TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 599 di Venerdì 19 novembre 2021

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   dal 22 al 26 ottobre 2021 si è abbattuta una vera e propria catastrofe naturale sulla parte orientale della Sicilia. In particolare, la zona del catanese e la città stessa di Catania sono state teatro di eventi tragici, a seguito prima di una violenta alluvione e poi del ciclone Apollo, che ha flagellato la costa orientale;

   stando ai dati raccolti dal Sias, Servizio informativo agrometeorologico siciliano, sul centro di Catania si è riversata un'enorme quantità di acqua, con picchi che hanno superato i 200 mm di pioggia nelle 24 ore, mentre nell'hinterland sono state toccate punte di intensità maggiori di 400 mm nell'arco di una sola giornata;

   la conta dei danni provocati al comparto agricolo è in corso in queste ore, ma è sotto gli occhi di tutti una realtà di ettari di terreni coltivati a verdure e ortaggi allagati e impossibilitati alla semina, di agrumeti devastati e di interruzione della raccolta di olive proprio nel periodo di maturazione;

   a ciò si aggiungono i danni alle infrastrutture e alle proprietà private, e la drammatica perdita di vite umane: conseguenze pesanti che ancora una volta l'isola è costretta a sopportare, insieme alle frequenti eruzioni vulcaniche e ad altre alluvioni, come quella verificatasi nel 2018, per la quale gli agricoltori erano stati compensati, salvo poi subire il taglio dell'80 per cento dei fondi destinati alla copertura dei danni e i ritardi nell'erogazione della parte restante;

   nel solo mese di ottobre 2021, la Sicilia era già stata interessata da altri due eventi catastrofici: il tornado che ha colpito Catania il 5 ottobre e l'ondata di maltempo che si è riversata sul fronte occidentale tra Palermo e Trapani il 13 e 14 ottobre;

   la Regione Siciliana, da una prima valutazione di massima, ha quantificato in circa 10 milioni di euro l'ammontare per gli interventi di somma urgenza e indifferibili e in circa 100 milioni di euro quello per gli interventi strutturali di riduzione del rischio; ha inoltre dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza regionale e ha richiesto al Governo la dichiarazione di stato di calamità per 86 comuni, a seguito degli eventi meteorologici estremi occorsi nel mese di ottobre 2021;

   ciò che è accaduto non è più un unicum per la nostra penisola, e si è ormai ben oltre il preludio di un cambiamento climatico in cui fenomeni come le «bombe d'acqua» rappresentavano un'eccezione alla norma, e la tendenza alla tropicalizzazione, con fenomeni violenti anche brevi ma di maggiore intensità e con sfasamenti stagionali, dovrebbe far riflettere sul reale rischio idrogeologico, sull'impatto di tali fenomeni sulla vita dei cittadini e sulle attività produttive, sull'inadeguatezza di una politica prevalentemente di mera gestione dell'emergenza;

   Coldiretti stima che, su tutto il territorio nazionale, i costi dei danni alle infrastrutture nelle campagne e della perdita di raccolti, causati da fenomeni meteorologici estremi, ammontino a circa due miliardi di euro da gennaio 2021 a oggi;

   la Sicilia presenta il 92,3 per cento, dei comuni interessati da rischio di frane e alluvioni: secondo l'ultimo rapporto del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, tra il 2019 e il 2020 in Sicilia si sarebbero degradati e consumati ben 400 ettari di suolo (100 ettari proprio nei pressi di Catania), e in alcune aree, come quella di Gravina di Catania, il 50 per cento del territorio è impermeabilizzato e non vi è quindi alcun freno alle portate violente delle inondazioni. A ciò si aggiungono i gravi ritardi della politica nella realizzazione di opere pubbliche, come il Canale di Gronda, ancora in costruzione dal 1985, che permetterebbe alla città di Catania di smaltire le acque provenienti dal suo hinterland;

