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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 211 di venerdì 19 luglio 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 17 luglio 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Del Barba, Liuni e Orsini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, con lettera in data 18 luglio 2019, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio): S. 1383 – “Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2019, n. 61, recante misure urgenti in materia di miglioramento dei saldi di finanza pubblica” (approvato dal Senato) (2000) – Parere delle Commissioni I, II, III, IV, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che in data 17 luglio 2019 la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il senatore Luca Ciriani in sostituzione del senatore Raffaele Stancanelli, cessato dal mandato parlamentare.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza, in sede europea, volte ad assicurare la necessaria terzietà degli uffici della Rappresentanza della Commissione europea nei singoli Stati membri dell'Unione europea n. 2-00442)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Berti ed altri n. 2-00442 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Berti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, come appunto diceva lei nell'introduzione, la Commissione europea ha uffici di rappresentanza collocati in ciascuno dei 28 Stati dell'Unione, più in alcuni uffici regionali; tali uffici svolgono compiti di coordinare i lavori della Commissione e di fare da collegamento, da cerniera fra la Commissione europea e gli Stati nazionali, informando e collaborando con i media, con le Commissioni parlamentari e i vari stakeholder di riferimento. Hanno anche il compito di aggiornare la Commissione europea riguardo agli sviluppi e alle materie di politiche di interesse per la Commissione.

Dall'inizio della Presidenza del lussemburghese Jean-Claude Juncker, i direttori delle rappresentanze vengono nominati dal Presidente, fungendo da rappresentanti politici nello Stato membro di distaccamento. In Italia dal 2016 tale ruolo veniva ricoperto dalla dottoressa Covassi, nominata dal capo della rappresentanza della Commissione europea in Italia. Appunto, come abbiamo detto, questa persona ha il compito di rappresentare la Commissione in Italia.

In occasione delle ultime elezioni europee, questa rappresentante… Ma ovviamente ciò che si chiede al Governo è la posizione riguardo a tutti i futuri rappresentanti europei che abbiamo in Italia, la posizione del Governo riguardo alla possibilità di suggerire, insieme ai competenti organi comunitari e senza prevaricare le specifiche competenze ed attribuzioni di ciascuno di essi, di assumere misure e linee guida per garantire la funzione di raccordo e la terzietà della carica negli Stati membri, ovviamente non solo in Italia ma in tutta Europa.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Alessandra Pesce, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Presidente, onorevoli deputati, quanto alle premesse dell'interpellanza in esame, occorre innanzitutto precisare che le rappresentanze della Commissione europea negli Stati membri sono articolazioni interne della Direzione generale della comunicazione della Commissione stessa, ossia il dipartimento responsabile della divulgazione di informazioni e notizie negli Stati membri, come risulta dal più recente organigramma. La Commissione europea ha uffici di rappresentanza nelle 28 capitali degli Stati membri, affiancati da uffici regionali nei Paesi più grandi. In Italia la rappresentanza, che ha sede a Roma e Milano, svolge un ruolo di comunicazione e diffusione di materiale informativo multimediale, gestisce un centro polifunzionale di informazione e formazione per i giovani e uno studio radiofonico dedicato alle tematiche europee. Si segnala pertanto che tali rappresentanze non hanno alcuna funzione di effettiva rappresentanza diplomatica o politica negli Stati membri, non risultando nemmeno accreditate in tali Stati sulla base della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961, come invece accade per le delegazioni del Servizio europeo di azione esterna nei Paesi terzi.

Venendo ai quesiti inerenti la candidatura della dottoressa Beatrice Covassi in un collegio italiano in occasione dell'ultima tornata di elezioni europee del 23-26 maggio 2019, si segnala invece quanto segue. La dottoressa Covassi è un funzionario dell'Unione europea assunto per concorso. La disciplina del rapporto di lavoro dei funzionari europei con l'istituzione di appartenenza è regolata dal Regolamento n. 1962/31 CEE 1962/11 EURATOM (cosiddetto statuto), che, all'articolo 15, prevede che il funzionario dell'Unione europea che intende candidarsi a funzioni pubbliche ne informi l'autorità investita del potere di nomina (ossia l'istituzione dell'Unione europea di appartenenza); quest'ultima decide se l'interessato, nell'interesse del servizio: a) deve chiedere un'aspettativa per motivi personali, b) deve vedersi concedere un congedo ordinario; c) può essere autorizzato a lavorare a orario ridotto o d) può continuare a svolgere come prima le proprie funzioni. Altre condizioni sono previste nel caso di elezione o di nomina a funzioni pubbliche.

È quindi da notare come gli Stati membri e il Parlamento europeo abbiano inteso disciplinare attentamente la fattispecie della candidatura a pubblico ufficio da parte di un funzionario dell'Unione europea, attribuendo esclusivamente all'autorità investita del potere di nomina, ossia all'istituzione dell'Unione europea presso cui lavora il funzionario interessato, ogni valutazione in merito ai provvedimenti da assumere a salvaguardia del ruolo ricoperto dal funzionario tanto in fase di candidatura, quanto in caso di elezione.

Ad ogni buon fine si rileva che, come risulta anche dal cerimoniale diplomatico della Repubblica, la dottoressa Covassi ha cessato le sue funzioni durante il periodo preelettorale ed elettorale indicato, in attuazione delle disposizioni e dei limiti previsti dalla disposizione sopra citata.

PRESIDENTE. L'onorevole Berti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, io sono soddisfatto perché è stata enucleata la disciplina del lavoro in sede di Unione europea. Ciononostante, in questo periodo delicato di rapporti fra l'Italia e l'Europa, la capacità dell'Europa di essere rappresentata in Italia e dell'Italia di essere rappresentata in Europa rimane comunque un tema delicatissimo, sul quale noi vigileremo.

(Elementi e iniziative volte a contrastare la diffusione della cimice asiatica, con particolare riferimento alla tutela della produzione corilicola nazionale n. 2-00459)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Del Sesto ed altri n. 2-00459 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Del Sesto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARGHERITA DEL SESTO (M5S). Presidente, gentili colleghi e colleghe, il caso che mi accingo a porre all'attenzione del sottosegretario al Ministero per le politiche agricole alimentari, forestali e del turismo rappresenta un'autentica emergenza per i nostri raccolti. La cimice marmorata asiatica, il cui nome scientifico è Halyomorpha halys, sta provocando danni non indifferenti alla frutticoltura e all'orticoltura, soprattutto in Emilia-Romagna, in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Campania. Questo insetto, originario dell'Asia orientale, è particolarmente infestante e altamente polifago, e può attaccare ben 300 specie di piante. L'abbiamo già visto in azione mentre deturpa rovinosamente peschi, meli, peri, kaki, noccioli e kiwi: interi raccolti, frutto del duro lavoro nei campi dei nostri agricoltori, sono sotto minaccia, con conseguenze economiche disastrose.

Non trovando antagonisti naturali, questa cimice si riproduce velocemente, con 300-400 esemplari per volta; deponendo le uova anche due volte l'anno, a causa dell'innalzamento delle temperature, soprattutto nel periodo invernale. Nella regione Campania la situazione è particolarmente critica: la cimice asiatica è stata segnalata in alcune località dell'agro acerrano-nolano e dell'alto Casertano solo nell'estate del 2018, a seguito delle attività di monitoraggio condotte dall'unità regionale di coordinamento fitosanitario.

Dalla stampa abbiamo appreso che c'è stato un tavolo tematico a San Paolo Bel Sito, in provincia di Napoli, poco più di un mese fa, nel corso del quale sono stati evidenziati proprio la presenza e i danni inflitti dall'insetto su gran parte del territorio dell'alto Casertano, specialmente negli areali di Pastorano, Carinola e Teano. Quest'ultimo, il comune di Teano, è il primo comune campano per superficie coltivata a noccioleti. Proprio in questo territorio, che rappresenta una grossa percentuale della produzione nazionale, è ora elevata la probabilità che il raccolto 2019 si riduca drasticamente. Bisogna quindi decidere come e in che tempi intervenire, contando sull'azione che lei, sottosegretario, come in generale il Ministro, avete sempre mostrato per questo tipo di emergenze.

Gli interventi di lotta su scala globale finora realizzati, incentrati essenzialmente sull'utilizzo di prodotti chimici composti da principi attivi a largo spettro, sembrano produrre purtroppo un effetto limitato, tanto che la ricerca si è indirizzata verso metodi di lotta biologica, mediante l'utilizzo di insetti antagonisti naturali, già individuati all'estero, poiché quelli autoctoni non hanno prodotto risultati apprezzabili.

