TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 40 di Venerdì 20 gennaio 2023

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   Poste Italiane spa (Poste), società partecipata al 29,26 per cento dal Mef, colloca i buoni postali fruttiferi (bpf) sul mercato in via esclusiva per conto di Cassa depositi e prestiti spa (Cdp), a sua volta partecipata al 82,77 per cento, dallo stesso Mef e dunque da esso controllata;

   l'Autorità garante della concorrenza e del mercato con provvedimento del 18 ottobre 2022 ha accertato le condotte scorrette ed ingannevoli di Poste relative al collocamento dei bpf «a termine» per aver omesso di fornire ai risparmiatori informazioni essenziali su natura, durata e rendimento dei bpf, sia al momento del loro collocamento che durante il rapporto contrattuale. Tale carenza informativa si è riverberata sulla possibilità per il risparmiatore di esercitare tempestivamente la richiesta di riscossione dei buoni;

   tali condotte hanno coinvolto almeno 30.000 risparmiatori per una perdita di oltre 404 milioni di euro. Si parla di perdita perché Poste eccepisce, in sede di richiesta di rimborso del risparmiatore, la prescrizione dell'esercizio del diritto di credito. Il numero dei casi segnalati non lascia dubbi, a parere degli interpellanti, circa il fatto che la carenza delle informazioni fornite da Poste sia stata colpevole;

   come emerso nel corso dell'istruttoria condotta dall'Autorità garante, la gravità delle condotte omissive ed ingannevoli di Poste è evidente; viene pregiudicato il diritto non solo al riconoscimento degli interessi bensì quello alla restituzione del capitale investito;

   secondo l'Autorità, Poste ha omesso e/o formulato in modo ingannevole informazioni essenziali relative ai termini di scadenza e di prescrizione di tali titoli. La normativa prevede infatti che i diritti dei titolari dei buoni fruttiferi postali si prescrivano dopo dieci anni dalla data di scadenza del buono, con la conseguenza che né il capitale né gli interessi siano più esigibili. Le somme vengono devolute a favore dello Stato per i buoni emessi fino alla data del 13 aprile 2001 e a favore del Fondo per indennizzare i risparmiatori rimasti vittime di frodi finanziarie per quelli emessi successivamente. La condotta di Poste è stata dunque ritenuta idonea ad indurre in errore il consumatore per quanto riguarda l'esercizio dei diritti di credito relativi al buono sottoscritto;

   l'Autorità ha inoltre accertato che, riguardo ai titoli cartacei caduti in prescrizione almeno negli ultimi cinque anni, Poste ha omesso di informare preventivamente e adeguatamente i titolari di buoni prossimi alla scadenza del termine di prescrizione, causando il mancato rimborso dei relativi importi. La condotta ha violato i doveri di diligenza professionale ragionevolmente esigibili da Poste in base ai princìpi generali di correttezza e di buona fede, alterando il comportamento economico del consumatore in relazione all'esercizio dei diritti di credito relativi ai buoni;

   le condotte decettive di Poste si sono manifestate altresì nel collocamento – dal 1986 – dei bpf cosiddetti «Q/P»: titoli, di durata trentennale, emessi su moduli di precedenti serie per i quali Poste in sede di sottoscrizione ha omesso di modificare il modulo nella parte in cui riconosce i rendimenti per il periodo dal 21° al 30° anno con una perdita, per il risparmiatore, di oltre il 50 per cento. Poste infatti ha lasciato invariato il rendimento precedente mantenendo, nel testo, la promessa ben superiore a quella prevista per la nuova serie «Q». Le informazioni del bpf, unitamente alle dichiarazioni rilasciate dagli uffici postali in ordine al riconoscimento dei rendimenti così come rappresentati sullo stesso, hanno indotto i risparmiatori a fare affidamento sul loro contenuto;