   è arrivato il tempo di invertire la rotta dalla politica dell'emergenza alla politica della prevenzione, ci sono i fondi e le competenze; i necessari ingenti investimenti potranno essere ammortizzati da notevoli risparmi nel ristoro ex post dei danni e si potranno creare migliaia di posti di lavoro per i giovani –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per far fronte agli enormi danni causati in Sicilia dagli eventi meteorologici estremi occorsi nel mese di ottobre 2021 e se stia valutando di accogliere la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza da parte della Regione Siciliana;

   se sia previsto lo sblocco dei fondi destinati al ristoro dei danni per le calamità del 2018 e quali nuovi ammortizzatori sociali e misure di sostegno alle imprese si intendano mettere a disposizione dei territori colpiti dagli ultimi eventi, tenuto conto che la città metropolitana di Catania ha già subito gravi danni a causa delle ceneri laviche degli incessanti parossismi dell'Etna nell'anno in corso;

   quale sia lo stato dell'arte riguardante il Piano nazionale di contrasto al dissesto idrogeologico e quale il realistico cronoprogramma per uscire dalla fase di gestione emergenziale e avviare una seria politica di prevenzione, cominciando dalla realizzazione di opere come il Canale di Gronda di Catania, che dopo 36 anni non è ancora stato completato.
(2-01366) «Suriano, Ehm, Sodano, Raduzzi, Menga, Paxia, Sarli, Schullian».

(9 novembre 2021)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   dall'operazione «Mala Pigna», che tre settimane fa ha portato all'esecuzione di 29 misure cautelari, nell'ambito di un'inchiesta sullo smaltimento illegale di rifiuti da parte di aziende legate al clan della 'ndrangheta dei Piromalli, è emerso che residui provenienti dalla lavorazione di metalli e fanghi venivano smaltiti in terreni agricoli da ditte legate alla 'ndrangheta;

   l'attività riguardava lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, anche pericolosi, attraverso attività di interramento nel suolo, su cui sono stati eseguiti accertamenti tecnici da parte di consulenti nominati dalla magistratura;

   alla sede della società «Ecoservizi s.r.l.», ditta di trattamento di rifiuti speciali di natura metallica sita nella zona industriale del comune di Gioia Tauro (Reggio Calabria) e gestita dalla famiglia Delfino, partivano autocarri con il cassone carico di «Car Fluff», un rifiuto di scarto proveniente dal processo di demolizione delle autovetture, e giungevano in terreni agricoli posti a pochi metri di distanza. In tale sito venivano interrati enormi quantitativi di rifiuti, anche a profondità significative. Gli accertamenti eseguiti hanno consentito di individuare anche l'interramento di fanghi provenienti presumibilmente dall'industria meccanica pesante e siderurgica;

   i terreni agricoli, a seguito degli interramenti, risultano gravemente contaminati da sostanze altamente nocive, alcune di esse rilevate sino a valori pari al 6.000 per cento del limite previsto, con il concreto ed attuale pericolo, come hanno sottolineato gli inquirenti, che le sostanze inquinanti possano infiltrarsi ancor più nel sottosuolo, determinando la contaminazione anche della falda acquifera sottostante;

   la filiera dei rifiuti speciali partiva da Gioia Tauro e arrivava fino al nord Italia e all'estero. Intorno vi era una galassia di società fittizie e «pulite» legate alle famiglie della 'ndrangheta dei Delfino e dei Piromalli;

   quello descritto è il quadro che emerge dalla citata operazione «Malapigna», condotta dai Carabinieri forestali, con il coordinamento del procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto Gaetano Paci e dai sostituti della Direzione distrettuale antimafia Giulia Pantano e Paola D'Ambrosio;

   con l'ordinanza di custodia cautelare sono finiti in carcere esponenti di vertice della famiglia mafiosa ma anche imprenditori, avvocati, consulenti, commercialisti ed ingegneri ambientali di riferimento della cosca Piromalli. Sono state poste sotto sequestro cinque società, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Ravenna, Monza Brianza, Brescia e Bergamo;

   oltre all'associazione mafiosa, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha contestato agli indagati il reato di disastro ambientale;

