TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 104 di Mercoledì 17 maggio 2023

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   PICCOLOTTI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, grazie alla protesta degli studenti accampati con le tende fuori dalle università, è tornato agli onori delle cronache il problema del «caro affitti» per gli studenti universitari fuori sede;

   con l'articolo 25 del decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 175 del 2022, il Governo disegna un nuovo housing universitario, assegnando 660 milioni di euro (dei complessivi 960 milioni) che il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina all'aumento dell'offerta di residenze studentesche, a vantaggio dei soggetti privati che, anche in convenzione o in partenariato con le università, mettano a disposizione nuovi posti letto per universitari. Il finanziamento si sostanzia in un contributo a fondo perduto per la copertura dei costi di gestione del posto letto nei primi tre anni. Il corrispettivo per la locazione è stabilito dal tavolo tecnico interistituzionale di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto ministeriale n. 1437 del 2022 e si determina con uno sconto del 15 per cento rispetto al prezzo di mercato. A questo esiguo sconto fanno fronte, come stabilito dal decreto ministeriale n. 1437 del 2022, finanziamenti a privati sostanzialmente esentasse;

   l'obiettivo è quello di realizzare 52.500 posti letto entro il 2026, da assegnare in via prioritaria ai «capaci e meritevoli anche se privi di mezzi idonei al conseguimento della borsa di studio e dei prestiti d'onore»;

   i soggetti aggiudicatari, imprese o operatori economici, devono assicurare la destinazione d'uso prevalente degli immobili utilizzati per le finalità di alloggio o residenza per studenti, con possibilità, però, di destinare ad altre finalità, anche a titolo oneroso, le parti della struttura eventualmente non utilizzate, ma anche gli stessi alloggi o residenze nei periodi non correlati allo svolgimento delle attività didattiche;

   a parere degli interroganti, il programma del Governo contraddice il senso del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che dovrebbe essere destinato a interventi strutturali e pubblici. In questo modo, il Piano nazionale di ripresa e resilienza rischia di essere una mancata opportunità per la tutela del diritto allo studio e di mettere tra soli tre anni il Parlamento in condizione di dover scegliere tra tagliare di netto 52.000 posti letto o rifinanziare per oltre 300 milioni di euro l'anno società immobiliari private che godranno anche di fortissime agevolazioni fiscali –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per rivedere l'utilizzo e la destinazione dei 660 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la realizzazione di residenze studentesche pubbliche nell'ambito di programmi definiti tra università, regioni e comuni, che restino nella disponibilità in maniera strutturale, attraverso un piano di recupero di immobili pubblici inutilizzati.
(3-00404)

(16 maggio 2023)

   CASO, ORRICO, AMATO, CHERCHI, SCUTELLÀ, MORFINO, BALDINO e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la tematica del «caro affitti», tornata agli onori delle cronache grazie alla studentessa del Politecnico di Milano che si è accampata con una tenda fuori dall'università, ha raggiunto le principali grandi città, con studenti che, da Nord a Sud, rivendicano il proprio diritto allo studio;

   secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati dal Ministero dell'università e della ricerca, in Italia nel 2022 risultano esserci poco meno di seicentomila studenti fuorisede, ovvero quasi un terzo degli studenti universitari complessivi;

   la residenzialità universitaria è oggetto di una specifica riforma del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ha stanziato circa 1 miliardo di euro per raggiungere, entro dicembre 2026, il target di sessantamila posti letto aggiuntivi rispetto a quelli attuali (47.500), ovvero il 125 per cento in più, tramite un innalzamento della percentuale di cofinanziamento ministeriale previsto dalla legge n. 338 del 2000 e una riforma della legislazione sugli alloggi finalizzata ad introdurre forme di partenariato pubblico-privato e ad una revisione degli standard attuali;

   il Governo, con una nota ufficiale dell'11 maggio 2023, ha annunciato la presentazione di un emendamento al decreto-legge «assunzioni pubblica amministrazione» sull'housing universitario per avviare le misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che vedono la disponibilità di risorse per 660 milioni di euro da destinare ad alloggi universitari;

