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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 204 di giovedì 3 aprile 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10,10.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Michele Bordo, Bressa, Caparini, Dambruoso, De Girolamo, Epifani, Ferranti, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Leone, Monaco, Pes, Gianluca Pini, Ravetto, Sani, Speranza, Tabacci, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,15).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,35.

  La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1542-B) (ore 10,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni (A.C. 1542-B).
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Sisto 1.104.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1542-B)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1542-B).
  Passiamo ora all'emendamento Pilozzi 1.24, su cui il relatore per la maggioranza Pag. 2ed il Governo hanno espresso parere contrario ed il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Mi scusi Presidente: non ho colto il numero dell'emendamento.

  PRESIDENTE. Siamo all'emendamento Pilozzi 1.24, a pagina 1 dell'attuale fascicolo.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. La ringrazio, Presidente. Sì, l'emendamento è proposto dal collega Pilozzi, il quale ha seguito i lavori con molta attenzione ed in particolare condivido il tono del suo intervento di ieri. Avendo fatto il consigliere comunale in una città grande come Milano ho contezza della situazione, che contempla però condizioni di lavoro e anche di retribuzione molto diverse da quelle descritte dal collega Pilozzi, che riguardavano piccoli comuni al di sotto dei 3 mila abitanti. Ieri, Presidente, eravamo nel corso della discussione di un emendamento e di una polemica che ha investito l'opinione pubblica in queste settimane circa l'ipotesi che questo provvedimento di legge che abbiamo in discussione porti ad un aumento della spesa pubblica, cosa che, per quello che riguarda certamente la posta di bilancio dei comuni, in conseguenza della possibilità di aumento del numero dei consiglieri e di assessori, è negata dal testo stesso del provvedimento di legge che, come noto, esprime l'invarianza di bilancio anche con l'aumento del numero di consiglieri e di assessori. Quindi, ringrazio comunque il collega Pilozzi per aver detto cose nelle quali credo anch'io, cioè quanto sia fondamentale per la democrazia il lavoro del consigliere comunale, anche di comuni piccoli e anche a fronte di una retribuzione a volte pressoché inesistente.
  Qui il collega Pilozzi entra invece nel merito di quelli che sono i poteri attribuiti alle province, a seguito della trasformazione che subiscono con l'entrata in vigore di questo provvedimento. Io penso che noi stiamo facendo una cosa giusta nell'approvazione di questo provvedimento e nella ripartizione delle funzioni che attribuiamo alle province. L'emendamento che propone il collega Pilozzi sostanzialmente, al contrario del testo così come ci è arrivato modificato dal Senato, il quale, secondo me giustamente, nelle ipotesi dei colleghi senatori che lo hanno modificato, sottolinea il fatto che il complesso delle attribuzioni di funzioni attribuite all'articolazione dello Stato sul territorio debba attendere..., io non riesco a sentirmi...

  PRESIDENTE. Ha ragione: colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce per favore.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. La ringrazio Presidente. ... debba attendere la riforma del Titolo V e il collega Pilozzi esprime, con un emendamento sostitutivo di quel comma 51, invece, di non citare l'attesa della riforma della Titolo V. Io devo esprimere parere contrario, pur nel rispetto, Presidente, dell'opinione del collega Pilozzi, perché secondo me hanno fatto bene, nella lettura dell'altra Camera, a sottolineare il fatto che anche questa riforma, cioè la riforma delle attribuzioni di funzioni alle province, evidentemente subirà le conseguenze di ciò che il Parlamento deciderà in ordine alla riforma del Titolo V, perché nella riforma del Titolo V noi giudicheremo e trasformeremo complessivamente la ripartizione delle competenze fra Stato centrale e autonomie locali. Quindi mi sembra del tutto logico che il comma 51 riporti, così come modificato, il fatto che anche l'attribuzione di funzioni alle province, pur trasformate da questo provvedimento, possa subire ulteriori specifiche a valle, all'indomani della modifica del Titolo V.
  Per questo confermo, signor Presidente, il parere contrario all'emendamento del collega Pilozzi 1.24.

Pag. 3

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, solo per dire velocemente che con questo emendamento...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, Pilozzi. Colleghi, però, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Per favore, colleghi. Prego.

  NAZZARENO PILOZZI. Grazie, Presidente. Solo per dire che con questo emendamento noi semplicemente diciamo di mantenere in capo alle province o agli enti di area vasta, come si tenta, cambiandone solo il nome, di far passare le nuove province, le stesse competenze che hanno oggi e, quindi, che praticamente vengano mantenute quelle competenze specifiche di area vasta previste nel Testo unico degli enti locali. Questo è il senso del nostro emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 1.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Causin, Ventricelli, Donati, Turco, Frusone, Santerini, Luigi Cesaro, Franco Bordo, Del Grosso, Alberto Giorgetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  349   
   Votanti  348   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato   73    
    Hanno votato no   275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati D'Arienzo, Tripiedi, D'Incecco, Capodicasa e Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lombardi 1.25.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi. Ne ha facoltà. Colleghi, il tono della voce. Prego.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, questo emendamento prevede la sostituzione del comma 51 con il seguente: «Fino alla data di entrata in vigore della legge costituzionale di abolizione delle province e delle relative norme di attuazione, le province sono disciplinate dalla presente legge». La provvisoria «messa in scena» di questo provvedimento si regge, per la parte delle province, nelle more della loro abolizione. Già messa così appare in tutta la sua irragionevolezza, cioè si avvia una macchina burocratica infernale, che non si sa bene quali mostri produrrà, per poi dire: avevamo scherzato, ora si cancella tutto. Se questa è la logica legislativa che sottende questo provvedimento, rimaniamo un pò basiti. Ma diamo pure per buono questo intento. Il comma 51, però, contiene una formulazione molto generica e non parla neanche di entrata in vigore. Infatti, recita: «In attesa della riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione e delle relative norme di attuazione, le province sono disciplinate dalla presente legge».
  Questo comma non collega espressamente il provvedimento all'abolizione delle province..., fra un po’ non riesco a sentirmi neanche da sola...

  PRESIDENTE. Io non la sento.

  ROBERTA LOMBARDI. Nemmeno io.

  PRESIDENTE. Colleghi, non riusciamo neanche a sentire cosa stia dicendo la deputata che sta intervenendo. Si può Pag. 4abbassare il tono della voce, per favore ? Aspetti... prego, deputata Lombardi.

  ROBERTA LOMBARDI. Grazie Presidente. Dicevamo che questo articolo non collega espressamente il provvedimento all'abolizione delle province ma alla più generica riforma del Governo Renzi del Titolo V della Costituzione e del bicameralismo, che ora è diventata un testo che trascina con sé forma di Stato, forma di Governo, riformulazione della decretazione d'urgenza eccetera, eccetera ed è fortemente a rischio per queste maggioranze variabili ma non solo: sono anche le maggioranze interne del PD che poi mettono a rischio ogni genere di progetto politico. Preferiremmo che il collegamento con l'entrata in vigore della tanto decantata riforma costituzionale fosse più esplicito e stringente. A questo riguardo non si può tacere del provvedimento partorito tre giorni fa dal Consiglio dei ministri. Nostro malgrado, dobbiamo constatare che troppo spesso nel nostro Paese l'agenda delle riforme non è dettata da obiettivi riformatori ma dai luoghi comuni dei quali l'opinione pubblica viene progressivamente convinta con il sapiente supporto di una stampa compiacente.
  Il Governo tre giorni fa ha approvato un disegno di legge costituzionale che non ha i numeri per passare al Senato. In questo senso la forzatura è doppia. L'Esecutivo «strappa» al legislativo il potere di iniziativa sulla legge che è terreno comune di tutte le forze politiche, se qualcuno ancora ricorda che cosa prevede la nostra Costituzione. In più impone alla sua stessa maggioranza, con la forza del ricatto, questo disegno di legge: «O questo o lascio la politica» ha detto Renzi. Meglio: o questo o le elezioni anticipate perché in questo momento le elezioni, cioè dare la voce ai cittadini, è diventato uno spauracchio. Ma d'altronde, con dei Governi nominati e non eletti, che cosa ci aspettiamo ? Chi non vota questa riforma del Parlamento blocca il Parlamento: altra minaccia. Sul piano della comunicazione è semplice probabilmente. Renzi avrebbe già vinto raccogliendo i frutti dei limiti della classe politica dell'ultimo ventennio, che ha portato l'Italia al punto in cui è, e del vento freddo che soffia sulle istituzioni e ai quali ha spiegato le sue vele ma, nella sostanza, molto poco è cambiato in queste tre settimane da quando il Consiglio dei ministri ha reso nota la bozza di riforma, chiedendo quei suggerimenti che non sono stati mai accolti. Renzi non è partito dalle funzioni della Camera alta per disegnarne la composizione ma si è mosso dai risultati che voleva raggiungere, strombazzando quello, peraltro tutto da dimostrare, del risparmio economico. Ne abbiamo parlato diffusamente ieri. Su questo ha plasmato le riforme: peccato che poi non dia mai un numero esatto. La conclusione è paradossale al massimo: i cittadini non eleggeranno nuovi senatori ma dovrebbero sentirsi più rappresentati da 150 esponenti delle élite politiche e culturali cooptati nel palazzo. Ciò pone un problema enorme di tradimento del principio della sovranità popolare e fa saltare ogni garanzia ed equilibrio tra i poteri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «Galileo Galilei» di Firenze, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, prendo la parola su questo emendamento per fare anche un riferimento ad una ricognizione: negli anni e nelle campagne elettorali che hanno preceduto queste ultime, spesso e volentieri le forze politiche che si presentavano alle elezioni e i candidati presidenti e quant'altro presentavano come programma la possibile abolizione delle province. Fintanto poi che non siamo caduti in Europa con la procedura di infrazione, con cui siamo stati obbligati, per motivi di finanza pubblica e di risparmi pubblici, a prendere una decisione non solo una promessa e qui sono intervenute due iniziative del Governo Monti: Pag. 5una, il disegno di legge di modifica costituzionale che prevedeva l'abrogazione delle province e, l'altra, una legge ordinaria con cui si procedeva in maniera anche abbastanza confusa a cercare di terminare questa decisione perché c'era esattamente un accordo con l'Unione europea per il possibile risparmio di un miliardo di euro nel triennio.
  Poi non si è fatto assolutamente nulla, il Parlamento ha ritenuto di dare un altro colpo mortale a quell'abbozzo, mezzo aborto, che Monti aveva previsto in maniera disorganizzata all'interno, in maniera tale da creare una grande confusione e non fare niente. È intervenuta la sentenza della Corte costituzionale, non sto qui per brevità di tempo a ricordare quello che tutti sapevano, ossia che quella norma era anticostituzionale. Il Governo Letta, nell'agosto del 2013, per mantenere gli impegni con la Comunità europea, ha prodotto e, come Consiglio dei ministri, ha varato, anch'esso, un disegno di legge costituzionale con l'abrogazione delle province, ed è finito tutto nel cassetto. Quello sì che era un discorso serio.
  Questo disegno di legge, che ormai è arrivato all'approvazione del Parlamento con la sola maggioranza, ritengo che sia un ulteriore colpo di piccone alle finanze pubbliche e incremento della confusione. Dopo il disastro della modifica del Titolo V alle finanze del nostro Paese, che ha fatto più danno che non le due guerre mondiali messe insieme, il Parlamento oggi varerà – ma noi non lo voteremo per questo motivo – questa riforma, che – altro che abrogazione delle province ! – è una trasformazione. Ma nessuno si chiede perché mai nel nostro Paese, con la legge n. 142 del 1990, sono state istituite otto aree metropolitane, che, per ventiquattro anni, nessuno – fortunatamente per le casse pubbliche – ha provveduto a istituire e quant'altro ? Qui ne prevediamo quindici, venti, è tutto un grande pasticcio e un grande imbroglio ! Sarebbe stato sufficiente modificare la Costituzione, abrogarle e con legge ordinaria provvedere, in maniera molto semplice, allo scioglimento e alla gestione liquidatoria, alla collocazione del personale delle province, alla distribuzione delle funzioni e quant'altro, non questo pasticcio enorme che sicuramente innescherà contenziosi e situazioni veramente molto strane, come ad esempio la proroga dei presidenti e delle giunte a titolo gratuito, senza competenze, delle province, nella consapevolezza che al 31 dicembre ci dovrà essere un'altra proroga, perché non si farà in tempo ad approvare assolutamente nulla !
  Tanti disastri ai cittadini sono stati già inferti, ci mancava pure questa. Questi sono i motivi della nostra netta contrarietà. Noi, come Forza Italia, avremmo voluto fare una cosa seria, provvedere alla modifica costituzionale, a un'abrogazione seria e definitiva delle province, con legge ordinaria procedere alle gestioni liquidatorie e alla collocazione del personale nel tempo: in questa maniera avremmo avuto modo di osservare e di mantenere l'impegno con la Comunità europea, perché quelli ci aspettano, a dimostrare che c’è un miliardo di euro di risparmio. Noi qui ancora una volta ci scateniamo contro l'Europa, ma noi stiamo prendendo in giro i cittadini, noi stessi, chi la approva perché è consapevole: mentono sapendo di mentire, perché qui non si risparmia niente, aumentano costi, confusione, contenzioso e conflitto di competenze, scoppierà un caos incredibile e poi, dopodiché, pensiamo di avere il rispetto della Comunità europea, che ancora una volta stiamo prendendo in giro, insieme al nostro Paese, agli italiani e anche agli europei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io volevo sottolineare – avendo avuto una esperienza nella provincia di Vercelli per quindici anni, prima come consigliere e poi come vicepresidente della provincia – che ritengo veramente che le province non siano il male assoluto. Mi Pag. 6dispiace anche che non ci sia il Ministro Delrio, cioè, a fronte di una cosa così importante, ieri non c'era, oggi non c’è e non mi sembra un dato di fatto che abbia un senso, perché a fronte di una riforma così importante manca il fondatore di questo disegno di legge e non credo che sia una buona cosa per il Parlamento.
  Ma a me sembra questo: che un Presidente del Consiglio che ha fatto il Presidente della provincia di Firenze e che quindi sa benissimo come vanno le province, qual è il loro significato e cosa portano sul territorio, sia il primo che le vuole affossare, ma in una maniera che non ha senso, perché io lo ribadisco qui, come lo ho già detto in altre occasioni: non è vero che le province in questa maniera costeranno di meno, perché i dipendenti della provincia non potranno essere rottamati e siccome i dipendenti della provincia rimarranno, dovranno essere messi da qualche altra parte. E siccome conosciamo i sindacati del nostro Paese, non faranno mai un passo indietro rispetto allo stipendio che già prendono oggi, al massimo faranno un passo in più.
  Quindi, se andranno a favore, ad esempio, delle regioni, i contratti delle regioni sono molto più importanti e costosi rispetto a quelli delle province. Poi, le province sono l'ente di collegamento tra i comuni e le regioni; se bisogna fare dei tagli, io sono effettivamente per farli, anche nelle province, ma non è giusto che, alla fine, non ci sia neanche più la possibilità per i cittadini di scegliere chi deve andare alle province, perché le province di per sé rimarranno. Questo è un nonsenso, un nonsenso come dire che dobbiamo fare sacrifici e poi magari a Palazzo Chigi ci sono tremila persone che lavorano ! Oppure abbiamo il Presidente della Repubblica che ha oltre mille persone che lavorano per il Quirinale. E poi abbiamo tutti i boiardi di Stato di questo Paese e alla fine si va a colpire un collegamento secondo me essenziale. O si fa bene una riforma o fare un pastrocchio per vendere che ci saranno tremila consiglieri provinciali e assessori in meno non è quello che serve a questo Paese.
  I cittadini ci chiedono di far funzionare le cose: le scuole come funzioneranno dopo, le strade, le manutenzioni delle strade come verranno fatte dopo ? Le diamo ai comuni che sono ridotti «alla fame» ? Rispetto a quello che c’è oggi, i cittadini chiedono un risultato concreto e noi che cosa gli diamo ? Diamo la parvenza con uno spot «abbiamo eliminato le province», che non è vero, con il risultato che questo Paese diventa ancora più complicato da gestire.
  Questa legge va in questa direzione, anche con i comuni; ho sentito ieri un collega che stimo, Borghi del PD, che diceva: i comuni sono importanti, è vero, io sono uno di quelli che ritiene che i comuni siano la vera trincea istituzionale di questo Paese, e poi, scusate, almeno lì c’è l'elezione diretta dei consiglieri, c’è l'elezione diretta del sindaco. A me ha fatto piacere che l'abbia detto, però Borghi fa parte di un partito che sempre per la legge elettorale ha detto «no» alle preferenze. Allora, da una parte vogliono le preferenze, poi, quando si parla di legge elettorale nazionale, le preferenze non le vogliono più. I cittadini, a seconda di dove devono andare a votare, sono intelligenti e meritano le cose oppure, da un altro punto di vista, quando ci sono le elezioni politiche non devono esprimere le preferenze ?
  C’è quindi, secondo me, un problema di identità da parte del PD, a seconda di dove si guarda lo specchio ti dice una cosa piuttosto che un'altra, ma i cittadini sono sempre quelli e i problemi del Paese sono sempre quelli.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 1.25, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Folino, Donati, Ciprini, Frusone, Vitelli, Venittelli... la tessera non la tolga, Pag. 7adesso arriva il tecnico, non tolga la tessera è peggio... aspettiamo Venittelli, dobbiamo sostituire il dispositivo, no è la tessera... Ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  418   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato   68    
    Hanno votato no  350.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Oliverio, Airaudo e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.27.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, con questo emendamento cerchiamo di mettere un po’ di certezza nella totale incertezza che c’è all'interno di questa legge, perché non è stato sufficientemente ricordato che stiamo parlando di un provvedimento di natura provvisoria, che al comma 51 indica l'entrata in vigore in collegamento con la modifica della Parte seconda della Costituzione in conseguenza della modifica del Titolo V.
  Noi sappiamo perfettamente che il Titolo V venne modificato nel 2001 dal centrosinistra in un blitz di fine legislatura, con un numero di voti in Aula risicatissimo e per il semplice fatto che si era in campagna elettorale e si doveva dimostrare falsamente, fintamente, all'elettorato che il centrosinistra aveva riformato la Costituzione. Sappiamo bene cosa ha provato la storia, ovverosia i danni che la riforma del Titolo V del 2001 ha poi provocato.
  Ebbene, i danni continuano ad essere creati, perché viene abbinata la provvisorietà di questo disegno di legge di riforma delle province, città metropolitane e così via, in riferimento alla Parte seconda della Costituzione. Noi, quantomeno, con questo emendamento diciamo: dall'abrogazione costituzionale delle province, ovverosia, questo provvedimento cessa con l'abrogazione costituzionale delle province. Infatti, se lo abbiniamo alla riforma del Titolo V, cioè qualche cosa di molto più ampio, certamente non arriveremo mai all'abrogazione delle province e all'applicazione di questa riforma, di questa legge.
  Quello che vogliamo semplicemente ricordare è che il MoVimento 5 Stelle, nel lontano maggio 2013, cioè ormai un anno fa, depositò una proposta di legge costituzionale di abrogazione delle province dalla Costituzione, quindi c'era abbondantemente il tempo per mettersi al tavolo e lavorare. Nessuno può accusarci evidentemente di non aver fatto proposte e di non essere stati propositivi nel dire: abroghiamo immediatamente le province. Se l'avessimo fatto dal maggio 2013, certamente oggi non saremmo in quest'Aula a perdere tempo per un provvedimento provvisorio che aumenta i costi e peggiora i danni. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.27, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Brandolin, Lomonte, Paola Bragantini, Berlinghieri, Grassi, Roberta Agostini, Terzoni, Sottanelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  425   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato   116    
    Hanno votato no   309.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 8

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piazzoni 1.28, con il parere contrario della Commissione, del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Donati, Berlinghieri, Scotto, Paris, Ventricelli, Barbanti, Terzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti   429   
   Maggioranza   215   
    Hanno votato    47    
    Hanno votato no   382.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Piccione e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 1.30, con parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Magorno, Brunetta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  429   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  159    
    Hanno votato no  270.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pilozzi 1.31.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, con questo emendamento noi vogliamo rendere più esplicita una previsione che forse potrebbe esserci nella legge, grazie anche alla battaglia che Sinistra Ecologia Libertà ha fatto in Commissione, ovvero il fatto che tutti i commissari siano sostituiti con commissari di carriera prefettizia. Perché noi ci troviamo in una situazione assurda, che potrebbe protrarsi fino alla fine anche di quest'anno, e quindi in alcuni casi potrebbe protrarsi almeno per due anni e mezzo o tre: sono stati nominati commissari, quindi con i poteri dei consigli, delle giunte e del presidente, dei commissari politici. Ovvero, in questo momento, senza nessun controllo e senza nessun contropotere, alcuni commissari nominati dal prefetto, non di carriera prefettizia, ma emanazione della politica, frutto di una spartizione fatta con un ordine del giorno approvato da questa Camera nella precedente legislatura, ebbene questi commissari politici stanno svolgendo un ruolo che nella storia d'Italia probabilmente per ritrovarne uno simile bisogna tornare ai podestà.
  E quindi noi, con questo emendamento, chiariamo bene questo punto, cioè che decadono tutti i commissari che non sono di carriera prefettizia. Va comunque detto che grazie ad un nostro emendamento anche i commissari attuali dovranno passare al vaglio della onorabilità prevista dalla cosiddetta legge Prodi per i commissari delle grandi aziende e della incompatibilità prevista dalla legge del 2012: quindi qualche passo in avanti siamo riusciti a farlo fare, ma se approviamo questo emendamento facciamo una chiarezza che, a nostro avviso, migliorerebbe il testo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 1.31, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 9

  Brandolin, D'Agostino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  429   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no  330.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Invernizzi 1.32.
  Avverto che il gruppo della Lega Nord e Autonomie ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Quindi, essendone stata fatta richiesta, la Presidenza, come da prassi, concederà a tale gruppo un aumento dei tempi pari ad un terzo di quello originariamente concesso.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, con questo emendamento, noi chiediamo la soppressione del comma 82, il quale stabilisce che, nell'attesa che venga eletto con le nuove regole il nuovo presidente della provincia, il presidente in carica o, in caso di provincia commissariata, il commissario con la giunta regionale assume compiti e funzioni del consiglio provinciale a titolo gratuito e prosegue più o meno per altri sei mesi.
  Noi consideriamo questo quanto meno irrispettoso, innanzitutto delle persone, perché bisogna comunque ricordarsi che chi si è candidato cinque anni fa comunque ha preso un impegno nei confronti degli elettori di andare a scadenza naturale dopo cinque anni. Per cui, con le elezioni del maggio prossimo, teoricamente una persona, presidente in questo caso della provincia, cessa l'impegno che si era assunto nei confronti degli elettori e quindi giustamente potrebbe anche aver fatto altri progetti nella sua vita.
  Non vedo perché un presidente della provincia dovrebbe essere ancorato alle esigenze del Presidente del Consiglio che, a meno di due mesi dalla scadenza o a poco più di due mesi dalla scadenza del suo mandato, gli dice «vai avanti per altri sei mesi a titolo ovviamente gratuito e ti assumi i compiti e le funzioni del consiglio provinciale».
  Peraltro, bisognerebbe anche chiarire a questo punto se, quanto meno, la copertura assicurativa è garantita dall'ente provinciale oppure se il presidente e la giunta uscenti che continuano a titolo gratuito devono anche pagarsi l'assicurazione per eventuali problemi che possono addivenire. Chiunque abbia fatto amministrazione pubblica sa che questo può capitare, chiunque abbia fatto amministrazione pubblica ad alti livelli sa anche perfettamente che, nella stragrande maggioranza dei casi, ci si dota di un'assicurazione quantomeno per evitare di dover rispondere con il proprio patrimonio di eventuali atti colposi compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni.
  Ecco, qui si dice: «vai avanti per sei mesi, ti paghi l'assicurazione probabilmente di tasca tua». Non vi è altro motivo se non quello – come ripeto – di una volontà della maggioranza attualmente al Governo di cominciare le grandi riforme istituzionali in modo parziale, cioè partendo dalla provincia, e quindi per tutto quello che potrebbe avvenire nel corso di questi sei mesi si dice che sono problemi suoi. Noi lo consideriamo – ripeto – irrispettoso nei confronti delle persone che possono aver fatto tutto un altro tipo di ragionamento.
  Si sapeva perfettamente che le province, almeno quelle del 2014, sarebbero andate a scadenza nel maggio-giugno del 2014 e se la maggioranza – che non ha cominciato a governare da gennaio (perché vorrei ricordare che la maggioranza che attualmente sostiene il Governo Renzi è la stessa identica che ha sostenuto il Governo Letta), ma governa da più di un anno – Pag. 10aveva questa volontà, si poteva partire molto prima a mettere mano alle province e le riforme avrebbero potuto essere incardinate molto tempo prima.
  Non regge l'alibi del cambio del Presidente del Consiglio perché – ripeto – la maggioranza che lo sostiene è la stessa e ha pertanto la responsabilità politica di quello che sta avvenendo in questo momento, in cui si va ad un'elezione sia provinciale che comunale – e concludo, signor Presidente – con regole che vengono cambiate all'ultimo minuto, generando pertanto una situazione alquanto pasticciata difficilmente gestibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per manifestare un timore ulteriore rispetto al timore che ha evidenziato nell'intervento di ieri il collega Guidesi.
  Ieri, il collega Guidesi evidenziava come ormai il tema della democrazia e dell'impossibilità di concedere al popolo la possibilità di decidere e di scegliersi i propri organi elettivi è sicuramente un timore che appare evidente da questo disegno di legge. Ma c’è un altro tema che a nostro avviso merita attenzione, ovvero la totale disattenzione, o meglio il tentativo – e lo vediamo con questo disegno di legge e con le riforme dell'impianto costituzionale del nostro Paese che stanno prendendo avvio al Senato – di svuotare completamente le autonomie locali.
  Da un lato, vi è la cancellazione delle province; dall'altro lato, la modifica del Titolo V e, quindi, la volontà di riportare le competenze dalle regioni allo Stato centrale...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  NICOLA MOLTENI. ... che evidenziano – e concludo – un disegno neocentralista che sta apparendo sempre più evidente.
  È per questo che noi siamo fortemente preoccupati in quanto autonomisti e federalisti convinti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, riferendomi appunto al discorso fatto dal collega Molteni, è chiaro che, quando si sono cominciate a dare le competenze alle province da parte delle regioni, le province cominciavano a funzionare. Io sono stato consigliere provinciale a Treviso e devo dire che a Treviso la provincia funzionava. Soprattutto, con la lotta per avere le competenze in materia urbanistica, in materia di territorio, in materia di ambiente, si poteva controllare tranquillamente il Paese e il territorio della provincia era sottoposto, diciamo, a una verifica costante e giornaliera.
  Non capisco come l'abolizione delle province possa dare un impulso al controllo del territorio stesso, appunto, e delle persone che ci possano amministrare – e amministrare bene – e che rispondano chiaramente alle esigenze del territorio. Credo che su questo tema forse dovremmo interrogarci se servono più le regioni, visto che le province sono state create e magari esistono da duemila anni...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARCO MARCOLIN. ...mentre le regioni ci sono dal 1970.
  Per cui, credo che a questo punto forse un ragionamento più serio sarebbe vedere se le regioni servono e dare più poteri alla province.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo statale di Saonara, in provincia di Padova, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 1.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 11

  Chi non ha votato ? Morani, che sta andando a votare; Giammanco, Tancredi, Galperti, che ha votato; Misuraca, che sta andando a votare adesso; Cuperlo, che sta votando adesso; Capodicasa. Chi altro non ha votato ? Caparini ha già votato. Sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  447   
   Votanti  443   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  164    
    Hanno votato no  279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Morassut ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.33, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Lo Monte. Chi altro non ha votato ? Zardini, D'Arienzo. Qualcun altro non ha votato ? D'Arienzo. Hanno votato tutti ? Sembra di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  448   
   Votanti  417   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato   65    
    Hanno votato no  352.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.34, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Vito... Chi altro non ha votato ? Sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  445   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  353.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pilozzi 1.36.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, noi condividiamo questo emendamento perché fa chiarezza e fa sì che non ci siano problemi interpretativi. In pratica, si va semplicemente, a sistemare il testo – che è stato scritto molto male – in modo chiaro e in maniera che nella legge non ci siano possibilità di fraintendimenti e di possibili ricorsi, perché magari al Governo o al Ministero c’è gente favorevole o ci sono avvocati che prendono delle parcelle per fare delle cause assurde, quando invece si potrebbe veramente approvare una legge chiara e trasparente.
  In pratica, in questo emendamento si dice che il presidente della provincia e il consiglio provinciale rimangono in carica fino alla scadenza naturale, come prevede Pag. 12la Costituzione, come prevede il Testo unico sugli enti locali, in modo che non ci siano possibilità di fraintendimenti.
  Se il Governo e la maggioranza fossero responsabili, approverebbero immediatamente questo emendamento, anche perché, se si vuole rifare un passaggio al Senato prima dell'indizione dei comizi elettorali che sono convocati il 10 aprile, si fa ancora in tempo. E forse si riuscirebbe almeno ad approvare una norma che noi non condividiamo in modo assoluto, ma almeno una norma chiara che non possa dare adito che ci siano molte parcelle di avvocati e dunque una spesa per la collettività e per i singoli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, qui veniamo ad una delle questioni centrali del pasticcio combinato al Senato. Io non so se è stata fretta, anzi escludo che non sia stata fretta perché altrimenti dovrei pensare che si è trattato di ignoranza o addirittura di superficialità. Il dato è che, al di là delle migliori interpretazioni del Ministero dell'interno o di quanti altri tendono ad intervenire su un testo ancora in fieri attraverso una valutazione ex post, considerando una norma non ancora approvata come fosse approvata, è evidente che la lettura, il lessico espresso dalla norma che andate ad approvare comporta che i consigli provinciali – anche quelli non in scadenza – sono di fatto sciolti.
  È evidente che questo emendamento si rivolge ai colleghi di buonsenso per cercare di mettere una pezza ad un pasticcio combinato per la fretta in Senato. Credo che sia necessario non solo sul piano della funzionalità ma anche per eliminare uno dei tanti vulnus che pure esistono dal punto di vista costituzionale e che renderanno difficilmente promulgabile questa norma, perché obiettivamente mai si è visto che il Parlamento riduce la portata elettiva, in termini di tempo, di un diritto esercitato da milioni e milioni di cittadini italiani.
  Per questa ragione, noi esprimiamo un voto favorevole sull'emendamento e inviteremmo il Governo a maggiore prudenza nell'esprimere un voto negativo, perché un voto negativo su questo tema rischia di compromettere un assetto, devo dire, già particolarmente traballante dell'intera norma.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, questo emendamento, come è stato ampiamente spiegato anche dal relatore di minoranza, tenta di fare un minimo di chiarezza in un testo assolutamente pasticciato.
  Credo che i colleghi della maggioranza, nonché i membri del Governo, debbano riflettere attentamente prima di votare contro questo emendamento, perché qui noi stiamo dicendo che le amministrazioni provinciali che non scadono nel 2014, ma che, avendo votato nel 2010 o nel 2011, scadranno l'anno prossimo, fra due anni, non possono essere commissariate, se non appena compiono tutto il ciclo per cui sono state votate, e quindi per i cinque anni.
  Il sottosegretario Bressa è intervenuto diverse volte su questo argomento: ha un po’ tentato di spiegare, mettendo insieme diverse norme, che, comunque, quello che è lo spirito di questo emendamento si raggiunge lo stesso, ma noi non riusciamo a capire il perché non si voglia fare una legge chiara, che dica a tutti gli amministratori locali come devono comportarsi. Noi abbiamo paura.
  Guardate, lo dico anche ai colleghi del Partito Democratico, che hanno molti amministratori in questa condizione: quegli amministratori non godono delle immunità e delle guarentigie di cui godiamo noi. Quegli amministratori sono a rischio rispetto ad interventi della Corte dei conti su quello che fanno e noi stiamo prestando il fianco a tanti amministratori che sono sul nostro territorio, li stiamo mettendo a rischio.
  Invece, approvando questo emendamento, faremo chiarezza su questo aspetto, dando una certezza agli amministratori Pag. 13che sono sui territori, dando una certezza alle amministrazioni pubbliche ed evitando rischiosi e costosi contenziosi, che potrebbero tenere aperte cause per i prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, colleghi, gli interventi che mi hanno preceduto sono assolutamente condivisibili. Pur tuttavia, conoscendo la pervicace volontà della maggioranza di approvare assolutamente entro oggi questo disegno di legge, perché desidera che le nuove norme sull'aumento del numero dei consiglieri e degli assessori comunali entrino in vigore in tempo per la nuova tornata elettorale – perché questa è la vera motivazione –, sono certo che la maggioranza respingerà questo intelligente e ragionevole emendamento.
  Ecco perché vorrei fare appello al Governo, che è qui presente, seppure un po’ distratto da altre questioni, affinché il sottosegretario competente intervenga, Presidente, in quest'Aula, in questo momento, per confermare, con l'importanza che riveste l'Aula, in misura un po’ diversa da quella della Commissione, quanto ha già detto in sede di Commissione, affinché...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  PIETRO LAFFRANCO. ... i dubbi legittimi – Presidente, termino, ma credo che sia utile – espressi da molti colleghi possano trovare una qualche diversa ragionevole chiarificazione da parte del sottosegretario, affinché, in qualche modo, questi dubbi...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PIETRO LAFFRANCO. ... possano essere fugati. Quindi, chiederei al Governo la gentilezza di ripetere, in maniera sia pur breve, quello che già il sottosegretario ha espresso in Commissione.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, quello che chiede il collega è stato già oggetto del mio intervento in Aula, dopo i relatori, in cui ho esattamente confermato le cose che avevo detto in Commissione e che ho qui ripetuto nella stessa formula. Per cui, questo non è un impegno a titolo personale, ma è l'interpretazione che il Governo, attraverso il Ministro dell'interno, dà della norma stessa.
  È agli atti parlamentari: se lei legge il resoconto di oggi, compare in maniera chiara ed esplicita. Vi sono anche molti ordini del giorno che vanno in questa direzione. Il parere del Governo sarà favorevole a tutti quegli ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, intervengo giusto per chiarire il nostro voto su questo emendamento. Esso prevede che, dopo il comma 82, venga aggiunto il seguente comma 82-bis: «Il presidente, la giunta e il consiglio provinciale il cui mandato non termina nel corso dell'anno 2014 restano in carica fino alla naturale scadenza. Solo successivamente si procederà alla costituzione degli organi, come previsto dai commi 79 e 80».
  Allora, noi come MoVimento 5 Stelle abbiamo ribadito in tutti i nostri interventi la nostra ferma opposizione a questo provvedimento, che istituisce la finta abolizione delle province, così come c’è stata la finta abolizione del finanziamento pubblico. Stante questo – che per noi è un assioma e che vorremmo che venisse tradotto in una vera abolizione delle province, così come la Corte costituzionale ha Pag. 14più volte ribadito nelle sue sentenze – e vista la legge, per come sta passando questa legge, noi cerchiamo ovviamente di limitare i danni. Quindi, voteremo favorevolmente a questo emendamento, che salvaguarda ancora, per il tempo che potrebbe essere previsto, il principio di sovranità popolare ed il principio di rappresentanza dei cittadini; cioè, noi non vogliamo mandare in commissariamento le province che vedono ancora una rappresentanza dei cittadini regolarmente eletta.
  Contrastiamo invece il concetto di rappresentanza per interposta persona che sta passando attraverso questo disegno di legge e chiediamo quindi, ancora una volta, che la volontà dei cittadini venga rispettata. Ma, d'altronde, da un Parlamento di nominati non ci potremmo aspettare diversamente che non andare a bypassare quella che è la volontà popolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire che approvare l'emendamento da noi proposto credo sia indispensabile; dico ciò perché io non ho i dubbi che hanno i colleghi circa il merito di questa norma: per me questa norma dice esattamente che restano in carica soltanto il presidente della provincia e la giunta per lo svolgimento dei provvedimenti urgenti ed indifferibili. Tra l'altro, fissa anche una data, e comunque non oltre il 31 dicembre 2014, nel senso che, qualora si dovesse intendere, come si vuol far intendere da parte del Governo, che, sia pure nel silenzio della norma, i consigli provinciali restano in carica, resterebbero in carica addirittura non per svolgere completamente il proprio mandato, ma semplicemente in relazione agli atti indifferibili ed urgenti, e comunque non oltre il 31 dicembre 2014. Quindi, io credo che la «pezza» sia peggiore del buco che si vuole coprire (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 1.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto ? Oliaro ? Agostini Luciano ? Pagano ? Malpezzi ? Rizzetto ? Currò ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  439   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  160    
    Hanno votato no  279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 1.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Ore 11,35)

  PRESIDENTE. Grassi ? Di Lello ? D'Ambrosio ? Bragantini Paola ? Capodicasa ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  444   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  353.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Petraroli ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

Pag. 15

  Avverto che il gruppo della Lega Nord ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Sì, onorevole Pini, ahimè, è così. La Presidenza, come già fatto in precedenti analoghe circostanze, consentirà ai deputati appartenenti a tale gruppo lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

  MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, vorrei chiedere di poter utilizzare i tempi dei gruppi che non li hanno utilizzati in modo da poter fare un ottimo dibattito.

  PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, questa potrebbe essere un'ottima idea, ma ancora non abbiamo possibilità di sperimentarla. Magari nella prossima Giunta per il Regolamento possiamo sperimentarla.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.38.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, l'emendamento proposto verte ad abrogare la lettera e) del comma 85, che assegna alle province la funzione relativa all'edilizia scolastica. Ci sono due ordini di ragioni a favore di questa scelta.
  La prima è data dal fatto che si tratta di una norma inserita nella lettura al Senato, ed essa è in pieno contrasto con il senso di tutto il provvedimento. La seconda è che si attribuirebbe alle province una funzione di fatto strategica e importante, perché si riconoscerebbe alle province il carattere sia di soggetto gestore di risorse finanziarie, nonché di stazione appaltante. Una funzione che è non solo strategica, ma, a parere nostro, anche un'incredibile foglia di fico perché continuerebbe a giustificare l'esistenza delle province.
  Ma andiamo a ripercorrere i passaggi che hanno portato a questa previsione, che è stata tutt'altro che appoggiata dal MoVimento 5 Stelle, come ha sostenuto il sottosegretario Bressa. Perché ? Si è partiti dalla Camera. Il testo prevedeva che le province potevano, d'intesa con i comuni, gestire l'edilizia scolastica nelle scuole secondarie di secondo grado. Il testo così com’è uscito, anzi così come arrivato in Aula al Senato, prevedeva tutto uguale ma con un'aggiunta: per l'edilizia scolastica le province si occupano della gestione appaltante di gare, bandi, concorsi, procedure selettive, eccetera.
  Poi, spunta il testo del maxiemendamento, che è tutt'altro che nostro, più che altro sarà del Governo. La provincia, di intesa con i comuni, si occupa della gestione degli appalti, di gare, bandi, documenti di gara, concorsi e procedure selettive, ma scompare completamente il riferimento esclusivo all'edilizia scolastica.
  Allora, vuol dire che la stazione appaltante sarà per tutte le funzioni che sono di competenza della provincia, quindi anche quella dell'edilizia scolastica. Se fossimo maliziosi, ma noi, in effetti, lo siamo anche parecchio, troveremmo la motivazione nel fatto che sono stati riconosciuti di recente notevoli fondi per l'edilizia scolastica (solo per quest'anno circa 2 miliardi). Noi non vediamo il motivo di far avere alle province questo tipo di funzioni. Visto che si vogliono abrogare, non capiamo il senso di mantenere una funzione così ampia, per cui chiediamo che venga stralciata questa parte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, noi siamo totalmente contrari a questo emendamento in quanto l'edilizia scolastica per le scuole superiori è giusto che venga gestita dalle province, e ciò per un motivo molto semplice. Il Governo e l'allora Ministro Delrio volevano passarla ai comuni. Per i comuni capoluogo probabilmente Pag. 16non c’è nessuna problematica, ma per tutti i comuni della provincia in cui risiede un istituto di scuola superiore ciò comporta una problematica molto maggiore. Vi è il vantaggio di fare una gestione complessiva di tutte le scuole di tutta la provincia, quindi economie di scala e, dunque, anche per appalti, soprattutto di manutenzione o, ad esempio, di gestione calore, e via dicendo. Se questi non li dessimo alle province ciò creerebbe grandissime difficoltà. Creerebbe, inoltre, una grandissima difficoltà la dislocazione delle scuole, perché adesso è la provincia che decide in quali paesi vanno le scuole superiori. Se invece a decidere fossero i singoli comuni, verrebbe a crearsi una problematica sia di costi sia per quanto riguarda...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Bragantini.

