avere il senso della responsabilità e lo dobbiamo avere tutti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
È inutile continuare a dire «avreste dovuto fare di più». Certo, ognuno di noi avrebbe voluto fare di più, avrebbe voluto dare maggiori aiuti alle imprese e sappiamo benissimo che quando c'è una crisi (ve ne è già stata una nel 1992, ma il picco peggiore arrivò nel 1994), in questo Paese i piccoli e medi imprenditori, fra non licenziare un proprio operaio e magari non pagare le imposte o i contributi, scelgono la prima strada, perché c'è il concetto di una «famiglia allargata» intorno all'impresa. Però sappiamo anche che abbiamo messo in campo tutte le nostre risorse e le possibilità che ci venivano date da una situazione difficile, per garantire la coesione sociale: continueremo a farlo e speriamo di continuarlo a fare con la vostra compartecipazione.
Non voglio fare polemiche con l'amico Borghesi, il quale ripresenta sempre la stessa storia, un'immagine dell'Italia che ormai forse appartiene solo al partito dell'Italia dei Valori e che evidentemente non è condivisa a livello internazionale, ma nemmeno dalle classi produttive di questo Paese. Pag. 15
Noi abbiamo bisogno, oltre che di un senso di responsabilità, di guardare con serenità al futuro, perché quando comincia la speculazione internazionale, essa nasce anche sulle divisioni del Paese. Non sono un caso le difficoltà dell'Inghilterra e della Spagna: dove il confronto politico si fa più aspro, lì interviene la speculazione internazionale.
Allora, bisognerebbe fare tutti insieme un richiamo al senso della responsabilità e soprattutto guardare veramente all'interesse del Paese. Noi lo stiamo facendo e lo continueremo a fare, perché abbiamo scelto la strada del contenimento della spesa, guardando soprattutto a quello che succede sui mercati finanziari. Voi tutti dovete, anzi dobbiamo, comprendere che quando la speculazione finanziaria si muove, si muove per fare molto male: è successo alla Grecia e la Spagna è sotto le mire della speculazione.
Siamo dovuti intervenire oggi, dando tranquillità ai mercati e sapendo che ogni asta pubblica dei nostri titoli raggiunge il risultato che ci aspettiamo, e dobbiamo dare all'esterno l'immagine di un Paese forte, che crede nella politica economica di questo Governo e che naturalmente spera che si esca fuori dalla crisi tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Vi sono due temi che sono stati affrontati durante questo dibattito. Il primo riguarda Tributi Italia; e se ne è discusso in una stretta connessione con i comuni, come se essi non avessero alcuna responsabilità in una vicenda che - lo vorrei ricordare - ha portato alla cancellazione di una società importante nel sistema della riscossione dei tributi (Commenti del deputato Nannicini). All'amico Lulli faccio presente: ci ricordiamo le audizioni che abbiamo svolto in Commissione finanze? Ci ricordiamo il senso di smarrimento dell'ANCI quando noi le chiedevamo: cosa sta succedendo nei vostri comuni? E poi ci siamo ritrovati con trecentocinquanta comuni coinvolti in una situazione paradossale, dove vi erano amministratori che non sapevano nemmeno cosa dovevano incassare, e che non avevano mai alzato una voce. Ora voi, prima ancora che la magistratura abbia deciso che cosa fare sul tema della cancellazione e su quello dell'amministrazione controllata, venite a dire: ripianiamo i debiti contratti da Tributi Italia nei confronti dei comuni. E la responsabilità? Vogliamo parlare delle responsabilità degli enti locali? Noi affronteremo dunque questo tema, così come ha garantito il Governo, e lo risolveremo perché abbiamo nelle nostre corde soprattutto la difesa dei cittadini, che pagano le tasse.
Passiamo poi al secondo tema, che riguarda invece i conti dormienti. Sapete bene che la partita dei conti dormienti iniziò nel 2005: ne fui io il relatore a quell'epoca, insieme all'amico Saglia. Di lì si è sviluppato insieme, grazie anche all'azione del Ministro Tremonti, un focus su tale vicenda; poi esso si è allargato anche alla questione delle polizze dormienti. Su queste ultime siamo intervenuti, interverremo ancora, proprio in relazione ad un impegno che è stato assunto nei confronti dell'opposizione. Vi sarà modo per intervenire su tale questione, e noi lo faremo con la solita concretezza, che è propria di questo Governo.
È per queste ragioni, signor Presidente, che noi, sapendo bene che il provvedimento in esame ha affrontato solo alcuni temi specifici, che saranno riesaminati in prossimi provvedimenti, daremo ad esso il nostro voto convinto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Poiché la votazione avrà inizio, così come convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, alle ore 17,15, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora.