   numerosi infatti sono i risparmiatori che si sono rivolti alla giustizia ordinaria ed arbitrale per ottenere le maggiori somme rappresentate e promesse. Secondo quanto consta agli interpellanti, Poste ha dichiarato in sede di approvazione del bilancio 2020 che, negli anni 2016-2020, è stata condannata a corrispondere maggiori interessi – per il periodo 21°-30° anno – per circa euro 28,6 milioni;

   tale problematica ha generato un contrasto nella giurisprudenza con tesi a favore di Poste espressa dalla Corte di cassazione, sez. I, ordinanza 4748 del 2022; ciò nonostante non risultano sopite le istanze dei risparmiatori e numerose sono le successive pronunce a favore degli stessi in sede arbitrale e giudiziale. Si segnala, in particolare, l'orientamento granitico a favore dei risparmiatori da parte dell'Arbitro bancario finanziario (ABF), le cui decisioni vengono, sin dal 2020, disattese da Poste. Anche la giurisprudenza di merito, contraria all'orientamento della prima sezione della Cassazione, si è pronunciata a favore dei risparmiatori: ad esempio, Corte di appello di Firenze, 21 giugno 2022, n. 1308 del 2022; Tribunale di Velletri, 16 novembre 2022, n. 2113 del 2022; Tribunale L'Aquila, 17 ottobre 2022, n. 287 del 2022;

   allo stato, la Cassazione non ha ritenuto di sottoporre al vaglio delle Sezioni unite il contrasto di giudicati; vi è un'altra rilevante questione che in sede giurisdizionale investe i bpf: Poste eccepisce la mancata legittimazione passiva in favore di Cdp ai sensi dell'articolo 1 del regio decreto-legge n. 2106 del 1924, secondo cui il Mef è autorizzato a provvedere alla emissione di bpf nominativi affidandone, in via esclusiva, il collocamento e la gestione a Poste e a Cdp;

   l'articolo 3, comma 4, lettera c), allegato n. 2, del decreto ministeriale 5 dicembre 2003 affida la titolarità del debito creato dall'emissione dei bpf emessi tra il 18 novembre 1953 e il 13 aprile 2001 a carico dell'attuale Mef;

   le conseguenze della posizione di Poste sono rilevantissime in quanto tale tesi genererebbe una responsabilità giuridica di Cdp e una responsabilità politica del Mef, interessato nella sua duplice veste di partecipante in entrambe le società;

   ne consegue quindi la rilevanza non solo giuridica, ma ancor più politica, delle condotte di Poste collocatrice in via esclusiva per Cdp di tale forma di investimento, ed è quindi ineludibile una presa di posizione del Mef;

   operativamente, si segnala che sarebbe possibile intervenire, ai sensi dell'articolo 8, comma 2, del decreto ministeriale 19 dicembre 2000, per un rimborso dei crediti prescritti a favore dei titolari dei bpf che ne facciano richiesta ovvero far aprire a Poste un tavolo di conciliazione per una soluzione collettiva delle questioni –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per la tutela dei diritti dei risparmiatori (articolo 47 della Costituzione) e per garantire l'affidabilità dello strumento in uso allo Stato per finanziare il proprio debito pubblico.
(2-00050) «Barzotti, Alifano, Fenu, Lovecchio, Raffa, Cappelletti, Morfino».

(17 gennaio 2023)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   il comma 694 della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), introdotto grazie all'approvazione di un emendamento del PD, autorizza la spesa di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024 per gli interventi di progettazione ed esecuzione della campagna di sondaggi geognostici, volta a individuare con precisione estensione e profondità delle sostanze inquinanti presenti nelle aree ferroviarie comprese tra i Sin «ex SLOI ed ex Carbochimica» e interessate dalla realizzazione della circonvallazione ferroviaria di Trento, inquinate da piombo, piombo tetraetile, Ipa, e altri inquinanti;

