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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 275 di mercoledì 30 luglio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 22.

  VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 luglio 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bonavitacola, Michele Bordo, Garavini, Leva, Gianluca Pini e Schullian sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono, dunque, complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (A.C. 2486-A/R) (ore 22,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2486-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari.
  Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea (vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 29 luglio 2014 – A.C. 2486-A/R).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2486-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, quanto ho di tempo ?

  PRESIDENTE. Lei, onorevole Capelli, ha due minuti.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie Presidente. Il disegno di legge arriva all'esame dell'Aula, vincolato dalla richiesta di fiducia, l'ennesima posta dal Governo. È indubbio che chiunque di noi avesse avuto l'intenzione e l'ambizione di contribuire a riformare la più grande azienda d'Italia, la pubblica amministrazione appunto, non Pag. 2può non manifestare la personale delusione, così come i partiti politici la propria indignazione, vista l'impossibilità, di fatto, determinata dalla questione di fiducia, di dare corso al confronto su un tema centrale in tutti i programmi politici che tengono banco durante la competizione elettorale, con progetti di sburocratizzazione, semplificazione, modernizzazione e razionalizzazione della pubblica amministrazione.
  È ovvio, comprensibile e umano che questo stato d'animo pervada in lungo e largo quest'Aula e quanti si sentano in un qualche modo defraudati della possibilità di dare un senso al loro impegno politico, avendo lavorato nella continua rincorsa del tempo con emendamenti propositivi – e non mi riferisco certo a quelli ostruzionistici – proposti da colleghi che in Commissione e in Aula si spendono con passione e competenza, nella continua ricerca del meglio possibile per riorganizzare la vita sociale ed economica del Paese.
  Il tema di questo disegno di legge è un tema ambizioso, tanto ambizioso quanto quello che è stato proposto durante la discussione e la presentazione dei punti programmatici nella richiesta di fiducia al Governo presieduto dal Presidente Renzi. È un tema che meriterebbe sicuramente maggiore attenzione, approfondimento e concertazione.
  È positivo l'intervento volto alla semplificazione per i soggetti di invalidità, così come senz'altro positive le misure che riguardano l'Agenda della semplificazione amministrativa e tante altre, così come i moduli standard. Nella dichiarazione di voto di fiducia del Centro Democratico non c’è che l'assenso, un assenso e un voto di fiducia che ha sempre più la connotazione di un voto di speranza in un nuovo inizio.
  Mi permetta di concludere, Presidente, riportando il primo periodo del documento di presentazione del report sui risultati della consultazione pubblica sulla semplificazione, dal titolo «cosa chiedono i cittadini», presentato il 14 aprile 2014 dall'Ufficio per la semplificazione amministrativa-Dipartimento della funzione pubblica.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ROBERTO CAPELLI. Sto concludendo. «L'ascolto dei cittadini,» – recita il primo capoverso «delle imprese e delle loro associazioni è la condizione indispensabile per il successo di una politica di semplificazione».
  Manca in questa premessa – mi permetta – un accenno all'altro attore principale, che è indispensabile e necessario ascoltare per un vero successo di una politica di semplificazione della pubblica amministrazione:...

  PRESIDENTE. Devo chiederle di concludere, onorevole Capelli.

  ROBERTO CAPELLI. ... il pubblico dipendente, che rappresenta la frontiera delle nostre decisioni. Mi permetta di sottolineare una dimenticanza di non poco conto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signora Ministra, il gruppo Socialista voterà la fiducia a questo provvedimento, perché abbiamo sempre sostenuto – e continueremo a sostenere – che lo sviluppo di questo Paese passa e dovrà passare da riforme strutturali, importanti, siano esse costituzionali, siano esse istituzionali, siano esse come quella, appunto, della pubblica amministrazione.
  Certo, ci rendiamo conto, ci rendiamo perfettamente conto, che si poteva fare di più e probabilmente faremo di più. E ci rendiamo conto che questo Paese oggi ha ormai raggiunto limiti di insostenibilità vitale per quanto riguarda l'occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia.
  In questo decreto-legge ci sono punti interessanti, che non erano mai stati affrontati Pag. 3nelle legislature passate e con i Governi passati. Mi riferisco, per esempio, alla questione della rimodulazione del turnover. Mi riferisco ad un problema caro ai miei colleghi che è il «superamento» della cosiddetta «quota 96». Bastano questi esempi per dire che probabilmente ci siamo o stiamo imboccando una strada giusta, senza considerare una questione altrettanto importante...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LELLO DI GIOIA. Mi consentirà, signor Presidente, anche qualche piccolo secondo in più...

  PRESIDENTE. Purché piccolo.

