TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 90 di Mercoledì 19 aprile 2023

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   CAROPPO, SORTE, TOSI, DEBORAH BERGAMINI e MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 25, comma 2, della legge n. 120 del 2010 ha demandato ad un decreto interministeriale dei Ministri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti la regolamentazione del posizionamento e dell'utilizzo degli autovelox;

   negli oltre dodici anni che sono passati i Governi che si sono succeduti non hanno mai adottato detta regolazione;

   su questo vuoto che configura un utilizzo non regolato degli autovelox Forza Italia ha condotto una lunga battaglia tramite la presentazione di numerosi atti di indirizzo e di sindacato ispettivo, solo per citare gli ultimi in ordine cronologico, tutti a prima firma dell'allora deputato Simone Baldelli;

   il 29 luglio 2020, nel dare risposta ad un'interrogazione a risposta immediata in Aula, il Governo annunciava che una bozza di decreto era stata sottoposta alla valutazione della Conferenza Stato-città e autonomie locali, ove erano stati avanzati dei rilievi che avevano indotto il Governo a procedere alla stesura di una nuova bozza;

   il 16 dicembre 2021, nel dare risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-07271, il Governo riferiva che la nuova bozza di decreto era in corso di finalizzazione, prevedendo la sua sottoposizione alla Conferenza Stato-città e autonomie locali nei primi mesi dell'anno 2022;

   il 13 aprile 2022, dando risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-07882, il Governo comunicava che la bozza di decreto interministeriale ancora non era stata finalizzata, aggiornando la previsione del deposito in Conferenza Stato-città e autonomie locali al giugno 2022 –:

   se il Governo intenda finalmente regolare le modalità di utilizzo e di collocazione degli autovelox, dopo oltre dodici anni di utilizzo ad avviso degli interroganti improprio in danno dei cittadini automobilisti, e quale sia lo stato dell'arte del decreto interministeriale citato in premessa.
(3-00332)

(18 aprile 2023)

   BORDONALI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   gli investimenti in opere pubbliche di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività. Un patrimonio infrastrutturale moderno e connesso è fondamentale per sviluppare una mobilità di merci e persone, efficace ed efficiente, che possa sostenere una crescita sostenibile e a lungo termine di un territorio, oltre che incrementarne l'attrattività e consolidarne le capacità competitive;

   il raccordo autostradale della Valtrompia è un'opera strategica per l'intero territorio nazionale e assolutamente prioritaria per la mobilità su gomma dell'intero comparto produttivo bresciano;

   la realizzazione della bretella autostradale in questione, attesa da decenni, porterebbe notevoli benefici, consentendo di allontanare il traffico dai centri abitati, in particolare quello dei mezzi pesanti, favorendo la circolazione di merci e persone in uno dei territori più produttivi del Paese;

   complementare all'autostrada Valtrompia è il progetto di prolungamento della metropolitana di Brescia verso nord e verso est. Tale progetto consentirebbe di portare il servizio nei comuni limitrofi e servirebbe a intercettare una parte delle decine di migliaia di auto in ingresso ogni giorno nella città, contribuendo così a migliorarne la qualità dell'aria;

   fondamentale per il territorio e strategico per l'intero Paese è il completamento della galleria di Lonato, una delle opere più importanti della nuova tratta ferroviaria alta velocità/alta capacità Brescia Est-Verona. Un'opera complessa e articolata, finanziata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e che rappresenta uno dei tasselli del Core corridor Ten-T Mediterraneo che collegherà i porti del sud della penisola iberica con il confine ucraino, passando per il sud della Francia, l'Italia settentrionale e la Slovenia, con una sezione in Croazia –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per velocizzare la realizzazione delle infrastrutture strategiche per la provincia di Brescia citate in premessa, con benefici in termini di sviluppo e competitività per tutto il territorio.
(3-00333)

(18 aprile 2023)

