TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 522 di Venerdì 11 giugno 2021

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero della salute del 2 gennaio 2021 è stato adottato il «Piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da Sars-CoV-2», unitamente al documento allegato «Vaccinazione anti Sars-CoV-2/COVID-19 – Piano strategico – Elementi per preparazione e di implementazione della strategia vaccinale». Tale documento ha previsto che, con l'aumento della disponibilità dei vaccini, il modello organizzativo dei punti vaccinali sarebbe stato implementato con una maggiore articolazione sul territorio, comprendendo il coinvolgimento dei medici competenti delle aziende (pagine 8 e 9);

   successivamente, in data 6 aprile 2021, è stato adottato, su invito del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro della salute, che ha promosso il confronto tra le parti sociali al fine di contribuire alla rapida realizzazione del Piano vaccinale anti Sars-CoV-2/Covid-19, coordinato dal Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid-19 e per l'esecuzione della campagna vaccinale nazionale, il «Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all'attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro»;

   contestualmente, sono state adottate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute, d'intesa con la Conferenza delle regioni e delle province autonome, con il Commissario straordinario per il contrasto dell'emergenza epidemiologica e con il contributo tecnico-scientifico dell'Inail, le «Indicazioni ad interim per la vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro», che costituiscono parte integrante del predetto protocollo;

   in particolare, tra le istruzioni contenute nel Protocollo e nelle Indicazioni di cui sopra, relative all'attivazione ed all'organizzazione dei punti vaccinali aziendali, in coerenza con i principi costituzionali, in particolare con il diritto alla salute di cui all'articolo 32, nonché con la normativa generale e speciale in materia, è espressamente stabilito che la somministrazione dei vaccini debba comunque essere gratuita per gli utenti, restando i relativi costi per la fornitura dei vaccini stessi e delle siringhe a carico del Servizio sanitario nazionale e delle Asl competenti per territorio ed i costi di organizzazione e funzionamento dei centri vaccinali a carico dei datori di lavoro, anche in forma organizzata, mediante le associazioni di categoria e con il supporto strategico dell'Inail;

   nonostante ciò, si apprende da fonti di stampa (si veda il Corriere della Sera, edizione Torino, 4 giugno 2021 e Il Fatto Quotidiano del 6 giugno 2021), nella struttura vaccinale attivata presso l'Unione Industriale di Torino, presso il Centro congressi di via Vela, aperta per la somministrazione ai dipendenti delle aziende associate ed aderenti e per i loro familiari, a questi ultimi è stato chiesto di pagare la somma di euro 50,00 per ottenere la prestazione sanitaria in questione;

   tale circostanza, oltre a costituire una grave violazione del generale diritto di tutti i cittadini a ricevere assistenza sanitaria gratuita, d'altra parte garantita ad ogni altro residente presso le strutture predisposte dalle amministrazioni sanitarie su tutto il territorio nazionale, rappresenta una grave speculazione, volta a lucrare sull'allarme sociale conseguente al diffondersi dell'epidemia e quindi sulla salute dei cittadini, ponendo nondimeno le basi, nella attuale condizione di perdurante scarsità di dosi vaccinali, al rischio di alimentare sperequazioni, disuguaglianze e disparità di trattamento in base alla condizione economica dei singoli –:

   se il Governo sia a conoscenza di situazioni analoghe a quella descritta;

   se intenda, in relazione a quest'ultima, adottare iniziative ispettive e, anche al fine prevenire il verificarsi di ulteriori analoghi episodi, quali iniziative intenda adottare in via generale e nel caso concreto.
(2-01241) «Cubeddu, Invidia, Davide Aiello, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci, Marino, Emiliozzi, Fantinati, Grande, Berti, Olgiati, Spadoni, D'Arrando, Federico, Ianaro, Lorefice, Mammì, Nappi, Misiti, Penna, Provenza, Ruggiero, Sportiello, Villani, Bruno».