   da evidenziare anche il coinvolgimento dell'ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, anche lui tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Bellini;

   secondo la Direzione distrettuale antimafia, Pittelli aveva instaurato con la 'ndrangheta uno stabile rapporto «sinallagmatico». Questo rapporto, per i pubblici ministeri era «caratterizzato dalla perdurante e reciproca disponibilità». Pittelli avrebbe garantito «la sua generale disponibilità nei confronti del sodalizio a risolvere i più svariati problemi degli associati, sfruttando le enormi potenzialità derivanti dai rapporti del medesimo con importanti esponenti delle istituzioni e della pubblica amministrazione»;

   quanto emerso dalle indagini sta facendo luce sull'esistenza di una vasta rete di infiltrazioni di stampo mafioso all'interno dei fenomeni di smaltimento illegale dei rifiuti;

   tale vicenda va ad associarsi, a riprova dell'attuale stato di disfunzione del tracciamento e della gestione dei rifiuti, che sta aiutando le organizzazioni criminali sia italiane che estere, all'altra recente indagine portata avanti dalla procura della Repubblica di Salerno, che ha fatto luce su di una intensa attività di traffico di rifiuti dalla Campania alla Tunisia. Tale attività ha comprensibilmente suscitato rimostranze da parte dei cittadini tunisini danneggiati da queste pratiche, nonché generato tensione fra il nostro Paese e la Tunisia;

   la suesposta vicenda ebbe inizio nell'autunno del 2019, con la sottoscrizione di un contratto tra l'azienda Sviluppo risorse ambientali, con sede a Polla (SA), e l'azienda tunisina Soreplast, per l'invio in Tunisia di 120.000 tonnellate di rifiuti classificati «non pericolosi». Il primo carico partiva dal porto di Salerno a maggio del 2020, una volta ottenute le autorizzazioni dalla regione Campania;

   a seguito del recepimento del Circular Economy Package (Cep), attraverso il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, è stato eliminato il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri), un sistema che non è mai entrato effettivamente in funzione e che ha rappresentato costi onerosi per le imprese coinvolte e per lo Stato;

   sono, quindi, state poste le basi per la successiva realizzazione di un nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, basato su un dispositivo hardware denominativo Registro elettronico nazionale (Ren). Da quest'ultimo è derivato il Rentri (Registro elettronico nazionale tracciabilità rifiuti) introdotto dal decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116, che prevede un periodo di sperimentazione avviato nel giugno 2021, che vedrà la luce dopo il positivo riscontro ad un periodo di sperimentazione, avviato nel giugno 2021;

   la riforma del sistema di tracciabilità informatica dei rifiuti assolve una serie di funzioni. Tra queste: consentire la trasmissione dei dati da parte di tutti gli operatori; ottenere maggiore omogeneità e fruibilità dei dati; ridurre gli oneri amministrativi e burocratici a carico delle imprese in un'ottica di semplificazione e proporzionalità; garantire l'omogeneità e la fruibilità dei dati, per una maggiore efficacia delle attività di controllo; consentire il miglioramento delle strategie di economia circolare e dell'individuazione dei fabbisogni impiantistici; modificare il sistema sanzionatorio;

   tuttavia, i recenti avvenimenti hanno messo in risalto, ancora una volta, l'esistenza di un vero e proprio canale parallelo dello smaltimento illecito di rifiuti, tuttora non scalfito dai sistemi di monitoraggio e tracciamento introdotti –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di potenziare i sistemi di controllo relativi allo smaltimento di rifiuti, volti a ridurre il rischio di infiltrazioni di stampo mafioso nelle stesse operazioni di trasporto e smaltimento di materiali;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda promuovere al fine di incentivare una gestione il più possibile localizzata dei rifiuti, limitando gli spostamenti degli stessi tra le regioni;

   se il Governo intenda fornire alle regioni precise indicazioni volte a potenziare l'operatività e l'efficacia del Registro elettronico nazionale sulla tracciabilità dei rifiuti.
(2-01369) «Maraia, Daga, D'Ippolito, Deiana, Di Lauro, Licatini, Micillo, Terzoni, Varrica, Traversi, Zolezzi, Ascari, Cataldi, D'Orso, Di Sarno, Giuliano, Saitta, Salafia, Sarti, Scutellà, Carabetta, Chiazzese, Giarrizzo, Palmisano, Perconti, Sut, Aresta, D'Uva, Del Monaco, Frusone, Iovino, Roberto Rossini».