   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a dicembre 2022 sono stati presentati i contratti di programma stipulati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la società Rete ferroviaria italiana spa per il periodo regolatorio 2022-2026, previsti all'articolo 15, comma 2, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112, «Attuazione della direttiva 2012/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 novembre 2012», che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico;

   con riferimento ai suddetti contratti il decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, ha introdotto modifiche normative al fine di semplificare e agevolare la realizzazione dei traguardi e degli obiettivi stabiliti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dal decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, nonché di ridurre i tempi di realizzazione degli investimenti ferroviari;

   la nuova proposta contrattuale si presenta molto articolata, seppur in sostanziale continuità con la precedente. Con riguardo alla viabilità ligure sono diverse le opere in programma volte a garantirne un miglioramento; di particolare interesse è il completamento dei collegamenti fra la regione e la Lombardia. Nello specifico sono previsti interventi di quadruplicamento, per fasi funzionali, della linea Milano-Genova e di velocizzazione della stessa;

   tuttavia, mentre quest'ultimo progetto è stato già interamente finanziato, sono stati infatti stanziati 156 milioni di euro per interventi di upgrade infrastrutturali e tecnologici che consentiranno di innalzare in varie tratte la velocità sino a 180/200 chilometri orari, il quadruplicamento della tratta Milano-Genova è stato finanziato solo in parte;

   in particolare, il progetto di quadruplicamento della Pavia-Milano Rogoredo ad oggi è stato finanziato unicamente per la tratta Rogoredo-Pieve Emanuele, ma non sono state ancora stanziate le risorse per la tratta Pieve Emanuele-Pavia, pari a 635,50 milioni di euro. A sua volta il quadruplicamento della tratta Tortona-Voghera, particolarmente critico e ancora in fase di progettazione, deve ricevere finanziamenti pari a 578,64 milioni di euro; questo specifico intervento consentirà la separazione dei flussi di traffico tra i collegamenti Torino/Alessandria-Piacenza e le relazioni Milano-Genova, garantendo una riduzione delle interferenze negli impianti e un contestuale miglioramento della capacità e della regolarità del trasporto –:

   quali siano le tempistiche stimate per la realizzazione dei lavori volti alla riduzione dei tempi di percorrenza della tratta fra le città di Milano e Genova, con specifico riguardo al completamento dello stanziamento delle risorse necessarie per il quadruplicamento della tratta, come previsto dal contratto di programma Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Rete ferroviaria italiana spa 2022-2026 – parte investimenti.
(3-00334)

(18 aprile 2023)

   FRATOIANNI, ZANELLA, BONELLI, ZARATTI, BORRELLI, DORI, EVI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sulle politiche migratorie il Governo a giudizio degli interroganti persevera con un approccio sia emergenziale che persecutorio delle persone straniere presenti sul territorio italiano;

   i nuovi fondi per il rafforzamento della rete dei centri di permanenza per il rimpatrio stanziati nella legge di bilancio per il 2023, l'ultimo «decreto immigrazione», la dichiarazione di stato di emergenza e la narrazione quotidianamente riproposta raccontano di una falsa emergenza immigrazione e di un falso rischio invasione;

   persino la tragedia di Cutro è diventata l'occasione per complicare ancor più le operazioni di soccorso in mare, prevedere ulteriori strette sui diritti delle persone migranti e il loro accesso alla protezione, rimuovere garanzie importanti contro l'espulsione dal territorio italiano, sopprimere la protezione speciale che consente a vittime di tratta, violenze, persecuzioni religiose, per ragioni di salute di ottenere protezione nel nostro Paese;

   per giustificare tali misure il Governo ricorre anche ad affermazioni facilmente smentibili, come quella della Presidente del Consiglio dei ministri secondo cui la protezione speciale offrirebbe una protezione ulteriore rispetto a quello che accade nel resto d'Europa, quando ben 18 Paesi europei su 27 prevedono forme di protezione complementare e i numeri delle richieste sono più alti in Paesi non di primo approdo;

   la protezione speciale non rappresenta un fattore di attrazione, mentre è vero che con la sua abolizione decine di migliaia di persone, con legami familiari e percorsi di integrazione, studio, lavoro avviati, rischiano di trovarsi senza permesso e, dunque, in condizione di irregolarità amministrativa;