L'introduzione in Italia degli antagonisti naturali non autoctoni, però, è espressamente vietata dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, ma un Regolamento approvato lo scorso 4 aprile dal Consiglio dei ministri, da adottarsi mediante decreto del Presidente della Repubblica, ha disposto che, in presenza di motivate ragioni di interesse pubblico, il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare possa derogare al divieto imposto dal suddetto articolo 12, sulla base di studi che evidenzino l'assenza di effetti negativi sull'ambiente.

Da ultimo, il 12 giugno 2019, il Senato della Repubblica ha approvato una risoluzione che impegna il Governo a dare la massima priorità all'adozione di questo decreto ministeriale, accelerando dunque le altre fasi dell'iter autorizzatorio, al fine di consentire l'introduzione dell'imenottero Trissolcus japonicus, la cosiddetta vespa samurai, per contrastare la diffusione della cimice asiatica, già durante la campagna agricola del 2019.

Gli agricoltori, minacciati dalla cimice asiatica, chiedono risposte in tempi brevi, per questo chiedo a lei, sottosegretario Pesce, quali misure intendete mettere in campo per limitare con tempestività il rischio di ulteriore diffusione della Halyomorpha halys.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Alessandra Pesce, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Grazie, Presidente, onorevoli deputati, come l'onorevole sa, ben conosciamo i grandi danni che la cimice marmorata sta arrecando alla nostra ortofrutta. Infatti, l'Halyomorpha halys o cimice marmorata ha dimostrato un'elevata capacità di diffusione nel Mediterraneo e nell'areale europeo, pur non venendo poi inclusa tra gli organismi nocivi da quarantena per l'Unione, visto che la sua rapida distribuzione su una vasta area geografica ne ha precluso ogni tempestivo intervento di eradicazione.

La sua presenza è segnalata a partire dal 2012 e ormai è diffusa in quasi tutte le regioni. Considerata l'elevata dannosità riscontrata in alcune aree del territorio nazionale, la problematica è stata più volte discussa in sede di Comitato fitosanitario nazionale, dove sono state identificate le prime azioni prioritarie da attuare per contrastare i danni causati dall'insetto. Al riguardo, i servizi fitosanitari regionali interessati dalla problematica hanno attivato, in collaborazione con le strutture tecniche territoriali, specifiche attività di divulgazione e di monitoraggio al fine di supportare gli agricoltori nella lotta alla cimice. Infatti, nell'ambito delle misure di contrasto al parassita, che includono interventi di lotta dedicati e basati su strategie di intervento integrate, risulta fondamentale l'attività di monitoraggio mirata nelle singole aziende agricole e sulle diverse colture.

In particolare, il Centro di ricerca difesa e certificazione (CREA-DC) è stato identificato come istituto di supporto per l'approfondimento degli aspetti scientifici e, nel contempo, sono state avviate sperimentazioni, con prove in campo e in laboratorio, per individuare le sostanze più idonee al contrasto e, in tal senso, sono state ottenute le relative autorizzazioni.

Inoltre, sono state avviate sperimentazioni attraverso prove di campo e di laboratorio per l'individuazione delle sostanze attive più idonee in questo senso e sono state ottenute le relative autorizzazioni.

Con riferimento a un contesto di controllo biologico per la difesa della frutticoltura nazionale, sono stati avviati studi per realizzare interventi con antagonisti naturali del parassita, tuttavia - come ha rilevato l'interpellante - è noto che sul territorio della Repubblica italiana è fatto divieto di introdurre in natura specie e popolazioni non autoctone, in ottemperanza al DPR 12 marzo 2003, n. 120, che ha modificato il DPR 8 settembre 1997, n. 357, e che ricade nella sfera di competenza del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Al riguardo, le ricerche svolte nell'ambito del progetto nazionale, denominato ASPROPI, hanno permesso di individuare, in ambienti dell'Italia centrale, un imenottero parassitoide delle uova della cimice, allevabile in biofabbriche su ospiti alternativi. Una popolazione del parassitoide è stata trasferita nei laboratori del CREA e mantenuta in un ambiente controllato, dove si è mostrata in grado di parassitare efficacemente le uova della cimice.

Per la verifica in campo delle potenzialità dell'antagonista naturale, impiegabile in un contesto integrato per la difesa della frutticoltura nazionale, sono state effettuate prove dirette in frutteti condotti con differenti metodologie e l'antagonista ha mostrato nei frutteti produttivi, nei quali è necessario il controllo anche di altre avversità, limiti di efficacia e di permanenza negli ambienti.

Tenuto conto dell'importanza di procedere tempestivamente alla verifica delle potenzialità e dei rischi connessi all'introduzione di antagonisti naturali, provenienti dall'area di origine della cimice, previa acquisizione delle necessarie certificazioni di legge, questo Ministero ha già autorizzato il CREA ad introdurre, in condizioni di quarantena e per soli motivi di studio, la specie ritenuta più efficace a livello mondiale, il Trissolcus japonicus, che è oggetto dei necessari studi già in fase avanzata, in particolare per quanto concerne l'impatto ambientale sui nostri agroecosistemi.

Detto insetto, in Cina, raggiunge percentuali di parassitizzazione superiori al 70-80 per cento e ha dimostrato migliori prospettive per la lotta contro la cimice.

Al riguardo, si evidenzia che, nell'ambito delle attività di ricerca avviate al fine di individuare possibili strategie di contenimento della popolazione della cimice ed in particolare di antagonisti naturali da utilizzare in programmi di lotta biologica, a novembre 2018, è stata segnalata la presenza in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia di esemplari di due specie di imenotteri scelionidi, del genere Trissolcus, di origine asiatica, che pertanto potranno essere impiegati in programmi nazionali di contenimento naturale della cimice.

Nell'ambito delle collaborazioni tra questo Ministero e il CREA stanno proseguendo le ricerche su tutti gli antagonisti naturali della cimice, attivi sul territorio nazionale, che stanno iniziando ad utilizzare la cimice come bersaglio.

Si segnala, inoltre, che il panel istituito presso l'EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization), sugli agenti di controllo biologico a cui partecipa anche il delegato del Servizio fitosanitario nazionale, valuterà a breve l'efficacia di Anastatus bifasciatus, un parassitoide autoctono di uova, quale potenziale agente di controllo biologico della cimice in Europa per la sua inclusione nell'elenco degli agenti di controllo biologico utilizzati nella regione EPPO.

Al fine di adeguare il quadro normativo vigente, è stato anche predisposto un decreto di modifica dell'articolo 12 del DPR n. 357 del 1997, che introduce la possibilità di deroghe, mantenendo il presupposto della preservazione degli habitat e delle specie autoctone, conformemente a quanto prescritto all'articolo 22 della direttiva n. 92/43 CEE e relative relazioni.

Il provvedimento in questione è in via di perfezionamento e, a seguito della sua emanazione, ne sarà data attuazione a partire dall'emanazione del previsto decreto recante i criteri.

Oltre a ciò, è stata organizzata, per il 23 luglio prossimo venturo, una riunione presso il Ministero dell'Ambiente al fine di condividere la problematica e individuare le possibili soluzioni, in applicazione alle disposizioni vigenti in materia.

In ultimo, è in programma la riunione con i servizi fitosanitari regionali, volta a verificare lo stato di attuazione di attività sperimentali avviate in merito e pianificare il coordinamento di un progetto interregionale per la moltiplicazione e il lancio di eventuali parassitoidi.

PRESIDENTE. L'onorevole Del Sesto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARGHERITA DEL SESTO (M5S). Grazie, Presidente. Allora, ringrazio il sottosegretario Alessandra Pesce per la dettagliata ed esauriente risposta, davvero grazie infinite.

L'impegno assunto oggi dal Governo per velocizzare l'iter di emanazione dei provvedimenti utili a contenere e, in prospettiva, eradicare la cimice marmorata asiatica, rappresenta un segnale di consapevolezza del problema e di vicinanza concreta a chi lo vive sulla propria pelle.

Apprendiamo con soddisfazione che si sta lavorando per individuare i predatori autoctoni, in grado di eradicare la cimice asiatica, parallelamente all'impegno ad introdurre la cosiddetta vespa samurai.

L'intera filiera ortofrutticola nazionale purtroppo da qualche anno subisce attacchi da vari insetti polifagi, come per esempio il cinipide galligeno, che attacca le castagne, oppure la mosca orientale della frutta, che in alcune aree hanno minato interamente micro economie locali, con gravi ripercussioni anche sotto il profilo sociale.

