TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 560 di Mercoledì 8 settembre 2021
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
per la coesione territoriale è essenziale rilanciare lo sviluppo economico della Calabria, attraverso il miglioramento di tutte le infrastrutture di servizio al territorio, per garantire un efficiente collegamento della regione con la rete nazionale dei trasporti e con le reti Trans-europee (Ten-T), valorizzare le straordinarie ricchezze naturali, paesaggistiche e culturali, accrescere la competitività delle aziende presenti e l'attrattività degli investimenti;
è essenziale intervenire sia sulla viabilità stradale calabrese che sulla rete ferroviaria, in particolare per garantire i collegamenti tra aree industriali e la rete nazionale ed europea, ridurre i tempi di percorrenza e gli oneri connessi alla logistica nelle aree portuali e in tutto il sistema produttivo;
la strada statale n. 106 Jonica è un'arteria strategica non solo per la Calabria ma per l'intero Mezzogiorno, che collega i due capoluoghi, i comuni costieri, l'Autostrada del Mediterraneo e l'autostrada A14 «Adriatica»; urgente e non rinviabile è il potenziamento e la riqualificazione del tracciato calabrese, migliorando gli standard di servizio e adeguando i sistemi di sicurezza, nonché l'ammodernamento e la riduzione dell'impatto ambientale di tutta la rete delle infrastrutture sul territorio, compresa la strada di grande comunicazione Jonio-Tirreno per il collegamento Rosarno-Marina di Gioiosa Jonica;
il Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze di coordinamento e di impulso per iniziative di sistema a favore delle regioni del Sud, ha già realizzato iniziative di rilevante impatto strategico per lo sviluppo economico e territoriale del Mezzogiorno –:
se non ritenga adottare le iniziative di competenza necessarie per garantire che tali complessi e rilevanti interventi sulle reti di collegamento del territorio calabrese vengano realizzati in tempi brevi, nel rispetto dei migliori standard tecnologici e di sicurezza, massimizzando e valorizzando, nel contempo, le ricadute economiche degli interventi in particolare in tutta l'area jonica.
(3-02469)
(7 settembre 2021)
LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
i dati dell'Inps sui beneficiari del reddito di cittadinanza relativi al primo semestre del 2021 mostrano come i due terzi dei soggetti percettori è residente al Sud e nelle Isole;
dopo oltre due anni dal varo della misura il reddito di cittadinanza ha dato luogo a migliaia di abusi, e, soprattutto, ha fallito come politica per l'occupazione, vista ad avviso degli interroganti l'inefficacia delle misure che avrebbero dovuto garantire l'ingresso nel mercato del lavoro dei soggetti beneficiari;
in larghissima parte, infatti, l'introduzione del reddito di cittadinanza non solo non ha prodotto benefici rispetto all'obiettivo occupazionale ma ha rappresentato un disincentivo alla ricerca attiva del lavoro, fatto testimoniato, in particolare, da numerosi albergatori e ristoratori che hanno rilevato, in sede di colloquio, la preferenza dei candidati a percepire il sussidio, non facendo niente piuttosto che lavorare per qualche euro in più;
secondo l'Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro da marzo 2019 ad aprile 2021 sono stati presi in carico dai servizi per l'impiego circa 327 mila individui, su un totale di oltre un milione di firmatari del Patto per il lavoro; si attesta, quindi, a meno di un terzo la quota dei beneficiari ai quali è stata data la possibilità di accedere al mercato del lavoro, ma che non è comunque detto che lo faccia accettando una delle tre offerte di lavoro previste dalla misura;
secondo l'Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno, Svimez, l'intervento di welfare sarebbe controproducente rispetto all'obiettivo di inclusione lavorativa: «sembra che il reddito di cittadinanza stia allontanando dal mercato del lavoro anziché richiamare persone in cerca di occupazione»;
inoltre, il sussidio ha favorito il lavoro nero, alimentando, invece di contrastare, uno dei mali più gravi del mercato del lavoro, diffuso maggiormente proprio nelle regioni meridionali d'Italia –:
in che modo il reddito di cittadinanza abbia influito sul lavoro delle imprese nel Sud Italia e quali siano i dati relativi alla diffusione del lavoro nero successivi all'introduzione della misura.
