TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 109 di Venerdì 26 maggio 2023

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro delle imprese e del made in Italy – Per sapere – premesso che:

   la proprietà industriale costituisce un mercato in forte crescita nel nostro Paese e rappresenta un settore fondamentale per lo sviluppo delle imprese, nonché un importante volano per promuovere ricerca e innovazione tecnologica;

   secondo i dati dell'Ufficio europeo dei brevetti, nel 2022 e per il quinto anno consecutivo, l'Italia ha registrato una crescita del 10 per cento di richieste di brevetti, posizionandosi all'11esimo posto nella classifica dei primi 50 Paesi per numero di domande di brevetto europeo, marchi europei e design europei;

   la rilevanza del comparto dei brevetti e l'elevato livello di specializzazione richiesto per operare al suo interno dimostrano come, oggi più che mai, la proprietà intellettuale assuma un ruolo chiave nello sviluppo dell'economia europea, considerato che il 45 per cento del relativo Prodotto interno lordo è legato a quest'ultima;

   un'ulteriore conferma della strategicità del settore, tanto a livello nazionale che europeo, è data dall'avvio, a partire dal 1° giugno 2023, della nuova disciplina del brevetto unitario europeo, a seguito dell'Accordo sul Tribunale unificato dei brevetti (Upca, Unified Patent Court Agreement) e dei Regolamenti dell'Unione europea n. 1257 del 2012 e n. 1260 del 2012 (cosiddetto pacchetto sul brevetto unitario), che hanno modificato i criteri di tutela per i brevetti in vigore e per le future domande di brevetto in ambito europeo, nonché istituito il Tribunale unificato dei brevetti (Tub);

   in questo contesto, il nostro Paese, a seguito della Brexit, ha presentato la propria candidatura individuando la città di Milano come sede idonea ad ospitare la terza divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti;

   l'Italia, infatti, in quanto terzo Paese con maggior numero di brevetti europei validati nell'anno 2012 – preso a riferimento del sistema per attribuire le sedi ex articolo 89 dell'Accordo – è stata individuata come la candidata ideale a subentrare al Regno Unito;

   il 18 maggio 2023 il Ministro Tajani, sulla piattaforma Twitter, ha ufficialmente annunciato di aver concordato con Francia e Germania di istituire a Milano la sezione distaccata della Divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti e che tale intesa verrà formalizzata nel prossimo comitato amministrativo. Lo stesso Ministro afferma che si tratti di «Un risultato importante per l'Italia.»; tuttavia, come si apprende da autorevoli fonti di stampa, le competenze della citata sede di Milano risultano notevolmente ridimensionate rispetto a quelle originariamente previste per la sede di Londra: i farmaci con SPC restano, quindi, a Parigi e la chimica e metallurgia a Monaco;

   l'annuncio del Ministro Tajani è arrivato dopo la decisione del Praesidium, pubblicata sul sito del Tribunale unificato dei brevetti, in cui il capoluogo lombardo non risulta menzionato in merito alla riassegnazione delle competenze a partire dal prossimo mese e che, causa Brexit, le competenze assegnate inizialmente a Londra passano provvisoriamente in parte a Parigi e in parte a Monaco di Baviera, per permettere l'entrata in vigore del sistema il 1° giugno 2023, in attesa della decisione del Comitato amministrativo circa l'assegnazione della sezione vacante della Divisione Centrale –:

   se non si intenda adottare iniziative tempestive affinché tutte le disposizioni dell'Agreement in cui si fa richiamo al Regno Unito vengano intese come riferite all'Italia, in quanto terzo Paese aderente per numero di brevetti, secondo il disposto dall'articolo 87, paragrafo 2, dell'Accordo Upca, con relativa attribuzione dell'intera quota di competenze, al fine di garantire al nostro Paese il pieno diritto nella partecipazione al sistema del patent package nonché una tutela unitaria e uniforme in materia di brevetti.
(2-00157) «Pavanelli, Onori, Appendino, Cappelletti, Lomuti, Todde, Francesco Silvestri».

