TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 580 di Venerdì 22 ottobre 2021

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   la tutela degli utenti nel settore della telefonia è stata oggetto di diversi interventi normativi volti a rafforzare la posizione dei consumatori e a migliorare la posizione dei clienti a fronte di condotte commerciali aggressive poste in essere dalle società di telefonia o da operatori terzi;

   con il decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, operante dal 2011, presso il Ministero dello sviluppo economico è stato istituito il Registro delle opposizioni, come elenco in cui iscrivere, inizialmente, coerentemente a quanto previsto dall'articolo 130, comma 3-bis del Codice sulla protezione dei dati personali (decreto legislativo n. 196 del 2003), esclusivamente le numerazioni telefoniche inserite nei pubblici elenchi, restando escluse le utenze mobili e quelle fisse non iscritte in tali elenchi;

   la legge 11 gennaio 2018, n. 5, ha previsto nuove norme per l'iscrizione degli utenti nel Registro delle opposizioni e per il suo funzionamento, nonché l'istituzione di un prefisso unico nazionale per le chiamate telefoniche a scopo promozionale e di ricerche di mercato. Tali norme intendevano rafforzare la tutela degli utenti dalle chiamate indesiderate a scopo di promozione commerciale che, alla luce della normativa in precedenza vigente, non si era dimostrata adeguata;

   con successivo decreto del Presidente della Repubblica 8 novembre 2018, n. 149, in vigore dal 3 febbraio 2019, sono state introdotte modifiche al decreto del Presidente della Repubblica istitutivo del Registro delle opposizioni, estendendo anche alle comunicazioni commerciali inviate col mezzo postale quanto previsto dal regolamento, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 1, comma 54, della legge 4 agosto 2017, n. 124, legge annuale sulla concorrenza, che ha rafforzato l'obbligo di trasparenza dei contratti stipulati con i fornitori di servizi di telefonia, televisivi e di comunicazioni elettroniche in generale, nonché la tutela dei consumatori rispetto a condotte aggressive effettuate da terzi avvalendosi dei servizi telefonici;

   in data 9 dicembre 2020 è stato assegnato alle competenti Commissioni parlamentari, per l'espressione del parere, un ulteriore schema di regolamento integralmente sostitutivo del decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010 istitutivo del Registro delle opposizioni, emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 15, della legge n. 5 del 2018, per modificare le disposizioni regolamentari vigenti di iscrizione e funzionamento del Registro delle opposizioni, nonché coordinare le diverse fonti in materia. Il parere è stato espresso in data 20 gennaio 2021. Ad oggi il regolamento non risulta ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale –:

   quali siano i motivi ostativi della mancata definitiva adozione del regolamento citato in premessa.
(2-01341) «Barbuto, Liuzzi, Scagliusi, Luciano Cantone, Ficara, Carinelli, De Lorenzis, Grippa, Marino, Raffa, Serritella, Traversi, Davide Crippa, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Scanu, Sut, Francesco Silvestri, Elisa Tripodi, Bella, Carbonaro, Cimino, Del Sesto».

(12 ottobre 2021)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia circa 2 miliardi di euro per la costituzione del Polo strategico nazionale per il cloud (Psn), volto alla conservazione unificata dei dati della pubblica amministrazione;

   in data 7 settembre 2021 il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, avrebbe confermato la volontà governativa di ricorrere al partenariato pubblico-privato per affidare la realizzazione della piattaforma tecnologica. Tale scelta, implicando la necessità di coinvolgere almeno una società sottoposta a controllo, vigilanza e monitoraggio pubblico, garantirebbe allo Stato una compartecipazione diretta nella gestione di un asset strategico;

   in merito alle procedure di selezione, lo stesso Ministro Colao in una intervista avrebbe confermato che il criterio di scelta sarebbe ricaduto «su chi ha le competenze per farlo». Tuttavia, in data 16 settembre 2021, il Fatto quotidiano ha pubblicato un articolo nel quale emergerebbero degli inquietanti retroscena in merito alla estromissione di un partenariato al bando governativo. In particolare, l'articolo fa riferimento alla volontà del Governo di «far prevalere solo una cordata: quella formata da Cassa Depositi e Prestiti in asse con TIM, con la partecipazione di Sogei, Leonardo e l'ex Fimmeccanica»;