  MATTEO BRAGANTINI. È una cosa importante, sto parlando anche per il relatore per la maggioranza, perché anche lui è d'accordo su questo emendamento...

  PRESIDENTE. No, i secondi passano...

  MATTEO BRAGANTINI. Dicevo – e chiudo – che la gestione, e decidere dove fare le scuole superiori nella provincia, ha un riflesso anche per quanto riguarda il trasporto pubblico locale. Per questo, dunque, ha una logica mantenerlo a un livello di area vasta, come la provincia o la nuova provincia, come avete voluto fare voi del PD, perché non viene abolita la provincia.

  PRESIDENTE. Onorevole Bressa, lei ha chiesto di intervenire, ma ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto anche l'onorevole Sannicandro. Restiamo che facciamo parlare prima Sannicandro, grazie. Prego, onorevole Sannicandro.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, noi non voteremo questo emendamento perché siamo d'accordo con coloro i quali sostengono che le province in effetti non vengono abolite e che non lo saranno neanche in futuro per il semplice motivo che, se noi andiamo a leggere il disegno di legge di riforma del Titolo V che oggi credo sia arrivato al Senato, ad un certo punto, parlando della competenza statale, si dice che lo Stato resta competente esclusivo per l'ordinamento degli enti locali e per l'ordinamento degli enti di area vasta. Quando ho letto questa espressione, allora mi sono detto che siamo alle solite, al solito malcostume italiano di lasciare le cose come stanno, al limite cambiando soltanto i nomi. Infatti, quali sono gli enti di area vasta ? Quali possono essere gli enti di area vasta se non in primo luogo, appunto, le province ? A conforto di questa mia interpretazione, una gentilissima collega oggi mi ha spiegato che le province non è che vengono abolite, vengono semplicemente espunte dall'interno della Carta costituzionale per cui non sono più degli enti di livello costituzionale; tant’è che il testo dice che lo Stato si compone di comuni, regioni e città metropolitane, ma non menziona più le province. E questo mi fa dubitare anche di un altro slogan e, cioè, che si voglia fare anche un'operazione, non soltanto di sovversismo istituzionale, ma anche di riduzione della spesa pubblica. Infatti, se le province, denominate area vasta, resteranno di competenza del legislatore ordinario, è evidente che di enti di area vasta ne potremo fare quante ne vorremo, purché il legislatore sostanzialmente lo dica.
  Ma colgo l'occasione anche per esprimere un mio profondo disagio. Una volta si diceva che qui c'era la fantasia al potere. Io ho l'impressione – mi si scusi l'espressione – che qui ci sia la follia al potere, nel senso che, da un lato, stiamo per discutere una riforma del Titolo V che dovrebbe, secondo gli slogan, eliminare le province e, dall'altro lato, stiamo facendo una normativa corposa, complessa, articolata per un qualcosa che forse non durerà neanche lo spazio di un mattino. Infatti, se il «piè veloce Achille», nonché Matteo Renzi, riuscisse a portare in porto quello che dice, nei termini in cui lo dice – non conosciamo soltanto i minuti, ma sappiamo l'ora e il giorno, perché su tanto lui Pag. 17si cimenta –, è evidente che tutta questa normativa che oggi stiamo elaborando dovrà essere cestinata. Mi sembra un Parlamento «drogato» che sta lavorando sostanzialmente per un qualcosa che non vedrà mai la luce, che non dovrebbe mai vedere la luce a meno che, come ripeto, con un tratto di penna un domani questo testo di legge avrà un'ulteriore modifica quando diventerà legge. Togliamo la parola «provincia», ci mettiamo «area vasta» e il gioco è completato. Poiché ritengo comunque che stiamo sostanzialmente mantenendo in piedi le province – domani si chiameranno, come ripeto, enti di area vasta –, è evidente che l'edilizia scolastica non può che rimanere di competenza dell'area vasta o provincia che dir si voglia.

  PRESIDENTE. A questo punto, prego, sottosegretario Bressa.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, volevo solo dare un'informazione all'Aula perché su questa questione anche in Commissione si è aperta una discussione singolare. La collega Dadone, che, peraltro, è sempre molto precisa e puntuale nei suoi interventi, ha adombrato una possibile malizia rispetto al fatto che improvvisamente l'edilizia scolastica è ricomparsa tra le funzioni della provincia, dicendo: ma, forse, perché adesso ci sono soldi da spendere, avete deciso di riattribuire l'edilizia scolastica alle province.
  Vorrei ricordare che questo è un emendamento che è stato approvato al Senato con il parere contrario del Governo e con il voto determinante del MoVimento 5 Stelle, non nella sua parte dissidente ma nella sua parte ortodossa, perché in Commissione c'era il capogruppo del MoVimento 5 Stelle, il presidente del gruppo del Senato 5 Stelle e il vicepresidente della Commissione affari costituzionali. Quindi, volevo tranquillizzare la collega Dadone: non c’è nessuna malizia da parte del Governo come credo non ci sia nessuna malizia da parte vostra nell'aver approvato questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non ci crederà, onorevole D'Ambrosio, ma la mia mente è arrivata prima della sua mano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, e la mia nel suo sguardo, che sapevo sicuramente si indirizzava nei miei confronti. Volevo rassicurare il collega Bressa che la nostra non è una malizia: è una certezza.
  Noi sappiamo certamente che questa manovra del ritorno, guarda caso, dell'edilizia scolastica, guarda caso nelle competenze di un presidente, che, di fatto, prolunga l'agonia delle province al 31 dicembre 2014, è per noi un problema. Questa è una certezza. Inoltre, volevo far presente che questo maxiemendamento, che al Senato, è vero, è stato appoggiato anche dal MoVimento 5 Stelle, è la dimostrazione, invece, di quanto sia fallimentare il vostro disegno di cancellare il bicameralismo perché il bicameralismo è perfetto anche per questo: si fa un errore in una Camera, lo si corregge nell'altra. Noi, al contrario, a differenza vostra, se facciamo una cavolata da una parte non è che per spirito di bandiera necessariamente la copriamo dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, io non so dove il sottosegretario Bressa abbia verificato il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle al Senato. Primo perché al Senato sono stati ritirati tutti gli emendamenti in Commissione e sono stati presentati e mantenuti soltanto gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle all'interno dei quali questo emendamento, questo argomento proprio non c'era. Le ricordo anche, sottosegretario Bressa, che in Pag. 18Aula è stato presentato, con un blitz, il maxiemendamento secondo la solita maniera pessima di fare le leggi che veramente offende l'efficacia e la snellezza e la qualità della produzione delle leggi. Questo maxiemendamento ovviamente non ha permesso di votare alcunché e neppure questo emendamento che è stato inserito all'interno di questo bel calderone di 151 commi del maxiemendamento...

  PRESIDENTE. Per favore i banchi del Governo liberi, grazie.

  DANILO TONINELLI. Quindi il MoVimento 5 Stelle – mi dispiace, sottosegretario Bressa – non ha mai votato l'emendamento in questione.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Volevo per il suo tramite, Presidente, aiutare il collega Toninelli a comprendere le parole che ha qui espresso il sottosegretario Bressa. Forse non è chiaro. I colleghi del MoVimento 5 Stelle che siedono nel Senato della Repubblica hanno votato a favore, contro il parere del Governo, in I Commissione sull'emendamento che porta questo contenuto e che ha modificato il testo, portando cioè al testo che così ci arriva alla Camera. In quell'occasione, come ricorderà chi ha letto i giornali, il Governo è andato sotto perché si è votato con il voto favorevole dei 5 Stelle su questa attribuzione di funzioni contro il parere del Governo. Avete diritto oggi a cambiare la vostra opinione, ma la state cambiando perché il testo che qui ci arriva deriva anche da un vostro voto favorevole contro il parere del Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.38, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori... Ventricelli... Lo Monte.... Gigli... Fitzgerald Nissoli.... Folino... Oliverio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  443   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Russo 1.124, sul quale c’è il parere contrario della Commissione e del Governo, ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, la norma che andate approvando recita: «le province di cui ai commi da 51 a 53 quale enti con funzioni di area vasta esercitano le seguenti funzioni fondamentali», e nelle funzioni fondamentali il Senato ha introdotto la gestione dell'edilizia scolastica. È evidente che, così scritta, la gestione dell'edilizia scolastica non solo attribuisce allo «svuota province» nuove competenze, quindi andrebbe spiegato agli italiani che non stiamo abolendo le province, ormai lo hanno capito tutti, ma non stiamo nemmeno svuotando di competenze le province, anzi ne attribuiamo altre e, nell'attribuirne altre, ovviamente, non sottraendole a chi le aveva, i comuni, determiniamo una condizione di assoluta incertezza e, se volete, una sovrapposizione di competenze che determinerà, nella migliore delle ipotesi, una impasse generale, nella peggiore delle ipotesi, disservizi per i cittadini e, soprattutto, per gli Pag. 19studenti. E allora, se è vero che una delle iniziative importanti del Governo Renzi si rivolge prioritariamente al sistema scolastico...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Russo, noi siamo felici di questo dialogo tra i rappresentanti del Governo e il MoVimento 5 Stelle, che è un fatto sicuramente positivo, però, onorevole Bressa... grazie.
  Prego, onorevole Russo.

  PAOLO RUSSO. Grazie, signor Presidente, per il richiamo doveroso al Governo ad essere più attento alle sollecitazioni che si fanno in forma pubblica. Per cui – dicevo – questa sovrapposizione di competenze si genererà in barba a quella iniziativa importante a cui abbiamo guardato anche con piacere del Presidente Renzi sul fronte degli investimenti in edilizia scolastica. Dunque, questa gestione dell'edilizia scolastica a quali istituti si riferisce ? Si riferisce a quelli che storicamente erano di competenza delle province ? Si riferisce agli asili, che sono di competenza dei comuni ? O ricominceremo con nuovi atti, decreti, correzioni e quant'altro per metter mano a pasticci che si sono celebrati ?
  A me sembra di aver ascoltato che il Governo si sia legittimamente doluto del fatto che questo emendamento sia passato al Senato con i voti delle opposizioni. E quale migliore occasione, qui, per correggere: se c’è stato un errore, si ammette l'errore e lo si corregge in modo tale da evitare che questo errore possa gravare, possa incidere, possa danneggiare o possa determinare un ulteriore elemento di disastro nel mondo della scuola, che mi pare non navighi nelle migliori acque.
  Per questa ragione, noi proviamo a suggerirvi di votare a favore di questo emendamento, che chiarisce, mette un elemento di chiarezza, suggerisce una soluzione ordinata per evitare non solo di fare apparire la maggioranza ridicola quando dice «svuota province». «Svuota province» di cosa ? Qui è un «riempi province» e, soprattutto, è un «riempi province» generando confusione ed incertezza dal punto di vista delle competenze e dei rapporti tra comuni e province. Altro che collaborazione istituzionale, qui stiamo generando una sorta di contrapposizione istituzionale tra le competenze dei comuni e quelle che noi introduciamo delle province.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'istituto comprensivo statale 26o Imbriani De Liguori di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune, grazie per essere qui, ciao ragazzi (Applausi).
  Avverto che il gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento, ma essendo stato richiesto, la Presidenza concederà anche a tale gruppo un aumento dei tempi pari ad un terzo di quello originariamente stabilito.
  L'onorevole Palese si era affrettato, ma vede che la Presidenza è previdente...
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.124, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Basso, Mucci, Invernizzi, Lombardi, Spadoni... Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  443   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  161    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.39.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

Pag. 20

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo la soppressione della lettera f) del comma 85 non perché riteniamo importante la funzione di controllo sulle discriminazioni in campo lavorativo e la promozione delle pari opportunità, ma per l'esatto contrario, poiché riteniamo queste funzioni rilevanti e non condividiamo la scelta di attribuirle ad un ente di secondo livello che non avendo più una direzione politica rischia di essere lasciato in balia della burocrazia.
  La promozione delle pari opportunità, il controllo contro le discriminazioni devono essere svolti a livello nazionale. Non a caso nel decreto sul femminicidio vi era una norma specifica sul piano pluriennale che il Ministro per le pari opportunità, che però in questo Governo non figura più, doveva redigere e sono stati previsti appositi finanziamenti ulteriori. Se il Governo per l'applicazione pratica di quella che sarà una linea guida a livello nazionale deve contare su sistemi e soggetti locali allora questi devono essere organi a forte conduzione politica quali le regioni e non certo le province che, tra l'altro, se la riforma costituzionale sarà approvata sono destinate a sparire.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 1.39, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Russo, Saltamartini, Paris, Ventricelli, Lo Monte, Folino, Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  443   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no  313.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Migliore 1.44 a pagina 6, all'ultima pagina del fascicolo.
  Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo statale Confalonieri di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, questo emendamento insiste sulla questione del terzo mandato che è stato inserito al Senato. Anche su questo io magari sarei curioso di sapere come il sottosegretario Bressa ci spiega come verrà applicato questo emendamento, perché infatti c’è scritto che per i comuni sotto i tremila abitanti i sindaci possono fare tre mandati. Manca la parola «consecutiva» o «consecutivi», onorevole Bressa, non vorrei che quei sindaci che hanno fatto due mandati e poi magari hanno interrotto, ne hanno fatto un terzo, adesso si stanno preparando per andare alle elezioni e qualcuno gli dirà: ma voi il quarto mandato non potete farlo perché al massimo ne potevate fare tre.
  Quindi, da una parte questo emendamento cerca di rassicurare un pezzo di quegli amministratori locali che dopo dieci anni da sindaco vogliono continuare la loro esperienza. Finora, dopo la riforma degli enti locali, con l'elezione diretta dei sindaci e quindi non più dell'elezione dei consigli comunali, si era ritenuto – e noi continuiamo a ritenere – che due mandati e dieci anni fossero più che sufficienti. Dall'altra parte si fa una nuova norma che pasticcia ulteriormente questo testo. Inoltre, con questo emendamento stabiliamo che anche ai sindaci metropolitani e ai presidenti di provincia o, come giustamente ha detto il collega Sannicandro, quelli che saranno i presidenti delle aree vaste, deve applicarsi il vincolo dei due mandati, perché altrimenti rischieremmo che molti sindaci importanti, che magari non riescono a trovare altri sbocchi, facciano due anni i sindaci nei comuni, poi Pag. 21passano due mandati nei comuni, poi alle province, dove ne fanno altri due, tre, e poi magari tornano ai comuni. Insomma, stiamo rischiando di selezionare una cricca di amministratori locali assolutamente scevra dal voto e dal consenso popolare e assolutamente scevra da quello che è il responso, il giudizio dei cittadini dopo ogni mandato di un amministratore locale.
  Quindi, questo emendamento va esattamente in questa direzione, cioè rimette un controllo democratico dei cittadini sullo svolgimento del mandato dei sindaci, dei presidenti o dei sindaci metropolitani e dei presidenti di provincia – finché si chiameranno così – o di area vasta quando, dopo l'approvazione della riforma costituzionale – se questa mai avverrà – cambieranno nome da province in aree vaste. Io credo, invece, che con questo emendamento Sinistra Ecologia Libertà di nuovo proponga una chiarezza in un testo che deve normare il normale svolgimento delle amministrazioni locali e deve mettere un punto fermo rispetto a quelle che sono le competenze e i ruoli degli amministratori locali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliore 1.44, il parere contrario della Commissione, del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Folino, Lomonte...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  438   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato 164    
    Hanno votato no  274.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.46.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo sopprimere il comma 138, che permette ai sindaci dei comuni al di sotto dei tremila abitanti di svolgere più di due mandati; di conseguenza abrogare il secondo e il terzo comma dell'articolo 51. Presidente, ci sembra evidente che in questa maniera si creino e si permettano di creare delle vere e proprie «cricche» politiche locali. Sappiamo che in Italia i comuni al di sotto dei tremila abitanti sono migliaia e che anche all'intero di comuni così piccoli l'autonomia gestionale ed economica è ampia e le spese che sostengono sono enormi e vanno a gravare annualmente sul bilancio dello Stato. Lasciare che un singolo sindaco possa addirittura accedere fino a tre mandati – non si è capito bene se consecutivi o meno – significa permettere ad un'unica persona di avere un potere tale, sulla gestione economica, contabile e politica di un paese al di sotto dei tremila abitanti, che non ha eguali in altri Paesi. Di conseguenza, riteniamo che la soppressione di questo comma, il 138, sia una soppressione coerente con uno spirito democratico di rinnovamento di una classe politica anche a livello locale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, parlo a titolo personale. Dopo aver sentito l'intervento del collega, mi rendo conto che nel gruppo MoVimento 5 Stelle, non essendoci nessuno che ha mai fatto l'amministratore, neanche nei comuni piccoli di montagna, dove c’è qualcuno che fa l'amministratore praticamente in maniera gratuita facendosi un mazzo tanto tutti i giorni per cercare di andare incontro alle esigenze della gente, sentire dire certe cose Pag. 22vuol dire che non si capisce niente di che cosa significa gestire i comuni, soprattutto quelli piccoli di montagna o nelle isole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.46, con il parere contrario del relatore di maggioranza, del Governo e anche del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Lomonte, Folino, Ferro, Giuliani, Vacca. Mi dispiace, onorevole Carella, ho chiuso la votazione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  432   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no  291.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pilozzi 1.47.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, intervengo solamente per dire che invece, anche un po’ riprendendo quello che diceva prima il collega Buonanno, noi qui prevediamo per i comuni fino a mille abitanti, dove c’è ovviamente una questione completamente diversa, la possibilità dell'estensione del terzo mandato. Vorrei ricordare che con questa legge siamo riusciti a riportare un po’ di democrazia dando la possibilità di rieleggere i consigli comunali anche nei comuni fino a mille abitanti. Però effettivamente in queste piccole realtà locali la possibilità del terzo mandato può essere una opportunità.
  Quindi questo riguarda il nostro emendamento, ma dato che si parla di comuni e di piccoli comuni, noi non siamo potuti intervenire perché non è stata cambiata al Senato (nonostante gli impegni presi dal Governo, anche se era un Governo precedente quando è stata votata alla Camera) la normativa, e soprattutto quello che è diventato il comma 136, ovvero quel comma che in un certo senso, in sede di applicazione dell'aumento dei consiglieri comunali, rimanda il tutto a degli atti che dovrebbero essere presi dai comuni. Nonostante l'intervento reiterato del sottosegretario Bressa, continuo ad avere le mie perplessità su questo comma, e continuo a ritenere che possano esserci rischi di grandi contenziosi e di grandi ricorsi.
  Detto questo, questa norma che noi andiamo da approvare all'ultimo secondo utile, come tutti sappiamo, porterà anche il rischio della raccolta delle firme: che come sa bene il Presidente che dirige quest'Aula oggi, è una questione molto delicata per la democrazia; soprattutto lì dove ci sono liste che già stanno raccogliendo le firme con la vecchia normativa, e noi interveniamo all'ultimo secondo. Avevamo chiesto al Governo, al sottosegretario di sistemare questo vulnus, per il rischio magari che qualche lista potesse rimanere esclusa.
  Oltretutto faccio anche notare che tutte queste normative susseguitesi negli ultimi anni, hanno portato al commissariamento di molte province; e quindi lì dove sono commissariate le province e sono commissariati anche i comuni, è complicato raccogliere le firme e farsele autenticare: non essendoci né i consiglieri provinciali né i consiglieri comunali, è complicato farsi autenticare le firme. Anche questa era una richiesta che noi abbiamo avanzato al Governo, per tentare non solo di dare la possibilità, allargando i consigli comunali alle piccole liste civiche, di poter essere rappresentate e di poter rappresentare la propria comunità in consiglio comunale, ma dare anche la possibilità a tutti di Pag. 23poter presentare le liste: perché è chiaro che avendo perso tre mesi al Senato dietro ai mal di pancia della maggioranza, è ovvio che ora noi, voi anzi, siete costretti ad approvare a piè veloce, come diceva il collega Sannicandro questa legge, ma tutto questo comporterà diversi problemi per chi si sta raccogliendo sui territori le firme per presentare le liste.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi, 1.47, con il parere contrario del relatore di maggioranza, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Campana, Malisani, Fantinati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  435   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Invernizzi 1.49 e Nuti 1.50, con il parere contrario del relatore di maggioranza e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Petrini, Polverini, Richetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  443   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   86    
    Hanno votato no  357.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dello stesso, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1542-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1542-B).
  Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/1542-B/22.
  Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il prescritto parere.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ordine del giorno Zoggia n. 9/1542-B/1: parere favorevole, a condizione che venga soppresso l'ultimo capoverso, che comincia con «ad individuare gli atti normativi idonei», perché sono associazioni private e non si può intervenire con normative dello Stato.
  Ordine del giorno Fucci n. 9/1542-B/2: parere favorevole con la seguente modifica del dispositivo: sopprimere le parole «a valutare gli effetti applicativi delle norme richiamate in premessa», quindi impegna il Governo « a fornire adeguati chiarimenti (...)».
  Ordine del giorno Roberta Agostini n. 9/1542-B/3: parere favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare (...)»
  Ordine del giorno D'Ottavio n. 9/1542-B/4: parere favorevole, con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo ad adottare gli opportuni provvedimenti per chiarire (...)», sopprimendo Pag. 24l'ultima frase del dispositivo: «tali da garantire l'effettivo esercizio del principio democratico».
  Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Fregolent n. 9/1542-B/5, altrimenti il parere è contrario.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Zardini n. 9/1542-B/6 ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cimbro n. 9/1542-B/7, con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a dare adeguate informazioni ai presidenti provinciali»
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Lodolini n. 9/1542-B/8, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di chiarire, esaminate le compatibilità finanziarie (...)». Con questa riformulazione, il Governo esprime parere favorevole.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gitti n. 9/1542-B/9, a condizione che siano espunte le ultime parole del dispositivo, cioè: «a verificare l'opportunità, non appena le condizioni lo consentiranno, di adottare iniziative, anche di tipo legislativo, volte a ripristinare la previsione soppressa». Qui termina il dispositivo.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Russo n. 9/1542-B/10, con la seguente aggiunta: «ad attivare un percorso concertato con l'Unione delle province d'Italia, l'ANCI e le regioni (...)». Quindi, si devono aggiungere l'ANCI e le regioni.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fabrizio Di Stefano n. 9/1542-B/11, a condizione che siano espunte le seguenti parole: «a disciplinare entro 30 giorni» e le ultime parole dell'ultima frase, cioè: «tali da garantire l'effettivo esercizio del principio democratico» (queste parole devono essere soppresse).
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Bianconi n. 9/1542-B/12, Palese n. 9/1542-B/13, Centemero n. 9/1542-B/14 e Latronico n. 9/1542-B/15.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Squeri n. 9/1542-B/16 e Sisto n. 9/1542-B/17.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Castiello n. 9/1542-B/18, con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a dare adeguate informazioni ai presidenti delle province» anziché: «a garantire formalmente».
  Il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Sarro n. 9/1542-B/19, altrimenti il parere è contrario.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Marotta n. 9/1542-B/20, con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo ad adottare gli opportuni provvedimenti per chiarire (...)» anziché la parola: «disciplinare» e a condizione che siano espunte le ultime parole del dispositivo, cioè: «tali da garantire l'effettivo esercizio del principio democratico».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fiorio n. 9/1542-B/22...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bressa. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Cenni n. 9/1542-B/21 ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cenni n. 9/1542-B/21, a condizione che la lettera a) del dispositivo sia così riformulata: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di chiarire, esaminate le compatibilità finanziarie, (...)» e a condizione che siano espunte le ultime parole della lettera b) del dispositivo, dalla parola: «rivedendo» sino alle parole: «dal proprio lavoro».

  PRESIDENTE. Perfetto.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fiorio n. 9/1542-B/22 (Nuova formulazione).Pag. 25
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Allasia n. 9/1542-B/23, a condizione che sia espunta l'ultima frase del dispositivo, cioè fino alle parole: «133 della Costituzione», perché la restante parte del dispositivo appartiene alla discussione parlamentare e, quindi, il Governo non può impegnarsi rispetto a una discussione che deve ancora avvenire.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/1542-B/24.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Invernizzi n. 9/1542-B/25, Rondini n. 9/1542-B/26, Buonanno n. 9/1542-B/27, Matteo Bragantini n. 9/1542-B/28, Busin n. 9/1542-B/29 e Caon n. 9/1542-B/30.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Caparini n. 9/1542-B/31, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a dare adeguata informativa ai presidenti delle province (...)» e siano sostituite le parole: «al giorno della proclamazione» e seguenti con le parole: «alla scadenza del quinto anno dalla proclamazione degli eletti», in modo che sia così conforme alle interpretazioni che sono già state rese dal Governo in quest'Aula.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/1542-B/32, a condizione che sia aggiunta le parola: «chiarire» al posto della parola: «disciplinare» ed espungendo le ultime parole del dispositivo, cioè: «tali da garantire l'effettivo esercizio del principio democratico».
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Giorgetti n. 9/1542-B/33.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1542-B/34, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a chiarire che l'invarianza di spesa dei bilanci comunali deve essere ottenuta soltanto mediante» e sia sostituita la parola: «la riduzione» con le parole: «la rimodulazione dei costi sostenuti» e non le parole: «per gli emolumenti dei», ma le parole: «per i consiglieri comunali, il sindaco e i membri della giunta».
  Il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/1542-B/35, altrimenti il parere è contrario, perché l'attenzione del Governo rispetto alle audizioni è sempre presente e massima.
  Il Governo, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/1542-B/36, esprime parere favorevole purché l'impegno venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a chiarire le disposizioni introdotte (...)».
  Il parere è contrario sui seguenti ordini del giorno: Prataviera n. 9/1542-B/37 e Marti n. 9/1542-B/38.
  Sull'ordine del giorno Chiarelli n. 9/1542-B/39 il Governo esprime parere favorevole purché venga soppresso il secondo inciso delle premesse da «il testo appare» fino al punto.
  Sull'ordine del giorno Riccardo Gallo n. 9/1542-B/40 il parere è favorevole.
  Il Governo, sull'ordine del giorno Petrenga n. 9/1542-B/41, esprime parere favorevole purché l'impegno venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, nell'ambito delle compatibilità finanziarie, di rimodulare (...)».
  Il parere è contrario sui seguenti ordini del giorno: Milanato n. 9/1542-B/42, Laffranco n. 9/1542-B/43, Galati n. 9/1542-B/44.
  Il Governo, sull'ordine del giorno Catanoso n. 9/1542-B/45, esprime parere favorevole purché l'impegno venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di valutare l'opportunità di adottare (...)».
  Il Governo, sull'ordine del giorno Distaso n. 9/1542-B/46, esprime parere favorevole purché l'impegno venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare le iniziative (...)».
  Il parere è contrario sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1542-B/47.Pag. 26
  Il Governo, sull'ordine del giorno Tagliatatela n. 9/1542-B/48, esprime parere favorevole purché l'impegno venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a garantire l'interpretazione del combinato disposto (...)».
  Il Governo, sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/1542-B/49, esprime parere favorevole purché l'impegno venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità di definire (...)».

  PRESIDENTE. Vorrei ricordare a tutti i gruppi che alle 13, per accordo tra i gruppi, ci sarà la diretta televisiva, e quindi il tempo che ci rimane da amministrare per le dichiarazioni di voto e il voto sugli ordini del giorno che, eventualmente, saranno posti in votazione è quello che possiamo dedurre dal momento che mancano 35 minuti alla diretta televisiva.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, per assecondare il suo autorevole richiamo, il gruppo di Forza Italia accetta tutte le riformulazioni e chiede il voto solo degli ordini del giorno su cui si è espresso parere contrario.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palese, per la collaborazione.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, anche noi accettiamo tutte le riformulazioni, tranne casi specifici, che non mi sembra ci siano. Quindi, non chiediamo neanche il voto sugli ordini del giorno accolti come raccomandazione.

  PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, per aggiungere la firma, se è consentito, all'ordine del giorno Zoggia n. 9/1542-B/1.

  PRESIDENTE. Va bene, onorevole Russo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zoggia n. 9/1542-B/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fucci n. 9/1542-B/2, accolto dal Governo purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Roberta Agostini n. 9/1542-B/3, accolto dal Governo purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Ottavio n. 9/1542-B/4, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Fregolent n. 9/1542-B/5 formulato dal Governo. Non vedo l'onorevole Fregolent. Onorevole Rosato, non vedo l'onorevole Fregolent e non so se lei mi può aiutare: c’è un invito al ritiro. Onorevole D'Ottavio ?

  UMBERTO D'OTTAVIO. Lo ritiriamo.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zardini n. 9/1542-B/6, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cimbro n. 9/1542-B/7, Lodolini n. 9/1542-B/8, Gitti n. 9/1542-B/9 e Russo n. 9/1542-B/10, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fabrizio Di Stefano n. 9/1542-B/11, Pag. 27come riformulato, Bianconi n. 9/1542-B/12, Palese n. 9/1542-B/13, Centemero n. 9/1542-B/14 e Latronico n. 9/1542-B/15, accettati dal Governo.
  Sull'ordine del giorno Squeri n. 9/1542-B/16, vi è un parere contrario: prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Squeri n. 9/1542-B/16, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, vi prego di rimanere in Aula, perché adesso avremo delle votazioni una dietro l'altra ed evitiamo di disperdere nelle votazioni il tempo che guadagniamo nelle dichiarazioni di voto. Onorevoli Mazziotti Di Celso, Folino, Malisani. Onorevole Manfredi, si vuole accomodare al posto per votare, gentilmente ? Sta travolgendo la sua collega, non so se... Sanga, Carbone, Oliverio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   (Presenti e votanti  421   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 149    
    Hanno votato
no  272).    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Ricordo che per quanto riguarda l'ordine del giorno Sisto n. 9/1542-B/17, è venuto direttamente il presidente Sisto a ritirarlo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Castiello n. 9/1542-B/18, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Sarro n. 9/1542-B/19 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sarro n. 9/1542-B/19, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Carrozza, Misiani, Gandolfi, Mucci, Fossati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   (Presenti  441   
   Votanti  341   
   Astenuti  100   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
  61    
    Hanno votato
no  280).    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Marotta n. 9/1542-B/20 e Cenni n. 9/1542-B/21, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/1542-B/22 (Nuova formulazione), accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/1542-B/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/1542-B/24, accettato dal Governo.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1542-B/25, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Sì, Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

Pag. 28

  CRISTIAN INVERNIZZI. Addirittura...

  PRESIDENTE. Sì.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, è un ordine del giorno con il quale ribadiamo che, secondo noi, l'istituzione delle città metropolitane è avvenuta in modo frettoloso, cosa che è stata confermata anche dal voto al Senato, che effettivamente ha cambiato quello che, invece, qui alla Camera aveva ottenuto un'ampia condivisione, cioè la possibilità prevista anche per altre realtà che non sono comprese nelle nove previste dall'attuale provvedimento. Quindi, noi riteniamo che con questo emendamento si possa confermare, comunque, l'intenzione di rivedere l'impianto complessivo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1542-B/25, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marco Di Stefano, Folino, Paola Bragantini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  367   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   84    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/1542-B/26, non accettato dal Governo.

  MARCO RONDINI. Sì, Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, il testo oggi all'esame dell'Aula stabilisce che lo statuto della città metropolitana può prevedere l'elezione diretta a suffragio universale del sindaco e del consiglio metropolitano.
  Dovremmo aspettarci che, per gentile concessione di chi compilerà lo statuto, magari, per i cittadini che abitano in un comune che non è il capoluogo e che fa parte della provincia, ad esempio, di Milano, che diventerà città metropolitana, sia garantita, sia prevista, eventualmente, la possibilità di vedersi garantito un diritto, un diritto sacrosanto.
  Quindi, chiediamo al Governo, con questo ordine del giorno, di valutare gli effetti applicativi delle disposizioni, al fine di riconsiderare, in occasione della presentazione di disegni di legge di propria iniziativa, il sistema di governance e di elezione degli organi amministrativi delle città metropolitane. Questo per garantire a tutti i cittadini che abitano in una provincia, e nella prossima città metropolitana, di poter esercitare un proprio diritto sacrosanto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/1542-B/26, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte, Dall'Osso, Ventricelli, Invernizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  442   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  163    
    Hanno votato no  279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Di Benedetto ha segnalato di essersi astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

Pag. 29

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/1542-B/27, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Amministriamo bene questo minuto, onorevole Buonanno.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, certamente sì. Volevo chiedere al sottosegretario perché, anche in questo caso, non volete l'elezione diretta nelle città metropolitane. Abbiamo visto che le province le avete fatte passare come enti di secondo grado; con le città metropolitane fate praticamente la stessa cosa, cioè date al più forte la possibilità di fare tutto e gli altri si attaccano al tram.
  Penso che la democrazia sia che ognuno possa esprimersi, e quindi i cittadini abbiano possibilità di dare la propria preferenza e il proprio voto liberamente. Voi, invece, fate la democrazia al contrario: invece di Partito Democratico, dovreste chiamarvi «partito antidemocratico».

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buonanno n. 9/1542-B/27, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Lo Monte, Misiani, Pilozzi, Arlotti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  369   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   89    
    Hanno votato no  280.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Terzoni e Tripiedi hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1542-B/28, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, parlo prima come relatore per un minuto e, dopo un minuto, come presentatore.

  PRESIDENTE. No, no.

  MATTEO BRAGANTINI. Non si può ?

  PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, no. Il dottor Jekyll e mister Hyde no. Dobbiamo scegliere una delle due. Il relatore, peraltro, sugli ordini del giorno non dà il parere. Quindi, parli un minuto in quanto gruppo Lega Nord. Prego.

  MATTEO BRAGANTINI. Va bene. La ragione di questo ordine del giorno è molto semplice: noi chiediamo, con questo ordine del giorno, che il Governo, con un suo provvedimento, abolisca la figura del prefetto. Noi riteniamo che la figura del prefetto sia una figura anacronistica, che non ha più alcuna ragione di esistere; ha un costo spaventoso per lo Stato.
  Queste persone – per carità, avranno una grande professionalità – hanno alti stipendi e, se vogliamo veramente far sì che questo Stato costi meno, potremo tranquillamente abolire questa figura.
  Noi, con questo ordine del giorno, impegniamo il Governo a fare un provvedimento per l'abolizione del prefetto. Chiedo a tutti i colleghi di votare questo ordine del giorno, perché, a parole, tutti – almeno in Commissione e anche a parole – si sono dimostrati sempre favorevoli all'abrogazione di questa figura.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bragantini. Comunque le voglio dire che il Presidente apprezza molto il suo approccio «fantasioso» al Regolamento di questa mattina.
  Passiamo all'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1542-B/28... Onorevole Invernizzi, non gliela posso dare la parola (Commenti del deputato Matteo Bragantini). Onorevole Bragantini, il gruppo della Lega ha terminato tutti i tempi possibili e immaginabili.

Pag. 30

  CRISTIAN INVERNIZZI. Mi iscrivo momentaneamente al PD.

  PRESIDENTE. Non è detto che le diano i tempi però, onorevole Invernizzi, quindi non è detto che abbia risolto. Comunque prego, onorevole Invernizzi.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Va bene. Signor Presidente, noi riteniamo importante sottolineare con forza questo ordine del giorno, perché questo sarebbe effettivamente un grandissimo cambiamento per lo Stato italiano, cioè l'abolizione di una figura sicuramente vecchia ed arcaica, una figura che nulla ha a che fare con le autonomie locali, una figura che non è votata da nessuno e che rappresenta pertanto solo ed esclusivamente un approccio assolutamente non federalista a tutte le questioni che, invece, in questo momento secondo noi sono importanti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1542-B/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Martella, Gelmini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  432   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no  315.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Busin n. 9/1542-B/29, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, sono sorpreso da questo parere contrario sinceramente, perché noi chiediamo qualcosa di buon senso e cioè che, nelle more della riscrittura del Titolo V, in merito alla definizione delle competenze fra i vari livelli di governo (Stato, regione, province o quant'altro e comuni od aree vaste, come si chiameranno), siano mantenute a capo delle province quelle funzioni per cui è stata effettuata la sperimentazione dei fabbisogni standard. Questo in un'ottica di razionalizzazione dei costi e del ridisegno delle funzioni. Non capiamo sinceramente il diniego: è una norma di buon senso, un ordine del giorno di buon senso.

  PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, a parziale correzione di quello che ha detto prima il Presidente, in realtà, essendoci ancora – ho verificato – qualche minuto a titolo personale, eventualmente una dichiarazione aggiuntiva a titolo personale sull'ordine del giorno si può fare, nell'ambito del ragionamento che ho fatto all'inizio e considerato che all'una abbiamo la diretta televisiva.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin n. 9/1542-B/29, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli ? Iacono ? Duranti ? Bonafè ? Labriola ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  440   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  355.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Caon n. 9/1542-B/30, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

Pag. 31

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, volevo solo fare un inciso, prima di partire con il discorso dell'ordine del giorno. Sono veramente sorpreso: questa maggioranza e questo Parlamento non rispecchiano la volontà popolare per quanto riguarda l'abolizione del prefetto, perché sotto i gazebo c'era la coda per venire a firmare questa proposta. Perciò si vede che questa Camera non rispetta la volontà popolare.
  Seconda cosa: per quanto riguarda invece l'ordine del giorno, è veramente strano che questa maggioranza non si ricordi di quelle province che sono state commissariate prima che si portasse avanti questa nuova legge e chiedo il rispetto della Costituzione. La Costituzione non va presa come un metro fatto ad elastico, come state facendo voi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caon n. 9/1542-B/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bonafè, Zardini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  445   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato   86    
    Hanno votato no  359.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Caparini n. 9/1542-B/31 e Fedriga n. 9/1542-B/32.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1542-B/33, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Molea, Censore...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  443   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   60    
    Hanno votato no  383.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1542-B/34, mentre invece vi è un invito al ritiro dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/1542-B/35, che non lo ritira e ci spiega il motivo. Prego, onorevole Marcolin.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, non lo ritiro perché non riesco a capire: i rappresentanti dell'UPI e dell'ANCI Fassino e Saitta – rappresentanti che mi sembra non siano iscritti alla Lega Nord – fanno dei rilievi, rilievi sostanziali che vanno nella direzione di dire che ci sono forti criticità in questo provvedimento. Proporre all'attenzione queste criticità e vedere se si possono esaudire penso sia doveroso da parte vostra. Perché, se non ascoltate neanche i vostri, non so cosa ascoltate allora...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione soprattutto dal rappresentante del Governo, perché credo che l'ordine del giorno Marcolin ponga Pag. 32una delicata questione istituzionale e inviterei quanto meno il rappresentante del Governo a rimettersi all'Aula.
  Al di là del merito e delle valutazioni, l'ordine del giorno richiama solo il Governo a porre attenzione (quindi, non ad attenersi, naturalmente) alle audizioni che vengono svolte nelle sedi delle Commissioni parlamentari.
  Ora, io credo che esprimere contrarietà ad uno strumento ricognitivo – che è importante – delle Commissioni parlamentari, quale l'audizione di esperti, a cui anche il sottosegretario Bressa ha spesso partecipato e dato il proprio contributo, credo che sia un atto poco carino nei confronti del Parlamento e delle Commissioni. Per cui il Parlamento dovrebbe approvarlo questo ordine del giorno, se crede nel proprio lavoro.
  Tra l'altro, è ininfluente dal punto di vista politico. E che il Governo esprima addirittura parere contrario mi pare singolare. Quindi, inviterei o ad accogliere questo ordine del giorno o a rimettersi all'Aula, e l'Aula dovrebbe approvarlo, a mio modesto parere, naturalmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il sottosegretario Bressa. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo era un invito al ritiro ed era anche stato motivato dal fatto che il Governo presta sempre attenzione alle audizioni. Il fatto che l'invito al ritiro non sia stato accolto significa un giudizio esplicito che il Governo non tiene conto delle audizioni che vengono fatte, cosa che non è vera e che non può essere da noi in nessun caso condivisa.
  Pertanto, se si mantiene l'ordine del giorno, è del tutto evidente che il Governo non può che tutelare la propria serietà, dicendo che l'attenzione da parte del Governo nei confronti del Parlamento e delle audizioni è massima e non può essere contestata attraverso un ordine del giorno. È una posizione estremamente chiara, di massimo e assoluto rispetto delle prerogative del Parlamento, ma anche della serietà e delle prerogative del Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/1542-B/35, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Villecco Calipari, Dell'Aringa, Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  439   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  161    
    Hanno votato no  278.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Molteni n. 9/1542-B/36, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Prataviera n. 9/1542-B/37, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Prego, onorevole Caparini.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo in quanto, leggendo l'ordine del giorno del collega Prataviera, che impegna il Governo – leggo testualmente – «ad esercitare la propria iniziativa legislativa sempre nel rispetto dei principi sanciti dalla Carta costituzionale», mi chiedo se vi sia un evidente errore nella formulazione del parere, che è addirittura negativo. Dato che nelle premesse non c’è altro che l'elencazione di alcuni dei punti fondamentali del provvedimento Pag. 33e c’è un invito al Governo a rispettare la Carta costituzionale, io mi rimetto nelle mani dei sottosegretari, che so essere attenti, per rivedere il parere.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prataviera n. 9/1542-B/37, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vezzali, Mura...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  432   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  156    
    Hanno votato no  276.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marti n. 9/1542-B/38, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pes, Marotta, Vitelli, Gasbarra...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  363   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  278.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Chiarelli n. 9/1542-B/39, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Riccardo Gallo n. 9/1542-B/40, con il parere favorevole del Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Petrenga n. 9/1542-B/41, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Milanato n. 9/1542-B/42, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Milanato n. 9/1542-B/42, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Lavagno, Tartaglione, Gasbarra, Di Lello, Centemero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  363   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   88    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Laffranco 9/1542-B/43, non accettato dal Governo.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, rimango un po’ sorpreso da questa posizione così netta da parte del Governo su tale questione che ho già posto in Pag. 34precedenza ossia sul meccanismo, per così dire in scia con la legislazione francese, della sospensione dalla carica del consigliere nominato nei comuni sopra i quindicimila abitanti. Intanto annuncio al Governo e all'Aula che comunque ho depositato questa mattina una proposta di legge e, quindi, non intendo recedere ma mi chiedo se un ordine del giorno – lo chiedo al sottosegretario – formulato nel senso di «valutare la possibilità di adottare opportune iniziative» non debba riscontrare un atteggiamento un po’ più neutro da parte del Governo che prende già una posizione su una questione istituzionale. Né mi si può dire che sulle questioni istituzionali il Governo non presenta provvedimenti legislativi perché ha addirittura presentato, per la prima volta nella storia della Repubblica, il provvedimento sulla trasformazione del Senato. Quindi, tutto sommato, direi che forse ci potrebbe essere da parte del Governo un atteggiamento un po’ più neutro: almeno questo è quello che chiedo e poi ne prenderò atto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laffranco 9/1542-B/43, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lombardi... Baruffi.... Folino... Bragantini Paola... Martella... Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no  287    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galati n. 9/1542-B/44, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Borghi... Sbrollini... Zardini... Vitelli... Sorial.... De Micheli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  361   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato   87    
    Hanno votato no  274    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Catanoso Genoese n. 9/1542-B/45 e Distaso n. 9/1542-B/46, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1542-B/47, non accettato dal Governo.