   sconcerta la notizia che l'emendamento, tanto declamato per giorni, sia stato presentato e subito ritirato dal Governo;

   ad oggi risulta sempre più difficile il raggiungimento del target previsto per dicembre 2026;

   gli strumenti messi in campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza porterebbero ad una riduzione delle tariffe per posto letto del 10-15 per cento, percentuale non sufficiente a soddisfare la domanda proveniente dagli studenti delle graduatorie del diritto allo studio delle principali città universitarie;

   la scelta di puntare sul settore privato, che ragiona con logiche di mercato, rischia di far disperdere le risorse stanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e di non tutelare in maniera efficace il diritto allo studio;

   il MoVimento 5 Stelle aveva promosso il finanziamento, con la legge di bilancio per il 2021, del Fondo annuale per la copertura delle spese di locazione sostenute dagli studenti fuorisede, con un contributo di 15 milioni di euro; tale fondo è stato rifinanziato nella legge di bilancio per il 2023 con appena 4 milioni di euro, insufficienti a sostenere il diritto allo studio –:

   se il Governo non intenda, parallelamente alle misure poste in essere dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, adottare iniziative per aumentare il finanziamento del «Fondo affitti» per studenti fuorisede, al fine di aiutare concretamente e in maniera tempestiva gli studenti che versano in condizioni di difficoltà a causa del «caro affitti» e della penuria di posti letto negli studentati.
(3-00405)

(16 maggio 2023)

   CATTOI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ad aprile 2023 un runner trentino di 26 anni è stato aggredito mortalmente da un orso nei boschi di Caldes, in provincia di Trento, e solo un mese prima, il 5 marzo 2023, un uomo di 38 anni aveva subito un'aggressione da parte di un orso mentre passeggiava con il proprio cane in Val di Rabbi, a pochi chilometri da Caldes, rimanendo ferito alla testa e al braccio;

   in particolare, sulle montagne del territorio alpino e prealpino da tempo oramai si sta assistendo ad un proliferare incontrollato di grandi carnivori, come lupi e orsi, che crea non poche difficoltà ai territori medesimi, mettendo a repentaglio l'incolumità di cittadini e turisti;

   da tempo le regioni e, in particolare, la provincia di Trento chiedono la possibilità di intervenire con urgenza nei confronti dei grandi carnivori problematici, nell'ottica di predisporre un piano sicurezza;

   in diversi Paesi del mondo, in aree con presenza di orsi, sono utilizzati i cosiddetti bear spray, proprio al fine di prevenire possibili rischi di attacco da parte degli animali e di escludere la necessità di utilizzare armi da sparo nel caso di tali aggressioni;

   lo spray «anti-orso» è un prodotto a base di capsaicina, impiegato come strumento di autodifesa e/o di rinforzo negativo nei confronti dell'orso, indicato, peraltro, anche dalla Commissione europea nel report tecnico del 2015 in merito agli orientamenti e alle raccomandazioni specifiche per la gestione di tale mammifero tra le misure efficaci per prevenire o mitigare i conflitti uomo-orso e bloccarne il comportamento offensivo –:

   se non ritenga necessario riconoscere al personale del Corpo forestale delle province autonome di Trento e Bolzano l'autorizzazione a portare strumenti di autodifesa da possibili aggressioni da parte di plantigradi durante l'attività istituzionale nelle zone montane, come per l'appunto, il cosiddetto spray anti-orso.
(3-00406)

(16 maggio 2023)

   RUFFINO, GADDA, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il contrasto alla mafia, pur incardinato nell'attività investigativa e giudiziaria, costituisce un ciclo che non può definirsi completo ed efficace se non coronato da una concreta attività di restituzione dei beni oggetto di proprietà mafiosa al territorio, per il previsto riuso sociale degli stessi; è questo l'obiettivo della normativa italiana, che tuttavia si è stratificata nel tempo con cambiamenti frequenti e non sempre lineari;

   come affermato il 5 maggio 2023 dalla Corte dei conti nella delibera n. 34/2023/G sulle funzioni svolte dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, i provvedimenti di sequestro o confisca dei beni della criminalità organizzata sono in continuo aumento e superano costantemente i provvedimenti di riutilizzo;

