TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 10 di Mercoledì 16 novembre 2022

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   PAOLO EMILIO RUSSO, CATTANEO, NAZARIO PAGANO e SORTE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 35-ter del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introduce percorsi più veloci, trasparenti e rigorosi per selezionare il personale nelle pubbliche amministrazioni, con un sistema innovativo digitale che semplifichi l'incontro tra domanda e offerta;

   nello specifico, si stabilisce che tutte amministrazioni pubbliche si avvalgano del portale unico del reclutamento (www.InPA.gov.it), sviluppato dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri che ne cura la gestione;

   il comma 2 dell'articolo 2 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, precisa, altresì, che il portale è operativo dal 1° luglio 2022 e, a decorrere dalla medesima data, può essere utilizzato dalle amministrazioni pubbliche centrali e dalle autorità amministrative indipendenti; dal 1° novembre 2022 le medesime amministrazioni utilizzano il portale per tutte le procedure di assunzione a tempo determinato e indeterminato –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire opportuni approfonditi elementi sul funzionamento del portale unico del reclutamento, sul numero degli utenti registrati, sulla tipologia degli enti accreditati e sulle attività in corso.
(3-00014)

(Presentata il 15 novembre 2022)

   RICHETTI, DEL BARBA, GADDA, ENRICO COSTA, SOTTANELLI e CASTIGLIONE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta la più importante occasione dal dopoguerra ad oggi per modernizzare e rafforzare il nostro sistema Paese: utilizzare al meglio tutte le risorse a disposizione costituisce non solo un obbligo assunto con le istituzioni eurounitarie, ma anche un dovere nei confronti delle nuove generazioni;

   nella gestione delle risorse stanziate per la realizzazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono emersi gli storici problemi legati alla capacità di spesa che da decenni attanagliano la pubblica amministrazione: nel corso del 2021, a fronte di 13,7 miliardi di euro di spesa ipotizzati per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ne sono stati effettivamente spesi solo il 37,2 per cento; per il 2022, invece, si stima che a fronte di 29,4 miliardi di euro di spesa ipotizzati per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ne verranno effettivamente spesi poco più della metà;

   il problema della messa a terra dei fondi del Piano riguarderà, in particolare, i comuni, sui quali graverà l'onere di gestire, per i prossimi quattro anni, quasi 50 miliardi di euro; molti di essi, tuttavia, non posseggono personale adeguatamente formato per seguire le varie fasi connesse ai bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per opere e servizi, anche di carattere sociale, ai quali sarebbero interessati a partecipare, con rischio di dispersione degli stanziamenti disponibili;

   questa problematica riguarda, in particolar modo, il ruolo di responsabile unico del procedimento, che coordina e supervisiona tutte le fasi del procedimento amministrativo, ovvero programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione: l'assenza di tale figura costituisce evidentemente un ostacolo alla messa a terra degli investimenti;

   la situazione è aggravata dalla circostanza che l'articolo 110 del decreto legislativo n. 267 del 2000 fissa al 5 per cento il tetto massimo di dirigenti dotati di potere di firma che le amministrazioni possono assumere a tempo determinato. Si produce, dunque, un evidente paradosso, poiché i comuni non hanno sufficiente personale interno, né possono acquisire esternamente le competenze tecniche indispensabili per la messa a terra dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   come intenda intervenire per superare le criticità illustrate in premessa, anche adottando iniziative volte a prevedere la possibilità di nominare responsabili unici del procedimento esterni all'amministrazione o a consentire una deroga al tetto massimo di dirigenti esterni, al fine di assicurare ai comuni le necessarie risorse umane per l'implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-00015)

(Presentata il 15 novembre 2022)

   PASTORINO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   presso i comuni italiani, secondo i dati del Ministero dell'economia e delle finanze inseriti nel conto annuale 2020, sono in servizio 348.036 unità di personale, di cui solo 316.784 a tempo indeterminato;

   dal 2007 i comuni hanno subito una contrazione di 131.000 unità di personale. I dipendenti in servizio erano più di 8 ogni mille abitanti e sono oggi meno di 6, con un'età media cresciuta da 47 a 52 anni;

   in applicazione del decreto ministeriale del 17 marzo 2020, i comuni determinano la capacità assunzionale su un parametro di sostenibilità finanziaria desumibile dal rapporto tra spesa di personale ed entrate correnti. Un incremento della spesa o una diminuzione delle entrate si traducono, quindi, in un taglio delle assunzioni effettuabili;

   nelle leggi di bilancio degli ultimi anni sono state stanziate risorse per i rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021 delle amministrazioni centrali, lasciando a carico dei bilanci degli enti territoriali gli oneri per il rinnovo del contratto nazionale del comparto delle funzioni locali, con un impatto in termini di spesa a regime dal 2022 di quasi 1 miliardo di euro annui, cui si sommano gli oneri per arretrati riferiti al 2019, 2020 e 2021;