(3-02470)
(7 settembre 2021)
ALAIMO, BALDINO, FRANCESCO SILVESTRI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DE CARLO, DIENI, ELISA TRIPODI, AZZOLINA e GIORDANO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
dall'analisi apparsa sul quotidiano Il Sole 24 ore del 6 settembre 2021 si apprende che la tendenza delle aziende private e dei grandi gruppi societari sia quella di prolungare le attività lavorative di tutto il personale, mediante lo strumento del lavoro agile;
diversamente la tendenza del Ministero per la pubblica amministrazione, invece, sembrerebbe orientarsi per il ritorno dei dipendenti pubblici «in presenza»;
dagli studi di settore eseguiti in merito all'utilizzo dello strumento del lavoro agile si apprende che sono molteplici le esperienze positive in tal senso; infatti, si attesta un miglioramento della produttività, riduzione delle postazioni di lavoro del 50 per cento, maggiore concentrazione e comfort, oltre al non trascurabile dato del risparmio dei tempi del pendolarismo, casa-lavoro-casa, riduzione dei costi della mensa e di gestione degli spazi, minore inquinamento;
il lavoro cosiddetto «da remoto» ha segnato un'importante uscita dagli schemi tradizionali di lavoro, affinché il lavoratore stesso sia chiamato a governare la propria attività lavorativa/professionale con equilibrio rispetto alla propria vita privata, con ricadute significative anche per la decongestione del traffico delle grandi aree metropolitane;
questa spinta verso il lavoro agile ha favorito un ammodernamento per rafforzare le competenze digitali delle pubbliche amministrazioni ed è tesa ad avviare una trasformazione anche organizzativa, tecnologica e culturale non di poco conto;
la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni rappresenta un momento importante anche per il Piano nazionale di ripresa e resilienza come leva del rilancio economico del Paese, per fornire ai cittadini servizi e accessibilità a un'ampia gamma di servizi «smart»;
il repentino cambio di rotta annunciato dal Ministro interrogato appare quanto mai insolito e ha il sapore di aver mancato un risultato, ancora più insolito, se si pensa che la commissione tecnica dell'Osservatorio nazionale del lavoro agile aveva lo scopo proprio di verificare l'avanzamento tecnologico delle pubbliche amministrazioni;
il cambio di prospettiva potrebbe essere il risultato della pressione pre-elettorale delle elezioni amministrative in molte città italiane che si apprestano all'orizzonte, pressione che può aver acutizzato ed accelerato tale cambiamento –:
se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di scongiurare la ripresa di tutte le attività lavorative in presenza nelle pubbliche amministrazioni, in luogo del lavoro agile, in controtendenza, quindi, rispetto all'andamento in positivo di tale modalità in tutto il mondo.
(3-02471)
(7 settembre 2021)
PRESTIGIACOMO, OCCHIUTO, ZANGRILLO, POLVERINI, FATUZZO, CANNATELLI, MUSELLA, ROTONDI e D'ATTIS. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
l'emergenza pandemica è intervenuta sui processi di graduale adozione del lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni attraverso una sua diffusione inedita e forzata. Nelle fasi più acute del lockdown, lo smart working è infatti passato dall'essere una delle modalità possibili e da incentivare ad essere «modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa», garantendo così la continuità di lavoro in sicurezza per i dipendenti e, di conseguenza e per quanto possibile, la continuità dei servizi erogati;
nonostante non siano mancate esperienze virtuose e soddisfacenti di lavoro agile anche nel periodo dell'emergenza, non si può non rilevare come, a fronte della preminente esigenza di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e della collettività contro il rischio di contagio, siano rimaste in secondo piano le finalità proprie dello strumento: quella di miglioramento della conciliazione vita-lavoro e quella di aumento della produttività. È chiaro che il conseguimento di tali finalità presuppone dei processi organizzativi e gestionali di definizione del modello di lavoro agile adeguati al contesto di riferimento. Quello che si è sperimentato non può certo definirsi lavoro agile secondo l'inquadramento normativo ordinario: non è gestito da nessuna piattaforma informatica certificata e non è regolato da nessuna norma contrattuale (tant'è che le amministrazioni hanno applicato alcuni istituti economici in maniera non uniforme);
l'evidente quadro di «luci e ombre» dell'esperienza del lavoro agile emergenziale interroga, quindi, sulle sue prospettive di sviluppo futuro tanto nel breve periodo, in ragione della nuova fase dell'esperienza pandemica, quanto in un periodo di medio o lungo termine rispetto alla trasformazione del lavoro pubblico;