(23 maggio 2023)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il tema sicurezza è tornato al centro dell'attenzione dopo gli ultimi fatti di cronaca avvenuti in prossimità delle stazioni di Roma e Milano;

   in moltissime città italiane, nei pressi delle stazioni, si verificano quasi quotidianamente episodi di violenza e criminalità;

   tra gli ultimi fatti avvenuti a Roma si ricordano la giovane di 20 anni aggredita e molestata all'interno di un portone di via Principe Eugenio il 22 aprile scorso e la turista aggredita in zona Termini, a distanza di sole 24 ore. A Milano, invece, una ragazza è stata stuprata nella stazione centrale il 27 aprile;

   le principali vittime degli episodi di violenza: furti, scippi, rapine, stupri, sono purtroppo spesso le donne;

   ma non solo, anche il personale ferroviario subisce aggressioni di ogni genere. Nel 2022 ci sono stati circa il 21 per cento in più di attacchi ai dipendenti rispetto all'anno precedente (2021: 2.582 casi, 2022: 3.138 casi);

   appare inaccettabile che donne e uomini, nell'esercizio del proprio lavoro, debbano trovarsi nella condizione di rischiate la propria incolumità;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha di recente divulgato una nota che fotografa la situazione italiana sui furti subiti nelle stazioni, dopo uno studio condotto dal Gruppo Fs. Le statistiche raccolte evidenziano che i furti a danno dei viaggiatori hanno colpito, negli ultimi cinque anni, soprattutto Milano Centrale (2.000 furti, 256 negli ultimi due anni), Roma Termini (più di 1.000, 88 negli ultimi due anni), Bologna Centrale (più di 500), Pisa (più di 500), Roma Tiburtina (più di 300), Napoli Centrale (più di 250, 62 negli ultimi due anni), La Spezia Centrale (più di 200), Torino Porta Nuova (più di 200);

   i viaggiatori e soprattutto i pendolari dei treni italiani si sentono poco sicuri, soprattutto negli spazi esterni alla stazione e nei treni notturni e, nonostante i controlli nel 2022 siano aumentati, sono ancora troppo numerosi gli episodi di violenza;

   dopo i molteplici accadimenti che si sono verificati alla stazione centrale di Milano, precisamente 9 stupri, il Ministro Piantedosi ha annunciato l'arrivo sul posto di 430 uomini delle forze dell'ordine in più;

   nella medesima occasione lo stesso Ministro ha parlato di un piano sicurezza per i grandi centri metropolitani che prevedrebbe: una maggiore presenza di forze di polizia, più espulsioni di stranieri irregolari e l'identificazione facciale;

   nell'annunciarlo il Ministro ha sottolineato che occorre: «Dare un segnale di presenza per l'importanza dei temi della sicurezza dell'area della metropolitana e rispetto a quanto accaduto nell'area della Stazione Centrale»;

   occorre evidenziare come ad essere pericolose non siano solo le stazioni delle grandi città ma spesso anche quelle delle piccole cittadine di provincia;

   in molti casi il personale di FS si trova da solo a fronteggiare episodi di violenza, frequenti e perpetrati nel tempo senza sufficiente supporto delle forze dell'ordine a causa delle carenze di organico tra le stesse;

   per intervenire in modo efficace sarebbe auspicabile che ci fosse maggiore presidio delle forze di polizia in tutte le stazioni, sarebbe opportuno provvedere all'installazione di tornelli o barriere a lettura ottica del titolo di viaggio, per consentire l'accesso ai binari solo a persone munite di biglietto, nonché imporre sanzioni certe e immediate per chi aggredisce uomini e donne nello svolgimento del loro servizio;

   nel febbraio 2023 il Ministro Salvini ha annunciato l'avvio dei bandi per le assunzioni di 1.500 donne e uomini che facciano sicurezza (vigilantes privati) nei treni e nelle stazioni, cifra che però dovrebbe essere potenziata, secondo la scrivente –:

   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati per garantire la sicurezza del personale e degli utenti all'interno delle stazioni ferroviarie sul territorio italiano;

   se intendano procedere ad una mappatura delle stazioni italiane che evidenzi quelle maggiormente teatro di fatti criminali, in base ai dati aggiornati degli ultimi anni, al fine di intervenire prioritariamente laddove vi siano condizioni di maggiore urgenza e necessità.
(2-00155) «Tenerini, Deborah Bergamini, Paolo Emilio Russo, Mazzetti, Cortelazzo, Battistoni, Caroppo, Sorte, Calderone, Pittalis, Patriarca, Pella, Sala, Tassinari, Polidori, Casasco, Bagnasco, Arruzzolo, Benigni, Rossello».