  GIANLUCA PINI. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà per un minuto.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, il dispositivo chiede semplicemente di salvaguardare nei prossimi interventi normativi il principio di rappresentanza democratica soprattutto in ambito locale. Tralascio l'articolo 1, l'articolo 5 e l'articolo 48 della Costituzione che immagino che il silente Ministro, che siede qui oggi, conosca a menadito e chiedo soltanto una cosa: Pag. 35avendo espresso parere contrario ed essendo stato posti in premessa dei fatti storici cioè che le stesse operazioni che stanno subendo in questo momento le rappresentanze democratiche delle province si sono viste durante il regime fascista, intende dire, con il parere contrario, che intendono continuare ad emulare quella che è la linea programmatica del vecchio regime fascista ? Perché è questo che di fatto dite. E vorrei capire come si esprimerà a questo punto il PD che si erge sempre a difesa della Costituzione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1542-B/47, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lombardi... Dall'Osso... Dell'Aringa... Villecco Calipari... Oliverio....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  434   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  162    
    Hanno votato no  272    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Argentin e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Taglialatela n. 9/1542-B/48 e Carrescia n. 9/1542-B/49, accettati dal Governo, purché riformulati.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Poiché le dichiarazioni di voto con ripresa televisiva diretta avranno inizio alle ore 13, sospendo la seduta per cinque minuti, fino alle ore 13.

  La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 13.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1542-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati e la deputata socialisti voteranno a favore di questo provvedimento, lo faranno perché va incontro a esigenze di semplificazione del quadro istituzionale, un quadro che nel corso dei decenni si è andato sempre più appesantendo di sovrastrutture spesso inutili e altrettanto spesso ingiustificate. Sovrapposizioni di competenze fra i diversi enti di pari livello, assunzione di funzioni improprie, creazione di società miste spesso prive di ogni controllo sull'efficacia dello strumento sono solo alcune delle bad practice, cattive pratiche, poste in essere più per assicurare posti alla politica che per offrire servizi efficienti ai cittadini. È giusto dunque riorganizzare, efficientare, semplificare il quadro, ingiusto e sbagliato è pensare che la politica, cioè la democrazia sia solo un costo da tagliare.
   Votiamo questo provvedimento, dunque, non perché lo imponga il sentimento dell'antipolitica, diffuso nel Paese, ma perché va nella giusta direzione e può aiutarci così a sconfiggere l'antipolitica. Almeno il 40 per cento di rappresentanza di genere nei consigli, l'elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano, il principio che a parità di voto prevalga il più giovane e il sesso meno rappresentato, l'incompatibilità tra diverse funzioni di rappresentanza erano proposte dei socialisti che oggi hanno trovato una risposta positiva nel testo che ci accingiamo a votare. È solo un primo, ma importante passo, dovranno seguire la legge costituzionale di riordino delle competenze degli enti locali, la riforma Pag. 36del Titolo V, la trasformazione del Senato, l'abrogazione del CNEL, la riforma del CSM e Consulta...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Lello, concluda.

  MARCO DI LELLO. Mi avvio a concludere, la grande riforma di cui i socialisti parlavano già oltre trent'anni fa. Anche per questo, nella contrapposizione tra conservatori e riformisti, noi staremo sempre dalla parte delle riforme.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, questo provvedimento ha una doppia gestazione, una prima è quella legata al disegno di legge governativo, una seconda è quella elaborata dalla politica e dal comune sentire dei cittadini. Questa seconda è assai più risalente, si rintraccia in tutti i programmi delle campagne elettorali, almeno da un decennio a questa parte ed è presente nell'attenzione della pubblica opinione che chiede interlocuzioni più dirette, meno frammentate con le istituzioni del territorio. Non che le province non abbiano una loro nobiltà nella storia delle istituzioni, l'origine addirittura può essere rintracciata nell'Assemblea costituzionale della Rivoluzione francese che disegnò un abbozzo di macchina statale che le comprendeva, poi fu la legislazione napoleonica, a cui si ispirò lo Statuto sabaudo, nel 1859, ad accogliere il modello delle province e delle prefetture. Questa antica nobiltà delle province, però non fece velo ai costituenti che immaginarono una nuova organizzazione dei territori guardando alle regioni; le province, dunque, sarebbero dovute uscire dal nostro ordinamento già nei primi anni Settanta con l'avvento delle regioni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 13,05)

  PINO PISICCHIO. Dunque, l'intervento normativo che ci apprestiamo a fare oggi è in ritardo di 44 anni e questo basta a fare esprimere al Centro Democratico, in coerenza con le nostre proposte di legge e le battaglie compiute da anni, il voto favorevole. Certo, è un provvedimento complesso e nella sua articolazione ha punti di forza come la strutturazione istituzionale delle città metropolitane, per anni rimaste sulla carta per essere evocate come l'araba fenice; come altro punto di forza è la razionalizzazione dei comuni attraverso le unioni e le fusioni. Dunque, apprezziamo questi contenuti, confidiamo, peraltro, sul fatto che quello che viene tolto alla rappresentanza elettiva, che resta comunque, non dimentichiamolo mai, nella democrazia costituzionale, la strada maestra per consentire una chiusura morbida dell'esperienza delle province, in attesa anche della riforma costituzionale degli enti locali, sia frutto solo della necessità della transizione e non una tendenza di sistema.
  Un'ultima cosa: superiamo le province, perché rappresentano nell'ordinamento una superfetazione, una cosa non essenziale alla democrazia. Questo fatto produce dei risparmi che vanno a beneficio dei cittadini e ne siamo contenti, ma l'obiettivo primario del nostro agire era e resta l'efficienza democratica del sistema. Questo, per favore, non dimentichiamolo mai (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Plangger. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, colleghi, apprezziamo la capacità riformatrice del Governo che, in previsione della riforma costituzionale del Titolo V e in attesa del provvedimento costituzionale in materia di province, con questo provvedimento interviene in modo sostanziale sul sistema di governo territoriale con il superamento delle province. Condividiamo in questa prospettiva l'avvio della semplificazione delle competenze, Pag. 37anche se ciò avviene in una visione ancora eccessivamente centralistica, giacché, cancellando le province, non si lascia decidere alle regioni su come disciplinare il governo delle loro realtà territoriali. Sotto questo profilo è un'opportunità persa. Auspichiamo che nell'ambito della riforma del Titolo V, nella previsione del superamento delle competenze concorrenti, si possa determinare un quadro più organico e con maggiori garanzie. Sono coerenti e positive anche le norme che determinano le unioni di comuni, perché introducono innovativi e più impegnativi ambiti di responsabilità.
  Avremmo voluto una maggiore attenzione per le realtà rappresentate dai comuni montani. Consideriamo anche illogica la polemica nei confronti dei nuovi consiglieri comunali e degli amministratori comunali, perché garantiscono un maggiore ed efficace governo delle realtà locali. Per ridurre i costi il punto decisivo deve essere una politica che contrasti il sistema burocratico vigente, che produce ostacoli, discrimina imprese e cittadini, accresce la difficoltà di chi produce a poter essere competitivo, anche a livello locale. Ogni certificato di conformità introdotto per una mera logica burocratica, ad esempio, e per una pregiudiziale avversità verso gli amministratori locali, costa molto di più di un assessore comunale, che, in particolare nelle piccole realtà, garantisce un elevato livello di buongoverno.
  Riteniamo fondamentale considerare questa riforma come un punto di avvio di un processo riformatore che sia consapevole che affrontare correttamente i problemi delle autonomie locali significa adottare due obiettivi fondamentali: differenziazione e responsabilità. Per questi motivi annuncio il voto favorevole da parte delle minoranze linguistiche SVP e PATT (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Edmondo Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, il gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale condivide la necessità che nella nostra nazione ci sia un disegno organico di riforma degli enti locali. Sicuramente, soprattutto a partire dal 2001, con la riforma del Titolo V, voluta fortemente dal Partito Democratico, si è creato un caos istituzionale con la superfetazione, sovrapposizione di competenze e di enti che ha allontanato sicuramente la democrazia dai cittadini, sicuramente ha ostacolato l'economia e ha creato, oltre che sprechi, mancanze di visioni chiare, di competenze e conseguentemente di responsabilità. È per questo che il gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, con l'onorevole Meloni, ha rappresentato chiaramente la volontà di affrontare in maniera decisiva e organica una riorganizzazione vera del tema.
  E abbiamo presentato una proposta di legge, sulla scorta di un lavoro importantissimo prodotto dalla Società geografica italiana, che riorganizza la rete delle regioni, che sono 20, delle province, che sono 114, e quindi in totale quasi 140 enti territoriali di area vasta, in sole 36 entità: regioni nuove, ma in realtà regioni con responsabilità più limitate, più snelle, che siano molto più vicine alle realtà territoriali. Con grande coraggio, e non con gli spot, ma con i costituzionalisti, gli storici, sociologi, geografi, abbiamo portato avanti un progetto che veramente potrebbe dare, sulla base delle realtà identitarie, territoriali, economiche, lavorative e sociali, un grande impulso al nostro territorio.
  E invece siamo di fronte oggi ad una riforma degli enti locali portata avanti dal PD di Renzi soltanto per imbrogliare gli elettori, soltanto per imbrogliare i cittadini: una politica fatta di annunci, fatta di bluff, se mi consentite il termine una vera e propria buffonata. Perché le province non saranno abrogate: semplicemente sarà tolto il potere ai cittadini di eleggere direttamente il presidente della provincia e i consiglieri provinciali, dando questo incarico ai sindaci, ai consiglieri comunali, quindi ai partiti, alla casta. Si toglie il potere ai cittadini e si dà potere alla casta: questa è la realtà !Pag. 38
  E aggiungo che anche sul fronte dei risparmi, lo svuotamento di alcune competenze della provincia, la trasformazione da ente eletto direttamente dal popolo ad ente eletto dai politici, dai partiti, non darà alcun risparmio effettivo. E non lo dice Edmondo Cirielli, il gruppo di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale: lo dice la Corte dei conti, che nella I Commissione Affari costituzionali ha dichiarato che mentre i risparmi sono del tutto teorici e improbabili, e neanche nella relazione tecnica del Governo ben delineati, l'aumento dei costi per la disorganizzazione e per il caos burocratico e la conseguente riduzione dei servizi..., pensiamo alle scuole superiori, alle strade provinciali, alla pianificazione territoriale: un caos immenso soltanto per prepararsi alle prossime elezioni europee da parte di Renzi, per dire falsamente: ho abrogato le province.
  E così noi crediamo che questa normativa, così come è stata messa in atto, sia antidemocratica, sia anticostituzionale, perché di fatto crea con una norma ordinaria una vera e propria riforma costituzionale, senza individuare, come abbiamo già detto, chiare competenze, chiare responsabilità.
  E d'altro canto si creano addirittura 10 nuovi enti, 10 aree metropolitane che anche in questo caso non saranno elette direttamente dal popolo, ma sarà addirittura un automatismo. Quindi sindaco della città capoluogo, a scapito di tutti gli altri comuni delle aree metropolitane, diventerà il presidente di questa area metropolitana. Ed è ovvio che, dovendosi ricandidare a sindaco di quella città, userà l'area metropolitana semplicemente per gli interessi di una parte dei cittadini di quella nuova entità chiamata città metropolitana. Anche qui l'elezione diretta sarebbe stata doverosa. Vedete, chi vi parla da giovane militava nel Fronte della gioventù, e ricorda bene le battaglie del grande Almirante, che per primo parlò della necessità di eleggere direttamente sindaci e presidenti della provincia. E questo segnale, che poi nel 1993-94 fu una realtà avvicinò molto i cittadini, e all'inizio i politici, la classe politica, gli eletti, sindaci, presidenti delle province, al popolo. E invece proprio il Governo, in questi 20 anni, la legge Bassanini, la riforma del Titolo V e il fatto che il PD ha governato quasi il 90 per cento di questi enti, con un uso disinvolto della finanza pubblica, ha provocato un disastro non soltanto dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale, perché i cittadini non vedono più in questi enti, enti capaci di dare risposte adeguate.
  In definitiva, riteniamo che una riforma seria debba per forza passare per un ragionamento complessivo, tenendo conto delle esigenze dei territori, tenendo conto delle esigenze del lavoro e delle esigenze della tutela sociale delle fasce più deboli e soltanto rispettando le identità e le storie millenarie delle comunità è possibile individuare con chiarezza – e così come ha fatto la Società geografica italiana – dei percorsi che rispettino le comunità. Invece, per fare uno spot e per fare un po’ di demagogia, si alimenta l'antipolitica. Non si ottengono reali risparmi, non si ottengono reali benefici per i cittadini e – lo ripeto – il gruppo Fratelli d'Italia e Alleanza Nazionale non si arroga di voler affermare ciò, ma semplicemente prende atto delle dichiarazioni della Corte dei conti. Una fretta immensa per affrontare un problema reale non nella chiave giusta, quella di dare maggiori possibilità occupazionali a una comunità forte e compatta culturalmente e identitariamente radicata su un territorio, ma l'idea invece superficiale di dire: «abbiamo fatto».
  In realtà, Renzi non fatto proprio nulla perché le province rimangono in piedi, passano – come ho detto – da enti eletti direttamente dal popolo ad enti eletti dai sindaci, dai consiglieri comunali, persone di qualità – ci mancherebbe – ma certamente il criterio della democrazia, visto che fino a prova contraria la nostra Costituzione prevede chiaramente che il potere si esercita tramite il popolo sovrano, viene di fatto calpestato.
  E allora questa demagogia non ci piace. Questa antipolitica, questo utilizzo elettorale di riforme importanti ci sembra un modo per tornare indietro, un modo per Pag. 39allontanare ancora di più i cittadini dalla giusta partecipazione verso la vita pubblica.
  Il gruppo di Fratelli d'Italia e Alleanza Nazionale non può che denunciare questa deriva demagogica che, ancora una volta, il Presidente del consiglio Renzi impersona in maniera perfetta con annunci televisivi, ma prima o poi, i fatti verranno alla luce e vedremo. Certo, si potrà usufruire alle elezioni europee di questa politica di spot e di annunci, ma poi i fatti parleranno chiaro e i risultati negativi di una politica fatta di annunci che calpesta anche le istituzioni sicuramente daranno conto di un comportamento scorretto, contro gli interessi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, io credo sia abbastanza noto che il gruppo Per l'Italia, benché costituisce una forza responsabile dell'attuale maggioranza di Governo, è stato, ciò nonostante, molto critico verso questo disegno di legge sia al Senato che alla Camera.
  Questa dichiarazione di voto costituisce un'opportunità preziosa per precisare la nostra posizione e per dissipare alcuni equivoci sviluppatisi intorno ad essa.
  Vorremmo anzitutto chiarire che noi non siamo per il mantenimento delle province, così come essa sono oggi. L'Italia infatti ha certamente troppi livelli istituzionali. In alcune realtà territoriali essi arrivano addirittura a sette: circoscrizioni, comuni, comunità montane, unioni di comuni, province, regioni, Parlamento nazionale e Parlamento europeo. Troppi.
  C'era dunque certamente bisogno di un profondo riordino dell'assetto istituzionale, un riordino però che avrebbe dovuto portare anche ad una diversa articolazione territoriale della geografia degli uffici periferici dell'amministrazione statale. Era quanto aveva tentato di fare il Governo Monti, prevedendo il dimezzamento delle province e insieme l'accorpamento degli uffici periferici dello Stato: le prefetture, le questure, i provveditorati, le motorizzazioni, le migliaia di società pubbliche, eccetera, eccetera.
  Questi uffici invece continueranno a mantenere l'attuale articolazione provinciale anche dopo la sostituzione di alcune province con le città metropolitane.
  La seconda cosa che vorrei chiarire è che noi non siamo contro l'istituzione delle città metropolitane.
  Personalmente, posso dire anche di avere avuto modo di farne diretta esperienza, esperienza dell'aggregazione di comuni in città metropolitane, quando, vivendo in Canada dal 1986 al 1988, potei verificare bene il funzionamento della Communauté urbaine de Montréal a proposito di scuole, trasporti, rifiuti, polizia. Un'attività certamente positiva.
  Noi, però, avremmo voluto che, nel momento in cui si dava il via, appunto, alle città metropolitane finalmente anche in Italia, tutti i cittadini fossero uguali in questo Paese e avessero pari diritti e rappresentanza politica, indipendentemente dal luogo in cui si trovano a risiedere. Non abbiamo, dunque, condiviso l'introduzione di alcune discriminazioni, discriminazioni, per esempio, tra chi vive nel territorio del comune capoluogo della città metropolitana e chi vive negli altri comuni dello stesso territorio. Fino a quando, infatti, le città metropolitane al momento dell'adozione del loro statuto non si saranno date regole diverse al riguardo – e non è affatto scontato che ciò debba essere previsto nello statuto, non è obbligatorio –, ebbene fino a quel momento diventerà sindaco metropolitano ex officio il sindaco del comune capoluogo. Per fare solo un esempio, ciò vorrà dire che i cittadini di Fiumicino o di Frascati dovranno adattarsi ad avere per sindaco metropolitano obbligatoriamente il sindaco di Roma.
  Non abbiamo condiviso, parimenti, l'introduzione di discriminazioni tra chi vive in una delle città metropolitane e i cittadini delle unioni di comuni che, a regime, resteranno, quando sarà compiuto il disegno di revisione costituzionale che porterà Pag. 40all'abolizione delle province. Si verrà, infatti, a produrre la situazione per cui con i nuovi statuti i cittadini, che vivono all'interno delle città metropolitane, potrebbero essere chiamati alle urne per eleggere sindaco e consiglio metropolitano, mentre tale diritto di elettorato attivo verrebbe negato agli abitanti delle aree rurali e montane riunite in unioni di comuni, che sarebbero governati per identiche funzioni da organi di secondo livello.
  Siamo, inoltre, perplessi per l'efficienza funzionale delle future città metropolitane. Infatti, le aree metropolitane, che nascono prefiggendosi di individuare un ambito omogeneo di gestione, sono in realtà perimetrate in modo tale da mettere insieme problemi e territori tra loro disomogenei, con probabili disfunzioni – con prevedibili, direi, disfunzioni – nell'efficienza delle amministrazioni.
  Siamo preoccupati pure per le ricadute finanziarie di questo disegno di legge. Infatti, come ha avuto modo di dichiarare il senatore Mario Mauro, noi con questo disegno di legge semplifichiamo solo la democrazia, ma non certamente la burocrazia. In realtà, non è vero che si risparmiano risorse, non solo perché si mantengono inalterate le articolazioni periferiche dell'amministrazione statale e perché restano in vita le prefetture, ereditate dal modello napoleonico, sabaudo e poi fascista, ma anche perché il personale delle province verrebbe in gran parte ad essere trasferito alle regioni, con passaggio ai livelli stipendiali più elevati previsti per il comparto regionale. Non a caso il presidente dell'Unione delle province italiane, Antonio Saitta, ha chiosato significativamente che, a suo avviso, questa riforma non tocca nulla dell'apparato statale e che si tratta di una riforma inconcludente, confusa, che non abolisce nulla e «di fronte alla quale», ha detto, «i grandi burocrati e i prefetti hanno brindato felici».
  Infine, siamo preoccupati per le ricadute negative di questo decreto sulla democraticità della rappresentanza nel nostro Paese e ciò non solo per i già richiamati meccanismi elettivi di secondo livello, che disegnano una carta geografica dell'Italia fatta di due realtà, quella delle grandi città, una realtà di serie A, e, accanto ad essa, la realtà minore di un'Italia di serie B, marginale, l'Italia residuale dei piccoli e medi comuni, l'Italia rurale e della montagna. Siamo preoccupati, infatti, anche per quanto si determinerà quando il Senato sarà sostituito dalla Camera delle autonomie. Della nuova Camera alta i sindaci metropolitani costituiranno quasi il 10 per cento dei membri, con evidente distorsione della rappresentanza.
  Una distorsione che si aggiungerà purtroppo a quelle già pesanti previste dalla nuova legge elettorale. In conclusione, nonostante questi rilievi critici, noi Popolari siamo tuttavia una forza responsabile di Governo, una forza che vuole il cambiamento e che non farà da freno alle riforme, non si opporrà ad esse.
  Pur con notevoli perplessità voteremo dunque si alla approvazione di questo disegno di legge, lo faremo anche perché siamo consapevoli dell'imminente convocazione dei comizi elettorali, una deadline che rende necessaria ed urgente l'approvazione di questo disegno di legge, per non doversi trovare a rieleggere i consigli provinciali in scadenza.
  Voteremo sì, ma non possiamo, non possiamo non richiamare tutti a riflettere sulla opportunità che la velocità nel fare le riforme deve combinarsi con la dovuta attenzione a realizzarle bene. Non conviene a nessuna forza politica, non conviene al Governo e conviene ancor meno all'Italia, ripetere la negativa esperienza dell'affrettata modifica del Titolo V della Costituzione approvata solo pochi anni fa su iniziativa del Presidente D'Alema, grazie alla quale fu prodotto un testo al quale oggi lo stesso Partito Democratico chiede di apportare profonde riforme.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli Pag. 41colleghe e colleghi, questa riforma che ci viene spacciata per l'abolizione delle province è una falsa riforma. Come è stato detto anche dal Presidente dell'ANCI in Commissione, Fassino: «nessuno vuole abolire le province». Questa è stata la dichiarazione di Piero Fassino, che notoriamente non è un esponente della Lega, è un esponente del Partito Democratico.
  Infatti, nei fatti di questo provvedimento voi non abolite le province, le trasformate semplicemente in un ente di secondo livello e in questo modo che cosa vuol dire ? Che levate semplicemente la democrazia, non volete che i cittadini votino il proprio presidente ma il presidente viene deciso dai sindaci e dai consiglieri comunali, dunque dai partiti.
  Voi non volete che il sindaco della città metropolitana sia eletto da tutti i cittadini ma solo dai cittadini della città capoluogo perché il sindaco della città capoluogo farà anche il sindaco della città metropolitana. Poi, tra l'altro, grazie alla riforma che state facendo al Senato, farà anche il senatore. Dunque il sindaco di Venezia o di Milano o di Roma sarà contemporaneamente sindaco della propria città, sindaco della città metropolitana e in più farà anche il senatore. Dei super uomini o super donne che riescono a fare tantissime cose.
  Questo non è taglio dei costi della politica, questo è il taglio della democrazia e se voi volete tagliare i costi della politica impedendo e levando il diritto di voto ai cittadini questo ha un altro senso, questo vuol dire fare un regime totalitario, fare un regime antidemocratico, una versione dello Stato.
  Non certo come quelle persone che sono state arrestate ieri perché volevano, e probabilmente vogliono ancora, una forma dello Stato differente e voi gli avete mandato i ROS con intercettazioni come se fossero persone pericolosissime, persone che hanno armi... un trattore colorato di nero. Questi sono i vostri veri problemi. Voi volete ritornare ad un regime antiliberale: o quello dell'Unione Sovietica o quello di altri regimi totalitari.
  Perché non proponete che anche alla Camera non si voti più ? Perché i cittadini devono votare i deputati ? Facciamo venire anche qui i sindaci. Ma anche i consigli regionali: è un costo ogni volta far votare i cittadini per eleggere i consigli regionali. Mandiamoci i sindaci. Forse, converrebbe anche, a questo punto, per il taglio dei costi della politica, fare un'elezione ogni venti, trent'anni, così avremmo ancora più risparmi. E se qualcuno, qualche sindaco che viene eletto dai cittadini ogni venti, trent'anni, nel frattempo, ha un incidente o muore, lo sostituiamo direttamente con una decisione presa dal Partito Democratico durante le sue riunioni. Questa non è democrazia, questa è un'altra cosa: questa è dittatura. Questo vuol dire impedire ai cittadini di poter esprimere le proprie idee.
  Andando proprio nel merito del provvedimento, oltre ad aver fatto queste scelte, le avete fatte anche male, perché per la fretta avete cambiato un comma al Senato che renderà probabilmente questa norma pasticciata: perché quando in questa norma avete stabilito che il presidente di provincia in carica alla data di entrata in vigore di questa legge, automaticamente – così c’è scritto nella norma di questo testo –, subentra in tutti i poteri dei consigli provinciali, senza specificare che dovrebbe andare prima a scadenza naturale, voi avete fatto una cosa anticostituzionale.
  Ed è inutile che diciate che basta fare una circolare esplicativa in cui, con il combinato di altre leggi precedenti a questa, si fa un'interpretazione esatta. Ci saranno molti problemi: alcuni segretari provinciali già dicono che, da quando la norma entrerà in vigore, non ci saranno più i compensi per i consigli provinciali e questi non potranno più riunirsi; c’è il problema che moltissimi consiglieri provinciali attualmente stanno vidimando e autenticando le firme sia per le amministrative sia per i referendum. Non vorrei che qualcuno, qualche magistrato, dicesse che queste firme non sono più valide, perché dall'8 o dal 10 – dipende quando verrà pubblicata in Gazzetta Ufficiale –, Pag. 42loro non avranno più la qualifica di consiglieri provinciali. Non basta una circolare esplicativa per spiegare una legge, per interpretare in questa maniera una legge.
  Si poteva fare meglio; se volevate farlo, dovevate scriverlo come era stato scritto all'inizio. Abbiamo fatto una discussione di un mese per dire che non si potevano sciogliere i consigli provinciali che andranno in scadenza naturale nel 2015 e dopo fate questo errore ? Oppure fate l'errore come al comma 136, in cui si dice che la norma relativa all'aumento dei consiglieri comunali nei comuni fino a 10 mila abitanti entra in vigore solo dopo una delibera di Consiglio. Così c’è scritto nella norma. Poi, se la si interpreta, va bene, ma questo c’è scritto: la lingua ha un valore. Questo è quello che avete fatto: volete fare delle cose antidemocratiche e le fate anche male, creando molti contenziosi.
  Non vorrei che voi vorreste che ci fossero delle norme confuse, in modo che dopo bisogna passare sempre dai magistrati, dagli avvocati e, dunque, ci sarà un aumento di spese sia per i cittadini sia per la collettività. Almeno, quando si fanno le leggi, facciamole chiare, trasparenti, non fumose: solo perché volete fare tutto in fretta e furia, non guardando i fatti, mistificando la realtà, perché – questo è il vostro parere – continuate a dire «noi aboliamo le province e i costi». Non vengono abolite, non si diminuiscono i costi, in quanto anche la Corte dei conti, in audizione, ha certificato che con questa riforma ci sarà un aumento dei costi; un aumento dei costi per moltissimi motivi: non solo perché il personale che dalle province dovrà passare alle regioni avrà un aumento, perché ci sono livelli differenti, ma anche dal punto di vista organizzativo.
  Le province avevano e hanno tuttora – ancora per pochi giorni, per poche ore – una funzione importante. Per carità, tutti diciamo che bisognava riformarle, rivederle, magari accorpando quelle più piccole – perché con questa riforma rimarranno ancora le province da 150 mila abitanti –, ma avevano funzioni importanti: quelle di coordinamento, quelle di gestire tutte le scuole superiori, la manutenzione e anche la costruzione.
  Questo vuole dire fare una programmazione per tutto il territorio, per dislocare e decidere dove fare le scuole superiori, in modo, dopo, da gestire anche il trasporto scolastico, il trasporto pubblico locale, in maniera più efficiente e più efficace. Se, invece, lo decidono i sindaci eletti da altri sindaci, vorrà dire che il nuovo presidente della provincia, come lo avete pensato voi, penserà di più al proprio comune o ai comuni dei sindaci o dei consiglieri comunali che lo hanno eletto.
  Invece, un presidente di provincia eletto direttamente dai cittadini pensava a tutta la provincia. Questa è la cosa grave ! Le province avevano un grande ruolo per quanto riguarda il coordinamento culturale, delle manifestazioni, delle biblioteche. Penso alla mia provincia, dove sono stato anche assessore: abbiamo fatto molte cose, tanto è vero che anche i consiglieri provinciali del PD erano contro questa riforma. Penso alle strade provinciali, alla razionalizzazione, all'urbanistica, in modo che vi fosse un coordinamento tra i comuni limitrofi, perché le zone industriali, ad esempio, fossero vicine, contermini; altrimenti, ogni comune avrebbe pensato di fare le proprie zone industriali e residenziali senza pensare a quello che faceva il comune vicino, e dopo alle strade avrebbe dovuto pensarci la provincia.
  Invece, se davamo loro l'urbanistica, o almeno il coordinamento dell'urbanistica, magari riuscivamo a fare delle zone industriali più efficienti, più efficaci, e anche una viabilità migliore, senza, magari, come succedeva e purtroppo succede ancora, che le zone industriali e l'edificabilità vengano decise non in base...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  MATTEO BRAGANTINI. ...a un progetto razionale – concludo – ma semplicemente in base a chi è proprietario dei terreni. È quello che è successo negli anni Ottanta e Novanta grazie a molti esponenti di partiti importanti, come la DC o anche Pag. 43altri partiti. Non vuol dire che tutti quelli che erano nella DC o votati dalla DC erano dei ladri...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MATTEO BRAGANTINI. ...ma purtroppo – e concludo – è successo questo. E molti di quelli che facevano politica allora, la fanno ancora.
  Dunque, per tutti questi motivi, e ve ne sarebbero moltissimi altri, noi siamo contrari, non perché siamo conservatori: noi vogliamo veramente le riforme, ma le riforme per i cittadini, che possano votare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catania. Ne ha facoltà.