   tale volontà, secondo lo stesso articolo si sarebbe manifestata tramite una chiamata diretta dal Gabinetto del Ministro dell'economia e delle finanze Daniele Franco e indirizzata all'Istituto Poligrafico dello Stato volta a bloccare la presentazione del partenariato che la Zecca stava concludendo con il partner privato Fastweb S.p.a. Successivamente a questa telefonata, il Poligrafico di Stato avrebbe rinunciato alla partecipazione, determinando quindi la rinuncia al bando governativo in cooperazione con Fastweb;

   l'eventuale accertamento dei fatti sopra esposti potrebbe far emergere una condotta illecita da parte del Gabinetto del Ministro nell'iter di partecipazione al bando pubblico, nonché un comportamento lesivo della concorrenza di mercato ed è necessario garantire la piena trasparenza governativa sulla questione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare per favorire la più ampia partecipazione di soggetti pubblici e privati ad un bando di rilevanza strategica, nonché per favorire la selezione della migliore offerta presentata.
(2-01334) «Raduzzi, Sodano, Forciniti, Fioramonti, Trano, Colletti, Corda, Giuliodori, Maniero, Cunial, Vallascas, Vianello, Cecconi, Piera Aiello, Costanzo, Leda Volpi, Cabras, Sapia, Villarosa, Paxia, Benedetti, Suriano, Sarli, Ehm, Romaniello, Menga, Siragusa, Termini, Spessotto, Aprile».

(22 settembre 2021)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   il 21 luglio 2017 il Ministero della transizione ecologica e le regioni interessate stipularono un protocollo d'intesa finalizzato alla realizzazione di opere per il collettamento e depurazione del Lago di Garda;

   il 20 dicembre 2017 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, le regioni ed enti interessati hanno sottoscritto una convenzione che prevede un finanziamento ministeriale del progetto da 100 milioni di euro, a fronte di un costo di euro 230 milioni;

   a febbraio 2018 Acque Bresciane ha incaricato l'università di Brescia di svolgere un'analisi preliminare su sei possibili alternative di localizzazione;

   a settembre 2018 Acque Bresciane ha proposto all'Ato di Brescia di realizzare due depuratori, a Gavardo, in affiancamento al costruendo depuratore A2A, e a Montichiari, in ampliamento dell'impianto esistente, per la depurazione dei reflui dei comuni della sponda bresciana del Garda;

   a novembre 2018 l'Ato di Brescia ha approvato l'istanza;

   a febbraio 2020 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha istituito un tavolo tecnico per valutare gli impatti ambientali del nuovo sistema di depurazione sul fiume Chiese;

   il 10 febbraio 2020 oltre 20 sindaci hanno scritto una lettera al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, esprimendo perplessità e preoccupazioni sorte dopo la pubblicazione del progetto, che individua nel fiume Chiese il corpo recettore degli scarichi e reflui dei comuni del Garda;

   il fiume Chiese è da tempo sfruttato a fini produttivi, soprattutto da agricoltura intensiva, e lunghi tratti del suo corso d'acqua sono quasi prosciugati a causa dei canali che dirigono l'acqua nelle campagne per irrigare le colture;

   a maggio 2020 i tecnici nominati dai comuni di Gavardo e Montichiari e le associazioni ambientaliste hanno trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare osservazioni sullo studio di fattibilità di Acque Bresciane;

   il 1° settembre 2020 i sindaci dei comuni del Chiese hanno inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una comunicazione chiedendo di escludere l'ipotesi di scarico nel fiume Chiese e nel Naviglio Grande Bresciano;

   il 30 novembre 2020 il consiglio provinciale di Brescia ha approvato una delibera, «Mozione Sarnico», indicando che le infrastrutture di depurazione debbano essere localizzate nelle aree territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso;

   il 17 dicembre 2020 l'Ato di Brescia ha trasmesso ad Acque Bresciane la richiesta di identificare nuove ipotesi di localizzazione per il sistema di depurazione, conformi con gli indirizzi espressi dalla provincia di Brescia e i regolamenti regionali;

   tra gennaio e marzo 2021 Acque Bresciane ha chiesto all'università di Brescia di aggiornare gli studi per includere anche ipotesi conformi agli indirizzi della delibera del consiglio provinciale di Brescia;