(8 giugno 2021)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 13 marzo 2021, n. 31, convertito con modificazioni dalla legge 15 aprile 2021, n. 50, ha stabilito una serie di misure urgenti per lo svolgimento dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato durante l'emergenza epidemiologica da Covid-19, sostituendo i tradizionali tre scritti con un doppio orale;

   la prima prova orale consiste nella discussione di una questione pratico-applicativa ed è sostenuta in collegamento da remoto con una commissione diversa da quella insediata nella Corte d'appello di appartenenza; la seconda prova orale, relativa alle conoscenze teoriche in varie discipline giuridiche, si svolge in presenza davanti alla sottocommissione del distretto della propria Corte d'appello;

   per tale sessione d'esame, la Corte d'appello di Lecce esamina i candidati di Brescia e sono 475 gli aspiranti avvocati bresciani impegnati a sostenere la prima prova orale dell'esame di abilitazione, secondo il calendario stabilito dalla Corte d'appello;

   nel corso di un collegamento da remoto, sarebbe rimasto acceso il microfono della camera di consiglio di alcuni commissari pugliesi, che nel corso della riunione discutevano sull'opportunità di mantenere bassa la percentuale di promossi e di non promuovere tutti i candidati;

   gli aspiranti avvocati in collegamento avrebbero ascoltato in diretta la discussione, che è stata riportata e diffusa sui social media, provocando molte polemiche sul superamento delle prove da parte dei candidati, preoccupati di possibili bocciature di massa che non premiano il merito e la preparazione di tanti praticanti che, con studio e sacrificio, hanno deciso di intraprendere la professione forense;

   l'episodio se confermato, violerebbe le garanzie di trasparenza richieste nella correzione delle prove, oltre che il diritto dei candidati ad una valutazione imparziale, dimostrando ancora una volta la necessità di procedere ad una riforma complessiva dell'esame di abilitazione alla professione forense –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dell'episodio verificatosi presso la Corte d'appello di Lecce;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine del regolare svolgimento dell'esame di abilitazione alla professione forense-sessione 2020.
(2-01240) «Di Sarno, Ascari, Cataldi, D'Orso, Giuliano, Salafia, Sarti, Scutellà, Aresta, D'Uva, Del Monaco, Dori, Frusone, Iovino, Roberto Rossini, Gubitosa, Tofalo, Cancelleri, Caso, Scerra, Currò, Alemanno, Grimaldi, Gabriele Lorenzoni, Martinciglio, Migliorino, Troiano, Zanichelli, Del Grosso, Di Stasio».

(8 giugno 2021)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   per essere venduto come extravergine un olio di oliva deve rispettare i parametri chimici previsti dalla normativa e superare la prova del panel test, obbligatoria dal 1991. L'attribuzione anche di una sola nota negativa ne decreta il declassamento, dalla categoria «extravergine» a una inferiore;

   da una valutazione organolettica (panel test) eseguita in questi giorni dal laboratorio chimico dell'Agenzia delle dogane di Roma e pubblicato sulla rivista «Il Salvagente», è emerso che su 15 campioni di olio venduto nei supermercati come extravergine, 7 hanno denotato dei difetti tali da determinarne la declassificazione; si tratta degli oli De Cecco Classico, Colavita Mediterraneo tradizionale, Carapelli Frantolio, Coricelli, Cirio Classico, La Badia-Eurospin e il Saggio Olivo di Todis. I Sei presentano difetti di rancido/morchia o acque di vegetazione/muffa e uno il difetto di rancido. Quattro olii presentano valori al limite di etil-esteri;

   la bocciatura non rappresenta un rischio di salute per il consumatore, quanto piuttosto profili che rasentano la truffa e la frode in commercio: mancata corrispondenza tra il dichiarato e l'acquistato e maggiore spesa, in quanto un extravergine costa di più;

