TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 693 di Venerdì 13 maggio 2022

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   con la legge n. 205 del 27 dicembre 2017 (articolo 1, commi da 4 a 10) è stato previsto che nei contratti di fornitura di energia elettrica, gas e servizio idrico il diritto al corrispettivo si prescriva in due anni, limitandone l'ambito di applicazione alle sole fatture con scadenza successiva al 1° marzo 2018 per il settore elettrico, al 1° gennaio 2019 per il settore gas e al 1° gennaio 2020 per settore idrico;

   a decorrere dal 1° gennaio 2020 la parte della norma che consentiva di dar rilevanza alla responsabilità dell'utente è stata abrogata (articolo 1, comma 295, della legge 27 dicembre 2019, n. 160) con la conseguenza che, per luce, acqua e gas, attualmente non è più possibile applicare il termine di prescrizione quinquennale;

   a seguito di tali previsioni sussistono una serie di interventi regolatori dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) che, a tutela dell'utente finale, ha imposto regole precise agli operatori del mercato. Con le delibere 13 novembre 2018 569/2018/R/com e 17 dicembre 2019 547/2019/R/idr è stato identificato il perimetro nell'ambito del quale si applicano gli interventi di rafforzamento delle tutele, si sono definiti gli obblighi informativi da parte dei venditori e le forme di presentazione e gestione di eventuali reclami dei clienti finali;

   il 3 maggio 2022, in sede di audizione presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha riferito come in circa 3.000 tra i comuni che ancora forniscono i servizi di erogazioni dell'energia e dell'acqua attraverso gestione diretta, ancora non sia riconosciuta la prescrizione biennale dei corrispettivi non esatti e pertanto si continuino ad addebitare illecitamente oneri prescritti alle famiglie, cosa che risulta ancor più grave in un momento come questo in cui si registra una crescita esponenziale degli oneri tariffari –:

   se il Governo non intenda intervenire al più presto e utilizzando tutti gli strumenti di informazione e dissuasione più efficaci a sua disposizione per porre subito rimedio a questa situazione e adottare le iniziative di competenza per bloccare l'invio di fatturazioni per consumi prescritti agli utenti da parte di questi comuni.
(2-01509) «Baldelli, Squeri, Battilocchio, D'Attis».

(10 maggio 2022)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente – Arera ha adottato con delibera 3 agosto 2021 il «Metodo tariffario rifiuti (MTR-2) per il secondo periodo regolatorio 2022-2025»;

   l'MTR-2 prevede che le regioni prive di un gestore integrato individuino quali impianti di trattamento dei rifiuti debbano essere considerati come impianti di chiusura del ciclo «minimi»;

   ad oggi a quanto consta solo una parte delle regioni hanno soddisfatto tale previsione, creandosi così una situazione del tutto disomogenea sul territorio nazionale;

   delle regioni che hanno ottemperato, solo Puglia, Sicilia, Campania, Liguria, Umbria e Friuli Venezia Giulia hanno individuato impianti «minimi», mentre le altre hanno qualificato tutti gli impianti privati come «aggiuntivi»;

   quindi, per quanto riguarda il Sud Italia, in cui tutte le regioni sono accomunate da una insufficiente capacità impiantistica, solo la Puglia, la Campania e la Sicilia hanno individuato gli impianti «minimi»;

   in relazione agli impianti definiti «minimi», l'MTR-2 prevede un regime amministrato a tariffa regolata;

   il criterio di calcolo della tariffa al «cancello» prende a riferimento i costi di esercizio dell'anno 2020 (due anni fa), costi che non tengono in alcun modo conto dei vertiginosi aumenti del costo della forza motrice in termini di energia, gas, carburante, materie prime e più in generale di molti beni e servizi (ad esempio i pezzi di ricambio e i materiali di consumo) necessari per l'esercizio degli impianti di trattamento dei rifiuti, aumenti verificatisi negli ultimi mesi ed esasperati dal conflitto bellico in Ucraina;

   l'applicazione nel 2022 di tariffe determinate sulla base dei costi del 2020 sta costringendo i gestori privati degli impianti individuati come «minimi» ad operare in condizioni non sostenibili, con il concreto e imminente rischio di chiusure aziendali con pesanti ripercussioni occupazionali e con la conseguente interruzione del servizio di ritiro e trattamento dei rifiuti;