(17 maggio 2023)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'interno per sapere – premesso che:

   le disposizioni anticipate di trattamento, comunemente definite «testamento biologico» o «biotestamento», sono regolamentate dall'articolo 4 della legge n. 219 del 22 dicembre 2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018, nonché, per le modalità attuative, dal decreto ministeriale 10 dicembre 2019, n. 168. La redazione delle DAT può avvenire in diverse forme:

    dal notaio (sia con atto pubblico, sia con scrittura privata in cui la persona scrive autonomamente le proprie volontà e fa autenticare le firme dal notaio), in entrambi i casi il notaio conserva l'originale;

    presso l'ufficio di stato civile del comune di residenza (con scrittura privata) che provvede all'annotazione in un apposito registro, ove istituito;

    presso le strutture sanitarie competenti nelle regioni che abbiano regolamentato la raccolta delle DAT (con scrittura privata);

    presso gli Uffici consolari italiani, per i cittadini italiani all'estero (nell'esercizio delle funzioni notarili). Nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non lo consentano, le DAT possono essere espresse attraverso videoregistrazione o dispositivi che consentano alla persona con disabilità di comunicare;

   per quanto attiene alle modalità di consegna il medesimo articolo della legge n. 219 del 2017 stabilisce unicamente che le DAT, redatte nelle forme elencate, debbano essere consegnate personalmente dal disponente presso l'ufficio di stato civile del comune di residenza del disponente medesimo, non prevedendo di fatto altre modalità di consegna;

   anche il decreto ministeriale n. 168 del 2019, all'articolo 6, stabilisce che, nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non consentano di redigere le DAT per atto pubblico, per scrittura privata autenticata o per scrittura privata, le DAT possano essere espresse attraverso videoregistrazione o altri dispositivi che permettano alla persona con disabilità di comunicare; tuttavia il predetto decreto ministeriale non dispone forme di consegna diverse da quelle per cui il disponente debba consegnare personalmente le DAT;

   come è evidente, la predetta lacuna pregiudica in modo decisivo il diritto del paziente, se impossibilitato dalle proprie condizioni fisiche a recarsi personalmente presso gli uffici comunali, al rilascio delle dichiarazioni anticipate non prevedendo, allo stato, esplicitamente la normativa l'acquisizione delle DAT presso il domicilio del paziente;

   risulta che per superare tale carenza alcuni comuni abbiano utilizzato quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000 all'articolo 3, istituendo, con delibera di Giunta, uffici separati di stato civile presso il domicilio del disponente rendendo così possibile la raccolta delle DAT da parte dell'ufficiale di stato civile stesso –:

   se il Governo sia a conoscenza del problema e se non intenda adottare iniziative di competenza, anche tramite circolare o norma di interpretazione autentica, volte a sanare questo grave vulnus.
(2-00156) «Barzotti, Quartini, Carotenuto, Sportiello, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Auriemma».

(23 maggio 2023)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   con Deliberazione della Giunta Capitolina 10 novembre 2022, n. 371: «Provvedimenti permanenti, programmati ed emergenziali per la prevenzione e il contenimento dell'inquinamento atmosferico» il comune di Roma oltre ad estendere il perimetro della ZTL Fascia Verde a gran parte della città, stabilisce talune misure di limitazione permanenti;

   in particolare, tra gli altri, sono introdotti i seguenti divieti di circolazione:

    a) permanente dal lunedì al sabato, dal 15 novembre 2022 per gli autoveicoli a benzina e diesel pre-Euro 1, Euro 1 ed Euro 2, nonché per quelli diesel 3 e, dal 1° novembre 2024 anche per gli autoveicoli a benzina Euro 3. Per i veicoli storici il fermo è pressoché totale;

    b) programmato dal 1° novembre al 31 marzo di ogni anno dal lunedì al sabato a partire dal 1° novembre 2023 per gli autoveicoli diesel Euro 4 e a partire dal 1° novembre 2024 per gli autoveicoli a gasolio Euro 5;