   il 9 aprile 2021 Acque Bresciane ha trasmesso all'Ato di Brescia una relazione sulla valutazione dei nuovi scenari localizzativi con l'analisi comparativa dell'università. Le alternative sono: Peschiera, Gavardo e Montichiari; Peschiera e Lonato. Il 10 aprile 2021 Acque Bresciane ha aperto un confronto sulle soluzioni proposte per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del Garda;

   il 14 maggio 2021 e il 16 giugno 2021 la «Federazione del Tavolo delle associazioni che amano il fiume Chiese ed il suo Lago d'Idro» ha inviato al Ministero della transizione ecologica uno studio sulla possibilità di ristrutturare e potenziare l'attuale sistema di depurazione del Garda, risparmiando denaro pubblico;

   il prefetto di Brescia è il commissario straordinario per il collettamento e la depurazione delle acque del Garda;

   il 23 luglio 2021 la prefettura di Brescia ha annunciato che: «il sistema di collettamento e depurazione a servizio della sponda bresciana del Lago di Garda si articolerà in due depuratori ubicati a Gavardo e Montichiari»;

   il bacino idrografico del Chiese, di cui il Lago d'Idro è un naturale rilassamento morfologico, e il bacino idrografico della Sarca – Lago di Garda – fiume Mincio sono separati, sorgono dallo stesso ghiacciaio ma sono bacini idrografici autonomi uno dall'altro;

   il bacino idrografico del Chiese ha una portata complessivamente pari a un terzo del bacino Sarca-Garda-Mincio, e nel fiume Chiese, verso la foce, in estate va in crisi il deflusso ecologico. Il trasferimento anche in parte della depurazione del Garda nel fiume Chiese comporterebbe la necessità di rilasciare acqua per lavare il letto del fiume diluendo con acqua sana il tratto a valle dello scarico di questa depurazione, determinando uno spreco gravissimo della precaria risorsa del Lago d'Idro nonché della riserva nei bacini a monte;

   dal 9 agosto 2021 a Brescia c'è un presidio permanente sostenuto da 88 associazioni e comitati, sindaci e cittadini contro la decisione del Commissario;

   il 7 ottobre 2021 in Commissione Ambiente della Camera sono stati auditi il prefetto di Brescia e i delegati del presidio permanente;

   durante le audizioni il dottor Bordiga, della «Federazione delle Associazioni che amano il Chiese ed il suo Lago d'Idro» ha affermato che tra fine agosto e inizio settembre 2018 in sette comuni del tratto del fiume Chiese tra la pianura bresciana e mantovana è scoppiata una epidemia di legionella, primo caso al mondo di legionella all'aperto, che ha visto ammalarsi più di mille persone, causando la morte di diverse persone; l'Ats Brescia con sua relazione epidemiologica del 6 marzo 2019, pagina 39, ha affermato la necessità che «l'utilizzo delle acque del fiume Chiese tenga conto dei periodi di siccità e dell'importanza del garantire il deflusso minimo vitale per l'equilibrio ecologico del fiume stesso» –:

   se, anche in considerazione del finanziamento ministeriale di 100 milioni di euro, intenda rivalutare soluzioni alternative, compresa quella di ristrutturare e potenziare l'attuale sistema di depurazione del Garda tramite condotta sublacuale, rispetto alla proposta del commissario straordinario, che siano in linea con la delibera della provincia di Brescia, in considerazione dei gravi effetti che tale decisione provocherebbe sul Chiese;

   di quali informazioni sia in possesso il Ministro interpellato relativamente al coinvolgimento della Conferenza istituzionale permanente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e della Conferenza operativa della medesima Autorità circa la soluzione da adottare per la depurazione del Garda;

   se intenda farsi promotore, per quanto di competenza, della costituzione di un'autorità di bacino interregionale per il fiume Chiese e il Lago d'Idro, considerate le loro peculiarità.
(2-01342) «Dori, Fornaro, Timbro, Fratoianni».