Comprendo bene che si tratta di problematiche alquanto complesse e di non semplice soluzione e anche sotto questo profilo è confortante sapere che, tra pochi giorni, appunto ci sarà un tavolo di coordinamento ad hoc tra i due Dicasteri coinvolti, Politiche agricole e Ambiente, per procedere nella direzione dell'emanazione del tanto atteso decreto ministeriale.

Gli agricoltori attendono risposte concrete e risolutive, poiché l'intero comparto è ormai in sofferenza da troppo tempo, non possiamo più aspettare. L'auspicio, dunque, è che anche questa mia interpellanza possa essere da ulteriore stimolo alla concretizzazione degli impegni assunti.

(Iniziative, anche normative, volte a superare le criticità delle strutture sanitarie pubbliche della Regione Calabria, anche in relazione ai limiti derivanti dall'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari n. 2-00458)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cannizzaro ed altri n. 2-00458 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Cannizzaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie, Presidente, la illustro. Onorevoli colleghi, membri del Governo, con questa interpellanza ho ritenuto urgente ed importante far intervenire il Governo in Aula e portare il caso dell'Hospice di Reggio Calabria in Parlamento, per ribadire ancora una volta in questa occasione “no” alla chiusura dell'“Hospice Via delle Stelle” di Reggio Calabria. L'Hospice di Reggio Calabria non può e non deve chiudere. Una struttura di eccellenza, che in questi dodici anni di attività è divenuta punto di riferimento per le tante famiglie che, purtroppo, ahinoi, hanno subito delle tragedie e hanno accompagnato i loro cari nella miglior vita. E allora io credo che questa struttura, che è divenuta - ribadisco - un punto di riferimento importante per l'intera regione Calabria, in particolar modo per la città di Reggio Calabria e della sua provincia, oggi abbia la necessità di avere un'attenzione che non ha mai avuto da parte del Governo e degli organi preposti. E, allora, un sentito grazie, certamente, a coloro i quali in questi anni sono riusciti, grazie all'abnegazione, alla passione e all'amore, con le loro prestazioni, a mantenere in vita questa struttura d'eccellenza, assolutamente nazionale. Quindi, grazie certamente ai medici, agli operatori sanitari, ai volontari della Fondazione via delle Stelle di Reggio Calabria, che con grande impegno, in questi anni, si sono assolutamente assunti l'onere e l'onore di guidare questa struttura.

E, allora, noi dobbiamo dare continuità, caro sottosegretario Bartolazzi, a questa struttura, ed è molto semplice individuare la soluzione, perché oggi l'unico committente e l'unico rapporto che la Fondazione, quindi la struttura dell'Hospice di Reggio Calabria, ha, è l'ASP di Reggio Calabria, che, come è noto, da diversi mesi, oramai, è commissariata per infiltrazione mafiosa. E, allora, credo che - e i rapporti e i contatti che in queste ore abbiamo avuto anche con gli uffici del Ministero ci danno ragione rispetto a quella che è l'individuazione della soluzione - la soluzione sia quella di intervenire, attraverso il vostro Commissario, per far sì che la terna commissariale possa anzitutto pagare le spettanze pregresse alla Fondazione e immediatamente dopo contrattualizzare e, quindi, sancire questo nuovo rapporto tra l'ASP, l'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, con la Fondazione, che in questi anni si è distinta per mantenere, con grande qualità e con grande prestazione, alto il nome di questa struttura.

E, allora, per dare continuità le soluzioni sono queste. Io sono convinto che il Governo – anche, ribadisco, grazie alle interlocuzioni che in questi giorni e in queste ore abbiamo avuto - riesca a dare manforte a trovare e a individuare questa soluzione. Qualora questo non dovesse accadere, personalmente anticipo già che sarò promotore di una mobilitazione di popolo, occupando le piazze della mia città e, se è necessario, occupando anche gli uffici del Ministero della Salute. Io, però, credo che noi non arriveremo a queste soluzioni, perché sono convinto che prevarrà il buon senso da parte degli organi preposti, e qui non è una scelta politica, sottosegretario Bartolazzi, qui è una scelta tra esseri umani, perché non si può non dare continuità a questa struttura, che in questi anni è stata vicina alle famiglie, che hanno purtroppo subito e ahinoi continuano a subire queste tragedie, e ai malati terminali che, con grande dignità, decidono di morire, appunto, con dignità, ma con poche sofferenze e non soffrendo.

E, allora, sono convinto che siamo verso la strada giusta, la soluzione giusta già individuata in questi giorni, mi auguro che il Governo possa, da qui alle prossime ore, concludere questa buia pagina di storia, che in questi giorni ha visto comunque mobilitarsi, non solo gli operatori, ma anche il popolo, addirittura con l'annuncio di scendere in piazza spontaneamente per dire “no” alla chiusura dell'Hospice.

Quindi, io mi auguro che questa interpellanza, questo dibattito, oggi portato in Parlamento, possa, come dire, contribuire a determinarne la soluzione e, qualora così dovesse essere, metteremo fine ad una brutta pagina di storia, gettando le basi certamente per un futuro migliore per gli operatori sanitari, per i volontari, ma certamente per tutti quei malati che di questa struttura hanno veramente bisogno.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Desidero ringraziare l'onorevole interpellante, poiché con il suo atto ispettivo mi consente di illustrare le iniziative che il Ministero della Salute, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro della regione Calabria, ha intrapreso al fine di assicurare alla comunità di Reggio Calabria la continuità delle prestazioni offerte dall'Hospice Via delle Stelle e, al contempo, al fine di dare anche una prospettiva di fiducia ai lavoratori della struttura.

Va detto subito che la situazione di stallo che ha riguardato la struttura, diffondendo preoccupazione tra gli utenti e il personale in questi ultimi mesi, trae le sue origini da lontano, in ragione di una serie di vicissitudini tali da rendere il quadro attuale obiettivamente complesso. La prefettura di Reggio Calabria ci ha ricordato, infatti, che la ASL di Reggio, nel 2006, ha sottoscritto una convenzione con la LILT, Lega italiana per la lotta contro i tumori, dando così avvio all'attività del centro secondo un modello gestionale di tipo misto, pubblico o privato no profit, in base al quale la responsabilità sanitaria, la gestione dell'immobile e gli oneri relativi alle utenze erano in capo alla ASL, mentre la Lega nazionale tumori assicurava l'erogazione delle prestazioni residenziali e domiciliari, avvalendosi del proprio personale organizzato in forma cooperativistica.

Durante il quinquennio di gestione assicurato dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori, la ASL di Reggio non è riuscita, tuttavia, a far fronte economicamente a tutte le attività di assistenza ai malati terminali e, in diverse occasioni, ha sollecitato e ottenuto l'intervento della regione Calabria.

In considerazione della descritta insostenibilità finanziaria dell'operazione, il comune di Reggio Calabria, nel luglio 2009, ha approvato lo statuto della Fondazione Hospice Via delle Stelle, quale nuovo ente giuridico, avente tra i soci fondatori, oltre allo stesso comune, la Lega italiana per la lotta contro i tumori -sezione di Reggio Calabria, la provincia di Reggio Calabria, l'arcidiocesi di Reggio e Bova e l'Ance-sezione di Reggio Calabria.

A fine anno 2010, l'ASL ha indetto una manifestazione di interesse per la concessione, in regime di convenzione, della struttura. Alla gara ha partecipato la sola Fondazione Hospice Via delle Stelle, che, nel mese di giugno 2011, si è aggiudicata l'offerta a seguito dell'approvazione della propria proposta economica, che si fondava, in estrema sintesi, sulla disponibilità dell'ente a farsi carico degli oneri relativi al canone di affitto e alle utenze.

Per alcuni anni, peraltro, la Fondazione ha proseguito la sua attività nell'Hospice in regime di accreditamento provvisorio e sulla base di accordi, che, per quanto variamente modificati negli anni, hanno previsto pur sempre, a fronte di un budget massimo previamente stabilito dall'ASP, l'onere, in carico alla Fondazione, di corrispondere il canone di locazione all'ASP, in quanto proprietaria dell'immobile, nonché dei costi di gestione da questa anticipati.

La Fondazione, tuttavia, come precisa la locale prefettura, non ha provveduto nel corso degli anni al rimborso sui costi anticipati, né ha effettuato la voltura delle utenze, ad eccezione del pagamento del canone locativo relativamente all'anno 2015, mentre l'ASP di Reggio Calabria ha continuato a pagare le prestazioni erogate ed ha incrementato il budget, che, per il 2018, è risultato pari a 1 milione 650 mila euro.