   si è, quindi, venuta a creare una situazione per la quale, nelle (poche) regioni che hanno provveduto ad individuare gli impianti «minimi», detti impianti sono costretti ad operare con una tariffa del tutto insufficiente a coprire i costi di gestione e a trattare i rifiuti regionali imposti dall'autorità pubblica, mentre nelle (molte) regioni che ancora non si sono attivate in tal senso gli impianti di trattamento dei rifiuti possono continuare ad operare secondo le dinamiche del mercato, senza limitazioni quantitative e territoriali (i rifiuti possono circolare su tutto il territorio nazionale), con una evidente alterazione delle dinamiche concorrenziali tra le imprese;

   la situazione appare ancor più grave se riferita al solo Sud Italia, in cui a fronte di una situazione di partenza caratterizzata in tutte le regioni da carenze impiantistiche, i soli impianti penalizzati sono quelli della regione Puglia, della Campania e della regione Sicilia, uniche regioni dell'area che si sono attivate individuando gli impianti «minimi» –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in concreto, e con quali tempi, in merito ai fatti esposti in premessa, al fine di ridurre l'imminente rischio di chiusure aziendali con le inevitabili gravi ripercussioni occupazionali e la conseguente interruzione del servizio di ritiro e trattamento dei rifiuti.
(2-01513) «Cassese, Masi, Galizia, Gagnarli, Pignatone, Cillis, Maglione, L'Abbate, Cadeddu, Gallinella, Parentela, Aresta, Ruggiero, Bilotti, Alberto Manca, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Orrico, Palmisano, Perconti, Sut, Daga, Deiana, Di Lauro, D'Ippolito, Federico, Maraia, Traversi, Micillo».

(10 maggio 2022)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   da ormai diversi anni, ed in particolare nel territorio di Maglie e Casarano, comuni nella provincia di Lecce, numerosi lavoratori prestano la propria attività in favore di società operanti nel settore dei call center;

   prescindendo da tutte le doglianze che i lavoratori ad oggi esprimono, è stata sollevata una seria problematica relativa al repentino mutamento della ragione sociale dei soggetti giuridici operanti nelle singole sedi e che di volta in volta subentrano quali datori di lavoro. Questo repentino susseguirsi di società ha comportato come danno più evidente in capo ai lavoratori l'omesso versamento della contribuzione relativa a diversi periodi lavorativi;

   alcuni dipendenti si vedevano respingere la domanda di indennità di disoccupazione, poiché l'azienda non aveva versato i contributi necessari per la concessione della prestazione;

   a tal proposito, in relazione a quanto sopra descritto, in data 18 marzo 2021 veniva inoltrata a mezzo Pec all'Inps Lecce, direzione provinciale ed agenzia di Casarano e Maglie, formale richiesta di chiarimenti in ordine all'omesso versamento della contribuzione relativa a diversi periodi lavorativi, da parte delle società di seguito indicate e formale istanza di accesso agli atti alle sedi Inps di Cuneo, Roma e Napoli, al fine di effettuare un controllo sul regolare versamento della contribuzione dei dipendenti delle seguenti società che hanno operato ed operano sui siti di Maglie e Casarano:

    a) Progetto Vendita (P. Iva 04895130963) viale Jenner, 55 20159 Milano;

    b) Power Selling S.r.l. (P. Iva 14457371004) viale Prassilla, 6 0012 Roma;

   la richiesta di cui sopra veniva riscontrata, con nota del 31 marzo 2021, solo dall'Inps di Casarano (Lecce) con la quale si comunicava che le suindicate aziende, inquadrate come call center, presentavano un rilevante numero di collaboratori iscritti alla gestione separata Inps;

   le sedi Inps interpellate e territorialmente competenti in base alla cosiddetta gestione separata asserivano di non poter fornire adeguato riscontro, poiché il soggetto richiedente non era qualificato all'ostensione degli atti ex lege n. 241 del 1991;

   è necessario e urgente un approfondimento della vicenda poiché le predette società hanno tra loro una continuità aziendale, considerato principalmente il passaggio tra le stesse dei medesimi dipendenti ed in alcuni casi medesimo consulente, per cui tali elementi propendono per un disegno volto ad eludere gli obblighi contributivi, vieppiù alla luce della schematica e preordinata chiusura aziendale allo scadere dei termini per il versamento degli oneri contributivi;

   ad avviso degli interpellanti si tratterebbe, perlopiù, di aziende apparentemente estranee tra loro ma in realtà collegate che avrebbero creato un intricato sistema di scatole cinesi e società «cartiere»;