  MARIO CATANIA. Signor Presidente, Scelta Civica voterà a favore di questo disegno di legge, che costituisce, indubbiamente, un passo importante nella prospettiva di un più articolato impianto di riforme che il Governo auspica e che la maggioranza sostiene.
  È bene dire da subito che il disegno di legge che approveremo oggi è un disegno di legge che ha una portata transitoria. È un disegno di legge che è concepito nell'attesa della riforma del Titolo V della Costituzione e che, quindi, deve essere valutato in un'ottica di soluzione provvisoria e transitoria, in vista di una riforma più organica. Il testo di oggi è un testo sensibilmente migliorato rispetto alla stesura originaria, anche per l'impegno che Scelta Civica ha avuto durante i lavori parlamentari, e questo ci consente, oggi, di apprezzarne in modo più compiuto tutti gli aspetti positivi, pur non nascondendo il fatto che rimangono alcuni elementi che in noi destano certe perplessità.
  Comincerò a ricordare quelli che noi riteniamo essere gli aspetti positivi di questo testo. Tra questi, voglio riferirmi, in primo luogo, proprio alla regolamentazione che viene data delle province; regolamentazione che, ricordo, sconta il fatto che, a Costituzione vigente, sulla base del testo attuale, le province, comunque, non potrebbero essere soppresse. Ebbene, questo testo si muove nella direzione giusta, avvia un processo di parziale trasferimento delle funzioni dalle province ad altri enti, prevede un'elezione indiretta degli organi provinciali, prevede la gratuità degli stessi organi provinciali. Tutti fattori che indubbiamente vanno nel senso di snellire il sistema, vanno incontro a quella che è la sensibilità manifestata in modo molto forte dai cittadini italiani in questo periodo storico nel chiedere una politica che costi di meno, una politica meno invasiva.
  Ebbene, questo è il dato che credo vada sottolineato con maggiore attenzione tra gli aspetti positivi, quindi quello della regolamentazione delle province, ma non vi nascondo che ci sono altri aspetti del testo che ci lasciano ancora perplessi.
  Voglio ricordare in primo luogo il modo in cui noi avviamo le città metropolitane, questa nuova figura già prevista dalla Costituzione, ma che in realtà non era ancora stata trasferita nella realtà effettiva delle istituzioni locali. Ebbene, la scelta di far coincidere le città metropolitane con il territorio delle province di origine ci sembra obiettivamente una scelta poco felice. È una scelta che fa sì che, ad esempio, la provincia di Reggio Calabria, ampiamente occupata dal territorio dell'Aspromonte, si ritrovi oggi ad essere denominata sic et simpliciter città metropolitana, falsando oggettivamente una realtà concreta, che è quella di un territorio in cui soltanto una parte minoritaria della provincia stessa è occupata da un tessuto urbano diffuso.
  Viceversa – mi viene un altro esempio che credo colpisca molto – questa scelta impedisce, nel caso di Firenze, la città del Presidente del Consiglio, di arrivare ad una perimetrazione di città metropolitana che inglobi l'urbano di Firenze con la zona di Prato, zone che sono in un continuum urbano indiscutibile, mentre invece inserisce nella città metropolitana nascitura di Firenze tutta l'area del Chianti, che francamente credo abbia poco a spartire con Pag. 44le tematiche della città metropolitana di Firenze. Sarebbe stato forse opportuno uno sforzo maggiore in questo senso, perimetrando ex novo le città metropolitane, dandogli così un incipit più conforme e più coerente con quella che è la logica economica e sociale della città metropolitana stessa.
  Ci sono anche altri aspetti che non ci lasciano del tutto convinti. Avremmo – lo dico con molta franchezza, come Scelta Civica – fatto volentieri a meno dell'aumento del numero dei consiglieri e degli assessori per i piccoli comuni, non tanto per valutazioni squisitamente di merito, quanto perché abbiamo la percezione che questo non vada nel senso di quella che è la sensibilità dell'opinione pubblica oggi, e in un Paese democratico io credo che sia sempre doveroso rispettare le sensibilità dell'opinione pubblica.
  Bene, detto tutto questo, credo che il nodo di fondo resti comunque l'assetto che vorremo dare in futuro, in via definitiva, a tutte quelle funzioni pubbliche che sono di «area vasta», questo termine un po’ nuovo magari per l'opinione pubblica, che significa quella dimensione che va al di là del comune ma non raggiunge la dimensione regionale.
  Bene, su questo noi non possiamo che considerare oggettivamente transitorio l'impianto di questo disegno di legge, dove continuano a coesistere città metropolitana, provincia, unione di comuni, organismi, agenzie, consorzi di vario tipo, in una congerie di istituzioni pubbliche molto affollata e poco efficiente. Io credo che la nostra opinione pubblica, io credo che gli italiani si aspettino da noi un serio snellimento di questo tessuto istituzionale. Credo che questo andrà fatto all'indomani della riforma del Titolo V della Costituzione. Dovrà essere fatto con lucidità, perseguendo maggiore efficienza delle istituzioni locali, ma anche un forte risparmio sui costi della politica, che è richiesto a gran voce dalla nostra opinione pubblica e che è assolutamente necessario.
  Detto questo e in quest'ottica, nell'ottica di un sistema che consideriamo transitorio, confermo l'appoggio di Scelta Civica a questo testo e sollecito il Governo e la maggioranza a voler proseguire con sempre maggiore energia nella strada delle riforme (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, dico subito che il Nuovo Centrodestra voterà a favore di questo provvedimento. Lo fa con convinzione per una serie di motivazioni, che esporrò di qui a poco. Ma non eviteremo di continuare a sottolineare, oltre agli aspetti positivi, alcuni elementi di riflessione, di perplessità, che durante l’iter abbiamo già evidenziato in Commissione. Qualche riflessione ha portato ad alcuni risultati, ma vanno ancora sottolineate perché, come qualcuno ha detto prima di me, siamo in un momento quasi transitorio rispetto a quello che si vuole fare successivamente.
  Questo provvedimento contiene principi essenziali che costituiscono la base stessa della prossima riforma del Titolo V della Costituzione, specie per quanto concerne l'ordinamento istituzionale del territorio. Mi riferisco all'autonomia organizzativa delle amministrazioni dello Stato sul territorio rispetto alle istanze locali, alla loro dimensione, alla loro diramazione e alla loro autonomia territoriale.
  Si procede attraverso elementi di semplificazione rispetto ai governi locali ed al modo stesso in cui le amministrazioni e le istituzioni rappresentative dovranno confrontarsi e dialogare con i cittadini. Gli elementi di omogeneità territoriale e di riequilibrio nelle autonomie consentiranno alle singole istituzioni maggiori aree di competenza ed una azione più concreta ed incisiva nella realtà nella quale sono inserite. Tutto ciò nel quadro di un nuovo e – speriamo – più proficuo rapporto e confronto tra cittadini e pubblica amministrazione.
  Un primo positivo passo, dunque, un passo fondamentale rispetto al processo che dovrà condurci alla riforma del Titolo Pag. 45V della Costituzione, riforma che consentirà, da un lato, una concreta riduzione della spesa pubblica e, dall'altro, l'adeguata ed equilibrata riorganizzazione delle istituzioni locali.
  Il Nuovo Centrodestra è dunque favorevole a questo provvedimento, nonostante, come dicevo prima, le criticità che abbiamo più volte rilevato, che attengono principalmente a problemi – mi si passi il termine – di conservatorismo, che vanno quanto prima affrontati e risolti. La rigidità sulla determinazione di area vasta ne costituisce in modo veramente chiaro un esempio.
  In più di una circostanza abbiamo sostenuto come per noi fosse essenziale privilegiare la riforma costituzionale rispetto alla riforma per via ordinaria della governance delle ex province. Una riforma che si limita a definire il superamento di aspetti marginali, specie per quanto riguarda le voci di spesa, sulle quali si sarebbe potuto invece intervenire in maniera più incisiva, operando sulla sovrapposizione di funzioni, sull'eliminazione di una miriade di enti intermedi e sulla maggiore responsabilizzazione della governance istituzionale.
  Il presente provvedimento si sviluppa lungo tre direttive o coordinate: si istituiscono le città metropolitane, si predispone una nuova disciplina delle province come enti di secondo grado e si rimodulano le norme in materia di unione tra comuni.
  Riguardo alle città metropolitane, è opportuno precisare che il disegno di legge non le configura come una mera provincia travestita ma, sia sul piano della dimensione territoriale che delle funzioni, le connota in termini innovativi e funzionali a strutturare una moderna possibilità di governance di quelle aree, che si concepiscono unite dentro un comune sistema dei flussi e di mobilità, di sistemi produttivi e di servizi sociali. Questo risultato si ottiene grazie ad alcune specifiche norme che consentono proprio questo risultato.
  Debbo però inserire proprio in questo punto, che è quello delle città metropolitane, una riflessione: un assetto che dovrà essere sicuramente rivisitato in occasione della riforma del Titolo V sotto il profilo sia dimensionale che della democrazia diretta.
  Questo provvedimento, infatti, prevede che le città metropolitane possano dotarsi di strumenti di democrazia diretta, ma è evidente che tale principio deve intervenire in maniera ordinaria e messo a regime, altrimenti non avrebbe senso. Ecco perché la nostra idea di transitorietà rispetto a certe posizioni assunte con questo provvedimento.
  Il coraggio di operare scelte di efficienza ed economia dovrà riguardare anche il complesso e delicato tema delle regioni. È in questo comparto, in effetti, che occorrerà intervenire, nella consapevolezza che proprio nelle regioni risiede rilevante parte della disorganizzazione e dello spreco di risorse. Noi non siamo tra coloro i quali ritengono che debbano essere abolite le province perché così si avrà un risparmio. È una bugia.
  Altro elemento che andrà affrontato in termini di funzionalità ed efficienza riguarda l'area vasta e, dunque, la questione relativa alle sinergie tra comuni, all'unificazione dei servizi, all'unificazione delle funzioni fondamentali. Come ho già detto in precedenza, nell'approvare il provvedimento al nostro esame, non abbiamo rinunziato ad elencare criticità ed elementi essenziali che a nostro avviso vanno considerati.
  Desidero rilevare, per l'appunto, che oggi siamo di fronte al primo passo di un processo riformatore che, pur nella sua transitorietà, va sostenuto ed assecondato. I giudizi positivi e gli elementi critici fatti rilevare costituiscono parte integrante dell'opera concreta e propositiva che i Ministri ed i gruppi parlamentari del Nuovo Centrodestra hanno posto in campo per sostenere ed aiutare il percorso virtuoso che il Governo ha avviato.
  Nel corso dei lavori della Commissione, come già accennato, sono state apportate importanti modifiche al testo originario, in particolar modo riguardo alle province e riguardo proprio alle città metropolitane. È stato ritenuto opportuno modulare i tempi sulla base della circostanza, che è Pag. 46sotto gli occhi di tutti, delle elezioni che di qui a poco si sarebbero dovute tenere in 4 mila comuni. Una modifica molto importante, che è stata apportata proprio attraverso il lavoro svolto nelle Commissioni, è quella di prevedere che l'elezione del consiglio metropolitano, così come quella del consiglio provinciale, coinvolga, non solo i sindaci, ma anche i consiglieri comunali. Si tratta di una modifica importante che tutela il ruolo delle opposizioni e consente un incremento del tasso di democraticità, pur rimanendo nell'ambito di un'elezione di secondo grado. Il meccanismo che viene adottato è un meccanismo di tipo ponderato, che viene strutturato evitando che ci sia una sproporzionata prevalenza dei comuni di dimensioni maggiori.
  Da ultimo, è importante ricordare e precisare che, rispetto al disegno di legge originario, viene decisamente rafforzata la norma sulla soppressione degli enti intermedi, i cui costi e la cui inutilità sono stati più volte denunziati, prevedendo un principio fondamentale per le regioni che lo attuano e che mira a riconoscere loro un forte incentivo in termini di finanziamento sul Fondo per il trasporto pubblico locale.
  Insomma, è tempo di riforme. Vengono richieste dai cittadini e, almeno apparentemente, richieste da tutte le forze politiche che compongono le Assemblee parlamentari. Se il percorso inizia da questo provvedimento, transeat. L'essenziale è che si ponga mano a tutta una serie di intrecci che vanno fatti con questo provvedimento e che debbono vedere una rivisitazione totale, non solo del rapporto delle amministrazioni, ma del rapporto dello Stato con i cittadini.
  In un'epoca in cui abbiamo letteralmente massacrato i comuni, in un'epoca in cui si desidera – e anche noi lo vogliamo – eliminare le province, in un'epoca in cui si vogliono ridimensionare le regioni sulla scorta di emozioni e di emotività che ci sono state per quello che è accaduto, per gli scandali che ci sono stati, con tutto quello che comporta la volontà di passare definitivamente e una volta per tutte alle riforme, non bisogna dimenticare un filo conduttore che ci deve essere in tutte le riforme: il rapporto tra lo Stato centrale e i cittadini.
  Se con l'abolizione, la sostituzione, tutto quello che sarà fatto, riusciremo a mantenere questo rapporto, le riforme saranno una vittoria. Se, invece, sarà fatta una non intelligente e non minuziosa rivisitazione di tutto il comparto, evidentemente non sarà una vittoria e ancora una volta alla fine chi sarà penalizzato saranno i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signora Presidente, membri del Governo, colleghi, Sinistra Ecologia Libertà voterà contro questo provvedimento. Voteremo contro non perché siamo contro il cambiamento o perché siamo contro un disegno di riforma del Paese. Noi voteremo contro questo disegno di legge perché nulla di quello che viene propagandato con grandi squilli di tromba si trova effettivamente scritto nel disegno di legge.
  Per evitare qualsiasi infingimento, è bene dire da subito che non vengono eliminate le province né, tra l'altro, lo si poteva fare, visto che sarebbe servita una legge di rango costituzionale. Possiamo dire che le province vengono mimetizzate, nascoste, trasformate, in parte, in città metropolitane e relegate al ruolo meno appariscente di enti di secondo livello. Per usare una felice espressione del collega Quaranta, vengono «sdemocratizzate», nel senso che gli amministratori non verranno più eletti dai cittadini ma nominati nelle segrete stanze dei partiti, attraverso il voto di sindaci e di consiglieri comunali, unici soggetti abilitati a votare e, ancora peggio, unici soggetti abilitati ad essere candidati alla guida del governo dei nostri territori. Governeranno su tutti, ma si eleggeranno tra di loro. Niente più controllo democratico, niente più giudizio dei cittadini a fine mandato. Tutto ciò in un momento di seria crisi della rappresentanza della democrazia.Pag. 47
  Ma veramente si può credere che la risposta sia quella di eliminare le elezioni ? Di tornare alla spartizione degna dei peggiori ricordi delle USL degli anni Ottanta ? Ci saremmo aspettati da parte del nuovo Governo modalità innovative su come far contare e partecipare di più i cittadini: non cavilli legulei per estrometterli dalla vita democratica.
  Sinistra Ecologia Libertà non è contro il cambiamento; anzi, ogni giorno, nel nostro lavoro parlamentare, proponiamo idee e atti che vanno nella direzione del cambiamento e dell'innovazione, ma siamo radicalmente contro i finti innovatori che nascondono dietro le belle parole e dietro tanta demagogia le peggiori pratiche spartitorie sperimentate nella prima e nella seconda Repubblica.
  Questa legge denota plasticamente tutte le debolezze della politica di questa maggioranza. Noi eravamo e siamo pronti a raccogliere la sfida di riforme vere, di riforme serie sulla governance locale, che riscrivano ruoli e competenze delle istituzioni territoriali. Ma per fare ciò c’è bisogno di una grande e innovativa idea di Paese, c’è bisogno di intervenire sui problemi reali, su come si migliorano i servizi ai cittadini, su come si interviene sul trasporto pubblico locale, sulla sanità, sull'ambiente e su come si attiva un processo di ripubblicizzazione dell'acqua, così come chiesto da 27 milioni di cittadini con il referendum (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Su questo noi ci siamo e ci sarebbero anche efficienza e risparmi veri: altro che finti risparmi attraverso l'abolizione della democrazia edulcorata dal taglio delle indennità ! Il punto non è eliminare 3 mila poltrone, come asserito in un infelice tweet dal Presidente del Consiglio, ma evitare che si creino 3 mila luoghi di opacità, non soggetti a controllo democratico, che non produrranno alcun beneficio per i cittadini.
  Che si tratti di tanta demagogia e di altrettanta propaganda lo dimostrano anche i banchi desolatamente vuoti del Governo in questi giorni. Non un Ministro abbiamo visto metterci la faccia, né in Commissione né in Aula, e neanche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Delrio, cui va riconosciuta la paternità del provvedimento, ha ritenuto utile farsi vedere: probabilmente perché sono tutti consapevoli che di grande ed epocale riforma, al netto della demagogia buona per la campagna elettorale delle prossime elezioni europee, non vi è nulla.
  Il sottosegretario Bressa è stato l'eroe solitario di un Governo in fuga da questa legge: un provvedimento pieno di inesattezze, con molteplici profili a rischio di incostituzionalità, anche riguardo alla sentenza della Corte costituzionale n. 220, che ha dichiarato illegittimo il decreto Monti sulla stessa materia.
  Rilievi talmente macroscopici sia dal punto di vista formale che sostanziale che anche il Comitato per la legislazione non ha potuto esimersi dall'elencare le numerose incongruenze e criticità del testo, incomprensibile in molte sue parti, dal rischio di scioglimento anticipato dei consigli provinciali all'assurdo comma 136 sull'applicabilità dell'aumento dei consiglieri nei piccoli comuni, che sembra scritto dal ragionier Fantozzi su intuizione del geometra Filini. Criticità che rischieranno di aprire innumerevoli contenziosi tra enti territoriali e Governo centrale dall'esito imprevedibile e dai costi economici di difficile quantificazione.
  Quanto alle città metropolitane, noi abbiamo salutato con favore il loro varo dopo venti anni di chiacchiere, contribuendo fattivamente, in sede di prima lettura, alla stesura del testo. Non ci sfugge l'importanza della questione e anche lo sforzo di innovazione, ad esempio, sull'autonomia statutaria che contraddistingue la legge. Ma, non dimenticando le innovazioni positive, anche in questo caso un po’ di coraggio in più non avrebbe guastato.
  Non sarà facile far competere al meglio le nostre aree metropolitane con quelle europee e mondiali senza una forte legittimazione democratica dei loro rappresentanti. Certo, i venti anni di ritardo pesano. Bisognerà mettere le nostre città metropolitane nella condizione di recuperare i ritardi sulla realizzazione delle smart city. Pag. 48Non bastano le buone intenzioni, vi sarà bisogno di investimenti veri e di grande capacità di innovazione. Ma questo non è sufficiente. Invito a leggere il bel libro di Aldo Bonomi e Roberto Masiero Dalla smart city alla smart land per capire come bisogna essere più coraggiosi nel pensare una riforma complessiva degli enti territoriali, che sappia valorizzare e contemplare la storia dello sviluppo dei nostri territori e il continuo e proficuo rapporto tra città e campagna, tra grandi aree urbanizzate e l'entroterra del nostro Paese.
  Tutto ciò, a mio avviso, è mancato, ma affinché anche questa vicenda non si esaurisca nell'ennesima occasione persa, l'invito di Sinistra Ecologia Libertà a ragionare di un modello di sviluppo che contempli un modello diverso di gestione amministrativa è sempre valido.
  Infine, mi accingo alla conclusione, credo sia doveroso per me ricordare le tante battaglie che SEL ha fatto sia alla Camera che al Senato e che ci hanno consentito di vedere approvare emendamenti al testo che hanno mitigato alcuni aspetti negativi e controversi della legge. Mi riferisco alla norma che impedisce il doppio stipendio per i subcommissari delle province, alla norma che inserisce i requisiti di onorabilità e inserisce anche le incompatibilità per i commissari. Quest'ultima previsione porrà fine – almeno così ci auguriamo – alla vergogna dei commissari politici, che negli ultimi anni le forze politiche maggiori presenti nella passata legislatura si sono spartiti: commissari scelti con il manuale Cencelli e che da anni gestiscono in assoluta autonomia i ruoli di presidente, di giunta e di consiglio provinciale. Una tale concentrazione di poteri senza contrappesi non si vedeva dai tempi dei potestà.
  Fondamentale è stata anche la nostra battaglia per ricomprendere nelle competenze delle province tutte le competenze finora svolte da enti, società, ATO e consorzi, con il contestuale scioglimento di tutti questi organismi. Questo almeno ha portato ad una parziale accettazione delle nostre proposte. Non basta, ma è un primo passo. E per la prima volta una legge prevede meccanismi di accorpamento delle competenze e il superamento di superfetazioni istituzionali inutili e costose.
  L'emendamento di Sinistra Ecologia Libertà approvato al Senato, con il parere contrario del Governo, riporta in capo alle province la competenza sull'edilizia scolastica, modificando un testo che confondeva la competenza tra comuni e province, rischiando di peggiorare il già fatiscente patrimonio edilizio scolastico utilizzato dai nostri figli.
  Infine, non si può che salutare con soddisfazione l'aumento dei consiglieri dei piccoli comuni ad invarianza della spesa, che la falcidie messa in atto con una cieca spending rewiev aveva relegato a consigli di amministrazione incapaci di rappresentare la fotografia democratica delle comunità locali. Credo che per tutti noi tornare a guardare all'esperienza di quei cittadini che, spinti da sano spirito civico, governano con tanto entusiasmo e senza alcun ritorno i territori in cui vivono, potrà essere utile a riscoprire la buona politica.
  Come è chiaro, però, purtroppo ci accingiamo a votare una legge pasticciata, una legge che anche sull'aumento dei consiglieri comunali rischia di essere annullata da sentenze e contenziosi.
  Scritta male e con molti profili a rischio di incostituzionalità, figlia di una maggioranza più attenta all'apparire che ai contenuti. Una legge che purtroppo non riforma, ma deforma, un'ennesima occasione persa dietro interessi di parte. Noi esprimiamo un voto convintamente contrario, ma ribadiamo che sulle riforme siamo disponibili a ragionare insieme, ma la volontà...

  PRESIDENTE. Concluda.

  NAZZARENO PILOZZI. Ho finito. Ma la volontà deve essere in primis della maggioranza ad aprire dibattiti veri e costruttivi, abbandonando gli accordi extraparlamentari con Berlusconi e con Verdini che hanno contraddistinto i primi passi del nuovo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, Forza Italia è per l'abolizione delle province senza «se» e senza «ma», lo abbiamo scritto nel programma sottoposto al giudizio degli italiani, abbiamo su questo chiesto ed ottenuto il consenso dei nostri elettori. Lo avremmo fatto senza indugi e senza trucchi con una riforma costituzionale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 14,07)

  PAOLO RUSSO. Vi spiegheremo però quali sono invece i «se» ed i «ma» di questa legge. Forza Italia non vuole l'imbroglio, non vuole i pasticci, le superfetazioni, le scorciatoie, le strade impervie e le inutili manfrine. Forza Italia semplicemente vuole abolire le province in un quadro nuovo, moderno e più snello di assetto istituzionale.
  Per queste ragioni il nostro giudizio nei confronti di questa presunta riforma è critico, negativo, inappellabile. Il disegno Delrio non abolisce le province, le trasforma come un novello mago Silvan in un ginepraio di sovrapposte competenze capaci di generare solo inutili e costosi contenziosi. Il disegno Delrio è palesemente incostituzionale sia perché in contrasto con gli articoli 1 e 114 della Costituzione sia perché l'automatismo che intercorre tra sindaco del comune capoluogo e sindaco della città metropolitana non consente, non consentirà, Presidente, ai cittadini di 1.330 comuni, a 12 milioni e 300 mila cittadini di poter esprimere la propria preferenza e il proprio giudizio.
  Ancora, è incostituzionale perché la fretta, mi auguro, questa e non l'ignoranza, ha generato un testo che interromperà i mandati elettivi prima del tempo, un pericoloso vulnus senza precedenti nella storia democratica del nostro Paese.
  Non abolisce le province, ne trasforma quindici in città metropolitane in mano ai sindaci dei comuni capoluogo. In Spagna le città metropolitane sono due, Madrid e Barcellona; in Francia sono tre, Parigi, Lione e Marsiglia; in Germania sono due, Berlino e Amburgo; in Inghilterra la sola Londra, e Londra elegge direttamente il sindaco metropolitano. Mai in nessuna parte del mondo si fa l'imbroglio per cui alcuni eleggono per tutti. È come se due aree, valutate per popolazione, come Lombardia e Veneto, avessero i propri eletti qui in Parlamento eletti dai cittadini toscani ed emiliani.
  Si tratta di un colpo di mano politico che concederà al centrosinistra la guida di queste istituzioni senza passare attraverso libere elezioni democratiche. Il centrosinistra così si assicura per legge il controllo di questi territori, considerato che il ruolo poi dei sindaci dei comuni dell'area metropolitana diventa del tutto marginale, tanto che questi perdono funzioni proprie importanti a vantaggio proprio del sindaco metropolitano, a partire dalle scelte che riguardano la mobilità, la viabilità, la pianificazione urbanistica. Non vorrei che a pensare male ci si azzecca, e così si spiegherebbe tutta questa fretta per consentire a quei sindaci dei comuni capoluogo di gestire direttamente le ingenti risorse comunitarie che verranno destinate al futuro POM città nella nuova programmazione 2014-2020.
  Poi, lo diceva compiutamente ieri il collega Baldelli, ma facciamoli un po’ riposare questi sindaci, questi sindaci di Milano piuttosto che di Palermo o di Napoli, lasciateli lavorare per la loro comunità, per il proprio comune.
  Non solo sindaci della comunità per la quale sono stati regolarmente eletti, ma poi dopo diventano per legge nuovi zar non votati delle aree metropolitane, e poco più tardi li portate pure, a giorni alterni, in Senato. Ma quando si riposano ? E soprattutto, e lo dico ai colleghi del PD, essendo tutti di sinistra, date loro pure il tempo di frequentare le vostre case del popolo e la vostra sede di via del Nazareno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! A fronte dell'abolizione Pag. 50di millecinquecento consiglieri provinciali, non tremila, ma millecinquecento consiglieri provinciali, create 26 mila nuovi consiglieri comunali e 5 mila nuovi assessori comunali, moltiplicazione delle poltrone. Certo, il Governo si è impegnato a rendere questa operazione a costo zero, ma è difficile aumentare le cariche senza aumentare le spese. Vedremo quanto sarà vero; si tratta di circa 31 mila cariche in più, lavoreranno tutti gratis ? O gli altri consiglieri si faranno un'autoriduzione dei compensi ? Come si pagheranno i rimborsi e le giornate di assenze giustificate sui luoghi di lavoro ? È la solita storia di furbizia italiana, un po’ guascona che dice di cacciare dalla porta millecinquecento consiglieri provinciali per poi fare entrare dalla finestra 31 mila nuovi consiglieri ed assessori comunali, a spese dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Ma questa norma non svuota le province, paradossalmente finisce per consolidare le attuali funzioni ed aumentarle pure: pianificazione territoriale, tutela e valorizzazione dell'ambiente, viabilità extraurbana e trasporti, programmazione provinciale della rete scolastica, gestione dell'edilizia scolastica, raccolta dati ed assistenza tecnica ai comuni, singoli od associati ed agli enti territoriali, promozione delle pari opportunità e prevenzione delle discriminazioni in ambito occupazionale. Si riconosce, ancora, alle province la possibilità di esercitare le funzioni di stazione appaltante e di organizzazione di concorsi e procedure selettive e poi l'edilizia scolastica, creando un'evidente ambiguità. La formulazione generica della norma finisce per assegnare alle province anche la gestione dell'edilizia scolastica della scuola primaria e secondaria di primo grado, elementari e medie, di competenza, sino ad oggi, comunale.
  Forza Italia è per l'abolizione delle province, in Senato il 27 marzo abbiamo votato convintamente l'urgenza per i disegni di legge costituzionale di abolizione delle province, unico modo per abolire davvero tali enti.
  A che serve approvare un disegno di legge incostituzionale e privo di coperture finanziarie solo per la creazione di quelle città metropolitane ? Ciò mi pare evidente, e il disegno di legge che andate approvando non semplifica poiché aggiunge nuove istituzioni alle precedenti, ma non semplifica perché non è questo l'obiettivo del disegno di legge. Il vero obiettivo è spostare nelle mani del centrosinistra il controllo di alcune aree strategiche del Paese, senza dover passare dalle urne (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Voteremo, Presidente, convintamente «no», no perché le province non vengono abolite, no perché non vogliamo imbrogliare gli italiani, no perché la strada maestra è la riforma costituzionale, no perché aumentano gli sprechi e le inefficienze tutte a danno dei cittadini, no perché non vengono abolite le province trasformandole in «enti frankenstein» frutto di trapianti ed autoinnesti, voteremo no perché avremmo voluto seguire l'esempio dei costituenti, per consentire nuove forme di Governo del territorio, ripensando anche alle regioni in chiave di macro aree, ma pensando alle persone fisiche e non solo a freddi enti di governo di comando e di gestione. Noi avremmo voluto ragionare qui di quelle persone fisiche che rendono un popolo vivo e palpitante, una vera collettività che può riscattare la propria voglia di partecipare, contare e decidere del proprio futuro. Avete preferito la strada dell'arrocco inutile e dannoso, tutto scritto in questa tabellina, questa tabellina che vi mostro: quindici sindaci di sinistra che diventano, senza essere eletti, sindaci di aree più vaste, ma capisco che questa per Renzi, come per voi, è l'ordinaria pratica, quella di non essere eletti e di accomodarsi.
  Sindaci di aree più vaste che governeranno, che comanderanno per 1.330 comuni che mai li hanno conosciuti, che mai li hanno visti, e per 12.300.000 cittadini che mai li hanno votati e mai li potranno votare ! Noi di Forza Italia continueremo a sostenere la nostra tesi nelle piazze e nel Pag. 51Paese, in Parlamento, appellandoci anche al Capo dello Stato perché non promulghi questa legge palesemente incostituzionale, per sostenere le nostre ragioni, per gli italiani e per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Un «no» perché noi le province vogliamo abolirle davvero e non per finzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, cerchiamo di capire subito di cosa stiamo parlando, visto che non avete chiarito ciò che oggi ci apprestiamo a votare. Infatti, da un lato abbiamo i membri del Governo che hanno parlato sui giornali, in televisione, di abolizione delle province, dall'altro però abbiamo alcuni parlamentari di maggioranza che hanno parlato di riordino, di sospensione e di riorganizzazione.
  La parola «abolizione» è un termine allettante che viene utilizzato troppo spesso a sproposito, come è successo, ad esempio, lo voglio ricordare, per il finanziamento pubblico ai partiti e come sta accadendo ad esempio adesso per il Senato. È evidente la vostra esigenza ormai di annunciare su Twitter, su Facebook, addirittura anche il numero di volte al giorno in cui un Ministro si allaccia le scarpe. Però, cerchiamo di dire la verità ai cittadini che ci ascoltano e che aspettano una risposta magari da chi li governa. Parliamo, Presidente di credibilità. Da chi arriva questa proposta ? E soprattutto, cosa si vuole fare ?
  Il testo finale ci arriva dal nuovo Governo Renzi e la finalità, a parole, sarebbe quella di risparmiare risorse e tagliare i costi della politica: ma chi è il Presidente del Consiglio di questo nuovo Governo ? È per caso quella persona assunta come dirigente nell'azienda di famiglia undici giorni prima di essere ufficialmente candidato alla presidenza di una provincia, magari per sfruttare un miglior piano contributivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? È per caso un ex presidente di provincia che ha nominato ben quattro direttori generali, e da memoria ricordo che ne serve uno solo ? È la stessa persona che è stata condannata dalla Corte dei conti per danno erariale ?
  Certo, Presidente, dobbiamo ammetterlo: siamo passati da un Presidente del Consiglio condannato in via definitiva per svariati milioni di euro sottratti al fisco ad un Presidente del Consiglio condannato solo in primo grado per alcune decine di migliaia di euro. Certamente un passo in avanti; forse è il primo effetto benefico di quella che ormai da anni viene denominata la spending review. Dovevamo assistere all'alba del rottamatore, al condottiero Matteo che va veloce; Presidente, ma dove va ? Perché, informo il Presidente del Consiglio che, rispetto alle sue promesse, è in ritardo su entrambe le riforme che aveva dato già per fatte a febbraio e a marzo. Siamo ad aprile e di riforme portate a casa neanche l'ombra, ma forse il Presidente Renzi era troppo impegnato a presentare il libro di qualcuno che doveva rottamare; era troppo impegnato con il suo predecessore nella metodologia, Massimo D'Alema; sta forse magari prendendo direttive e ripetizioni private su come deve svendere gli ultimi patrimoni degli italiani.
  Fin qui, Presidente, abbiamo parlato di mancanza di credibilità, che a noi è evidente, ma ora parliamo del fine di questa legge; ora parliamo del cosa si aspetterebbe un cittadino da una legge che abolisse realmente le province. Si aspetta il portone chiuso, la targa smontata, si aspetta risparmi per milioni di euro, efficienza, sburocratizzazione, mai più contorsionismi fra gli uffici, mai più presidenti di provincia, giunte provinciali che rimandano a giunte regionali e a giunte comunali. Facciamo così, Presidente: consiglio ai cittadini, non domani, non il mese prossimo, ma dopo l'estate, di farsi un giro presso il proprio ente provinciale. Troveranno Pag. 52il portone aperto, la targa al suo posto, e troveranno al bar lo stesso presidente della provincia e gli stessi assessori provinciali che cinque anni prima avevano ancora eletto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Con questa legge, Presidente, non sarà più possibile nemmeno eleggerli, non sarà più possibile avere alcun controllo sui propri amministratori; ci penseranno tra di loro, nelle segreterie politiche. Devo dire che da questo punto di vista, per la logica di questo Governo, è un grande miglioramento, soprattutto se cominciamo a pensare ai loro stipendi: li risparmiamo o saranno accreditati come sempre ? Scommettiamo ?
  Tanto voi – e intendo la maggioranza – con il gioco d'azzardo, con i vostri amici concessionari di slot machine a cui non risparmiate condoni sulla loro evasione, vi trovate a vostro agio, quindi scommettere vi fa bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Presidente, mi chiedo: ma cosa ci riserva ancora questa riforma per il futuro ? Perché i cittadini lo devono sapere. Avremo le città metropolitane, le unioni dei comuni, ed ancora le province: quindi abbiamo abolito le province, vero ? Le avete abolite fingendo in questo modo di abolirle.
  Del resto la Corte dei conti qui alla Camera ha già prospettato un aumento dei costi non prevedibile e una grande confusione amministrativa. Ma comprendiamo che evidentemente il Presidente del Consiglio, dopo la sua condanna, non abbia in grande simpatia la Corte dei conti e le sue indicazioni. Magari, come suggerimento, dopo il CNEL, suggeriamo anche che potreste abolire anche la Corte dei conti.
  Del resto ci stiamo chiedendo: se per avere risparmi sicuri per voi dovete addirittura arrivare a tagliare le indennità di accompagnamento per i disabili e le pensioni di guerra, azioni tentate e poi subito smentite per paura di ripercussioni elettorali, cos'altro possiamo aspettarci ? Se dovete parlare di novità e di tagli concreti ai costi della politica, dovreste dire che questa riforma incrementerà il numero massimo – sottolineo: incrementerà – il numero massimo di assessori e consiglieri nei comuni fino a diecimila abitanti.
  Presidente, noi siamo sempre stati coerenti: noi da sempre siamo contro le province, non come qualcuno che lo scrive ogni volta sul proprio programma, e poi si candida ogni volta; di quel programma i cittadini se ne fanno carta straccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Noi, Presidente, non abbiamo mai partecipato alle elezioni provinciali, e abbiamo già depositato molti mesi fa, già nel luglio 2013 al Senato, ed ora è calendarizzabile, una proposta di legge costituzionale a prima firma Vito Crimi (suggerimento). E quando si fa una scelta, noi decidiamo immediatamente da che parte stare; per quanto vi riguarda non abbiamo capito ancora da che parte state, se le volete realmente abolire o no, le province. O meglio, guardando questo provvedimento, l'abbiamo capito benissimo, che state fingendo di abolirle, le province.
  E allora, Presidente, quando parliamo di province, però, parliamo anche di temi seri, come ad esempio l'edilizia scolastica. A noi, infatti (e questo i cittadini lo devono sapere), insospettisce che voi prolunghiate, senza alcun voto di mandato, dei vostri presidenti di provincia, dando loro la possibilità di gestire gli appalti per l'edilizia scolastica. Io vengo da una provincia, la BAT, che ha seri problemi in questo senso, non ultimo con la gestione fantasiosa di alcuni istituti scolastici provinciali: come ad esempio l'Istituto tecnico agrario di Andria, istituto fondato nel 1883, eccellenza del territorio, ed ora a rischio chiusura.
  Presidente, quando questa maggioranza farnetica di 3 mila incarichi tolti ai politici, quando parlate della volta buona, dovreste ricordare che siamo nel Paese che perde mille posti di lavoro al giorno: troverete collocazione per i mille lavoratori che ogni giorno perdono il loro lavoro, come invece certamente farete per i vostri 3 mila politici ? Per i mille cittadini che giornalmente perdono il lavoro ci sarà la Pag. 53cassa integrazione, come per gli impiegati dei partiti politici ? Ci saranno le corsie preferenziali per le nuove occupazioni ?

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole D'Ambrosio. Ministro, gentilmente... Ministro... Grazie. Prego.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, anche l'educazione tornerà di moda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Grazie, comunque.
  Presidente, sono sicuro che questa maggioranza avrà la stessa attenzione anche per quei mille lavoratori che perdono il posto di lavoro al giorno.
  Presidente, però, mentre il nostro Presidente del Consiglio va in giro per l'Italia per fare marketing istituzionale, si ricordi di spiegare che con questa nuova riforma date il benvenuto a più di 5.600 nuovi assessori e oltre 26 mila nuovi consiglieri comunali: 26 mila, stiamo parlando ! Ne abolite 3 mila per dare nuove 30 mila poltrone: vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Un esempio, Presidente, che fa da contraltare a questo: visto l'ennesimo furto fatto agli italiani, fatto da voi, regalando Autogrill a Benetton, che ora fugge lasciando per strada migliaia di famiglie, non si fermi, Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, agli Autogrill, perché potrebbe anche lei essere costretto a fuggire a gambe levate.
  Concludo, Presidente, dicendo che questa riforma non è credibile. Non è credibile chi ce la propone, non è credibile la proposta, non è credibile la finalità, è un trucco per tentare, ancora una volta, di guadagnare tempo, di guadagnare qualche mese in più per questo Governo e qualche voto in più alle europee.
  Ma questa volta, Presidente, non ce la fate. Le finte riforme non vi aiuteranno. State tranquilli, state sereni, alle prossime europee, ci pensiamo noi, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT. Signor Presidente, oggi dopo un lungo ed approfondito dibattito, giunge a conclusione il disegno di legge relativo alle disposizioni sulle città metropolitane, province e fusioni dei comuni. La discussione è stata lunga, difficile e complicata, come difficile e complicato è l'assetto istituzionale del nostro Paese, e giunge al termine proprio mentre stiamo per iniziare la riforma del Titolo V della Costituzione, riforma che intende far nascere un nuovo patto costituente tra cittadino e politica.
  Del cosiddetto disegno di legge Delrio si è molto parlato e mi preme sottolineare due passaggi importanti. Il primo, la creazione delle città metropolitane: se ne parla dal Testo unico enti locali del 2000, dalla riforma dell'articolo 114 della Costituzione del 2001, dal «decreto La Loggia» del 2003, ma fino ad oggi sono state per lo più un elenco di nomi e basta. Oggi, prendono finalmente forma, dopo quattordici anni di parole.
  A differenza di quanto detto in modo volutamente erroneo, non si tratta di creare nuovi enti e nuove poltrone, ma si tratta di una nuova collaborazione, un nuovo patto tra sindaci di comuni vicini per un miglior funzionamento dei servizi a favore dei cittadini. Certo che ci possono essere dei problemi, ma bisogna cogliere l'opportunità.
  Già oggi l'intensa concentrazione di attività produttive, l'elevata densità abitativa, l'interdipendenza dei centri abitativi che compongono e caratterizzano le realtà metropolitane esigono un diverso assetto istituzionale, che sia per un verso dotato di compiti idonei a governare i fenomeni di mobilità, di sviluppo economico e di una nuova pianificazione territoriale sinergica e, per un altro, che sia provvisto di adeguata rappresentatività di tutti i territori interessati dalle esigenze di governo metropolitano.
  Quindi, la costituzione della città metropolitana risponde a una duplice esigenza: superare la discrasia tra organizzazioni amministrative ed estensione, di fatto, della città e predisporre strutture e strumenti adeguati.Pag. 54
  Il secondo elemento di novità è la trasformazione delle province in enti di secondo livello, la cancellazione della sua previsione come ente avverrà nella succitata riforma del Titolo V. Qui si tratta di riorganizzare l'elemento di area vasta da organo elettivo ad ente di gestione di secondo livello.
  Ho chiesto io personalmente al gruppo del Partito Democratico di poter fare oggi la dichiarazione di voto perché la mia esperienza politica più importante, prima di questa, è stata proprio nell'ente provincia, come molti dei colleghi che siedono in questi banchi, e rivendico con orgoglio di averne fatto parte e ringrazio del sostegno che personalmente mi ha dato in questi anni il mio presidente della provincia, il presidente Antonio Saitta.
  So che ci sono buoni amministratori provinciali in questo Paese, so che in questi anni, come i comuni, anche le province hanno dovuto lottare contro tagli lineari che ne hanno fiaccato la loro azione propositiva, so, per averne fatto parte, che spesso questi amministratori sono il primo baluardo, assieme ai sindaci, per le richieste di aiuto dei cittadini e so che svolgono in modo corretto e serio il loro lavoro.
  Oggi lo dico a loro, come lo dico ai sindaci e ai cittadini tutti: non siamo nell'ottobre del 2011, quando il Governo Berlusconi sostenuto dalla Lega, per giustificare la propria inconcludenza cercò di evitare la bocciatura da parte dell'Unione europea con la cancellazione delle province; o non siamo sotto il Governo Monti che cinque minuti prima di parlare di riforma delle pensioni usò la «magliante» arma della cancellazione delle province per dire che in fondo tutti facevano la propria parte.
  Noi pensiamo ad una ridefinizione dell'intero assetto istituzionale.
  Per questo ho parlato dell'inizio di una fase nuova costituente, di una rivoluzione epocale. Non si tratta di cancellare un ente, si tratta di riformare un Paese, dove tutti fanno la propria parte, dal Senato all'unione dei comuni. Tutti conoscono un pezzo nuovo. Non si tratta solo di contenere i posti, ma di dare un nuovo slancio e una nuova energia.
  Certo, che se si analizzano i costi di questo Stato, che non è compiutamente federale e nemmeno completamente centrale, qualcosa c’è da riflettere. Dal 2001 al 2011 il fisco delle regioni è aumentato dell'81,4 per cento. È normale, in quanto sono aumentate le funzioni, ma nel contempo quello dello Stato è aumentato del 32 per cento, mentre la ricchezza del nostro Paese è aumentata solo del 25 per cento. La macchina burocratica, i veti incrociati delle istituzioni, portano a un sistema asfittico. Ci ricorda Rete imprese Italia come la burocrazia costa 31 miliardi l'anno, corrispondenti al 2 per cento del PIL. Per ogni impresa il costo è di 7 mila euro; per i soli adempimenti fiscali occorrono 269 ore l'anno, 100 ore in più, corrispondenti a 13 giorni rispetto alla media dei Paesi dell'area euro. Per un permesso edilizio ci vogliono in media 234 giorni, contro i 184 della Francia, i 99 del Regno Unito, i 97 della Germania. Per aprire un'azienda ci vogliono 52 adempimenti fiscali, dato che contribuisce alla posizione n. 65 dell'Italia nella classifica della Banca mondiale sulla facilità di fare impresa. Su 159 Paesi siamo addirittura dopo il Ruanda, trentaduesimo, ed il Messico, cinquantatreesimo.
  Non si tratta, pertanto, di mandare a lavorare 3 mila amministratori o di avere paura delle elezioni, critica che si può fare a qualsiasi forza che non sia il Partito Democratico, che addirittura sceglie i propri organi di partito con libere consultazioni, aperte a tutti i cittadini. Non si tratta neppure di togliere un ente, quello delle province, per fare rimanere tutto uguale, anzi il contrario: come già detto, si tratta di un intero sistema che va rivisto, dal Parlamento ai comuni, passando dallo snellimento convinto dell'organizzazione degli organi periferici dello Stato. Questa onda riformatrice non si fermerà, anche se molte esigenze conservatrici si vedono all'orizzonte.
  Presidente Di Maio, mi rivolgo direttamente a lei. Da molti mi sarei aspettata Pag. 55che parlare del superamento del bicameralismo perfetto era pura demagogia ma non da lei, che fa parte di un movimento che sulla demagogia dei costi della politica ha fondato il suo consenso elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo sentito anche oggi le parole che sono state usate in quest'Aula da voi, che siete arrivati con l'apriscatole in questo Parlamento, ma che, evidentemente, vi siete trovati subito a vostro agio in queste poltrone. Ma non si preoccupi: non siete i primi che marciano contro i sistemi del palazzo, contro «Roma ladrona» per poi esserne completamente soggiogati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Noi del PD, con il nostro giovane leader Matteo Renzi, invece non abbiamo paura di dare risposte alle persone che, fuori da qui, vogliono ancora avere una speranza per credere nella politica, che in primo luogo è condivisione di ideali. A voi lascio gli show, le urla, i battimani. Ma qui non siamo a teatro. Siamo pagati dai cittadini per fare concretamente delle cose. D'altronde, per voi è dall'inizio della legislatura che ci vuole sempre ben altro. La legge elettorale l'abbiamo approvata, ma per voi ci voleva ben altro. La riforma sui costi della politica l'abbiamo fatta, ma per voi non era sufficiente, ci voleva quel ben altro. Noi abbiamo detto «no» alle dimissioni in bianco e per voi non era il momento giusto e anche questa volta siamo punto a capo: non è abbastanza per voi.
  Per la mia storia personale, per i miei affetti personali e anche per il tormentone, sottosegretario Bressa, che le ho dato in questi mesi su questo provvedimento, sarebbe stato più semplice votare per poi andare nei territori e dire che l'avevo fatto contro voglia, che non avevo scelta. Ma noi siamo il PD e abbiamo scelto: abbiamo scelto di cambiare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lo abbiamo scelto con forza e lo urliamo da questi banchi.
  È per questo che dichiaro il voto favorevole a nome del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi dei rappresentanti di gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, svolti con ripresa televisiva diretta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Michaela Biancofiore. Ne ha facoltà per un minuto.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, come al solito, mi tocca dare a questa Aula una notizia che riguarda sempre le regioni speciali, la regione Trentino Alto Adige. Questo provvedimento – secondo come lo ha «venduto» il Partito Democratico e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi – nel quale anche io ho voluto pervicacemente credere che fosse foriero di cambiamento, ebbene, questo provvedimento dimostra esattamente il contrario. Questo provvedimento nasce per un risparmio, per il risparmio della spesa pubblica; così l'avete venduto, lo ha appena detto la collega: il cambiamento, le riforme. E invece no, perché come al solito si espungono da questo provvedimento le due province autonome che mi può pure stare bene che le province autonome non diventino città metropolitane per quanto poi ovviamente magari la città di Bolzano potrebbe diventare un cantone svizzero, ci sarebbe tutto un discorso a parte.
  Ma, se si salvaguardano le due province autonome, solo le due province autonome, allora, si deve abolire la regione Trentino Alto Adige che ha un bilancio senza competenze di oltre 750 milioni di euro. Altro che auto blu...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Allora, delle due l'una: nel centotrentatreesimo anno dalla nascita di De Gasperi che diede l'autonomia alla regione, o si abolisce la regione o si aboliscono le due province.

