TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 564 di Martedì 14 settembre 2021

 
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INTERROGAZIONI

A)

   MANZO, MARTINCIGLIO, NAPPI, VILLANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Coronavirus sta mettendo a dura prova gli imprenditori italiani del settore del wedding, tra nozze rinviate e cali del fatturato in alcuni casi anche del 100 per cento aziende e professionisti alzano la voce e chiedono aiuto al Governo;

   sono duecentoventimila i matrimoni celebrati in Italia nel 2019 con un fatturato da 10 miliardi di euro per l'organizzazione, che arriva a 40 miliardi se si considerano tutte le voci di spesa che i futuri sposi devono sostenere;

   circa 83 mila sono le aziende coinvolte nel giro del wedding e 1 milione i lavoratori dell'indotto: questa è l'industria dei matrimoni in Italia tradotta in numeri;

   le suddette cifre dimostrano quanto il settore sia un volano per l'economia del «Belpaese», a tutti gli effetti parte del segmento degli eventi e del turismo;

   numeri dietro cui si celano storie di imprenditori, piccoli o grandi, che ormai da mesi fanno i conti con l'emergenza da Coronavirus e lo «stop» alle loro attività;

   uno stop forzato ed inevitabile che ha generato lo slittamento dei matrimoni previsti nei mesi primaverili ed estivi direttamente al 2021 o al 2022;

   un blocco degli incassi anche del 100 per cento per alcune categorie, incassi che, in un settore stagionale come quello del wedding, si riducono drasticamente;

   stando ad una elaborazione su dati Istat sono 17 mila i matrimoni «saltati» perché previsti tra marzo e aprile 2020 e oltre 50 mila il numero di quelli che dovevano essere celebrati tra maggio e giugno 2020;

   proprio da Assoeventi, l'associazione nazionale Events Luxury wedding di Confindustria, arrivano i numeri che permettono di capire al meglio l'importanza e l'impatto del settore «matrimonio» in Italia: nel 2019 sono stati celebrati 219.405 matrimoni; di cui 83.229 al Sud, 82.846 al Nord e 53.330 al Centro;

   il danno è ingente e difficilmente recuperabile ed è inoltre assordante la mancanza di informazioni e la totale assenza di attenzione da parte delle istituzioni nei confronti del comparto «eventi»;

   in parallelo ai matrimoni italiani corre anche la macchina del destination wedding, cioè le nozze delle coppie straniere nel Paese: secondo i report del Centro studi turistici di Firenze, nel 2019 sono stati oltre 9.200 i matrimoni di stranieri in Italia, un fenomeno che ha generato oltre 473 mila arrivi e più di 1,5 milioni di presenze con un fatturato di 540 milioni di euro;

   in questo settore prestano il loro servizio migliaia di piccole e medie aziende, tra cui oltre 8.500 location (hotel, ville, ristoranti), 2.000 catering, 8.000 studi fotografici, 2.50 floral-designer, 6.500 gruppi musicali, 3.500 agenzie di wedding planner;

   il fatturato è ridotto ai minimi, ma ciò che destabilizza di più è l'incertezza di non sapere cosa accadrà;

   all'uopo sarebbe necessario fornire quanto prima, direttive precise per regolamentare la nuova era degli eventi;

   una lettera di richiesta di aiuti, è stata firmata da tantissimi imprenditori italiani che lavorano nel settore del matrimonio: stilisti e aziende della moda sposa e cerimonia, titolari di atelier, proprietari di strutture ricettive, wedding planner, flower designer, tutte le categorie coinvolte;

   tra le misure su cui si fa maggiore pressione ci sono: indicazioni e tempi certi per la futura ripresa dei matrimoni e degli eventi in Italia, la sospensione delle cartelle esattoriali e dei tributi per il 2020/21, accesso a finanziamenti a fondo perduto per le aziende e indennità per i lavoratori autonomi –:

   se il Ministro sia a conoscenza della drammatica situazione esposta in premessa e se intenda a stretto giro adottare linee guida nazionali, che fissino regole di carattere generale per la riapertura secondo fasi ben precise e graduali, lasciando eventualmente un ristretto margine per contemplare singole specificità nei diversi ambienti territoriali.
(3-02146)

(30 marzo 2021)

B)

   TRAVERSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con lettera circolare n. 3/2017 il ministero dell'interno ha precisato le modalità di affidamento prossimo della gestione dei pasti dei vigili del fuoco. Come già previsto da precedenti provvedimenti per le caserme, ove è prevista una presenza media a pranzo di utenti inferiore alle 15 unità, non vi sarà più la possibilità di usufruire della mensa aziendale;

   la scelta verterà tra il pasto veicolato o l'utilizzo del buono pasto. Questo comporterà la chiusura delle attuali piccole mense affidate a ditte appaltatrici esterne;

   i lavoratori delle mense attualmente occupati presso i comandi dei vigili del fuoco, facendo parte di ditte appaltatrici esterne, perderanno il loro lavoro in un momento come quello contingente che vede il mercato del lavoro oggetto di grande sofferenza a causa della pandemia Covid;

   si sottolinea poi che i turni di lavoro dei vigili del fuoco sono organizzati in turni di dodici ore e comportano un dispendio energetico rilevante. Il tipo di mansioni svolte comporta la necessità di una corretta alimentazione per gli operatori;

   con la mensa interna era possibile garantire quell'apporto calorico utile a mantenere il benessere degli operatori durante i turni lavorativi. Garanzia che non sarà possibile avere con l'uso dei buoni pasto, né con il pasto veicolato. Il pasto veicolato, peraltro, prevede una consegna in orari prefissati e non tiene conto della tipicità del lavoro dei vigili del fuoco che vengono chiamati in qualsiasi momento per un soccorso o un'emergenza, spesso proprio durante l'orario dei pasti e che non troverebbero modo di recuperare l'eventuale pasto perso. Con la mensa interna, la possibilità di un pasto caldo è sempre stata garantita anche grazie ad un range di presenza delle ditte appaltatrici sufficientemente ampio;

   si evidenzia in ultimo che i buoni pasto non sono stati ancora distribuiti e che, in alcuni casi, ad esempio in Liguria, si è chiesto ai vigili del fuoco di anticipare economicamente il primo mese, caricando loro direttamente la card in dotazione dell'ammontare del ticket previsto –:

   se ritenga di adottare iniziative per rivedere la scelta effettuata di eliminare le mense per i comandi dei vigili del fuoco con meno di 15 addetti, posto che tale scelta non appare compatibile con la necessità di garantire, in un momento così difficile l'occupazione di tutti i lavoratori, compresi quelle delle ditte appaltatrici occupati nelle mense dei medesimi comandi;

   se risulti compatibile con i turni di lavoro e la tipologia del lavoro effettuato dai vigili del fuoco la scelta dei buoni pasto.
(3-02250)

(6 maggio 2021)