   il panel test è una prova codificata e ripetibile, condotta da valutatori esperti. Il Consiglio di Stato con una sentenza del 30 novembre 2020, ne ha confermato l'attendibilità, ritenendola «essenziale per la corretta classificazione degli oli» e non arbitraria, in quanto «governata da stringenti parametri normativi»; i risultati dei test sono stati condivisi con i marchi interessati prima di essere pubblicati. Le aziende testimoniano, analisi alla mano, che il loro olio è extravergine e come tale è stato consegnato ai supermercati. Oltre che contestare la validità del panel, esse hanno sostenuto che la perdita della qualità di extravergine sarebbe dovuta a problemi della filiera successiva;

   l'unico dei difetti organolettici che non è automaticamente ascrivibile all'azienda produttrice, potendo essere imputabile alla catena logistica o alla grande distribuzione organizzata (Gdo), è il rancido, che può emergere dopo la consegna;

   è evidente che qualsiasi azione di sequestro o giudiziaria, necessita di ulteriori prove di laboratorio. Tuttavia, costituisce sorpresa il fatto che i risultati ottenuti nel 2021 sono simili a quelli di un test analogo condotto, dalla medesima rivista, nel giugno 2015: anche allora quasi la metà dei campioni di extravergine furono declassati dal panel test delle Dogane. Ne scaturì un'inchiesta giudiziaria della procura di Torino per frode in commercio. L'Antitrust, sulla base delle analisi condotte dai Carabinieri del nucleo antisofisticazioni e sanità dell'Arma che confermarono i risultati dei test, contestò ad alcuni marchi coinvolti la pratica commerciale scorretta, comminando sanzioni;

   costituisce ulteriore elemento di sorpresa il fatto che questo tipo di problematiche emergano da inchieste giornalistiche, sia pure condotte con criteri rigorosi, e invece non emergano dai controlli dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), che esegue «accertamenti analitici su campioni prelevati in tutte le fasi della filiera, con particolare attenzione al commercio ed alla distribuzione». Eppure, nel 2020, l'Icqrf ha eseguito 10.646 controlli sull'olio, rilevando solo l'11,2 per cento di prodotti irregolari;

   dopo gli eventi del 2015, la Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione ha invitato il Governo a migliorare i controlli sulla produzione dell'olio extravergine. Progressi sono stati compiuti sia in termini di trasparenza in etichettatura, che di tracciabilità delle produzioni miglioramento delle lavorazioni;

   tuttavia a fronte del costante trend al ribasso della produzione nazionale, occorre confrontarsi con la realtà del settore, e cioè con le massicce importazioni di olio di oliva dalla Spagna e dalla Tunisia, le cui produzioni al 60-70 per cento sono vergini e lampanti. Non a caso, la Spagna chiede di sospendere l'applicazione del regolamento (Ue) 1348/2013 (che in particolare prevede a 30 mg/kg il limite degli etil-esteri tollerabili negli oli extravergini) e anzi spinge, grazie al controllo che esercita sul Consiglio oleicolo internazionale, per un abbassamento dei criteri di qualità dell'extravergine;

   la quantità di olio extravergine d'oliva non è sufficiente e soprattutto non lo è a un prezzo accessibile, anche a fronte del paradosso che l'olio italiano ha difficoltà a raggiungere i mercati per l'eccessiva frantumazione della struttura produttiva –:

   quale giudizio dia il Ministro interpellato sulla vicenda esposta in premessa e se non ritenga opportuno rafforzare i controlli posti in essere dall'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) sulla filiera distributiva, al fine di garantire i consumatori finali sulla effettività di quanto dichiarato nelle etichette degli olii in commercio;

   quali misure ed eventualmente sanzioni si ritengano applicabili, da parte del Ministro interpellato, per quanto di competenza, alle aziende de quo per indurre comportamenti virtuosi e competitivamente corretti sul rispetto dei parametri utili alla definizione degli oli extravergine di oliva, valorizzando il lavoro delle tante aziende italiane rispettose ed attente alla tutela delle caratteristiche organolettiche dell'olio extravergine in produzione;