(9 novembre 2021)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   restano per molti incomprensibili le ragioni che stanno inducendo l'Arma dei carabinieri a rinunciare a diverse centinaia di graduati di assoluto valore, addestrati, formati e impiegati per oltre quarant'anni in settori delicati dell'ordine e della sicurezza pubblica;

   il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, codice dell'ordinamento militare, prevede che le pubbliche amministrazioni statali e territoriali possano attingere personale dalle fila della categoria dell'ausiliaria a copertura delle forze in organico;

   l'Arma dei carabinieri, a fronte di una carenza di organico di circa 11.000 unità, rigetta le richieste di molti graduati in ausiliaria di permanere in servizio e di continuare a servire i cittadini, lasciando detti graduati inoccupati, retribuiti a casa;

   all'atto della cessazione del servizio per raggiunti limiti di età o a domanda, i militari che riuniscono i requisiti soggettivi contemplati dalla disciplina di settore possono chiedere di essere collocati nella categoria dell'«ausiliaria», a condizione che manifestino la propria disponibilità a essere richiamati in servizio nella propria o in altra amministrazione statale o territoriale del comune o della provincia di residenza;

   l'istituto in esame costituisce una particolare categoria giuridica del congedo, nella quale il militare è destinato a permanere per un periodo massimo di cinque anni, durante i quali lo Stato può impiegarlo;

   per rendere fruibili tali risorse, i nominativi dei militari interessati vengono annualmente iscritti in appositi ruoli, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, cui le singole amministrazioni statali e territoriali potranno attingere, limitatamente alla copertura delle forze in organico, avanzando al Ministero competente specifica richiesta;

   a fronte della disponibilità ad essere (re)impiegato in servizio, al militare è corrisposta un'indennità pari al 50 per cento dei benefici economici accordati al pari grado in servizio permanente, pur svolgendo le medesime funzioni;

   il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, sulla base delle richieste avanzate dalle autorità di vertice, ha periodicamente inoltrato al Ministero della difesa richiesta di trattenere o richiamare in servizio il proprio personale transitato dal servizio permanente nella categoria dell'ausiliaria, istanze che l'Amministrazione ha accolto sempre al fine di sopperire alla mancanza di personale lamentata anche di recente, il 16 marzo 2021, dal Comandante generale dell'Arma dei carabinieri nel corso dell'audizione presso la Commissione difesa della Camera dei deputati;

   è stato tuttavia preannunciato un cambio di passo, intervenendo con tre circolari nel giro di appena un anno in materia e prevedendo una serie di requisiti sempre più stringenti e selettivi per poter essere richiamati in servizio dall'ausiliaria senza spiegarne le motivazioni;

   oltre ai requisiti soggettivi per ottenere il richiamo in servizio, la richiesta deve rivestire «assoluta eccezionalità, in relazione a stringenti e non altrimenti risolvibili esigenze dell'Amministrazione»; dunque il richiamo:

    1) deve essere funzionale all'interesse dell'Amministrazione;

    2) deve essere eccezionale e assolutamente necessario;

    3) è attuato soltanto per «limitati casi», dettagliatamente motivati, dopo aver accertato l'impossibilità di soddisfare le sopravvenienti esigenze con personale in servizio;

    4) non potrà essere considerato qualora nello stesso reparto sia presente un pari grado in servizio permanente;