   pertanto, l'incremento di spesa, non compensato da corrispondenti entrate, determina una riduzione a regime degli spazi assunzionali. Inoltre, il decreto-legge n. 36 del 2022 ha introdotto forti limiti al ricorso agli istituti del comando o del distacco tra amministrazioni, creando gravissime difficoltà ai comuni;

   il ricorso a tali istituti è motivato da esigenze di flessibilità organizzativa, anche emergenziale, legata alla suddetta carenza di personale in organico e al flusso in uscita per pensionamento o per mobilità in uscita, non compensati in entrata da altri comparti –:

   se intenda adottare iniziative normative al fine di estendere la sterilizzazione degli oneri finanziari relativi agli incrementi del contratto collettivo nazionale lavoro, ai fini della quantificazione delle nuove assunzioni di personale, oggi prevista solo per gli arretrati contrattuali, a tutto l'incremento di spesa a regime, avviando un tavolo di confronto per valutare gli effetti del decreto ministeriale del 17 marzo 2020 ed eventuali misure migliorative, prendendo in considerazione l'ampliamento delle deroghe al divieto di comandi e distacchi per esigenze temporanee fino a 12 mesi, per esigenze sostitutive di personale infungibile o a sua volta comandato o distaccato presso altri enti, nonché nell'ambito delle gestioni associate.
(3-00016)

(Presentata il 15 novembre 2022)

   PICCOLOTTI, ZANELLA, GRIMALDI, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, MARI, SOUMAHORO e ZARATTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la stampa ha reso nota una lettera inviata alla Ministra interrogata dai presidenti di 87 società scientifiche recante l'invito a cogliere l'opportunità dei fondi destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza a università e ricerca per ridurre il ritardo dell'Italia rispetto ai maggiori Paesi europei, tenendo conto delle proposte del tavolo tecnico per la Strategia italiana in tema di ricerca fondamentale; questo settore ha vissuto, infatti, anni difficili: tagli alla ricerca pubblica, blocco del turnover, precarietà e conseguente fuga dei «cervelli» hanno determinato dal 2008 una grave riduzione del personale;

   con il Piano nazionale di ripresa e resilienza si è creata l'opportunità per università e ricerca di usufruire di nuove risorse per ridurre il divario con i Paesi più avanzati, portando per i prossimi anni la spesa ad un livello dello 0,70-0,75 per cento del prodotto interno lordo; queste risorse, però, sono a scadenza e tale rischia di essere il lavoro delle migliaia di ricercatori impiegati sul Piano nazionale di ripresa e resilienza se i richiamati livelli di spesa per la ricerca non verranno stabilizzati anche oltre il 2026;

   il tavolo tecnico per la Strategia italiana in tema di ricerca fondamentale, proprio su questa questione, ha pubblicato un documento nel luglio 2022, indicando precise proposte di intervento e, in particolare, segnalando l'esigenza di prevedere nella programmazione una spesa aggiuntiva, rispetto ai finanziamenti del Ministero dell'università e della ricerca già deliberati, di 200 milioni di euro per il 2023, di 800 milioni di euro per il 2024 e di 2.000 milioni di euro per il 2025;

   in questo modo, nel quadro di un piano quinquennale, sarà possibile stabilizzare la spesa ai citati livelli del prodotto interno lordo e sostenere con risorse adeguate quei cambiamenti introdotti nel reclutamento universitario dal recente decreto-legge n. 36 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 79 del 2022, che, seppur positivi in relazione alle tipologie contrattuali, vincolano le stesse a un rigido tetto minimo di spesa e, dunque, in assenza di finanziamenti adeguati, rischiano di generare nei prossimi mesi l'espulsione di circa un terzo degli attuali assegnisti di ricerca, come segnalato dalla Flc Cgil, dal Coordinamento «Research strike» e da altre associazioni –:

   quali iniziative di competenza, come quelle auspicate dai presidenti delle 87 società scientifiche, la Ministra interrogata intenda assumere per l'aumento dei finanziamenti della ricerca pubblica, affiancando quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di garantire il recupero in via strutturale del divario con gli altri Paesi europei e che la transizione ai nuovi inquadramenti del preruolo non espella dal sistema universitario intere linee di ricerca.
(3-00017)

(Presentata il 15 novembre 2022)

