TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 425 di Martedì 10 novembre 2020

 
.

INTERROGAZIONI

A)

   ZANETTIN e SISTO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   Il Giornale di Vicenza ha riportato in data 16 settembre 2020 in un articolo le proteste di alcuni genitori degli alunni dell'istituto Almerico Da Schio per le «sollecitazioni» del dirigente scolastico al versamento di «contributi volontari» a favore della scuola;

   secondo quanto riferito, il dirigente, prima ancora della ripresa dell'anno scolastico, avrebbe dato indicazioni di telefonare ai genitori degli alunni per sollecitare il versamento di 250 euro, per l'alberghiero, e 100 euro per gli altri indirizzi;

   lo stesso dirigente avrebbe detto che, se in passato c'era stata tolleranza, quest'anno invece i nomi di chi non paga sarebbero stati tenuti in evidenza ed ai morosi non sarebbe stato permesso di cucinare e, tanto meno, assaggiare i cibi;

   la circolare ministeriale stabilisce in modo chiaro che i contributi volontari devono considerarsi a tutti gli effetti spontanei, e non «spintanei», al contrario delle tasse scolastiche, il cui versamento è invece obbligatorio –:

   se i fatti, così come esposti nell'articolo de Il Giornale di Vicenza, corrispondano a verità;

   in caso di verifica positiva, se il comportamento del dirigente scolastico sia da considerare legittimo e giustificato, soprattutto in un contesto sociale ed economico così delicato, come quello che si sta vivendo.
(3-01777)

(28 settembre 2020)

B)

   DE CARLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Safilo group s.p.a., Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali, è un'azienda italiana attiva nel campo della produzione e distribuzione di occhiali da vista, da sole e sportivi, maschere da sci e caschi da sci e bici, con sede amministrativa a Padova. Gli stabilimenti produttivi si trovano a Santa Maria di Sala, Longarone, Martignacco, Ormoz, Salt Lake City e Suzhou;

   l'azienda, con l'approvazione del nuovo piano quinquennale, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Martignacco e 700 esuberi, 400 dei quali previsti nello stabilimento di Longarone. I dipendenti dello stabilimento di Martignacco hanno ricevuto la notizia attraverso un messaggio sul cellulare che riportava il testo di un comunicato stampa di un sindacato;

   la crisi aziendale è dovuta alle perdite di diverse licenze negli ultimi anni. I mancati rinnovi di alcuni contratti, subiti negli anni passati, come con Armani e Gucci, hanno certamente contribuito alla crisi dell'azienda e l'uscita delle licenze del lusso Lvmh potrebbe creare problemi rilevanti nei prossimi anni;

   secondo il consiglio di amministrazione è necessario un piano di trasformazione, riorganizzazione e ristrutturazione industriale capace di rispondere prontamente al nuovo scenario produttivo. Per tali ragioni è stato aperto un tavolo negoziale con i sindacati, al fine di individuare gli ammortizzatori sociali disponibili per limitare gli impatti coinvolti;

   la trasformazione digitale prevista comporta, però, un enorme ridimensionamento delle attività italiane. Sembrerebbe, infatti, che il centro di produzione di Santa Maria di Sala sia l'unico con tecnologie all'avanguardia, mentre quello di Longarone sia il più forte nel settore metallico (sottoposto anch'esso a un grande ridimensionamento);

   in provincia di Udine, inoltre, era già stato chiuso il centro di produzione di Precenicco e la sede di Martignacco aveva assorbito molti dei lavoratori licenziati nelle crisi del 2009, che, però, sono fortemente diminuiti in questi anni passando da 700 a 250;

   nella giornata di venerdì 13 dicembre 2019 è stato indetto uno sciopero in tutte le sedi dell'azienda. Il personale licenziato nella sede di Martignacco, con un alto livello di know how e competenze tecniche, si ritrova, dopo anni di lavoro nell'azienda, senza alcun futuro. Il timore è che Safilo voglia spostare gradualmente tutta la produzione all'estero –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda istituire un tavolo istituzionale presso il Ministero dello sviluppo economico al fine di poter intervenire tempestivamente e tutelare i lavoratori che si sono ritrovati senza alcun preavviso in situazioni fortemente critiche, nonché per salvaguardare le produzioni degli stabilimenti presenti nel Paese.
(3-01874)