Ebbene, a fronte delle perplessità espresse dalla commissione straordinaria che regge l'azienda sanitaria di Reggio Calabria, che ricordo essere retta da tre commissari nominati dal Ministro dell'Interno, in quanto sciolta per infiltrazioni mafiose, il commissario ad acta, già il 22 maggio, aveva avuto modo di chiarire che, per effetto del proprio DCA n. 1/2019, risultavano prorogati i contratti già stipulati per il 2018 con gli erogatori privati accreditati e, pertanto, l'azienda avrebbe potuto procedere ai pagamenti dovuti sulla scorta del contratto stipulato l'11 dicembre 2018 tra ASP di Reggio Calabria e il legale rappresentante della Fondazione Hospice Via delle Stelle.

A fronte di tali chiarimenti, dunque, la commissione straordinaria dell'ASP ha saldato, nello scorso mese di giugno, l'intero corrispettivo relativo al 2018 senza trattenere alcuna cifra per l'anticipazione dei costi, comunque, sofferti dall'azienda, a fronte dell'impegno del legale rappresentante dell'hospice a riconoscere il debito e a definire, laddove condiviso, un piano di rientro a favore dell'azienda medesima.

Desidero aggiungere, in conclusione, che il commissario ad acta ha recentemente chiesto all'ASP di Reggio Calabria di procedere al pagamento delle spettanze fino al 28 febbraio 2019. Peraltro, il commissario ad acta ha comunicato di aver convocato uno specifico tavolo tecnico per il prossimo 23 luglio finalizzato proprio ad assicurare la continuità del servizio erogato dall'hospice di Reggio Calabria a beneficio dei cittadini reggini e dei tanti lavoratori della struttura.

PRESIDENTE. L'onorevole Cannizzaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie, Presidente. Grazie al sottosegretario per averci raccontato un po' la storia, che noi conosciamo, ovviamente, bene, però devo ritenermi abbastanza soddisfatto della risposta da parte del Governo perché, in conclusione della sua risposta, sottosegretario, mi pare di capire che siamo un po' nella fase finale rispetto a questo iter, a questo dibattito che in queste settimane c'è stato tra i vari interlocutori.

Allora, se è vero, come mi auguro sarà vero, che nelle prossime settimane, ci sarà il tavolo tecnico - comunque, basta con questi tavoli, perché di tavoli rispetto alla sanità calabrese se ne sono fatti moltissimi, ma poco efficaci, funzionali e concreti -, io mi auguro che sia l'ultimo tavolo rispetto ad una vicenda che poco interessa ai cittadini o rispetto al mondo della sanità nel suo complesso, perché qui parliamo di una struttura che va stralciata rispetto a quello che voi avete definito il “decreto salva sanità” in Calabria. Io credo che si debba andare assolutamente fuori da quelle che sono le barricate politiche, le scelte politiche e i partiti, perché la struttura hospice è una cosa assolutamente a parte. Infatti, credo che, se dovesse morire l'hospice, morirà la speranza, la passione, il conforto di tanti malati terminali che, ribadisco, decidono di morire con dignità, ma con meno sofferenze.

Il mio ringraziamento, certamente, va al sottosegretario e al Governo per questa celere risposta; continueremo a monitorare la situazione da qui ai prossimi giorni, fin quando l'hospice di Reggio Calabria, la Fondazione, non firmerà il contratto che andrà a sancire questo nuovo rapporto e, quindi, dare continuità a questa struttura assieme agli operatori, ai volontari, ai tanti medici e operatori sanitari che, in questi anni, si sono distinti per le prestazioni e per l'alta e qualificante azione che hanno messo in campo nei confronti dei malati, ma anche delle famiglie che in quella struttura hanno trovato conforto, hanno trovato accoglienza, hanno trovato assistenza. Non lo dice Cannizzaro in qualità di deputato di questa città, di quella città, di quella regione, ma lo dicono, purtroppo, ahinoi, i tanti cittadini che quella struttura l'hanno dovuta, per forza maggiore, visitare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Chiarimenti e iniziative di competenza in ordine alla “mobilità sanitaria” dei cittadini residenti in Calabria ed ai relativi costi n. 2-00382)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sapia ed altri n. 2-00382 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Nesci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DALILA NESCI (M5S). Grazie, Presidente. Per introdurre l'oggetto di questa interpellanza che, purtroppo, è sempre drammatico, che è il diritto alla salute in Calabria, mi servirò di alcune parole dell'amico e filosofo Marco Guzzi: “La vita pesa, grava, tende a schiacciarci a terra. La forza di gravità, a volte, sembra un risucchio dentro le sabbie mobili dei giorni, un sicario dell'universale e ineluttabile entropia. Ma c'è un'altra forza in questa scena cosmica ed è quella che ci spinge verso l'alto, quella che fa crescere i pini, le palme, quella che dice no, no alla menzogna e, sostanzialmente, no alla morte. Questa forza è insurrezione, l'insurrezione umana, la rivoluzione permanente che ci rende umani”.

Ecco, Presidente, restare umani in Calabria è molto complicato, perché la vita, il lavoro, la vita quotidiana ci mettono sempre di fronte a tante sfide - dalle difficoltà nei diritti essenziali, dalla mobilità alla salute, appunto - ed è difficile restare umani in Calabria dopo l'ennesima morte di una mamma all'ospedale di Cetraro. Sicuramente, c'è stato un intempestivo intervento, sicuramente la magistratura andrà a rintracciare le responsabilità penali, però è proprio nei momenti complicati, quando le cose si fanno sempre più difficili, che le istituzioni non possono arretrare, che le istituzioni non possono demoralizzarsi e bisogna spiegare ai cittadini quello che succede. Non ci può essere ad ogni costo la ragione di partito, soprattutto quando le responsabilità sono individuali, e vengo a voi, rappresentanti del Governo, del Ministero della Salute, in particolare.

Quindi, sono ancora qui, in quest'Aula, con l'elmetto, con le parole guerriere, per spronare formalmente - perché questa è la sede che utilizzano i deputati per dire ciò che serve e che è utile alla salvaguardia, in questo caso, del diritto alla salute dei cittadini -, per chiedere formalmente al Ministero della Salute di agire senza più attendere e anche alla Presidenza del Consiglio di vigilare su tutto questo, perché ultimamente in Calabria sono successe cose poco chiare, come le dimissioni del sub commissario Thomas Schael, che la Ministra Grillo aveva scelto come tecnico a supporto del generale Cotticelli.

Siccome ci sono cose poco chiare che ho ritenuto di scrivere in un'interpellanza, già depositata e pubblica, e già depositata anche presso la procura della Repubblica, riguardo ad alcune TAC che, inizialmente, erano state autorizzate dalla struttura commissariale e, poi, prontamente, il generale le ha rimosse con un suo atto uguale e, quindi, contrario, e su questo, quindi, c'è da indagare, sono qui perché, come deputato, rappresento la Nazione e, ancor prima, nel mio cuore, la regione che mi ha eletto. Quindi, siamo qui perché il Governo ha voluto - e per questo ringrazio l'intero Governo - il “decreto Calabria” e, quindi, è il Governo che ha deciso di accendere un faro sulla Calabria con questo decreto, di cui - colgo l'occasione per dirlo, lo ribadisco in una sede istituzionale così alta - io non ho scritto un rigo, ma che ho sostenuto e sostengo apertamente, perché è una grande opportunità per la regione. L'ho sostenuto così tanto che la mia forza politica mi aveva chiesto di essere relatrice di quel provvedimento, che ho difeso da ogni illazione e da ogni attacco ingiusto. Quindi, siccome conosco l'importanza di quello strumento e lo sforzo che c'è stato da parte di tutto il Governo per arrivare a quel decreto, non si può perdere questa opportunità per l'incapacità e l'inettitudine di qualcuno.

Andiamo a vedere in che cosa si inserisce, perché su queste vicende nuove risponde la Ministra Grillo, sulle vicende vecchie conosciamo bene la storia e da qui deriva l'oggetto dell'interpellanza, Presidente, perché abbiamo depositato tempo fa questa interpellanza, all'indomani di una notizia incredibile, ma non troppo, che diede il compianto direttore del Corriere della Calabria, Pollichieni, il 13 febbraio del 2019, quando scrisse che mezzo miliardo di euro - e precisava che la cifra era imprecisa per difetto - era stato pagato dalla regione Calabria negli ultimi dieci anni per rimborsare la sanità del Nord, in particolare, ovviamente, di alcune regioni - parlo della Lombardia, del Lazio e del Piemonte - e che questi soldi, che rientrano in quel famoso calderone della mobilità passiva, erano stati pagati dalla regione Calabria senza alcuna verifica, senza alcun controllo. Quindi, deliberatamente, nelle sedi istituzionali preposte - il presidente del Partito Democratico, Oliverio, drizzi le orecchie -, nelle regioni preposte, quelle in sede di confronto fra Stato e regioni, questo presidente, e molto probabilmente nemmeno quello precedente, al quale non ho mai lesinato critiche e sono agli atti le mie interrogazioni parlamentari contro la giunta Scopelliti, anche nella sua giunta in prorogatio quando fu raggiunto dalla condanna e per questo, poi, fu sospeso e dopo anche arrestato.