   gli ostacoli maggiori nel destinare a nuovo uso i beni sequestrati alle mafie sono legati, oltre che alla lunghezza dei procedimenti, alla ridotta disponibilità finanziaria dei comuni e degli enti del terzo settore, che rende difficoltoso l'avvio dei progetti di reimpiego sociale delle strutture sottratte alle organizzazioni criminali, soprattutto nel caso di immobili in cattivo stato manutentivo o soggetti a spese di gestione;

   inoltre, il volume delle informazioni raccolte sui beni sequestrati o confiscati non è ancora confluito in un sistema di dati affidabile, completo e pienamente consultabile; così la scarsa conoscenza dell'esistenza di beni confiscati e delle modalità di acquisizione ostacolano il riutilizzo sociale dei beni;

   è sempre la Corte dei conti a chiedersi se – considerato che fra le difficoltà emerse quella che certamente incide maggiormente sui processi di destinazione dei beni è quella della disponibilità finanziaria dei comuni e degli enti del terzo settore, sovente carente ed invece indispensabile ad avviare i progetti di riutilizzo sociale delle strutture immobiliari – non occorra potenziare l'approccio recentemente adottato con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (250 milioni di euro, più 50 milioni di euro per la destinazione di almeno 200 interventi sui beni confiscati) con altre risorse pubbliche, anche europee, connotate da certezza e durata pluriennale –:

   come intenda superare le criticità esistenti in materia di gestione e riutilizzo degli immobili sequestrati alla criminalità organizzata, anche tramite lo stanziamento di ulteriori e idonee risorse per la riqualificazione e rigenerazione dei beni a favore dei comuni e degli enti del terzo settore.
(3-00407)

(16 maggio 2023)

   BAKKALI, BONAFÈ, CUPERLO, FORNARO, MAURI, CASU, FERRARI, GHIO e FORATTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che da diversi mesi si sono registrate code interminabili e tempi lunghissimi – da due a sei mesi – per l'ottenimento del passaporto in diverse questure in varie parti d'Italia, da Milano a Genova, a Bergamo, a Napoli, in Toscana e in Sardegna solo per citare alcuni esempi;

   nonostante le ripetute rassicurazioni offerte nei mesi scorsi dal Ministro interrogato e dalla Ministra del turismo Santanchè e il piano straordinario, con una task force dedicata al disbrigo delle pratiche, continuano le segnalazioni di disservizi da parte dei cittadini e il cosiddetto «caos passaporti» non è ancora stato superato, rischiando di aggravarsi ulteriormente in vista delle vacanze estive;

   tale situazione non solo sta impedendo a migliaia di persone di ricevere il documento essenziale per potersi liberamente muovere per lavoro, salute o turismo o per i ricongiungimenti familiari, ma sta aggravando pesantemente anche la situazione di molte imprese addette al settore del turismo, che si sono viste recapitare disdette e mancate prenotazioni o rinvii a data da destinarsi da parte di viaggiatori impossibilitati a rinnovare in tempi congrui il proprio passaporto;

   secondo alcune stime riportate sulla stampa i viaggi annullati a causa dei ritardi delle questure, e conseguentemente dei meccanismi di prenotazione, sarebbero stati finora più di 100 mila, corrispondenti a 180 milioni di euro di mancate vendite per il sistema italiano delle agenzie di viaggio, e rischiano di frenare seriamente la ripresa del settore dopo i due anni di pandemia;

   tali ritardi sembrerebbero in buona parte imputabili alla carenza di personale e alla lentezza della macchina amministrativa e burocratica e continuano a protrarre i loro effetti, nonostante lo stesso Ministro interrogato abbia già avuto modo di richiamare in questo ramo del Parlamento le best practices messe in campo da alcune questure italiane o la re-ingegnerizzazione in atto dell'applicazione Agenda online, attraverso la quale si prenota l'appuntamento per il rilascio dei passaporti –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per risolvere i gravi ritardi in atto sulla questione non più prorogabile del rinnovo dei passaporti, anche prevedendo iniziative straordinarie sia sotto il profilo del potenziamento del personale impiegato in tali rinnovi, sia sotto il profilo dell'implementazione delle tecnologie disponibili per semplificare e accelerare tutte le procedure necessarie.
(3-00408)