  LELLO DI GIOIA. ... dal momento che lei è benevolo a tal riguardo.
  Si tratta della questione che riguarda i poteri sull'anticorruzione, di cui oggi si sente il bisogno, perché la corruzione in questo Paese è arrivata a limiti insostenibili. Ecco, questo decreto-legge sottolinea aspetti, come dicevo, importanti.
  Ma credo anche che dobbiamo continuare su questa strada, sulla strada delle riforme, perché è necessario che un Paese possa uscire dalla crisi affinché le riforme vengono ad essere realizzate. Noi continueremo a dire che vi è bisogno qui, in questo Paese, in questi momenti, nel prossimo futuro di realizzare riforme strutturali, come la riforma della giustizia, che renderebbe più agili le risposte ai cittadini, ma anche la riforma del fisco, perché in questo Paese c’è bisogno di più equità, di più giustizia sociale, di più diritti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) e Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Plangger. Non essendo presente in Aula, a questo punto, si intende vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, ci sono dei titoli che ricorrono frequentemente negli anni che ci hanno preceduto. Uno di questi è la riforma della pubblica amministrazione, che risuona sempre come citazione necessaria del cambiamento del Paese.
  Ecco, oggi noi affrontiamo la riforma della pubblica amministrazione e questo, di per sé, è un fatto estremamente positivo, che noi vogliamo guardare con occhi aperti, senza essere condizionati da un titolo che diventa realtà, ma contemporaneamente apprezzando il fatto che questa volta ci si prova ad affrontare la riforma della pubblica amministrazione, che, anche nel senso comune, è l'ostacolo che spesso le persone vedono tra un diritto alla loro portata e l'esercizio di quel diritto. Basta pensare a che cosa vuol dire fare una coda, andare in un ospedale a pagare un ticket, cioè fare cose semplici che condizionano la vita delle persone. Oggi ci siamo: siamo qui a parlare di riforma della pubblica amministrazione. E questo è un fatto nuovo e positivo.
  Ma c’è un secondo tema: che cosa vuol dire riformare la pubblica amministrazione ? Come e che cosa riformare ? Allora, io penso che voglia dire almeno tre cose. Intanto, vuol dire immaginare riforme di sistema. Vuol dire immaginare il rinnovamento della pubblica amministrazione, che è una delle cause. Il fatto che debbano entrare nuovi giovani è una delle soluzioni per parlare di riforma della pubblica amministrazione e, in questo caso, il decreto-legge si esercita positivamente facendo una cosa in più, un atto di giustizia, che aiuta il rinnovamento della pubblica amministrazione e dà giustizia a «quota 96» e alle persone penalizzate dalla riforma Fornero.
  Poi vuol dire, riformare la pubblica amministrazione, coinvolgere le organizzazioni sindacali ed i lavoratori e le lavoratrici.
  Non c’è riforma possibile senza quel coinvolgimento e, da questo punto di vista, il decreto e poi la legge delega, a mio avviso, devono fare uno sforzo in più.Pag. 4
  Il decreto è chiuso con il voto di fiducia, ma la legge delega è ancora da fare e lì bisogna fare uno sforzo in più dal punto di vista culturale: soltanto coinvolgendo loro si può effettivamente riformare la pubblica amministrazione. Ma vuol dire anche capire che il problema vero che si annida dentro a quella burocrazia spesso è quella corruzione che veniva citata prima e che, quindi, la legalità è un elemento fondamentale della competitività di sistema del Paese e quindi della riforma.
  Terza ed ultima considerazione: vede, signor Presidente, signora Ministro e signori del Governo, noi pensiamo che vi sia una domanda fortissima di cambiamento nel Paese, fortissima nel senso comune è l'esigenza di vedere che le cose cambino. Io penso e noi pensiamo, LED – Socialisti europei pensa che ci vogliano rotture intellettuali profonde per rispondere a quella domanda. Ma, naturalmente, pensiamo anche che quelle domande abbiano bisogno di risposte che vanno qualificate. Non tutte le risposte sono giuste. È giusto cogliere l'esigenza della rottura intellettuale che serve, è giusta l'energia per farlo, è giusto lavorare per qualificare le risposte nel senso di realizzare un Paese più giusto, che risolva problemi strutturali, quelle riforme strutturali di cui si diceva.
  LED-Socialisti europei vuole lavorare per aiutare a costruire quelle risposte e a qualificarle, perché noi siamo sinistra di Governo e, per questo, immaginiamo che il nostro compito qui ed ora sia quello di qualificare le risposte alle domande di cambiamento così forti del Paese. Ed è per questo, signor Presidente, signora Ministro, signori del Governo e signori colleghi, che LED – Socialisti europei annuncia che si asterrà sul voto di fiducia richiesto dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED) e Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa, che, però, non vedo in Aula, quindi s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, si tratta di un decreto importante, che contiene elementi innovativi, utili a modificare profondamente la nostra pubblica amministrazione, snellendola, semplificandola ed ammodernandola.
  Non è ovviamente qui possibile citare tutto, si tratta di un decreto quasi omnibus, è però doveroso richiamare almeno qualche aspetto significativo. Non possono essere sottaciute, per la loro importanza ai fini della modernizzazione della pubblica amministrazione, tutte quelle parti del decreto che hanno a che fare con la digitalizzazione della macchina amministrativa e di importanti procedure e che riguardano, tra l'altro, i servizi in rete, le banche dati della pubblica amministrazione, la comunicazione tra le pubbliche amministrazioni, il processo amministrativo telematico, l'informatizzazione del processo contabile, il deposito telematico degli atti processuali, le notificazioni telematiche di atti civili ed amministrativi, l'informatizzazione del sistema del processo tributario.
  Mi piace anche richiamare brevemente gli articoli riguardanti la sanità, che contengono misure di semplificazione in materia di invalidità civile e disabilità, in materia di procedure prescrittive dei medicinali per il trattamento delle patologie croniche e delle malattie rare, nonché l'estensione della copertura assicurativa anche all'esercizio dell'attività libero-professionale intramuraria e l'equa riparazione per i soggetti danneggiati da trasfusioni o emoderivati infetti e da vaccinazioni.
  Particolarmente significative anche le norme che direttamente o indirettamente puntano a ridurre la corruzione nella pubblica amministrazione e con le quali, tra l'altro, si attribuiscono responsabilità e strumenti operativi alla struttura dell'Anac per i nuovi compiti a questa assegnati, anche in relazione all'Expo 2015. Si prevede l'obbligatoria iscrizione alla white list per le imprese che operano nei settori a Pag. 5rischio di infiltrazioni mafiose, si estende all'Anac la disposizione introdotta dalla legge per la tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti, si introducono misure per la gestione di imprese aggiudicatarie di appalti pubblici indagate per delitti contro la pubblica amministrazione e via dicendo, con numerosi altri interventi significativi.
  Ma per il mio personale coinvolgimento ritengo anche particolarmente significativi alcuni temi, che hanno impegnato molto la Commissione nell'esame di questo provvedimento.
  Si tratta dell'articolo 1, inteso a favorire il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione.
  La positiva intenzione del decreto conteneva per la verità alcuni elementi di rischio nelle sue originarie formulazioni, riguardanti il mancato riconoscimento della specificità di alcuni settori quali il servizio sanitario ed il sistema della formazione universitaria, che avrebbero fatto correre rischi non irrilevanti alla funzione di questi settori vitali, anche a causa delle limitazioni relative al turnover del personale medico e di quello docente.
  Fortunatamente, questi aspetti controversi sono stati in gran parte superati con i miglioramenti introdotti in Commissione al comma 5, raggiungendo un sensato equilibrio tra la necessità di fare spazio ai giovani e la necessità di non far venir meno competenze che possono maturare solo attraverso la sedimentazione di una profonda esperienza e che dismettere anzitempo avrebbe solo fatto travasare nel privato a tutto discapito proprio della pubblica amministrazione. Permane qualche elemento di preoccupazione circa l'esercizio della discrezionalità da parte delle amministrazioni nel collocare in quiescenza il personale. Discrezionalità che, nel decidere una sostituzione, non può comunque trasformarsi in arbitrio, ma deve fare riferimento a motivate ed esplicitate esigenze di riorganizzazione del sistema. In tale direzione ci siamo fatti carico di predisporre un ordine del giorno che ci auguriamo il Governo voglia accogliere. So che non siamo in America, ma lasciatemi almeno sognare che anche in Italia un giorno sarà possibile, almeno per il personale universitario, non preoccuparsi dell'età a cui mandare in pensione la gente, ma di trattenerla anche fino a 80 anni se continua a produrre scientificamente e di mandarla via anche a 45 anni se, viceversa, si è seduta e non fa nulla. Basterebbe per questo estendere alla permanenza in servizio gli strumenti di valutazione dell'ANVUR utilizzati nelle abilitazioni all'insegnamento. Positivo anche il nostro giudizio sulle modificazioni apportate con l'articolo 14 alle procedure per l'abilitazione scientifica nazionale, necessaria per l'accesso al ruolo di professore universitario, e quello sulle disposizioni relative ai corsi di specializzazione medica contenute nell'articolo 15 e particolarmente all'autorizzazione per la messa in sicurezza dei fondi per la formazione dei medici specialisti, evitando così almeno lo sperpero delle risorse investite in formazione, la fuga all'estero dei giovani migliori e la crisi a orologeria del Sistema sanitario nazionale.
  Mi riferisco, poi, ad una serie di altri articoli profondamente innovativi, come l'articolo 4, che introduce una nuova disciplina della mobilità nella pubblica amministrazione; l'articolo 5, che reca disposizioni sulla gestione del personale pubblico in eccedenza e prevede anche la possibilità di demansionamento, oltre che di comando presso altre amministrazioni, per i dipendenti ai fini di ampliare le loro possibilità di ricollocazione; l'articolo 7, infine, che dispone la riduzione del 50 per cento, per ciascuna associazione sindacale, dei distacchi, delle aspettative e dei permessi sindacali. La cifra politica complessiva relativa agli interventi concernenti gli articoli 4, 5 e 7 è che bisogna dare atto al Presidente del Consiglio in quest'ambito di aver saputo superare le resistenze corporative di un certo mondo sindacale, compreso quello tradizionalmente vicino al partito di maggioranza relativa. Analoga positiva determinazione del Governo è rilevabile nel superamento di importanti distorsioni, abusi e privilegi che riguardano settori dell'apparato burocratico e della giustizia. Mi riferisco all'articolo 6, il Pag. 6quale prevede che le pubbliche amministrazioni non potranno più conferire incarichi a soggetti collocati in quiescenza, salvo che a titolo gratuito. È stata, inoltre, resa più stringente la disciplina sui magistrati e sugli avvocati dello Stato che intendono assumere incarichi extragiudiziari, prevedendone l'obbligatorio collocamento fuori ruolo. È stata riformata la disciplina dei compensi professionali agli avvocati dello Stato in conseguenza di sentenze favorevoli. È stata limitata l'attribuzione ai segretari comunali e provinciali delle quote dei diritti di segreteria e del diritto di rogito.
