TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 70 di Venerdì 17 marzo 2023

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che domenica 26 febbraio 2023 si è verificato, a meno di cento metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro, il naufragio di un natante proveniente dalla Turchia, con a bordo persone provenienti dall'Iraq, dalla Siria e dall'Afghanistan, per il quale sono state fin qui accertate almeno 67 persone annegate, tra i quali 15 minori, l'ultimo dei quali di appena 5 o 6 anni; un numero questo purtroppo destinato a crescere a causa dei numerosissimi dispersi;

   durante la giornata di mercoledì 1° marzo 2023 il comandante della Capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi, ha dichiarato che a suo giudizio la Guardia costiera sarebbe potuta intervenire, affermando che «quel giorno c'era mare forza quattro, non sei o sette. Le nostre motovedette avrebbero potuto navigare anche con mare forza otto», e lasciando intendere che l'invio di mezzi di soccorso al barcone che si trovava a 40 miglia dalla costa crotonese sarebbe stato possibile anche con quelle condizioni meteo marine;

   nonostante infatti dalle notizie a mezzo stampa si sia appreso che già dalle 22.00 del 25 febbraio un aereo Frontex avesse rilevato e segnalato la presenza di un'imbarcazione partita da Smime in Turchia, Aloi ha ribadito di aver ricevuto la prima chiamata come Guardia costiera solamente alle 4.30 del mattino del 26 febbraio, e di essere stato coinvolto esclusivamente per i soccorsi a terra, dichiarando altresì di non aver saputo nulla di una pubblica comunicazione di «imbarcazione in difficoltà» che il centro di coordinamento e soccorso di Roma avrebbe invece ricevuto ventiquattro ore prima con richiesta specifica di «sharp lookout» ossia di sorveglianza attiva per quel barcone;

   risulterebbe invece che nelle prime ore del 26 febbraio per ben due volte sarebbe stato effettuato un tentativo di avvicinamento del barcone in difficoltà da parte di due motovedette della Guardie di finanza, che tuttavia, a differenza della Guardia costiera, non disporrebbe di imbarcazioni adeguate a effettuare operazioni di salvataggio in mare, specie in presenza di condizioni meteo avverse;

   quest'ultima circostanza desta particolare perplessità alla luce del fatto che, per stessa ammissione del comandante Aloi, in base alle regole di ingaggio, le operazioni vengono condotte dalla Guardia di finanza quando vengono classificate come operazioni di sicurezza, mentre qualora venissero classificate come un cosiddetto evento Sar (Search and Rescue), ossia un'operazione di salvataggio, esse dovrebbero prevedere l'intervento della Guardia costiera;

   sempre nella giornata di mercoledì la stessa Agenzia europea Frontex, dopo aver confermato di aver immediatamente informato il Centro di coordinamento internazionale Themis e le altre autorità italiane competenti dell'avvistamento, fornendo la posizione dell'imbarcazione, le immagini a infrarossi, la rotta e la velocità, avrebbe dichiarato che «sono sempre le autorità nazionali competenti a classificare un evento come ricerca e soccorso»;

   dalle notizie riportate sembrerebbe dunque che, nonostante il Centro di coordinamento e soccorso di Roma avesse ricevuto ventiquattro ore prima la segnalazione di un «imbarcazione in difficoltà» (distress), tale imbarcazione sarebbe stata invece successivamente trattata e classificata dalle autorità amministrative italiane come una «questione di ordine pubblico» (law enforcement), tale da ritenere opportuno l'intervento delle motovedette della Guardia di finanza e non delle imbarcazioni della Guardia costiera;

   i fatti riportati gettano ombre inquietanti sulla linearità della catena di comando che sarebbe stata seguita nel gestire i soccorsi tra il 25 e 26 febbraio 2023, e soprattutto sulle diverse responsabilità dei Ministri coinvolti da cui difenderebbero in ultima istanza la classificazione di un evento come ricerca e soccorso; responsabilità per le quali sono in corso accertamenti atti a ricostruire la catena di comando, e che se confermate delineerebbero un quadro molto grave, che non avrebbe permesso l'intervento tempestivo della Guardia costiera, che avrebbe invece potuto salvare quelle decine di vittime e tanti bambini, che da giorni si stanno raccogliendo in mare –:

   come funzioni normalmente la catena di comando con riguardo alle diverse attività in capo sia alla Guardia costiera che alla Guardia di finanza; perché le autorità italiane successivamente alla comunicazione resa dall'agenzia europea Frontex delle 22.00 di sabato 25 febbraio 2023, non abbiano valutato di classificare l'operazione in atto come operazione Sar, impedendo di fatto l'intervento della Guardia costiera in tempo utile per salvare la vita dei naufraghi; e se, e quali, responsabilità politiche e amministrative vi siano state nella gestione della catena di comando.
(2-00090) «Schlein, Serracchiani, Provenzano, Bonafè, De Luca, Ferrari, Ghio, Toni Ricciardi, Roggiani, Casu, Fornaro, De Maria, Amendola, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Braga, Carè, Ciani, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Fossi, Furfaro, Gianassi, Girelli, Gnassi, Graziano, Gribaudo, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Morassut, Orfini, Orlando, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Quartapelle Procopio, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Scotto, Simiani, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Zan, Zingaretti».

(2 marzo 2023)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023), come modificata dal decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77 (governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure), all'articolo 1, comma 341, ha istituito un apposito fondo, la cui dotazione è stata determinata in 100.000 euro annui a decorrere dal 2021 ai sensi del successivo comma, destinato alla realizzazione di una piattaforma per la raccolta digitale delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, nonché per i progetti di legge di iniziativa popolare di cui all'articolo 71, secondo comma, della Costituzione;

   l'articolo 1, comma 343, della medesima legge ha impegnato la Presidenza del Consiglio dei ministri, entro il 31 dicembre 2021, ad assicurare l'entrata in funzione della piattaforma di cui sopra, e, con proprio decreto adottato di concerto con il Ministro della giustizia, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, a definire le caratteristiche tecniche, l'architettura generale, i requisiti di sicurezza, e le modalità di funzionamento della stessa, nonché le modalità con cui i promotori delle proposte mettono a disposizione dell'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, nella stessa data in cui effettuano il deposito di eventuali firme autografe riferite alla medesima proposta, le firme raccolte elettronicamente;

   in data 9 settembre 2022, anche a seguito di un altro atto di sindacato ispettivo avanzato dall'interpellante, il decreto di cui sopra, recante: «Disciplina della piattaforma per la raccolta delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione», è stato tardivamente emanato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 novembre 2022;

   con riferimento alle modalità di accesso alla piattaforma, nella risposta fornita alla precedente interpellanza urgente n. 2-01431 in data 4 marzo 2022, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri delegato a rispondere ha chiarito che l'accesso sarebbe stato accessibile tramite interfaccia web www.firmereferendum.gov.it per tutti i cittadini dotati di identità digitale e registrati in Anpr, e che, pertanto, per sottoscrivere le proposte di referendum o di legge di iniziativa popolare non sarebbe necessario il possesso della firma digitale, ma esclusivamente dell'identità digitale. La piattaforma, tuttavia, ad oggi non risulta ancora operativa;

   dopo avere appreso, nel dicembre del 2022 da un'intervista al Sottosegretario con delega all'innovazione tecnologica, senatore Alessio Butti, nel quotidiano Il Messaggero, che il Governo valutava di spegnere lo Spid per promuovere la carta d'identità elettronica come unica identità digitale, in data 2 marzo 2023 si è appreso da fonti di stampa che il Sottosegretario Butti, durante un recente incontro con i gestori del servizio di identità digitale tenutosi presso gli uffici del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha espresso l'intenzione di definire un rinnovo pluriennale delle convenzioni con i gestori del servizio, lavorando al contempo ad una razionalizzazione dei diversi sistemi di accesso alla pubblica amministrazione, in linea con il quadro europeo di riferimento –:

   quali siano le ragioni della mancata operatività, a dispetto di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 343, legge 30 dicembre 2020, n. 178, della piattaforma digitale per la raccolta digitale delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, nonché per i progetti di legge di iniziativa popolare di cui all'articolo 71, secondo comma, della Costituzione;

   quali siano le tempistiche entro cui il Governo assicura l'entrata in funzione della piattaforma, a fronte di un grave ritardo di oltre quattordici mesi.
(2-00094) «Magi, Schullian».