(12 ottobre 2021)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi la procura di Avellino ha reso noto di aver avanzato una richiesta di fallimento all'ente idrico Alto Calore Servizi S.p.a., dichiarando di aver riscontrato «un dato accertato di una profonda crisi aziendale, con risultati annui di esercizio caratterizzati da un trend costantemente negativo da più di un decennio e un'esposizione debitoria giunta ormai, in assenza di prospettive concrete di risanamento, a quasi 150 milioni di euro»;

   la stessa procura ha dichiarato di aver analizzato approfonditamente dati societari, contabili e fiscali, con acquisizioni documentali ed escussione dei soggetti interessati, tra i quali i rappresentanti governativi nazionali e della Regione Campania, della provincia di Avellino e dei comuni partecipanti all'azionariato dell'Alto Calore, società a capitale totalmente pubblico;

   la condizione patrimoniale e finanziaria dell'ente si ripercuote inevitabilmente sulla qualità dei servizi offerti alla cittadinanza, unitamente al problema della ripartizione dell'acqua tra Campania e Puglia;

   la stessa iniziativa della Procura di Avellino dimostra che l'attuale gestione dell'Alto Calore non è riuscita, nel corso di questi anni, a migliorare la condizione economica dell'ente, né, tantomeno, la gestione della risorsa idrica;

   occorre rinnovare un impegno istituzionale che porti ad adottare provvedimenti concreti, per dare sollievo alle finanze e agli assetti societari dei gestori del servizio idrico a capitale pubblico in condizioni patrimoniali problematiche, e ponendo le basi per una diversa e più giusta gestione dell'acqua;

   nella Regione Campania è in corso la messa a regime del servizio idrico integrato. In particolare, per quanto riguarda la governance del servizio idrico, la regione, con legge regionale n. 15 del 2015, ne ha disciplinato la riorganizzazione, prevedendo un unico ambito territoriale regionale suddiviso in cinque sub-ambiti distrettuali ed ha istituito l'Ente idrico campano-Eic;

   ad oggi, tutti i comuni della Regione hanno aderito all'Eic che, nel 2018, è diventato pienamente operativo. Tuttavia, relativamente all'assetto organizzativo e gestionale del Servizio idrico integrato, persiste ancora una frammentarietà gestionale anche di tipo verticale;

   nell'Ambito Distrettuale Calore Irpino non risultano gestori affidatari né si hanno informazioni sulla presenza di gestioni salvaguardate; sono presenti invece gestioni in economia e gestori di fatto tra cui Acquedotto Pugliese S.p.a. e GESESA S.p.a. e la stessa Alto Calore S.p.a.;

   l'Eic sta svolgendo le attività finalizzate alla predisposizione del piano d'ambito regionale; completata tale fase, predisposti i singoli piani d'ambito distrettuali e acquisita la definizione della forma di gestione come proposta dai consigli di distretto, l'Eic darà avvio alle procedure per l'affidamento del Servizio idrico integrato in ciascun ambito distrettuale;

   preme evidenziare che Alto Calore Servizi è una società in house partecipata da 125 comuni, di cui 94 della Provincia di Avellino e 31 della Provincia di Benevento, e dall'amministrazioni provinciale di Avellino;

   tra i presupposti imprescindibili dell'affidamento in house rientra l'esercizio del controllo analogo da parte dei soci, i questo caso i comuni, ed è proprio in tale contesto che il suddetto ente potrebbe continuare non solo a garantire, ma anche a rafforzare, una gestione pubblica della risorsa idrica; un dato di fondo, fondamentale per comprendere ciò che sta accadendo attualmente all'ente idrico irpino, riguarda la natura giuridica di quest'ultimo, non certo rimasta invariata nel corso del tempo; l'allora Consorzio interprovinciale Alto Calore, nel 1997 subì una prima, decisiva, trasformazione: ai sensi della legge n. 142 del 1990; esso divenne un soggetto giuridico dotato di autonomia propria in grado di svolgere attività imprenditoriale;

   successivamente, il processo di trasformazione arriva ad un punto più alto, ed il 13 marzo del 2003, sulla base dell'articolo 35, comma 8 della legge del 28 dicembre del 2001, n. 448, il Consorzio si è trasformato in società per azioni assumendo la denominazione di «Alto Calore Servizi S.p.a.»;

   il predetto mutamento della natura giuridica ha avuto inevitabilmente a che fare con il corso imposto all'ente dalle dirigenze locali l'attribuzione della capacità imprenditoriale e la trasformazione in società per azioni hanno permesso di introdurre lo scopo di lucro nelle attività dell'Alto Calore, peraltro perseguito utilizzando anche risorse dei cittadini;

   tale natura giuridica ha consentito un'ampia libertà di mettere in pratica delle scelte che hanno pesantemente contribuito all'attuale grave dissesto finanziario ed alla conseguente inefficienza di servizi erogati;