(16 maggio 2023)

   CALDERONE, PITTALIS e PATRIARCA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo de Il Corriere della Sera del 15 maggio 2023 si apprende che il Ministero della giustizia starebbe lavorando a una serie di riforme nella materia penale e processual-penalistica che dovrebbero essere varate entro il mese di giugno 2023;

   nello specifico dell'ambito processual-penalistico le riforme annunziate ribadiscono l'impianto garantista più volte affermato dal Ministro interrogato e di salvaguardia del fondamentale principio di riservatezza del cittadino indagato (articolo 15 della Costituzione);

   strettamente connesso a tali istanze, si segnala il tema della pubblicazione degli atti d'indagine, vietata sia per quelli coperti dal segreto istruttorio, sia per quelli non più coperti da tale segreto, ma non «pubblici», a mente dell'articolo 114, comma 2, del codice di procedura penale che reca: «È vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare, fatta eccezione per l'ordinanza indicata dall'articolo 292»;

   la pubblicazione di atti di indagine, a prescindere dal venir meno del segreto istruttorio, mina alle radici il principio di riservatezza di cui all'articolo 15 della Costituzione;

   si assiste quotidianamente alla violazione del disposto dell'articolo 114, comma 2, del codice di procedura penale tramite la pubblicazione da parte dei diversi media di atti che non potrebbero essere pubblicati e simili pubblicazioni costituiscono un'intollerabile compressione dei diritti dei cittadini indagati;

   è da considerare, altresì, l'esigenza di salvaguardare il diritto, di pari rango costituzionale, di cronaca –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di rendere effettivo il precetto di cui all'articolo 114, comma 2, del codice di procedura penale.
(3-00409)

(16 maggio 2023)

   MAGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in una precedente interpellanza urgente n. 2-00094 rivolta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, l'interrogante chiedeva informazioni circa l'operatività della piattaforma per la raccolta digitale delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, nonché per i progetti di legge di iniziativa popolare di cui all'articolo 71, secondo comma, della Costituzione, istituita dalla legge 30 dicembre 2020, n. 178 (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023);

   come ricostruito dall'interrogante nella citata interpellanza urgente, l'articolo 1, comma 343, della medesima legge impegnava la Presidenza del Consiglio dei ministri entro il 31 dicembre 2021 ad assicurare l'entrata in funzione della piattaforma, nonché ad emanare un proprio decreto che definisse le caratteristiche tecniche, i requisiti di sicurezza e le modalità di funzionamento della stessa, scadenza che risultava superata da circa quattordici mesi;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato infine emanato il 9 settembre 2022 e poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 novembre 2022, nel quale sono state illustrate caratteristiche e modalità di funzionamento della piattaforma. Lo stesso decreto ha affidato al Ministero della giustizia e, in particolare, alla Corte di cassazione un ruolo operativo nel funzionamento della stessa;

   la Sottosegretaria di Stato all'interno, onorevole Wanda Ferro, delegata a rispondere alla citata interpellanza urgente, ha informato che la piattaforma in oggetto era stata realizzata in una sua prima versione nel 2021 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con il supporto del Dipartimento per la trasformazione digitale, completando, inoltre, le attività di test;

   la Sottosegretaria di Stato Ferro, inoltre, in riferimento alle previsioni sulla piena operatività della piattaforma, ha comunicato che «la Presidenza del Consiglio dei ministri, da tempo, ha avviato le necessarie interlocuzioni con il Ministero della giustizia, finalizzate a definire una collaborazione tesa a far sì che sia quest'ultimo a prendere in carico la gestione», nonché, in riferimento ai tempi richiesti per il rilascio, che gli adeguamenti tecnologici necessari richiedono circa 4-5 mesi, attribuendo la responsabilità allo stesso Ministero della giustizia –:

   quali siano gli adeguamenti tecnologici necessari per contenere i tempi che hanno già provocato un intollerabile ritardo nella piena operatività della piattaforma, come previsto dalla legge, per non pregiudicare ulteriormente il diritto costituzionale della raccolta delle firme per i referendum nei prossimi mesi, circostanza che avrebbe a parere dell'interrogante il «sapore» del boicottaggio degli strumenti di democrazia diretta.
(3-00410)