(8 marzo 2023)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la Costituzione della Repubblica e il Patto internazionale sui diritti civili e politici garantiscono il diritto dei cittadini a partecipare direttamente, attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare, alla conduzione degli affari pubblici;

   con la sentenza del 29 novembre 2019, nel caso Staderini and De Lucia versus Italy (Comm. 2656/2015), il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato che l'Italia ha violato il diritto politico a promuovere referendum ai sensi dell'articolo 25 del predetto Patto, a causa della presenza nella legge n. 352 del 1970 (recante la disciplina della procedura referendaria) di «restrizioni irragionevoli» a tale diritto, in particolare per l'obbligo per i promotori di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione, ma in assenza della garanzia, ai sensi di legge, della disponibilità degli stessi;

   con la suddetta sentenza è stato altresì affermato che «l'Italia ha l'obbligo di evitare il ripetersi di simili violazioni del Patto in futuro e deve rivedere la propria legislazione, al fine di garantire che i requisiti legislativi non impongano restrizioni irragionevoli alla partecipazione dei cittadini a nessuna delle modalità di partecipazione diretta previste dalla Costituzione. In particolare, lo Stato-parte dovrebbe prevedere percorsi per i promotori di iniziative referendarie per far autenticare le firme, per raccogliere le firme in spazi dove i cittadini possano essere raggiunti, e per garantire che la popolazione sia sufficientemente informata su tali processi e sulla possibilità di parteciparvi»;

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, all'articolo 1, comma 341, come modificata dal decreto-legge n. 77 del 2021, ha istituito un fondo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, adibito alla realizzazione di una piattaforma digitale per la raccolta delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, nonché per i progetti di legge previsti dall'articolo 71, secondo comma, della Costituzione;

   l'articolo 1, comma 343, della legge n. 178 del 2020 ha previsto che la Presidenza del Consiglio debba porre in essere, entro il 31 dicembre 2021, una piattaforma di raccolta delle firme digitali da utilizzare per gli adempimenti di cui all'articolo 8 della legge 25 maggio 1970, n. 352, relativamente dunque a referendum e leggi di iniziativa popolare, mentre il comma 344 prevede che, a partire da gennaio 2022, le firme possano essere raccolte, senza necessità di autenticatore, in forma digitale, utilizzando la piattaforma della Presidenza del Consiglio dei ministri oppure attraverso le modalità di cui all'articolo 20, comma 1-bis, del codice dell'amministrazione digitale;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 277 del 26 novembre 2022 sono state definite le modalità di funzionamento della piattaforma per la raccolta delle firme per referendum e progetti di legge, recependo tutte le prescrizioni emerse dal parere del Garante per la protezione dei dati personali, il quale aveva stigmatizzato il progetto ritenendolo critico sotto svariati profili attinenti alla protezione e sicurezza del trattamento dei dati dei cittadini;

   come evidenziato dall'Associazione Luca Coscioni, l'attuale piattaforma va a riparare solo parzialmente alle violazioni degli obblighi internazionali che l'Italia dovrebbe rispettare, infatti il portale consente unicamente la raccolta delle firme per i referendum e per le proposte di legge di iniziativa popolare, mentre non sono state ancora discusse o approvate nuove disposizioni legislative per autorizzare la raccolta digitale delle firme ai fini della presentazione delle liste elettorali per le elezioni locali, politiche ed europee;

   inoltre, la piattaforma non è funzionante e deve ancora ricevere gli aggiornamenti tecnici per distinguere efficacemente tra i diversi tipi di sottoscrizione digitale e rafforzare l'accoppiamento di firme e certificati elettorali;

   ad oggi, infatti, accedendo alla piattaforma firmereferendum (https://www.firmereferendum.gov.it/referendum/open) un messaggio avvisa come la piattaforma sia ancora in fase di test non consentendone l'utilizzo –:

   quali siano i motivi del ritardo in ordine al pieno funzionamento della piattaforma indicata in premessa;

   quali iniziative si intenda adottare per superare le criticità di funzionamento e adeguamento della piattaforma esposte in premessa e in quali tempi ne sia prevista la piena operatività; se si intendano implementare istituti e forme innovativi di partecipazione popolare.
(2-00096) «Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Riccardo Ricciardi, Francesco Silvestri, Onori, Caso, Carotenuto, Orrico».