   si tratta di un ulteriore stanziamento da parte dello Stato, finalizzato a sostenere, integrare ed estendere gli approfondimenti in corso, per valutare con maggiori elementi di conoscenza come affrontare anche la bonifica generale dell'area;

   la norma mira infatti a compensare le «carenze documentali e le lacune nell'analisi ambientale» che l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente ha rilevato nel progetto di fattibilità tecnico economica dell'opera, presentato da Rete ferroviaria italiana, in particolare per quanto riguarda la possibilità di intervenire sulle aree adiacenti alla linea ferroviaria;

   la miglior conoscenza della tipologia dell'inquinamento del Sito di interesse nazionale di Trento nord, della sua estensione e della profondità risulta opportuna per garantire i più adeguati interventi di tutela della popolazione sia in occasione dello scavo previsto in ambiente confinato, sia nelle fasi successive di bonifica;

   l'intervento previsto su di un'area così compromessa dal punto di vista ambientale che si trova in piena città, impone quindi di allargare le indagini del terreno e delle caratteristiche precise del suo stato di inquinamento, per dare garanzie agli abitanti e all'ambiente;

   data l'accertata presenza di sostanze inquinanti all'interno delle aree ferroviarie comprese tra i due siti inquinati di interesse nazionale e assicurato il finanziamento per l'esatta definizione in estensione e profondità di tali inquinanti, è urgente che la campagna di indagine possa partire il più presto possibile, come atto preliminare all'inizio dei lavori per la costruzione della nuova circonvallazione ferroviaria di Trento;

   a fianco delle aree ferroviarie, si trova, a occidente il Sin ex SLOI ed a oriente la fossa Lavisotto, di proprietà demaniale, della provincia autonoma di Trento, ove è in corso il progetto di bonifica delle rogge di proprietà pubblica, inquinate dagli scarichi dei due Sin;

   sulla fossa Lavisotto è attualmente operativo un cantiere, sotto la responsabilità e la direzione dell'Agenzia provinciale per le opere pubbliche, Apop, che confina con l'area ferroviaria;

   l'Appa, Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, ha il compito di vigilare sugli aspetti ambientali ed in passato ha eseguito tutte le analisi compiute sui due Sin, dei quali è profonda conoscitrice –:

   quale sia lo stato di attuazione e il relativo cronoprogramma relativo all'utilizzo dello stanziamento previsto dal comma 694 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, richiamato in premessa;

   se ritenga, alla luce di quanto segnalato in premessa, adottare iniziative di competenza per assegnare con effetto immediato lo stanziamento previsto dal comma 694 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, alla Provincia autonoma di Trento al fine di dare esecuzione alla campagna di sondaggi geognostici previsti, preliminarmente all'avvio dei lavori per la realizzazione della circonvallazione ferroviaria di Trento.
(2-00047) «Ferrari, Ghio, Di Sanzo, Bonafè, Fornaro, Roggiani, Scarpa, Di Biase, Guerra, Braga, Fassino, Graziano, De Luca, Gnassi, Andrea Rossi, Bakkali, Amendola, Sarracino, Zingaretti, Orlando, Mauri, Vaccari, Stefanazzi, Quartapelle Procopio».

(17 gennaio 2023)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   sono sempre più numerosi i casi di persone giovani che, dopo aver tentato di accedere, attraverso il pronto soccorso, a una valutazione e all'appropriato percorso terapeutico, sono invece stati dimesse, per poi decedere poco tempo dopo;

   nelle ultime settimane sono stati segnalati dagli organi di informazione i casi avvenuti in Lombardia, nel Lazio e in Calabria e che hanno riguardato, purtroppo, giovani donne;

   in Lombardia vi è la triste vicenda di una giovane donna di 37 anni, madre di due bambine che, dopo essersi recata per tre volte successive al pronto soccorso dell'ospedale Carlo Poma di Mantova, accusando un forte dolore al braccio e alla zona toracica, dopo alcuni accertamenti, è stata rimandata al proprio domicilio; successivamente all'ultimo rientro, il 28 dicembre, è quindi deceduta;