in questo senso, all'interno del Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, sottoscritto da Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro interrogato e segretari di Cgil, Cisl e Uil, le parti hanno già avuto modo di condividere l'esigenza di individuare quale via per la definizione del piano di sviluppo del lavoro agile nella pubblica amministrazione quella della contrattazione collettiva, per definire «una disciplina che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l'orientamento ai risultati, concili le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni, consentendo, ad un tempo, il miglioramento dei servizi pubblici e dell'equilibrio fra vita professionale e vita privata», così riaffermando la duplice finalità dello strumento che si integra con la specifica attenzione ai servizi offerti all'utenza –:
quali iniziative intenda intraprendere per operare un necessario cambiamento dei modelli organizzativi e della cultura del lavoro nella pubblica amministrazione, in linea con quelle condizioni di fiducia, autonomia, responsabilità e flessibilità proprie dello smart working e delle analoghe modalità di lavoro che si diffondono a livello internazionale, anche attraverso il coinvolgimento delle parti sociali.
(3-02472)
(7 settembre 2021)
COLUCCI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il Parlamento, con legge n. 208 del 28 dicembre 2015, ha introdotto nell'ordinamento giuridico la «società benefit»;
con questo provvedimento, le società italiane di capitale hanno la possibilità di poter perseguire in modo congiunto e integrato finalità di lucro e di beneficio sociale, certificando il valore che ogni soggetto economico è in grado di trasferire e condividere con il territorio e le comunità;
in un momento storico di forte transizione, di grande attenzione attorno ai temi di uno sviluppo sostenibile, in grado di tenere insieme sviluppo e crescita, con attenzione per l'ambiente, il clima e le finalità sociali, le società benefit, in questa fase, assumono quindi una forte valenza oltre all'impatto positivo che possono generare;
approvando nel 2015 questa legge il nostro Paese è stato il primo in Europa ad adottare nel proprio ordinamento le «benefit corporation». Oggi sono quasi 1.000 le società italiane che hanno adottato uno statuto di società benefit –:
quali siano, a cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge n. 208 del 2015, il suo stato di attuazione, l'impatto generato sul sistema economico e produttivo, nonché i ritorni sotto il profilo sociale, anche al fine di procedere ad una revisione della citata legge, prevedendo benefici fiscali per le società benefit e premialità nel caso in cui le medesime società benefit partecipino a gare d'appalto, anche e soprattutto per le loro finalità sociali.
(3-02473)
(7 settembre 2021)
VERINI, BENAMATI, BONOMO, GUALTIERI, GAVINO MANCA, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BERLINGHIERI, FIANO e LORENZIN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Acciai speciali Terni, con oltre quattromila risorse umane e un fatturato pari ad un quinto del fatturato industriale dell'intera regione Umbria, risulta essere il più importante produttore italiano di acciai inossidabili e speciali e uno dei maggiori d'Europa;
nelle scorse settimane si è aperta la procedura di vendita dell'azienda e, attualmente, risultano quattro dichiarazioni d'interesse per l'acquisto da parte di grandi gruppi industriali (Arvedi, Marcegaglia, Posco e Baosteel) non associate a pubbliche proposte di piani industriali o condizioni di vendita, rispetto alle quali sia i sindacati che la comunità ternana risultano non avere informazioni e altri elementi;
il volume produttivo ottimale per l'efficienza aziendale non può scendere sotto il milione di tonnellate annue, per cui un eventuale spacchettamento del gruppo potrebbe comportare il ridimensionamento dell'attività industriale;
Acciai speciali Terni ha già avviato una serie di investimenti coerenti con il Piano nazionale di ripresa e resilienza e con il Recovery and resilience facility;
il Commissario europeo alla concorrenza, Margrethe Vestager, e il Commissario europeo all'economia, Paolo Gentiloni, hanno precisato l'intenzione di vigilare affinché la cessione garantisca la capacità competitiva globale dell'azienda;
il soggetto industriale acquirente dovrà essere in grado, dunque, di garantire una continuità della capacità competitiva globale di Acciai speciali Terni, sia in termini di investimenti tecnologici e ambientali che in termini di proiezione commerciale globale;
la regione Umbria è ancora attraversata da ferite occupazionali profondissime (chiusura della ex Merloni nella fascia appenninica, vertenze Treofan e Sangemini), alle quali si aggiungono i pesanti contraccolpi che la pandemia e le sue conseguenze hanno arrecato al tessuto socio-economico del territorio –:
quali iniziative intenda adottare il Governo per assicurare la salvaguardia del patrimonio industriale di Acciai speciali Terni, tenuto conto del rilievo economico e occupazionale che ricopre per la regione Umbria e per l'intero panorama nazionale.