   in questo momento occorre garantire la migliore continuità di tutte le attività dell'Alto Calore, nel rispetto di quanto previsto dal suo statuto, salvaguardando e potenziando la totale natura pubblica del capitale sociale della S.p.a. nonché scongiurando le eventuali modifiche statutarie che agevolerebbero l'ingresso in società e l'aumento del capitale sociale da parte di soggetti privati. Infatti, lo statuto dell'Alto Calore in vigore afferma all'articolo 5, comma 2, che «Il capitale sociale può essere sottoscritto e posseduto esclusivamente da enti locali»;

   ad avviso degli interpellanti sarebbe opportuno pervenire a una soluzione della vicenda attraverso l'elaborazione di un piano di ristrutturazione con relativo concordato preventivo in continuità aziendale, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri sostitutivi con la nomina di un commissario; si potrebbe altresì assicurare la gestione pubblica dell'acqua, valutando la possibilità di promuovere, per quanto di competenza, un'operazione di cessione del ramo di azienda profittevole ad un nuovo ente, partecipato dai comuni e dalle province della Regione Campania, soci del vecchio gestore, con la successiva richiesta di concordato o procedure stragiudiziali della parte residua delle società non «in bonis», o attraverso l'enucleazione e la successiva messa in liquidazione del ramo non profittevole, ovvero, mediante la predisposizione e realizzazione di adeguati piani di risanamento –:

   se il Ministro interpellato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione alla vicenda del gestore idrico Alto Calore Servizi Spa, convocando un tavolo di confronto con l'ente e le istituzioni interessate e prevedendo lo stanziamento di fondi al servizio di un piano di ristrutturazione della società al fine di salvaguardare la gestione pubblica della risorsa idrica;

   se il Ministro interpellato intenda, in secondo luogo, promuovere la salvaguardia della gestione pubblica dell'acqua nei territori attualmente serviti da Alto Calore Servizi Spa, valutando la percorribilità di soluzioni in linea con quelle indicate in premessa.
(2-01345) «Maraia, Daga, D'Ippolito, Deiana, Di Lauro, Licatini, Micillo, Terzoni, Varrica, Traversi, Zolezzi, Adelizzi, Aresta, Ascari, Bilotti, Buompane, Cadeddu, Carinelli, Caso, Cassese, Cataldi, Cillis, Currò, Del Grosso, Del Monaco, Di Sarno, Donno, D'Orso, D'Uva, Emiliozzi, Fantinati, Faro».

(19 ottobre 2021)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   i servizi educativi per la prima infanzia, in particolare gli asili nido, sono un elemento essenziale per ridurre le disuguaglianze territoriali, il divario di genere, la povertà educativa, così come per sostenere lo sviluppo economico e il rilancio della natalità;

   in quest'ambito, lo strumento finanziario del Next Generation EU, istituito dall'Unione europea per sostenere la ripresa economica degli Stati membri post-Covid, rappresenta un'occasione unica per estendere la copertura dei servizi educativi per la prima infanzia, al fine di ridurre le disuguaglianze tra i minori, garantire la parità di genere e sostenere lo sviluppo economico e la natalità;

   l'offerta di servizi di educazione primaria in Italia soffre di forti carenze strutturali ed è stata oggetto della Raccomandazione europea 2019/C 189/02 del 22 maggio 2019, con la quale il Consiglio dell'Unione europea ha chiesto agli Stati membri di garantire l'accesso a servizi di assistenza all'infanzia e di investire per il miglioramento dei risultati scolastici e il rafforzamento delle competenze, in particolare quelle digitali;

   in Italia, il rapporto tra posti disponibili negli asili nido e il numero di bambini di età compresa tra 0 e 2 anni si attesta oggi in media al 25,5 per cento – con forti divari territoriali – ovvero 7,5 punti percentuali al di sotto dell'obiettivo europeo del 33 per cento e 9,6 punti percentuali al di sotto della media europea;

   la carenza di servizi educativi per l'infanzia, unita all'iniqua ripartizione dei carichi di lavoro familiare, condiziona negativamente l'offerta di lavoro femminile e riduce il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro. A loro volta, tali fattori deprimono la domanda apparente di servizi educativi per l'infanzia, generando un equilibrio socialmente inefficiente, dove alla bassa offerta di servizi educativi per l'infanzia corrisponde una ridotta domanda apparente, soprattutto al Sud;