  Mi siano consentite, infine, in questo panorama positivo generale, la sottolineatura di alcune note stonate. Se il lavoro effettuato in I Commissione è stato in gran parte migliorativo, esso tuttavia mostra anche alcune tradizionali pecche del nostro modo di legiferare. Mi limito a citare quanto accaduto alle norme riguardanti il turnover del personale. Infatti, se l'articolo 3 contiene importanti interventi per rimodulare le limitazioni previste al turnover delle amministrazioni pubbliche e introduce criteri premiali per favorire le regioni più virtuose, nonché la subordinazione di ogni nuova procedura concorsuale alla previa immissione in ruolo da parte di un'amministrazione di tutti i vincitori di concorso e all'assenza di idonei in graduatoria per le stesse professionalità, tuttavia la portata generale del decreto-legge è stata purtroppo appesantita in sede di Commissione con una serie di interventi settoriali a favore di alcune categorie.
  Senza nulla togliere all'importanza di queste categorie, tra cui si possono ritrovare non solo le forze di polizia e i vigili del fuoco, ma anche i titolari di contratti a termine stipulati dalle province, il personale tecnico e amministrativo delle università, quello delle aziende speciali, delle istituzioni, delle società partecipate dalle amministrazioni locali, gli addetti ai lavori socialmente utili e cantieri di lavoro, i vincitori di un certo concorso per assistente tecnico del settore motoristico e meccanico. Non si comprende, dunque, perché esse possano godere di disposizioni particolari, di deroghe, di proroghe, di stabilizzazioni, consentendo loro benefici particolari non concessi ad altre categorie. È forse nelle modifiche apportate a questo articolo che più si è manifestato l'inguaribile istinto per l’«assalto alla diligenza» che accompagna solitamente le leggi omnibus e la legge di stabilità.
  Infine ci sia consentito di augurarci che con questo provvedimento una volta per tutte, almeno per qualche decennio voglio sperare, si porrà la parola «fine» al balletto tutto italiano riguardante le modalità di accesso alla pensione, con un pendolo che varia, di volta in volta, tra favorire l'esodo e restringerlo, con lo scandaloso perpetuarsi quindi di un'incertezza del diritto fortemente dannosa oltre che per i singoli anche per la credibilità della pubblica amministrazione. Pur con queste sottolineature, il giudizio sul provvedimento del gruppo Per l'Italia è ampiamente positivo, riconoscendo nel decreto-legge l'impronta riformatrice di questo Governo, alla cui maggioranza il nostro gruppo parlamentare contribuisce lealmente. È per questi motivi che rinnoveremmo oggi convintamente la nostra fiducia all'Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, onorevoli sottosegretari, onorevoli colleghi e colleghe, questo provvedimento è stato un decreto con grandi ambizioni di cui si diceva che avrebbe innescato un rilancio, un cambiamento nella pubblica amministrazione. A parte il fatto che il percorso in Commissione è stato abbastanza atipico, se non vecchia maniera: si è portato tutto all'ultimo momento. Abbiamo fatto, due settimane fa, praticamente una seduta, quando se ne potevano fare tre, in cui non c’è stata discussione e non c’è stata votazione. La settimana scorsa si è cominciato a votare, a lavorare; non si è voluto fare la notturna di giovedì, che era la cosa Pag. 7migliore perché, se si fosse fatta la notturna l'ultima notte, forse si chiudeva finalmente il giovedì. Si è voluto finire alle 10,45: infatti avevano detto le 10,30; il presidente ha detto le 11; la mediazione del PD è stata 10,45; per cominciare venerdì mattina con la prima convocazione alle 9,30, che poi è slittata alle 10 e che dopo è arrivata alle 11,30 per poi «far lavorare» il pomeriggio di venerdì. E sono stati presentati gli ultimi emendamenti del relatore, alcuni anche condivisibili, alcuni anche positivi che andavano a risolvere problemi importanti. Poi per scoprire cosa ? Scoprire lunedì che non c'erano le coperture esatte e dunque martedì si è fatta tutta quella «manfrina» per presentare tredici nuovi emendamenti del relatore che andavano a sostituire emendamenti già accolti. Uno, se non ricordo male, era un emendamento che andava a sanare un problema, importante, dei dirigenti che andavano in pensione e dove non c'era una graduatoria, per dare la possibilità di proroga, cosa di buonsenso. Tuttavia quell'emendamento in Commissione era stato dichiarato inammissibile. È stato ripresentato. Non ho mica capito perché sono stati presentati questi tredici emendamenti per far riaprire i termini per i subemendamenti, fare il Comitato dei nove, per poi andare in Commissione in modo che il Governo dicesse di porre la fiducia sul testo della Commissione. Se il Governo avesse messo la fiducia su un testo uscito dal Comitato dei nove, penso che nessuno si sarebbe scandalizzato. Abbiamo visto porre la fiducia su degli emendamenti con delle parti che non erano mai uscite dalle Commissioni. Dunque, se era solo un problema di copertura, ci poteva stare. Per dopo, far che ? Far vedere che questo Governo riesce a mettere la fiducia alle 23,55 del mercoledì sera ? Far vedere che si lavora anche di notte ? Lo abbiamo sempre fatto.
  Tutti mi conoscono, io lavoro meglio la notte – chissà, per un motivo mio, c’è più silenzio, c’è più fresco –, però non è questo il modo di lavorare. Dunque, io ricordo al Governo, a Renzi che è giusta la rottamazione: io sono nato lo stesso anno di Renzi, qualche mese più giovane e, dunque, sono contento che si faccia la rottamazione, ma, forse, nella rottamazione bisognava tenersi qualche persona in più competente. Non mi riferisco certamente al Ministro, che è una persona competente – abbiamo lavorato anche ad altri provvedimenti, anche nella scorsa legislatura –, ma, forse, si è lavorato molto male su questo provvedimento.
  Si prevedono, poi, delle coperture sulla spending review e, dunque dei futuri risparmi: lo stesso Cottarelli oggi ha ricordato che non si può lavorare in questa maniera. Se si volevano approvare delle nuove spese, legittime e giuste, che condividiamo – ricordo «quota 96» per gli insegnanti –, si sarebbe dovuto politicamente scegliere cosa tagliare, e non dire: appoggiamoci alla futura spending review. Dovevate prendervi questa responsabilità e non avete voluto farlo.
  Voi avete approntato un provvedimento molto modesto, si poteva essere molto più incisivi. Io ricordo gli emendamenti che abbiamo presentato come Lega: alcuni accettati riformulati, insieme agli emendamenti del PD, perché è giusto prendersi la responsabilità tutti, lo capisco, l'importante è arrivare al risultato. Ma non riesco a capire perché, ad esempio, non si sia tenuto, come sede unica, un raggio fino a 100 chilometri o, almeno, la provincia: questo aveva un senso, era una cosa importante, perché un raggio di 50 chilometri, in alcune province, non vuol dire neanche la provincia di residenza. Qui si poteva veramente essere incisivi; in più, dopo, avete voluto che ci fosse l'accordo anche dei sindacati, che vuol dire ribloccare tutto, perché i sindacati sono contrari.
  Facciamo questi provvedimenti, ma poi non pensiamo, invece, alle cose serie: per questo noi votiamo «no» alla fiducia a questo Governo. Perché proprio oggi è venuta la notizia che il lavoro degli extracomunitari è aumentato di 22 mila unità, a scapito di più di una parte di lavoro di 500 mila unità per quanto riguarda i cittadini italiani. Questo cosa vuol dire ? Vuol dire che molti extracomunitari hanno Pag. 8sostituito nei posti di lavoro gli italiani, abbassando il costo del lavoro. È questo il problema che non state risolvendo; è con riferimento a questo che non riesco a capire perché i sindacati non si stiano muovendo. In Gran Bretagna, oggi, Cameron ha ricordato: prima gli inglesi, sia nei posti di lavoro sia nei servizi, nei servizi sociali. Voi non volete ascoltare questo allarme, continuiamo a farne venire tanti. E la cosa più assurda è che non diamo una mano a questi extracomunitari, ma diamo una mano a quei datori di lavoro, farabutti, che usano gli extracomunitari per abbattere il costo del lavoro. È questa la cosa grave, che dalla sinistra non mi sarei mai aspettato, se fosse una vera sinistra, che difende prima il proprio lavoratore.
  Senza contare, sempre per quanto riguarda gli extracomunitari, tutta l'operazione Mare Nostrum che state facendo, che ci costa tantissimo, che non dà soluzioni al problema, anzi, sono aumentate le persone, i disperati, che vanno sulle barche, su dei gommoni di fortuna, sapendo che arriveranno le navi a salvarle e, dunque, sono aumentati anche i morti. Purtroppo, è così. Bisognava fermarli sulle coste libiche: è là che bisogna lavorare, non in mezzo al mare.
  Senza contare un altro problema, il problema sanitario: continuate a non tenerne conto. Oggi – è un'altra notizia – il problema Ebola è esploso, non è più controllabile, si sta diffondendo a macchia d'olio. E voi cosa state facendo ? State minimizzando il problema. Lo dice lo stesso SAP (Sindacato autonomo di polizia): non state dando nessun mezzo di prevenzione ai nostri militari, ai nostri uomini che stanno lavorando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  In Gran Bretagna stanno anche loro in questa situazione e hanno detto chiaramente che è un problema, che dovranno aumentare la profilassi, non solo per gli stranieri che entrano in Gran Bretagna, ma anche per i cittadini inglesi che vanno all'estero. È questo il problema, voi non lo state considerando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Poi, non abbiamo soldi, non abbiamo risorse per i nostri esodati, non abbiamo risorse per i nostri disoccupati, ma troviamo, non solo gli 8 euro da dare ai detenuti perché sono stati in delle carceri strette – e ricordo sempre che se uno è in carcere non è in carcere perché ha vinto o è stato sorteggiato – ma proprio oggi avete votato di dare altri 30 milioni di euro per le imprese che danno lavoro ai detenuti o agli ex detenuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Questa è la cosa assurda ! Voi volete dire a tutti i nostri disoccupati e a tutti i nostri giovani: se volete che lo Stato vi dia una mano dovete delinquere, andate a rubare, andate a spacciare, allora vedrete che lo Stato si muoverà. Questa è la politica che noi non accettiamo, perché la nostra politica è: prima dare una mano ai nostri concittadini, ai nostri popoli e soprattutto ai nostri concittadini che si sono comportati bene, dopo, se abbiamo ancora risorse, le daremo alle altre persone, anche ai detenuti che fanno un percorso di recupero, ma non certo quello che state facendo voi.
  Dunque, per tutti questi motivi, e ce ne sarebbero tantissimi altri – perché il Premier Renzi è bravo a parlare, ma comincia ad arrivare alla fine delle sue bugie, ormai si sta dimostrando che a ottobre dovrà fare una manovra lacrime e sangue – per tutti questi motivi, noi non daremo mai la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, noi voteremo in questo caso convintamente la fiducia su questo provvedimento (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) perché è un provvedimento che va certamente in una direzione corretta...