   la vicenda accaduta nel Lazio avrebbe avuto inizio il giorno di Natale, con un intervento relativamente semplice, effettuato a una signora per asportare un ascesso. Due giorni dopo, però, la donna si sarebbe ripresentata presso l'ospedale dove era stata operata perché la ferita si era infettata. Seguendo il racconto del precipitare degli eventi rilasciato dai parenti della giovane al giornale La Repubblica, dopo l'ennesima dimissione, la donna si sarebbe nuovamente recata presso un altro nosocomio di Roma, due giorni dopo, per il medesimo motivo, con un incremento di sintomi (mal di testa e dolori a schiena e collo che non passavano dopo le prime cure) che non avrebbero portato i sanitari ad approfondire la questione;

   i fatti della Calabria hanno riguardato invece un'adolescente di 17 anni che era stata appena dimessa dal Pronto Soccorso dell'Ospedale di Corigliano dove era stata accompagnata dai genitori: dopo che era tornata a casa la giovane continuava a star male e dopo un nuovo accesso al Pronto Soccorso sembrerebbe che la studentessa sia stata fatta rientrare al proprio domicilio dove, mentre si trovava a letto, il suo cuore ha smesso di battere poche ore dopo;

   se, come sempre, sarà onere delle indagini verificare la connessione fra i motivi di accesso al pronto soccorso e la o le cause della morte delle giovani donne, appare oramai evidente come la carenza di un finanziamento adeguato per la sanità stia facendo sentire il suo effetto sulla carenza di risorse umane, di spazi, e sugli operatori sanitari che, impiegati in orari sempre più stressanti, non sono messi nelle condizioni di operare in maniera sicura e serena per i pazienti e per loro stessi; la riduzione delle risorse, peraltro, impedisce anche un'opportuna separazione fra i pazienti e una sterilizzazione di strumenti e ambienti, portando alla diffusione di infezioni nosocomiali sempre più aggressive e fatali;

   se spetta senz'altro alla magistratura accertare i fatti giudiziari accaduti, è chiaro come il Ministero della salute debba invece intervenire in maniera decisa per poter permettere alle strutture sanitarie, a partire dai pronto soccorso, di dotarsi di apparecchi, locali, strumenti e personale sufficiente per poter trattare ogni caso in maniera adeguata e appropriata, senza situazioni di tensione e di incomprensione che, come nei casi citati, hanno portato poi alla morte di una persona e all'indagine nei confronti dei sanitari –:

   quali iniziative intenda intraprendere circa i casi descritti in premessa, in particolare se abbia inviato o intenda inviare degli ispettori presso le strutture in questione;

   che valutazione intenda fornire su questi accadimenti che, fortunatamente spesso non con esiti irreversibili, si verificano quotidianamente presso il pronto soccorso e i dipartimenti di emergenza e urgenza degli ospedali di diverse regioni d'Italia, pressoché tutti al collasso e sovraffollati di pazienti fra cui quelli che, privati progressivamente della continuità assistenziale, sono costretti a recarsi presso gli ospedali;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per potenziare, reperendo adeguate risorse, i pronto soccorso del Paese, adeguandoli alla domanda di salute attraverso sufficienti attrezzature, strumenti, locali e personale;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per deflazionare gli accessi «impropri» a cui i cittadini sono costretti a causa dell'assenza di fatto di un sistema territoriale e di continuità assistenziale esistente solo sulla carta.
(2-00048) «Quartini, Sportiello, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Auriemma, Morfino».