La seduta, sospesa alle 17,10 è ripresa alle 17,15.

Pag. 16

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 3350-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 40 del 2010, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazioni del turno di voto dei deputati.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Polidori.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,40)
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,43)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis.1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 594
Maggioranza 298
Hanno risposto 322
Hanno risposto no 272
(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente precluse tutte le restanti proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo Pag. 17
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino Pag. 18
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Latteri Ferdinando
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (PdL)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco Pag. 19
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Rixi Edoardo
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sbai Souad
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Tremonti Giulio
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Zorzato Marino

Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio Pag. 20
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Drago Giuseppe
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata Pag. 21
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido Pag. 22
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Sono in missione:
Berlusconi Silvio
Bocci Gianpiero
Guzzanti Paolo
Lombardo Angelo Salvatore
Maroni Roberto
Mecacci Matteo
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Mura Silvana
Sardelli Luciano Mario
Scajola Claudio

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3350-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3350-A).
Constato l'assenza dell'onorevole Favia, che aveva chiesto di parlare per l'illustrazione del suo ordine del giorno n. 9/3350-A/22: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Sanga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3350-A/49.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, si è già detto di questo decreto-legge che è un provvedimento spot. Si è già detto dell'impossibilità di approfondire anche in Assemblea questo testo.
Colgo allora l'occasione di questa discussione per richiamare l'ordine del giorno che ho presentato, che riprende alcuni degli emendamenti che qui non abbiamo potuto discutere. Mi riferisco, in particolare, al mio ordine del giorno n. 9/3350-A/49 e ad altri collegati, come per esempio l'ordine del giorno Marchioni n. 9/3350-A/51.
Si tratta di un ordine del giorno che vuole dare respiro a due settori importanti per l'economia del nostro Paese: il turistico e il tessile. Abbiamo la necessità di qualificare e migliorare l'offerta turistica e le strutture ricettive, gli alberghi, i campeggi, le locande, gli ostelli, i rifugi alpini ed escursionistici. Per questo riteniamo sia importante intervenire per sostenere ed agevolare l'acquisto di prodotti tessili, di arredamento e di biancheria di queste imprese. Pag. 23
Siamo convinti che si possa fare questo investimento anche utilizzando il meccanismo che abbiamo già sperimentato nel nostro Paese, quello della detrazione dall'imposta sul reddito nella misura del 36 per cento dell'investimento effettuato. Si tratta di una misura che ha già dato i suoi buoni, direi ottimi, risultati. Si tratta, peraltro, dello stesso meccanismo che abbiamo previsto nella legge finanziaria per il 2007 per gli investimenti di risparmio energetico anche se per quella misura la percentuale di detrazione era del 55 per cento.
Su quest'ultimo punto colgo l'occasione, signor Presidente, per dire che noi siamo molto preoccupati perché non sappiamo che cosa ne sarà di questa detrazione del 55 per cento, visto che ad oggi dobbiamo rilevare che è valida solo per le spese sostenute entro il 31 dicembre di quest'anno.
Inoltre, avremmo voluto dibattere in quest'Aula su molti altri interventi, in particolare di natura finanziaria e di sostegno ai consumatori per il ricambio degli impianti termici, come per esempio le caldaie per il riscaldamento.
Si tratta di un intervento che si pone parecchi obiettivi. Ne cito due in particolare: da un lato, quello di valutare la realtà delle nostre città e dei passi necessari che dobbiamo ancora compiere sul piano del miglioramento energetico e, quindi, la necessità che i nostri impianti possano essere esenti da rischi.
Sappiamo che impianti datati possono portare a situazioni di basso rendimento e, quindi, di conseguente spreco energetico; possono favorire emissioni inquinanti con conseguente scadimento della qualità dell'aria; possono portare ad effetti negativi per la salute dei cittadini, ma anche ad esposizioni gravi e rischi in tema di sicurezza. Bisogna allora facilitare il ricambio e l'ammodernamento di questi impianti.
Noi chiediamo che, comunque, se non con questo, visto che non è stato possibile, con altri provvedimenti si possa intervenire favorendo l'accesso al credito.
Riteniamo altresì che sia stata persa un'occasione, signor Presidente, non accogliendo in Commissione alcuni nostri emendamenti che andavano ad incentivare la diffusione di veicoli GPL e a metano (quindi, veicoli per l'autotrazione) concedendo contributi sino a 1.500 euro per l'acquisto di questi veicoli.
Signor Presidente, si poteva fare molto di più e, invece, si è scelta, ancora una volta, la strada del basso profilo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3350-A/12.