   per far fronte a queste carenze, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) contiene, tra le altre, una serie di misure relative ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia, volte anche a colmare il divario rispetto al resto d'Europa: in particolare, la Missione 4, tramite il Piano asili nido, mira ad innalzare il tasso di presa in carico degli asili, che nel 2018 era pari ad appena il 14,1 per cento. Si prevedono, inoltre, il potenziamento dei servizi educativi dell'infanzia (3-6 anni) e l'estensione del tempo pieno a scuola, per fornire sostegno alle madri con figli piccoli e contribuire così all'occupazione femminile;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza costituisce un'occasione unica per il rilancio del Mezzogiorno e per la ripresa del processo di convergenza con le aree più sviluppate del Paese: il Piano, in complementarità con la programmazione dei fondi strutturali 2021-2027 e il Programma React-Eu, mette infatti a disposizione del Sud una capacità di spesa e di investimento straordinaria per puntare, in coerenza con le linee guida di Next Generation EU, al riequilibrio territoriale e al rilancio del suo sviluppo;

   la legge di bilancio per il 2020 ha finanziato, tramite l'istituzione del Fondo asili nido e scuole dell'infanzia, interventi relativi a opere pubbliche di messa in sicurezza, ristrutturazione, riqualificazione o costruzione di edifici di proprietà dei comuni destinati a nidi e scuole dell'infanzia, con priorità per le strutture localizzate nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane, con lo scopo di rimuovere gli squilibri economici e sociali ivi esistenti e la finalità del riequilibrio territoriale;

   dai risultati della gara per l'accesso ai fondi del Ngeu, inclusi nel Pnrr e riservati ai comuni svantaggiati per ridurre i divari territoriali nell'ambito dell'infanzia, pubblicati ad agosto di quest'anno, è emerso, in ragione di alcuni criteri contenuti all'interno dei primi bandi di assegnazione delle risorse, una distorsione manifestatasi sotto forma di svantaggio competitivo per le scuole del Sud che sarebbero state penalizzate a causa dell'assegnazione di un punteggio aggiuntivo crescente in base ai cofinanziamenti;

   la conseguenza di tale previsione distorsiva è stata che, in diversi casi, comuni che insistono in aree nettamente più sviluppate del Nord Italia hanno potuto cofinanziare la spesa del progetto anche per oltre il 50 per cento dell'importo, ottenendo così un bonus di punteggio, a detrimento di altri comuni del Sud Italia, i quali, non avendo un bilancio paragonabile per il cofinanziamento, si sono visti scivolare in basso nella classifica di valutazione, perdendo i fondi, nonostante, tra gli obiettivi principali della disposizione vi fosse non solo il miglioramento del quadro delle aree svantaggiate ma anche la riduzione degli squilibri territoriali;

   il 7 ottobre 2021 si è svolta la prima riunione della Cabina di regia sul Pnrr, in cui, in particolare, sono state affrontate le linee di intervento dei progetti che riguardano l'istruzione e la formazione, nel rispetto degli obiettivi concordati in sede europea – sia per quanto riguarda la componente delle riforme sia per la componente degli investimenti – e nel corso della quale è stata annunciata, entro novembre 2021, la pubblicazione di bandi per tre miliardi di euro a favore degli asili nido e delle scuola dell'infanzia –:

   se il Governo, in vista dell'emanazione dei prossimi bandi destinati all'estensione della copertura dei servizi educativi per la prima infanzia, intenda assumere le necessarie iniziative e gli opportuni correttivi per la revisione dei criteri di selezione presenti nei bandi per l'assegnazione dei fondi, utilizzando quali parametri di assegnazione indicatori che tengano in considerazione l'effettiva assenza dei servizi e la povertà educativa, nel rispetto degli obiettivi generali e specifici previsti dall'articolo 4 del regolamento (UE) 2021/241 e dei principi e delle finalità contenuti nel Pnrr finalizzati alla rimozione degli squilibri economici e sociali e alla riduzione dei divari territoriali nell'ambito dell'infanzia, esistenti nel territorio italiano.
(2-01339) «Galizia, Battelli, Berti, Bruno, Businarolo, Ianaro, Grillo, Papiro, Ricciardi, Scerra, Vignaroli, D'Arrando, Federico, Lorefice, Mammì, Nappi, Misiti, Penna, Provenza, Ruggiero, Sportiello, Villani, Alaimo, Azzolina, Baldino, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Giordano».