(8 marzo 2023)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo è una struttura moderna, organizzata secondo i più recenti criteri di gestione sanitaria e dotata delle più evolute tecnologie, che opera all'interno del Servizio sanitario nazionale italiano come ospedale religioso classificato ad elevata specializzazione, riconosciuto come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico con decreto dei Ministeri della sanità e dell'università e della ricerca scientifica del 16 luglio 1991;

   la struttura è costruita su un'area di circa 100.000 metri quadri, distribuiti tra il polo ospedaliero principale, il Poliambulatorio «Giovanni Paolo II» e il Centro di Ricerca ISBREMIT. Inoltre, non direttamente annessi al polo sanitario di San Giovanni Rotondo, si trovano i centri dialisi di Manfredonia, Rodi Garganico e Vieste e l'Istituto Casa Sollievo della Sofferenza – Mendel di Roma;

   la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni, oltre a svolgere attività cliniche e assistenziali in stretto contatto con il Ministero della salute e con i più importanti poli di ricerca italiani ed europei, si occupa anche di ricerca clinica, in particolare nel settore della genetica e delle malattie eredo-familiari. In particolare, il nuovo Centro di Ricerca ISBREMIT (Institute for Stem-cell Biology, Regenerative Medicine and Innovative Therapies) ospita un nuovo laboratorio di produzione di cellule staminali per uso clinico ed è una delle pochissime strutture del genere esistenti in Italia;

   l'ospedale, che è tra i più grandi dell'Italia meridionale, accoglie pazienti provenienti da tutta Italia: nel 2022 gli accessi ambulatoriali di pazienti fuori regione sono stati pari al 7,5 per cento ossia 21.000 su 277.000 e i ricoveri sono stati pari al 15 per cento, ossia 4.800 su 32.500. Inoltre, i numeri al 2022 sono i seguenti:

    57.000 pazienti annui;

    200.000 giornate di degenza;

    utilizzo dell'80 per cento degli 867 posti letto;

    1 milione di prestazioni ambulatoriali;

    2.500 dipendenti;

    150 medici, biologici e tecnici;

   la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni si è collocata al primo posto tra gli ospedali del sud Italia nella classifica «The World's Best Hospitals 2023» del Newsweek per la capacità di attrarre le persone migliori e ottenere i migliori risultati per i pazienti, proprio come le più importanti nuove terapie e ricerche;

   l'ospedale sta affrontando una grave crisi economico-finanziaria per mancata assegnazione di adeguati finanziamenti che rischia di metterne a serio rischio la funzionalità: gli interventi correttivi ipotizzati, al fine di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2024 e un primo utile nell'anno successivo, – che sono stati riportati dalla stampa locale – porterebbero a una notevole riduzione di posti letto, al mancato finanziamento della cardiochirurgia, al mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato oltre alla mancata applicazione del nuovo contratto della sanità pubblica per il personale in servizio. La situazione appare particolarmente confusa altresì in relazione alla mancanza di una comunicazione aziendale in grado di offrire precise indicazioni anche riguardo all'impatto sul livello occupazionale di queste manovre di cui sarebbe stata informata pure la regione Puglia che avrebbe già iniziato una serie di interlocuzioni con i vertici della Casa sollievo;

   queste previsioni, ancorché giustificate da vincoli finanziari e di bilancio, determineranno comunque una riduzione del personale a causa dei pensionamenti previsti per i prossimi anni nel numero di circa 500 unità che non verranno compensati da nuove assunzioni. Ma non solo: saranno previste la riduzione della durata media delle degenze e il decremento del numero dei posti letto attualmente utilizzati –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato per assicurare il pieno e ottimale funzionamento della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni al fine di garantire ai cittadini la qualità dei servizi offerti dall'ospedale nonché, di conseguenza, effetti positivi sull'occupazione e sull'intera economia della provincia di Foggia, del Gargano e dell'intera Puglia.
(2-00100) «Patriarca, Gatta, Rubano, Battilocchio».