ANGELO CERA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, con questo mio ordine del giorno voglio sottoporre all'esame del Governo un problema già sollevato da associazioni di categoria ed imprenditori, i quali hanno già posto all'attenzione del Governo stesso e dei media l'avvicinarsi del 30 giugno, data in cui scadrà il termine per accedere alle agevolazioni della cosiddetta Tremonti-ter, che prevedeva una deduzione ai fini IRES o IRPEF pari al 50 per cento del costo di acquisto di macchinari nuovi facenti parte della divisione 28 della tabella Ateco 2007.
Si tratta di una agevolazione che ha dimostrato la sua valenza e segnato un positivo impatto sul mercato e che anzi auspichiamo diventi strutturale. Le associazioni di settore stimano in circa 5 miliardi di euro l'aumento di fatturato prodotto da questa agevolazione. Basti pensare che in un settore chiave come quello delle macchine e degli utensili, nell'ultimo trimestre del 2009 l'incremento degli ordini interni, rispetto allo stesso trimestre del 2008, è stato dell'8 per cento, mentre nel primo trimestre del 2010 l'aumento è stato del 10 per cento.
Tuttavia - questo è il motivo del mio ordine del giorno - poiché la misura è intervenuta quando le piccole e medie imprese non avevano liquidità e le prospettive future erano alquanto limitate, gli effetti, secondo quanto si apprende dalle rappresentanze di categoria, avrebbero potuto Pag. 24avere un impatto ancora maggiore sul sistema economico se il tempo a disposizione per completare l'acquisto fosse stato maggiore.
Un rinvio della scadenza, quindi, sarebbe auspicabile anche a causa delle difficoltà iniziali incontrate dai destinatari della norma per l'individuazione dei beni agevolabili. Peraltro, avevamo segnalato tali difficoltà sin dall'introduzione della medesima scadenza.
Con questo ordine del giorno, quindi, impegniamo il Governo a valutare la possibilità di prevedere una proroga del termine attuale, fissato al 30 giugno 2010, per consentire alle piccole e medie imprese di usufruire di una agevolazione che, lo ripeto, ha riscosso un notevole successo tra gli operatori e sostenuto l'offerta in questo periodo di crisi economica.

PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3350-A/21.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda una vicenda che conosce anche lei, ma che conosce bene il sottosegretario Saglia.
Una delle misure più efficaci che è stata presa per sostenere l'economia anche in questo momento di crisi e per affrontare uno dei nodi strategici del nostro Paese (quello dell'efficienza energetica, della riduzione dei consumi energetici, della riduzione di emissione di CO2) è stata il credito di imposta del 55 per cento per le famiglie - lo ricordava prima anche il collega Sanga - che adottano nella manutenzione della propria casa misure che sono volte al risparmio energetico e all'utilizzo delle fonti rinnovabili.
Questa misura fu decisa nella passata legislatura dal Governo Prodi ed è stata mantenuta con un po' di patemi d'animo nell'ultima finanziaria, allungando da tre a cinque anni il rimborso del credito d'imposta. Ricordo che il sottosegretario Saglia si mosse anche in questa direzione e ci fu un ampio movimento da parte non solo dell'opinione pubblica ma anche del sistema delle imprese. È una misura di grandissima importanza, lo ripeto, perché affronta uno dei problemi strategici per il nostro Paese.
Le nostre abitazioni sono spesso di scarsa qualità e hanno consumi energetici molto elevati: un'abitazione italiana consuma mediamente il doppio di un'abitazione irlandese o svedese, per capirci, e ancora di più rispetto ad un'abitazione tedesca. Fra una casa costruita bene con le migliori apparecchiature e una casa costruita male passa una bolletta energetica per una famiglia intorno ai 1.000/1.200 euro l'anno. Quindi si riducono le emissioni, si riducono i consumi di energia, si riducono le spese delle famiglie.
Aggiungo che questa misura ben si presterebbe anche ad affrontare un altro dei nodi strategici e importanti per il nostro Paese che riguarda la messa in sicurezza del patrimonio edilizio. Noi sappiamo di essere un Paese che presenta una situazione delicata dal punto di vista dei terremoti e sappiamo che una buona parte del nostro patrimonio edilizio non è in grado di rispondere ad essi. Purtroppo molti dei morti de L'Aquila sono figli non del terremoto, ma di case costruite in maniera tale da non resistere al terremoto. Le zone sismiche nel nostro Paese sono tantissime, più volte lo stesso sottosegretario Bertolaso ha ricordato che un'azione di prevenzione, che non può essere compiuta con un colpo di bacchetta magica, è essenziale. Allora estendere questa misura dal risparmio energetico e dal ricorso alle fonti rinnovabili anche al consolidamento antisismico degli edifici potrebbe ulteriormente aiutare il Paese ad essere meno vulnerabile rispetto a queste tragedie che sicuramente, spero il più lontano possibile, torneranno a colpirci.
Concludo dicendo che si tratta di una misura che ha messo in moto un volano nel mondo delle imprese di interesse straordinario. Le valutazioni che si fanno è che questa misura abbia mobilitato qualcosa come 8 miliardi di euro di interventi che hanno dato vita ad un volano d'affari che ha coinvolto migliaia di imprese, decine di migliaia di lavoratori, non solo direttamente nell'edilizia - spesso un sistema Pag. 25di piccole imprese di qualità - ma anche nell'indotto. Il sottosegretario Saglia di nuovo lo sa bene: l'indotto significa anche tutta la partita delle caldaie, degli infissi, delle apparecchiatura di qualità, delle coibentazioni avanzate. Insomma, una vera e propria filiera di grandissimo interesse che ha un effetto anticiclico formidabile.
Pertanto la richiesta che facciamo al Governo con questo ordine del giorno, anche se sappiamo quello che vale, è di valutare l'opportunità di stabilizzare questa misura o almeno di prolungarla per altri tre anni, estendendola se possibile anche al consolidamento antisismico evitando lo shock molto negativo che ci sarebbe, non solo nelle politiche ma anche nell'occupazione e nell'economia, dal venir meno di una misura che si è rivelata così efficace e preziosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/3350-A/1, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Caparini n. 9/3350-A/2, Marinello n. 9/3350-A/3 e Zeller n. 9/3350-A/4, accetta l'ordine del giorno Romele n. 9/3350-A/5 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Compagnon n. 9/3350-A/6.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/3350-A/7 e Occhiuto n. 9/3350-A/8, mentre accetta l'ordine del giorno Libè n. 9/3350-A/9.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Galletti n. 9/3350-A/10, Ciccanti n. 9/3350-A/11, Cera n. 9/3350-A/12, Berardi n. 9/3350-A/13 e Angeli n. 9/3350-A/14. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3350-A/15. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Valducci n. 9/3350-A/16, Forcolin n. 9/3350-A/17, Allasia n. 9/3350-A/18, Torazzi n. 9/3350-A/19.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/3350-A/20 a condizione che sia accolta la riformulazione che poi leggerà il sottosegretario Giorgetti.