   nonostante l'incremento degli arrivi, l'Italia è quarta in Europa per richieste di asilo, con 77.000 domande nel 2022;

   sul fronte dell'accoglienza il Governo concentra tutti gli sforzi sull'accoglienza straordinaria e sui rimpatri, cancellando progressivamente quella diffusa, in particolare attraverso il potenziamento dei centri per il rimpatrio, luoghi di segregazione e discriminazione, spazi fuori dal diritto, carceri gestite da enti privati nei quali si viene reclusi non per qualcosa che si è fatto, ma per il solo fatto di essere migranti;

   l'immigrazione è un grande fenomeno strutturale che andrebbe affrontato attraverso la costruzione di canali di ingresso legali e politiche di cooperazione, la cancellazione della legge «Bossi-Fini», del Memorandum con la Libia, incentivando l'accoglienza diffusa –:

   se non intenda gestire il fenomeno migratorio abbandonando definitivamente la retorica dell'invasione e della continua emergenzialità per concentrare ogni sforzo in una gestione ordinata dell'immigrazione, attraverso la costruzione di canali di ingresso legali e politiche di cooperazione, il superamento della legge «Bossi-Fini», la cancellazione del Memorandum con la Libia, incentivando l'accoglienza diffusa.
(3-00335)

(18 aprile 2023)

   CASTIGLIONE, CARFAGNA, GIACHETTI, GADDA, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo Numbeo, il più grande database al mondo di dati forniti dagli utenti in tutta Europa sulla criminalità, Catania è tra le cinque città percepite come le più «pericolose» in Europa;

   tra le prime quaranta spuntano anche altre città italiane: Napoli si colloca al settimo posto, Roma è ventiquattresima, Torino ventottesima, Bari trentunesima e Milano trentaseiesima;

   i partiti oggi al Governo da anni agitano in modo propagandistico il tema della sicurezza dei cittadini; non è un caso se, come racconta il recente rapporto Censis, più del 51 per cento degli italiani teme di rimanere vittima di reati, nonostante nell'ultimo decennio il numero delle denunce sia diminuito di oltre il 25 per cento;

   la percezione di insicurezza è strettamente collegata al degrado delle periferie; sono 15 milioni gli italiani che vivono in quartieri periferici privi di servizi di qualità e di opportunità, quasi 900.000 a Roma, 400.000 a Milano e a Napoli; la percentuale di cittadini che vivono in quartieri ad alto disagio è particolarmente preoccupante al Sud, con percentuali del 44 per cento a Cagliari e del 40 per cento a Catania e a Palermo, quasi la metà della popolazione;

   la sicurezza non si garantisce con un approccio puramente securitario, ma in primis mettendo in atto politiche di inclusione che vedano la collaborazione tra le istituzioni, il terzo settore e i cittadini; per questo il Piano nazionale di ripresa e resilienza impiega quasi 3 miliardi di euro per riqualificare entro il 2026 le aree periferiche delle città metropolitane; a tali risorse si aggiungono quelle della programmazione dei fondi strutturali europei 2021-2027 attraverso il Pon Metro, che grazie all'impegno del precedente Governo prevede un focus specifico su progetti di innovazione sociale e di rigenerazione delle aree fragili;

   la relativa milestone è stata conseguita, in anticipo, nel maggio 2022 con la pubblicazione del decreto che assegna le risorse ai soggetti attuatori, in via principale i comuni; entro il 30 luglio 2023, invece, questi ultimi dovranno aggiudicare tutti gli appalti per la realizzazione dei progetti selezionati;

   tuttavia, i maggiori problemi si registrano proprio al Sud, in particolare in Sicilia, dove la sezione regionale della Corte dei conti proprio in questi giorni ha avviato un monitoraggio dello stato di attuazione del piano nell'isola –:

   come intenda concretamente incrementare la sicurezza delle città italiane, con particolare riferimento alle periferie, anche garantendo un efficace utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza stanziate a tal fine.
(3-00336)

(18 aprile 2023)