   il provvedimento è giustificato con le norme Ue sulla qualità dell'aria, recepite con decreto legislativo n. 155 del 2010. Inoltre l'articolo 7 del Codice della strada dà ai comuni il potere di regolazione della circolazione nei centri abitati;

   i controlli sul rispetto dei divieti sono effettuati, oltre i consueti mezzi, tramite l'installazione di iniziali 51 varchi elettronici, in grado, dalla targa, di risalire alle caratteristiche del veicolo e al proprietario, il tutto in automatico;

   la delibera n. 371 riporta che la regione Lazio si è impegnata ad erogare contributi per la sostituzione dei veicoli oggetto di divieto di circolazione, mentre il comune si è impegnato ad acquistare veicoli per il TPL a emissioni zero a partire dal 2025;

   la delibera sostiene che si intende disincentivare la mobilità privata inquinante, per favorire la scelta del mezzo pubblico. Dall'Annuario Statistico di Roma Capitale (aggiornato al 24 giugno 2022) si evince che l'età media del parco ATAC, che dispone di circa 2.000 veicoli, è pari a 12,3 anni. La flotta ATAC è assolutamente inadeguata a garantire il diritto alla mobilità, trattandosi di mezzi vetusti e soggetti a continui guasti (in media ogni giorno 4 su 10). A maggior ragione se venisse gravata a cagione dei nuovi divieti, da centinaia di migliaia di nuovi passeggeri;

   secondo dati elaborati da Roma Servizi per la Mobilità la misura impatterebbe su 30.000 residenti e 300.000 non residenti. Ma in realtà sono molti di più se si considera che solo il 46 per cento dell'1,7 milioni delle autovetture di Roma si colloca nelle classi di emissione Euro 5 o Euro 6 oggi classificate come meno inquinanti. Senza contare i mezzi turistici e di trasporto che accedono giornalmente all'area cittadina; peraltro dal 2024 dovranno fermarsi anche l'Euro 5 a gasolio;

   la fascia meno abbiente della popolazione romana, che risiede in periferia e nella cintura attorno a Roma, possiede e utilizza, per motivi di lavoro, veicoli ai quali sarà applicato un divieto permanente o programmato di accesso e circolazione. Ciò non solo nella cosiddetta ZTL Anello Ferroviario, che già si estende su una vasta porzione del territorio capitolino, ma anche nella ZTL Fascia Verde, così come ridefinita;

   il diritto alla mobilità privata è una delle conquiste dell'Italia del dopoguerra: non è pensabile costringere i cittadini a rottamare i propri veicoli, alcuni dei quali (Euro 5) da considerare non inquinanti, per acquistarne altri a minor impatto ambientale. Gli incentivi per le motorizzazioni endotermiche Euro 6 sono esauriti e le auto ibrido/elettriche, sia pure incentivate, hanno prezzi inabbordabili per la gran parte della popolazione;

   ma, secondo gli interpellanti, l'amministrazione romana appare vivere fuori dalla vita reale: l'assessore alla mobilità parla di «cambio culturale nel concepire lo spostamento, di sharing mobility, di ciclabili». La road map di pochi mesi appare insostenibile ai più. Immediatamente è partita la protesta dei cittadini romani e una raccolta di firme ha raggiunto in pochi giorni oltre 80.000 sottoscrizioni. Una situazione da non sottovalutare perché potrebbe raggiungere tra pochi mesi toni drammatici e altamente conflittuali;

   la rivolta dei gilet gialli (Francia 2018), nasce da un aumento delle accise dettato da motivi di natura ambientale e sta a dimostrare che l'impatto di tali provvedimenti colpisce maggiormente i meno abbienti. È stata la rivolta dei provinciali che si fanno decine di chilometri per andare al lavoro con le loro carrette diesel, contro i parigini, col metro e l'auto elettrica sotto casa;

   il decreto legislativo n. 155 del 2010 prevede (articolo 1, comma 5) che «Le funzioni amministrative relative alla valutazione ed alla gestione della qualità dell'aria competono allo Stato, alle regioni e agli enti locali, nei limiti previsti dal presente decreto»;