PRESIDENTE. No, sottosegretario Saglia, deve comunicarci ora la riformulazione.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, allora cedo la parola al sottosegretario Giorgetti.

PRESIDENTE. Vedo che c'è una cooperazione tra di voi. Prego, sottosegretario Giorgetti.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/3350-A/20, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare l'ulteriore rafforzamento delle disposizioni in materia di vigilanza (...)» mentre la parte successiva resta invariata. Se così riformulato, tale ordine del giorno è accettato dal Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prego sottosegretario Saglia.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta gli ordini del giorno Realacci n. 9/3350-A/21 e Favia n. 9/3350-A/22, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Razzi n. 9/3350-A/23, Cimadoro n. 9/3350-A/24, Cambursano n. 9/3350-A/25.
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/3350-A/26, a condizione che sia accolta la riformulazione che leggerà il sottosegretario Giorgetti.

PRESIDENTE. Sottosegretario Saglia, vedo che ormai al Governo c'è proprio una collegialità: uno legge, l'altro scrive, ci manca solo chi parla e siamo a posto.

Pag. 26

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, il provvedimento è stato esaminato dalle Commissioni riunite, quindi ovviamente...

PRESIDENTE. Va bene, sottosegretario Giorgetti, ma bastava prepararsi prima. Prego, sottosegretario, Giorgetti.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/3350-A/26 purché il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti: «impegna il Governo a valutare l'adozione di iniziative per consentire un adeguato rifinanziamento...».

PRESIDENTE. Quindi l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/3350-A/26 viene accettato se sarà accolta la riformulazione testé letta dal sottosegretario Giorgetti.
Prego, sottosegretario Saglia, prosegua.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paladini n. 9/3350-A/27, mentre accetta gli ordini del giorno Mura n. 9/3350-A/28 e Monai n. 9/3350-A/29.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Piffari n. 9/3350-A/30, Borghesi n. 9/3350-A/31, Barbato n. 9/3350-A/32, Zazzera n. 9/3350-A/33 e Messina n. 9/3350-A/34. Per il parere sui successivi ordini del giorno prosegue il sottosegretario Giorgetti.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Giorgetti.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/3350-A/35, invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/3350-A/36, altrimenti il parere è contrario, ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/3350-A/37.
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3350-A/38, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Palagiano n. 9/3350-A/39, Donadi n. 9/3350-A/40 e Rota n. 9/3350-A/41. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Palomba n. 9/3350-A/42, Scilipoti n. 9/3350-A/43 e Di Stanislao n. 9/3350-A/44, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Porcino n. 9/3350-A/45, Peluffo n. 9/3350-A/46, Scarpetti n. 9/3350-A/47, Fadda n. 9/3350-A/48, Sanga n. 9/3350-A/49, Froner n. 9/3350-A/50, Marchioni n. 9/3350-A/51, Cavallaro n. 9/3350-A/52, Vico n. 9/3350-A/53 e Marchignoli 9/3350-A/54. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Zunino n. 9/3350-A/55, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Madia n. 9/3350-A/56, purché venga riformulato il dispositivo nel seguente modo: «a valutare l'opportunità, nell'eventuale predisposizione di futuri provvedimenti di sostegno alla domanda, di indirizzare parte delle corrispondente risorse finanziarie ...». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sbrollini n. 9/3350-A/57, purché venga riformulato il dispositivo nel seguente modo: «... di indirizzare parte delle corrispondenti risorse finanziarie...». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bossa n. 9/3350-A/58, purché venga riformulato il dispositivo nel medesimo modo: «... di indirizzare parte delle corrispondenti risorse ...». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Schirru n. 9/3350-A/59, purché venga riformulato il dispositivo nel medesimo modo: «... di indirizzare parte delle corrispondenti risorse...». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno De Pasquale n. 9/3350-A/60, purché venga riformulato il dispositivo nel medesimo modo: «... di indirizzare parte delle corrispondenti risorse...». Il Governo Pag. 27accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lovelli n. 9/3350-A/61, purché venga riformulato il dispositivo come quelli precedenti. Il Governo accetta l'ordine del giorno Mattesini n. 9/3350-A/62, purché venga riformulato il dispositivo nel seguente modo: «a proseguire nella ridefinizione degli assetti organizzativi delle amministrazioni economico-finanziarie sul territorio attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni dei lavoratori, al fine di addivenire ad un nuovo modello organizzativo efficiente, condiviso e che valorizzi le professionalità disponibili nelle pubbliche amministrazioni coinvolte». Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Calvisi n. 9/3350-A/63, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Rubinato n. 9/3350-A/64, Cuomo n. 9/3350-A/65, Vannucci n. 9/3350-A/66 e Mario Pepe (PdL) n. 9/3350-A/67. Il Governo accetta gli ordini del giorno Bernardo n. 9/3350-A/68 e Pagano n. 9/3350-A/69, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Oliverio n. 9/3350-A/70, Cenni n. 9/3350-A/71, Servodio n. 9/3350-A/72, Marco Carra n. 9/3350-A/73, Fiorio n. 9/3350-A/74, Zucchi n. 9/3350-A/75, Ceccuzzi n. 9/3350-A/76, Tabacci n. 9/3350-A/77. Il Governo accetta l'ordine del giorno Carlucci n. 9/3350-A/78, purché venga accolta la riformulazione volta a sostituire nel dispositivo la parola: «considerare» con la seguente: «valutare» e sopprimere la parte del dispositivo da «e, attraverso la sospensione» fino alla fine.