(10 marzo 2023)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la regione Puglia ha avviato una complessiva riforma del settore dell'assistenza sociosanitaria, inclusa l'assistenza sociosanitaria residenziale ai non autosufficienti, allo scopo di allineare l'offerta di quei servizi ai Lea prescritti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017;

   l'articolo 30 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 distingue tra i trattamenti estensivi, destinati «a persone non autosufficienti con patologie che, pur non presentando particolari criticità e sintomi complessi, richiedono elevata tutela sanitaria con continuità assistenziale e presenza infermieristica sulle 24 ore» e interamente a carico del Sistema sanitario nazionale, e i trattamenti di lungoassistenza, destinati a persone non autosufficienti che non richiedono elevata tutela sanitaria e presenza infermieristica sulle 24 ore e con una quota a carico del Ssn pari 50 per cento della retta giornaliera (restando l'altro 50 per cento a carico dell'utente);

   la riforma del settore dell'assistenza sociosanitaria nella regione Puglia, pur avviata nel 2019, è ferma a causa di una gravissima situazione di ritardo nella conclusione dei procedimenti di conferma di autorizzazione e accreditamento nel nuovo regime delle strutture già accreditate e che già erogano prestazioni a carico del Ssn;

   nel frattempo la giunta regionale della Puglia, con le DGR n. 1293 del 2022, n. 1490 del 2022 e n. 1541 del 2022, per far fronte ai cospicui aumenti del costo di produzione del servizio, ha anticipato l'applicazione delle tariffe che la medesima giunta aveva già previsto di applicare a compimento della conversione di tutte le strutture;

   tuttavia, la Giunta regionale ha previsto di applicare indiscriminatamente a tutte le Rsa della Puglia la nuova tariffa prevista per le Rsa di mantenimento, prevedendo che per tutte le Rsa la quota della retta a carico del Sistema sanitario nazionale fosse del 50 per cento;

   a questo regime tariffario e di compartecipazione da parte del Sistema sanitario nazionale sono state assoggettate anche le Rsa disciplinate dal regolamento regionale della Puglia n. 3 del 2005, già contrattualizzate con le Asl, che però erogano prestazioni estensive (e non di mantenimento);

   a ciò consegue, per un verso, che le strutture che erogano prestazioni estensive percepiscono una tariffa più bassa rispetto a quella che percepivano in precedenza per i ricoveri successivi al 1° ottobre 2022 (pur essendo tenute a conservare gli stessi requisiti e nonostante la regione abbia riconosciuto un sostanziale aumento dei costi, tale (da aumentare la tariffa alle strutture cosiddette di mantenimento) e che i cittadini pugliesi ricoverati in Rsa per ricevere prestazioni estensive a partire da quella data sono tenuti a versare il 50 per cento della retta, mentre il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 prevede fra i Lea che quei trattamenti siano ad integrale carico del Servizio sanitario nazionale –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interpellato, per quanto di competenza, per assicurare l'uniforme attuazione dei livelli essenziali di assistenza ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, evitando, per quanto di competenza, situazioni di grave disparità di trattamento quali quelle, a parere degli interpellanti, segnalate in premessa.
(2-00101) «De Palma, D'Attis, Caroppo, Battilocchio».

(14 marzo 2023)

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   la legge n. 234 del 2021 ha disciplinato la procedura di conferma dei magistrati onorari in servizio alla data del 15 agosto 2017, ovvero alla data della entrata in vigore della legge n. 116 del 2017, cosiddetta riforma Orlando;

   all'esito di tale procedura i magistrati onorari sono stabilizzati nelle loro funzioni e ad essi devono essere riconosciute le garanzie del lavoratore subordinato;

   i magistrati onorari sono essenziali per l'andamento della giustizia; tale andamento si paralizzerebbe se privato dell'opera dei circa 4500 lavoratori, con indennità mai indicizzate dal 2003, che operano sia nel settore penale che nel settore civile, ai quali è affidato il 60 per cento del contenzioso di primo grado, con punte del 90 per cento nel settore penale requirente;

