TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 681 di Venerdì 22 aprile 2022

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato il 23 febbraio 2022 sulla testata on line «Corriere della Calabria», intitolato «La lunga (e faticosa) strada verso la “rivoluzione” della sanità in Calabria», il giornalista Emiliano Morrone ha riportato delle dichiarazioni pubbliche del Ministro della salute, Roberto Speranza, secondo cui, «insieme alle nuove risorse dovremo mettere in campo alcune riforme e non vi è alcun dubbio che la riforma prioritaria per me è la riforma del territorio, dell'assistenza territoriale, quella che volgarmente viene chiamata DM 71»;

   nello stesso articolo è presente altra dichiarazione del Ministro Speranza, che si è detto «pronto a un confronto con i soggetti sociali, con gli ordini professionali, chiaramente con le regioni, che sono parte rilevante dell'organizzazione sanitaria nel nostro Paese, per arrivare, come da impegni, anche ad una riforma del DM 70», cioè il decreto ministeriale, del 2015, sugli standard ospedalieri;

   ancora, nell'articolo succitato, per quanto riguarda il Fondo sanitario nazionale si riporta che nella legge di bilancio per il 2022, ha detto il Ministro Speranza, «arriviamo a 124 miliardi e ci impegniamo ad arrivare a 128 nel 2024», mentre, a parte, ha aggiunto il Ministro, «ci sono chiaramente 20 miliardi del Pnrr»;

   ancora, nell'articolo in parola si virgoletta una dichiarazione del dottor Tullio Laino, ivi indicato come già vicedirettore sanitario dell'ospedale di Paola-Cetraro, secondo il quale «come il resto del Mezzogiorno, la Calabria risente del criterio vigente di ripartizione del Fondo sanitario, basato sul calcolo della popolazione pesata piuttosto che sui dati epidemiologici delle singole regioni e sugli indicatori di deprivazione e povertà sociale»;

   Laino ha aggiunto che, «pertanto, dal '99 ad oggi, la regione ha ricevuto trasferimenti inferiori di circa 150 milioni all'anno, rispetto al corrispondente fabbisogno di cure»;

   secondo il Ministro Speranza, si legge nell'articolo sopracitato, «arriveranno 625 milioni in più dalla commissione Ue per un piano operativo per la sanità del Mezzogiorno, che impiegheremo per medicina di genere, povertà sanitaria e screening oncologici al Sud»;

   ivi si legge ancora che, per quanto specificato dal Ministro Speranza, il Piano nazionale salute per il Sud interesserà «le 7 regioni del Mezzogiorno che sperimentano a vario titolo maggiori difficoltà organizzative dei servizi sanitari e che, per alcuni livelli essenziali di assistenza, non riescono ad assicurare la piena erogazione delle prestazioni, specie nei confronti delle fasce di, popolazione vulnerabili»;

   a tale ultimo riguardo e con riferimento alla Calabria, regione del Sud, nel suo articolo, Morrone ha scritto: «I quasi dodici anni di commissariamento della Sanità calabrese hanno determinato effetti molto gravi, anche per causa dei vari avvicendamenti alla guida del Piano di rientro dal disavanzo sanitario e ai vertici delle 9 aziende del Ssr. Decretata nel 2010, la chiusura di una ventina dei circa 60 ospedali della Calabria ha comportato, insieme al lungo blocco del turnover del personale sanitario, una crisi assistenziale progressiva, legata al mancato sviluppo dei servizi territoriali; alla diffusa carenza di medici di base; allo scarso collegamento fra ospedali e distretti; all'insufficienza della prevenzione; all'inadeguatezza delle reti predisposte; alla penuria cronica di profili con capacità organizzative e gestionali; all'esiguità delle risorse umane in un contesto segnato dalla dipendenza politica di diversi dirigenti, talvolta perfino interni alle vicende elettorali»;

   il predetto giornalista ha poi sintetizzato il quadro, scrivendo: «Nel tempo l'organizzazione sanitaria è cambiata, nella Carta costituzionale è entrato il pareggio di bilancio e il sistema è stato modellato sull'esigenza di contenere i costi, razionalizzare i servizi e mantenere gli equilibri finanziari. Soprattutto in Calabria, a causa delle limitazioni imposte dal Piano di rientro, ciò ha prodotto lo smantellamento di reparti ospedalieri e ambulatori territoriali, con la conseguenza di lasciare intere aree senza assistenza di base, specie nelle zone montane e disagiate»;

   in altro articolo del giornalista Morrone, pubblicato in data 2 marzo 2022 e sempre su Corriere della Calabria, si legge, con riferimento alla regione Calabria, che «il problema più sentito resta il potenziamento dell'assistenza territoriale con i soldi del Pnrr», in quanto, secondo un importante tecnico del settore, «i finanziamenti europei vengono dati per stati di avanzamento, per cui si rischierà, se saranno spesi male, di doverli restituire, di creare cattedrali nel deserto come quelle che già esistono in Calabria»;