   attualmente in materia di circolazione dei veicoli nelle località urbane si rinviene una babele di disposizioni, che minano la certezza del diritto. Talune amministrazioni italiane si ostinano a non comprendere che i processi vanno accompagnati e non imposti –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a:

    a) ricondurre i provvedimenti sulla mobilità privata urbana a una serie di princìpi generali, in maniera tale da escludere disposizioni locali che vietino la circolazione, se adottate in assenza di adeguate e contestuali misure volte a realizzare le infrastrutture necessarie a migliorare la mobilità cittadina e a garantire un trasporto pubblico efficiente e adeguato alle esigenze, tutelando il diritto alla mobilità privata dei meno abbienti che utilizzano il proprio veicolo per lavoro;

    b) spostare le risorse destinate agli incentivi per i costosi veicoli con emissioni nella fascia 0-60 grammi di CO2 a quelli per veicoli con emissioni comprese nella fascia 61-135 grammi, per favorire il ricambio del parco auto e ridurre l'inquinamento;

    c) prevedere un minimo di accessi consentiti ai centri cittadini per le auto storiche, secondo il modello adottato a Milano;

    d) introdurre la possibilità di accedere nei centri cittadini ai mezzi vietati, a fronte di specifiche esigenze, mediante iscrizione a piattaforme informatiche appositamente dedicate ed eventuale pagamento di ecopass;

    e) escludere, in attesa del rinnovo del parco auto nazionale, qualsiasi forma di divieto di circolazione per i veicoli diesel Euro 5 e benzina Euro 4, posponendo i divieti relativi ai diesel Euro 4;

    f) centralizzare a livello nazionale le fasce orarie e settimanali di divieto di circolazione.
(2-00147) «Battilocchio, Marrocco, Barelli, Squeri, Casasco, Paolo Emilio Russo, Orsini, Bagnasco, Saccani Jotti, Deborah Bergamini, Tenerini, Mazzetti, De Palma, Polidori, Dalla Chiesa».

(10 maggio 2023)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   la drammatica alluvione che ha colpito il territorio dell'Emilia-Romagna e parte delle Marche e della Toscana ci ricorda che l'Italia è un Paese fragile, segnato dal dissesto idrogeologico e impreparato ad affrontare la crisi climatica in atto e i fenomeni meteorologici estremi che ne derivano;

   in tal contesto, si è chiusa lo scorso aprile la consultazione pubblica, prevista dalla procedura VAS, del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc);

   con riferimento alle risorse pubbliche destinate negli ultimi anni alla gestione del rischio idrogeologico, nella relazione della Corte dei conti n. 14/2023/G viene ricordato che «lo stanziamento complessivo nel periodo dal 1999 al 2019 ammonta a circa 7 miliardi di euro per un totale di oltre 6.000 progetti finanziati, mentre l'importo complessivo di richieste pervenute nel medesimo periodo – che si può considerare una stima del costo teorico per la messa in sicurezza dell'intero territorio nazionale – risulta pari a 26 miliardi di euro»;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 febbraio 2019 è stato approvato il cosiddetto Piano ProteggItalia con uno stanziamento complessivo di 14,3 miliardi di euro in 12 anni, dal 2018 al 2030;

   in attuazione di tale piano, con la delibera CIPE 24 luglio 2019, n. 35, è stato approvato il piano stralcio relativo agli interventi immediatamente cantierabili individuati dal Ministero dell'ambiente, per 315,1 milioni di euro. Successivamente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 dicembre 2019 è stato approvato il piano operativo per il dissesto idrogeologico per il 2019, per 361,9 milioni di euro, a carico delle risorse del FSC 2014-2020 stanziate a favore del piano operativo «Ambiente» e dei relativi addendum. Un nuovo piano stralcio è stato adottato nel 2020 per interventi rapidamente attivabili – per oltre 262 milioni per 119 interventi in tutta Italia;

   sullo stato di attuazione del piano «ProteggItalia» è intervenuta la Corte dei conti (deliberazione n. 17/2021/G), ribadendo la necessità di superare le gestioni straordinarie e semplificare i processi verso un rientro ad un regime ordinato di competenze, con una programmazione in via ordinaria della gestione del territorio che, oltre a garantire la progettazione e realizzazione degli interventi, sia guidata da una adeguata pianificazione in coerenza con le direttive 2007/60/CE (cosiddetta «Direttiva alluvioni»), e la direttiva 2000/60/CE (cosiddetta «Direttiva Acque»);