   è stata azionata l'1 dicembre 2022 la procedura di raffreddamento dalle associazioni di categoria, come da comunicato inviato alla commissione di garanzia per il diritto allo sciopero, propedeutica a nuovi blocchi e rallentamenti dell'attività;

   in assenza di risposte soddisfacenti in tempi brevi, il sistema giustizia rischia importanti ritardi nella definizione dei processi, con potenziali ripercussioni sul rispetto degli impegni assunti dal Governo italiano ai fini del conseguimento dei fondi del Pnrr;

   la Corte di giustizia dell'Unione europea, con l'ultima sentenza del 7 aprile 2022 (causa C-236/20) e la Commissione europea, nell'ambito della procedura d'infrazione pendente, hanno ribadito che ai magistrati onorari italiani spettano diritti economici commisurati a quelli del lavoratore comparabile, il magistrato professionale di tribunale di pari anzianità;

   la procedura d'infrazione sul tema – (2016)4081 – è giunta al bivio ed il prosieguo, col parere negativo, peserebbe come un enorme macigno sull'immagine e sulle finanze dello Stato, avendo la Commissione europea censurato pesantemente, in ultimo a luglio 2022, con la lettera di messa in mora complementare, anche gli aggiustamenti apportati dall'ex Guardasigilli alla riforma Orlando del 2017, con la legge di bilancio n. 234 del 2021, ritenuti ancora non soddisfacenti; particolare stigma ha ricevuto il trattamento finale, equiparato ad una figura eterogenea ed economicamente inadeguata e la rinuncia, imposta ex lege, ad un giusto risarcimento per le violazioni pregresse;

   già circa 1.500 magistrati onorari pienamente stabilizzati con le procedure concorsuali previste dall'articolo 1, comma 629 e seguenti, della legge n. 234 del 2021, sono chiamati ad operare in un contesto normativo nebuloso e stigmatizzato dalle Autorità sovranazionali, come da lettera di messa in mora complementare inviata al Governo italiano il 15 luglio 2022, con possibili gravi e assai prossime ripercussioni su tutto il sistema giustizia;

   come evidenziato dalla Consulta della magistratura onoraria con nota al Sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia del 10 febbraio 2023: i magistrati stabilizzati esercitano l'opzione per l'impegno esclusivo o parziale delle funzioni senza avere direttive chiare sui tempi di apertura delle nuove posizioni previdenziali e sugli istituti di raccordo con le pregresse, né sulle modalità di assegnazione degli incarichi giurisdizionali;

   ad oggi i magistrati onorari già stabilizzati non hanno ancora ricevuto i compensi stabiliti dalla legge;

   ad oggi i magistrati già stabilizzati, quali magistrati europei e pubblici dipendenti, non risultano ancora iscritti alla gestione ordinaria Inps, come previsto dalla relazione tecnica allegata alla legge n. 234 del 2021, per la parte d'interesse, con conseguente ritardo sul versamento dei contributi previdenziali –:

   se sia vero che la situazione con riguardo alla posizione previdenziale ed economica dei magistrati onorati stabilizzati presenti i profili di criticità evidenziati e quali iniziative e con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda adottare per sanare la situazione relativa ai soggetti confermati, in modo da garantire una riforma della magistratura onoraria in servizio in linea con la normativa unionale e nazionale, garantendo certezza e diritti agli interessati.
(2-00097) «Lupi, Bicchielli, Alessandro Colucci, Romano».

(8 marzo 2023)

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   Il 24 febbraio 2023, Marco Raduano, 39 anni, boss della mafia garganica è evaso dal carcere di Badu 'e Carros di Nuoro, struttura penitenziaria di massima sicurezza dove sono ristretti numerosi condannati per reati di terrorismo e associazione a delinquere di stampo mafioso;

   mai nessuno era riuscito a scappare dall'istituto di Badu 'e Carros, nato come supercarcere per volontà del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa ai tempi della lotta al terrorismo italiano;

   ad oggi, Raduano – detenuto per scontare una condanna, passata in giudicato il 3 febbraio 2023, a 19 anni di reclusione, più tre anni di libertà vigilata – è ancora ricercato dalle Forze dell'ordine, che hanno attivato un serrato piano di ricerca;