   ivi si riporta che Francesco Esposito, segretario nazionale della Federazione italiana sindacale medici Uniti-Fismu, ha ammonito che, nel merito, «manca una visione complessiva», «si prosegue con la logica dell'improvvisazione» e «siamo alle solite», in quanto «si paventa la riapertura dei piccoli ospedali, ancora una volta con un'impostazione populista, invece di dire, con onestà, che queste strutture vanno riconvertite, altrimenti rappresentano un pericolo per i pazienti»;

   ivi si riporta anche la posizione del deputato Antonio Viscomi, capogruppo del Pd in commissione Lavoro, che sulla riorganizzazione dell'assistenza territoriale ha auspicato «un patto sociale forte tra tutti i portatori di interesse, professionali e istituzionali»;

   ancora, ivi si legge che «l'assistenza territoriale è piuttosto sofferente in tutta l'Italia, ma in Calabria presenta criticità più accentuate, sia per la carenza di personale e di strumenti operativi, sia perché scollegata dalla rete ospedaliera»;

   ivi si aggiunge che «con il Pnrr, il Ministro della salute, Roberto Speranza, tenta di dare – insieme al commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, Roberto Occhiuto – una risposta al bisogno di salute e all'esigenza di alleggerire i carichi degli ospedali»; ivi si avverte, però, che «va considerata la questione degli standard assistenziali, che non possono essere uniformi per tutto il territorio nazionale, sul presupposto logico che andrebbero favorite le regioni più svantaggiate in termini di viabilità, rigidità climatiche, deprivazione sanitaria, maggiore incidenza di patologie croniche, povertà e vulnerabilità sociale» –:

   se il Ministro della salute non ritenga di dover adottare iniziative per promuovere l'inserimento, nei nuovi succitati decreti sull'assistenza ospedaliera e sull'assistenza territoriale, di criteri che, ai fini della definizione dei rispettivi standard e nell'ottica di garantire il diritto alla salute in maniera uniforme e completa, tengano conto delle aree regionali svantaggiate in termini di viabilità, rigidità climatiche, deprivazione sanitaria, maggiore incidenza di patologie croniche, povertà e vulnerabilità sociale.
(2-01479) «Sapia, Schullian».

(5 aprile 2022)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   la fine dello stato di emergenza fissato al 31 marzo 2022, ha comportato sin dal 1° aprile una serie di modifiche ai protocolli di sicurezza, anche nelle scuole, con alcune misure poco chiare soprattutto in riferimento alle mansioni che avranno i docenti non ancora in regola con la vaccinazione;

   nella circolare ministeriale n. 620 del 28 marzo 2022, emanata dal Ministro dell'istruzione per chiarire i punti ancora poco chiari delle nuove disposizioni previste, si ribadisce che fermo restante l'obbligo di esibire fino al 30 aprile 2022 il green pass base, il personale docente ed educativo che rifiuta di vaccinarsi, dovrà essere utilizzato in attività non d'insegnamento come la programmazione, la progettazione, la ricerca, la valutazione, la documentazione, l'aggiornamento e la formazione;

   è evidente che sarà difficile nelle scuole individuare mansioni che consentano ai docenti di non venire a contatto con gli alunni, con il serio rischio di chiuderli in locali non idonei e con compiti che non rientrano nel loro profilo professionale;

   per la sostituzione dei docenti sospesi, il dirigente scolastico è stato autorizzato a stipulare contratti a tempo determinato con clausola di risoluzione di diritto nel momento in cui cessa la sospensione; tale disposizione comporterà, inevitabilmente, che gli oneri per pagare i supplenti che coprono le cattedre del personale docente utilizzato in altri compiti saranno sottratti alle risorse contrattuali destinate alla valorizzazione dei docenti, senza tener conto che tali risorse sono già state oggetto di programmazione didattica e di contrattazione, e dunque già impegnate per altre attività;

   nello specifico, a detti oneri si provvede mediante una riduzione del «Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione» e mediante una riduzione, della sezione relativa alla valorizzazione della professionalità dei docenti delle istituzioni scolastiche statali (sezione istituita nell'ambito del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa) –:

   quali siano, nello specifico, i progetti a cui saranno destinati i docenti non vaccinati, quali siano le misure economiche previste a compensazione dei costi aggiuntivi dovuti alla sovrapposizione del personale docente supplente assunto in servizio, e soprattutto in che modo si intenda garantire un'adeguata separazione degli ambienti tra studenti e docenti non vaccinati.
(2-01481) «Lollobrigida, Frassinetti, Bucalo, Lucaselli».