   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 dicembre 2022, concernente la programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale e non stagionale nel territorio dello Stato, fissa una quota massima di ingressi per l'anno pari a 82.705 persone non comunitarie;

   sul totale di 82.705 persone previste dal decreto appena citato, 44.000 riguardano ingressi per motivi di lavoro stagionale. Le quote fissate per gli ingressi per motivi di lavoro non stagionale e autonomo sono 38.705 unità, di cui 30.105 unità riservate agli ingressi per lavoro subordinato non stagionale nei settori dell'autotrasporto, dell'edilizia e turistico-alberghiero, nonché, novità di quest'anno, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell'alimentare e della cantieristica navale;

   come riportato da numerosi organi di stampa, la procedura telematica del Ministero dell'interno per l'ingresso di lavoratori stranieri in Italia, avviata il 27 marzo 2023, ha registrato nella prima giornata di presentazione delle domande più di 240 mila richieste;

   secondo Banca d'Italia, in uno studio pubblicato a febbraio 2023, il potenziale bacino occupazionale aggiuntivo di 375 mila posti di lavoro che si stima possa essere generato entro il 2026, soprattutto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, potrebbe non trovare una domanda di lavoro sufficiente per la scarsità di profili adeguati con competenze analitiche e per le tendenze demografiche in atto sulla popolazione attiva;

   la fondazione Censis ha calcolato che nel solo decennio 2012-2022 i giovani occupati italiani compresi tra i 15 e i 34 anni sono calati del 7,6 per cento;

   una ricerca presentata il 23 marzo 2023 alla Camera dei deputati da Assindatcolf, associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, e realizzata dal centro studi e ricerche Idos stima in circa 23 mila il numero di persone non comunitarie di cui l'Italia avrebbe bisogno ogni anno per soddisfare l'offerta di lavoro solo per le figure professionali di colf e badanti –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di promuovere l'immigrazione regolare attraverso nuovi provvedimenti che permettano di rispondere all'offerta di lavoro manifestata dal tessuto imprenditoriale italiano.
(3-00337)

(18 aprile 2023)

   ALFONSO COLUCCI, AURIEMMA, PENZA, RICCARDO RICCIARDI e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in ordine alle recenti comunicazioni del Governo del 22 marzo 2023, preme agli interroganti sottolineare quanto segue:

    a) nell'ordinamento europeo il fondamento della protezione speciale è da rinvenirsi, come da costante e corposa giurisprudenza, nell'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, quale limite all'allontanamento del cittadino di Paese terzo in base alla tutela che il diritto europeo riconosce al diritto alla vita privata e familiare in sede di esecuzione di un provvedimento di rimpatrio;

    b) 18 Paesi europei su 27 sono dotati di una fattispecie protettiva complementare;

    c) nel 2022 il nostro Paese ha rilasciato 10.865 permessi per protezione speciale, il 36 per cento concesso a cittadini albanesi, il 24 per cento a peruviani, Paese terzo il Mali;

   la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per i migranti rappresenta, ad avviso degli interroganti, il segnale di allarme volutamente lanciato dal Governo circa una concreta minaccia e un imminente pericolo;

   gli interroganti ricordano, in proposito, un'invettiva scagliata il 29 luglio 2020 da parte di Fratelli d'Italia contro il Governo pro tempore, per aver assunto lo stato di emergenza al cospetto dell'epidemia mondiale da COVID-19, e ne riportano in questa sede le parole: «lo stato di emergenza vi serve per consolidare il potere, perché vi consente di fare quello che volete senza regole e controlli» e «avete imparato la lezione: la lezione è che lo stato d'emergenza consolida il Governo»;

   lo stato di emergenza sui migranti appare, ad avviso degli interroganti, uno stato d'emergenza ideologico, giuridicamente infondato, non corroborato dai dati, strumento idoneo a salvare l'inadeguatezza nella gestione del fenomeno migratorio e la pervicace volontà di non approntare politiche di integrazione;

   ad onta del carattere nazionale dello stato di emergenza, la sua applicazione rischia di tramutarsi in uno stato di emergenza a macchia di leopardo, stante il mancato coinvolgimento delle regioni nell'individuazione dei nuovi siti destinati all'accoglienza, dovuto nell'ambito della piena e leale collaborazione tra Stato e regioni, e la deroga al sistema normativo regionale, aggravati dal mancato raggiungimento delle intese con tutte le regioni;

   la grave preoccupazione è costituita dal complesso delle iniziative del Governo in tema di immigrazione che «mettono in discussione l'unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale» di cui il nostro Paese è già dotato –:

   quali siano i poteri concreti del commissario straordinario e in che modo il suo ruolo possa affievolire il pesantissimo flusso migratorio in corso, anche alla luce del palese contrasto con alcuni presidenti di regione.
(3-00338)