PRESIDENTE. Ringrazio i sottosegretari Giorgetti, Saglia e Ravetto per la collegialità nell'espressione dei pareri.
Sospendo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle 9,30, con lo svolgimento delle ulteriori fasi della votazione degli ordini del giorno, delle dichiarazioni di voto finale e della votazione finale.

Modifiche nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito dell'ufficio di presidenza del medesimo gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Lega Nord Padania, con lettera in data 5 maggio 2010, ha comunicato la nomina, in data 4 maggio 2010, a vicepresidenti del gruppo dei deputati Luciano Dussin, Manuela Dal Lago, Sebastiano Fogliato e Carolina Lussana (i deputati Luciano Dussin, Dal Lago e Lussana con funzioni vicarie), e a segretario amministrativo del gruppo il deputato Claudio D'Amico. Ai deputati Luciano Dussin, Dal Lago e Lussana è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti al presidente del gruppo in caso di assenza o impedimento del medesimo, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 6 maggio 2010, alle 9,30:

(ore 9,30 e dopo il punto 5)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, recante disposizioni urgenti tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali internazionali e nazionali operate, tra l'altro, nella forma dei cosiddetti «caroselli» e «cartiere», di potenziamento e razionalizzazione della riscossione tributaria anche in adeguamento alla normativa comunitaria, di destinazione dei gettiti recuperati al finanziamento di un Fondo per incentivi e sostegno della domanda in particolari settori (C. 3350-A). Pag. 28
- Relatori: Milanese, per la VI Commissione; Fava, per la X Commissione.

2. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale ordinario di Roma di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 86 del 2010.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
LO PRESTI ed altri: Modifica all'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, concernente la misura del contributo previdenziale integrativo dovuto dagli esercenti attività libero-professionale iscritti in albi ed elenchi (C. 1524-A).
- Relatore: Cazzola.

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

5. - Informativa urgente del Governo sulla crisi economico-finanziaria in atto in Grecia e sulle possibili ripercussioni sulla stabilità dell'euro.

(al termine delle votazioni)

6. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,05.