   il Pnrr prevede circa 2,49 miliardi di euro per gli interventi sul dissesto idrogeologico, di cui 1,29 miliardi di euro di competenza del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica per progetti in essere finanziati da risorse già esistenti nel bilancio e 1,2 miliardi di euro (comprensivo di 800 milioni di euro di risorse aggiuntive) assegnati al Dipartimento della protezione civile;

   tale investimento è stato suddiviso in due subinvestimenti:

    a) misure strutturali e non strutturali nei territori più a rischio (a cui sono destinati 1.29 milioni di euro), aventi l'obiettivo di portare in sicurezza 1,5 milioni di persone oggi a rischio;

    b) misure in favore delle aree colpite da calamità (a cui sono destinati 1.200 milioni di euro) per il ripristino delle infrastrutture danneggiate e per la riduzione del rischio residuo;

   i 1200 milioni del subinvestimento 2.1.b) sono già stati ripartiti tra le regioni: con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 agosto 2022 gli 800 milioni per i nuovi progetti e, con nota n. 48239 del 9 novembre 2021, i restanti 400 milioni per progetti già avviati. L'obiettivo di completamento di tali interventi emergenziali è da realizzare entro il 31 dicembre 2025;

   per quanto riguarda il subinvestimento 2.1.a), nella titolarità del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, il prossimo traguardo, da raggiungere entro il 31 dicembre 2023 (Traguardo M2C4-10), consiste nell'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per interventi in materia di gestione e riduzione dei rischi idrogeologici;

   sempre in ambito Pnrr, l'investimento 2.2 (M2C4), di titolarità del Ministero dell'interno, stanzia 6 miliardi per la tutela del territorio e della risorsa idrica per finanziare un insieme eterogeneo di interventi (di portata piccola e media) da effettuare nelle aree urbane;

   la missione M2C4.1-I.1.1-8-9 stanzia 500 milioni di euro per la realizzazione di un sistema avanzato di monitoraggio e previsione che consenta di individuare e prevenire i rischi sul territorio;

   va evidenziato come la limitatezza delle risorse per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico rispetto al fabbisogno chiama in causa la necessità di definire a monte più chiaramente gli interventi prioritari, distinguendo l'emergenza e l'urgenza dalle indispensabili misure di prevenzione e manutenzione;

   un'importante azione propedeutica alle azioni di mitigazione del rischio idrogeologico viene svolta dalla pianificazione di bacino attuata dalle Autorità di bacino distrettuali, che forniscono gli strumenti conoscitivi, tecnico-operativi e prescrittivi, per garantire la difesa del suolo e delle risorse idriche sul territorio nazionale;

   la legge di bilancio 2023 ha tagliato il 40 per cento dei Fondi assegnati annualmente all'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, comportando l'azzeramento degli stanziamenti per gli studi sul territorio, i servizi specialistici e le convenzioni scientifiche necessari per l'attività istituzionale di pianificazione, oltre a non rendere sostenibile la spesa per l'ordinaria gestione dell'Ente –:

   entro quale data intenda approvare il Pnacc e quali siano i tempi della successiva attuazione;

   quale sia lo stato di attuazione del Piano ProteggItalia in relazione alle risorse spese, impegnate o ancora da destinare ad interventi da programmare con le regioni e se i progetti finanziati con i 2 piani stralcio citati in premessa siano stati realizzati;

   quale sia lo stato di attuazione delle misure PNRR sul dissesto di titolarità del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (M2C4 subinvestimento 2.1.a), al fine di rispettare il termine del 31 dicembre 2023 per l'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per interventi in materia di gestione e riduzione dei rischi idrogeologici;

   se intenda adottare iniziative di competenza per ripristinare le risorse tagliate dalla legge di bilancio 2023 all'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, anche alla luce dell'importante ruolo svolto in materia di sicurezza idrogeologica.
(2-00158) «Braga, Simiani, Vaccari, Curti, Di Sanzo, Ferrari, Morassut».

(23 maggio 2023)