(17 gennaio 2023)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro della difesa, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, ha riordinato l'Associazione italiana della Croce rossa (Cri), prevedendone la privatizzazione con l'istituzione dell'Associazione della Croce rossa italiana (Associazione) e trasferendo i suoi debiti (con un 90 per cento di spese per il personale era arrivata ad accumulare oltre 335 milioni di debiti, nonostante 160 milioni di finanziamento statale) in una «bad company» la «Esacri» e permettendo nel 2020 all'attuale Cri guidata da Rosario Velastro di veder crescere il suo attivo del 13,9 per cento rispetto all'anno precedente come certificato dall'ultima relazione della Corte dei conti;

   l'articolo 1 del decreto legislativo n. 178 del 2012 ha trasferito, a decorrere dal 1° gennaio 2016, le funzioni esercitate dall'Associazione italiana della Croce rossa (Cri) alla costituenda Associazione della Croce rossa italiana, promossa dai soci della Cri e qualificata ex lege quale persona giuridica di diritto privato, ai sensi del libro primo, Titolo II, Capo II, del codice civile, iscritta di diritto nel registro nazionale. L'Associazione, posta sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica, è definita «di interesse pubblico» ed è ausiliaria dei pubblici poteri nel settore umanitario;

   l'Associazione italiana della Croce rossa (Cri), prima della riforma aveva qualificazione e natura di ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e, in quanto tale, era soggetta alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici;

   la privatizzazione della Cri si prefigge come obiettivo quello di garantire la piena autonomia dell'ente stesso rispetto alla politica e ai commissariamenti che questa impone;

   se, con tale soluzione, la Cri ora va avanti senza fardelli, problema rimane per le sedi locali, che con la privatizzazione sono diventate autonome anche dal punto di vista del bilancio e dove i commissariamenti si susseguono uno dopo l'altro;

   la cattiva gestione della Cri riguarda ora alcune sedi locali come quella di Crotone, commissariata per la terza volta in otto anni a causa di «una preoccupante situazione sia associativa che amministrativa-gestionale»; quella di Como dove sarebbero stati sottratti indebitamente quasi 135 mila euro dall'ex presidente del comitato; quella di Vercelli commissariata da quasi sei mesi ed alle prese con una difficile situazione economica; quella del Sud pontino anche essa alle prese con forti, difficoltà economiche; quella di Pavia dove che ha grosse difficoltà a pagare gli stipendi dei 70 dipendenti ed ancora, quella di Follonica, Limone Piemonte (Cuneo), Guastalla (Reggio Emilia), Castelfranco (Arezzo), Fontanellato (Parma), Sampeyre (Cuneo) e altre ancora;

   una menzione a parte merita la situazione della sede della Cri di Frosinone dove i magistrati amministrativi del Tar hanno, invece, fermato la richiesta di commissariamento avanzata dall'ex presidente nazionale della Cri Francesco Rocca, oggi candidato della coalizione di centrodestra a Presidente della regione Lazio alle prossime elezioni amministrative del 12-13 febbraio 2023, sostenendo che tale richiesta fosse frutto «di una ricostruzione manifestamente distorsiva» dei fatti;

   la richiesta di Francesco Rocca, motivata anche dall'«aver attirato l'attenzione degli organi di stampa a seguito della consegna alla Guardia di finanza del bilancio di esercizio 2019», si poneva dopo che, l'allora presidente del comitato locale di Frosinone, Antonio Rocca, aveva denunciato spese sospette per 300 mila euro proprio al suo predecessore Francesco Rocca –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e, per quanto di competenza, come intendano intervenire, alla luce dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 178 del 2012, al fine di tutelare la preziosa attività svolta dalle singole sedi locali della Cri e in particolare per quanto riguarda la sede territoriale di Frosinone.
(2-00051) «Casu, Madia, Morassut, Orfini, Ciani, Mancini, Ascani, Malavasi, Toni Ricciardi, Manzi, Curti, Zan, Forattini, Simiani, Provenzano, Laus, Barbagallo, Furfaro, Porta, Scotto, Ubaldo Pagano, Gribaudo, Merola, Fornaro, Fossi, Berruto, De Micheli, Girelli, D'Alfonso».

(17 gennaio 2023)