(12 ottobre 2021)

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   dal punto di vista economico, il settore della logistica è un settore in forte crescita e sempre più rilevante nel sistema produttivo nazionale ed europeo. Nel settore retail, ad esempio, si stima che rispetto ad un nuovo posto di lavoro diretto nell'e-commerce corrispondano 1,2 posti indiretti nella lavorazione e nelle consegne;

   in riferimento al tema occupazionale, i lavoratori coinvolti sono soprattutto operai che svolgono manodopera di servizi;

   più in generale, si tratta di un settore difficile da perimetrare soprattutto in ordine a due motivi: sia perché è trasversale, in quanto comprende il trasporto, la movimentazione di carichi, il magazzinaggio, ma si trovano impiegati ad esempio anche lavoratori indiretti del commercio all'ingrosso e al dettaglio (on line e off line), i riders, nonché gli altri servizi di supporto alle imprese, tra cui si può annoverare la vigilanza privata per i servizi di guardiania e portierato; inoltre, perché spesso il rapporto di lavoro reale e, quindi, le conseguenti condizioni di lavoro vissute dai singoli lavoratori non corrispondono a quello che è rilevabile dai contratti e da una formale applicazione delle norme, sovente il rapporto di lavoro degli operatori nei casi più gravi, si traduce, loro malgrado, in forme di sfruttamento della manodopera;

   su questo ultimo aspetto, ci sono numerose segnalazioni, denunce, episodi di tragica cronaca come quelli di Albairate (Novara) e di Tavazzano (Lodi) che confermano quanto emerge dai rapporti dell'Ispettorato del lavoro e della vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, secondo i quali il settore della logistica rientra nei settori di attività a rischio di violazioni di obblighi retributivi e previdenziali in connessione con fattispecie interpositorie dovute a un'accentuata destrutturazione per la presenza di micro imprese e di cooperative, spesso rivelatesi spurie;

   da qualche anno, sono stati predisposti accertamenti ispettivi straordinari nei settori della logistica e della movimentazione, nonché in quello delle pulizie e dell'autotrasporto. Gli esiti della vigilanza ispettiva fanno riferimento a forme di caporalato, abuso dei contratti a termine, orari disumani e condizioni personali di lavoro costituite da estrema precarizzazione;

   nel corso del 2020, l'ispettorato del lavoro ha svolto sul settore 8.850 accessi ispettivi, riscontrando un tasso di irregolarità del 71,8 per cento;

   nel mese di agosto 2021, a Bologna si è addirittura arrivati a licenziare i dipendenti con un messaggio WhatsApp;

   risulta pertanto evidente che è fondamentale, urgente e non più procrastinabile il rafforzamento delle tutele di questi lavoratori;

   il 7 aprile 2020 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato un'ampia riforma del settore dei trasporti su strada dell'Unione europea, nota come Pacchetto sulla mobilità. Le nuove norme tenderebbero al miglioramento delle condizioni di lavoro dei conducenti, ad introdurre norme speciali sul distacco dei conducenti nel trasporto internazionale e all'aggiornamento delle disposizioni sull'accesso al mercato del trasporto merci, oltre a rendere più efficiente l'applicazione delle normative –:

   quali iniziative intendano assumere al fine di valutare e predisporre, anche con urgenza, una riforma complessiva della logistica, volta a rafforzare le tutele dei lavoratori del settore, e a migliorare le condizioni di lavoro delle risorse impiegate e in grado di intervenire sulla razionalizzazione delle procedure di esternalizzazione, con particolare riferimento al contrasto all'appalto di pura manodopera, nonché una riforma delle cooperative, che ne tuteli lo scopo mutualistico, contrasti la concorrenza sleale e separi la qualifica di socio lavoratore da quella di lavoratore;

   se non ritengano necessario istituire un tavolo ministeriale sull'e-commerce, considerando il suo impatto occupazionale sempre più importante sulla logistica, nonché adottare quanto prima tutte le iniziative necessarie a dare attuazione al cosiddetto Pacchetto mobilità di cui in premessa.
(2-01343) «Barzotti, Grippa, Scagliusi, Invidia, Segneri, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Pallini, Tripiedi, Tucci, Cancelleri, Di Stasio, Ficara, Flati, Frusone, Gagnarli, Gallo, Giuliano, Grande, Grimaldi, Gubitosa, Iorio, Iovino, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Maglione, Alberto Manca, Manzo, Martinciglio, Migliorino».

(19 ottobre 2021)