   è evidente la necessità di continuare ad attingere uomini dalla categoria dell'ausiliaria di fronte alle criticità di ordine e sicurezza pubblica che vive il Paese; poiché esistono posizioni di impiego vacanti in tutti i reparti, non si può rinunciare ad impiegare un migliaio o poco meno di uomini di lunga e provata esperienza e fortemente motivati;

   il trattenimento rappresenta un dovere dei comandanti per non lasciare risorse inutilizzate;

   il Ministro interpellato, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, dispone annualmente l'eventuale richiamo in servizio del personale segnalato dalle singole amministrazioni, «senza assegni», conservando dunque esso il medesimo trattamento economico di quiescenza già in godimento nella posizione di militare a disposizione per l'impiego;

   rinunciando ad utilizzare tali risorse, si avranno posti di impiego lasciati vacanti da questi stessi uomini che l'Arma si accinge a non occupare che dovranno essere rimpiazzati;

   diverse e opposte sono le scelte fatte da altre Forze di polizia ad ordinamento militare, come la Guardia di finanza, che invoglia i propri dipendenti a proporre domanda affinché possano essere trattenuti in servizio dall'ausiliaria; si ribadisce che ciò che è «eccezionale» e «assolutamente necessario» per alcune forze armate, non lo è per tutte le altre;

   non si può trascurare il pregiudizio economico che subiranno quei militari che si trovano già in ausiliaria, se non verranno richiamati in servizio a fronte di una rinuncia all'atto del congedo di accedere alla categoria della riserva e di fruire, sul piano economico, di un trattamento pensionistico nell'immediato più favorevole: per chi non sarà richiamato, per esempio, non sarà possibile sommare contributi al trattamento pensionistico in godimento o vedersi riliquidato il trattamento di fine servizio per gli anni di servizio prestati in qualità di richiamato –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per consentire l'accesso alla misura del richiamo in ausiliaria a parità di condizioni per tutti i Corpi delle Forze armate al fine di evitare disparità di trattamento.
(2-01371) «Baldini, Marin, Vietina».

(12 novembre 2021)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il 9 ottobre 2021, a Roma, in Piazza del Popolo, si è svolta la manifestazione «No Green Pass» e, in tale contesto, si sono registrati episodi di tensione e violenza, culminati nell'assalto alla sede nazionale della Cgil in Corso d'Italia;

   a seguito dell'assalto, su richiesta della Procura della Repubblica, il Tribunale di Roma ha disposto l'arresto di alcuni militanti della formazione di estrema destra, Forza Nuova, nonché, data la particolare carica offensiva delle azioni compiute, l'esecuzione di altre misure cautelari per tutti i soggetti direttamente coinvolti nell'azione di stampo fascista;

   stando a quanto si apprende dall'inchiesta giornalistica pubblicata il 14 novembre 2021 dal quotidiano «La Repubblica», i preparativi della manifestazione del 9 ottobre e del conseguente assalto squadrista alla Cgil, risalgono a circa un anno e mezzo fa e sono riconducibili ai vertici di Forza Nuova, Roberto Fiore e Giuliano Castellino;

   della medesima inchiesta, emerge che – grazie ad un notevole sforzo investigativo compiuto dalla Digos e dalle forze dell'ordine – sarebbe in atto un disegno di matrice politico-eversiva, allo scopo di «sovvertire l'ordine democratico fomentando gli insoddisfatti, facendo proseliti, acquisendo il consenso necessario per orientare le scelte delle forze politiche nazionali»;

   le evidenze investigative accertano che i leader di Forza Nuova, nel tentativo di intercettare il malcontento, abbiano inglobato sigle e formazioni apolitiche di delusi ed estremisti No Vax, No Pass, negazionisti e cospirazionisti disposti agli scontri di piazza, avviando una vera e propria opera di ingaggio e reclutamento di potenziali attivisti;

   sembrerebbe che il 10 ottobre 2020, presso l'Hotel Parco del Tirreno, lungo la Via Aurelia, Fiore e Castellino abbiano presentato un «Governo di liberazione nazionale», fondato sullo scioglimento delle Camere, sulla cancellazione del Csm e dei partiti politici, sull'esautoramento del potere giudiziario;