   MOLINARI, PANIZZUT, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 dicembre 2021, n. 227, ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino delle norme vigenti in materia di disabilità, in conformità alle disposizioni della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, alla Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 e alla risoluzione del Parlamento europeo del 7 ottobre 2021 sulla protezione delle persone con disabilità;

   la legge citata è stata approvata in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in particolare, della missione n. 5 «Inclusione e coesione», componente 2, riforma 1.1, recante «legge quadro per le disabilità»;

   coerentemente con le indicazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, gli ambiti di intervento della riforma, elencati dall'articolo 1, comma 5, della legge delega, riguardano, in particolare e tra l'altro: la definizione della condizione di disabilità, la revisione dei suoi processi valutativi di base, la valutazione multidimensionale, la realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato, l'informatizzazione dei processi, la riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità, nonché l'istituzione di un Garante nazionale della disabilità;

   le disposizioni della legge delega traducono finalmente in principi e criteri direttivi le istanze avanzate, da molti anni a questa parte, dalle persone con disabilità, dalle rispettive famiglie e dalle associazioni più rappresentative del mondo della disabilità, che hanno sottolineato il ruolo strategico di questa riforma per lo sviluppo di una società effettivamente inclusiva che rappresenta un obiettivo imprescindibile per la ripresa e la crescita del Paese –:

   se e quali aggiornamenti intenda fornire in merito all'attuazione della legge 22 dicembre 2021, n. 227, recante «delega al Governo in materia di disabilità».
(3-00018)

(Presentata il 15 novembre 2022)

   MANZI, BERRUTO, ORFINI, SPERANZA, ZINGARETTI e FORNARO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   verso il termine della XVIII legislatura è stata approvata definitivamente ed è entrata in vigore la legge 15 luglio 2022, n. 106, recante «Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo»; composta di 12 articoli, contiene disposizioni volte sia a ridefinire la governance complessiva del settore, sia a disciplinare i profili di più stretta attinenza lavoristica, previdenziale e assistenziale;

   si tratta di una tra le riforme di settore attesa da anni dai lavoratori dello spettacolo, che consente l'avvio di un nuovo welfare, centrale per la vita economica e culturale del Paese;

   la legge ha fissato alcuni principi fondamentali e introdotto strumenti innovativi: la definizione di nuove norme in materia di contratti di lavoro e di equo compenso per i lavoratori autonomi, il riconoscimento del ruolo professionale degli attori, l'introduzione dell'indennità di discontinuità e benefici previdenziali e, inoltre, ha redatto un vero e proprio codice dello spettacolo;

   entro 12 mesi dall'entrata in vigore, si attendono i decreti legislativi con cui verranno stabilite le modalità di attuazione;

   con l'approvazione della suddetta legge delega l'allora Esecutivo ha unito, a tutela di un settore per molto tempo penalizzato e in grande sofferenza a causa dell'emergenza sanitaria, due grandi valori costituzionali: il diritto al lavoro, di cui agli articoli 4, 35 e 36, e la promozione e la diffusione culturale, di cui agli articoli 9 e 33 –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative – in occasione del prossimo disegno di legge bilancio – per implementare le risorse destinate all'attuazione delle disposizioni recate dalla legge 15 luglio 2022, n. 106, in materia di spettacolo, di cui si attende l'approvazione in tempi brevi dei decreti attuativi.
(3-00019)

(Presentata il 15 novembre 2022)

   LUPI e CAVO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la cultura rappresenta un elemento fondamentale per il rilancio del Paese e lo sviluppo del tessuto imprenditoriale italiano;

   secondo l'Istat sono 4.880 i musei e gli istituti similari presenti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale;

   sempre secondo i dati Istat, circa un comune su tre ospita almeno un museo, un'area archeologica e/o un monumento;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza e il Fondo complementare destinano 5,74 miliardi di euro complessivi alla cultura, di cui buona parte destinati alla digitalizzazione del patrimonio artistico e alla rimozione delle barriere architettoniche, per permettere alle persone con disabilità di accedere al patrimonio artistico e culturale italiano;

   l'opinione pubblica nazionale ha già iniziato a dibattere sulle tante questioni aperte ad oggi sul tavolo del Ministero, tra cui l'apertura gratuita dei poli museali in alcune giornate dell'anno e la destinazione di Villa Verdi;

   gli organi di stampa hanno riportato negli scorsi giorni la notizia che il Ministro interrogato ha attivato gli uffici tecnici del Ministero per verificare la «delicata situazione» in cui versa il museo di «Villa Verdi», considerata di un'«importanza fondamentale per la memoria e l'identità degli italiani» –:

   quali iniziative intenda adottare per il rilancio della cultura e l'accesso dei cittadini al patrimonio italiano, per esempio rivedendo l'estensione della gratuità dei musei in favore dei residenti nella città e, con riferimento alle recenti notizie di attualità che interessano la struttura di Villa Verdi, quali siano le intenzioni del Ministro interrogato sulla destinazione della struttura.
(3-00020)