  PRESIDENTE. Colleghi, capisco l'entusiasmo per non votare la fiducia però, Pag. 9almeno, permettete al collega Mazziotti Di Celso di esprimere le motivazioni per cui intende votarla.
  Prego, onorevole Mazziotti Di Celso.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Apprendo che quando si pone la fiducia su un provvedimento si sta parlando dei carcerati, però, normalmente, quando si pone la fiducia su un provvedimento si discute di quel provvedimento. Naturalmente la fiducia può anche non essere data per colpa, diciamo così di carcerati e immigrati, però si parla anche di quel provvedimento. Non è una sorpresa, e lo sa anche chi ha interrotto.
  Detto questo, il provvedimento va sicuramente in una direzione giusta, va nella direzione dello svecchiamento, va nella direzione del cambiamento di una pubblica amministrazione che è stata, per anni, ingessata. Il nostro è un Paese che è troppo bloccato dal punto di vista della pubblica amministrazione, dove i ricambi sono stati pochi e per questo noi abbiamo visto positivamente sia gli interventi sul trattenimento in servizio che quelli sulla risoluzione unilaterale dei rapporti con i dirigenti. Riteniamo che sia stata magari un po’ estemporanea la modifica fatta nelle ultime ore, e capiamo anche le lamentele da parte della Lega e delle opposizioni, però l'intervento nel suo complesso è sicuramente corretto.
  Allo stesso modo riteniamo che sia stato corretto l'intervento sulla mobilità, perché la nostra pubblica amministrazione sicuramente soffre di concentrazione di dipendenti nei posti sbagliati, anche dal punto di vista geografico. Questo è un tema che è stato affrontato magari non con il coraggio necessario, perché sicuramente non è con la mobilità di 50 chilometri che si può pensare di risolvere il problema. Siamo contenti, invece, del fatto di aver ottenuto la tutela dei genitori con figli sotto i tre anni attraverso un emendamento nostro, perché riteniamo che quella sia un'esigenza importante. Consideriamo che siano di particolare importanza sia le norme sulla riduzione di distacchi e aspettative – abbiamo apprezzato in particolare il fatto che la misura di salvaguardia sulle aspettative esistenti sia stata eliminata in Commissione – sia le norme sugli incarichi dei magistrati, perché riteniamo che fosse essenziale sia forzare il CSM a delle decisioni tempestive sia limitare l'utilizzo del fuori ruolo.
  Quindi, nel complesso sono tutte norme e tutti interventi che riteniamo giusti, così come le incompatibilità per il personale in quiescenza, anche se in questo caso le deroghe introdotte all'ultimo momento non ci sono piaciute particolarmente.
  Abbiamo apprezzato anche il fatto che si sia intervenuti sul tema dell'anticorruzione; le norme che hanno istituito l'Autorità nazionale anticorruzione, che l'hanno regolata, e la previsione di poteri speciali sono sicuramente condivisibili; avremmo voluto che ci fossero degli interventi leggermente diversi e correttivi, per riflettere alcune richieste e considerazioni che lo stesso dottor Cantone aveva fatto nella sua audizione, e purtroppo il Governo e la maggioranza non li hanno accettati ma, tant’è, il provvedimento di per sé è positivo. Siamo contenti di essere riusciti a introdurre una norma che prevede che in presenza di un procedimento penale che viene archiviato, decada il commissariamento, perché era una omissione importante nel provvedimento iniziale. In generale, riteniamo che il complesso di norme anticorruzione in questo momento sia un segnale importante.
  Su altri aspetti, come ad esempio quello dei TAR, credo che siamo l'ultimo partito che possa essere accusato di non avere coraggio nel ritoccare la geografia giudiziaria, come previsto dal nostro retaggio politico, però abbiamo condiviso la modifica e il fatto che si sia tornati indietro perché alcune delle sezioni distaccate andavano mantenute, e siamo soddisfatti che siano state mantenute; con rammarico abbiamo visto che il Governo non ha voluto rinviare o riconsiderare successivamente la situazione della sezione distaccata di Pescara che andrà riunita a L'Aquila, dove ci sono problemi significativi, Pag. 10e questo è un tema su cui ritorneremo in futuro perché crediamo che ci siano dei problemi oggettivi sul posto.
  Anche sulle partecipate pubbliche avremmo voluto un maggior coraggio sia sotto il profilo delle regole e non solo sui loro compensi, sia sotto il profilo della trasparenza perché le regole in materia di trasparenza dovrebbero essere sicuramente più profonde di quelle che sono state introdotte, anche se è positiva l'adozione della banca dati unica che è prevista nel decreto.
  Quindi, nel complesso noi riteniamo che il decreto sia un provvedimento positivo che va nella direzione giusta, fa parte della complessiva revisione istituzionale di questo Paese che il Governo Renzi ha deciso di avviare e che noi sosteniamo partendo dalle riforme costituzionali a scendere fino alla riforma dello Stato, perché è uno Stato che va innovato, è uno Stato che è invecchiato negli anni e che è diventato troppo complicato. Io direi che oggi se si deve parlare di quello che è il problema fondamentale del Paese è l'eccessiva complicazione di tutto, e in questo senso questo provvedimento va in una direzione positiva, anche se i veri provvedimenti di semplificazione del rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione devono ancora arrivare e auspichiamo che nella prossima riforma complessiva della pubblica amministrazione questo possa avvenire perché quello che è fondamentale è arrivare ad una semplificazione di tutti i processi. Oggi i processi amministrativi sono tutti di una complicazione pazzesca, sono tutti diversi, non c’è una pubblica amministrazione che lavori come un'altra ed è impossibile per imprese e cittadini spesso prevedere l'esito dei procedimenti. Questo tipo di problemi non è ancora coperto e indirizzato in questo provvedimento, o almeno solo parzialmente, e su questo speriamo che il Governo rivolga la sua attenzione.
  Una conclusione su quelle che possono essere le note dolenti del decreto. Direi che questo oramai è un discorso ripetuto tutte le volte e cioè che purtroppo un provvedimento che è sicuramente positivo, sicuramente coraggioso, che va nel senso della riforma, ha imbarcato nel corso del lavoro in Commissione, e addirittura nell'ultima notte del suo esame, una serie di modifiche, emendamenti e disposizioni che avevano poco a che vedere, che non fanno parte di una grande riforma, che non dovrebbero stare in una grande riforma e che forse non dovrebbero stare proprio da nessuna parte e per di più scritte – tornando al tema della semplicità – in un modo complicatissimo. Spesso queste norme sono mostri da 100 righe, dove il verbo è alla novantottesima riga e dove il beneficiario non è mai definito, ma è «colui di cui alla legge numero x».
  Credo che se il Governo vuole davvero cambiare il sistema, cambiare verso – come si dice – o comunque innovare questo Paese, renderlo un Paese facile, il metodo di legislazione deve essere cambiato radicalmente perché come si scrive oggi è incomprensibile, quello che esce da questo provvedimento non è mai comprensibile, nemmeno agli addetti ai lavori: lavoriamo tutti con il dossier vicino perché spesso non sappiamo di cosa si sta parlando.
  Ecco, credo che l'appello finale al Governo per i futuri provvedimenti possa consistere nel cercare di rendere questi decreti un po’ più scarni. Io non chiedo di non ricorrere alla decretazione d'urgenza perché in questo contesto, con questi Regolamenti, è un'illusione e sappiamo che non accadrà, però mi piacerebbe vedere dei decreti fatti di 15 articoli coerenti e non di 50 articoli in cui spesso entra di tutto e mi piacerebbe leggere delle norme comprensibili, per cui se il Governo vuole davvero cambiare il Paese forse dovrebbe prendere il legislatore per le orecchie e insegnargli a scrivere, perché con questo tipo di provvedimenti e questo tipo di tecnica legislativa è impossibile innovare il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra Pag. 11voterà decisamente a favore della questione di fiducia posta sul decreto oggi al nostro esame. La ragione per cui siamo soddisfatti del provvedimento, che tra l'altro è stato a nostro parere migliorato nel corso dei lavori in Commissione affari costituzionali, anche grazie al contributo del Nuovo Centrodestra, è che questo decreto-legge rende più efficiente la pubblica amministrazione attraverso misure di ristrutturazione e di risanamento dell'apparato pubblico, con anche la possibilità di reclutare giovani nelle strutture pubbliche. Il combinato disposto del blocco o comunque dei forti limiti reiterati negli anni delle assunzioni e dell'innalzamento dell'età pensionabile ha determinato sicuramente un'anomalia, un grave problema strutturale nella pubblica amministrazione: l'alta età media di chi ci lavora.
  Voglio ricordare solo alcuni nostri emendamenti approvati in Commissione che hanno comportato un miglioramento del testo legislativo ed in particolare quello sul ruolo delle Camere di commercio, istituzioni essenziali perché forniscono innumerevoli servizi alle imprese. In un momento in cui noi stiamo interrompendo una filiera che parte dallo Stato per arrivare ai comuni ci sono organismi che debbono essere salvaguardati proprio a tutela dei servizi sino ad ora resi. A proposito, proprio una nostra proposta emendativa ha modificato la norma originaria del decreto-legge che prevedeva come il contributo alle stesse fosse dimezzato a partire del 2015. Un risultato importante perché il sistema delle Camere di commercio impiega oltre 10 mila lavoratori senza considerare l'indotto e svolge una funzione di sostegno alle imprese e alle economie locali senza nessun costo per la pubblica amministrazione.
  Siamo soddisfatti anche per i risultati ottenuti per quanto riguarda le società partecipate, visto che in Commissione è stato introdotto un limite al numero degli amministratori. È stata poi introdotta una norma che riduce il costo dei compensi dei suddetti amministratori all'80 per cento del costo complessivamente sostenuto nell'anno 2013 e con ulteriori limiti sugli emolumenti aggiuntivi. Proprio sulle società partecipate il Nuovo Centrodestra intende fare una battaglia, una battaglia politica per consentire una separazione netta fra le aziende pubbliche che producono servizi di interesse generale e quelle che invece risultano essere un improprio ampliamento dell'intervento pubblico in economia. Voglio ricordare che nel marzo 2014 la Corte dei conti in una relazione parlamentare sull'attuazione del federalismo fiscale aveva rilevato come una società partecipata su tre fosse in perdita. La nostra battaglia politica su questo argomento continuerà perché siamo convinti che sia importante ridurre i tanti sprechi che sono presenti nel sistema. Il provvedimento contiene anche norme che condividiamo, come quelle che riguardano la trasparenza della pubblica amministrazione, al fine di ottenere un miglior contrasto alla corruzione con il rafforzamento dei poteri dell'Anac.
  Dopo aver accennato ad alcune norme contenute nel testo, desidero svolgere alcune considerazioni per quel che riguarda in generale la pubblica amministrazione nel nostro Paese, per la quale è indispensabile avviare una riforma complessiva, soprattutto in riferimento ai costi complessivi che l'apparato statale genera per i cittadini e le imprese.
  Infatti, oltre al decreto-legge in esame, è stato presentato al Senato un disegno legge di riordino della pubblica amministrazione che va proprio nella direzione auspicata dal Nuovo Centrodestra. Questa macchina così costosa, non solo non riesce nemmeno a stare al passo con quella degli altri Paesi, ma crea addirittura maggiori costi e consistenti ostacoli al sistema produttivo e ai cittadini sottoposti ad un doppio maggiore impiego di risorse a causa dell'inefficienza della pubblica amministrazione italiana e subendo quindi una penalizzazione nei confronti delle aziende estere.
  Occorre perciò intervenire per ridurre gli eccessivi costi della pubblica amministrazione e questo provvedimento, insieme al già ricordato disegno di legge presentato Pag. 12dal Senato, individua criteri e principi per riorganizzare e ammodernare la pubblica amministrazione. Chi si aspettava già da questo provvedimento una riduzione sostanziosa non può fermarsi su questo articolato, ma deve collegarlo a quello che andremo a fare più avanti proprio attraverso quella sorta di legge delega che è stata e che sarà data al Governo.
  Condividiamo quindi l'opera iniziata dal Governo sotto questo profilo, un'opera che è destinata a migliorare la pubblica amministrazione nel suo insieme ed a ridurre gli oneri burocratici a carico delle imprese e dei cittadini. Il cambiamento non lo troveremo solo e soltanto nell'applicazione delle norme dell'articolato, ma quello che è avvenuto con questo provvedimento e che avverrà con questo provvedimento è sicuramente un'altra sorta di cambiamento che è quello culturale legato a retaggi che ci portiamo dietro nei confronti della pubblica amministrazione e che ha portato anche a una sorta di «linciaggio politico» negli anni che sino ad ora sono trascorsi.
  Il tema dell'efficacia e dell'efficienza dell'agire amministrativo è correlato a quello della semplificazione e quest'ultimo a quello della crescita economica del Paese e dunque alla sua competitività. Semplificazione e crescita economica quindi sono inscindibilmente legate. Abbiamo in sostanza bisogno di innovazione strutturale, ricambio generazionale, maggiore mobilità, misurazione reale dei risultati dei pubblici dipendenti, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Occorre intervenire con tagli agli sprechi e la riorganizzazione complessiva dell'amministrazione, tagli agli enti inutili e tagli alle strutture improduttive. È necessario utilizzare la digitalizzazione dei servizi per rendere più semplice la vita ai cittadini ed alle imprese. Insomma, una pubblica amministrazione al servizio di cittadini ed imprese, che possa garantire un servizio efficiente a cittadini ed imprese, per migliorare questo nostro Paese.
  Abbiamo detto di alcuni interventi del mio gruppo finalizzati al miglioramento del provvedimento – nel dettaglio sarà la collega Bianchi in dichiarazione di voto che esporrà minutamente tutto quello che è stato l'apporto del Nuovo Centrodestra a questo provvedimento –. Voglio però fare un accenno a qualche altro punto forse che non si è voluto da parte del Governo ricomprendere in questo provvedimento e che da anni è sottoposto alla nostra attenzione. Mi riferisco a quello che è un passo importante che comunque ha fatto il Governo nell'articolo 8 di questo provvedimento, che interviene sulla legge n. 190 del 2012, rendendo maggiormente stringente la disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, nonché degli avvocati e procuratori dello Stato che intendano assumere incarichi extragiudiziari. Chi ricopre incarichi di uffici di diretta collaborazione con la pubblica amministrazione, pur solo di consulenza giuridica non può più godere dell'aspettativa; deve quindi essere posto fuori ruolo, posizione per la quale i tempi non sono infiniti: la durata massima è di dieci anni e la norma ha effetti retroattivi.