   sembrerebbe, inoltre, che in alcune chat di Whatsapp, Telegram e Facebook, usate come principale strumento di comunicazione e coordinamento dei manifestanti su tutto il territorio nazionale, vi siano espliciti riferimenti alla progettazione di azioni che prevedono l'uso di armi ed esplosivi;

   quanto emerso dall'inchiesta non solo del quotidiano «La Repubblica», ma anche di altre numerose ed autorevoli testate giornalistiche, appare di inaudita gravità, sposta indietro le lancette della storia e riporta il Paese ai momenti più neri della memoria nazionale –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche sotto il profilo di un'iniziativa normativa, al fine di intensificare l'attività, di prevenzione, controllo e repressione dei fenomeni di eversione sopra descritti.
(2-01375) «Verini, Fiano, Serracchiani, Boldrini, Bordo, Enrico Borghi, Bruno Bossio, Buratti, Casu, Carla Cantone, Carnevali, Cenni, Ciagà, Ciampi, Critelli, De Giorgi, De Luca, Fragomeli, Frailis, Giorgis, Gribaudo, Madia, Gavino Manca, Morgoni, Mura, Pellicani, Pezzopane, Quartapelle Procopio, Andrea Romano, Sensi, Soverini».

(16 novembre 2021)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   in questi momenti caratterizzati dalla pandemia, la scienza e la ricerca hanno assunto un ruolo cardine nelle strategie e priorità del nostro Paese. In quest'ultimo anno, di conseguenza, si è ritenuto prioritario investire sul capitale umano con misure finalizzate al rilancio, attraverso investimenti mirati, del sistema nazionale della ricerca e, per il suo tramite, della competitività del Paese. Per questo motivo, uno degli obiettivi è stato quello di completare le stabilizzazioni dei ricercatori precari, ai sensi del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, «legge Madia», negli enti di ricerca pubblici;

   a tale scopo, come già nella legge di bilancio 2021, e più precisamente al comma 541 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, sono state previste somme dedicate anche nel disegno di legge di bilancio 2022, che destinerebbe 10 milioni di euro per le procedure di stabilizzazione finalizzate all'assunzione di personale negli enti pubblici di ricerca di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75. Ulteriori 7 milioni di euro sono arrivati dal decreto «Rilancio»;

   circa 400 ricercatori del Cnr, vincitori di concorso e ritenuti idonei, hanno solo un mese di tempo per ottenere la stabilizzazione, attendendo lo scorrimento di graduatorie che hanno validità fino al 16 dicembre 2021;

   nel disegno di legge di bilancio 2022 è prevista la stabilizzazione del personale sanitario assunto a tempo determinato nel 2020-2021 per la lotta al COVID-19 (50 mila sanitari fra medici ed infermieri). Nell'elenco del personale da stabilizzare sembrerebbero, però, non essere inclusi i ricercatori sanitari ed il personale della ricerca degli Irccs e Izs pubblici italiani, molti dei quali hanno attivamente lavorato nei propri istituti per fronteggiare l'emergenza legata al COVID-19;

   la VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) della Camera dei deputati si è ripetutamente espressa in questi anni, anche nei propri pareri e osservazioni esaminando gli schemi dei decreti ministeriali, per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (Foe), sulla necessità di completare quanto prima le procedure di stabilizzazione rimaste;

   la legge n. 113 del 6 agosto 2021, di conversione del decreto-legge n. 80 del 2021, ha prorogato al 31 dicembre 2022 le stabilizzazioni ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda assumere le iniziative necessarie affinché gli enti pubblici di ricerca procedano al completamento del processo di stabilizzazione dei ricercatori precari attraverso lo scorrimento delle graduatorie esistenti, coerentemente con quanto previsto dal richiamato decreto legislativo n. 75 del 2017.
(2-01373) «Melicchio, Bella, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Spadafora, Tuzi, Vacca, Valente, Davide Aiello, Berti, Bilotti, Bruno, Businarolo, Cadeddu, Cassese, Cillis, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Amitrano, Gagnarli, Galizia, Grande, Grillo, Invidia, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Villani».

(16 novembre 2021)