   se, più in generale, il Ministro interpellato non ritenga di adottare iniziative per moltiplicare gli sforzi per incrementare la produzione di olio di oliva extravergine nazionale, in considerazione della indiscussa superiorità del prodotto italiano, rafforzando le imprese e le filiere.
(2-01220) «Paolo Russo, Anna Lisa Baroni, Bartolozzi, Bond, Caon, Cappellacci, Casciello, Casino, Cassinelli, D'Attis, Giacometto, Giannone, Labriola, Marrocco, Milanato, Nevi, Fitzgerald Nissoli, Orsini, Palmieri, Pentangelo, Pittalis, Saccani Jotti, Sarro, Sandra Savino, Spena, Tartaglione, Torromino, Maria Tripodi, Valentini, Versace, Mazzetti, Sozzani, Porchietto, Rossello, Pettarin, D'Ettore, Cortelazzo, Bagnasco, Vietina».

(14 maggio 2021)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2021 è stata costituita la società Stellantis, il quarto costruttore automobilistico al mondo in termini di volumi con 8,8 milioni di auto vendute, 400 mila dipendenti e oltre 180 miliardi di euro di fatturato, frutto della fusione tra i gruppi automobilistici Fca e Psa;

   l'impegno iniziale enunciato dall'amministratore delegato Tavares di non chiudere nessun stabilimento è stato in breve sostituito dall'annuncio di una riorganizzazione degli impianti del gruppo, in particolare quelli italiani definiti troppo costosi, mentre per il piano industriale si dovrà attendere la fine del 2021 e l'inizio del 2022;

   preoccupano le notizie riportate dal Sole24ore in data 8 aprile 2021 relative alla proroga della cassa integrazione per gli operai dello stabilimento di Melfi fino al 2 maggio, e prima ancora la comunicazione della partenza della cassa integrazione anche per quello di Mirafiori, dove gli operai hanno bloccato la produzione dal 22 febbraio al 5 marzo, per calo delle richieste dalle carrozzerie clienti;

   per lo stabilimento di Melfi, ci sarebbe l'intenzione di Stellantis di «una riduzione strutturale della capacità produttiva con l'ipotesi di ridurre da due ad una le linee di produzione della Fiat 500 e della jeep»;

   mentre è stato ribadito più volte dai vertici aziendali che tra le finalità di Stellantis c'è quella di cogliere le sfide più importanti della mobilità del futuro, tra cui quella elettrificata, a Mirafiori scende la produzione di 500 elettriche, anche a causa della mancanza delle batterie che Stellantis importa dalla Corea del Sud;

   intervenuto nel corso dell'assemblea degli azionisti chiamata ad approvare i bilanci della Fiat Chrysler e della PSA, Tavares ha annunciato un piano per l'elettrificazione dell'auto «offensivo», «pieno di scelte radicali» e rivoluzionario, che tuttavia inizierà a prendere forma non prima del 2023, e dalle ricadute non chiare per quanto riguarda gli stabilimenti italiani, dal momento che, in merito alla produzione di batterie, sembrerebbe che la scelta sia caduta sulla Spagna;

   l'automotive italiano è ancora in grande misura dipendente dalle attività e dai successi commerciali del gruppo ex Fca ed è pertanto doveroso chiedersi quali saranno le ripercussioni sulla filiera –:

   quali iniziative il Ministro interpellato intenda intraprendere al fine di avviare un tavolo di confronto con Stellantis e le organizzazioni sindacali in merito al piano industriale, con particolare riguardo alla produzione di batterie, strategica per la tutela del futuro dell'intera filiera dell'automotive.
(2-01230) «Cillis, Maglione, Segneri, Sut, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Scanu».

(25 maggio 2021)