  Noi siamo favorevoli a questa norma anche se avevamo presentato emendamenti più stringenti destinati a far rientrare i magistrati che svolgono funzioni nei gabinetti dei Ministeri nei loro ruoli originari.
  Vedete, durante le audizioni che sono state fatte sia in Commissione giustizia, che in Commissione Affari costituzionali, è sorto ed è arrivato al nostro orecchio un grido di dolore, sia da parte dell'associazione nazionale magistrati, che da parte del presidente del Consiglio di Stato e da parte di chi ha inteso vedere nell'eliminazione del mantenimento in servizio un danno numericamente – parlo dell'organico naturalmente – rilevante nei confronti delle varie magistrature e all'interno delle varie magistrature, con magistrati che escono fuori dal ruolo e che evidentemente porterebbero un danno, numericamente parlando, all'efficienza.
  Ebbene, questo grido di dolore era stato raccolto dal Nuovo Centrodestra proprio per far sì che i magistrati, che sono sparsi nei vari ministeri e in altre funzioni, Pag. 13potessero ritornare nei loro ruoli originari. Comprendiamo benissimo che gradatamente e gradualmente quello che sino ad ora anche lo stesso Consiglio superiore della magistratura ha messo sempre in risalto, per evitare questo «carrieraggio collaterale» da parte di chi, invece, ha vinto un concorso per giudicare, evidentemente potrà essere portato a compimento, almeno questo è nell'intenzione, se abbiamo ben compreso, da parte del Governo, con provvedimenti organici.
  Ora rimaniamo ancora sui rilievi che sono stati fatti dallo stesso Consiglio superiore della magistratura e dagli stessi auditi che sono venuti nelle Commissioni competenti, che è quello di ritenere che sicuramente riflessioni molto, ma molto forti nel comparto vadano fatte. Noi auspichiamo che il Governo raccolga queste grida di dolore e che porti a termine un provvedimento organico per risolvere questo annoso problema. Il nostro atteggiamento è sicuramente positivo. Penso che si inizi una lunga strada per una riforma che porterà benefici al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Presidente, io non ho le inclinazioni, diciamo, notturne del collega della Lega Nord. Preferisco parlare di giorno e preferirei votare la sedicesima fiducia al Governo Renzi, in cinque mesi, senza doverlo fare a mezzanotte. Avrei preferito che il Governo giocasse di meno a ping pong con la maggioranza, come è accaduto per tutta la giornata di ieri e nei giorni precedenti. E avrei voluto che questo Governo evitasse, come invece fa sistematicamente da quando è nato, di ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza, un abuso verso il Parlamento. Vogliamo dirlo in italiano ? Vogliamo dirlo con i termini propri ? E questo abuso che significa ? Ho ascoltato il collega di Scelta Civica e quella funzione legislativa, di cui parlava lui, non spetta più al Parlamento, spetta al Governo di questo Paese, e il Parlamento sostanzialmente è chiamato a una ratifica.
  Io sono sempre molto, diciamo, moderato nelle espressioni. Non mi piacciono i termini che sono usciti in questi giorni: «Svolta autoritaria, antidemocratica». Ma possiamo dirlo – qui sì, tutto il Parlamento – che stiamo assistendo all'alterazione dell'equilibrio dei poteri ? Il Governo, che dovrebbe seguire, legifera e, quindi, fa i decreti d'urgenza e non fa, ad esempio, i decreti attuativi, che spetterebbero a lui. Stiamo ancora aspettando che vengano attuati 500 provvedimenti.
  Questa non è una critica da sinistra, è una critica da liberale: vorrei la divisione dei poteri in questo Paese. E, invece, ci troviamo di fronte a una continua operazione di inseguimento tra il Governo, la maggioranza e l'opposizione. E spesso cosa accade ? Che le Commissioni diventano camere di compensazione, molto spesso per correggere qualcosa che non va, troppe volte per nascondere errori che si sono fatti.
  Noi ci siamo battuti per «quota 96» e lo abbiamo fatto insieme a tanti colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Lo abbiamo fatto perché pensiamo che vada chiusa la stagione della «legge Fornero», perché non possiamo attardarci sulla settima garanzia e perché non è ammissibile che una volta salviamo uno, un'altra volta ne salviamo un altro e abbiamo i macchinisti ancora fuori.
  Vogliamo una riforma organica, che chiuda definitivamente quella stagione e vogliamo, rimettendo mano alla legge Fornero, che emerga anche qualche elemento di verità. Lo dico così sommessamente. «Quota 96» è stata portata a casa nonostante il Governo. Oggi leggo le dichiarazioni di Cottarelli che parla di tagli lineari per coprire le scelte che ha fatto il Parlamento. Vogliamo ribellarci al fatto che nel corso delle ultime settimane questo Parlamento non ha avuto neanche l'autonomia per poter cambiare gli errori che sono stati fatti nel decreto e quelli che verranno fatti nelle settimane successive rispetto a questa vicenda ? Vogliamo alzare Pag. 14di più la voce oppure siamo soltanto quelli che devono piegare la testa di fronte alla ineluttabilità dei tagli lineari e di una spending review fatta sulla pelle dei cittadini ? Doveva essere una rivoluzione, signor Ministro, ma non si possono fare le rivoluzioni senza le risorse, a costo zero. E l'Italia di oggi, secondo il rapporto Svimez, vede il Mezzogiorno a rischio desertificazione umana e industriale e che vede il 13 per cento del PIL di quell'area vasta del Paese bruciato e, nell'incubo costante della crescita zero, avrebbe bisogno di ben altro. Avrebbe bisogno di politiche pubbliche e avrebbe bisogno di una vera riforma della pubblica amministrazione fatta per i cittadini, per gli utenti, per coloro che vivono un rapporto complicato con lo Stato. E invece avevamo assistito ad un «abracadabra» del Primo Ministro, che al primo minuto di gioco aveva detto: non ci saranno più le file. Abbiamo provato a controllare, non è così: l'informatizzazione non è nemmeno presa in considerazione. E non fate la staffetta generazionale; l'avete «declamata». Anzi avete ceduto all'ultimo minuto addirittura alla pressione dei docenti universitari, dei magistrati, dei dirigenti medici. La rottamazione si è fermata di fronte ai potenti e a coloro che difendono solo interessi corporativi. Avevate detto: 150 mila posti si libereranno, 15 mila posti, mi scusi, invece al massimo ne recupererete lo stesso numero in dieci anni. E il mancato rinnovo del contratto del pubblico impiego, che è un grande tema, in cinque anni ha significato 25 miliardi di euro sottratti alle tasche dei lavoratori. Dove sono stati reinvestiti quei soldi ? Perché non li abbiamo messi nella pubblica amministrazione per una vera riforma ? E la mobilità obbligatoria, che vedrà fortemente ridimensionato il potere di contrattazione dei sindacati, a meno che non immaginiamo che conti soltanto sentirli ? Il dovere d'ascolto non si nega a nessuno, il diritto di contrattare invece viene negato ed è un problema. Costerà 15 milioni quella mobilità nel 2014 e 30 milioni nel 2015. Sapete da dove si prendono ? Dal fondo per la stabilizzazione del precariato, cioè quei soldi che servono per mettere in sicurezza i lavoratori più giovani e più deboli. Le riforme della pubblica amministrazione si fanno con i lavoratori, non contro di loro. E allora il tema sta qui e il tema è come si riapre una partita di rinnovamento. Il tema è come si ha il coraggio di cambiare. E invece i decreti sembrano fatti, come dire, per fare esattamente un'altra operazione: un po’ di propaganda, qualche messaggio ardito, che prova ad entrare nell'immaginazione collettiva, e poi non cambia niente. Per esempio una cosa che non cambierà nel decreto sulla competitività, che – vi ringraziamo – ci farete discutere come sempre con grande difficoltà tra qualche giorno, introduce ad un certo punto al Senato, anche qui di notte, anche qui attraverso una manina invisibile, all'articolo 34 del maxiemendamento una norma che fa saltare il tetto sui manager.
  Quel tetto di 240 mila euro, che avete tanto strombazzato, che avete portato come una bandiera in giro per l'Italia e che ha riguardato soltanto una fascia limitata, salta per i grandi manager delle società partecipate pubbliche, salta per il primo presidente della Corte di cassazione, salta per le società partecipate regionali. I privilegi si fermano alle porte del consiglio di amministrazione di Finmeccanica, di Poste, di ENI e di ENEL. E allora sta qui il tema: se si vuole davvero cambiare, se si vuole essere davvero una sinistra di Governo, si parte dal punto di vista delle cose che rimangono tali, per cambiarle. Noi ci troviamo ancora di fronte a una grande illusione ottica; per questo, non daremo la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo parlamentare di Forza Italia non voterà la fiducia al Governo su questo provvedimento, perché si tratta di un decreto che non ha il respiro di una riforma. È un Pag. 15provvedimento che contiene norme eterogenee e complessivamente inidonee a consegnarci una pubblica amministrazione davvero snella ed efficiente. Soprattutto, mancano quegli elementi di rottura riferiti al merito, all'efficienza, ad una vera riduzione dei costi, ad una maggiore vicinanza della pubblica amministrazione al cittadino, tipici di una riforma che abbia davvero l'ambizione di imprimere una svolta.
  E, come per la riforma del lavoro, anche per la pubblica amministrazione il Presidente Renzi ha scelto un doppio binario: un decreto-legge con interventi minimi e un disegno di legge delega più robusto e ambizioso nelle sue finalità, ma anche di più remota realizzazione. Devo dire che il decreto appare come uno scomposto assemblaggio di norme, in palese violazione dei criteri di omogeneità e di coerenza interna, principi base della struttura di un decreto-legge.
  In passato, infatti, le riforme vere della pubblica amministrazione non sono state adottate con la decretazione d'urgenza, ma con leggi che sono state istruite e concepite sulla base della conoscenza del settore e che hanno permesso al Parlamento, unico potere legittimato a emanare leggi, di esprimersi in modo profondo ed organico, senza la tagliola dei pochi giorni previsti per la conversione del decreto-legge. Ma veniamo al testo: tra le disposizioni che il Governo pubblicizza come innovative, se non, addirittura, rivoluzionarie, si annoverano quelle sul ricambio generazionale, per consentire l'ingresso dei giovani nella pubblica amministrazione, da realizzare attraverso la fine dei trattenimenti in servizio oltre l'età pensionabile ed una semplificazione del turnover.
  Secondo i calcoli, inguaribilmente ottimistici, dell'Esecutivo, in questo modo si creerebbero ben 15 mila nuovi posti di lavoro. Peccato che, se si considera che i trattenimenti in servizio sono circa 1.200 l'anno e che, di questi, la metà sono relativi ai magistrati, per i quali la norma entra in vigore successivamente, si capisce come l'effetto sarà, sfortunatamente, minimo. Sono state apportate alcune modifiche in sede di esame in I Commissione, ampliando la staffetta generazionale e allargandola al comparto scuola e ai giornalisti. Qui si pone una prima questione decisiva: la riforma della pubblica amministrazione persegue obiettivi di efficienza nei servizi e di drastica riduzione dei costi, come sarebbe auspicabile, oppure punta, come purtroppo accade spesso, ad una superficiale riforma e ad un aggravamento di spesa per lo Stato ?
  Senza dubbio non mancano interventi positivi, che non abbiamo paura di riconoscere: penso all'incompatibilità per i magistrati degli incarichi extragiudiziari, penso ad un provvedimento importante, cioè al dimezzamento dei distacchi sindacali, e anche al ruolo unico dei dirigenti. Provvedimenti che vengono, tuttavia, neutralizzati dall'abitudine di intervenire nuovamente su vecchie problematiche senza risolverle. Ne sono un esempio l'introduzione di nuove norme sulla mobilità, senza, però, che le precedenti siano mai state realmente applicate ed attuate, con una novità rappresentata dalla mobilità volontaria del lavoratore, che è quella che serve meno alle amministrazioni-datrici di lavoro.
  In via sperimentale il personale delle pubbliche amministrazioni potrà trasferirsi senza l'assenso dell'amministrazione di appartenenza, generando una migrazione di dipendenti, molto probabilmente, verso quelle amministrazioni che offrono trattamenti economici più vantaggiosi.
  Per quanto riguarda la mobilità obbligatoria, per la quale viene stabilito un limite di 50 chilometri entro il quale il lavoratore potrà essere spostato senza il suo assenso, il problema non riguarda la distanza, ma la volontà delle amministrazioni di attuare un vero processo di mobilità.
  Insomma, da una visione di insieme del provvedimento, colleghi, non emerge una concezione leaderistica della pubblica amministrazione, capace di incidere sulla valutazione di qualità, come pure spicca l'assenza di chiari obiettivi da raggiungere, generando una riforma priva di mordente e incapace di scuotere il mondo della Pag. 16pubblica amministrazione per proiettarlo verso un orizzonte meritocratico, in cui le qualità professionali, il rendimento sul lavoro siano davvero i parametri decisivi per valutare e premiare le persone.
  Non serve un'unità di missione, come sostiene il Presidente Renzi. È, invece, indispensabile che vi sia una responsabilità specifica in capo agli amministratori, ai dirigenti ed ai funzionari, non lasciando alla buona volontà dei singoli l'attuazione delle riforme.
  Se poi volessimo soffermarci sulle riduzioni dei costi, sono in realtà ben poca cosa le previste riduzioni dei compensi degli avvocati dello Stato, dato che, in caso di sentenza favorevole, si prevede che solo il 10 per cento delle spese legali recuperate e poste a carico delle controparti sia ripartito tra gli avvocati dello Stato e tra gli avvocati dipendenti della pubblica amministrazione.
  Una deroga esplicita è prevista a favore degli avvocati inquadrati con qualifica non dirigenziale negli enti pubblici e negli enti territoriali. Si introduce così anche una disparità di trattamento tra le varie categorie di avvocati dipendenti della pubblica amministrazione in palese violazione del principio di eguaglianza.