La regione Calabria, quindi, è l'unica regione che, in questi anni, non ha mai chiesto alle regioni delle specifiche per il rimborso di questi soldi e chi ci ha rimesso sono sempre i cittadini calabresi, perché questi soldi vengono decurtati: anche per fare spazio sulle narrazioni, diciamo, false, nordiste, da parte di alcuni, non è che questi soldi siano stati tolti ad altre regioni. No! È il Fondo sanitario nazionale che viene decurtato e non viene dato alla regione Calabria, ma che invece per la quota che serve a coprire la mobilità passiva viene giustamente dato alle regioni che erogano servizi e prestazioni assistenziali a favore dei cittadini calabresi, i quali, con tante fatiche dei pazienti stessi e delle famiglie sono costretti ancora oggi ad emigrare. Quindi, su questa somma, siccome abbiamo dei dati che provengono anche dal Ministero e che spero che oggi vengano confermati, effettivamente la regione non ha mai verificato e ha pagato così mezzo miliardo senza nemmeno verificare, ma ciò era importante visto che è una regione in pieno disavanzo.

Passo ora a due brevi capitoli, in modo veloce. Il primo è la breve e triste storia del centrodestra e del centrosinistra in Calabria, di cui qui ci sono anche autorevoli esponenti alla Camera dei deputati, così autorevoli nel senso che sono giganti della politica calabrese, mentre io, purtroppo, sono sempre un nano a confronto di queste persone. Ecco, il piano di rientro viene acclarato e decretato nel 2009, dopo che viene accertato - pensate! - un debito di 2,2 miliardi di euro: come si è fatto fronte a questo debito? Intanto, dall'anno dopo, cioè dal 2010, siamo commissariati, quindi abbiamo celebrato il compleanno con dieci anni di piano di rientro (un triste compleanno). Questi 2,2 miliardi sono stati ripianati con 1,1 miliardi di euro dai fondi FAS, cioè quei fondi che lo Stato aveva destinato alla Calabria per lo sviluppo delle infrastrutture e lo sviluppo economico e sociale dell'intera regione: soldi buttati perché dovevano coprire il disavanzo e di questo ne rispondono i signori del centrodestra e del centrosinistra; 900 milioni di euro sono stati recuperati attraverso un mutuo trentennale, Presidente, che ancora oggi noi siamo costretti a pagare - un mutuo trentennale - con il Tesoro, quindi di Stato; poi andiamo agli ultimi 200 milioni di euro di disavanzo che rimangono e che rimanevano, che sono stati ripianati in questi anni, Presidente, a “botte di piani di rientro”, cioè, come io dico sempre, di tagli, di un vero e proprio programma di amputazioni da parte di AgeNaS, in piena linea con la narrazione dell'austerity e della necessità di tagliare, solo che si è tagliato sulla pelle dei cittadini. Ci sono stati tagli ai reparti, agli ospedali, ai servizi; inoltre non sono mai stati rimpiazzati i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari e abbiamo subito il blocco del turnover, così come l'ha subito tutta l'Italia. Solo recentemente - di questo bisogna dare atto ed è stato proprio inserito nel “decreto Calabria” - è stato inserito lo sblocco del turnover per tutta l'Italia e, maggiormente, per la regione Calabria.

Ma mi avvicino, così, ai nostri giorni e arriviamo al capitolo “Scura come la mezzanotte”, perché, seppure con tutte le défaillance varie, nel 2014 - c'erano due commissari, prima del 2014, di cui ho apprezzato l'operato: il generale Pezzi e D'Elia, che avevano cercato di mettere alcune pezze, ma la giunta di centrodestra era quella che era - il disavanzo certificato era di soli 30 milioni di euro; ciò significava che noi, praticamente, eravamo quasi usciti dal piano di rientro e i miei atti parlamentari sono stati pesantissimi su questi trascorsi.

Ma che cosa fa il centrosinistra al Governo (Governi Letta, Renzi e Gentiloni, che hanno lasciato sempre al suo posto la Ministra Lorenzin)? In accordo tra Partito Democratico e Nuovo Centrodestra si nomina Scura, quell'ingegner Scura che oggi pontifica ancora, scrivendo libri, mentre invece dovrebbe rispondere delle malefatte e delle sue incapacità nella gestione della sanità calabrese. Come subcommissario, poi, c'era il dottor Andrea Urbani, che oggi, in quanto nominato dalla Lorenzin, è direttore della programmazione generale nazionale, di cui la Ministra Grillo si avvale proprio per la gestione delle questioni calabresi. Quindi io sono costretta a vigilare ancora di più, riconoscendo diverse - diciamo - capacità e competenze al soggetto, che però ha fatto parte di una struttura commissariale. Quindi, che lui oggi abbia questa importante presenza, datagli e, appunto, ribadita anche dalla Ministra Grillo, questa cosa va attenzionata. Dunque, siamo arrivati a 168,8 milioni di euro di disavanzo.

Quindi, dacché nel 2014 eravamo quasi usciti dal piano di rientro, grazie alla struttura commissariale di Scura arriviamo a questa cifra - che decreta però questo Governo - con il tavolo di verifica del 4 aprile 2019, perché Scura è stato cacciato, dopo mie varie insistenze, soltanto sei mesi dopo, ovvero sei mesi dopo l'annuncio che la Ministra Grillo aveva fatto a giugno del 2018. Quindi arrivano dopo pochi mesi i commissari e il tavolo di verifica certifica il blocco tecnico di turnover e di aumento di tutte le tasse che conosciamo.

Quindi noi siamo arrivati ai giorni nostri con questa situazione e con il fatto che la struttura commissariale - l'attuale nuova struttura commissariale - non è riuscita a evitare questo blocco e, quindi, c'è stato un grande sforzo del Governo e del MEF di sbloccare il turnover, innanzitutto per la Calabria, che purtroppo era ripiombata, nonostante stesse per essere approvato il decreto, di nuovo in un blocco tecnico.

L'oggetto dell'interpellanza va ad aggravare e a ribadire delle responsabilità politiche-istituzionali; quindi partiamo con le responsabilità del passato e spero che siano confermate con la risposta che mi darà il rappresentante del Governo, peraltro senza poi esimerci dal raccontare le difficoltà che ci sono oggi, perché bisogna assolutamente metterci mano e recuperare il tempo perduto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio gli onorevoli interpellanti per questo atto ispettivo, che consentirà di fornire ulteriori informazioni in merito alle gravi condizioni della gestione amministrativa della sanità calabrese, che rappresenta, insieme purtroppo a tante altre, una delle ragioni che hanno imposto al Governo di intervenire, come è noto, con il “decreto-legge Calabria”.

Le problematiche della mobilità passiva della regione hanno peraltro formato oggetto di specifici rilievi anche da parte della sezione regionale di controllo della Corte dei conti, che ha evidenziato i gravi riflessi sul bilancio regionale determinati dalle generalizzate carenze dei servizi sanitari prestati sul territorio.

Fatta questa premessa, in relazione allo specifico quesito posto va evidenziato che la nuova struttura commissariale è stata messa a conoscenza della questione dal dirigente generale del Dipartimento tutela della salute e politiche sanitarie solo nel febbraio 2019. In effetti, dal carteggio acquisito per il tramite del commissario ad acta si evince che la stessa regione ha dovuto ammettere la circostanza che, per gli anni 2018 e precedenti, vi è stata assenza di controlli e le mancate contestazioni da parte della regione stessa hanno determinato saldi di mobilità passiva, con addebiti verosimilmente inappropriati e quantificabili in circa 50 milioni di euro per ciascuna annualità. Tale circostanza evidenzia come la regione Calabria abbia, di fatto, dovuto sostenere negli anni pregressi la gestione del proprio servizio sanitario regionale con livelli di finanziamento inferiori a quanto effettivamente necessario per garantire il rispetto dell'equilibrio economico, nonché, in ragione del regime di commissariamento, del conto economico programmatico del piano di rientro.

Pertanto, con un'azione congiunta della struttura commissariale e della regione Calabria è stato promosso un intervento in Conferenza Stato-regioni per rimettere in discussione gli addebiti della mobilità passiva da parte delle regioni e province autonome per gli anni 2016 e 2017.