(3-02474)
(7 settembre 2021)
FASSINA, FORNARO e PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
l'accordo tra il Ministero dell'economia e delle finanze e la Commissione europea fissa al 15 ottobre 2021 la data per la piena operatività di Ita, newco di aviazione di proprietà al 100 per cento dello Stato italiano; quindi entro tale data dovrebbero essere completate le procedure di cessione dei complessi aziendali e il reclutamento di personale facenti capo ad Alitalia-Cai spa in amministrazione straordinaria;
il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, autorizza i commissari straordinari di Alitalia-Cai spa a cedere a trattativa privata anche singoli rami d'azienda;
Ita ha reso vincolante in data 25 agosto 2021 l'offerta d'acquisto di un complesso di beni quale entità dotata di propria autonomia organizzativa ed economica, finalizzata allo svolgimento di un'attività volta alla produzione di servizi (in sintesi, le attività di aviation);
la richiamata offerta di acquisto, per le intrinseche caratteristiche, si configura come «cessione di ramo d'azienda» di cui all'articolo 2112 del codice civile e pertanto implica il connesso trasferimento di personale;
la soluzione prospettata dal management di Ita per il reclutamento del personale appare secondo gli interroganti in radicale contraddizione con le implicazioni del citato articolo 2112 del codice civile, in quanto disconosce i criteri di anzianità lavorativa e di carichi famigliari ivi declinati e apre le assunzioni oltre il bacino dell'aviation di Alitalia prima dell'impiego di tutto il personale di tale bacino, con una procedura che, di fatto, si configura come «rottamazione» di personale, tra l'altro a carico del bilancio dello Stato;
ad aggravare il quadro, il management di Ita prospetta l'uscita dell'azienda dall'associazione datoriale Assoaereo al fine di disapplicare il contratto collettivo nazionale di lavoro e ridurre retribuzioni (nell'ordine del 20 per cento secondo le organizzazioni sindacali coinvolte) e i diritti fondamentali di lavoratrici e lavoratori;
la soluzione prospettata per il personale dell'aviation segue l'assegnazione dei servizi di contact center, sino ad oggi svolti da Almaviva contact con 621 persone a Palermo e Rende, attraverso una gara al massimo ribasso e senza previsione di clausola sociale, ad altissimo rischio di delocalizzazione dato il livello previsto per il costo del lavoro;
in sintesi, Ita, azienda di Stato, oggettivamente punta sul dumping sociale per reggere la competizione delle compagnie low cost, invece che su un credibile piano industriale, la revisione delle tariffe aeroportuali e un adeguato piano aeroporti –:
se il Ministro interrogato, responsabile del procedimento di amministrazione straordinaria di Alitalia-Cai spa, condivida le soluzioni prospettate dal management di Ita.