  Al contrario, il brusco taglio del 50 per cento, originariamente previsto dal decreto, cioè il taglio del 50 per cento del contributo che le imprese versano alle camere di commercio, come ha bene illustrato il presidente di Unioncamere, a fronte di un risparmio irrisorio per le aziende e senza procurare alcun beneficio per i bilanci pubblici, in realtà rischia di fare venire meno la copertura finanziaria per i servizi di credito e di finanziamento offerti alle aziende e al territorio.
  Durante i lavori in I Commissione il gruppo parlamentare di Forza Italia, proprio perché crede nelle riforme e non vuole difendere lo status quo, ha portato avanti un atteggiamento favorevole ad un riordino delle camere di commercio, ad una loro eventuale razionalizzazione in base a criteri di efficienza e di ricaduta in termini di investimenti sui territori, non limitandosi ad un provvedimento di dimezzamento dei contributi e ignorando peraltro il ruolo effettivamente svolto dalle camere per servizi alle imprese. Peraltro, è anche bizzarro che il Governo intenda eliminare gli unici enti pubblici che funzionano con il solo contributo delle imprese.
  E anche la soppressione delle sedi distaccate dei TAR, poi in parte corretta in Commissione, è stata operata senza tenere conto dei principi di produttività e di effettività dei costi. Vi sono sedi distaccate che gestiscono, infatti, un numero di ricorsi enorme e non hanno impatto sulle spese essendo in immobili di proprietà.
  Ma la mancanza più grave di questo provvedimento è la carenza della cultura della valutazione. Nella proposta del Governo non c’è alcun riferimento alla responsabilità dei dipendenti pubblici, all'individuazione di precisi criteri per la determinazione degli esuberi, mentre troppo generici sono le previsioni di valutazione per la progressione di carriera.
  Per ritrovare la fiducia nello Stato il cittadino si deve vedere riconosciuto il valore di un dirigente cresciuto a contatto con il pubblico. Nel decreto in esame si perde, quindi, anche uno dei tasselli più innovativi della riforma Brunetta: la valutazione da parte dei cittadini, elemento indispensabile, capace, se praticata, di incidere fortemente sulla accountability della pubblica amministrazione.
  Una vera riforma, che aspiri a rendere la pubblica amministrazione meno costosa per i cittadini e per il bilancio dello Stato, dovrebbe invece mirare alla riduzione drastica dell'apparato pubblico, lasciando ampio spazio all'iniziativa privata nello svolgimento di attività e servizi, oggi appannaggio di enti pubblici e società partecipate, spesso fonti di sprechi e di inefficienza.
  Infine, per quanto riguarda i poteri conferiti al presidente dell'anticorruzione, contrariamente alle garanzie disciplinate dal sistema giuridico italiano, il provvedimento prevede che il presidente, semplicemente informando il procuratore della Repubblica e in assenza di contraddittorio, senza che sia attivato alcun procedimento Pag. 17da parte dell'autorità giudiziaria competente, possa proporre al prefetto di commissariare l'impresa, anche nella sua totalità, a fronte di situazioni anomale e comunque sintomatiche di condotte illecite o eventi criminali. Sarebbe, invece, necessario che l'accertamento di tali fatti derivasse comunque da un atto dell'autorità giudiziaria, garantendo il contraddittorio tra le parti.
  Per tutte queste ragioni annuncio il voto contrario del gruppo di Forza Italia alla fiducia su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, Franz Kafka diceva che i ceppi dell'autorità tormentata sono fatti di carta bollata. E nessuno qui pensa che la situazione relativa alla pubblica amministrazione in Italia sia oggi idilliaca o non riformabile. Anzi, riconosciamo, come MoVimento 5 Stelle, persino che alcuni spunti interessanti, sebbene marginali, siano contenuti anche nel decreto-legge oggi in esame in quest'Aula.
  Quello che ci viene chiesto in questo momento, tuttavia, non è solo un giudizio complessivo su un provvedimento che, nonostante i miglioramenti che anche noi siamo riusciti ad apportare, ha parecchie ombre, ma è la fiducia al Governo di Matteo Renzi, al suo operato e alla sua filosofia. E a questa richiesta, ancora una volta, noi diciamo a voi, davanti al Paese: «No».
  Noi, in tutta coscienza, non possiamo dare la fiducia ad un Governo come quello che ci troviamo davanti. E non sono una presunzione ingiustificata di superiorità morale o un giudizio pregiudiziale che ormai ci pongono dall'altra parte della barricata. Ogni giorno di più ci rendiamo conto che il consenso a questo Esecutivo è una vera e propria impossibilità etica. Molti dei nostri colleghi sono impegnati nell'altro ramo del Parlamento a motivare ogni giorno quest'affermazione.
  Ma ciò che vorrei dire francamente è che personalmente non è neppure il continuo e strisciante tentativo di ridurre gli spazi di democrazia di questo Paese che più mi inquieta, quanto il mostruoso pressappochismo che esso spesso presuppone. Al di là della maggior parte dei mezzi d'informazione, che prostrati elevano inni al vincitore di turno, sperando che faccia cadere dal proprio tavolo qualche osso, al di là degli opinionisti, dei cosiddetti intellettuali, dei conduttori di talk show che osannano la figura di Renzi, che cosmeticamente, in quanto giovane riesce a coprire la filosofia e gli interessi di cui è portatore, così vicini ai soliti, vecchi poteri che hanno governato la prima e la seconda Repubblica, al di là, infine, dei moniti istituzionali, dei richiami, degli atti di responsabilità dei decrepiti e sedicenti padri della Patria, al di là di tutto questo non ho dubbi che sia difficile scalfire la figura di un Governo così ben pubblicizzato da tante autorevoli fonti.
  Resta ancora spazio, tuttavia, almeno in quest'Aula, per un attimo di verità. E questa spetta a noi, a chi vi vede fare e disfare le trame di un disegno caotico, disposti a sacrificare tutto, anche la coerenza e persino la razionalità, pur di non toccare ciò che a voi realmente importa, ossia l'immagine di riformatori a tutti i costi che vendete tanto abilmente all'opinione pubblica. E quando dico «voi», vorrei precisare che mi riferisco al Governo e principalmente al Presidente del Consiglio, dato che la più parte dei componenti della maggioranza svolge oggi su questi banchi un ruolo assai residuale, al guinzaglio delle direttive di partito.
  Dicevo prima che è il pressappochismo che, però, mi sconvolge maggiormente. Infatti, la realtà è che non emerge alcuna strategia chiara e trasparente rispetto al modo in cui vi muovete. Dite che avete abolito le province, ma sappiamo bene che non è così. Dite che avete ridotto i costi, ma neppure questo è vero. Fate passare il messaggio che state ridimensionando il Senato, ma non ne scalfite né costi né Pag. 18privilegi, ma solo i poteri e l'elettività dei suoi membri. Ciò che avete fatto sinora, a livello di tagli, è soltanto un taglio degli spazi di democrazia e di rappresentanza.
  E quali sono le riforme, quelle vere, che incidono sulla vita dei cittadini ? Gli 80 euro in busta paga, che sono peraltro nella maggior parte dei casi più realisticamente 40 o 50 ? Ormai se ne stanno accorgendo anche i vostri elettori.
  Non c’è davvero molto altro, rispetto a qualche piccola opera di maquillage e ad una poderosa opera di propaganda. D'altra parte, quello che a voi interessa sono soltanto i titoli: è l'unica cosa che passano i Tg.
  Poi, nel merito, le pieghe dei provvedimenti sfuggono alla prevalenza dei cittadini, che non può dedicare tempo ad informarsi, o magari non vuole, trovando tanto rassicurante una faccia come quella di Renzi, (che certo può assomigliare a tante cose, ma non a quella di un tipo scaltro). Renzi che accoglie la Concordia al porto, Renzi che inaugura l'autostrada, Renzi che salva la mamma ed il bambino sudanese. Tanti bellissimi scatti. Di sistemico, gratta gratta, resta solo la faccia di Renzi.
  Che dire poi della Presidenza del semestre italiano dell'Unione europea ? Certo, sarà che è quasi agosto, ma il problema dei migranti resta soltanto una questione italiana, il lavoro è una parola di cui riempirsi la bocca e la flessibilità, nel rispetto dei vincoli comunitari, è un impegno che, come è stato ricordato dai tedeschi, è una clausola scritta con l'inchiostro simpatico sugli accordi che hanno portato Juncker a capo della Commissione europea.
  Per carità, non voglio divagare, ma ciò che ci si sta chiedendo è pur sempre la fiducia a questo Governo. Ed è quindi nostro dovere spiegare perché un «no», forse più flebile, rispetto al provvedimento in esame, che come già detto, in mezzo a molte ombre, qualche luce ce l'ha, si deve trasformare in un «no» urlato se ci si domanda di dare la fiducia a questo Governo. D'altra parte, come diceva quella massima ? Un comitato riesce a prendere decisioni più stupide di ognuno dei suoi membri. Al tempo stesso non è il singolo provvedimento a creare allarme, ma è il complesso dei decreti con cui l'Esecutivo ingolfa quest'Aula che disegna un quadro complessivo d'inadeguatezza nelle soluzioni proposte e di fastidio verso il dissenso, che fanno dell'azione della squadra di Renzi uno spaventoso danno per il Paese.
  Per ciò che attiene a questo specifico provvedimento ci sarà ovviamente modo, nella giornata di domani, di scendere nel dettaglio dei singoli articoli, così come abbiamo cercato di farlo nella discussione in Commissione.
  Però vorrei spendere due parole sulla filosofia che sovrintende al decreto Madia. Non ho dubbi che il Ministro pensi con questo di aver portato a termine quella riforma epocale promessa da Renzi. Ricordate ? «A febbraio i tagli ai costi della politica. Poi le riforme costituzionali. A marzo affronteremo il tema del lavoro, tra aprile e maggio fisco e PA, a giugno la giustizia, in modo da arrivare a luglio, alla prova del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, con le richieste che l'Italia fa all'Europa e non solo l'Europa a noi». Non solo mi sembra che siamo un po’ indietro col programma, ma sarebbe questa la grande riforma della pubblica amministrazione ? Questo il punto di svolta attraverso il quale arrivare ad un nuovo rapporto tra cittadino e la macchina pubblica ? Diciamo che le aspettative erano un po’ più corpose.
  L'ha detto anche il relatore del PD, il collega Fiano: «Non è più il cittadino a rincorrere la pubblica amministrazione, ma è la pubblica amministrazione ad entrare nella vita dei cittadini». E questo sarebbe il primo tassello per ripristinare un rapporto di fiducia tra cittadino e Stato ? E vi pare davvero che questo decreto sia all'altezza di tali aspettative ?
  Questo provvedimento corregge qualche errore – ed è da noi appoggiata, per dirne una, la misura che rimedia alla stortura per la quale 4 mila insegnanti restavano bloccati in servizio, non potendo accedere alla pensione per colpa della riforma Fornero Pag. 19che voi avete votato – ma afferma invece un'idea pericolosa, che ha portato alle più grandi storture della prima Repubblica: quella che la pubblica amministrazione debba essere asservita al potere politico.
  Un esempio eclatante di questo è la norma che colpisce i segretari comunali, dipendenti che hanno vinto un concorso pubblico. Non soltanto viene loro decurtato lo stipendio in maniera punitiva, sopprimendo i diritti di segreteria, ma verranno inseriti in un albo unico di dirigenti di nomina politica. Per non parlare dell'ampliamento della quota sottoposta a spoil system negli enti locali.
  Ovviamente non possiamo dichiararci favorevoli ad una tale norma nel momento in cui io stessa ho presentato una proposta di legge in cui chiedo, insieme a tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle, l'abolizione totale dello spoil system per ripristinare l'osservanza del dettato costituzionale in cui si pone il dipendente pubblico a servizio della nazione.
  E non parliamo poi dei favori che sono transitati per favorire le categorie che tradizionalmente esercitano un forte potere di ricatto sul partito del Premier. Guardiamo ad esempio ai magistrati, i quali sono l'unica categoria miracolata tra quelle che dovrebbero essere sottoposte a turnover. Secondo che logica, Ministro Madia ? La giustificazione è che si rischierebbe una paralisi dei tribunali. Ma tale giustificazione non potrebbe forse essere estesa ad altre categorie ?
  Non parliamo inoltre delle procedure di mobilità, che siamo riusciti almeno a limitare nei casi in cui la loro applicazione avrebbe potuto creare al dipendente seri pregiudizi, come nel caso di madri con bambini di età inferiore a tre anni.
  Oggi non siamo qui a valutare se si sia realmente ripristinato, come diceva il collega Fiano, il rapporto di fiducia tra cittadino e pubblica amministrazione, dato che una tale affermazione, per la portata delle misure oggi in gioco, sarebbe davvero ridicolo farla.
  Oggi dobbiamo invece rispondere a una domanda ben diversa che è bene ripetere: a seguito di questa riforma la politica è più forte o più debole nei confronti della pubblica amministrazione ? Il politico di turno sarà più o meno facilitato nell'imporre il suo volere anche in disprezzo della legge ? Secondo noi la risposta a questa domanda è una sola: questa riforma fa fare un passo indietro rispetto all'indipendenza dell'amministrazione dalla politica. Oggi, dopo questo voto, la politica, specie quella locale, è un po’ più forte, e i dipendenti pubblici un po’ più deboli nel momento in cui si dovranno confrontare col sindaco o con l'assessore di turno che chiede di chiudere un occhio o di favorire l'assunzione di un parente. Certo, c’è anche il resto. Ma noi non ci saremmo tirati indietro dal garantire a quanto c’è di buono il nostro voto e il nostro sostegno, se non si fosse pervenuti ancora una volta a un voto di fiducia. Avremmo preferito lavorare ben oltre la mezzanotte se ci fosse stato davvero qualcosa di cui discutere, da modificare, un dibattito a cui partecipare. Questo tour de force serve invece per riempire qualche titolo di giornale e per far dire che il Governo finalmente fa faticare quei poltroni dei parlamentari, dimenticando di ricordare che tutto questo serve soltanto a far dire a quest'Assemblea un «sì» che è già scritto. «Sì» ad un ennesimo piccolo tassello per rafforzare la politica e la discrezionalità e diminuire gli spazi di dissenso e di Stato di diritto.
  Ebbene, a quanti dicono che è improprio fare chiasso, che è addirittura pericoloso gridare alla dittatura o alla svolta autoritaria, a costoro andrebbero ricordate le parole di un Presidente della Repubblica che certo fu uno dei più amati, Sandro Pertini: «Le dittature si presentano apparentemente più ordinate, nessun clamore si leva da esse. Ma è l'ordine delle galere e il silenzio dei cimiteri.». Per questo motivo dichiaro, a nome del MoVimento 5 Stelle, il nostro «no» alla fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 20