(5 aprile 2022)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:

   l'Istituto statale per sordi di Roma (Issr), fondato nel 1784, è stata la prima scuola per sordi in Italia e costituisce un polo statale di eccellenza sulla sordità nell'intero territorio nazionale;

   nel 1997 la «legge Bassanini» ha disposto (articolo 21, comma 10) che gli «Istituti a carattere atipico», fra cui l'Issr, dovessero essere trasformati in «enti finalizzati al supporto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche», riordino da effettuarsi con regolamento governativo (articolo 67 del decreto legislativo n. 297 del 1994; articolo 17 della legge n. 400 del 1988);

   successivamente, la legge n. 69 del 2000 (articolo 1, commi 1 e 2, richiamandosi al Fondo di cui alla legge n. 440 del 1997) e la direttiva del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 56 del 10 giugno 2005 (articolo 4, lettera «f») hanno definito in oltre 6 milioni di euro il finanziamento destinato agli istituti atipici menzionati dall'articolo 21, comma 10, della legge n. 59 del 1997;

   oggi sono rimasti attivi l'istituto «Romagnoli» per ciechi e l'istituto statale per sordi di Roma, quest'ultimo oggetto della presente interrogazione;

   nella direzione della riforma degli Istituti atipici, nel 2000 il decreto n. 46152 del provveditore agli studi di Roma ha distaccato le scuole dall'Issr e, contestualmente, il Ministero dell'istruzione ha nominato un presidente del consiglio di amministrazione (2000-2007) e successivamente un commissario straordinario (decreto ministeriale 23 ottobre 2007);

   l'erogazione dei finanziamenti doveva avvenire a partire dall'insediamento dei nuovi organi di gestione definiti mediante il regolamento; tuttavia, poiché quest'ultimo non ha mai perfezionato il proprio iter, l'Issr dal 2009 si è trovato privo di qualsiasi contributo ordinario o straordinario, fatta eccezione per un finanziamento di 1.000.000 di euro corrisposto dal Ministero dell'istruzione nel 2017-2018 (attuazione del decreto-legge n. 91 del 2017, convertito dalla legge n. 123 del 2017);

   in questo stallo burocratico, l'Issr rispondendo alle richieste provenienti da migliaia di persone sorde, dai loro familiari e dagli operatori del terzo settore ha continuato a offrire gratuitamente le sue competenze altamente specialistiche sul deficit uditivo, operando come centro di servizi, consulenza, informazione, documentazione e progettazione sulla sordità. Tali attività sono portate avanti da 20 lavoratori precari storici, 8 dei quali sordi o con altre disabilità;

   da anni l'Issr reitera istanze al Ministero dell'istruzione per promuovere la trasformazione dell'Ente e ricevere adeguati finanziamenti, ma a oggi non è stata ancora individuata una soluzione, nonostante il 21 marzo 2018 il Ministero abbia qualificato l'istituto come un «Polo di eccellenza sulla sordità nell'intero territorio nazionale» e un «punto di riferimento per i membri della comunità sorda italiana, gli insegnanti, (...) le famiglie, (...) gli operatori in genere, le scuole (...) e tutti coloro che conducono studi nell'ambito della sordità, rispondendo a domande e bisogni che riguardano l'intero territorio nazionale»;

   attualmente l'Issr versa in condizioni drammatiche non riuscendo ad assolvere agli oneri retributivi e contributivi verso i propri lavoratori, a provvedere al pagamento delle utenze, all'accensione dell'impianto di riscaldamento e alla realizzazione di opere indispensabili per la manutenzione di un edificio storico;

   senza interventi rapidi e significativi la chiusura dell'Issr appare imminente e ciò sarebbe a danno dei suoi lavoratori, delle numerose persone che beneficiano dei suoi servizi e di realtà ospitate all'interno del palazzo: un asilo nido Montessori, la scuola dell'infanzia e primaria dell'istituto d'istruzione specializzata per sordi «A. Magarotto», numerose associazioni di sordi, l'istituto di scienze e tecnologia della cognizione (Cnr) –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per:

    a) prevedere con urgenza un congruo finanziamento che scongiuri la chiusura di un'istituzione statale di eccellenza sulla sordità con oltre 200 anni di storia;

    b) riprendere il lavoro per l'emanazione del regolamento di riordino dell'Ente che consentirebbe la dotazione di finanziamenti ordinari e di una pianta organica, permettendo anche la stabilizzazione dei lavoratori precari, così come previsto dalla «Riforma Madia» (articolo 20, comma 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017).
(2-01496) «Bella, Tuzi, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Spadafora, Vacca, Valente, Melicchio, D'Orso, D'Uva, Frusone, Gagnarli, Giordano, Invidia, Iovino, Licatini, Maglione, Mammì, Alberto Manca, Marzana, Nappi, Pallini, Parentela, Penna, Pignatone, Roberto Rossini, Ruggiero, Salafia, Scutellà».