Pag. 56

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, colleghi, motivo rapidamente il mio voto non favorevole su questo provvedimento. Io condivido il tweet renziano «tremila indennità in meno pagate dagli italiani». Aggiungerei anche il taglio del sottobosco opaco, delle società partecipate, delle consulenze, dei collaboratori di quell'esercito che viene assunto senza evidenza pubblica e che ha pullulato nelle province e in tanti altri enti inutili e che crea un sottobosco politico che è inaccettabile per i cittadini. La legge che votiamo oggi però, colleghi, è poco coraggiosa, pasticciona, introduce nuovi enti che rischiano, ancora una volta, di essere percepiti inutili da parte del cittadino.
  Presidente Renzi, abbia più coraggio, approvi la riforma costituzionale e cancelli finalmente le province e segua l'esempio della Sardegna che ha approvato una legge con cui cancella dal proprio statuto le province che è oggi all'attenzione di questo Parlamento.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1542-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 1542-B, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, Malisani, Basso. Donati non riesce a votare. Non tolga la tessera, onorevole Donati, perché purtroppo il rimedio non è lì. La rimetta. Locatelli, Gebhard, Mauri. Adesso mandiamo il tecnico, onorevole Donati... per i tecnici, ultima fila dello stesso settore. Bisogna proprio cambiare il terminale, onorevole Donati, non basta neanche cambiare la tessera.

  RENATO BRUNETTA. Questo è un golpe !

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1542-B):

   Presenti  425   
   Votanti  418   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  260    
    Hanno votato no  158.

  La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16, con il seguito della discussione della proposta di legge recante modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 16,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Matteo Bragantini, Bressa, Brunetta, Caparini, Cirielli, D'Ambrosio, Dambruoso, De Girolamo, Di Lello, Epifani, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Pag. 57Leone, Meta, Pes, Pisicchio, Ravetto, Sani, Speranza, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la presidente della Commissione giustizia, deputata Donatella Ferranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, poiché sono stati presentati dei subemendamenti agli emendamenti della Commissione, chiedo dieci minuti di tempo per poter convocare il Comitato dei nove, anche nella sala del Governo, se disponibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, non era su questo tema che volevo intervenire. Chiaramente, se si trova una sintesi su un testo così delicato, ben venga. Volevo solo significarle questo, proprio sull'ordine dei lavori appena svolti, chiamiamoli così: si è votato in via definitiva un testo, in quest'Aula, che riguarda gli enti locali, ma che non riguarda assolutamente ciò che i media nazionali stanno strombazzando su tutti i siti.
  Leggo: Repubblica.it: «Province addio»; Corriere.it: «Province, l'abolizione è legge»; ilGiornale.it: «Province addio». Ora, non so se ho preso parte ad una seduta di un'altra Camera, di un altro Stato o di un altro ramo del Parlamento, però quello che abbiamo votato non è stata assolutamente l'abolizione delle province, ma solo e semplicemente il fatto che le province non saranno più elettive, ma saranno di nomina, perché sono stati votati degli enti di secondo livello.
  Visto che questa Camera spende fior di milioni di euro in comunicazione, la pregherei, cortesemente, di far sì che quello che viene votato all'interno di questa Camera sia trasmesso puntualmente ai mezzi di informazione e che questo non sia strumentalizzato (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle), perché qui non è stata votata l'abolizione delle province.
  Addirittura, siamo arrivati, oggi, con il Governo che ha rifiutato un ordine del giorno dove si dice che non deve essere presa una deriva, in qualche modo, di stampo fascista, cioè una deriva autoritaria. Almeno che questo avvenga in termini di comunicazione, visto che la comunicazione della Camera deve essere a uso e consumo di tutti i rappresentanti eletti, e non solo del Governo. Quindi, la invito cortesemente a far sì che l'ufficio stampa della Camera rettifichi agli organi di stampa che non si è votata l'abolizione delle province, ma, semplicemente, è stata tolta la possibilità che le province siano elette direttamente dai cittadini, e quindi vi è stata, di fatto, una limitazione della democrazia, perché questo è avvenuto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Presidente Ferranti, ovviamente la sospensione è accordata. Il Comitato dei nove si può riunire per dieci minuti. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,25.

  La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,25.

Seguito della discussione della proposta di legge: Burtone ed altri; Vendola ed altri; Francesco Sanna ed altri; Micillo ed altri: Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 204-251-328-923-B) (ore 16,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta Pag. 58di legge, già approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato, d'iniziativa dei deputati Burtone ed altri; Vendola ed altri; Francesco Sanna ed altri; Micillo ed altri: Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso (A.C. 204-B ed abbinate).
  Ricordo che nella seduta del 26 marzo 2014 l'Assemblea ha respinto la questione pregiudiziale di costituzionalità Brunetta ed altri n. 1.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Esame dell'articolo unico – A.C. 204-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 204-B ed abbinate).
  Avverto che, prima dell'inizio della seduta, il gruppo Forza Italia ha ritirato tutte le proposte emendative segnalate ai fini della votazione, ad eccezione delle seguenti: Chiarelli 1.351, 1.347 e 1.355, Sarro 1.8 e 1.9.
  Avverto altresì che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.2000, 1.2001 e 1.2002, nonché l'articolo aggiuntivo 1.02000, che sono in distribuzione.
  In relazione a tale ultima proposta emendativa, risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato ai termini per la presentazione di subemendamenti.
  Avverto infine che sono stati presentati i subemendamenti Colletti 0.1.201.1, 0.1200.2002.1 e 0.1.2002.2, che sono in distribuzione.
  La Commissione affari costituzionali ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 204-B ed abbinate), che è distribuito in fotocopia.
  Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  Constando il testo di un unico articolo, al fine di consentire una più ampia valutazione delle questioni poste dal provvedimento, la Presidenza ha ritenuto di ammettere alla discussione ed al voto un numero di emendamenti pari al triplo di quelli che sarebbero consentiti.
  A tal fine il gruppo di Forza Italia è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il testo unificato approvato dalla Camera all'unanimità il 16 luglio 2013 costituiva un buon punto di equilibrio tra la necessità di punire lo scambio elettorale politico-mafioso e quella di garantire i principi costituzionali della proporzionalità e della tassatività della legge penale, nonché della necessaria offensività del reato.
  Il testo dell'articolo 416-ter approvato dal Senato amplia ulteriormente, rispetto a quanto già approvato dalla Camera in prima lettura lo scorso 16 luglio 2013, l'elenco delle condotte che determinano lo scambio illecito e innalza la pena nel minimo e nel massimo, parificata – come già nel codice vigente – alla pena prevista per l'associazione mafiosa.
  Il testo approvato dal Senato presenta evidenti criticità, in primo luogo sul piano della corrispondenza della condotta incriminatrice, ai principi di offensività e di proporzionalità. Le modifiche apportate rendono infatti ancora più incerta l'individuazione della fattispecie criminosa. La norma così formulata qualifica la condotta illecita mediante l'accettazione della «promessa» di procurare voti, anticipando la Pag. 59soglia di punibilità del reato, che viene legata ad una condotta (come elemento psicologico) che precede l'azione (il reato si perfeziona anche se il procacciamento di voto non sia davvero avvenuto, ma sia stato soltanto promesso). Questo pone un evidente problema dal punto di vista del diritto processuale, poiché potrebbero attivarsi indagini sulla base della sola «parola» pronunciata nei confronti di un soggetto relativamente all'esistenza del patto illecito senza che, in realtà, sussistano prove concrete, attribuendo, in tal modo, un potere enorme alla magistratura inquirente. E nel rapporto difficile che si è creato tra politica e magistratura, manca solo questo tipo di discrezionalità.
  Il testo del Senato determina la creazione di una normativa equivoca, nella quale risulteranno ancora più difficili gli sforzi giudiziari e investigativi. Si correrà il rischio che il racconto della promessa data-promessa accettata e la patente di disponibilità siano rimessi proprio nelle mani di quei mafiosi che si intende combattere.
  Rispetto al testo approvato dalla Camera all'unanimità lo scorso 16 luglio, scompare il riferimento alla consapevolezza dell'accettazione, ritenuto superfluo per un reato doloso. Ai fini della punibilità del reato è, però, indispensabile accertare, oltre alla volontà dell'evento-scambio, che il soggetto abbia piena cognizione dell'appartenenza all'associazione mafiosa di chi procaccia i voti.
  I dubbi sul mancato rispetto del principio di offensività sono accresciuti dalla modifica riguardante il corrispettivo della promessa del procacciamento di voti, che si estende a qualunque altra utilità ovvero alla disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell'associazione. La descrizione della condotta normativa, al riguardo, è assolutamente generica tanto da essere affidata ad elementi vaghi. È intuibile, quindi, il rischio concreto di applicazione giudiziaria indiscriminata o eccessivamente disinvolta.
  Anche il trattamento sanzionatorio è stato, quindi, ingiustificatamente inasprito al Senato. In effetti, considerato il minore disvalore comparativo dello scambio politico-mafioso rispetto, sia alla partecipazione associativa, che al concorso esterno, il trattamento punitivo dovrebbe essere inferiore a quello previsto dal primo comma dell'articolo 416-bis del codice penale. In tal senso, disponeva più opportunamente il testo approvato dalla Camera. Il rischio, in sostanza, è quello che noi licenziamo una «norma manifesto», destinata a intervenire pesantemente nel contesto politico e nel contesto sociale. È una disposizione che, anziché contrastare efficacemente le deviazioni nei processi di formazione del consenso, rischia di divenire uno strumento improprio della lotta politica e, soprattutto, un'ulteriore manifestazione di quelle alterazioni del sistema democratico che hanno, purtroppo, connotato, con l'espressione di moltissimi episodi e accadimenti, gli ultimi decenni della vita politica del nostro Paese.
  Tornando, invece, all'obiettivo principale della lotta alla mafia, punto cardine del programma del Governo Berlusconi, i cui dati in merito parlano da soli e su cui non accettiamo equivoci – e quanto fatto ne è la prova –, vorrei riportare le stesse parole di Giovanni Fiandaca, presidente della commissione istituita presso il Ministero della giustizia per l'elaborazione di una proposta di interventi in tema di criminalità organizzata, in merito alle proposte più significative elaborate dalla commissione da lui presieduta: «Vorrei mettere in evidenza quali sono a nostro giudizio le proposte più significative, anche in relazione alle questioni oggi sul tappeto in termini di attualità. Abbiamo rivolto in questo senso particolare attenzione al nodo mafia e imprese. Uso la parola «mafia» come termine generico di sintesi, che ricomprende tutte le tipologie di organizzazione criminale di stampo mafioso. Non ho bisogno, quindi di spiegare quali sono le ragioni per cui abbiamo ritenuto questo nodo di centrale importanza. Per quanto riguarda, appunto, l'applicazione delle misure patrimoniali antimafia, come è noto, sono oggetto di sequestro e confisca non solo i beni in senso stretto, ma anche le aziende. Storicamente l'applicazione Pag. 60delle misure patrimoniali nei confronti delle aziende ha avuto un'evoluzione a macchia di leopardo, nel senso che non è avvenuta in tutti i contesti territoriali del nostro Paese. Tuttavia, da un pò di tempo a questa parte, è andata incrementandosi la tendenza degli uffici giudiziari del nord a fare uso di misure di prevenzione patrimoniale, quale inevitabile riflesso del fatto che le organizzazioni criminali, come è noto, sono andate espandendosi nel nord, dove nel corso degli anni hanno finito per condizionare il funzionamento di non poche imprese. In questa direzione, noi abbiamo ritenuto che fosse opportuno potenziare gli strumenti esistenti e concepirne di nuovi, volti a favorire il disinquinamento delle imprese curabili, con un intervento teso a curare e guidare l'impresa in modo da riportarla ad un funzionamento secondo una normale logica di mercato. Abbiamo la presunzione di ritenere che la parte più significativa delle proposte elaborate in questo campo riguardi una proposta di riscrittura dell'istituto che viene definito «amministrazione giudiziaria», previsto dall'attuale articolo 34 del codice antimafia. Nel proporre queste modifiche abbiamo esteso il nostro sguardo a un ulteriore problema, che sorge per le imprese che operano nell'ambito dei lavori pubblici e degli appalti pubblici. Abbiamo esteso così la nostra attenzione alla cosiddetta prevenzione amministrativa, cioè ai provvedimenti interdittivi emanati dai perfetti che, a volte, come emerge in alcuni casi, impediscono a determinate imprese di continuare a lavorare o di avere nuove commesse nell'ambito dei lavori pubblici, senza che questo sia poi giustificato. Per queste imprese abbiamo previsto che l'imprenditore diventi un punto di riferimento, e al tempo stesso possa compiere sforzi organizzativi all'interno delle imprese, adottando modelli organizzativi aventi come obiettivo il disinquinamento per liberare l'impresa».
  Obiettivo delle forze politiche deve essere quello di liberare le imprese dalla morsa della mafia e di annientare ogni possibile interferenza delle associazioni di stampo mafioso con l'economia, ma soprattutto con la politica. Una norma dai contenuti certi: colpisce duramente i colpevoli e, al tempo stesso, evita abusi nei confronti degli innocenti.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, la lotta alla mafia deve basarsi su norme chiare, proprio perché la chiarezza delle norme e delle fattispecie consente di raggiungere i risultati più grandi. È proprio questo che ha portato molte forze politiche ad insistere affinché fosse modificata la norma che disciplina il reato di scambio; ma la disposizione che è oggi all'esame dell'Aula è secondo noi incostituzionale e potrebbe diventare una vera e propria arma impropria nella disponibilità di quei mafiosi che vogliono colpire ogni attività politica.
  Il nostro partito era pertanto, come a suo tempo, favorevole al testo licenziato dalla Camera, mentre è fortemente contrario a quello approvato dal Senato: per cui riflettiamo su questo.

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo unico e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Chiarelli 1.351 e 1.347 e Leone 1.1 e dei subemendamenti Colletti 01.2001.1, 01.2002.1 e 01.2002.2.
  La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Chiarelli 1.355 e 1.2000 della Commissione, sugli identici emendamenti Sarro 1.8 e 1.2001 della Commissione, sugli identici emendamenti Sarro 1.9 e 1.2002 della Commissione e sull'articolo aggiuntivo 1.02000 della Commissione.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Quindi, laddove Pag. 61ha formulato un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, è così, mentre il parere è favorevole laddove lo ha espresso in tal senso.

  PRESIDENTE. Quindi, il parere del Governo è conforme. Il relatore di minoranza Chiarelli ? Non è presente.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chiarelli 1.351, su cui c’è un invito al ritiro o parere contrario di Commissione e Governo...

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. C’è una richiesta di accantonamento di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore Mattiello sull'accantonamento ?

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. D'accordo.

  PRESIDENTE. Quindi, è accantonato.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ? Sull'accantonamento ? Sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, va bene che c’è un accordo, un nuovo accordo Forza Italia-PD, però vorrei sapere perché alla fine è stato accantonato anche questo emendamento dopo avere già annacquato questa proposta di legge sullo scambio elettorale politico-mafioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), visto che già nel Comitato dei nove il relatore ci ha detto che eravamo tutti contrari a questi emendamenti di Forza Italia, tranne ovviamente quelli che hanno fatto parte del nuovo accordo PD-Forza Italia.

  PRESIDENTE. Colletti, in ogni caso, se lei formalizza la richiesta, possiamo votare l'accantonamento, se non siete d'accordo.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, voglio chiarire, perché vi sia trasparenza.
  La richiesta di accantonamento era dovuta soltanto al fatto che questo emendamento merita una discussione un pochino più approfondita. Quindi si voleva prima consentire all'Aula di risolvere gli altri emendamenti, che sono più semplici, e lasciare questo alla fine. Era solo questo il motivo dell'accantonamento. Reitero tale richiesta ma, se questo potesse recare un qualsiasi disturbo allo svolgimento dei lavori, sono pronto anche a ritirare la richiesta. Era un fatto puramente logistico, senza nessun'altra scelta che non fosse quella di riservare al termine la discussione di un emendamento che noi riteniamo meriti maggiore discussione. Se questo non disturba l'Aula, io la confermo, c’è il parere del relatore, lo discuteremo alla fine ma solo per un motivo di logistica.

  PRESIDENTE. Presidente Sisto, se lei mi formalizza la richiesta di accantonamento, io ho capito che non tutta l'Aula è d'accordo, quindi la metto in votazione. Se, invece, lei non me la formalizza più, non si procede alla votazione.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, allora revoco la richiesta di accantonamento e chiedo di parlare per dichiarazione di voto sull'emendamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Questo è un emendamento che, più che essere innovativo, è ripristinatorio perché non si può dimenticare che quest'Aula, nella vecchia formulazione del 416-ter con applauso Pag. 62unanime, sia pur qualche volta motivato da diverse ragioni (mi riferisco ai colleghi del MoVimento 5 Stelle) plaudì l'inserimento di quell'avverbio «consapevolmente» che questo emendamento riprende (aggiungere la parola consapevolmente) ritenendo che fosse formula di garanzia e che consentisse, signor Presidente, una semplice valutazione: il soggetto, il candidato, colui che dovrebbe ricevere, all'epoca era il procacciamento, oggi è promessa e procacciamento, dovesse essere perfettamente consapevole di avere un interlocutore che avesse le caratteristiche, le qualità, le condizioni per poter introdurre il meccanismo poi soggettivo e oggettivo dello scambio elettorale politico-mafioso. Il dato non è irrilevante perché, Presidente, nel momento in cui si chiede una qualificazione dell'elemento psicologico perfettamente sintonizzata alla fattispecie in cui viene richiamata non si compie un'operazione di superfluità. Voglio dire che è evidente che tutti i delitti hanno, come caratteristica ineliminabile salvo espressa indicazione diversa nel precetto, il dolo; cioè è chiaro: tutti i delitti hanno come criterio generale psicologico il dolo, salvo che sia indicato un diverso criterio. Ma la fattispecie può richiedere una indicazione che consente di meglio orientare l'interpretazione per evitare che, sotto la genericità del dolo generico – mi si faccia passare questa apparente ripetizione – si possano celare condotte di ampliamento non consentite della fattispecie e mi spiego con un esempio: un contatto con un soggetto durante un comizio in cui vi sia uno scambio in qualche modo di disponibilità; bene, la percezione che questo soggetto possa essere un soggetto in qualche modo apparentato, vicino, cugino, quello che si vuole, rispetto a una famiglia mafiosa, non mi sembra che sia inclusa nel budget della partecipazione ad un comizio elettorale. Voglio dire la campagna elettorale, soprattutto se caratterizzata dalle preferenze, presenta la necessità di contatti che, spesso, sono indistinti, indistinguibili, in cui non è facile reperire il rapporto tra il soggetto e l'interlocutore. In questo senso il «consapevolmente» mirava proprio a delimitare l'area del penalmente rilevante, a dire che ci vuole quanto meno la certezza della rappresentazione e che in tutti i casi vi possa essere un'indagine quando vi è certezza che il soggetto sappia di avere a che fare con un mafioso.
  Ecco le ragioni per le quali noi insistiamo su questo emendamento e riteniamo che proprio per evitare quelle preoccupazioni che tanti magistrati e tanti esperti del diritto hanno manifestato anche sulla stampa quotidiana, circoscrivere questo reato, che ha questi connotati di incertezza nel rapporto tra il candidato e il soggetto mafioso, la certezza di conoscenza non sia una operazione di ritorno al passato, al testo Camera, ma sia una presa d'atto che per avere una norma tipicamente definita, che protegga gli innocenti e colpisca i colpevoli, è indispensabile che vi siano alcuni parametri che orientino correttamente l'operato degli inquirenti verso risultati consentiti dall'ordinamento. Insisto pertanto per l'accoglimento dell'emendamento.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico industriale «Galileo Galilei» di Arezzo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare il deputato Mattiello. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, prendo la parola per insistere per il suo tramite affinché questo emendamento venga ritirato altrimenti resterà il parere contrario. Perché insistiamo per il ritiro di questo emendamento ?
  Perché abbiamo più volte rimarcato che la condotta penalmente rilevante che vogliamo punire con questo novellato articolo 416-ter del codice penale, è esattamente la condotta tra due interlocutori l'uno riconoscente le qualità soggettive dell'altro. Non c’è reato, non c’è punibilità della condotta se uno dei due soggetti protagonisti di questo accordo non sa con chi sta parlando.Pag. 63
  Quindi, signor Presidente, vorrei, per quanto posso, rassicurare per il suo tramite tutta l'Aula: chiedere il ritiro di questo emendamento non significa affatto disconoscere la problematica che sta dentro questo emendamento, ma significa piuttosto riconoscerla e percepirla come assunta in radice nella formulazione dell'articolo 416-ter senza quell'avverbio «consapevolmente». Perché la formulazione «chiunque accetti» presuppone la piena coscienza.
  Qualcuno ha anche fatto, responsabilmente direi nel dibattito, riferimento alla figura del dolo eventuale. Vorrei in maniera esplicita, precisa e concreta, escludere anche la possibilità che si invochi il dolo eventuale ovvero che si possa chiamare a pagare della propria condotta colui che, partecipando ad un dibattito in campagna elettorale in un contesto sociale eventualmente infiltrato, possa essere «pizzicato» con le parole «ma tu sapevi dove andavi a parlare, non ci dovevi andare !». No, non è questa la condotta che vogliamo sanzionare.
  La condotta che vogliamo sanzionare è invece quella per la quale e nella quale il politico, o chi lo rappresenta, si siede consapevolmente a tavola con l'organizzazione mafiosa, perché sa che da questa e dal potere che essa rappresenta sul territorio può dipendere l'aumento del proprio potere e della propria legittimazione attraverso la perversione sistematica del dato elettorale. È questo che vogliamo colpire, di questo siamo consapevoli, con questo rigore, ed è per questo che invito al ritiro di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. In realtà questo emendamento ricalca la formulazione che l'accordo tra Forza Italia e Partito Democratico ha previsto nel testo dell'articolo 416-ter del codice penale così come novellato dalla Camera e fortunatamente cambiato dal Senato: un coacervo che in questo caso ha fatto un ottimo lavoro a dispetto di questa Camera.
  Oltretutto le considerazioni del deputato Sisto non possono trovare accoglimento in questo caso, giacché, come anche il relatore ha ripetuto, in questo caso giustamente, la condotta necessita non di un dolo aspecifico, bensì di un dolo specifico. Pertanto la locuzione «consapevolmente» risulta essere del tutto ultronea allo scopo. Anzi, visionando anche un emendamento che la stessa Forza Italia ha presentato e che è stato ritirato dopo l'accordo, nel quale volevano inserire insieme la consapevolezza della qualità soggettiva nonché molte altre questioni inerenti a quanto pare l'essere quella persona una persona davvero (non si sa bene il significato recondito di tale norma), reiteriamo: perché aggiungere questa locuzione se risulta inutile ? Se la volete aggiungere, ci sarà un motivo dietro. E questo motivo è che magari voi sperate che, attraverso questa locuzione, si riesca a smontare questa norma che per fortuna il Senato ha cambiato e che voi un'altra volta state annacquando.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, condivido anche io l'impostazione che il relatore, onorevole Mattiello, ha illustrato prima e, quindi, davvero chiedo ai proponenti di ritirare questo emendamento, altrimenti il parere del Governo rimarrà contrario.
  Però voglio raccogliere le sollecitazioni dell'onorevole Colletti. Il problema è giuridico, dobbiamo dircele queste cose.
  Sul «consapevolmente» io non sono d'accordo con l'onorevole Colletti, non ci vedo dietrologia. Infatti, ho sempre detto che il «consapevolmente» era qualcosa di ultroneo, perché la norma, così come è stata modificata oggi dalla Commissione, è comunque un passo avanti nel chiarire all'interprete e al giudice quali sono gli elementi della condotta.
  Allora oggi, secondo me, è chiaro per chi dovrà andare poi a interpretare la norma qual è il significato che vuole il Pag. 64legislatore, perché un soggetto dovrà rispondere – secondo me – del delitto di scambio elettorale politico mafioso quando si è rappresentato – quindi questo chiediamo e si chiede nel caratterizzare il dolo – che i voti che gli sono stati promessi provengono dalla diretta attività di procacciamento messa in campo da un'associazione di tipo mafioso. Questo è il punto che va sottolineato, perché poi l'articolo si ricollega all'articolo 416-bis che parla dell'avvalersi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, al fine di impedire o di ostacolare il libero esercizio di voto o di procurare a sé o ad altri voti in occasione di consultazioni elettorali.
  Quindi, secondo me, non è sufficiente, perché si configuri il dolo, la rappresentazione nemmeno della qualificazione soggettiva, ma occorre, proprio perché ci sia il dolo e la prova del dolo, che questa rappresentazione sia accompagnata dalla consapevolezza che il promittente opera effettivamente all'interno di una struttura associativa di tipo mafioso, perché questo è il punto. È questo che si chiede nel caratterizzare l'elemento soggettivo.
  Quindi, io ritengo l'avverbio «consapevolmente» ultroneo. Essendo ultroneo e inutile, invito davvero il proponente al ritiro di questo emendamento non per una dietrologia, ma perché ritengo che sia chiara la norma.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, ringrazio il relatore e ringrazio il Governo. Avere appreso per bocca del relatore e per bocca del Governo che non c’è reato se non c’è la prova che la conoscenza non sia accompagnata dalla consapevolezza che il promittente operi effettivamente all'interno di una struttura associativa di tipo mafioso, senza questi presupposti non c’è reato, io credo che possa essere legittimante, per quanto mi riguarda, all'accoglimento della richiesta del relatore e del Governo. Quindi, ritiro l'emendamento Chiarelli 1.351 per le ragioni espresse dal relatore, che io ho anticipato, ratificate poi dal parere del Governo.

  PRESIDENTE. Presidente Sisto, ovviamente lei, non essendo firmatario, non può ritirare l'emendamento. Immagino stia parlando a nome del deputato Sarro.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Sto parlando a nome del collega Sarro.

  PRESIDENTE. Sta bene, l'emendamento Chiarelli 1.351 è ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chiarelli 1.347, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, con il collega Sarro ritiriamo anche questo emendamento per le stesse ragioni. Si tratta di una divagazione sul tema: «consapevolezza» o «accertata consapevolezza», le ragioni rimangono esattamente le stesse. Aver appreso il fatto che non c’è reato senza la certezza della conoscenza dell'appartenenza mafiosa alla struttura mafiosa del proprio interlocutore induce al ritiro anche di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Leone 1.1.

  ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le stesse argomentazioni usate poc'anzi per i due emendamenti precedenti dal collega Sisto possono essere poste a base del fatto che anche noi ritiriamo questo emendamento.Pag. 65
  Io solo brevemente debbo dire che la storia di questa parola «consapevolezza» non è di oggi o di ieri, ma rinviene al momento in cui quest'Aula approvò il provvedimento, poi cambiato al Senato, con questa parola. Il fatto che sia stato poi mutato al Senato qui ha fatto ripartire tutta una serie di interpretazioni se la parola «consapevolezza» fosse una superfetazione o fosse utile riportarla e, quindi, ripristinare il tema.
  Io debbo dire, riguardo a quello che diceva l'onorevole Colletti sul fatto che vi sia qualcosa dietro, che non c’è niente dietro.
  Si tratta di interpretazione del diritto, si tratta di un argomento prettamente tecnico, chiarito oggi dal collega Mattiello e anche dal rappresentante del Governo, ed è questo che può farci ritenere abbastanza soddisfatti. Peraltro, non è compito nostro arrivare a una definizione precisa di quello che può valere una norma ai fini dell'interpretazione, ciò avverrà poi in sede di applicazione, ma con le premesse che comunque la volontà del legislatore è legata a quello e può essere utile un domani.
  Abbiamo solo tentato di vivere un momento di chiarezza su questa norma solo e soltanto per una buona tecnica legislativa e nient'altro, non ci sono retropensieri o altro. Ed è per questo che, in linea con la battaglia che abbiamo cominciato sin dalla scorsa volta su questo argomento, noi ritiriamo questo emendamento, su invito del relatore.
  Preannuncio, comunque, che l'invito viene accolto, ma c’è l'intenzione di trasformare in ordine del giorno non l'emendamento, sia chiaro, ma una argomentazione che può essere utile anche alla bisogna nel momento in cui gli emendamenti vengono ritirati.

  PRESIDENTE. Bene, quindi l'emendamento Leone 1.1 è ritirato.
  Passiamo agli identici emendamenti Chiarelli 1.355 e 1.2000 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Signor Presidente...

  PRESIDENTE. Non la sentiamo bene, dovrebbe alzare di più il microfono.

  CARLO SARRO. Come dicevo, l'identico tenore dell'emendamento da noi presentato e quello poi votato anche dalla Commissione soddisfa naturalmente la nostra esigenza che era quella di rendere questo testo quanto più chiaro, preciso e puntuale possibile, raccogliendo anche le sollecitazioni che, in tal senso, ci sono state rivolte, come Commissione, nel corso delle numerose audizioni che hanno preceduto il varo del provvedimento.
  Dunque, con soddisfazione registriamo l'adesione a questo invito e a una stesura del testo che, lo ripeto, è in linea con queste esigenze di chiarezza, di puntualità e di determinatezza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, vorrei inizialmente chiarire che dove c’è scritto «la Commissione» deve intendersi: «la Commissione tranne il MoVimento 5 Stelle», perché non abbiamo minimamente accettato gli emendamenti accettati da tutti gli altri gruppi.
  Questo è il primo emendamento e in realtà potrebbe apparire anche il più innocuo dei due frutto dell'accordo tra PD e Forza Italia; però, dobbiamo chiarire che se in questo momento votiamo a favore di questo emendamento, noi non abbiamo e non avremo la certezza di quando questa norma entrerà in vigore, perché dovrà tornare nuovamente nelle «secche» del Senato.
  Molti in quest'Aula hanno firmato un appello per una campagna denominata «Riparte il futuro»; forse, molti hanno ancora, a meno che non se ne siano spogliati, i braccialetti bianchi per votare entro cento giorni la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso. Cento giorni ! Ed è passato più di un anno; adesso, ora, abbiamo la possibilità, votando contro Pag. 66questo emendamento, di approvare finalmente questa norma per cui si sta aspettando da vent'anni se non più.
  Allora, vorrei tanto che perdeste un po’ di tempo a leggere gli emendamenti e a comprendere che non è più...

  PRESIDENTE. Liberate i banchi del Governo per favore. Prego, deputato Colletti.

  ANDREA COLLETTI. A comprendere che non è più il momento di rimanere sordi e muti dentro quest'Aula e nemmeno complici. Interessiamoci di quello che stiamo votando, delle implicazioni e anche degli insegnamenti che diamo fuori da quest'Aula quando non riusciamo a votare con celerità questa norma.
  E domando anche dove sia la Commissione antimafia o i membri della Commissione antimafia che siedono in quest'Aula, cosa dicono, se sanno che stanno modificando nuovamente quella norma uscita dal Senato per andare, nuovamente, in quarta lettura.
  Con riferimento alla precedente norma (atto Camera n. 331), la messa alla prova, ci avete detto che, no, assolutamente non poteva tornare al Senato. Quindi, a quanto pare, lo scambio elettorale politico-mafioso è molto meno importante della cosiddetta messa alla prova. Rendetevi conto di quello che state votando o di quello che non state dicendo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, riprendo quanto già detto dal mio collega, perché quest'Aula deve capire che votare adesso questo emendamento e i successivi darà luogo al depotenziamento dello scambio elettorale politico-mafioso. È inutile ricordare qui tutto l’iter che c’è stato al Senato. Io però ricordo un semplice episodio: quando gli esponenti del MoVimento 5 Stelle, in Commissione giustizia, insieme ai senatori, anche qui, del PD e di qualche altra forza politica hanno migliorato questo testo, il presidente della Commissione giustizia del Senato, Nitto Palma, ha addirittura abbandonato la Commissione come gesto di contrarietà. E sapete perché ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIULIA SARTI. Nei minuti precedenti si era incontrato con Luigi Cesaro, detto Giggino ’a purpetta, nostro collega, imputato e indagato per scambio elettorale politico-mafioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo. Deve concludere.

  GIULIA SARTI. Allora, se quest'Aula vuole dare un segnale, per favore interrogatevi, perché oggi noi stiamo decretando la fine – la fine – della punibilità per i politici che si mettono a disposizione dei mafiosi. È gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Signor Presidente, io credo che ci sia un limite anche nella polemica politica, perché le cose e i toni che ho sentito rasentano la mascalzonata e la speculazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in quanto noi stiamo, in realtà, approvando la sostanza, e anche la forma, di quanto, per esempio, centinaia di attuali parlamentari, allora candidati, si impegnavano ad approvare con il movimento dei cosiddetti braccialetti bianchi.
  Noi oggi votiamo e confermiamo come reato anche la promessa dello scambio politico-mafioso e, oltre questo, noi introduciamo il concetto dell'altra utilità, che viene punita nello scambio oltre il mero Pag. 67scambio di denaro, che in vent'anni non era mai stato di fatto colpito, perché impalpabile e non sempre dimostrabile.
  Quindi, i movimenti che si occupano davvero della lotta alla mafia, e non soltanto a parole, ci chiedono di fare bene: ce lo hanno chiesto i 100 mila di Latina che erano alla Giornata delle vittime della mafia e ce lo chiedono tanti magistrati che sono impegnati davvero, e non soltanto a parole, in prima fila nelle inchieste antimafia.
  Avete letto non soltanto le dichiarazioni del presidente dell'ANM, Sabelli, che ci dice: modificate quella legge su questi punti, sul voto di scambio, o i processi li perderemo; avete letto le dichiarazioni di magistrati impegnati, come il pm di Palermo, Gaetano Paci, come quello di Napoli, Fabrizio Vanorio, oppure come Stefano Musolino, non perché siano i titolari della verità, ma perché ci pongono un problema: fate queste norme, fatele presto, ma fatele efficaci. Ed è quello che noi vogliamo fare per combattere davvero lo scambio politico-mafioso e per far sì che subito, una volta approvata dalla Camera, questa norma, nei prossimi giorni, venga approvata definitivamente in modo che possa entrare in vigore prima della campagna elettorale imminente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, cercherò di usare lo stesso tono suadente del collega Verini, che, magari, ha ipnotizzato certi colleghi e distolto l'attenzione su un argomento, che è fondamentale.
  Se modifichiamo adesso questa norma, tornerà al Senato: e chi ci assicura che otterremo lo stesso risultato ? Ma voglio dire un'altra cosa con lo stesso tono del collega Verini: non è vero che le associazioni sono contente che questa norma venga modificata, perché Libera e l'associazione Riparte il futuro hanno fatto partire una petizione online, che sicuramente anche voi avrete ricevuto, per mantenere la norma così com’è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Signori, attenzione a quello che state per votare; fate molta attenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, volevo solo chiarire, anche se – ho chiesto anche conferma – stiamo parlando dell'emendamento Chiarelli 1.355, però mi sembra che la discussione...