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

  MATTEO RICHETTI. Signor Presidente, parleremo anche per un po’ del provvedimento perché, a un certo punto, e lo dico simpaticamente, dopo l'intervento del collega Matteo Bragantini ho pensato che fossimo passati al punto relativo al depistaggio, nel senso che ha parlato di tutto tranne che della discussione. È vero che è una dichiarazione di voto e di un voto di fiducia, ma è un voto di fiducia legato ad un provvedimento. E io credo che il Parlamento oggi è chiamato ad esprimere un voto di grande rilevanza legato alla dimensione pubblica che l'amministrazione ha sul sistema Italia.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  MATTEO RICHETTI. È solo questione di tempo, Presidente. E ritengo che sia un tassello di fondamentale importanza in quel percorso di riforma e cambiamento che sta impegnando il Governo e anche il Parlamento. Voglio dire che ci sta, l'opposizione fa il suo mestiere, gli 80 euro sono un'operazione demagogica, come quando si fanno le slide sui provvedimenti; e quando arrivano i provvedimenti, si richiamano gli 80 euro che sono pochi. Voglio solo ricordare, e anche qui simpaticamente, alla collega Dieni che la citazione di Kafka è corretta: «I ceppi dell'umanità tormentata sono fatti di carta bollata». La citazione continua e dice che «il lusso dei ricchi è pagato con la miseria». E noi non vorremmo che questo accadesse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ed è per questo che non ci fermeremo su operazioni di restituzione, di equità e giustizia.
  Presidente, mi faccia fare solo una premessa all'intervento. Questo è un provvedimento che, prima che dettagliare qualche singola iniziativa, ha una valenza politica e culturale. Torna spesso, anche nella nostra discussione, il termine «efficienza», ma io credo che noi stiamo facendo qualcosa di più che ridare efficienza ad un sistema o cambiare qualche norma. È un'ambizione che spero siamo in grado di interpretare. Ma noi stiamo cercando di restituire dignità e tensione virtuosa al sistema pubblico del nostro Paese. Io sono convinto che l'amministrazione pubblica di un Paese riflette il suo stato di modernità e, dal mio punto di vista, anche il suo tasso di civiltà. Qualcuno in questi anni ha messo in un cono d'ombra l'idea dell'impiego pubblico, del servizio pubblico, descrivendolo come una presenza da sopportare, a volte un prezzo da pagare, fino a considerarlo un ineluttabile tributo all'improduttività. E quando un Paese considera così i suoi insegnanti, i suoi infermieri, le sue forze dell'ordine, i suoi funzionari pubblici, beh, dimostra di non credere più in chi opera nella dimensione più delicata e importante delle nostre comunità: il sapere, la cura, la sicurezza.
  È questa l'ambizione che vorremmo interpretare. E la dimensione pubblica – termine che può sembrare astratto – è prima di tutto quella dello Stato, quella nella quale esercitare e dare forma a quelle disposizioni con cui poi si intende ordinare l'intero Paese. Provo a spiegarmi meglio, perché non si può chiedere al Paese se non si è in grado di dare un esempio chiaro su molte questioni. Non si può chiedere giustizia, se non si riesce a riportare nella pubblica amministrazione un senso di giustizia. Non si può invocare il merito se non si riporta il merito nella pubblica amministrazione. Non si può invocare un Paese in grado di ridare opportunità di lavoro e ricambio se non si porta nella pubblica amministrazione opportunità di lavoro e ricambio. Non si può invocare il taglio dei privilegi se non si comincia anche dalla dimensione pubblica di un Paese. E non si può chiedere legalità se non è innanzitutto nello Stato che inizia il contrasto alla corruzione. E vedete, colleghi, ricostruire condizioni di fiducia e di giustizia può sembrare scontato, ma non lo è. A volte anche tra di noi si dice: in fondo basta il buonsenso per arrivare a fare questa cosa. Non è così. Non è così soprattutto in un Paese in cui tutti si sentono vittime di una condizione di disuguaglianza Pag. 21e nessuno si iscrive nell'elenco di chi beneficia della disuguaglianza. Tutti denunciano, sottolineano, si sentono parte di un sistema che è soffocato e nessuno beneficia di questa condizione.
  Credo che qui ci sia una assunzione di responsabilità anche nostra, perché se, ad esempio, si racconta solo della irrinunciabilità di alcune posizioni, non si racconta, di converso, che quella irrinunciabilità, quel blocco impedisce ad un giovane di avere un'opportunità. Se si racconta solo del sacrosanto diritto – sottolineo, sacrosanto diritto – dei lavoratori di essere rappresentati e tutelati, non si racconta che questo non può avvenire con dimensioni, costi e modalità del passato. Se si racconta della necessità delle imprese – abbiamo discusso di camere di commercio – di avere servizi non si racconta della non minore necessità di ridurre i costi e i tempi per avere servizi. È questo, secondo me, il salto di qualità al quale siamo chiamati. Senza troppa enfasi, una vera e propria operazione verità della quale questo Paese ha bisogno.
  E fatemi parlare un minuto di questo provvedimento, giusto perché, tutto sommato, è una fiducia legata ad un provvedimento che si fonda su quattro direttrici. Sarò brevissimo. Le ha descritte il relatore Fiano durante tutti i lavori che hanno accompagnato il provvedimento: efficienza della pubblica amministrazione e sostegno dell'occupazione; semplificazione; trasparenza e correttezza dei lavori pubblici; snellimento del processo amministrativo e attuazione del processo civile telematico.
  Sul primo punto: basta ricordare, andrò per titoli, l'abrogazione del cosiddetto trattenimento in servizio. Questo toglie il blocco all'ingresso di tanti giovani nella pubblica amministrazione. C’è un dato oggettivo, almeno tra di noi riconosciamocelo. E, sempre su questo punto, chi è in prossimità di questi banchi ha dovuto occuparsi anche solo indirettamente dei cosiddetti «quota 96». Fatemi ricordare la soluzione definitiva al problema di «quota 96», quegli insegnanti rimasti prigionieri di un errore della riforma Fornero – ripeto: di un errore della riforma Fornero – che non solo riconosce un sacrosanto diritto alla pensione, ma anche apre immediatamente a migliaia di assunzioni nella scuola. Anche questo riconosciamocelo. Non invitiamo il Parlamento a ribellarsi. Invitiamo il Parlamento a fare fino in fondo il suo mestiere: cosa che abbiamo fatto. Rivendichiamo l'esercizio, fino in fondo, della potestà legislativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È avvenuto, e questa ne è la controprova.
  Su semplificazione e trasparenza, anche qui sarò velocissimo. Ma desidero sottolineare – nel farlo, al di là dell'intervento della collega Gelmini, voglio ringraziare l'intero Parlamento per la comune sensibilità dimostrata sul tema della trasparenza, soprattutto relativa al riordino degli enti di controllo – il potenziamento delle funzioni dell'Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. È fondamentale perché ad essa vengono attribuiti poteri non solo più incisivi in materia di contrasto, ma anche più puntuali in materia di prevenzione della corruzione.
  Io credo che anche questo sia un elemento virtuoso di questo provvedimento, senza innescare processi di beatificazione. Come attesi e importanti sono i provvedimenti sul processo civile telematico e il contrasto all'abuso del processo. Con tanti colleghi, a microfoni spenti, ci si racconta un po’ di esperienze di amministratori sul territorio: non si può continuare a parlare nel nostro Paese di scarsa competitività in Italia, se una delle prime forme di competizione tra imprese, ma, purtroppo, anche a volte tra cittadini, è l'utilizzo improprio della via giudiziaria. Diciamoci la verità: in Italia per contrastare una buona idea, la via più utilizzata non è produrne una migliore, ma impugnare l'iniziativa del concorrente. Questa è una cosa che non possiamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E da questo punto di vista, l'abuso al processo è un elemento da limitare in maniera puntuale.Pag. 22
  Non mi dilungo sui tanti ambiti di intervento, lo farà innanzitutto il collega Giorgis durante i lavori di domani. Io non sono uno che fa ringraziamenti di forma e, quindi, il ringraziamento al lavoro del Parlamento, della Commissione, del relatore, del Ministro e del sottosegretario sono di sostanza, perché credo che, con tutti i limiti, si sia fatto un lavoro che ha una valenza importante per il Paese. Le ore, i giorni, le notti di lavoro attestano due elementi. Brevissimamente, il primo: si possono, è possibile produrre atti che riformano lo Stato concretamente, con responsabilità, seguendo un pensiero e realizzando un progetto; lo stiamo facendo sulla pubblica amministrazione, lo stiamo facendo sul lavoro, lo faremo sulla giustizia.
  Lo dico pensando a chi – perché questa è una critica che, anche qui, legittimamente ritorna –, giustamente coinvolto dal dibattito dell'attualità, immagina un Parlamento esclusivamente impegnato nella riforma di se stesso. Sappiamo che ci sono le riforme, ma sappiamo anche che ci sono risposte che guardano a economia, lavoro e famiglia.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MATTEO RICHETTI. Un esempio su tutti, in questo decreto: da molto tempo si denunciava l'assenza nel nostro dibattito di temi come università, ricerca, giovani, lavoro. Ebbene, in questo decreto si affronta in maniera risolutiva l'abilitazione scientifica nazionale: non è un dettaglio, per tutti quei giovani ricercatori che intendono accedere all'università come ambito del loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Anche questa è la dimostrazione che non solo di legge elettorale, di riforme dibatte il Parlamento e interviene il Parlamento.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MATTEO RICHETTI. Nel lavoro in cui è intriso questo articolato c’è la tensione e lo sguardo rivolto all'Italia, alle sue comunità, alla sua richiesta di futuro e di speranza. Concludo. Siccome apprezzo sempre i richiami dei colleghi ai suggerimenti per le letture estive – quindi, mi prendo Kafka e lo approfondisco –, ne voglio suggerire una, che riguarda la coscienza di Zeno Cosini, che era convinto che gli altri fossero sani e che l'unico ammalato era lui, ma finiva che i sani rimanevano immobili a conservare il loro stato di buona salute e l'unico a intraprendere azioni di cambiamento era il malato che tentava di guarire. Ecco, forse siamo in una società, in un Paese in difficoltà, ma non ci rassegniamo a cambiarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
  Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 23,55, sospendo la seduta fino a tale ora.
  Estraiamo adesso il nome del deputato da cui inizierà la chiama.
  La chiama avrà inizio dal deputato Luciano Agostini.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 23,35, è ripresa alle 23,55.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2486-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avendo già provveduto la Presidenza, prima della sospensione della seduta, all'estrazione a sorte del nome da cui avrà inizio la chiama, ricordo che la chiama avrà inizio dal deputato Luciano Agostini.Pag. 23
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione a esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 23,58).