In esito alle discussioni con le altre regioni e province autonome, la regione Calabria ha ottenuto così, attraverso la ripartizione del Fondo sanitario regionale, un parziale riconoscimento degli addebiti non dovuti, pari a circa 22 milioni di euro, per l'anno 2019. La problematica in parola è stata, da ultimo, discussa anche nella seduta del 4 aprile 2019 del tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza, in quanto gli errati conteggi del passato hanno comunque influito sul conto economico previsionale della gestione sanitaria accentrata per l'anno 2018, contribuendo a determinare gli automatismi sanzionatori previsti dalla legge e, dunque, implicando l'aumento delle addizionali fiscali a danno dei cittadini calabresi.

Al momento, dunque, la struttura commissariale e il Dipartimento tutela della salute stanno analizzando i dati relativi alla mobilità anche per gli anni ante 2017 per documentare altri addebiti non dovuti e intraprendere ulteriori misure nei confronti delle regioni e province autonome al fine del recupero delle somme non dovute.

Di converso, si può ritenere che a partire dal 2018 siano oramai a regime tutti i flussi di mobilità con le regioni e province autonome, nonché i relativi controlli, al fine di contrastare il fenomeno segnalato ed impedire che esso possa ripresentarsi.

PRESIDENTE. L'onorevole Nesci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta.

DALILA NESCI (M5S). Sì, sono soddisfatta Presidente, perché è la riprova che in questi anni c'è stata una sciatteria e forse chissà se nel futuro la storia ci dirà che c'erano magari altri accordi politici, per mio giudizio intollerabili, ingiustificabili, perché bisognava fare attenzione quando si pagavano con le risorse pubbliche le prestazioni assistenziali fuori regione, quando tutte quelle cifre potevano, invece, essere investite proprio all'interno del Servizio sanitario regionale.

E questa risposta conferma la responsabilità del centrodestra e del centrosinistra, della politica regionale, poi possiamo risalire gerarchicamente a tutti i Governi e ai rappresentanti nazionali, ma siccome io, in quest'Aula, Presidente, ho subito e ho dovuto sorbirmi più che altro le prediche di quei giganti della politica di cui dicevo sopra, perché mi sono dovuta sorbire le prediche, in Aula e fuori, dall'Aula di Enzina Bruno Bossio, che oggi è rinviata a giudizio per questioni di corruzione, dell'onorevole Santelli, di Cannizzaro, che ha anche parlato prima, ma ho avuto l'attenzione anche dell'altra Aula del Senato, del senatore dottor Mangialavori, che proprio tra l'altro lavora nella sanità privata, è medico, e il senatore Siclari, sono stata attenzionata da così tante osservazioni, da gente che ha fatto la storia della politica calabrese e che ancora oggi siede in questi banchi e che evidentemente è in grado, in parte, di incidere nel contesto storico-politico nazionale e regionale.

Mi è stato detto che il mio ruolo di relatrice, che ho difeso fino all'ultimo, era in conflitto di interessi con una nomina che era stata approntata dal generale Cotticelli: si parlò di questo medico e sindacalista, persona perbene e preparata, riconosciuta in tutta la Calabria anche dagli stessi politici che hanno cercato di offendere sia me che lo stesso medico; questo medico Scaffidi, che era stato scelto, nominato in prima battuta dal generale, proprio perché evidentemente gli aveva riconosciuto capacità, fiducia e stima, perché, da sindacalista, continua a fare delle battaglie, aveva questo difetto di essere onesto e soprattutto di avere un trascorso di battaglie di legalità e di diritto alla salute insieme al MoVimento 5 Stelle e in particolare a me, perché mi sono occupata, in questi anni, proprio di sanità calabrese.

È stato detto che ero in conflitto di interesse. Io in quest'Aula colgo l'occasione per dirlo, per ammetterlo, che io assolutamente ero e sono in conflitto, però con i loro interessi, con gli interessi di questa gente, dalla Bossio alla Santelli, a Siclari, a Mangialavori, a tutta questa gente che ancora qualcuno evidentemente sostiene e legittima, perché i loro interessi sono scritti nero su bianco nella storia dei ruoli che hanno avuto in Calabria e anche a livello nazionale, quindi io sono fiera di essere in conflitto, Presidente e rappresentanti del Governo, con gli interessi di questi signori. Poi li vedremo, nel tempo e anche nel passato, se qualcuno ha voglia, perché toccare la Calabria non piace mai a nessuno, perché toccare la Calabria significa in qualche modo infangarsi o comunque avere a che fare con il fango, ma io ho degli stivali, sono ben attrezzata nella mia regione e me ne frego delle cose che mi vengono dette per cercare di indebolirmi, per cercare di intimidirmi, a me non me ne frega nulla.

E allora, siccome non c'è più tempo, rappresentanti del Governo, sbrigatevi, perché sono passati sette mesi con la nuova struttura commissariale e non sono per niente soddisfatta dei percorsi che sono stati approntati, perché io proseguo a lavorare e lo ribadisco chiaramente: io continuo ad aiutare questa struttura commissariale, a vigilare su questa struttura commissariale e non perché c'è qualcuno che mi può stare o mi deve stare simpatico o antipatico, ma perché io sono un rappresentante della nazione, eletta, e il mio compito è fare questo e lo faccio nelle sedi formali, nelle sedi pubbliche, dove è d'uopo per raccontare e spiegare.

Allora, sbrigatevi, signori rappresentanti del Governo, perché io faccio la mia quota parte da parlamentare di maggioranza, che sono fiera di rappresentare e di sostenere il Governo Conte in questa alleanza complicata, ma che ha dato i suoi frutti, con la Lega, perché la struttura commissariale fino ad oggi ha perseguito pedissequamente il programma del precedente commissario Scura, con diciamo avalli di assunzioni poco chiare, perché c'è una confusione fra chi è in graduatoria e chi è vincitore di concorso, fra i precari.

Siccome in questi mesi non è stata fatta alcuna verifica sul fabbisogno del personale, fatela presto, fatela. Dovevate farla ieri. Non è stato fatto neanche un piano assunzionale del settore dell'emergenza-urgenza in vista del periodo estivo. Io sono originaria di Tropea, ma posso parlare per l'intera Calabria: la Calabria in estate triplica in popolazione e i servizi sono sempre più sofferenti. Non è stato fatto alcun piano di emergenza per sopperire in estate a questa carenza e a questi problemi, che sono già scritti e che sono già a cronaca futura che possiamo anticipare.

Non è stato fatto alcun monitoraggio della realizzazione dei nuovi ospedali, non è stata posta alcuna attenzione sulla riapertura dei presidi ospedalieri di Praia a Mare e di Trebisacce, cosa che invece è stata sollecitata da me e da altri parlamentari direttamente ai funzionari preposti, chiedendo anche spiegazione all'ASP di Cosenza, perché è da quattro anni che ci sono specifiche sentenze del Consiglio di Stato.

Sono passati sette mesi e dei segnali di cambiamento dovevano essere dati, invece ci siamo sorbiti Scelli, che abbiamo tollerato, per fiducia, fino a poco tempo fa, almeno da parte mia, alla Ministra, e che poi ci ha lasciato questi bei regali, quindi si salvi chi può, dove andrà questo signore.

E poi permangono - lo dico al Governo tutto, a quest'Aula - questioni di illiceità segnalate a più riprese da operatori, da medici, ma anche da noi stessi con atti parlamentari e con segnalazioni dirette alla struttura commissariale, favoritismi e violazioni di leggi che ancora permangono, perché sono una situazione cronica che permane in tutte le aziende calabresi. Andate a responsabilizzare, subito, i facente funzione, perché i facente funzione non stanno là parcheggiati, che devono aspettare i nuovi: intanto i facente funzione lavorassero, ma siano sollecitati dalla struttura commissariale, altrimenti nessuno farà nulla e dopodiché sbrigatevi a nominare i nuovi. A me non interessa chi nominate e sarò la prima ad essere felice se questi nuovi, se e quando li troverete, riusciranno ad approntare risultati e sarò io per prima stessa ad aiutare queste persone, che non voglio nemmeno sapere chi sono, lo scoprirò e lo leggerò dai giornali, perché che ognuno si prenda le responsabilità politiche che ha, soprattutto voi che avete ruoli governativi. Sbrigatevi, perché ci sono cinque aziende scoperte su otto, perché la nona è sciolta per mafia e quindi c'è una struttura commissariale, lì, che va vigilata e sarà oggetto di altre mie interpellanze rivolte al Ministro dell'Interno, visto che bisogna capire che cosa sta succedendo lì.