(Presentata il 15 novembre 2022)

   FOTI, MOLLICONE, AMORESE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, MESSINA, PERISSA, ROSCANI, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, ANGELO ROSSI, VINCI, LA PORTA, MURA, PULCIANI e SBARDELLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 30 ottobre 2022 è stato l'ultimo giorno di apertura di Villa Verdi, la casa dove Giuseppe Verdi ha vissuto per cinquanta anni, ora in parte adibita a museo, sita in località Sant'Agata, nel comune di Villanova sull'Arda;

   a causa dell'impossibilità di risolvere la questione ereditaria sorta nel 2001 tra gli eredi del compositore, la villa sarà venduta all'asta, con il rischio che vada perduto un bene di valore inestimabile sotto il profilo storico e culturale;

   nelle more, la normativa impone un vincolo di visitabilità del bene, che si trova per ora posto in capo al tribunale e rispetto al quale si attende di conoscere con quali modalità sarà garantito;

   l'unica soluzione idonea percorribile è l'esercizio del diritto di prelazione che la legge riserva allo Stato in questi casi, permettendo l'acquisizione della casa museo e la continuazione della fruizione dei suoi spazi per i visitatori –:

   in che modo intenda garantire la salvaguardia di Villa Verdi e il suo immenso valore storico e culturale.
(3-00021)

(Presentata il 15 novembre 2022)

   FRANCESCO SILVESTRI, CONTE, SANTILLO, BALDINO, AURIEMMA, CAPPELLETTI, FENU, AIELLO, ALIFANO, AMATO, APPENDINO, ASCARI, BARZOTTI, BRUNO, CAFIERO DE RAHO, CANTONE, CARAMIELLO, CARMINA, CAROTENUTO, CASO, CHERCHI, ALFONSO COLUCCI, SERGIO COSTA, DELL'OLIO, DI LAURO, DONNO, D'ORSO, FEDE, ILARIA FONTANA, GIULIANO, GUBITOSA, IARIA, L'ABBATE, LOMUTI, LOVECCHIO, MORFINO, ONORI, ORRICO, PAVANELLI, PELLEGRINI, PENZA, QUARTINI, RAFFA, MARIANNA RICCIARDI, RICCARDO RICCIARDI, SCERRA, SCUTELLÀ, SPORTIELLO, TODDE, TORTO, TRAVERSI e TUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   l'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto «decreto rilancio», con riferimento al cosiddetto superbonus, ha introdotto la possibilità di usufruire di alcune agevolazioni fiscali in materia edilizia e di efficientamento energetico sotto forma di sconti sui corrispettivi, ovvero prevedendo la facoltà per il beneficiario della detrazione di cedere il credito a un soggetto terzo che diviene titolare del credito di imposta, comprese banche e intermediari finanziari, in deroga alle disposizioni sulla cedibilità dei crediti;

   la cessione del credito nei termini indicati si è rivelato uno strumento fondamentale per consentire il rilancio del settore edilizio, in linea con l'esigenza di scongiurare un ulteriore consumo di suolo e di incrementare il livello di efficienza energetica degli edifici, considerata, anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come l'Italia che dispone di un parco edifici con oltre il 60 per cento dello stock superiore a 45 anni;

   i dati sul superbonus forniti da Ance registrano un investimento nel settore superiore al 20 per cento nel 2021 e al 12 per cento nel 2022. Purtroppo, gli stessi dati mostrano, per il 2023, un decremento degli investimenti, imputabile anche all'incertezza normativa dovuta ai numerosi provvedimenti medio tempore intervenuti sul meccanismo della cessione del credito, rallentandone la portata applicativa;

   in tale contesto, suscita particolare preoccupazione la nota di Poste italiane del 7 novembre 2022, dalla quale si apprende che il servizio di acquisto dei crediti di imposta «è sospeso per l'apertura di nuove pratiche», con ciò uniformandosi a una soluzione già adottata dai principali istituti di credito;

   considerata la gravità della situazione, è di questi giorni la richiesta al Governo, avanzata anche da Abi e Ance, di una misura tempestiva e di carattere straordinario volta a consentire agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto, compensando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24 con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per rimuovere gli ostacoli che limitano l'accesso alla detrazione fiscale del cosiddetto superbonus nella forma della cessione del credito, anche per i profili inerenti alla responsabilità del cessionario, avviando un'interlocuzione con gli istituti di credito e gli intermediari finanziari, nonché con le società controllate o partecipate dallo Stato, al fine di pervenire ad una soluzione che consenta di riavviare e consolidare il processo di acquisto e cessione dei crediti fiscali.
(3-00022)

(Presentata il 15 novembre 2022)