(10 novembre 2020)
(ex 4-04345 del 17 dicembre 2019)

C)

   ZOFFILI, MACCANTI, TOMBOLATO, GIACOMETTI, CAPITANIO, MORELLI, FURGIUELE, ZORDAN e DONINA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come già segnalato nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-01338 del 10 ottobre 2018, nell'interrogazione a risposta orale n. 3-00428 del 15 gennaio 2019 e nell'interrogazione a risposta orale n. 3-00618 del 19 marzo 2019, i cittadini della Sardegna continuano a lamentare dei gravi disservizi relativi al funzionamento delle reti telefoniche, con particolare riferimento alla copertura della telefonia mobile, con alcune aree del tutto prive di segnale dove, peraltro, risulta impossibile contattare i numeri di emergenza come il primo firmatario del presente atto ha potuto verificare personalmente;

   in molte aree, soprattutto quelle interne, il segnale di telefonia mobile è presente, ma solo apparentemente, oppure è completamente assente, persistendo di fatto l'impossibilità di stabilire un qualunque collegamento (voce o dati), financo con i servizi di emergenza –:

   se i Ministri interrogati intendano fornire una risposta urgente rispetto a quanto richiamato in premessa e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per garantire il corretto funzionamento del segnale telefonico (voce e dati) in tutto il territorio sardo, anche per consentire il pieno accesso dei cittadini sardi ai numeri telefonici di emergenza.
(3-01801)

(6 ottobre 2020)

D)

   DELMASTRO DELLE VEDOVE, FRASSINETTI e DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda del piano industriale del gruppo industriale Ventures nell'acquisizione di Embraco, azienda del gruppo Whirlpool, con stabilimento a Riva di Chieri, sta sempre più assumendo tratti inquietanti;

   ai roboanti annunci del Ministro pro tempore Calenda hanno fatto seguito altrettanti proclami da parte del Ministro pro tempore Di Maio;

   nonostante le promesse del gruppo industriale Ventures e i proclami dei due Ministri sopra citati che si sono succeduti nella gestione della vicenda, a distanza di 14 mesi dalla firma del piano di reindustrializzazione dello stabilimento di Riva di Chieri, l'attività produttiva alla ex Embraco non è ripartita e non ci sono segnali positivi per i 409 lavoratori che tra dieci mesi rischiano di andare in mobilità;

   il piano firmato da Ventures prevedeva la cassa integrazione per 24 mesi per i lavoratori ex Embraco e la ricollocazione di tutti i lavoratori secondo un preciso cronoprogramma a tappe;

   il 16 settembre 2019 le organizzazioni sindacali hanno proclamato uno sciopero di 4 ore, con un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento ceduto dalla Whirlpool al gruppo cino-israeliano Ventures che avrebbe dovuto iniziare la produzione di robot per la pulizia di pannelli solari;

   al presidio hanno partecipato il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio e l'assessore al lavoro Elena Chiorino, lamentando che «a distanza di un anno, la situazione, sia dal punto di vista finanziario, che occupazionale, resta irrisolta. I lavoratori sono stati presi in giro da Bruxelles e da Roma»;

   in particolare, il presidente della regione e l'assessore al lavoro della regione Piemonte lamentano che il gruppo Ventures ha bisogno di 3 milioni di euro per fare ripartire la produzione alla ex Embraco e che necessita di un intervento bancario;

   qualora fosse confermata, la notizia testimonierebbe inequivocabilmente, secondo gli interroganti, la superficialità con cui il Ministero dello sviluppo economico ha avallato il piano di reindustrializzazione, la leggerezza con cui è stato verificato il piano industriale e la scarsità dei controlli –:

   quale sia lo stato del piano di reindustrializzazione dello stabilimento ex Embraco di Riva di Chieri ad opera del gruppo Ventures.
(3-00966)

(18 settembre 2019)

E)