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti  532   
   Votanti  522   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  262   
    Hanno risposto  346    
    Hanno risposto no  176.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Si intendono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto si:

  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Balduzzi Renato
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa GianclaudioPag. 24
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castricone Antonio
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cera Angelo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Civati Giuseppe
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli FedericoPag. 25
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Laforgia Francesco
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Legnini Giovanni
  Lenzi Donata
  Leone Antonio
  Letta Enrico
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Minardo Antonino
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Narduolo Giulia
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino LucaPag. 26
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Pini Giuditta
  Piso Vincenzo
  Pizzolante Sergio
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Saltamartini Barbara
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Zampa Sandra
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli Donatella
  Airaudo Giorgio
  Alberti Dino
  Artini Massimo
  Attaguile Angelo
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Benedetti Silvia
  Bergamini Deborah
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Biasotti Sandro
  Bordo FrancoPag. 27
  Borghese Mario
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Calabria Annagrazia
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Caon Roberto
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Catanoso Genoese Francesco Detto Ba   silio Catanoso
  Cecconi Andrea
  Centemero Elena
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Ciprini Tiziana
  Ciracì Nicola
  Cirielli Edmondo
  Colletti Andrea
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  Di Maio Luigi
  D'Incà Federico
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Faenzi Monica
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fedriga Massimiliano
  Ferrara Ciccio
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Fontana Gregorio
  Fraccaro Riccardo
  Frusone Luca
  Fucci Benedetto Francesco
  Furnari Alessandro
  Gagnarli Chiara
  Galati Giuseppe
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Gallo Riccardo
  Gelmini Mariastella
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Laffranco Pietro
  Lainati Giorgio
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Longo Piero
  Lorefice Marialucia
  Maietta Pasquale
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Marti Roberto
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Generoso
  Micillo Salvatore
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Nicchi Marisa
  Nizzi Settimo
  Occhiuto Roberto
  Paglia Giovanni
  Palazzotto ErasmoPag. 28
  Palese Rocco
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petrenga Giovanna
  Pili Mauro
  Pinna Paola
  Piras Michele
  Placido Antonio
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Francesco Saverio
  Romano Paolo Nicolò
  Rondini Marco
  Rostellato Gessica
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Sannicandro Arcangelo
  Sarro Carlo
  Savino Sandra
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Simonetti Roberto
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Tacconi Alessio
  Terzoni Patrizia
  Toninelli Danilo
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Valentini Valentino
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Si sono astenuti:

  Di Salvo Titti
  Fava Claudio
  Labriola Vincenza
  Lacquaniti Luigi
  Lavagno Fabio
  Migliore Gennaro
  Nardi Martina
  Piazzoni Ileana Cathia
  Pilozzi Nazzareno
  Zan Alessandro

  Sono in missione:

  Adornato Ferdinando
  Alfano Angelino
  Bocci Gianpiero
  Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla Anna
  Camani Vanessa
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Castiglione Giuseppe
  Cesaro Antimo
  Gozi Sandro
  La Russa Ignazio
  Merlo Ricardo Antonio
  Mogherini Federica
  Orlando Andrea
  Pini Gianluca
  Pisicchio Pino
  Pistelli Lapo
  Rossi Domenico
  Schullian Manfred
  Sereni Marina
  Taglialatela Marcello

  PRESIDENTE. Il seguito della discussione, a partire dall'esame degli ordini del giorno, avrà luogo nella seduta di domani, a partire delle ore 9,30. Seguiranno le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Pag. 29

Sull'ordine dei lavori (ore 1,15).

  GIORGIO BRANDOLIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

  GIORGIO BRANDOLIN. Signor Presidente, esattamente cento anni fa, il 28 luglio 1914, iniziava la Prima guerra mondiale, con il coinvolgimento – lo sappiamo – delle principali potenze europee. Tra i tanti milioni di morti, in particolare tre milioni e mezzo di morti fra i combattenti austro-ungarici, si stimano circa 30 mila morti di italiani di lingua slava, friulana, veneta e tedesca, abitanti delle cosiddette nuove province, corrispondenti all'attuale Trentino Alto Adige, provincia di Trieste, Udine e, soprattutto, di Gorizia. Morti questi militari italiani delle «nuove province» con la divisa dell'esercito austro-ungarico, dimenticati per un secolo dalla storiografia ufficiale italiana, austriaca ed europea, che ha rifiutato di considerare quei combattenti nati e vissuti nelle cosiddette nuove province, subendo l'oblio delle politiche nazionalistiche delle tragedie del Novecento.
  Solo da pochi anni, infatti, nel silenzio generale delle istituzioni, i comuni dei territori appartenuti alla contea di Gorizia e Gradisca, unitamente ad alcune benemerite associazioni culturali, hanno ufficialmente incominciato a ricordare quei caduti e questi italiani combattenti con l'esercito austro-ungarico. Finisco, perché sono le due di notte, con le parole del giornalista giuliano Paolo Rumiz, che è stato in visita al cimitero – pochi lo sanno – austro-ungarico di Redipuglia, dove riposano 15 mila soldati dell'impero austro-ungarico e che si trova a cinquecento metri dall'imponente sacrario di Redipuglia, dove riposano 100 mila nostri soldati. Scrive Rumiz: «Al sacrario italiano, a lettere cubitali, incise su pietre “ I morti, la gloria, gli invitti ”. Cioè una sacralizzazione della guerra, la mobilitazione permanente. Al cimitero austro-ungarico, invece, su piccole lapidi, nomi polacchi, dalmati, slovacchi, tedeschi e magiari. C'era tutto l'impero, la nuova Europa, ma vivaddio, mancava una cosa: la mia gente. Dove erano i triestini, gli istriani, i goriziani, i trentini ? I figli, appunto, delle terre conquistate che avevano combattuto con la divisa austro-ungarica sotto la bandiera giallo-nera».

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIORGIO BRANDOLIN. Ho concluso. «Ma quella notte a Redipuglia» – dice Rumiz – «cambiava qualcosa. Stavolta erano i ragazzi di Redipuglia, erano gli italiani a dirmi: “va nei giorni dei morti, va da chi non ha tomba. Vai dagli innominati, dai dimenticati della storia. Solo dopo ritorna da noi”» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 31 luglio 2014, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (C. 2486-A/R).
  — Relatore: Fiano.

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   BOLOGNESI ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di depistaggio e inquinamento processuale (C. 559-A).
  — Relatore: Verini.

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  3. – Seguito della discussione delle mozioni Ottobre, Giachetti, Fabrizio Di Stefano, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291 e Corda ed altri n. 1-00406 concernenti iniziative a tutela del cittadino italiano Enrico Forti, condannato e detenuto negli Stati Uniti.

  4. – Discussione delle mozioni Marcon ed altri n. 1-00424 e Gianluca Pini ed altri n. 1-00563 concernenti la partecipazione italiana al programma di realizzazione e acquisto degli aerei Joint Strike Fighter-F35.

  La seduta termina alle 1,20 di giovedì 31 luglio 2014.