   come emerge da notizie di stampa, Raduano vanta una lunga carriera criminale ed era detenuto nel carcere sardo in regime di alta sicurezza per gravissimi delitti, quali il traffico di sostanze stupefacenti con l'aggravante di cui all'articolo 416-bis del codice penale, omicidio e altri reati contro la persona, contro il patrimonio e impiego di armi, anche da guerra;

   da notizie di stampa si apprende che, nonostante l'accaduto pare sia stato ripreso dal sistema di videosorveglianza, l'evasione sarebbe stata scoperta soltanto dopo circa due ore, poiché la sala operativa non sarebbe stata adeguatamente presidiata;

   sempre da notizie riportate dalla stampa nazionale e locale, sembrerebbe, inoltre, che il detenuto, benché soggetto al regime di alta sicurezza, lavorasse in biblioteca e fosse libero di muoversi negli ambienti carcerari; Raduano sarebbe sceso al piano di sotto, provando ad aprire il cancello per uscire verso l'esterno, utilizzando però una chiave non corretta; sarebbe dunque risalito per procurarsi la chiave idonea ad aprire il cancello ed una volta uscito si sarebbe diretto verso il muro di cinta, calandosi dal punto più alto del muro (circa 5 metri) con una serie di lenzuola annodate;

   le modalità dell'evasione, documentate dalle telecamere di sicurezza, in uno con il presunto possesso della chiave del cortile, indicano una azione programmata da tempo e, probabilmente, agevolata da soggetti esterni alla struttura;

   sulla evasione sono stati aperti due procedimenti: uno dalla procura di Nuoro e l'altro interno, avviato dal Ministero interpellato;

   nel comunicato diramato il 24 febbraio 2023 dall'Uilpa si denunciano le condizioni di inadeguatezza dei livelli di sicurezza dell'istituto nuorese dove strumenti e mezzi sono inadeguati e dove persiste una carenza organica di Polizia penitenziaria importante;

   la stampa riporta la denuncia dei sindacati di categoria, i quali avrebbero segnalato più volte la situazione di carenza di organico e assenza di strumenti tecnologici necessari a garantire il livello di sicurezza adeguato per un istituto detentivo che ospita, fra gli altri, circa 30 detenuti in regime di massima sicurezza;

   a parere dell'interpellante, l'evasione dal carcere di massima sicurezza nuorese, mai avvenuta prima, rappresenta un fatto estremamente grave ed allarmante – che ha destato sconcerto e fortissima preoccupazione in tutta la cittadinanza, in particolare nella provincia di Foggia, sul Gargano ed a Vieste, cittadina foggiana roccaforte del boss Raduano – ed è tale da rendere palesi le carenze strutturali, tecnologiche e di organico sussistenti nell'istituto di Badu 'e Carros ed in generale negli istituti di massima sicurezza;

   inoltre, nell'ultima legge di bilancio, legge 29 dicembre 2022, n. 197 «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025», approvata dal nuovo Governo in carica, anziché investire nuove risorse negli istituti penitenziari per assicurare personale, strutture e dotazioni tecnologiche adeguate, si sono previsti addirittura definanziamenti che interessano il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed in particolare il «Programma Amministrazione Penitenziaria», a cui vengono imposti risparmi non inferiori a circa 36 milioni di euro per il triennio 2023-2025, attraverso la riorganizzazione e l'efficientamento dei servizi degli istituti penitenziari –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interpellato intenda assumere per risolvere le criticità evidenziate nel carcere di Badu 'e Carros e negli istituti penitenziari di massima sicurezza, al fine di rafforzare il livello di sicurezza degli istituti penitenziari di tale tipologia, risolvendo le carenze di organico, strutturali e di strumentazione, al fine di garantire la sicurezza degli stessi, con attività rieducative che siano adeguate alla tipologia del regime detentivo dei ristretti.
(2-00102) «Giuliano, D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Scutellà, Alifano, Fenu, Lovecchio, Raffa, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Cantone, Fede, Iaria, Traversi, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Bruno, Scerra, Appendino, Cappelletti, Pavanelli, Todde, Auriemma, Penza, Pellegrini».

(14 marzo 2023)