   DI LAURO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni si è assistito ad una serie di gravi incendi che hanno devastato alcune aree della Campania, anche in centri abitati e in aree naturali protette, quali quelle del Parco nazionale del Vesuvio e del Parco regionale dei Monti Lattari;

   secondo un articolo di campanianotizie.com del 14 settembre 2020, vi sarebbero stati «su tutto il territorio tra Caserta e Napoli, spesso quasi 100 roghi al giorno. Tutti i giorni»;

   non è ancora noto il numero di ettari di superficie boschiva bruciata in questi giorni nelle aree naturali protette campane;

   da quanto emerge da articoli di stampa, non è esclusa l'origine dolosa di tali roghi;

   in particolar modo, con riguardo alle aree boschive, alcuni fattori potrebbero aver contribuito allo sviluppo degli incendi: l'inadeguato o tardivo monitoraggio del territorio; una manutenzione del sottobosco non ottimale; lo stato di abbandono in cui versano alcuni sentieri; la mancata o insufficiente scerbatura delle strade; gli accumuli di rifiuti abbandonati; assenza di efficaci linee frangifuoco; la mancanza di una rete di idranti; numero insufficiente di uomini e mezzi;

   secondo la normativa vigente, la competenza primaria nella lotta attiva contro gli incendi boschivi è affidata alle regioni, mentre allo Stato compete il concorso nell'attività di spegnimento, in particolar modo al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e al Corpo forestale dell'Arma dei carabinieri sono demandate le attività di prevenzione e repressione delle violazioni, nonché il monitoraggio del territorio;

   le regioni possono avvalersi di una propria flotta aerea, anche ricorrendo a società esterne, ovvero richiedere il concorso della flotta aerea antincendio dello Stato, come stabilito dalla legge n. 353 del 2000;

   la medesima legge, all'articolo 8, dà poteri specifici agli enti gestori delle aree naturali protette, sia nazionali che regionali, nell'ambito delle attività di previsione e prevenzione antincendio;

   la regione Campania e, in particolare, la società Sma Campania s.p.a. svolgono ed attuano le principali azioni in materia di prevenzione e contrasto degli incendi;

   nell'estate del 2017, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha lanciato il programma nazionale di riforestazione delle aree protette colpite dagli incendi, per il quale è stato previsto un primo stanziamento di 5 milioni di euro; ad oggi, non sono noti gli sviluppi del programma, l'impiego delle risorse e i risultati ottenuti –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza al fine di garantire la presenza di un distaccamento dei vigili del fuoco dotato di risorse umane e strumentali sufficienti, per lo meno durante la stagione estiva, anche ricorrendo ai vigili del fuoco volontari, all'interno del Parco nazionale del Vesuvio e del Parco regionale dei Monti Lattari;

   se intendano promuovere, per quanto di competenza, modifiche normative volte a semplificare l'attuale sistema di funzioni in materia di prevenzione, previsione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, affidando maggiori competenze nella lotta attiva al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, alla Protezione civile e al Corpo forestale dell'Arma dei carabinieri;

   se siano a conoscenza degli ettari di superficie boschiva che sono stati bruciati nell'estate 2020, in particolar modo nelle aree del Parco nazionale del Vesuvio e del Parco regionale dei Monti Lattari, e se risultino avviate eventuali indagini in merito;

   quali iniziative, per quanto di propria competenza, intendano intraprendere affinché siano adottate più efficaci misure di prevenzione sul territorio degli eventi incendiari;

   quali siano stati i risultati del programma nazionale di riforestazione delle aree protette colpite dagli incendi lanciato nel 2017 dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e quali e quante risorse finanziarie siano state impiegate.
(3-01779)

(28 settembre 2020)

F)