   tra l'altro, la frammentazione della competenza a livello territoriale delle individuate sedi Inps, finalizzata al recupero dei crediti contributivi, rende difficoltoso il buon esito dell'azione di recupero stessa anche per la Guardia di finanza del capoluogo leccese investita dal primo firmatario del presente atto e da numerosi dipendenti, con numerosi esposti, al fine di fare chiarezza sulla vicenda ed interrompere un sistema ormai rodato volto ad eludere gli obblighi contributivi previdenziali ed assistenziali –:

   in considerazione di quanto esposto, data la gravità dei fatti se così fossero accertati, quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere per verificare la regolarità contributiva delle predette aziende e il numero totale dei dipendenti aziendali suddivisi tra lavoratori subordinati a tempo determinato o indeterminato, parasubordinati ed altre forme di rapporto contrattuali, alla luce di un fenomeno quello dello sfruttamento del lavoro di telemarketing da parte di aziende spesso fittizie, tramite il sistema delle cosiddette scatole cinesi, finalizzato all'omesso versamento di contributi previdenziali ed assistenziali.
(2-01504) «Donno, Invidia, Torto, Manzo, Faro, Flati, Gallo, Lovecchio, Misiti, Gubitosa, Buompane, Adelizzi, Davide Aiello, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci, Cancelleri, Caso, Scerra, Currò, Alemanno, Grimaldi, Gabriele Lorenzoni, Martinciglio».

(3 maggio 2015)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   il conflitto in Ucraina, stando alle denunce di alcune associazioni di consumatori, tra cui Assoutenti, sta aggravando gli effetti sui prezzi al dettaglio in Italia, già in rialzo con la pandemia, in particolare su alcuni beni di largo consumo come pasta, pane e olio di semi;

   l'Ucraina e la Russia rappresentano l'80 per cento delle esportazioni mondiali di olio di semi di girasole e il blocco delle importazioni si sta riflettendo sui prezzi ai consumatori attraverso rincari record su tutto il territorio nazionale;

   la citata associazione, sulla base degli ultimi dati forniti dal Ministero dello sviluppo economico ha stilato la classifica delle città dove, a oggi, si sono registrati i maggiori incrementi sui listini al dettaglio dei prodotti sopra indicati. Per quanto riguarda la pasta, ad esempio, la città più colpita sembra Messina, che in soli due mesi ha registrato un aumento dei prezzi del +13 per cento;

   sul pane la situazione non è migliore: a Cremona tra gennaio e marzo il prezzo al chilogrammo è aumentato del +12,2 per cento, a Cosenza del +8,7 per cento, e incrementi superiori al 6 per cento si registrano a Terni, Belluno, Lecco, Lodi;

   ovviamente, il rincaro riguarda anche tutti quei beni realizzati con queste materie prime, portando così a un generale rialzo dei prezzi della spesa che inciderà in modo pesante a fine anno sul bilancio delle famiglie italiane, già fortemente colpite in quest'ultimi anni dagli effetti recessivi dell'emergenza pandemica;

   in tale contesto, risulta opportuno scongiurare il rischio di qualsiasi tipo di speculazioni di mercato e vigilare che qualsiasi aumento sia effettivamente giustificato e riconducibile alla contingenza della guerra;

   l'eventualità della speculazione si è già paventata con l'aumento dei prezzi di carburante, gas ed energia elettrica che ha investito tutto il Paese al solo annuncio del possibile conflitto, tanto che la procura di Roma ha aperto un'inchiesta sulla questione –:

   se i Ministri interpellati, per quanto di competenza, una volta accertate, tramite il Garante per la sorveglianza dei prezzi, le possibili distorsioni o speculazioni di mercato, non intendano adottare iniziative volte a bloccare, nell'immediato futuro, l'incremento ingiustificato dei listini relativi ai beni alimentari primari di largo consumo e dei loro derivati;

   quali iniziative si intendano adottare per ristorare e proteggere i consumatori, nello specifico le famiglie meno abbienti, dall'aumento spropositato dei prezzi, con particolare riferimento a quelle città maggiormente colpite dal rialzo, comprese nell'elenco stilato da Assoutenti, come evidenziato in premessa.
(2-01510) «D'Uva, Alaimo, Ascari, Baldino, Barbuto, Bella, Berti, Bruno, Businarolo, Luciano Cantone, Carinelli, Cataldi, Maurizio Cattoi, Cimino, Corneli, D'Arrando, De Carlo, De Lorenzis, Del Grosso, Del Monaco, Del Sesto, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, D'Orso, Emiliozzi, Fantinati, Ficara, Frusone, Giordano».

(10 maggio 2022)