(16 maggio 2023)

   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'amministrazione della giustizia in Italia sconta da decenni ritardi e tempi superiori alla media europea, sia nella durata dei procedimenti sia nello smaltimento dell'arretrato;

   una raccomandazione della Commissione europea dell'8 dicembre del 2022 ha ribadito la necessità di ricorrere alla carcerazione preventiva solo in casi eccezionali: «Gli Stati membri dovrebbero imporre la custodia cautelare solo se strettamente necessario e come misura di ultima istanza, tenendo in debita considerazione le circostanze specifiche di ogni singolo caso. A tal fine, ove possibile, gli Stati membri dovrebbero applicare misure alternative»;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede l'introduzione di riforme della giustizia civile, penale, tributaria e dell'insolvenza, nonché investimenti per l'assunzione di personale dei tribunali e la digitalizzazione del sistema giudiziario;

   secondo i dati del Ministero della giustizia, nel corso dell'anno 2021 sono state emesse 32.805 misure di custodia cautelare in carcere;

   in occasione dell'inaugurazione della terza sede della scuola superiore di magistratura a Castel Capuano, avvenuta il 15 maggio 2023, il Ministro interrogato si è espresso in merito alla presentazione delle prime misure di riforma anticipate in parte nei mesi scorsi: «Un primo pacchetto di provvedimenti – improntati a garantismo e pragmatismo – è pronto per essere sottoposto al Consiglio dei Ministri e poi al dibattito parlamentare» –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per favorire un processo di riforma della giustizia che riduca la durata dei procedimenti e contrasti il ricorso eccessivo alla carcerazione preventiva.
(3-00411)

(16 maggio 2023)

   FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, VARCHI, MASCHIO, BUONGUERRIERI, DONDI, PALOMBI, PELLICINI, POLO, PULCIANI e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   tra i disegni di legge collegati alla manovra di bilancio indicati nel Documento di economia e finanzia c'è quello inerente alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e, dunque, alla riforma dell'intervento sulla geografia giudiziaria del 2012;

   con la riforma del 2012 erano state soppresse 31 sedi di tribunale e 220 sezioni distaccate di tribunale, in un'ottica di presunta razionalizzazione delle risorse;

   il risultato primario di quell'intervento legislativo, che ha privato interi territori di fondamentali presidi di legalità, non è stato l'efficientamento previsto della spesa, ma la generazione di significativi squilibri nell'ambito dell'erogazione uniforme della giustizia per intere aree della penisola;

   inoltre, l'accorpamento dei tribunali minori a quelli siti nei capoluoghi di provincia ha determinato un sovraccarico di lavoro per questi ultimi, sia dal punto di vista del personale amministrativo che per quello di magistratura, il che ha a sua volta generato anche notevoli ritardi nella definizione dei procedimenti;

   la riforma del 2012 non ha tenuto conto delle specificità delle realtà territoriali, sotto diversi aspetti come:

    a) la presenza di un sistema infrastrutturale che consentisse ai cittadini di raggiungere gli unici presidi giudiziari rimasti operativi – basti pensare alla soppressione degli uffici giudiziari insulari (o a quelli posti in aree montane), che comporta la necessità per gli abitanti di spostarsi sulla terraferma, con un dispiego economico e temporale non irrilevante;

    b) la presenza della criminalità organizzata in alcune zone, soprattutto del Sud Italia, e il rischio di infiltrazioni mafiose nei territori contigui;

    c) le specificità dell'apparato produttivo e industriale locale, la vocazione produttiva dei territori e i rischi connessi alla criminalità economica;

   è necessario un importante intervento normativo che inverta la rotta nella geografia giudiziaria, archiviando la stagione delle soppressioni e delle riduzioni degli uffici giudiziari per ridare ai cittadini una vera ed efficace giustizia di prossimità –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla riforma della geografia giudiziaria.
(3-00412)

(16 maggio 2023)