(19 aprile 2022)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2022, «Individuazione delle opere destinate alla difesa nazionale», individua l'intervento infrastrutturale per la realizzazione della sede del gruppo intervento speciale, del 1° reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania» e del Centro cinofili, in Pisa, area Coltano, quale opera destinata alla difesa nazionale; tale struttura (base) verrà finanziata con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con procedure semplificate ed eccezionali in deroga a norme tali da eliminare dal processo decisionale l'ascolto del territorio e dei cittadini;

   il rapporto dell'European Network Against Arms Trade e del Transnational Institute rivela come i programmi di difesa dell'Unione europea siano inficiati da conflitti d'interesse e siano al di sotto degli standard etici. Il territorio della provincia di Pisa è soggetto a gravi fenomeni di infiltrazione mafiosa: si ricorda il caso «Keu», per cui la direzione distrettuale antimafia di Firenze ha posto in arresto 23 persone nell'ambito di presunte infiltrazioni della 'ndrangheta in Toscana relativo all'illecito smaltimento dei rifiuti delle concerie di Santa Croce sull'Arno a Pisa. La gestione del Pnrr passa attraverso «semplificazioni» che potrebbero ad avviso degli interpellanti potenzialmente lasciare spazio a fenomeni corruttivi, preoccupazione tutt'altro che infondata date le premesse relative alle infiltrazioni sul territorio della criminalità organizzata;

   la superficie interessata copre 73 ettari e si trova integralmente all'interno di un'area protetta regionale, il Parco regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, area le cui valenze naturalistiche e paesaggistiche sarebbero irrimediabilmente intaccate dalla realizzazione della nuova infrastruttura, che peraltro mostra esigenze inconciliabili con gli obiettivi dell'ente parco. Sarebbe sconosciuto anche l'ammontare complessivo dell'infrastruttura;

   da relazione istruttoria dell'Ente parco regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli per la conclusione di richiesta di parere preliminare da parte di regione Toscana – Co.mi.par. si apprende, che il progetto prevede 445.189,5 metri cubi di cemento per una superficie del lotto 729.340 metri quadrati. Sono inoltre previste sistemazioni esterne all'area: recinzioni, parcheggi, opere di urbanizzazione primaria. La relazione istruttoria evidenzia come non siano ammessi cambi di destinazione d'uso di nessun genere;

   il gruppo consiliare del comune di Pisa «Diritti in comune» ha scritto al presidente e al direttore del Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli per sapere, tra l'altro, se, anche in caso di parere negativo, l'infrastruttura sia destinata a essere realizzata ugualmente; lo stesso gruppo consiliare ha scritto anche agli uffici comunali per sapere quale sia l'area in cui si prevede esattamente di realizzare questa infrastruttura, chi siano i proprietari di queste aree e se il comune ne possieda o meno una parte; «Diritti in comune» ha presentato una interpellanza in consiglio comunale per aprire una discussione pubblica;

   l'integrità e la salute del territorio costituiscono il primo cardine della difesa del nostro Paese e il territorio di Pisa è già parzialmente militarizzato (si vedano Camp Darby e l'hub militare realizzato negli anni scorsi nell'aeroporto militare di Pisa); i passaggi procedurali che hanno portato alla definizione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2022 suddetto sono stati poco noti per quasi un anno –:

   quando il Ministero della difesa abbia individuato l'area per la realizzazione della base, a quando risalga il progetto e se si intenda rendere nota tutta la documentazione;

   quali siano le ragioni per le quali è stata scelta l'area di Coltano e, in particolare, se la scelta non sia determinata anche da ragioni di connessione con altre infrastrutture militari; in tal caso, quali siano tali infrastrutture e in che modo si preveda che saranno connesse;

   se trovi conferma il fatto che con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza si finanziano strutture militari in Italia, compresa quella descritta in premessa, quali siano tali strutture, dove saranno dislocate e quali siano i relativi dettagli progettuali;

   quali siano il quadro economico e l'ammontare complessivo del progetto di base a Coltano;

   quale sia l'iter autorizzativo che riguarda la base, se siano stati acquisiti i pareri degli enti interessati, quali siano tali enti e quale orientamento abbiano espresso.
(2-01494) «Ehm, Maniero, Raduzzi, Forciniti, Corda, Giuliodori, Vallascas, Cabras, Termini, Fioramonti, Muroni, Fratoianni, Sarli, Benedetti, Villarosa, Paxia, Costanzo, Piera Aiello, Vianello, Spessotto, Suriano, Romaniello, Tasso, Menga, Dori, Sodano, Colletti, Giannone, Fassina, Scanu, Massimo Enrico Baroni, Siragusa».

(19 aprile 2022)