Vado a concludere dicendo che purtroppo non sono state mai approntate delle iniziative di conseguenza per quanto riguarda quella scabrosa e raccapricciante vicenda dei cartoni che sono stati utilizzati al posto degli specifici dispositivi al pronto soccorso dell'Ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Pur inizialmente la Ministra era uscita su questo tema, ma poi si è fermato tutto, nonostante le bufale di alcuni giornali sono state smentite, nonostante i tribunali del lavoro abbiano rimosso la sanzione che era stata inflitta al medico: pensate che era stato colpevole di aver contribuito a portare agli onori della cronaca questa raccapricciante vicenda. Che fine ha fatto quella storia? Abbiamo fatto luce o tutto deve sempre passare in cavalleria, perché la Calabria è troppo complicata da gestire?

Allora, ancora non è stato fatto niente e qui sollecito al Governo e sollecito apertamente l'Ordine nazionale dei medici: svegliatevi, perché sulla morte del piccolo Flavio Scutellà - che è stata una di quelle morti tragiche di minorenni, che non è stata la sola, perché ci sono state anche la Ruscio e la Monteleone, da dove poi nasce tutta la storia del piano di rientro e dello scoperchiamento di questa tragedia che è la sanità calabrese - non è stato fatto mai nulla riguardo al medico che ha ucciso il piccolo Scutellà, perché c'è stata una sentenza, passata in giudicato, di condanna a diciotto mesi di reclusione nei confronti di questo medico. Cosa aspettate a sanzionare questo medico (sia Governo, per le iniziative di competenza, sia l'ordine dei medici)?

E allora chiudo Presidente, perché vanno date delle spiegazioni pubbliche formali su queste dimissioni e su queste dinamiche che sono successe e che spero che saranno anche attenzionate dalla procura della Repubblica.

Chiaramente la Ministra ha detto che la mia collaborazione non è più gradita come prima, ma a me non interessa, perché io ho la mia dignità ed un percorso politico che è molto chiaro, che è agli atti e che è intellegibile da chiunque abbia voglia di approfondire.

Continuo quindi a sostenere questa maggioranza di Governo, continuo a tenere alta la bandiera del MoVimento 5 Stelle in una terra di Calabria dove abbiamo avuto il coraggio di combattere delle battaglie quando tutti si imboscavano: tutti si imboscavano, tutti e dico tutti! Non sarò più clemente: c'è soltanto questa differenza. Non sarò più clemente: sarò implacabile, perché rappresento i cittadini calabresi, i loro drammi; sono la loro voce, come lo siete tutti, e io la voglio e devo interpretare così, perché non mi resta che questo. Non è quindi più tempo di perdere l'occasione e l'opportunità che ci ha dato questo decreto. Adesso servono azioni, azioni anche concrete e subito.

(Rinvio dell'interpellanza urgente n. 2-00451)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-00451 dei deputati Quartapelle Procopio ed altri. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative concernenti la delimitazione del vincolo paesaggistico con riferimento all'area di Porto Canale, a Cagliari - n. 2-00457)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Deidda ed altri n. 2-00457 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Deidda se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, sottosegretario, componenti del Governo, prima di tutto vorrei ricordare che oggi è l'anniversario della scomparsa del giudice Borsellino e degli agenti della scorta, tra cui anche Emanuela Loi, che fu la prima poliziotta purtroppo a cadere in un attentato (Applausi).

Poi, purtroppo siamo qui, con questa interpellanza urgente, per farci portavoce del disagio dei lavoratori portuali di Cagliari, che sono oltre 210 (ma se poi contiamo l'indotto il numero si raddoppia almeno). Non è responsabile sicuramente della crisi del porto canale il Ministero, né tanto meno la sovraintendenza, però, purtroppo, oggi il Ministero può essere l'istituzione che ne permette il rilancio.

Purtroppo ci sono dei vincoli, vincoli su quella che era una spiaggia, la spiaggia di La Playa, che non esiste più: si creò il porto canale, ma quei vincoli poi rimasero nel tempo. Oggi si chiede di cancellare quei vincoli, perché quei vincoli bloccano l'attuazione della zona franca doganale, bloccano l'attuazione delle zone economiche speciali, bloccano degli imprenditori che devono investire. Abbiamo un concessionario, che purtroppo è anche un investitore e un gestore del porto di Tangeri, quindi le sue attenzioni sono rivolte in Marocco e non più nel porto di Cagliari. Se noi vogliamo attrarre altri investimenti, vogliamo attrarre altri concessionari, noi dobbiamo attuare uno sviluppo che sia infrastrutturale e dobbiamo eliminare quei vincoli.

Ci siamo fatti portavoce con il neosindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, con il neopresidente della regione, Christian Solinas, che era un senatore della vostra maggioranza. È questo un appello che rivolgiamo all'istituzione perché rimuova quella burocrazia, quegli ostacoli burocratici per permetterci di salvare il porto canale di Cagliari. Siamo un'isola, possiamo essere un porto che intercetta le navi che transitano nel Mediterraneo: passano più di 5 mila navi davanti alla Sardegna e non se ne ferma neanche una, perché vanno in altri porti. Noi stiamo vedendo che il porto di Trieste si sta sviluppando, il porto di Genova giustamente si sta sviluppando: noi speriamo che anche il porto di Cagliari abbia questa possibilità.

Voi, come Ministero e come Governo, potreste essere il primo attore che ci permette di sperare in un futuro. È urgente, perché purtroppo hanno già annunciato i licenziamenti e dobbiamo programmare il rilancio.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali, Gianluca Vacca, ha facoltà di rispondere.

GIANLUCA VACCA, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali. Presidente. come l'onorevole Deidda sa, questa è una vicenda molto complessa, che si trascina da circa trent'anni, quindi sarà necessaria anche una ricostruzione abbastanza articolata.

L'onorevole Deidda, unitamente ad altri colleghi onorevoli, firmatari della stessa interpellanza urgente, hanno richiesto all'Amministrazione dei beni culturali notizie relative ai lavori che interessano, appunto, il porto canale di Cagliari. Vorrei premettere che il 9 luglio scorso si è svolta presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, in applicazione di quanto previsto dall'articolo 14-quinquies, comma 4, della legge n. 241 del 1990, la prima riunione propedeutica alla individuazione di una soluzione condivisa a seguito dell'opposizione proposta dal Ministero per i beni e le attività culturali con nota del 7 giugno 2019, sulla base di quanto richiesto dalla soprintendenza per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, con una nota del 4 giugno 2019, e condiviso dalla direzione generale del Ministero con nota del 5 giugno 2019.

Nel corso della predetta riunione, la direzione generale e la competente soprintendenza hanno ribadito le rispettive posizioni assunte sull'istanza di reiterazione del procedimento di rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche, emesse nel 1981 dall'allora competente sovrintendenza e definitivamente annullate dal Consiglio di Stato con sentenza n. 22 del 2000, che ha confermato l'annullamento delle stesse, già operato dal TAR Sardegna nel 1992, con sentenza sospesa dallo stesso Consiglio di Stato con ordinanza del 1993.

Le opere, riferite alle due autorizzazioni paesaggistiche, sono state realizzate ben prima che intervenisse l'annullamento del TAR Sardegna, quindi del Consiglio di Stato, e per questo l'Avvocatura distrettuale dello Stato e l'ufficio legislativo del Ministero, con parere del 27 novembre 2017, avevano indicato nella riedizione, ora per allora, del procedimento di autorizzazione paesaggistica, secondo il vigente iter, la soluzione dell'intervenuta illegittimità paesaggistica di quanto realizzato per il porto canale del porto di Cagliari.

La direzione generale del Ministero, nell'ambito della riedizione del procedimento di autorizzazione paesaggistica di cui all'intervenuto annullamento, operato definitivamente dal Consiglio di Stato nel 2000 (riedizione, si ricorda, attivata solo nel novembre 2018 dall'Autorità del sistema portuale del Mare di Sardegna, a distanza quindi di 18 anni), ha ritenuto di dover formulare, con nota del 23 maggio scorso, alla competente soprintendenza un atto di indirizzo ai sensi dell'articolo 2, comma 1, secondo periodo del decreto ministeriale n. 44 del 2016, nel quale si è preliminarmente dovuto prendere atto di come i luoghi interessati dal porto canale abbiano assunto, a partire dagli anni Ottanta del secolo passato, una conformazione in conseguenza della quale appare irrealistico pensare al ripristino del loro stato d'origine, antecedente cioè alle opere eseguite, ma anche di come un eventuale giudizio positivo in merito alla loro compatibilità paesaggistica sarebbe entrato in conflitto con il giudicato giurisprudenziale.