(3-02475)
(7 settembre 2021)
MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la fase più acuta della pandemia sembra essere alle spalle e da diversi mesi si assiste ad una graduale ripresa delle attività economiche, con conseguente e doveroso rilancio dell'economia;
in questo anno e mezzo la Lega Salvini Premier si è sempre impegnata per coniugare la tutela della salute pubblica con la necessità di garantire continuità lavorativa a tutti i comparti produttivi;
grazie al fattivo intervento del gruppo Lega, infatti, diverse restrizioni sono venute meno e molti settori economici sono tornati in attività nel pieno rispetto delle disposizioni sanitarie: un giusto equilibrio tra lavoro e salute;
nonostante ciò, il settore delle discoteche e delle sale da ballo risulta ancora il più duramente colpito dalle misure restrittive di prevenzione contro il COVID-19; ad oggi, difatti, i locali sono ancora chiusi ed esclusi da disposizioni normative che potrebbero consentirne una graduale riapertura;
i gestori lamentano, oramai, una condizione economica non più sostenibile che non ha trovato ristoro e sostegno neanche nel periodo estivo;
stando alle notizie a mezzo stampa è stato attivato il 1° settembre 2021 dal Ministro interrogato il fondo da 140 milioni di euro per sostenere le attività d'impresa e professioni che sono rimaste chiuse per legge, in conseguenza delle misure restrittive adottate per fronteggiare l'emergenza COVID, cui potranno accedere attività come palestre, impianti sportivi, parchi tematici e, soprattutto, discoteche e sale da ballo –:
se possa fornire ulteriori dettagli in merito al predetto strumento di sostegno delle attività chiuse durante l'emergenza pandemica.
(3-02476)
(7 settembre 2021)
D'ALESSANDRO, MORETTO, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il regolamento (UE) n. 651/2014, all'articolo 14 «Aiuti a finalità regionale agli investimenti», prevede, al paragrafo 3, che nelle zone assistite che soddisfano le condizioni dell'articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, gli aiuti possono essere concessi a piccole e medie imprese per qualsiasi forma di investimento iniziale. Gli aiuti alle grandi imprese, invece, possono essere concessi solo per un investimento iniziale a favore di una nuova attività economica nella zona interessata;
anche gli «Orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale» del 29 aprile 2021, al punto 45, recita: «Nelle “zone a” i regimi di aiuti a finalità regionale possono essere adottati per sostenere gli investimenti iniziali effettuati da piccole e medie imprese o da grandi imprese, mentre nelle “zone c” possono essere adottati per sostenere investimenti iniziali effettuati da piccole e medie imprese nonché per la creazione di una nuova attività economica da parte di grandi imprese»;
gli ampliamenti e gli adeguamenti tecnologici programmati da imprese di grandi dimensioni non possono essere finanziati né da fondi comunitari (regolamento (UE) n. 1058/2021 relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione), né da fondi nazionali. Ciò significa che in un periodo di crisi post COVID e di implementazione tecnologica, in cui sono necessari ingenti investimenti, le imprese di grandi dimensioni, che nei territori del Centro-Sud sostengono l'occupazione, non possono accedere agli aiuti in oggetto. Tale impossibilità favorisce la delocalizzazione di imprese multinazionali in aeree europee economicamente più svantaggiate (articolo 107, paragrafo 3, lettera a));
un limite questo che rischia di creare gravi problemi, in particolare ad una delle più grandi aziende europee produttrice di veicoli commerciali leggeri, come la Ducato della Sevel, ubicata nel territorio abruzzese della Val di Sangro;
la Ducato della Sevel è oggi parte importante del grande gruppo multinazionale Stellantis (derivata dalla fusione di Fca con la Peugeot), proprietaria di uno stabilimento gemello in Polonia nel quale non sussistono limiti dimensionali per l'erogazione degli aiuti a finalità regionale;
vi è il rischio concreto di una delocalizzazione da parte dell'azienda. Un problema questo, che riguarda diverse aziende anche del Centro-Sud;
il 15 giugno 2021 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro tra Stellantis e diversi esponenti del Governo sul futuro degli stabilimenti italiani e sul piano di investimenti dell'azienda –:
quale sia l'esito dell'incontro del 15 giugno 2021, con particolare riguardo alla produzione dei veicoli commerciali negli stabilimenti Sevel di Atessa, in Abruzzo, e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché si vada all'apertura immediata di un negoziato, presso gli organismi competenti dell'Unione europea, al fine di eliminare il vincolo alle grandi imprese operanti nelle aree di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
(3-02477)
(7 settembre 2021)