(18 aprile 2023)

   ZAN, BRAGA, BONAFÈ, GIANASSI, CUPERLO, FORNARO, LACARRA, MAURI, PROVENZANO, SERRACCHIANI, CASU, FERRARI e GHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane alcuni comuni hanno annunciato l'intenzione di interrompere le registrazioni anagrafiche delle bambine e dei bambini con genitori dello stesso sesso, sulla base di indicazioni giunte dalla locale prefettura; fino a tale momento, numerosi comuni avevano proceduto alle registrazioni anagrafiche, fatta salva l'eventualità di un controllo successivo su di esse da parte dell'autorità giudiziaria, come previsto dalla legge;

   successivamente, alcune procure della Repubblica – tra cui quella di Milano, quella di Padova e quella di Belluno – hanno acquisito gli atti di nascita già formati per valutarne l'impugnazione; nel caso di Padova, in particolare, si tratta di ben 32 atti di nascita formati a partire dal 2018 e, dunque, relativi a bambine e bambini i quali, per anni, hanno goduto di uno status – quello di figli di entrambe le proprie madri – che oggi rischia di essere cancellato, esponendoli al rischio di pesanti violazioni dei loro diritti fondamentali;

   la cancellazione di uno dei due genitori e, più in generale, l'impossibilità di riconoscere alle bambine e ai bambini con genitori dello stesso sesso il legame con entrambi i genitori espongono le famiglie omogenitoriali a pesanti difficoltà quotidiane, oltre a negare alle bambine e ai bambini la pari dignità sociale, anzi esponendoli ad una violazione del loro diritto fondamentale all'identità personale, ivi compreso lo status di figli e figlie –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di assicurare alle bambine e ai bambini con genitori dello stesso sesso il riconoscimento dello status di figli e piena tutela del diritto all'identità personale, garantendo loro uguaglianza di trattamento e la piena tutela dei loro diritti fondamentali, nel solco dei principi costituzionali e delle normative sovranazionali.
(3-00339)

(18 aprile 2023)

   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MONTARULI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel 2020 i beneficiari della protezione speciale, come disciplinata dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, erano stati 757;

   nel 2021 i beneficiari della protezione speciale, in seguito alla riforma dell'istituto operata con il decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, sono diventati 7.092, con un aumento di oltre il 736 per cento;

   pur in considerazione del fatto che il 2021 è stato un anno di ripresa dei flussi migratori dopo il blocco dovuto alla pandemia da COVID 19, va segnalato, tuttavia, che nello stesso periodo i permessi di soggiorno rilasciati per asilo politico e protezione sussidiaria sono cresciuti molto meno, fermandosi a un aumento del 76 per cento;

   nel biennio 2020-2021, inoltre, a ottenere con maggiore frequenza la protezione speciale sono stati gli albanesi, con l'accoglimento del 36 per cento delle domande di protezione presentate dai cittadini di quel Paese, seguiti dai peruviani, con l'accoglimento del 24 per cento delle domande, e dai cittadini del Mali, che si sono visti riconoscere la protezione speciale nel 23 per cento dei casi –:

   se, alla luce di quanto esposto, non ritenga che l'istituto della protezione speciale, in prospettiva, vada espunto dall'ordinamento italiano e, in ogni caso, vada ricondotto nell'alveo dell'eccezionalità, tenuto conto dell'esponenziale aumento delle concessioni di permessi di soggiorno per protezione speciale al variare della normativa in materia, come in premessa evidenziato.
(3-00340)

(18 aprile 2023)