Sulla base di tale atto di indirizzo, la competente soprintendenza ABAP ha rappresentato la propria posizione, in sede di conferenza dei servizi del 27 maggio 2019, una posizione che è risultata contraria a quella favorevole espressa sotto il profilo paesaggistico dalla regione autonoma della Sardegna, peraltro su di un progetto di fatto diverso rispetto a quello che avrebbe dovuto essere oggetto di valutazione ora per allora.

La regione autonoma della Sardegna, infatti, ha esplicitamente vincolato il proprio nuovo parere favorevole, nell'ambito della riedizione del procedimento di rilascio dell'autorizzazione paesaggistica, alla realizzazione, secondo tempistiche ben lungi dall'essere immediate (anche sulla base di quanto rappresentato dal provveditorato interregionale delle opere pubbliche per il Lazio, l'Abruzzo e la Sardegna, con nota dell'8 luglio 2019), di nuove opere di mitigazione e compensazione. Tali opere peraltro, ancorché dalla stessa regione richieste, non sono state adeguatamente illustrate nella loro consistenza nella documentazione fornita dall'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna alla conferenza dei servizi.

I motivi di illegittimità rinvenibili nella determina conclusiva della conferenza di servizi dell'Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna sono stati dettagliatamente esposti dalla competente soprintendenza con nota del 4 giugno 2019 e ripresi, quindi, dalla direzione generale nella nota del 5 giugno 2019, che l'Amministrazione intende confermare integralmente.

Nel merito del decreto ministeriale del 1° marzo del 1967 (dichiarazione di notevole interesse pubblico, ai sensi dell'allora vigente legge n. 1.497 del 1939 della spiaggia de La Playa), l'allora direzione generale belle arti e paesaggio, con nota n. 9.648 dell'8 aprile 2016, ha già rappresentato alla regione e all'allora competente Autorità portuale di Cagliari il proprio convincimento circa la perdurante efficacia del vincolo paesaggistico imposto con suddetto decreto. Si affermava allora - e si ribadisce ora - che l'eventuale intervenuto degrado degli elementi di interesse riconosciuti dal decreto ministeriale non è di per sé giustificazione alla rimozione di un provvedimento accertativo dei suddetti valori, ma, al contrario, deve essere motivo per attivare qualsivoglia azione per il ripristino dei valori paesaggistici compromessi per l'intervenuta realizzazione di opere non pienamente congrue con gli stessi. Oltretutto, l'area del porto canale di Cagliari è soggetta ad un articolato quadro vincolistico, del quale il decreto ministeriale del 1° marzo 1967 rappresenta una ridotta porzione della complessa estensione, benché significativa, stante il fatto che lo stesso decreto interessa il tratto di costa antistante il golfo di Cagliari.

Si ritiene dunque, allo stato attuale, che quanto realizzato per il suddetto porto non possa essere oggi oggetto di una positiva valutazione di compatibilità paesaggistica in ossequio al giudicato giurisprudenziale, né di un alternativo ripristino dell'originaria conformazione della medesima area a distanza di trent'anni dalla realizzazione dell'opera pubblica in parola.

Siamo, tuttavia, convinti che un'attenta e specifica progettazione degli interventi può condurre al recupero e, quindi, alla conservazione dei valori paesaggistici accertati dal decreto ministeriale, anche attraverso nuove forme di pubblico godimento e sempre che l'imprescindibile tutela del paesaggio sia posta quale elemento connaturante ogni relativa progettazione.

Si tratta insomma di coniugare la tutela del paesaggio con le legittime, sane esigenze di sviluppo di un territorio. Questo può avvenire - mi permetta di dirlo - solo attraverso il dialogo, la concertazione e ovviamente anche un po' di buon senso che non guasta mai.

Resta comunque salva la ponderazione dei plurimi interessi pubblici connessi alla realizzazione e alla gestione dello stesso Porto Canale, nell'ambito dell'esercizio delle prerogative riconosciute per questo, in alta amministrazione, alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. L'onorevole Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. No, non sono soddisfatto e rimango allibito. Noi sardi amiamo le nostre coste, le nostre spiagge, siamo custodi del nostro territorio, ma è impossibile dire da parte della Soprintendenza che dobbiamo preservare l'ambiente riguardo a una spiaggia che non esiste più: adesso, al posto della spiaggia, c'è un porto.

È come se qui si dicesse “tuteliamo Montecitorio”, quando Montecitorio non c'è più. Un tempo c'era, quindi c'era un vincolo e lo manteniamo, ma lì adesso c'è un porto. Se qualcuno va, a occhio nudo, e cerca la spiaggia, la spiaggia non c'è. Ma cosa dobbiamo fare noi per smuovere la Soprintendenza?

Questo è l'esempio di come si portino le persone a odiare la Soprintendenza, perché dicono: “Ma cosa stai tutelando? Dov'è la tutela?”. Noi perdiamo 400 posti di lavoro per una spiaggia che non esiste più, vincolata trent'anni fa. Adesso io devo tornare in Sardegna a dire a questi operai, se stanno seguendo, che purtroppo dobbiamo progettare “compatibilmente a”. Si tratta di un Porto Canale, dove ci sono dei container, ma cosa c'è di ambientale? Dobbiamo ricostruire una spiaggia? Dobbiamo metterci dalle palme? Dobbiamo costruire un finto panorama, che poi è irraggiungibile? Ahimè, io vedo tutti i porti che si stanno sviluppando: ma perché questi vincoli non li mettete a Trieste, a Genova o a Tangeri? Andate a Malta, ci sta distruggendo, la concorrenza. Questo poi darà voce anche agli indipendentisti sardi, che dicono che lo Stato italiano mette delle regole e non conosce neanche il territorio.

Noi ci siamo appellati a voi per fare un provvedimento, perché nel tavolo prefettizio l'unico modo è fare un provvedimento legislativo che cancelli quei vincoli. Voi avete la forza di farlo, siete l'Esecutivo. Chieda ai suoi colleghi del MoVimento 5 Stelle, che sono d'accordo con noi, perché non è una battaglia di Fratelli d'Italia, è una battaglia di tutti i parlamentari sardi, dai 5 Stelle, a Forza Italia, al PD, alla Lega, insomma è condivisa dalla maggioranza.

Purtroppo, sono senza parole, mi dispiace sottosegretario: la burocrazia è qualcosa che si può cambiare, l'Esecutivo e chi fa politica può cambiare le leggi, le deve cambiare con la forza. Noi, da oggi, condurremo una battaglia contro la Soprintendenza perché siamo stanchi di vincoli su qualcosa che non esiste.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse, lo svolgimento delle discussioni generali del Bilancio interno della Camera e della proposta di legge n. 313-A, recante norme per l'attribuzione a soggetti pubblici della proprietà della Banca d'Italia, è differito alla seduta di martedì 23 luglio, a partire dalle ore 10. In tale seduta non avrà pertanto luogo il previsto svolgimento di atti di sindacato ispettivo.

Sempre secondo le medesime intese, in relazione alla circostanza che la prossima settimana sarà esaminato un decreto-legge, alle sedute di martedì 23, mercoledì 24 e giovedì 25 non si applicherà l'orario ordinario.

Avverto inoltre che, nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti progetti di legge: TU 181-A: disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero; ddl 1603-ter-A: disposizioni per il contrasto della violenza in occasione di manifestazioni sportive.

Nel medesimo allegato sarà inoltre ripubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale del testo unificato delle proposte di legge costituzionale, recante modifica all'articolo 58 della Costituzione in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 22 luglio 2019 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica. (C. 1913-A)

Relatori: BORDONALI, per la I Commissione; TURRI, per la II Commissione.

2. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

GALLINELLA e GAGNARLI; MINARDO; MULE' ed altri; RIZZETTO ed altri; MISITI ed altri; FRASSINETTI ed altri; LEDA VOLPI ed altri; RIZZO NERVO ed altri: Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero. (C. 181-1034-1188-1593-1710-1749-1836-1839-A)

Relatori: LAPIA e MULE'.

3. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Disposizioni per il contrasto della violenza in occasione di manifestazioni sportive (Già articoli da 6 a 11 del disegno di legge n. 1603 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 12 marzo 2019). (C. 1603-ter-A)

Relatore: MARCHETTI.

4. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge costituzionale:

BRUNO BOSSIO; CECCANTI; BRESCIA ed altri; MELONI ed altri: Modifica all'articolo 58 della Costituzione in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica. (C. 1511-1647-1826-1873-A)

Relatori: CECCANTI e CORNELI.

La seduta termina alle 10,50.