  PRESIDENTE. Collega Rampi, collega Sibilia, per favore ! Prego, continui, sottosegretario.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, dicevo: se non sbaglio, stiamo parlando dell'emendamento Chiarelli 1.355, però la discussione si è allargata e quindi intervengo su un punto. Io mi riferisco a quello che ha detto l'onorevole Verini.
  Vorrei chiarire che fra le novità di questa norma – ed è pacifico, non si può negare, ed è davvero incisiva nella lotta contro la mafia e nel connubio tra politica e mafia – vi è quella che il legislatore, ed ha fatto bene, ha deciso di arretrare la condotta. Quindi, viene punito l'accordo tra promesse. E non è una cosa semplice. Non si può far finta di nulla, perché è una cosa forte, giusta, ma anche giuridicamente forte.
  Infatti, nel nostro ordinamento vige un principio, che ricordo a me stesso, quello dell'articolo 115 del codice penale – chi ha fatto il codice penale certo merita rispetto –, secondo cui gli accordi sono tendenzialmente penalmente irrilevanti e l'accordo per commettere un reato non è punibile, salvo che la legge disponga diversamente, altrimenti.Pag. 68
  Oggi il legislatore utilizza questa clausola «salvo che la legge disponga altrimenti» e decide di punire penalmente l'accordo, cioè l'accordo tra due promesse. Non possiamo giuridicamente far finta di niente e dire che non c’è una norma efficace nella lotta contro la criminalità, anche perché deroga, così come prevedeva l'articolo 115, un principio che era fissato. Quindi, questo è un punto di partenza forte che, bisogna riconoscere, nel testo era stato perfezionato dal Senato e oggi viene ripreso anche in questa sede. Quindi, viene punito lo scambio delle promesse tra il politico e il mafioso. Ed è forte, lo voglio sottolineare, e giustissimo.
  Ditemi voi se non è uno strumento efficace: da un lato, viene quindi punita la promessa del mafioso di procurare voti al politico usando i metodi e la forza intimidatoria dell'associazione mafiosa, dall'altro, la promessa del politico di favorire la mafia con qualsiasi tipo di utilità economicamente valutabile.
  L'altra utilità, va detto, era stata già introdotta dalla giurisprudenza. Il legislatore, anche in questo, si adegua a quello che aveva detto la Suprema Corte di cassazione e, quindi, anche in questo si recepisce un orientamento della Cassazione. Cosa sono le altre utilità economicamente valutabili ? Promesse di appalti, permessi edilizi, posti di lavoro.
  Rimaneva il punto – c’è poi un altro emendamento successivo, e sono d'accordo – di eliminare, questo lo voglio dire, la disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze delle associazioni. Qui lo voglio dire con chiarezza, perché deve emergere chiaro: il Governo tiene molto a questo provvedimento. Oggi, togliere questa condotta dall'articolo 416-ter non vuol dire lasciarla impunita, e diciamolo: non vuol dirlo ! Vuol dire mantenerla penalmente rilevante con un'altra ipotesi di reato, che è vigente, e che è il concorso esterno nell'articolo 416-bis.
  Quindi, dire di eliminare questa condotta, che non è tipizzata e per questo la giurisprudenza oggi la punisce e la fa rientrare nel concorso esterno, oggi vuol dire tipizzare e determinare, secondo il principio di tassatività e determinatezza, qual è il reato del voto di scambio politico-mafioso (il 416-ter); invece, quella parte di condotta aperta che era poco tipizzata il fatto che si deroghi all'articolo 115 del codice penale e, quindi, che oggi possiamo punire un accordo, richiede maggiormente l'esigenza di tipizzare e di creare una norma tassativa e determinata.
  Oggi colui che promette e fa uno scambio di promesse viene punito con il 416-ter e, se dà anche la disponibilità e mostra interesse, gli verrà contestato il 416-bis e risponderà di concorso esterno in reato associativo. Non vuol dire quindi eliminarlo e togliere una parte della condotta; questo lo voglio chiarire per la dignità di questo Governo, che segue con grande attenzione questa norma e non può accettare in alcun modo che emerga – anche dal punto di vista mediatico, perché questo è un discorso solo tecnico – un messaggio sbagliato, perché questa condotta viene punita in altro modo, anzi, siccome poi si diversificheranno le pene, questa condotta rimarrà punita con l'articolo 416-bis da 7 a 12 anni, quindi in modo più grave rispetto a quella che viene punita da 4 a 10 anni.
  Davvero invito tutti a riflettere, perché mi auguro che questo provvedimento possa essere approvato all'unanimità, perché è solo una questione giuridica e tra l'altro – lo voglio dire perché rimanga agli atti – voi sapete tutto quello che in giurisprudenza in questi anni si è sviluppato sul concorso esterno nel reato associativo, che non è una problematica di poco conto, che si può risolvere facilmente; c’è un dibattito aperto, allora la sfida è quella di parlare e capire come si vuole il concorso esterno, ma certo non in questa sede.
  Voglio che rimanga agli atti perché sia chiaro, in quanto, qualora si seguisse questa interpretazione – già al Senato, sull'emendamento Palma, bisogna riconoscere che il presidente Palma aveva sollevato la questione solo dal punto di vista giuridico – occorre dire – perché ci può essere anche la controindicazione – che nel tipizzare oggi il concorso esterno, in Pag. 69particolare se noi lo tipizzassimo dentro l'articolo 416-ter, si potrebbe arrivare anche alla conseguenza opposta a quella a cui si vuole arrivare. Siccome oggi è già punito con l'altra condotta, il 416-bis, allora si rischierebbe – io lo dico, perché il rischio ci può essere – di ampliare ancora di più l'area del concorso esterno.
  La giurisprudenza, nella famosa sentenza Mannino, ha indicato i paletti del concorso esterno. Qui si andrebbe oltre; ma vi è di più, perché sotto un altro profilo, osservo anche che inserire nell'articolo 416-ter la condotta consistente nel dare la propria disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze della mafia potrebbe condurre anche a risultati applicativi non facilmente prevedibili.
  Infatti, si può giungere al risultato opposto. Attualmente, essendovi la possibilità del concorso di due reati, in questo caso la giurisprudenza potrebbe sostenere che, avendo il legislatore voluto tipizzare il concorso esterno, laddove non è tipizzato, non lo riconosce più. Ciò porterebbe davvero a delle conseguenze opposte e ben più pericolose, che andrebbero – quelle sì – lontano, in una lotta efficace contro la mafia. Quindi, scusate se mi sono dilungato, però ci tenevo che rimanesse agli atti questa impostazione e anche l'interesse concreto del Governo a seguire ed approvare questa norma.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, io sono tra quanti, con spirito molto laico, ha accolto con attenzione la modifica che era stata proposta dal Senato, anche l'introduzione del tema della disponibilità, ritenendo per esperienza che la disponibilità è il paradigma attraverso il quale si manifesta e si consolida il rapporto tra politica e mafia; ed è una condizione permanente di cui la mafia ha bisogno per potere piegare il politico alle proprie necessità e ai propri interessi.
  Ma al tempo stesso, io credo che questo Parlamento non sia il sinedrio dei giusti; non è una chiesa che è chiamata a scomunicare, a impartire i sacramenti, a condannare e ad assolvere. Io faccio leggi in questa Camera e le devo fare anche con l'umiltà necessaria, con la consapevolezza e soprattutto con la responsabilità di non affezionarmi alla sonorità delle mie parole, ma di avere attenzione al lavoro che fuori da qui viene fatto, quando si utilizzano le nostre leggi.
  È stato ricordato che su questo argomento, in questo dibattito, non sono intervenuti soltanto i «capataz» dei partiti; è intervenuto chi, in prima linea, è chiamato, da vent'anni a questa parte, ad individuare, dal punto di vista del diritto penale, quando un comportamento può considerarsi reato tra un politico e un mafioso. Questi magistrati ci dicono oggi, dal Procuratore nazionale antimafia in poi, che assumere il tema della disponibilità, così com’è stato licenziato dal Senato, rischia di vanificare il loro lavoro.
  Allora, siamo di fronte ad un bivio: o decidiamo – perché è facile sventolare la bellezza e la purezza delle nostre anime in favore delle telecamere – che quella norma non va modificata, che quella parola non va soppressa, che questa purezza va conclamata e conservata ad ogni costo, o, con un po’ di umiltà, smettiamo di essere un sinedrio, proviamo ad essere un Parlamento e consideriamo anzitutto il senso delle esperienze che ci sono state offerte. E, in nome del senso di queste esperienze, abbiamo deciso di modificare, nel modo in cui è stato illustrato, questa norma, accogliendo – e qui lo dico perché mi sembra che ci sia una punta di malafede nel riferire parole di chi qui non c’è – anche le preoccupazioni di chi ha lanciato questa campagna un anno e mezzo fa, perché pochi giorni fa Luigi Ciotti, ospite di questa Camera, ospite della Commissione antimafia, ha detto: «fate presto, ma fate bene» e in quel «fate bene» assumeva su di sé anche la fatica di chi questa norma è chiamato a interpretarla ed applicarla, giorno per giorno, nel lavoro giudiziario (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).Pag. 70
  Vorrei concludere, Presidente, ricordando a me stesso da dove nasce questo progetto di legge e questa battaglia di civiltà giuridica: non solo dalla proposta che è stata fatta nella campagna dei «braccialetti bianchi», ma dalla faticosa proposta che venne elaborata 21 anni fa dai magistrati del pool antimafia, i quali chiedevano solo questo: che si aggiungessero tre parole « e altre utilità», assumendo nella loro esperienza che lo scambio e il pagamento del denaro è soltanto un dettaglio marginale nel complesso delle relazioni tra la politica e la mafia.
  Noi oggi stiamo offrendo a quella esperienza e a quella richiesta che ci è arrivata 21 anni fa questo testo. Naturalmente, faccio mie le preoccupazioni dei colleghi del MoVimento 5 Stelle: questo testo va tradotto in legge definitiva la settimana prossima al Senato, perché, se così non fosse, chiedo, ora stesso, da questi banchi al Governo di assumersi la responsabilità di fare un decreto che finalmente offra a questo Paese, in tempi certi e definitivi, questa legge (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Chiarelli 1.355 e 1.2000 della Commissione, su cui il parere è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Gigli, Dambruoso, Capozzolo, Gianni Farina. Chi altro non ha votato ? Nuti...Nuti ancora non riesce a votare; provi a votare, Nuti. Ecco, sembra che abbia votato. Hanno votato tutti ? Saltamartini sta andando a votare, velocemente. Ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  384   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  316    
    Hanno votato no  68.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione del subemendamento Colletti 0.1.2001.1, su cui la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, questo è un subemendamento all'emendamento approvato dalla Commissione giustizia – tranne che con il voto del MoVimento 5 Stelle, ovviamente – con il quale cerchiamo di mettere dei granelli di sabbia negli ingranaggi di questa macchina perfetta guidata da Renzi e Berlusconi. Questo è un poco di sabbia, e con questa proposta emendativa andiamo a modificare l'emendamento approvato dal Comitato dei nove.
  Innanzitutto, faccio notare una cosa: l'emendamento Sarro 1.8 solo la settimana scorsa aveva avuto il parere contrario del relatore Mattiello. Invece, oggi abbiamo il parere favorevole, dopo una settimana, sempre del relatore Mattiello. Ci piacerebbe sapere cosa è cambiato in questa settimana, quali persone si sono incontrate in questa settimana per fare cambiare la prospettiva al relatore; se ieri, nell'incontro tra Napolitano e Berlusconi, si sia parlato di questa norma, dell'articolo 416-ter (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sarebbe bello sapere ed essere messi a conoscenza di questo...

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi ! Prego, vada avanti.

  ANDREA COLLETTI. Sarebbe bello anche sapere se si è parlato questa mattina di questa norma, vista l'accelerazione fatta dai colleghi di PD e di Forza Italia nell'incontro tra Renzi, Verdini e Gianni Letta.Pag. 71
  Noi qui oggi dovremmo – dovevamo, anzi – votare definitivamente lo scambio elettorale politico-mafioso. In realtà, votando questi emendamenti della Commissione e di Forza Italia stiamo votando semplicemente lo scambio elettorale politico tra Renzi, Verdini e Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anzi, forse dovremmo modificare il titolo dell'articolo: «Scambio elettorale politico Renzi, Verdini e Berlusconi».
  Proprio oggi su tutti i giornali, in prima pagina, c’è l'arresto di un certo Nicola Cosentino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chi è da più anni in questo Parlamento penso lo conosca abbastanza bene. Nicola Cosentino che, secondo i pm, vanta un rapporto stabile con il clan dei Casalesi. Ora, vorremmo chiedere se la locuzione inserita al Senato nella disposizione – ricordo, «in cambio di voti» in questo caso, perché non si può interpretare in maniera analogica, solo «in cambio di voti» – possa applicarsi anche al caso di specie, in cui effettivamente, secondo i pm, per Casal di Principe c'era stato uno scambio di voti nelle elezioni amministrative.
  Quindi, noi modificando questa norma, andiamo a depotenziare tutto il lavoro che potevano fare i magistrati che indagavano su questi reati e che forse non potranno più fare. Se ci fosse stata questa norma, così come approvata dal Senato, un soggetto come Nicola Cosentino non sarebbe stato arrestato oggi ma sarebbe stato arrestato mesi e mesi fa, e magari sarebbe stato già condannato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, ci dica, Presidente, e vorremmo avere anche una risposta dal relatore – capisco la difficoltà del relatore, umanamente lo capisco –, cosa è cambiato in questi giorni e se davvero vuole continuare a fare il relatore di questo provvedimento così come massacrato dalla Commissione giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.

  ALESSIA MORANI. Signor Presidente, sento delle cose che francamente mi stupiscono e mi allarmano, ma mi allarmano per la salute mentale di colui che parla, e spiegherò perché. Perché secondo me, nel mettere d'accordo la parte destra e la parte sinistra del cervello, ci vuole un po’ di pazienza perché la carta canta, gli atti della Camera parlano.
  Andrea Colletti, rispetto all'emendamento Sarro, in Commissione, disse le seguenti testuali parole circa lo stralcio della parte relativa alla disponibilità che noi oggi ci apprestiamo a fare. Cito le parole di pagina 79 degli atti della II Commissione della Camera dei deputati: « Andrea Colletti (MoVimento 5 Stelle) dichiara il voto di astensione sull'emendamento Sarro motivandolo con il riconoscimento dell'esistenza del problema giuridico evidenziato dalla proposta emendativa». Per di più, conclude dicendo che preannuncia che il suo gruppo presenterà una proposta di legge volta a sopprimere la parte di norma in questione.
  Allora, finché si fanno le chiacchiere e si prova a raccontare alla gente alcune cose, può stare anche bene, ma quando ci sono gli atti che parlano per coloro che dichiarano delle cose in Aula è un'altra questione, bisogna essere seri (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Per l'Italia e di deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia) ! La serietà e la coerenza di un parlamentare si dimostrano anche dal fatto che quello che si dice in Commissione lo si dice anche in Aula. Francamente, siamo stanchi di questi proclami totalmente inutili (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, io invece ricordo che c'era una proposta di Pag. 72un deputato del PD, Sanna, che verteva proprio sulla disponibilità del politico nei confronti del mafioso e dico anche che, proprio perché noi abbiamo letto e riletto il testo approvato dal Senato e quel giorno in Commissione era la prima volta che se ne parlava, dopo attenta discussione e riflessione, con i nostri senatori e con il nostro gruppo, abbiamo studiato e capito che – e ovviamente cambiato idea – questa norma deve essere approvata nella maniera più veloce dalla Camera così com’è. Quindi il fatto di riflettere e cambiare idea non è un reato ed è normale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, fate concludere la collega.

  GIULIA SARTI. ...perché anche Sanna aveva depositato una proposta con questa dicitura (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Collega concluda.

  GIULIA SARTI. La contraddizione sta anche all'interno del vostro partito. E tutti i deputati del PD avevano dichiarato in Aula e in tutti questi giorni che volevano approvare il testo così com’è uscito dal Senato. Quindi, siete voi che avete cambiato idea, non noi.

  PRESIDENTE. Non ho altri interventi...
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, volevo evitare di intervenire (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  RICCARDO NUTI. ...però, visto che qui si cerca, come ha detto la collega poc'anzi, di sostenere che, magari, non bisogna ripetere quanto detto in Commissione o bisogna ripeterlo, allora forse è meglio che ripeta quanto ho già detto in quest'Aula e che vi dovrebbe, un attimino, quantomeno indurre a riflettere. Le parole sono le seguenti: Agostino Pizzuto, detto il «Basettone», Davide Faraone, 11 dicembre 2013.

  DAVID ERMINI. Sciacquati la bocca, quando parli di Faraone !

  PRESIDENTE. Collega !

  RICCARDO NUTI. Ve lo ricordate ? Vi ricordate il tutto ? Vi ricordate (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?

  PRESIDENTE. Colleghi !

  RICCARDO NUTI. Vi ricordate quando il sottoscritto informò quest'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Aspetti, deputato Nuti. Colleghi, non è accettabile questo tipo di comportamento per cui si urla (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  RICCARDO NUTI. Tranquilli !

  PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi, se permettete, il richiamo lo faccio io, se ve n’è bisogno. Voi avete i richiami al Regolamento (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Ci sono i richiami al Regolamento, se ve n’è bisogno !

  RICCARDO NUTI. Signori, si apprende che in quest'Aula...

  PRESIDENTE. Colleghi, non è un comportamento accettabile ed è da censura, è da censura !

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, apprendo che in quest'Aula non si possono neanche fare domande.

Pag. 73

  PRESIDENTE. Lei ha esaurito il tempo, deputato Nuti. Concluda, le sto dicendo che deve concludere.

  RICCARDO NUTI. In quindici secondi completerò l'intervento. Ebbene, dopo quella denuncia, dopo quello che vi ho raccontato, il vostro collega ha minacciato querela nei miei confronti: sono passati più di 100 giorni e non vi è stato nulla, nulla ! Vergogna, vergognatevi, vi dovete vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Basta, deputato Nuti. La richiamo formalmente, non può rivolgersi in questo modo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, fa ridere essere richiamati alla coerenza dal Partito Democratico, perché ho assistito alla Conferenza dei presidenti di gruppo e vi era con me anche il capogruppo del Partito Democratico, Roberto Speranza, che spingeva per discutere questo provvedimento qualche lunedì fa. Poi, sono stati loro a chiedere che l'esame di questo provvedimento venisse spostato di una settimana: hanno trovato l'accordo con i loro compari del centrodestra e ora lo stanno affossando ! Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, riportiamo un attimo l'attenzione sul contenuto di questa norma. Essa punisce i politici che fanno accordi con i mafiosi. Allora, mi chiedo, dov’è l'incoerenza ? Qual è il problema (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ? Grazie, bello !

  PRESIDENTE. Collega...

  FRANCESCA BUSINAROLO. Continuate così !

  PRESIDENTE. Deputata Businarolo, vada avanti, vada avanti !

  FRANCESCA BUSINAROLO. Quello che mi chiedo è: perché questa parte del Parlamento, quella che dovrebbe essere opposizione, non solleva neanche una contestazione ? Vi va bene così ? Siete contenti ?

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Probabilmente lo sono ! E quindi, cari signori del PD, con chi avete preso accordi ? Con noi no. Con loro ! Bravi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Colletti 0.1.2001.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Molea, Nardi, Sandra Savino, Tancredi, Campana...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  387   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  85    
    Hanno votato no  302.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sarro 1.8 e 1.2001 della Commissione.Pag. 74
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, con questo emendamento il collega Sarro intende sopprimere le parole «ovvero in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell'associazione». Tre giorni dopo che uscì la norma dal Senato, ci fu un interessante articolo su Il Mattino del magistrato Raffaele Cantone, il quale, effettivamente, esprimeva dei dubbi sulla genericità di questa locuzione, dubbi che, a quel tempo, in realtà, pervadevano anche noi membri della Commissione giustizia della Camera del MoVimento 5 Stelle. Lo stesso Cantone, però, nello stesso scritto, riferiva dell'esigenza, nonostante questa ipotetica genericità, di votare al più presto questa norma senza modifiche, così come la esprimeva l'ex procuratore Caselli.
  Poi basterebbe, come abbiamo fatto noi, andare a parlare con giuristi che non siano i Fiandaca di turno, per i quali non esiste la trattativa Stato-mafia ed il processo a Palermo non si sarebbe dovuto neanche tenere. Questi giuristi ci hanno chiarito che, in realtà, di norme generiche che poi vengono riparametrate dalla giurisprudenza di merito e di legittimità è pieno il codice penale, tant’è vero che abbiamo avuto per anni sentenze sul concorso esterno in associazione mafiosa pur senza avere una norma sul concorso esterno per associazione mafiosa. Quindi, in realtà, i tribunali e la Corte di Cassazione riescono a lavorare anche con norme ampie e molta parte dei giudici ci ha chiesto delle norme non restrittive.
  Voi, in questo caso, facendo il contrario di quanto avete fatto in Commissione, visto che avevate votato con noi contro gli emendamenti Sarro e Chiarelli, volete rimodificare la norma, renderla più restrittiva. Può essere che per una parte della dottrina giuspenalistica la norma debba essere il più restrittiva possibile, ma noi non lo riteniamo: riteniamo che le persone perbene, i politici perbene non avranno sicuramente paura di questa norma, perché un politico onesto, un politico perbene mai darà la propria disponibilità all'associazione mafiosa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ORE 17,40)

  ANDREA COLLETTI. Di una norma così ampia ha paura il politico che vive e annaspa nella zona grigia tra mafie, burocrazia e politica. Quelli che non vivono in questa zona grigia non hanno paura, e quindi l'invito è a non avere paura di votare contro questo emendamento proposto da Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per registrare con favore la riformulazione dell'articolo che, nell'emendamento votato a larga maggioranza, è stata offerta dalla Commissione che è in linea con il mio emendamento, rispetto al quale, devo dire, ci sono state autorevoli espressioni, dal punto di vista proprio strettamente giuridico, di condivisione della linea di fondo, che era quella di assicurare la maggiore coerenza possibile di questa norma con il dettato costituzionale.
  E se la commissione Fiandaca aveva già avvertito del rischio di applicazioni giudiziarie indiscriminate o eccessivamente disinvolte, vi è stata, successivamente alla seduta della commissione che è stata ricordata prima, una richiesta di parere al CSM, o meglio una richiesta affinché il CSM si pronunciasse su questo argomento, e da parte dei richiedenti ai magistrati componenti dell'organo di autogoverno veniva osservato che la formulazione in questione poteva avere rilevanti ripercussioni sul principio di garanzia costituito dalla necessaria tipizzazione delle norme. Noi vogliamo assicurare una norma che sia corretta dal punto di vista costituzionale, dunque sicuramente applicabile e per ciò stesso efficace nel contrasto alla criminalità organizzata.

Pag. 75

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sarro 1.8 e 1.2001 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Melilla, Folino, Zardini, Palma, Businarolo, Campana, Gnecchi, Beni, Causi, Busto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  376   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  305    
    Hanno votato no   71.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione del subemendamento Colletti 0.1.2002.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, l'emendamento approvato dal Comitato dei nove vuole abbassare le pene con le quali si puniscono i politici ed i mafiosi che si accordano o permettono di accordarsi per scambiarsi i voti durante competizioni elettorali in cambio di denaro o altra utilità. La norma votata dal Senato e votata anche dalla Commissione giustizia, ormai più di tre settimane, un mese fa, prevedeva le stesse pene previste dall'articolo 416-bis, ovvero l'associazione mafiosa. In questo caso, la Commissione vuole ritornare sui suoi passi e andare nella direzione di quella norma, che anche noi avevamo provato a cambiare, approvata in prima lettura alla Camera. Noi non ci stiamo almeno all'annacquamento delle pene perché significa ancora di più retrocedere, significa ancora di più far capire qui fuori che scambiare voti con i mafiosi non è poi così grave. Questo non può essere accettato da quest'Aula e di sicuro non sarà accettato dal MoVimento 5 Stelle. Noi, in questo momento, stiamo peggiorando addirittura la norma così com’è in questo momento in vigore.
  Attualmente in vigore vi sono le pene del 416-bis. I due subemendamenti da me presentati, che discuterò insieme, tendono a far ritornare la norma quella che era, quella che è uscita dal Senato, chiedendo che vengano alzate le pene per i mafiosi e per i politici «da quattro a dieci anni» a sette e dodici anni. Quindi chiedo a tutta l'Aula di votare favorevolmente a questo subemendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, solo per ricordare che questa norma non toglie vigenza ed efficacia al 416-bis e, dunque, alle pene comminate per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso che verranno applicate a prescindere dallo scambio elettorale che è una variante in subordine. E anche per ricordare che la scelta di indicare come pene «da quattro a dieci anni» non è un capriccio di quest'Aula per annacquare un testo, ma è la scelta di tornare al testo originario che ci è stato proposto da Libera, da Luigi Ciotti e dalla campagna dei Braccialetti bianchi alla quale con molta passione hanno partecipato anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, per annunciare a nome della Lega il voto favorevole sul subemendamento Colletti 0.1.2002.1 e sul subemendamento successivo, che tendono a mantenere le pene, per questo tipo di reato, come sono state stabilite dal testo approvato al Senato. Quindi per esprimere ovviamente il parere favorevole a entrambi i subemendamenti e Pag. 76per ribadire la nostra contrarietà alla riduzione che verrebbe apportata con il testo così come modificato durante questa discussione. Mi permetto anche di chiarire il motivo per il quale chiediamo che le pene rimangano quelle attualmente previste nel testo approvato dal Senato, ovvero da sette a dodici anni. Mi richiamo anch'io, come altri colleghi hanno già fatto, alle parole del presidente della ANM che credo possano rappresentare in questo dibattito un punto di riferimento importante, visto il ruolo che ricopre. Quest'ultimo, in questa settimana, ha rilasciato delle interviste che hanno, come stiamo vedendo, contribuito ad apportare modifiche al testo; però voglio ricordare che, proprio nelle dichiarazioni e nelle riflessioni che il presidente l'Associazione nazionale magistrati ha fatto in riferimento alle pene così come stabilite nel disegno di legge al Senato... da parte del presidente della ANM c’è una valutazione di sostanziale congruità e proporzionalità delle pene stabilite rispetto al testo e rispetto alla gravità del reato. Pertanto evidenzio che, sul punto, il presidente della ANM non ha sostanzialmente chiesto un passo indietro rispetto alle pene che sono state approvate alla Camera nel disegno di legge in prima lettura. Pertanto la Lega voterà favorevolmente ad entrambi i subemendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle per mantenere le pene da sette a dodici anni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, faccio mie le preoccupazioni di un procuratore, di uno dei massimi esperti di lotta alla criminalità organizzata che questo Paese vanta di avere: Roberto Scarpinato. Nella missione fatta con la Commissione antimafia a Palermo, proprio poche settimane fa, Scarpinato esprimeva la sua preoccupazione in quanto, purtroppo, il 416-ter non è soggetto al regime speciale di tutti i reati e della normativa antimafia. Essendo sottoposto al regime ordinario avviene questo: avviene il fatto che il 416-ter non ha i termini raddoppiati per la prescrizione come gli altri reati di mafia e, quindi, sollevava proprio la questione di poterlo inserire nel novero del comma 3 dell'articolo 51 del codice di procedura penale per sottoporlo a questa tipologia di regime speciale.
  Se noi oggi abbassiamo le pene e, in più, i termini della prescrizione dei reati sono quelli ordinari, otteniamo in qualche modo un nuovo svuotamento di questo articolo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Rimango alquanto sorpreso dal riferimento, anche del collega Fava, e non solo, a «Riparte il futuro», che proprio nella sua homepage non solo dice «fate presto» ma leggo testualmente che richiede il ritiro di tutti gli emendamenti presentati. Il collega Fava, poco fa, così come tanti altri, ha votato a favore di alcuni di questi emendamenti, proprio con l'effetto di far andare questo provvedimento al Senato. Penso quindi che collegarsi a questo tipo di campagna, approvarla, e poi fare qualcosa contro e citarla pure, sia quanto meno una presa in giro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, questa diminuzione della pena rispetto alla previsione originaria che ci viene dal Senato non deve però far passare in secondo piano una particolarità applicativa della norma che stiamo approvando. Il politico che vende la sua funzione alla mafia e viene «beccato» in questa condotta, ben dimostrata (davanti a lui c’è la mafia, c’è l'organizzazione; lui promette delle utilità che faranno parte della propria condotta di funzionario pubblico; insomma si vende l'integrità dell'esercizio del mandato, si vende l'efficienza Pag. 77e l'imparzialità della pubblica amministrazione, si vende la democrazia), viene punito con una pena da quattro a dieci anni. E se poi costui continua e diventa un concorrente nell'attività della mafia, è punito non solo con questa pena e per questo reato, ma viene punito anche per concorso nell'associazione criminale ai sensi dell'articolo 416-bis del codice penale. È quel fenomeno che i giuristi e il nostro codice penale chiamano concorso materiale. Quindi vengo punito una prima volta, per tale condotta, da quattro a dieci anni, e se proseguo oltre con questa attività prodromica di svendita della mia funzione e della democrazia, vengo punito da sette a dodici anni. Credo che il Legislatore debba osservare anche un criterio, che è scritto anche nella nostra Costituzione, di proporzionalità della pena; e qui ci sta tutta. E ricordo anche che la commissione governativa che ha riletto le politiche criminali dello Stato, ha raccomandato su questo punto una differenziazione della pena e magari una sua elevazione per il reato di associazione di stampo mafioso. Questa cosa la stiamo facendo, è un atteggiamento legislativo del tutto razionale, non è un atteggiamento che torna indietro rispetto alla volontà di punire severamente la condotta di cui stiamo parlando. Votiamo serenamente a favore del nuovo testo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Come diceva l'onorevole Sanna, non c’è cosa peggiore del politico che si avvicina all'associazione criminale per chiedere voti. Quindi è corretto punire bene questo tipo di delitto, perché il politico rappresenta le Istituzioni. Le Istituzioni dovrebbero essere sane e al di sopra di ogni sospetto. Ed è per questo che chiediamo di mantenere la pena così come è prevista e ovviamente di non ridurne la portata. Altrimenti dimostriamo in quest'Aula – anzi questa maggioranza dimostra in quest'Aula – di non tenere a sconfiggere la mafia ed a sconfiggere questo sistema criminale che utilizza i voti dei mafiosi per arrivare all'interno delle Istituzioni. Quindi manteniamo così com’è questo testo e dimostriamo tutti insieme di voler sconfiggere veramente la mafia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Colletti 0.1.2002.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Capua, Abrignani, Fioroni, Beni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  380   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Morassut e Miccoli hanno segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Colletti 0.1.2002.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Ventricelli, Albanella, Boccuzzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  379   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   87    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 78

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sarro 1.9 e 1.2002 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Signor Presidente, anche in questo caso, con estrema convinzione e con estrema soddisfazione, registriamo la riformulazione della norma da parte della Commissione, assunta a larga maggioranza. Voglio qui ricordare che su questo emendamento da me presentato c’è, a supporto delle ragioni tese a rendere la norma compatibile con il dettato costituzionale, la chiara pronuncia della commissione Garofoli, che è stata incaricata dal Governo per la definizione delle nuove norme, delle nuove proposte in tema di lotta, anche patrimoniale, alla criminalità organizzata e, siccome è stato prima evocato il nome del dottor Cantone, egli è componente di questa commissione e naturalmente è tra gli estensori della segnalazione che è stata rivolta al Parlamento sulla necessità di differenziare le pene rispetto a quelle previste dall'articolo 416-bis. Infatti, noi con l'articolo 416-ter anticipiamo la soglia di punibilità della condotta già a livello della promessa e, quindi, con una capacità offensiva della condotta sicuramente inferiore rispetto al concorso esterno, che è finalizzato, invece, al mantenimento in vita e al rafforzamento del sodalizio criminale, quindi la necessità, in ossequio ai principi costituzionali di ragionevolezza e di proporzionalità, di differenziare il regime sanzionatorio tra le due condotte. L'emendamento sostanzialmente recepisce questa sollecitazione della commissione e contribuisce a rendere il testo che andiamo a licenziare assolutamente in linea e coerente con il dettato costituzionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, qualche giorno fa il PD ha votato contro la questione pregiudiziale di Forza Italia, in cui le questioni poste all'attenzione dell'Aula erano esattamente le stesse sulle pene e sull'abbassamento di pena. Non è possibile in questo momento storico, quando abbiamo fuori da quest'Aula, ma purtroppo anche tra di noi, politici che continuamente, continuamente – ed è stato dimostrato tramite tante sentenze – intrallazzano con la mafia, cedere proprio sulla questione delle pene, differenziandole, riportando da 4 a 10 anni e da 7 a 12 anni per il concorso esterno.
  La cosa grave è che questo è proprio l'esempio classico...

  PRESIDENTE. Onorevole Morani, liberi i banchi del Governo.

  GIULIA SARTI. ...in cui si è dimostrata la palese accettazione, da parte della maggioranza di questo Parlamento, delle pretese...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Sarti. Onorevole Morani, forse non sono stato chiaro...

  GIULIA SARTI. Come dicevo, questo emendamento è proprio la palese dimostrazione di quanto questa maggioranza si sia piegata al volere di una parte, di un partito politico, come Forza Italia, che in questi anni ha dimostrato di andare passo passo, spesso e volentieri, con gli interessi della criminalità organizzata; e noi in questo momento, anzi, voi in questo momento state cedendo a quelle pretese, state cedendo alle pretese di un partito che in questi anni ha soltanto dimostrato, tramite il suo capo politico, di fare spesso gli interessi delle mafie (Proteste dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Onorevole Sarti, per cortesia, le faccio recuperare il tempo, ma c’è un confine; c’è un confine e la prego di stare nell'ambito del confine che riguarda il rispetto di tutti coloro che stanno in quest'Aula. Come vede, io sono molto attento e non l'ho interrotta in altri momenti Pag. 79nei quali, forse, ho tollerato molto. Adesso la prego di stare nel confine. Prego, concluda.

  GIULIA SARTI. Io non rispetto le persone che hanno trattato con la mafia, come è successo in tutti questi anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi dispiace, ma non ci sto. E l'arresto di questa mattina di Cosentino lo dimostra ancora di più, se non ci bastasse Silvio Berlusconi (Proteste dei deputati del gruppo Forza Italia -Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
  Lo ripeto, questo abbassamento di pene non è pensabile, anche perché la magistratura e tutti gli autorevoli esponenti che si sono esposti, in questo periodo, sul testo dell'articolo 416-ter non facevano un discorso legato all'abbassamento delle pene e, quindi, andava bene così, si poteva tranquillamente mantenere. Ripeto la preoccupazione: questo testo tornerà al Senato e in quella sede chissà cosa succederà, lo ripeto, chissà cosa succederà. Interroghiamoci, per favore, e almeno sulle pene cerchiamo di rimanere uniti e di accantonare tutte le preoccupazioni, perché non è possibile cedere e dare un segnale di questo tipo fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Palese, forse c'era prima l'onorevole Carfagna. È uguale, basta che vi decidete perché poi l'altro parla a titolo personale.
  Prego, onorevole Palese, ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, la ringrazio per il suo intervento autorevolissimo, come sempre, però non è possibile che non ci sia una stretta attinenza, come previsto dal Regolamento, in riferimento agli emendamenti che si discutono e si scivoli invece in tutt'altre discussioni, che esulano da quello che è il merito dell'argomento e che sono anche abbastanza insultanti rispetto a tante persone che non sono presenti qui, e non possono difendersi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, anche io le chiedo di stigmatizzare gli interventi fatti dai colleghi del MoVimento 5 Stelle; capisco l'ansia e l'esigenza di visibilità, ma noi rispediamo al mittente queste accuse inaccettabili e ricordiamo che Forza Italia è stata, soprattutto quando è stata al Governo, in prima linea nella lotta alla mafia, alla camorra e alla criminalità organizzata. Quindi, non cadiamo nelle provocazioni dei colleghi del MoVimento 5 Stelle ma le chiediamo, Presidente, di stigmatizzare quanto è stato detto.

  PRESIDENTE. Credo di averlo fatto, onorevole Carfagna, comunque la Presidenza starà sicuramente più attenta, anche perché è del tutto evidente...
  Adesso ha chiesto di parlare l'onorevole Vecchio. Da questo momento, per quanto mi riguarda, ci sarà un'applicazione rigida del Regolamento. Quindi, prima che si alzino proteste, comunico a tutti che a chi non parla sull'emendamento io toglierò la parola.
  Prego, onorevole Vecchio, ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Signor Presidente, io non so se sarò fuori tema, ma il tema del quale voglio parlare è la mafia e l'antimafia. Si fa un eccessivo abuso del termine «mafia» e un altrettanto eccessivo uso del termine «antimafia». Viene considerato un distintivo, un'etichetta da appiccicare al bavero della giacca o alla camicetta della donna, solo per darsi un atteggiamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Vecchio, mi dia una mano, non sarà semplice la conduzione della Presidenza nei prossimi minuti, la pregherei di darmi una mano. Stiamo parlando degli emendamenti.

  ANDREA VECCHIO. Io le do una mano. Io sono testimone vivente dell'antimafia. Vivo scortato dal 1o ottobre 2007 Pag. 80per essermi ribellato, fin dal 1982, alla mafia e posso essere testimone di come ci si comporta in questi momenti: non bisogna mai strumentalizzare né la mafia né l'antimafia, ma essere uomini, e uomini veri, davanti a questi fatti (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, come si può censurare l'intervento di qualche parlamentare in materia di 416-ter se si parla di Cosentino ? Come può lei ritenere che siano argomenti dissimili, appunto, l'arresto di un pezzo grosso del PdL, poi passato ad altri partiti, e la norma che codifica il voto di scambio politico-mafioso ? È evidente che se la corruzione ha dei livelli inaccettabili, se la mafia ancora uccide ragazzini in Italia, non si possa escludere la possibilità di parlare dell'arresto di un pezzo grosso, di un ex parlamentare e sottosegretario del Popolo della Libertà, in quest'Aula. Tutto qua.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Per cui, rispondo al collega Rocco Palese: alcune persone non si possono difendere in quest'Aula perché stanno in galera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Battista. Lei potrà facilmente vedere, dal resoconto stenografico e dal momento in cui rispondo, la ragione per la quale il Presidente ha ripreso, e che non era quando stava parlando dell'onorevole Cosentino.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, cercherò di tenere toni pacati, nonostante senta molto la questione sia da semplice cittadino onesto che da palermitano; ma vorrei dire che non è assolutamente immaginabile alcuna censura in questo argomento e trovo alquanto ridicolo sentire protestare gruppi, parlamentari, in quest'Aula, come ha fatto poc'anzi la collega Carfagna, quando si affermano dati storici. Il partito di cui fa parte la collega è nato dall'intervento di Dell'Utri, condannato in secondo grado a sette anni per associazione mafiosa, con Mangano, noto, noto mafioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MANLIO DI STEFANO. Questa è storia e non è censurabile la storia, a meno che, nel vostro pacchetto di riforme...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Manlio Di Stefano.
  Prendo atto che l'onorevole Ferraresi, che aveva chiesto di parlare, vi ha rinunziato.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sarro 1.9 e 1.2002 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Onorevoli Marzana, D'Uva, Terzoni.

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  376   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  293    
    Hanno votato no   83.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 81

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Venticelli, Turco, Gasparini. Ci siamo, colleghi ? Fiorio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  310   
   Astenuti   70   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato  310.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.02000 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Bosco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  380   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato sì  380.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 204-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 204-B ed abbinate).
  Se nessuno intende illustrare l'ordine del giorno presentato, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, nell'esprimere il parere favorevole del Governo sull'ordine del giorno, voglio formalmente impegnare il Governo e rassicurare i deputati del MoVimento 5 Stelle. Siccome è emerso nel dibattito come uno dei punti quello dei tempi di approvazione di questa norma, quindi c’è preoccupazione per quanto riguarda l'iter al Senato, volevo formalmente dire che c’è l'impegno del Governo a seguire l'iter di questa norma, in cui davvero crediamo molto, anche al Senato.
  Rappresenteremo e rappresentiamo sin d'ora la necessità di approvarla in tempi certi, perché dobbiamo raccogliere e dobbiamo davvero dimostrare...

  PRESIDENTE. Sottosegretario Ferri, non me ne voglia, però lei sta dando il parere sull'ordine del giorno.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, voglio solo dire, e concludo, che il Governo si impegnerà al massimo perché questa norma venga approvata prima delle elezioni amministrative ed europee.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, vorrei brevemente illustrare l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sisto, la fase dell'illustrazione purtroppo è passata, perché in questo momento il sottosegretario ha espresso il parere. Lei, se vuole, può chiedere di metterlo ai voti comunque, anche se il parere è favorevole, e poi fare la dichiarazione di voto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, vorrei metterlo ai voti, segnalando soltanto che è sottoscritto da me, dalla collega Morani, dal collega Leone e dal collega Dambruoso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

Pag. 82

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, pur comprendendone le buone ragioni e le buone intenzioni, noi voteremo contro, perché impegnare il Governo ad effettuare con cadenza annuale un monitoraggio sull'applicazione di questo articolo, dopo che il Parlamento ha aspettato ventun'anni per approvarlo, ci sembra poco coerente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle voterà contro l'ordine del giorno, non per l'impegno, bensì per le premesse dello stesso, ove è scritto: «non è pertanto sufficiente la mera conoscenza della qualità del soggetto che promette» – quindi la mera conoscenza che sia un mafioso – «perché possa dirsi sussistente l'elemento soggettivo del dolo». Quindi, non basta sapere che si sta trattando con un mafioso perché sia sussistente l'elemento soggettivo del dolo. «Non integra la fattispecie, la condotta di quel candidato che, in occasione della campagna elettorale in una zona notoriamente ad alta densità mafiosa, accetti una promessa di voti, pur rappresentandosi ed accettando il rischio che il soggetto proponente sia un esponente della cosca mafiosa della zona»: noi stiamo votando queste premesse. Il Governo ha dato parere favorevole a queste premesse. Lo faccio notare. Ovviamente, il Governo ha avuto pochissimo tempo per leggere l'ordine del giorno, noi abbiamo avuto trenta secondi per leggerlo: magari riflettiamo un pochino di più prima di dare parere favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sisto n. 9/204-B/1, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini, Carnevali, Sisto, Giancarlo Giorgetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  363   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  256    
    Hanno votato no  107.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 204-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello. Ne ha facoltà.
  Constato che non è in Aula: s'intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà. Constato che anche egli non è in Aula: s'intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, siamo arrivati alla fine di un dibattito piuttosto travagliato, ma il voto di scambio è un vero e proprio inquinamento sociale, è una prassi, ahimè, ormai abbiamo visto piuttosto diffusa, difficilmente definibile sul piano giuridico quanto facilmente individuabile sul piano etico e sociale.
  Come sappiamo, poi, non è affare del sud. Le infiltrazioni mafiose anche al nord sono estese e inquietanti, tanto che sono ormai vari i comuni del nord sciolti per infiltrazioni mafiose.
  Le conseguenze di un voto di scambio sono inquietanti e con conseguenze di gravissima portata sullo sviluppo del territorio e sulla sua devastazione.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Santerini. Onorevole Magorno, onorevole Magorno ! Grazie. Prego, onorevole Santerini.

Pag. 83

  MILENA SANTERINI. Parlo di fenomeni che sono profondamente collegati a questa prassi di tipo politico, le discariche abusive, gli appalti pilotati, tutto quello che sostanzialmente impedisce un sano sviluppo del territorio e che ha che fare con una cosa molto semplice: la promessa di benefici particolari in cambio del sacrificio dell'interesse generale.
  Noi, come gruppo Per l'Italia, abbiamo seguito questo dibattito e abbiamo anche espresso una serie di riserve, in particolare su alcuni concetti come quello di disponibilità, di utilità, che ci sembravano sfocati e rischiavano di allargare troppo la fattispecie in modo tale da creare un'ambiguità. Tuttavia, ci sembra raggiunto un sostanziale bilanciamento tra quelli che sono gli interessi della collettività nel reprimere duramente questo fenomeno e il timore fondato, che abbiamo espresso, di non circoscriverlo adeguatamente.
  Siamo, quindi, in un certo senso felici intanto di poter corrispondere a quella che è stata una forte battaglia dell'associazionismo, penso a Libera e penso a tutte quelle associazioni che in silenzio, spesso anche senza appoggio...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Santerini. Onorevole Pisicchio ! Grazie.

  MILENA SANTERINI. ...hanno voluto fare emergere questa fattispecie difficile, difficilmente definibile, che oggi invece andiamo a circoscrivere come un vero e proprio problema e pericolo sociale.
  Quindi, non vorrei citarvi tutti quegli episodi in cui una promessa a mezza bocca, un accordo sottobanco hanno creato di fatto un fortissimo danno alla collettività. Basti pensare all'immenso serbatoio dei beni confiscati alla mafia, che dimostrano come, attraverso questa prassi, si sia consolidato invece un vero e proprio potere mafioso. Basti pensare che, per esempio, i beni confiscati alla mafia in Lombardia sono quasi mille e sono strutture e una mappatura che ci permette finalmente di fare restituire il maltolto alle mafie.
  Tutto questo passa anche attraverso la prassi del voto di scambio, che oggi noi siamo d'accordo e siamo favorevoli a sanzionare anche con il nostro voto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Attaguile. Ne ha facoltà.
  Non lo vedo... Ecco l'onorevole Attaguile: non lo avevo visto io. Prego, onorevole Attaguile.

  ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente, mi scuso ma pensavo che le altre dichiarazioni di voto durassero di più.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema che qui stiamo affrontando è delicato e difficile e lo dimostra anche l'iter che ha seguito il provvedimento oggi in discussione, licenziato all'unanimità dalla Camera, e dunque inteso concordemente da tutti i deputati quale strumento utile e valido per la lotta alla mafia, e al Senato assegnato alla Commissione giustizia in sede deliberante.
   Sembrava dunque che il provvedimento dovesse essere licenziato anche dal Senato nello stesso testo approvato dalla Camera. Sarebbe stata sicuramente la mossa migliore, che avrebbe dato un segnale chiaro e preciso da parte di questo Parlamento, dal momento che quello di cui stiamo parlando è un reato di mafia che coinvolge soprattutto i rapporti tra la politica e le organizzazioni mafiose. Invece, al Senato, sono sorti dubbi, considerazioni e perplessità, tanto che il testo licenziato ha praticamente modificato l'impianto originario.
  La modifica della normativa sullo scambio elettorale politico-mafioso, in particolare l'articolo 416-ter di cui oggi si discute in Aula, ha visto invece in entrambi i rami del Parlamento l'appoggio, ma anche il contributo costruttivo della Lega Nord Autonomie, in linea con l'impegno e l'attenzione da sempre dimostrati dal nostro partito al tema della lotta alla mafia.
  A questo proposito, non si può non citare la grande lotta condotta contro le organizzazioni mafiose dall'allora Ministro dell'interno Roberto Maroni, in particolare per i risultati che ha ottenuto grazie anche Pag. 84allo straordinario impegno delle forze dell'ordine e per il quale ha ricevuto il plauso, non solo in Italia, ma anche all'estero. Sono dati ufficiali ed ancora oggi pubblicati sul sito del Ministero dell'interno che attestano il successo delle sue politiche di contrasto alla mafia: 8466 i mafiosi arrestati, di cui 32 latitanti di massima pericolosità, per un totale di 778 operazioni di polizia giudiziaria, senza dimenticare le azioni del Ministro Maroni volte a colpire la mafia nel suo cuore, nei suoi interessi economici, andando a privarla di quelle risorse per finanziarsi e per finanziare tutte le attività criminose di cui è artefice.
  Un ingente patrimonio sottratto alla mafia, pari a ben circa 25 miliardi di euro nel settembre 2011, che poi è confluito, per quanto riguarda le somme di denaro e i proventi di beni sequestrati, nel Fondo unico di giustizia, istituito nel 2008 e impiegato in progetti nel settore della sicurezza e della giustizia.
  Provvedimenti come quello in discussione oggi rappresentano sicuramente un contributo per migliorare e rendere sempre più incisiva la lotta alla criminalità organizzata, nelle più varie forme che essa può assumere. Tuttavia, come dimostrano le azioni e i risultati sopra citati ottenuti da Maroni, il fenomeno mafioso va combattuto su più fronti, colpendo i patrimoni malavitosi e facendo investimenti a favore delle forze dell'ordine, a cui è demandato il compito di controllare in prima linea il territorio e di intervenire con azioni di contrasto alla micro e alla macrocriminalità.
  Invece, oggi si assiste, da parte di questo Governo ma anche del precedente, a continui tagli al comparto sicurezza, il che stride con la volontà di combattere in maniera seria e rigorosa la malavita organizzata. Si parla, purtroppo, non solo di un'associazione mafiosa ma di un sistema, e quello che preoccupa è proprio che ancora oggi si parli di sistema. Ricordo della mia terra due grandi figure, ma non le uniche: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che si sono impegnati nella lotta alla mafia in prima persona e a costo della propria vita. Eppure, ci troviamo ancora oggi qui a discutere di come approntare un'efficace lotta contro la mafia.
  Riteniamo che si debba proseguire, anche sull'esempio degli strumenti adottati allora dal Ministro dell'interno Roberto Maroni, nell'approntare strategie e azioni sempre più efficaci e incisive nella lotta alla mafia...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Attaguile. Gentilmente, i banchi del Governo, grazie. Prego, onorevole Attaguile.

  ANGELO ATTAGUILE. ...così come può essere questo provvedimento, che rappresenta un mezzo utile ed efficace per riuscire a combattere le infiltrazioni mafiose nel potere politico.
  Pertanto, non possiamo non votare a favore comunque della definizione di un reato che prevede una pena aspra nei confronti di chi utilizza la mafia per fare politica, ma ricordando, altresì, che la mafia va contrastata con ogni mezzo e su più fronti, in primis con investimenti a favore del comparto sicurezza, delle forze dell'ordine, che sul territorio, in prima linea, si trovano a contrastare la malavita organizzata ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, anche come rappresentante del mio gruppo per questo tipo di tema, anticipo che siamo assolutamente convinti che questa sia una norma fatta bene, che abbia raggiunto un giusto equilibrio che consentirà di non delegare alla magistratura quello che la politica non è in grado, molte volte, di fare. Quindi, una responsabilizzazione della individuazione e della determinazione delle norme, nel definirle nei loro contenuti e anche nella loro lettera: solo così si riuscirà davvero a fare un contrasto alla mafia che non sia soltanto di facciata, ma che consenta davvero un intervento effettivo ed efficace contro il crimine mafioso.Pag. 85
  Già lo scorso 16 luglio, quest'Aula ha approvato, all'unanimità, un testo frutto di un ampio e complesso dibattito nel corso del quale, Presidente, pur partendo da posizioni molto distanti, si era giunti ad una nuova ma condivisa formulazione della norma. Il provvedimento ha subito notevoli modifiche nel corso dei lavori al Senato, alcune delle quali noi abbiamo considerato non condivisibili. C’è chi ha parlato di modifiche decisamente peggiorative, ma non vogliamo condividere questo tipo di valutazione, nessuno è maestro vero in questo tipo di materia, chi lo fa evidentemente ha un alto senso della propria consapevolezza su ciascuna materia; ma in realtà si trattava di una norma che, così come è ritornata, davvero consentiva alla magistratura un utilizzo della stessa non efficace secondo le aspettative dell'operatore del diritto.
  Il compito che ci veniva richiesto è, lo ripeto a me stesso, quello di dare norme chiare, facilmente applicabili e che non consentano una differente utilizzazione delle norme stesse a seconda dell'operatore giuridico che le andrà ad interpretare. Il lavoro svolto dal Comitato dei nove, anche in questo caso, però, ha permesso di superare ogni ambiguità.
  Ciò che però rappresenta il fulcro di questa proposta di legge, al netto delle modifiche auspicate più per una esigenza ideologica che per una efficacia applicativa dell'articolo 416-ter, resta il riferimento ad «altre utilità», che era l'obiettivo per cui sono sorti gruppi molto ascoltati e che sono stati rappresentati da don Ciotti, il quale è venuto qui alla Camera più volte, e ha sollecitato fortemente l'allargamento a questo concetto che, a partire dal 1992, quando era stata introdotta la norma originaria, non aveva avuto una applicazione soddisfacente.
  Ecco, tutto questo, con questo tipo di proposta che oggi speriamo venga approvata, viene realizzato; viene introdotto il concetto di «promessa» e viene introdotto il concetto di «altre utilità», i due obiettivi che, con tutte le difficoltà del caso, vengono raggiunti. Siamo sicuri di consegnare agli operatori del diritto, quindi magistrati e avvocati, una norma che abbia davvero il senso dell'equilibrio e il senso dell'operatività.
  È una nozione, quella che stiamo consegnando, Presidente, che colma una lacuna più volte evidenziata dalla Corte di cassazione e che da ultimo, con sentenze che non sto qui a citare, ha chiarito che oggetto dello scambio elettorale nell'attuale lettera dell'articolo 416-ter è l'erogazione del denaro inteso non solo come moneta o banconota, ma come ogni tipologia di bene immediatamente quantificabile in termini economici, escludendo invece dal contenuto precettivo della norma quelle altre utilità che invece oggi vengono finalmente riportate.
  Ecco, la vera esigenza che sin dall'inizio ho avuto modo di richiamare nel corso dei lavori, anche alla luce della mia esperienza professionale, è stata infatti quella di definire in modo chiaro la fattispecie di reato per evitare incongruenze sul piano del diritto. Ciò che abbiamo recepito nel testo all'esame dell'Aula è frutto proprio di un orientamento consolidato in giurisprudenza e consente di perseguire, ripeto, in concreto lo scambio elettorale politico-mafioso fissando con sufficiente determinatezza gli elementi soggettivi e oggettivi necessari affinché il reato si perfezioni.
  Solo in questo modo potremo, e ne sono convinto, avere una condotta univoca, disciplinata per legge e, in quanto tale, né frutto né oggetto di interpretazione, evitando così incursioni della non sempre utile creatività giurisprudenziale.
  Mi concedo solo, lo concedo a me stesso, un'ultima considerazione. Questo testo rappresenta il miglior punto di mediazione tra le diverse istanze, a dimostrazione che sul tema fondamentale della lotta alla criminalità organizzata vi deve, e vi è un'assunzione di responsabilità collettiva che prescinde dall'appartenenza politica di ciascuno e apre una seria riflessione sul disvalore di quei rapporti e di quei comportamenti che troppo a lungo hanno condizionato la vita economica e produttiva del nostro Paese.
  Il testo che stiamo per votare riafferma finalmente il primato della politica, e il Pag. 86segnale che stiamo dando al Paese è di una indiscussa unità di intenti nella lotta alla criminalità organizzata e della volontà da parte del Parlamento di approvare un testo che non si presti né a strumentalizzazioni politiche né ad applicazioni troppo discrezionali a scapito della certezza del diritto.
  Mi auguro che anche in questa sede si possa raggiungere un consenso unanime su questo fondamentale intervento legislativo, dando finalmente una risposta unitaria ai dubbi che in questi anni dottrina e giurisprudenza hanno posto sul tema del voto di scambio politico-mafioso e dimostrando al Paese la condivisione da parte di tutte le forze politiche di quel principio di legalità che è alla base della nostra convivenza civile.
  In conclusione, e lo ripeto, esprimo, a nome del gruppo di Scelta Civica che sto rappresentando in questo intervento, un voto favorevole che si prefigge come scopo non solo quello di contribuire all'approvazione della tanto attesa riforma del reato di scambio elettorale politico-mafioso, ma anche e soprattutto quello di rompere in modo chiaro e definitivo il legame che unisce il mondo della politica a quello della criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, voglio inizialmente – non voglio toglierle il lavoro – ricordare che la volta scorsa, quando venne approvato questo provvedimento, vi furono 503 voti favorevoli su 503 presenti in Aula. Lo dico senza polemiche, perché lo voglio ricordare anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: si ebbe a votare un testo che oggi è cambiato, ma è cambiato ancora di più verso i desiderata che il MoVimento 5 Stelle aveva proposto all'Assemblea e che forse, in quel momento, non vennero accolti.
  Dico questo perché, siccome vi è un'accusa di sottofondo, che ha fatto l'onorevole Colletti, a tutti i presenti, me compreso, naturalmente, di complicità non so di quali disegni criminosi o, quanto meno, di volontà da parte dei componenti di questa Assemblea di non volere arrivare ad approvare una norma che è attesa ormai da tanto tempo, voglio dire che complice non lo sono mai stato con nessuno per quanto riguarda cose illegittime e disoneste, perché sono una persona onesta. Ma non voglio diventare complice di un'ignoranza giuridica, che può venire fuori da un cattivo modo di legiferare. Purtroppo, devo dire che il Senato, nel momento in cui ha cambiato quella norma, ha fatto questo esercizio: ha modificato in peggio una norma, l'ha resa ancora più confusa, l'ha resa meno applicabile, ed è quello che noi, invece, abbiamo tentato di fare riportando una parte di quella mediazione che aveva portato a quell'unanimità in quest'Aula e che aveva visto il plauso di tutti.
  Allora, al di là delle polemiche, noi oggi stiamo approvando un provvedimento non solo atteso, ma quanto meno più «pulito» da un punto di vista tecnico-giuridico, e quindi legislativo, che non deve far riempire la bocca, invece, attraverso una strumentalizzazione politica e non tecnica, chi, in quest'Aula, dice che chi vuole approvare questo testo è complice di chissà quali criminali.
  Non voglio, come dicevo prima, alimentare le polemiche, ma una riflessione su quello che si dice, nel momento in cui si parla in quest'Aula, va fatta. Va fatta anche perché io sono uno di quelli che non solo, come dice qualcuno del MoVimento 5 Stelle, studia le cose, ma crede nelle cose che fa e nelle cose che vota; altrimenti, francamente, non lo farei più, se non ci credessi, e, principalmente, se non le condividessi, state tranquilli che non le voterei. Per cui, è solo un garbato invito che voglio fare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle ad essere un po’ più prudenti nel momento in cui si accusano genericamente i componenti di questa Assemblea di chissà quali nefandezze.
  A proposito del fatto che l'ordine del giorno, l'unico ordine del giorno che è stato approvato, ha visto la contrarietà del Pag. 87MoVimento 5 Stelle, devo dire che il MoVimento 5 Stelle aveva condiviso l'inserimento della parola «consapevolezza» in quel momento e che, attraverso il diniego, invece, di una lettura di quell'ordine del giorno con un impegno che non è legato a un'interpretazione, ma è legato a una necessità, ha voluto, invece, smentirsi, nel momento in cui lo ha votato la scorsa volta, richiedendone l'inserimento, e invece, oggi, ha votato contrariamente a un ordine del giorno che richiamava e che richiama quella necessità interpretativa, che è slegata da qualsiasi sotterfugio e da qualsiasi retropensiero, se non, invece, legata a una correttezza di tecnica legislativa che noi richiamiamo.
  Come richiamiamo il fatto che il mio gruppo – mi sento di dirlo – ha sempre combattuto il pericolo mafioso, ivi compreso il pericolo dello scambio tra politico e mafiosi. E lo vogliamo ribadire perché questo provvedimento non solo è stato voluto, ma è stato migliorato in ossequio a quella intenzione, a quella volontà ed a quelle battaglie che continuiamo a portare avanti.
  Non mi dilungo oltre, solo e soltanto per dire che convintamente votiamo questo testo, consci di averlo migliorato e di aver «debellato» una spinta emotiva che aveva inficiato non solo l'applicabilità, ma anche la pulizia giuridica, così com’è avvenuto con i mutamenti fatti al Senato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, poche parole, perché credo che questi 21 anni di silenzio e di reticenza del Parlamento non debbano essere riempiti oggi e qui da troppi ragionamenti e da troppe celebrazioni. Non è la storia dei rapporti tra mafia e politica che dobbiamo fare, anche perché la storia, questa storia, in questi anni è stata scandita ed accompagnata da un'assenza grave, l'assenza di questa norma di legge, così com'era stata proposta da molti magistrati 21 anni fa.
  Oggi e domani, al Senato, facciamo in modo che il denaro diventi definitivamente un dettaglio nel rapporto politico tra mafia, amministrazione e partiti, perché intendiamo colpire la zona grigia, quella che molti magistrati chiamano zona nera, una zona nella quale si è drogata l'economia, si è creata subalternità culturale, si è costruito un consenso malato, sapendo che la mafia oggi appartiene ad un paradigma diverso da quello che abbiamo conosciuto. Un tempo, il tema della mafia poteva essere quello dell'accumulazione, i «piccioli», pretendere il pagamento perché far soldi era il compito primario ed ultimo. Oggi le organizzazioni criminali non hanno il problema di come far soldi, ma di come spendere soldi, e rispetto alla spesa, all'investimento ed al riciclaggio, è fondamentale poter contare sui servigi, sulle utilità che un uomo politico o che un amministratore sarà in condizioni di offrire in cambio dell'appoggio elettorale, che è la fattispecie che noi intendiamo punire.
  Vogliamo che questa proposta di legge sia legge subito, in modo definitivo, che venga approvata dal Senato la prossima settimana e in questo raccogliamo l'appello, ma anche l'impegno che la maggioranza ha proposto in quest'Aula.
  Lo diciamo oggi che, come è stato ricordato da tanti, è una data particolarmente spiacevole: quando si arresta un amministratore, un politico, un ex uomo di Governo, non è un giorno di festa, perché comunque è un vulnus sotto il profilo delle istituzioni, è una ferita, è un livido che sarà complicato sanare e spiegare all'esterno. Poco importa che contro quel politico, in tanti o in pochi, si siano battuti. Lo dico oggi, che un ex Viceministro è stato arrestato, e lo dico non avendo fatto, di questo, tema di dibattito parlamentare, perché non era questo il punto; ma mi permetto di dirlo oggi, per rivendicare che nella politica i tempi sono importanti e che questo partito, in tempi assai non sospetti e quando Cosentino non era un recluso, ma un Viceministro in carica, elaborò un libro bianco sulle nefandezze politiche di quell'uomo e lo andò a portare e a spiegare nella terra dei casalesi. Pertanto, non ne facciamo titolo Pag. 88di merito oggi, ma vogliamo ricordare per la storia che il racconto di questi fatti e di questi misfatti è stato anche il percorso politico di molti di noi.
  Ci auguriamo che l'impegno che è stato assunto dalla maggioranza venga mantenuto e chiediamo al Governo, se questo impegno dovesse trovare impedimenti al Senato, di far propria, con un decreto, questa proposta di legge, perché noi vogliamo – e qui mi permetto di usare una parola forte: pretendiamo, perché in questo, sì, raccogliamo un affanno e una voce che arriva dal resto del Paese –, pretendiamo, quindi, che questa norma sia legge della Repubblica prima che cominci la campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, pochissime battute per parlare più del metodo, che del merito.
  In genere, quando si scrivono delle norme penali, le transazioni sono abbastanza delicate perché la norma penale non deve vivere di spirito transattivo, ma deve essere la migliore formulazione possibile, nel rispetto dei principi generali, tenuto conto del fenomeno che va a regolare. E continuo a credere che la formulazione che quest'Aula aveva geneticamente realizzato era una formulazione certamente con forme più attinenti ai principi generali.
  Mi riferisco al procacciamento che, nella forma del tentativo, comprendeva certamente la promessa, ma, poiché si trattava di una promessa che doveva essere dimostrata con atti idonei, diretti in modo non equivoco, era una promessa certamente concreta, che aveva bisogno di atteggiamenti che fossero plastici e non soltanto di mere parole, che troppo spesso consentono di attivare indagini senza che ve ne sia un'effettiva legittimazione.
  Noi abbiamo subito una modifica da parte del Senato, non criticata da Forza Italia, ma criticata dall'universo mondo del diritto. Basti pensare agli interventi anche di autorevoli magistrati che più di una volta sono stati in prima linea nella lotta alle mafie e che hanno percepito come la modifica del Senato provasse troppo, cioè avesse scelto una linea di combattimento alla mafia con delle armi clamorosamente inadeguate, perché in qualche maniera si correva eccessivamente il rischio di penalizzare soggetti che, invece, non avessero delle responsabilità.
  Il nostro scopo, quindi, quello di Forza Italia, era quello essenzialmente di evitare che questa formulazione potesse, anziché combattere le mafie, aggredire ingiustificatamente soggetti prescindendo dalla loro responsabilità. E si capisce che questa è l'ignominia più grave per una norma penale, cioè quando ha la capacità, tutta negativa, se non tragica, di attingere soggetti, non in ipotesi di responsabilità, ma in embrione di responsabilità, cioè con dei segnali così atipici, così aspecifici, così generici, che potessero essere facilmente scambiati.
  Qual è il dato grave ? Che non siamo di fronte a un'ingiuria o una contravvenzione punita con pena alternativa, ma siamo di fronte a un reato che, nella formulazione del Senato, era punito con una pena da 7 a 12 anni, parificato al 416-bis. Il rischio di una genericità, quindi, di un'incapacità di una norma di essere tipica, diventava moltiplicato dal dato che non si trattasse di una sanzione penale, ma di una sanzione penale gravissima, a larghissimo rischio di custodia cautelare carceraria.
  Allora, il compito di quest'Aula si può dire oggi assolto. In altre parole, nella mediazione, come ripeto non condivisibile, perché le mediazioni sulle norme penali non sono condivisibili, siamo riusciti a restituire a questo provvedimento una dignità giuridica che consente di colpire certamente le mafie, ma in qualche modo di proteggere con un sufficiente grado di tipicità.
  Ringrazio il relatore per la capacità che ha avuto oggi, sinteticamente, di rassicurarci sulla mancanza di quel «consapevolmente», che aveva proprio la finalità, in alcun modo nascosta, di dire al pubblico Pag. 89ministero: puoi agire solo se hai quantomeno – è scritto nel nostro ordine del giorno – la certezza che il candidato abbia nel suo interlocutore un sicuro soggetto percepito come inserito in un contesto di associazione mafiosa. Ecco, credo che a questo siamo riusciti a porre rimedio.
  Si trattava di una pena che obiettivamente era incostituzionale, perché parificava il 416-bis ad un reato certamente molto diverso. Si è, inoltre, evitata quella formula del «qualunque altra utilità» che apriva a dismisura, anche ad una semplice percezione di sollievo, un'utilità capace di scatenare i fulmini del 416-ter. Mi sembra, quindi, una riformulazione che, benché transattiva, è una buona transazione, non accontenta nessuno e quantomeno evita, nella maggior parte dei casi, il rischio di inclusione di soggetti nella spirale di un procedimento penale che nel nostro Paese – dico una cosa che può apparire banale – non ha la sentenza come punto di riferimento patologico, ma il procedimento penale e la sua pendenza.
  Se è vero, quindi, che noi ci dobbiamo sforzare di essere realisti, di fare del diritto penale un delitto penale vivente, cioè che tenga conto di quella che è all'interno del contesto la rilevanza della norma penale, questa è una norma che ha parato il colpo di un eccesso di allargamento, una norma che si è ripresa una buona parte della sua tipicità. Certamente credo che il Parlamento abbia dato buona prova di sé nel riprendere quei parametri che rendono una norma penale assolutamente digeribile.
  Dirò, Presidente, e mi riferisco ad un intervento del sottosegretario Ferri sul concorso esterno, qui dobbiamo stare un po’ attenti, perché io alle norme di creazione giurisprudenziale non credo. Nel nostro sistema il Parlamento crea le norme, disegnando precetto e sanzione e discutendo, come si è fatto per questa norma, come tipizzare un reato. Il concorso esterno nasce dalla giurisprudenza e questo è già un dato negativo perché le norme penali non devono nascere dalla giurisprudenza. Il diritto penale cosiddetto creativo, evolutivo, con interpretazioni, per così dire, alate, non può consentire di creare delle fattispecie. Il principio di tipicità, tassatività e legalità in ordine sparso richiede che questa norma non possa più essere governata dalla giurisprudenza. Noi ci abbiamo provato nel corso della XVI Legislatura, caro sottosegretario, ma, come si sa, la tipizzazione di quell'articolo 416 e del concorso esterno era molto più articolata, era molto più precisa: tendeva a dare al cittadino la sensazione che un apporto stabile nei confronti di un'associazione richiedesse anche qui la consapevolezza di questo apporto.
  Allora, attenzione a scambiare il 416-ter, che è una norma sicuramente importante e che è una norma che oggi diventa un presidio – ripeto – con qualche piccola défaillance ma molto riduttiva rispetto a quelli che erano i rischi, a non far sì che questa creazione giurisprudenziale diventi una sorta di commodus discessus cioè venga accettata supinamente come compatibile con le regole del nostro sistema. Così non è. Ci sarà anche la sentenza Mannino pregevolissima: ma la sentenza Mannino non è il Parlamento, non è il codice penale, non si può governare un fenomeno che si chiami mafia o altro con norme che non siano scritte dal Parlamento. Questa è una norma scritta dal Parlamento contro le mafie, che protegge sufficientemente il rischio dei non colpevoli di essere coinvolti. Noi la voteremo convintamente perché, non posso dimenticarlo, Forza Italia è stato il primo partito nella XVI Legislatura a combattere pesantissimamente con grandi risultati le mafie e in questa lotta noi crediamo e continuiamo a credere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. In questo momento sarebbe meglio ripercorrere l'iter di questa norma, come si è arrivati ad oggi. L'estate scorsa abbiamo discusso in Commissione su una norma che non ci piaceva granché. Avevamo anche provato a cambiarla, presentando dieci emendamenti, in Pag. 90linea poi con quello che hanno votato al Senato. Tutti voi avete votato contro i nostri emendamenti ma, nonostante questo, eravamo speranzosi che qualcosa potesse cambiare e per questo, con questa speranza, avevamo votato a favore di quella norma. Poi la norma è arrivata al Senato: un Senato così bistrattato.
   In questo caso, il Senato è stato molto più saggio di questa Camera e la dimostrazione l'abbiamo avuta qui oggi: il Senato ha allargato la misura della norma. Grazie al MoVimento 5 Stelle c’è stato questo allargamento della norma: dimostrazione che, quando si vuole fare qualcosa di positivo per il Paese, noi del MoVimento 5 Stelle ci siamo e diventiamo il motore del cambiamento. È per questo che il MoVimento 5 Stelle, in una strana maggioranza in quel caso con il PD e SEL, ha votato a favore del 416-ter. Poi però è tornato qui alla Camera perché ovviamente siamo in un bicameralismo perfetto. Sarebbe stato bello in questo caso se non fosse stata una Camera a cambiare questa norma e in Commissione tutti, tranne Forza Italia e il Nuovo Centrodestra ovvero Berlusconi e Alfano, avevano votato a favore della norma così come cambiata dal Senato. Tutti avevano riferito di voler votare speditamente quella norma, di non volerla cambiare minimamente e di far sì che poi la giurisprudenza e il giudice potessero lavorare serenamente. Invece qualcosa è cambiato. Qualcosa è cambiato in questo mese.
  In questo mese, a quanto pare, un'opposizione finora silenziosa, quale quella di Forza Italia, è stranamente diventata una maggioranza silenziosa. Forza Italia si è opposta in tutti i modi, facendo ostruzionismo qui alla Camera, presentando mille emendamenti, per togliere la locuzione, presente sulla norma, della «disponibilità» a soddisfare gli interessi o le esigenze dell'associazione mafiosa.
  È un concetto troppo largo ? Forse sì. È un concetto anche che può essere rischioso ? Potrebbe anche essere rischioso. Ma nella lotta alla mafia noi vogliamo rischiare, ben sapendo che i giudici, nella loro autonomia costituzionale, avrebbero potuto interpretare la norma come interpretano in realtà ogni norma penale. Chi non vorrebbe condannare il politico che si mette a disposizione di un'associazione mafiosa ? Penso nessuna persona dotata di senno non vorrebbe condannare e punire il politico che si mette a disposizione degli interessi della mafia.
  C’è un però: tra la Commissione e la votazione qui alla Camera qualcuno si è tirato indietro. Noi, Presidente, siamo malpensanti, lo siamo di natura dopo aver visto in tutti questi anni cosa è diventata la politica italiana. In questo caso siamo fieramente malpensanti. E quindi, Presidente, di cosa hanno parlato, ad esempio, Renzi e Verdini oggi ? Non c'era lo streaming. Di cosa hanno parlato ? E di cosa hanno parlato ieri Berlusconi e Napolitano ? Non lo sapremo mai, come le intercettazioni tra Napolitano e Mancino, non lo sapremo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Parliamo dell'abbassamento delle pene. Voi avete abbassato le pene per chi si accorda con la mafia da 7 a 12 anni a 4 e 10 anni. Che esempio diamo in questo caso ? Che esempio diamo all'esterno ? Siamo di nuovo andati indietro. Ma il MoVimento 5 Stelle non vuole indietreggiare.
  Oggi abbiamo sentito un'Aula che non era molto interessata a questi temi. Abbiamo votato in quattro e quattr'otto, forse perché dovevamo tutti andare a casa. Avete buttato giù questa modifica come si butta giù una medicina: dieci secondi e passa la paura.
  Quest'Aula ha visto la presenza di illustri parlamentari quali Nicola Cosentino, arrestato oggi, e Marcello Dell'Utri, condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa. Avevamo dei buoni esempi qui in quest'Aula per parlare di questa norma. Oggi avevamo la possibilità di votare una norma che poteva davvero cambiare le cose, che moltissimi ci avevano chiesto di cambiare. Voi non avete avuto il coraggio di andare avanti e vi siete tirati indietro ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 91
  Presidente, noi in questo caso votiamo contro questa norma...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Colletti... Colleghi ci sono molti capannelli che fanno molto rumore... se potete abbassare quanto meno la voce, tutti quanti, anche al tavolo del Comitato dei nove, in particolare...

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, oggi abbiamo deciso di votare contro questa norma, perché questa norma meritava di rimanere uguale a quella votata dal Senato. Quest'Aula e questo Governo hanno preferito rinsaldare una maggioranza PD – Forza Italia invece che accettare quella che poteva essere una maggioranza forse anche naturale, anche se non è mai naturale essere maggioranza con il Partito Democratico, e fare rimanere ciò che era previsto dal Senato. Non dovevamo neanche lavorare tanto su questo; bastava, addirittura, inserire una pallina sul «no» su tutti gli emendamenti previsti da Forza Italia e non avremmo fatto nessuna fatica. Invece no, voi, in questo caso, dovete sottostare ai diktat degli innominabili accordi tra Renzi e Berlusconi. Noi non ci stiamo a questi accordi, a questo scambio politico – elettorale ed è per questo che voteremo contro questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Rosy Bindi. Ne ha facoltà.

  ROSY BINDI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, penso che la maggioranza di noi ha desiderato, oggi, l'approvazione definitiva di questa proposta di legge. Non ce lo nascondiamo, è così; se questo oggi non avviene, però, e rinviamo al Senato questa soddisfazione, non è certo per volontà di rinvio, di dilazione, ma è per migliorare una norma e per renderla più efficace. È per assumerci quella responsabilità che è del legislatore e che il legislatore non può continuare a permettersi di rinviare ad altra sede.
  Qualcuno ha ricordato il ritardo di ventuno anni e proprio in nome di questo ritardo, io credo, noi eravamo e siamo obbligati a dare al Paese, ai magistrati, ai cittadini, una norma davvero efficace, una norma capace non solo di fare iniziare, su questo rapporto così pericoloso tra mafia e politica, tante indagini, ma una norma capace di portarle a conclusione, di individuare precise responsabilità, di applicare le pene. Una norma che sia capace di fare chiarezza, dopo molti anni, nell'individuare lo scambio tra potere mafioso e potere politico, di individuare davvero la tipicità di tutti i reati, che oggi spesso, non individuati, non puniti, consentono alle mafie di crescere e di diventare sempre più pericolose nel nostro Paese.
  Uno dei motivi per i quali il gruppo del Partito Democratico ha lavorato, soprattutto attraverso il proprio relatore, a trovare un testo condiviso e a migliorare il testo che ha ricevuto dal Senato, è legato proprio a questo e mi dispiace di sentire ciò dal collega Sisto, ma uno dei motivi per i quali noi abbiamo voluto tipizzare il reato di scambio, di voto di scambio tra la mafia e la politica è proprio quello di non andare ad intaccare il reato di partecipazione ad associazione mafiosa e il reato di concorso esterno a partecipazione mafiosa. Mi riconosco nell'interpretazione che ha dato il sottosegretario Ferri da questo punto di vista e che è stata sottolineata da molti commentatori, in questi giorni.
  Noi ci siamo messi in ascolto di loro, di coloro che ci hanno chiesto questa norma, ma ci hanno chiesto una norma efficace ed applicabile ed abbiamo lavorato con questo obiettivo. E crediamo oggi di dare al Paese la norma giusta, consapevoli anche di alcuni limiti: sì, hanno ragione coloro che dicono che approvando questa norma oggi, senza ricollegarla all'impianto complessivo delle norme antimafia, non diamo alla magistratura i poteri di indagine che essa ha negli altri reati di tipo mafioso e prevediamo tempi di prescrizione più brevi rispetto ai reati mafiosi.
  Ma verrà il tempo – lasciatelo dire alla presidente della Commissione antimafia – Pag. 92nel quale questo Paese si darà un testo unico delle leggi antimafia e farà il coordinamento tra tutte le varie parti, tra tutti gli articoli, per ricondurre questo complesso di norme ad unitarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico) e, magari, per intervenire anche su quei reati cosiddetti «spia», come quello della corruzione, che si prescrivono troppo in fretta, perché questo Paese, forse, era distratto a fare alcune leggi e preoccupato di raggiungere alcuni obiettivi e non principalmente quello della lotta alla mafia.
  Quindi, noi oggi onoriamo un impegno che gravava sulla nostre spalle da molto tempo. Se siamo in ritardo, però, posso dire che il tempo nel quale lo approviamo è ancora più importante di quello degli anni precedenti. Perché oggi, è vero, il potere mafioso, le mafie, la criminalità organizzata, che sia Cosa nostra, ’ndrangheta, camorra, Sacra corona unita, le mafie internazionali, hanno cambiato modalità di comportamento: non solo con la violenza, con l'estorsione, con il pizzo, con la droga, ma, come ricordava anche il vicepresidente Fava, penetrando attraverso il loro denaro dentro l'economia legale del nostro Paese. Oggi la mafia è pericolosa soprattutto lì, perché droga la concorrenza, perché, in un tempo di crisi, è l'unica che ha i soldi e con quei soldi ricatta e crea rapporti di convenienza.
  Ma per fare questo ha sempre bisogno, sempre più bisogno della mediazione del potere politico. E noi sappiamo che questa mediazione non è solo occasionale, sappiamo quanto questa intermediazione attraverso il voto di scambio, oggi, decide la politica di questo Paese. Siamo alla vigilia di elezioni amministrative: guardate i comuni disciolti per mafia anche al nord, guardate gli ultimi fatti, compresi quelli di ieri. In piccoli comuni bastano pochi voti per eleggere una persona rispetto ad un'altra e, se quella persona viene eletta in virtù del voto di scambio, quel sindaco, quell'amministrazione è prigioniera della capacità di penetrazione delle mafie con i loro potenti strumenti dentro la vita legale di quella comunità.
  Allora, oggi, questa norma è particolarmente importante e noi, oggi, la consegniamo al Senato. Volevamo approvarla oggi, sì, perché non vogliamo che rimanga vittima di un bicameralismo non ancora riformato. Abbiamo questo timore, dobbiamo dircelo, dobbiamo dircelo tutti: questa norma deve essere approvata e deve entrare in vigore prima delle prossime elezioni amministrative (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Le forze politiche che qui hanno votato questo testo si devono impegnare, al Senato, ad approvare entro la prossima settimana questa norma.
  E io mi sento rassicurata dalle parole del sottosegretario Ferri, ancorché un po’, come dire, interrotte dall'ossequio al Regolamento del nostro Presidente di turno. Ma le parole che stava pronunciando, anche fuori dal Regolamento, Presidente, erano molto importanti, perché ha detto che il Governo si impegna. E, siccome questo è un Governo che ci ha abituato ad atti energici, ci aspettiamo energia e vigore anche per l'approvazione di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E non possiamo pensare – guardate, non possiamo pensare – che, avendo tolto la disponibilità, perché veniva ritenuta da alcuni una categoria non troppo giuridica, noi oggi non approvando questa norma mandiamo un messaggio politico alla mafia.
  No, noi la dobbiamo approvare, perché prima di queste elezioni amministrative ed europee dobbiamo dire alla mafia che non vogliamo i suoi voti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà), che non vogliamo i voti dei mafiosi per le nostre amministrazioni e per il Parlamento europeo, perché vogliamo una politica libera e soprattutto libera da questo condizionamento.
  Allora io credo che oggi noi consegniamo questo testo di legge con un ringraziamento a tutti coloro che ne sono i veri artefici: ai magistrati, che ce l'hanno chiesta e suggerita in questi anni; alla giurisprudenza, che ha fatto passi avanti; a tutti coloro che vi hanno lavorato, dai Pag. 93relatori alla Commissione giustizia e ai gruppi parlamentari, che hanno coadiuvato questo.
  Ringraziamo Libera, per lo straordinario lavoro che ha fatto su questa materia; ringraziamola (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). E dobbiamo soprattutto a Libera e a don Ciotti il nostro impegno a portare a termine l'iter legislativo di questa norma.
  Ma lasciatemelo dire: lo dobbiamo soprattutto ai martiri. Ricordiamo spesso magistrati, poliziotti, sacerdoti, giornalisti, questa volta ricordiamo i politici, i politici che si sono opposti alla mafia e per questo hanno pagato con la loro vita, in particolare Pio La Torre e Piersanti Mattarella (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia, Nuovo Centrodestra e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Onorevole Bindi, la ringrazio. La pregherei solo di consentire a me una piccola precisazione. Io ovviamente so perfettamente quanto lei conosca quali siano gli obblighi della Presidenza; in termini di opportunità anch'io mi sono reso conto che erano parole di un certo valore, sarebbe bene però che i Ministri e i sottosegretari le utilizzassero nella sede adeguata, perché se ognuno valutasse la possibilità di «strappare» il Regolamento in ragione della singola valutazione del valore di una parola, qui dentro la vedrei abbastanza complicata. Comunque la ringrazio.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Immagino per un rapido ringraziamento.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, immagina bene e la ringrazio. Un rapido ringraziamento perché credo che almeno fino a qui nel nostro lavoro sia prevalso un buon punto di equilibrio tra il bisogno sociale di dare una risposta drastica al rapporto tra mafia e politica e le esigenze del diritto. Non vorrei che a qualcuno sfuggisse la luna in cambio del dito. Cosa abbiamo fatto fino a qui ? Lo ha detto bene l'onorevole Fava: abbiamo reso irrilevante il denaro, finalmente, mettendo l'attenzione, l'accento di questa norma sull'accordo tra le parti. Di questo dobbiamo essere consapevoli e reciprocamente grati in tutta l'onestà intellettuale che questo comporta. Finisco col dire che sono state evocate nel dibattito, a volte in maniera onesta altre volte in maniera strumentale, molte persone che ci stanno a cuore: magistrati, avvocati, docenti universitari, sacerdoti, don Ciotti...

  PRESIDENTE. Onorevole Mattiello, le spiego. Io non le posso consentire...

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Era un ringraziamento.

  PRESIDENTE. Io non le posso consentire in fase di ringraziamenti, dopo che tutti gli altri non possono più intervenire, di fare delle considerazioni che saranno tranquillamente opinabili per chi non la pensa come lei. Faccia il ringraziamento e chiudiamo questa parte, gentilmente.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Presidente, stavo giustappunto ringraziando proprio tutte queste persone che sono state evocate ora più onestamente, ora più strumentalmente, che credo da domani si assumeranno la loro quota di responsabilità.

(Coordinamento formale – A.C. 204-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 94

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 204-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge già approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato, n. 204-251-328-923-B, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Paris, Ventricelli, Gigli, Laforgia, Dambruoso, Sorial.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso» (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (204-251-328-923-B):

   Presenti e votanti  371   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  310    
    Hanno votato no   61.

  La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Nuovo Centrodestra, Lega Nord e Autonomie, Per l'Italia e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale – Vedi votazioni).

  Secondo le intese intercorse, gli ulteriori argomenti sono rinviati ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,15).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, pregherei chi non è interessato – anche se credo che potrebbe essere interesse di tutti perché è il programma dei nostri giorni futuri – di uscire e, chi invece è interessato ascolti.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, volevo informare, come da lei anticipato, che l'intesa tra i gruppi con un accordo unanime, che penso possa essere confermato dai presenti, prevede una rimodulazione dei lavori della prossima settimana che sottoponiamo all'attenzione sua e della Presidenza. In particolare si prevede di anticipare alle sedute di lunedì, per lo svolgimento della discussione sulle linee generali, e di martedì, per lo svolgimento del seguito dell'esame, la proposta di legge in materia di elezione dei membri del Parlamento europeo. È evidente che la volontà di tutti i gruppi è quella di fare entrare in vigore le nuove norme, al di là di chi le condivide o non le condivide, con questa tornata elettorale. Al secondo punto poi, sarebbe previsto il decreto-legge in materia di finanza locale e poi successivamente tutti gli altri punti ancora non conclusi, così come da calendario.
  Colgo l'occasione per dire che l'accordo tra i gruppi sarebbe anche quello di rinviare la mozione, con la richiesta dei presentatori, in particolare del gruppo di Forza Italia, in materia di servizi per l'infanzia alla settimana successiva. Per gli orari, ci rimettiamo alla sua valutazione e, se fosse possibile, chiederemmo di iniziare lunedì alle ore 14 i nostri lavori per la discussione sulle linee generali per poi rimandare a martedì alle 11 le votazioni.

  PRESIDENTE. Mi pare che la proposta sia oggetto dell'accordo unanime tra i gruppi.

  GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, confermo che c’è l'accordo anche del mio gruppo rispetto a questa soluzione di calendario. Io vorrei però precisare una cosa, al fine di farla rimanere agli atti e Pag. 95affinché tutti quanti siano persuasi. Questa proposta entra con un contingentamento dei tempi che sostanzialmente è calcolato indipendentemente da quelle che sono le attuali norme regolamentari. Io vorrei che fosse chiaro che non costituisce precedente per future leggi elettorali il caso in cui, per via diretta si entra in calendario con una norma di questo tipo, e così delicata, con un contingentamento dei tempi. È chiaro che per il futuro dovrà sempre valere la regola che, a meno di consenso unanime da parte dei gruppi, le regole per il contingentamento seguano esattamente quello che è prescritto dal Regolamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, vorrei rassicurarla sul fatto che ovviamente il contingentamento fa riferimento agli articoli del Regolamento là dove si prevede che non vi sia il voto segreto perché la prevalenza di voti è di voti non segreti, e il contingentamento è legato a questo concetto. Come sa, il concetto in particolare,- l'abbiamo visto nella riforma elettorale che abbiamo approvato da poco – riguarda la prevalenza di emendamenti e di voti sulla trasformazione dei voti in seggi. Chiarito questo e chiarito quindi che tutto il contingentamento è stato riferito, come da Regolamento, secondo le previsioni regolamentari, io credo che come sempre la Presidenza troverà il modo di organizzare i lavori per far sì che il dibattito su un tema così importante sia il più ampio possibile. Se va bene, vado avanti.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, anche noi per confermare l'accordo e, ove ci fosse la necessità da parte del gruppo, in base al Regolamento, di eventuali ampliamenti, noi contiamo sul suo impegno.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palese. L'onorevole Giorgetti poneva un problema di applicazione del Regolamento, cioè se questo provvedimento fosse contingentabile. Certamente, come è già accaduto, ci saranno tempi aggiuntivi su richiesta dei gruppi.
  Poi ovviamente sarà la Presidente della Camera a valutare ulteriori aumenti rispetto alla prassi.
  Quindi, mi pare di capire che il senso dell'accordo unanime tra i gruppi sia quello di prevedere nella seduta di lunedì 7 aprile a partire dalle ore 14 la discussione generale dei seguenti argomenti: proposta di legge in materia di elezione dei membri del Parlamento europeo e decreto-legge in materia di finanza locale. A partire dalla seduta di martedì 7 aprile alle ore 11 e nelle giornate successive il seguito dell'esame dei seguenti argomenti: proposta di legge in materia di elezione dei membri del Parlamento europeo, decreto-legge in materia di finanza locale, ratifica del Protocollo sulle preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, mozioni in materia di turismo, mozioni sul dissesto idrogeologico.
  Non sarà inoltre iscritto all'ordine del giorno delle sedute della settimana l'esame della mozione sui servizi per l'infanzia. Resta ferma infine la previsione, nella seduta di martedì 8 aprile, dalle ore 13,30 alle ore 15, della votazione per schede per l'elezione di un segretario di Presidenza.
  Se su tale proposta vi è effettivamente consenso unanime e non vi sono obiezioni, così rimane stabilito. Guardo, ma non vedo obiezioni, quindi evidentemente c’è l'accordo unanime.
  (Così rimane stabilito).

  Avverto che è stata predisposta l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge in materia di elezione dei membri del Parlamento europeo, che sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Annunzio di una petizione.

  PRESIDENTE. Comunico che è pervenuta la seguente petizione:
  Fulvio Fosforino, di Atripalda (Avellino) e numerosissimi altri cittadini chiedono Pag. 96che il Governo adotti iniziative a tutela dei fucilieri di marina Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, attualmente sottoposti a procedimento penale in India (615)alle Commissione riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,25).

  PRESIDENTE. E poi, sempre per non farci mancare nulla, abbiamo un lungo elenco di richieste di interventi a fine seduta, che saranno aperti dall'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, pur constatando in una fetta di popolazione italiana una preoccupante assuefazione al malaffare, alla politica e ai torbidi rapporti istituzionali, esistono, Presidente, molti cittadini italiani che non sono assuefatti, che non sono sudditi e che non abbassano la testa, cittadini che non restano in silenzio di fronte all'ennesimo scempio della credibilità delle istituzioni.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Di Battista.
  Se non disturbiamo questo scambio di idee, noi potremmo andare avanti, altrimenti posso sospendere la seduta.
  Prego, onorevole Di Battista.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ...cittadini che non restano in silenzio di fronte all'ennesimo scempio della credibilità delle istituzioni compiuto dal Capo dello Stato ieri sera.
  Napolitano ha ricevuto al Quirinale un condannato in via definitiva per frode fiscale, un ex senatore cacciato dal Senato, condannato altresì in primo grado a 7 anni di carcere per concussione, costrizione e favoreggiamento della prostituzione minorile, nonché all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
  Vi sembra una cosa accettabile, Presidente, in un Paese dove la corruzione dilaga e la mafia ancora uccide i bambini ? Vi sembra accettabile che, caso strano, ieri Berlusconi sale al Colle e oggi questa maggioranza abbia svuotato il reato di voto di scambio politico-mafioso, eliminando la sanzione per il politico che si mette a disposizione delle cosche ? È solo un caso che Napolitano abbia ostacolato in ogni modo il processo sulla trattativa Stato-mafia, una trattativa che non deve essere dimostrata. Il processo è in atto per trovare i responsabili (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'esistenza della trattativa è stata già dimostrata da precedenti sentenze. C’è assuefazione – ripeto – ma ci sono tanti cittadini liberi che pretendono che il Capo dello Stato vada di corsa a testimoniare a Palermo, al processo sulla trattativa...

  PRESIDENTE. Qui stiamo in un ambito assolutamente... Onorevole !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ....e il Capo dello Stato che si è prodigato... Concludo Presidente.

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista si fermi perché altrimenti le tolgo la parola.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Si, mi tolga la parola e si assuma la responsabilità.

  PRESIDENTE. No, non gliela tolgo la parola se lei si ferma.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Un Capo dello Stato che si è prodigato...

  PRESIDENTE. Tolgo la parola all'onorevole Di Battista.

  MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, mi fa piacere vedere che Rosato ha fatto togliere la parola al collega. L'abbiamo visto tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 97

  PRESIDENTE. Onorevole Di Stefano, si sbaglia di grosso.

  MANLIO DI STEFANO. No, no: l'abbiamo visto chiaramente.

  PRESIDENTE. Le assicuro che il Presidente non ha bisogno di sapere da altri, come ha fatto fino a cinque minuti fa, quello che deve fare. Soprattutto da lei. Se lei vuole andare avanti con il suo intervento, prego.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ma come si permette ?

  MANLIO DI STEFANO. Non importa. «Soprattutto da lei» non si permetta, Presidente. Non si permetta più, grazie (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Di Stefano !

  MANLIO DI STEFANO. Lei non può dire: «soprattutto da lei» !

  PRESIDENTE. Sta parlando il Presidente. Onorevole Di Stefano, ascolti: gli interventi di fine seduta non sono degli interventi nei quali ognuno dice quello che vuole comunque a prescindere dal rispetto delle persone.
  Quindi, lei sappia perfettamente che se va avanti nel suo intervento parla; se fa come ha fatto in coda l'onorevole Di Battista, io tolgo la parola anche a lei.

  MANLIO DI STEFANO. E, allora, citi qual è l'articolo che viene violato...

  PRESIDENTE. Poi denuncerete il Presidente della Camera !

  MANLIO DI STEFANO. ...citi qual è l'articolo che viene violato, Presidente, giusto ? O no ?

  PRESIDENTE. Lo stabilisce il Presidente se lei usa toni e parole che sono sconvenienti in quest'Aula.

  MANLIO DI STEFANO. ...A libero arbitrio !

  PRESIDENTE. Se vuole parlare bene, altrimenti passo al successivo.

  MANLIO DI STEFANO. Parlo, parlo, Presidente. Vorrei raccontarle una storia, la storia di un ragazzo nato e cresciuto a Palermo che ha visto, seppure ancora piccolo, il fumo delle stragi di Capaci, di via D'Amelio, il dolore di una comunità per l'uccisione di Padre Puglisi e la rabbia di una cittadinanza abbandonata dallo Stato. Quella rabbia, per fortuna, si è trasformata in voglia di rinascere e in crescente disgusto verso il malaffare. In lui ed in gran parte del Paese è cresciuta una diffusa attenzione alla legalità e all'onestà, specialmente nelle istituzioni.
  Signor Presidente, quel ragazzo sono io e oggi non posso più tollerare, non posso tollerare che un Presidente della Repubblica inviti al Quirinale, per la seconda volta, un condannato conclamato come Silvio Berlusconi. Non posso tollerare che lo stesso Presidente della Repubblica non vada a testimoniare al processo Stato-mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non posso tollerare...

  PRESIDENTE. Onorevole, le tolgo la parola !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Complimenti Presidente, complimenti Presidente !

  MANLIO DI STEFANO. Bravo !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, il mio intervento infatti vuole cominciare proprio con questo. Tante volte noi del MoVimento 5 Stelle siamo stati richiamati al rispetto delle istituzioni – succede anche in questo momento –, perché, ad avviso di qualche politico benpensante, di qualche radical chic da salotto Pag. 98televisivo, ahimè anche ad avviso di qualche alta carica dello Stato, avremmo esagerato nei toni e nei comportamenti.
  Allora, vediamo a chi dovremmo portare questo rispetto. Lo dovremmo portare nei confronti della Presidente della Camera, che ha osato violare il Regolamento adottando uno strumento che non era a sua disposizione, la «ghigliottina», che non era a sua disposizione per far passare...

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Basta ! Basta !

  PRESIDENTE. Onorevole Malpezzi, non è che lei è obbligata a stare in Aula. Se non ne ha piacere può uscire. Prego.

  GIUSEPPE BRESCIA. ...che non era a sua disposizione per difendere e fare approvare un provvedimento che ha regalato 7 miliardi e mezzo di euro e di soldi pubblici alle banche private, un provvedimento su cui si sono sollevate le critiche dell'Europa e della Corte dei conti e a loro e alla sua coscienza la Presidente Boldrini dovrà rispondere, per questo atto grave e senza precedenti nella storia della Repubblica.
  A chi dovremmo il nostro rispetto ? Al Presidente della Repubblica, forse, allo stesso Presidente della Repubblica che ha permesso che il Parlamento divenisse un mero organo di ratifica dei decreti e che ha permesso anche che la Costituzione venisse lesa, non difendendola come dovrebbe fare da garante della Costituzione, allo stesso Presidente della Repubblica che ieri ha accolto a cena un condannato in via definitiva, Berlusconi.
  A queste persone, a Laura Boldrini, al Presidente Napolitano, noi non portiamo alcun rispetto. Loro non sono i nostri Presidenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cécile Kyenge. Ne ha facoltà.

  CÉCILE KYENGE. Signor Presidente, l'Italia conta circa un milione di giovani nati o cresciuti qui. Per la legge italiana restano stranieri, anche se non lo sono. Sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze che nascono e crescono nel nostro Paese o che arrivano qui da piccoli. Considerano l'Italia la loro casa, la loro nazione, ma questa nazione non li considera suoi cittadini e loro non hanno un'altra patria.
  Pertanto, abbiamo deciso di costituire un gruppo di deputati, aperto a tutti gli schieramenti, per dare voce, in Parlamento, ai nuovi italiani. Questa voce verrà portata anche fuori dall'Aula, grazie all'azione congiunta con la società civile, coinvolgendo anche tutti gli altri organi, dalle istituzioni agli enti che si occupano maggiormente di minori e adolescenti, tra cui l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, l'Unicef, Save the Children, associazioni che hanno aderito dentro e fuori alla campagna «L'Italia sono anch'io».
  Cari colleghi, finché in questa stessa Aula non discuteremo la nuova legge sulla cittadinanza, i firmatari di questa iniziativa racconteranno ogni giorno la storia di un ragazzo o di una ragazza ancora senza cittadinanza, storie di speranze, dolori, peripezie burocratiche, disillusione, storie di tutti i giorni, fatte anche di successi in salita ma successi ancora più veri e specchio della loro voglia di essere italiani.
  L'Aula della Camera è il cuore del Parlamento. Qui tutti noi cerchiamo di portare la voce degli italiani, a volta in maniera alta a volte meno. Ma è il motivo per cui noi siamo in Parlamento, per dare voce anche a chi non ha votato o non può votare, a chi di voce non ne ha nemmeno o non può farsi sentire.
  Crediamo che a tutti sia capitato di sentire da fuori le voci di giovani che giocano dentro una scuola; c’è qualcuno in grado di stabilire chi di loro è figlio di immigrato o di italiani ? Quelle che sentiamo in realtà sono soltanto le voci dell'infanzia e dell'adolescenza, chi di noi può trovare delle differenze ascoltando le voci della speranza ? Sono giovani che, alla fine, pensano e sognano in italiano, fanno il tifo per le stesse squadre, parlano con lo Pag. 99stesso accento dei nostri figli dalle Alpi a Lampedusa, hanno affetti, amici, interessi ed istruzione. Si incontrano tutti a scuola e proprio dalla scuola iniziano il nuovo percorso di crescita.
  C’è qualcosa di surreale e di profondamente ingiusto in tutto questo ed è tempo di porvi rimedio con un accorto quanto urgente intervento legislativo. Molti italiani restano stupiti quando scoprono che i compagni di classe dei loro figli non sono italiani. Anche in Parlamento si è ampliato il numero di parlamentari...

  PRESIDENTE. Concluda.

  CÉCILE KYENGE. ...di tutte le provenienze politiche, che pensano che sia arrivato il momento di cambiare. Il diritto di cittadinanza...

  PRESIDENTE. Onorevole deve concludere.

  CÉCILE KYENGE. Si. Credo che la legge sulla cittadinanza sia una necessità perché l'Italia è già cambiata, perché i nostri giovani hanno già compreso l'importanza ed il valore dell'integrazione...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo, grazie.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, questa è la storia di Samira, attivista della Rete G2, nata a Roma nel 1980, da madre filippina e padre egiziano. Al compimento dei 18 anni non fece richiesta della cittadinanza italiana, non fece domanda perché si sentiva italiana dalla nascita. Così Samira denunciava la sua situazione nel 2007: «ho una laurea come assistente sociale e lavoro per uno sportello informativo sull'handicap del comune di Roma. Dopo un contratto a tempo determinato me ne hanno fatto uno a progetto mentre tutte le mie colleghe hanno avuto un contratto a tempo determinato, più lungo, e che dà più tutele rispetto a me e questo non per le mie incapacità professionali ma perché non ho ottenuto il passaporto italiano e le leggi sono poco chiare. A 18 anni non avevo fatto domanda per diventare cittadina italiana, nessuno me lo aveva detto, così ora nonostante la mia laurea, il comune non mi assume perché sono una cittadina filippina. Io sono nata qui e sono sempre vissuta qui. Mi considero italiana, eppure devo accontentarmi di meno soldi e garanzie e fare causa al comune per discriminazione».
  Samira è morta il 20 febbraio del 2010, sempre a Roma, a soli 29 anni prima che il giudice decidesse sul suo caso. Il problema di Samira Mangoud, come di molte seconde generazioni, è quello di non sapere di dover richiedere la cittadinanza italiana tra i 18 e i 19 anni come previsto dalla legge, per l'acquisizione della cittadinanza italiana per i figli di immigrati extracomunitari. Di conseguenza, Samira è rimasta cittadina straniera in un Paese a lei non affatto estraneo, visto che era l'unico dove avesse mai vissuto.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, oggi sono rientrato in Aula dopo 15 giorni di sospensione che mi hanno tenuto, a me e ai miei colleghi, lontano dalla postazione di voto ma non lontano dai lavori di Aula né tanto meno di Commissione. Ho seguito un po’ i lavori di oggi e mi sono reso conto sempre di più quanto le cose che abbiamo raccontato in queste tre settimane ai cittadini nelle varie piazze con il Non ci fermate tour sono effettivamente radicate in un Parlamento che vede ancora i deputati della maggioranza che sono stati eletti con un premio di maggioranza incostituzionale, sempre più orgogliosi di quello che fanno senza rendersi conto di quello che succede fuori.Pag. 100
  Allora, abbiamo colto l'occasione, come facciamo nei weekend da un anno a questa parte, di incontrare molte persone come Carlotta, di Acireale, che è sempre stata abituata a sentire le proposte «se mi voti ti do 50 euro» oppure «ti do la busta della spesa» oppure «ti do la ricarica del telefono» che i vostri politici locali facevano anche lei. O persone come Alessandra a Pescara, aquilana, che si chiede che case abbia mai costruito Berlusconi quando andava in giro a raccontare che Forza Italia avrebbe ricostruito L'Aquila quando invece ha un figlio di 12 anni che l'ha capito pure lui che erano tutte balle e menzogne e il marito che invece sta cercando di scappare dall'Italia quando lei non vuole assolutamente scappare dall'Italia. Poi c’è un'altra ragazza, di cui non faccio il nome, che la sua più grande battaglia è quella contro una patologia ignorata dallo Stato e dalla sanità: la fibromialgia.
  C’è stato anche Salvo che è rappresentante di chi fa parte delle Forze dell'ordine a Palermo che si è stufato, Salvo delle forze dell'ordine, di difendere uno Stato che, in realtà, non lo difende né tanto meno lo rappresenta e tanto meno gli dà orgoglio. Oltre a Salvo, oltre a loro c’è stata anche una ragazza che, pur di laurearsi, ha fatto di tutto. C’è stato Cesare – qualcuno di voi stamattina del PD parlava di leader – disoccupato di cinquant'anni che mi ha lasciato un bigliettino con scritto: «i grandi leader non ti dicono cosa fare ma dimostrano cosa fare: voi siete solo degli avidi arroganti». Questo lo lascio qui se volete vederlo.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Sorial.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. E poi vi sono tante altre persone.
  Tutte queste persone, in realtà, non vi insultano direttamente, ma ci hanno fatto capire quanto i veri presidenti, i nostri presidenti...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Sorial.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ... fossero loro, Presidente, e non voi. Un'altra cosa ho capito oggi, guardando la Presidente, guardando tutto il Parlamento e guardando lì, esattamente...

  PRESIDENTE. Sì, però deve anche concludere.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ...dietro di lei, Presidente.

  PRESIDENTE. Guardi, ma concluda, però, il suo intervento.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Lì, dietro di lei, Presidente, vi è una bandiera blu con delle stelle. Quelle stelle sono i milioni di cittadini e le migliaia di persone che abbiamo incontrato in questi giorni, che le ricordano e continuano a starle dietro, a guardarla e controllarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sorial.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, vorrei leggere una lettera che è datata 15 aprile 1994 e viene dal Ruanda: «Al nostro caro leader, pastore Elizaphan. Come sta ? Le auguriamo di mantenersi forte in questi difficili momenti. Desideriamo informarla che abbiamo saputo che domani verremo uccisi con le nostre famiglie. Le chiediamo quindi di intervenire in nostra difesa e di parlare con il sindaco. Crediamo che, con l'aiuto di Dio che le ha affidato la guida di questa congregazione ora in procinto di essere annientata, il suo intervento sarà estremamente gradito, come lo fu quello di Ester per la salvezza degli ebrei. I nostri ossequi».
  La lettera era firmata da sette pastori tutsi. Il 16 aprile, il giorno successivo, le milizie hutu, guidate proprio dal pastore Elizaphan, attaccarono l'ospedale di Mugonero, dove circa 2 mila tutsi erano raccolti sotto la protezione dei sette firmatari Pag. 101della lettera. Vennero tutti uccisi. Verso sera, le milizie hutu utilizzarono dei gas lacrimogeni per far uscire quelli che erano ancora vivi, i quali uscirono urlando e vennero finiti.
  Pochi giorni prima, il 6 aprile di venti anni fa, nel cielo di Kigali, la capitale ruandese, esplodeva il jet del presidente Habyarimana, dando il via alla furia genocidaria. Quello che seguì fu proprio la decimazione della popolazione ruandese: in soli cento giorni, furono uccisi a colpi di machete 800 mila tutsi e hutu moderati – vi è chi dice un milione, addirittura, di persone – in uno sforzo orrendo, che coinvolse gran parte della popolazione.
  Per questo, a distanza di venti anni, è giusto ricordare tutte le vittime di questo spaventoso genocidio, delle quali non sapremo mai il numero giusto né tutti i loro nomi. E vogliamo anche riflettere sulle pesanti responsabilità internazionali di chi non seppe o non volle intervenire, perché, se, come disse Bill Clinton, chiedendo scusa, «non dovremo mai più tirarci indietro di fronte all'evidenza», è importante ricordare quale fu l'evidenza che non abbiamo avuto il coraggio, venti anni fa, di riconoscere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, oggi l'Italia soffre, oggi il MoVimento 5 Stelle soffre, perché oggi muore il 416-ter. Un politico può essere a disposizione della mafia, non è reato. Renzi e Verdini hanno ammazzato il 416-ter. Dopo una lunga e dura battaglia, il Governo delle larghe intese, sulla mafia, previo incontro tra capi, ha deciso che lo scambio politico-mafioso non deve essere punito, Presidente.
  Allora, io porto in quest'Aula quelle parole che hanno risuonato nelle strade di Cinisi, con la voce di Peppino Impastato, e dico che la mafia è una montagna di merda, e lo dico in quest'Aula. Censuri queste parole, se ha il coraggio, Presidente. Le dico anche, le dico anche, che Napolitano, ben oltre e ben prima dell'incontro di ieri sera, non è il nostro Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, il mio collega, Manlio Di Stefano, prima parlava della storia di un ragazzo palermitano. Ha iniziato, poi, a dire delle parole, ha iniziato a parlare di Stato-mafia, ha iniziato a parlare del Presidente della Repubblica. Chiaramente, è stato tacitato, lei gli ha tolto la parola. L'ultima frase che diceva era che quel ragazzo non poteva più tollerare.
  Bene, neanche io posso tollerare che un Presidente della Repubblica inviti al Quirinale, per la seconda volta, un condannato conclamato come Silvio Berlusconi. Non posso tollerare che lo stesso Presidente della Repubblica non vada a testimoniare al processo...

  PRESIDENTE. Le tolgo la parola, la ringrazio.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, scusi, ma mi appello alla Presidenza e al Regolamento, perché noi abbiamo bisogno di regolamentare in maniera diversa.
  Quindi la pregherei di riportare questo in Ufficio di Presidenza. Questa ora sta diventando un'ora di ricreazione, in cui c’è il libero intervento. Il mio gruppo ha 293 deputati: per due minuti noi possiamo tediare quest'Aula con numerose ore di liberi interventi. È quello che succede regolarmente, in maniera strumentale, da parte di alcuni – alcuni – colleghi del MoVimento 5 Stelle, sempre gli stessi, che oggi tra l'altro sono intervenuti in maniera pretestuosa sul Capo dello Stato e noi questo lo riteniamo intollerabile. Lei li ha ripresi, quindi lei ha fatto la sua parte. Io volevo solo lasciare a verbale che noi consideriamo intollerabile e consideriamo anche ipocrita il fatto che non abbiano Pag. 102ricordato un altro incontro del Capo dello Stato con un altro pregiudicato, che anche poteva essere citato in questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Rosato. Ad ogni buon conto, se a qualcuno interessa sapere come funziona il nostro Regolamento e quindi come si applica, il parere che è stato reso dalla Giunta per il Regolamento, relativo agli articoli 41, 45 e 89 (c'era Violante come presidente), al punto 3, dice, onorevole Di Stefano (così proviamo ad intenderci): «in considerazione del valore che riveste ogni dichiarazione pronunziata nelle sedi formali del dibattito parlamentare, sia nel rapporto tra la Camera ed altri organi costituzionali, sia negli effetti sulla sfera personale dei singoli, è dovere della Presidenza assicurare che la libera manifestazione del pensiero e della critica non vada mai disgiunta dall'impiego dei modi corretti e delle forme appropriate al linguaggio parlamentare e non abbia quindi a trascendere nella diffamazione personale e nel vilipendio degli organi dello Stato. Essa richiamerà quindi, a norma dell'articolo 59, comma 2, del Regolamento, i deputati che pronunzino parole sconvenienti, tali intendendosi anche le espressioni ingiuriose e le insinuazioni atte ad offendere, a recare discredito o comunque a ledere persone o istituzioni».
  Se questo non è sufficiente, nel 2010 si riunisce la Giunta per il Regolamento, che decide che la prassi applicativa, come precisato dalla Presidenza nella seduta della Giunta per il Regolamento del 21 ottobre 2010, ha consentito di applicare diversi strumenti sanzionatori anche al di là della fattispecie enucleata dalla lettera del Regolamento. Inoltre, cito: «è stata attribuita al Presidente la facoltà di interdire la parola all'oratore quale strumento di carattere generale, volto ad impedire, ove necessario, la prosecuzione di interventi sconvenienti o offensivi. Nello svolgimento di tale compito, la Presidenza di turno deve valutare, oltre alle parole in sé ed alla loro portata offensiva, anche il contesto nel quale esse sono state espresse, le relative modalità e le conseguenze sull'ordinato andamento della seduta». Io penso che questo sia sufficiente.
  Attenda onorevole, volevo fare un'altra precisazione: in generale – ma mi permetto di dirglielo, poi ovviamente lei deciderà, ed il suo gruppo deciderà – il problema non è un problema di rispetto della persona che siede qui, perché questo ovviamente è del tutto irrilevante e non siamo assolutamente obbligati a rispettarci, però della funzione sì; e se noi mettiamo in discussione che qualcuno opera qui in violazione del Regolamento o contro un partito politico, apriamo un vulnus grave. Glielo dico perché la serenità del fatto che un Presidente sia un Presidente che tutela tutti e svolge quello che è il suo compito, applicare il Regolamento, anche nei momenti di contestazione rispetto alle decisioni che il Presidente può prendere, a mio avviso – ma ovviamente è una valutazione tutta sua e ovviamente non mi permetto – va tenuto ben da conto, perché delegittimare un Vicepresidente – o il Presidente, è la stessa cosa – non aiuta nessuno, non aiuta il dibattito democratico qua dentro. Poi si può ritenere che il Presidente abbia sbagliato o si può ritenere che abbia fatto giusto.
  Concludo e le do la parola: semplicemente per dirle che io, come lei avrà notato, non sono intervenuto quando è stata contestata una decisione, quella del Presidente della Repubblica di ricevere un capo di partito (e voi date le valutazioni politiche, che ovviamente possono stare all'interno di quest'Aula); io sono intervenuto sul secondo argomento, che riguarda una materia che non ha nulla a che fare con quest'Aula, che incide su una sfera istituzionale che non è dentro quest'Aula e che, in applicazione del dettato regolamentare, io ho ritenuto di invitare a non fare. Nel momento in cui si è andati avanti a farlo, sono stato costretto a togliere la parola. Così ho fatto con l'onorevole Di Battista, con lei e con tutti gli altri.

Pag. 103

  MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. In tutta serenità, anche perché non abbiamo mai avuto rapporti conflittuali con lei, Presidente: premetto che quel vulnus di cui parla lo inducete voi, non magari lei nella fattispecie, ma i suoi colleghi che siedono su quello scranno lo hanno fatto diverse volte.
  Detto questo – non voglio entrare in questa polemica –, io ho ritenuto quantomeno offensiva, visto che lei parla di rispetto tra i ruoli, la sua frase: «specialmente lei». O spiega, quindi, cosa significa «specialmente lei» a un suo collega, oppure, basterebbe anche semplicemente fuori di qui...

  PRESIDENTE. Onorevole, glielo spiego subito, è un mio errore e le chiedo scusa. Ero convinto che lei fosse un delegato d'Aula e, quindi, avendo una responsabilità di gestione del gruppo, mi permettevo di farlo rilevare perché chi ha una responsabilità... Siccome mi dicono che così non è...

  MANLIO DI STEFANO. Va bene.

  PRESIDENTE. ...le chiedo scusa. Ovviamente, era riferito esclusivamente a questa convinzione...

  MANLIO DI STEFANO. Le accetto volentieri.
  Un'altra cosa soltanto. Conosco benissimo il Regolamento, conosco anche il fatto che lei può togliere la parola di suo arbitrio. Mi chiedo soltanto se il togliere la parola possa diventare, come ci sta dimostrando questo anno di Camera dei deputati, automatico non appena si cita il nome del Presidente della Repubblica, nonostante non ci sia mai stato – e la invito a leggere lo stenografico – da parte mia nessun vilipendio, ma nemmeno un'accusa. Ho raccontato dei fatti, la storia, ovvero che ieri si è incontrato con Berlusconi. Se questo è vilipendio, inizia a diventare problematico parlare in quest'Aula. Semplicemente questo. Visto che credo che lei possa svolgere e sappia svolgere il suo ruolo benissimo, la invito a prendere in considerazione queste mie riflessioni per la prossima volta che presiederà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio molto. Ovviamente, per l'episodio le ho chiesto scusa. Le ho letto esplicitamente quello che dice quando si parla di insinuazioni atte ad offendere e le ripeto che io non sono intervenuto su nessuno degli oratori del MoVimento 5 Stelle sul tema dell'incontro. Sono intervenuto sull'altra parte. L'ho rilevato io, non è un arbitrio. Certo, chiunque di noi sta qui e presiede, ovviamente si assume la responsabilità delle decisioni che prende, interpretando il Regolamento, cercando di applicarlo. Può darsi pure che lo applichi male. Lei rimarrà della sua opinione, io, ovviamente, faccio quello che ritengo di dover fare in applicazione del Regolamento, non come piacerebbe a me.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, con estrema serenità, per chiarirci una volta per tutte, anche perché notiamo che c’è discrepanza alle volte – questo può anche essere normale – nel comportamento dei vari Presidenti. Lei mi sta dicendo, e lo sta dicendo chiaramente alla nazione in veste della sua funzione, che un deputato della Repubblica non può ritenere sconveniente o sbagliato il fatto che un Presidente della Repubblica non vada a testimoniare a un processo e non possa fare un'accusa politica del genere senza insultare nessuno...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, la posso pregare...

Pag. 104

  ALESSANDRO DI BATTISTA. No, no.

  PRESIDENTE. Non è utile.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Non voglio riprenderla...

  PRESIDENTE. Non ripeta questa cosa perché è esattamente quello che ho detto.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Un parlamentare non può dirlo ? Non può dire che trova sconveniente che non sia andato a testimoniare...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, le ho letto gli articoli del Regolamento, le ho letto le pronunce della Giunta per il Regolamento, le ho detto come io lo interpreto. Lei è assolutamente libero di ritenere che io lo interpreto male, però l'argomento è chiuso, non è che continuiamo una discussione. È chiaro ed è del tutto evidente che io, quando si è trattato di chiamare in causa qui dentro una vicenda personale che riguarda il Capo dello Stato su tutt'altra questione che non ha nulla a che fare, non solo con i lavori di oggi della Camera, ma con le competenze della Camera, con un tono di un certo tipo, ho ritenuto che questa fosse una frase sconveniente e anche un'insinuazione. Differente è la valutazione che ho dato, invece, su giudizi riguardo il ricevimento o meno di una persona politica. È una mia valutazione, ovviamente non può che essere mia. La pregherei, però, di concludere senza ritornare su quella frase che mi comporterebbe l'esigenza di toglierle di nuovo la parola perché la Presidenza deve essere coerente ovviamente con quello che dice. Prego.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ovviamente. Non ritorno e non ritornerò sul fatto, glielo prometto, però vorrei concludere l'intervento senza ritornare – e creda in me – ricordando solamente, nell'ultima parte dell'intervento, il fatto che il PM Di Matteo è stato prosciolto dall'accusa, appunto, di aver utilizzato male le informazioni relative a delle telefonate sulla trattativa. Questa, secondo me, è una notizia politica importante da poter comunicare all'Aula. Noi del MoVimento 5 Stelle stiamo con i PM di Palermo e siamo molto felici che il CSM abbia prosciolto il PM Di Matteo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, solo per segnalare una circostanza che forse dovrà essere oggetto di un intervento del Governo o comunque anche di sindacato ispettivo. Il Consiglio dei ministri ha varato il decreto legislativo intitolato: Attuazione della direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile. Il decreto legislativo entrerà in vigore il 6 aprile e stabilisce l'obbligo per chi dirige strutture frequentate da bambini di chiedere il certificato penale dei suoi collaboratori. «Il certificato penale», recita la norma, «deve essere richiesto dal soggetto che intende impiegare al lavoro una persona per lo svolgimento di attività professionali o attività volontarie organizzate che comportino contatti diretti e regolari con minori, al fine di verificare l'esistenza di condanne per taluno dei reati di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quinquies e 609-undecies del codice penale» ossia tutti quelli che riguardano i succitati reati.
  È evidente che questa norma riguarda una quantità assolutamente enorme di operatori: pensiamo, ad esempio, alle federazioni sportive che entrano nella scuola con i bambini e, nel caso dei lavoratori dipendenti, addirittura c’è un conflitto tra questa norma, che attribuisce al datore di lavoro la facoltà di richiedere questi dati, e le norme che tutelano la privacy del lavoratore e che, quindi, impediscono al datore di lavoro di acquisire questi dati senza la preventiva autorizzazione del lavoratore stesso.
  Insomma, signor Presidente, rischiamo che ci sia un corto circuito di adempimenti Pag. 105e di dati che, entrando in vigore questa norma il 6 aprile e essendo questa una norma che ha uno scopo assolutamente alto e nobile, si infrange in questo corto circuito normativo di adempimenti e di termini, oltre che anche di costi, nei confronti di una quantità di persone, per cui rischia di diventare di difficile gestione e di far scivolare automaticamente nell'illegalità tutta una serie di realtà di volontariato o professionali, che lavorano con il mondo minorile. Quindi, signor Presidente, credo che questa sia una cosa su cui porre l'attenzione del Governo e probabilmente, se non ci saranno interventi, dovrà essere anche oggetto di atto di sindacato ispettivo.
  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, solo per segnalare una circostanza che forse dovrà essere oggetto di un intervento del Governo o comunque anche di sindacato ispettivo. Il Consiglio dei ministri ha varato il decreto legislativo intitolato: Attuazione della direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile. Il decreto legislativo entrerà in vigore il 6 aprile e stabilisce l'obbligo per chi dirige strutture frequentate da bambini di chiedere il certificato penale dei suoi collaboratori. «Il certificato penale», recita la norma, «deve essere richiesto dal soggetto che intende impiegare al lavoro una persona per lo svolgimento di attività professionali o attività volontarie organizzate che comportino contatti diretti e regolari con minori, al fine di verificare l'esistenza di condanne per taluno dei reati di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quinquies e 609-undecies del codice penale» ossia tutti quelli che riguardano i succitati reati.
  È evidente che questa norma riguarda una quantità assolutamente enorme di operatori: pensiamo, ad esempio, alle federazioni sportive che entrano nella scuola, fanno lezione ai bambini e, nel caso dei lavoratori dipendenti, addirittura c’è un conflitto tra questa norma, che attribuisce al datore di lavoro il compito di richiedere questi dati, e le norme che tutelano la privacy del lavoratore e che, quindi, impediscono al datore di lavoro di acquisire questi dati senza la preventiva autorizzazione del lavoratore stesso.
  Insomma, signor Presidente, rischiamo che ci sia un corto circuito di adempimenti Pag. 105e di termini che, entrando in vigore questa norma il 6 aprile e pur essendo questa una norma che ha uno scopo assolutamente alto e nobile, si infrange in questo corto circuito normativo di adempimenti e di termini, oltre che anche di costi, nei confronti di una quantità di persone, per cui rischia di diventare di difficile gestione e di far scivolare automaticamente nell'illegalità tutta una serie di realtà di volontariato o professionali, che lavorano con il mondo minorile. Quindi, signor Presidente, credo che questa sia una cosa su cui porre l'attenzione del Governo e probabilmente, se non ci saranno interventi, dovrà essere anche oggetto di atti di sindacato ispettivo.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Baldelli, ovviamente trasferiremo al Governo queste sue sollecitazioni e queste sue parole.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani:

  Venerdì 4 aprile 2014, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 19,55.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2213 ED ABBINATE – LEGGE ELETTORALE EUROPEA

Pdl n. 2213 e abb. – Legge elettorale europea

Tempo complessivo: 16 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore;
• seguito dell'esame: 9 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 15 minuti
Governo 20 minuti 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 29 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti 6 ore e 21 minuti
 Partito Democratico 32 minuti 1 ora e 46 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 51 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
30 minuti 40 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 31 minuti
 Nuovo Centrodestra 30 minuti 28 minuti
 Scelta civica per l'Italia 30 minuti 28 minuti
 Lega Nord e Autonomie 30 minuti 26 minuti
 Per l'Italia 30 minuti 25 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 22 minuti
 Misto: 30 minuti 24 minuti
  Centro Democratico 8 minuti 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 8 minuti 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 7 minuti 5 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1542-B - em. 1.24 349 348 1 175 73 275 70 Resp.
2 Nom. em. 1.25 422 418 4 210 68 350 66 Resp.
3 Nom. em. 1.27 428 425 3 213 116 309 64 Resp.
4 Nom. em. 1.28 429 429   215 47 382 64 Resp.
5 Nom. em. 1.30 429 429   215 159 270 64 Resp.
6 Nom. em. 1.31 433 429 4 215 99 330 64 Resp.
7 Nom. em. 1.32 447 443 4 222 164 279 64 Resp.
8 Nom. em. 1.33 448 417 31 209 65 352 64 Resp.
9 Nom. em. 1.34 446 445 1 223 92 353 64 Resp.
10 Nom. em. 1.36 444 439 5 220 160 279 63 Resp.
11 Nom. em. 1.37 445 444 1 223 91 353 63 Resp.
12 Nom. em. 1.38 443 443   222 119 324 63 Resp.
13 Nom. em. 1.124 443 443   222 161 282 63 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.


INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.39 443 443   222 130 313 63 Resp.
15 Nom. em. 1.44 442 438 4 220 164 274 63 Resp.
16 Nom. em. 1.46 434 432 2 217 141 291 63 Resp.
17 Nom. em. 1.47 439 435 4 218 109 326 64 Resp.
18 Nom. em. 1.49, 1.50 443 443   222 86 357 64 Resp.
19 Nom. odg 9/1542-B/16 421 421   211 149 272 63 Resp.
20 Nom. odg 9/1542-B/19 441 341 100 171 61 280 63 Resp.
21 Nom. odg 9/1542-B/25 442 367 75 184 84 283 62 Resp.
22 Nom. odg 9/1542-B/26 445 442 3 222 163 279 62 Resp.
23 Nom. odg 9/1542-B/27 443 369 74 185 89 280 62 Resp.
24 Nom. odg 9/1542-B/28 441 432 9 217 117 315 62 Resp.
25 Nom. odg 9/1542-B/29 444 440 4 221 85 355 62 Resp.
26 Nom. odg 9/1542-B/30 446 445 1 223 86 359 62 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/1542-B/33 444 443 1 222 60 383 62 Resp.
28 Nom. odg 9/1542-B/35 440 439 1 220 161 278 62 Resp.
29 Nom. odg 9/1542-B/37 433 432 1 217 156 276 62 Resp.
30 Nom. odg 9/1542-B/38 434 363 71 182 85 278 62 Resp.
31 Nom. odg 9/1542-B/42 436 363 73 182 88 275 62 Resp.
32 Nom. odg 9/1542-B/43 436 436   219 149 287 62 Resp.
33 Nom. odg 9/1542-B/44 436 361 75 181 87 274 62 Resp.
34 Nom. odg 9/1542-B/47 435 434 1 218 162 272 62 Resp.
35 Nom. Ddl 1542-B - voto finale 425 418 7 210 260 158 56 Appr.
36 Nom. Pdl 204-B - em. 1.355, 1.2000 386 384 2 193 316 68 69 Appr.
37 Nom. subem. 0.1.2001.1 388 387 1 194 85 302 69 Resp.
38 Nom. em. 1.8, 1.2001 379 376 3 189 305 71 69 Appr.
39 Nom. subem. 0.1.2002.1 380 380   191 90 290 67 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 45)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. subem. 0.1.2002.2 379 379   190 87 292 67 Resp.
41 Nom. em. 1.9, 1.2002 378 376 2 189 293 83 66 Appr.
42 Nom. articolo 1 380 310 70 156 310   66 Appr.
43 Nom. articolo agg. 1.02000 380 380   191 380   66 Appr.
44 Nom. odg 9/204-B/1 363 363   182 256 107 66 Appr.
45 Nom. Pdl 204-B - voto finale 371 371   186 310 61 62 Appr.