   BIGNAMI e DEIDDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 4 dicembre 2019 è stato pubblicato il nuovo regolamento per la disciplina delle uniformi (SMD-G010) con il quale lo Stato maggiore della difesa ha regolamentato in maniera molto più restrittiva l'utilizzo delle uniformi per i militari in congedo e per le associazioni d'Arma;

   in particolare, al capitolo VII si prevede che ai militari delle categorie in congedo è sempre precluso l'uso dell'uniforme al fine di evitare ogni possibile confusione con i militari in servizio, ad eccezione di particolari casi legati all'espletamento di funzioni/incarichi di interesse della difesa, espressamente richiamati da specifiche disposizioni. Si prevede, inoltre, che ai militari in congedo non in temporanea attività di servizio delle forze di polizia è sempre precluso l'uso dell'uniforme e che ai militari in congedo iscritti alle associazioni d'Arma formalmente riconosciute dal Ministero della difesa, che partecipano a cerimonie o a eventi ovvero che prendono parte ad attività connesse con gli scopi/finalità dell'associazione, sono autorizzati a indossare solo gli elementi uniformologici e gli accessori eventualmente stabiliti da ciascuna Forza armata. È, altresì, previsto che i membri delle associazioni non riconosciute dal Ministero della difesa non possono indossare uniformi e/o elementi uniformologici in uso o che abbiano sensibili somiglianze con quelli delle Forze armate e che le eventuali uniformi sociali adottate dalle associazioni devono essere chiaramente distinguibili rispetto a quelle utilizzate dal personale in servizio delle Forze armate;

   rispetto a tale decisione è stata sollevata più di una perplessità non solo per l'eccessiva restrizione imposta ai militari in congedo per i quali l'uniforme rappresenta indubbiamente un importantissimo simbolo di appartenenza alla patria, ma anche perché tale disposizione parrebbe contrastare con l'articolo 880 del codice dell'ordinamento militare che sancisce che «il militare in congedo assoluto conserva il grado e l'onore dell'uniforme, che può essere indossata in base alle disposizioni di ciascuna Forza armata o del Corpo della Guardia di finanza, ed è soggetto alle disposizioni di legge riflettenti il grado e la disciplina»;

   anche l'Unuci (Unione nazionale ufficiali in congedo d'Italia) ha espresso riserve poiché «strappare l'uniforme al militare in congedo significa impedirgli di partecipare alle festività militari in cui si rendono gli onori alla Repubblica ed alle Forze armate, in genere molto sentite dal personale militare, seppur in stato di congedo», oltre alle tante attività addestrative in cui regolarmente i militari in congedo mantengono l'elevato profilo delle loro competenze, fisiche, tecnico-tattiche ed operative;

   l'Unuci conta oggi 23 mila iscritti e concorre alla formazione morale e all'aggiornamento professionale del personale in congedo –:

   se il Ministro interrogato intenda intraprendere le iniziative di competenza in merito a quanto esposto in premessa e, in particolare, promuovere una revisione del citato regolamento in senso meno restrittivo relativamente all'utilizzo dell'uniforme per il personale in congedo.
(3-01680)

(20 luglio 2020)

   DEIDDA, GALANTINO, FERRO e CIABURRO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 4 dicembre 2019 è stato pubblicato dallo Stato maggiore della difesa il nuovo regolamento per la disciplina delle uniformi per i militari in congedo e per le associazioni d'Arma (SMD-G-010), il quale al capitolo VII prevede che:

    a) ai militari delle categorie in congedo è sempre precluso l'uso dell'uniforme al fine di evitare ogni possibile confusione con i militari in servizio, ad eccezione di particolari casi legati all'espletamento di funzioni/incarichi di interesse della difesa, espressamente richiamati da specifiche disposizioni;

    b) ai militari in congedo non in temporanea attività di servizio delle Forze di polizia è sempre precluso l'uso dell'uniforme;

    c) i militari delle categorie in congedo in temporanea attività di servizio, ai fini dell'uniforme, sono tenuti all'osservanza di tutte le norme in vigore;

    d) i militari in congedo iscritti alle associazioni d'Arma formalmente riconosciute dal Ministero della difesa, che partecipano a cerimonie o a eventi ovvero che prendono parte ad attività connesse con gli scopi/finalità dell'associazione, sono autorizzati ad indossare solo gli elementi uniformologici e gli accessori eventualmente stabiliti da ciascuna Forza armata;

   l'uniforme porta con sé un alto valore simbolico relativo al senso di appartenenza e al patriottismo e una sua preclusione all'uso, come previsto dal capitolo VII del suddetto regolamento, potrebbe risultare particolarmente restrittiva;

   la preclusione, oltre tutto, riguarda anche le attività addestrative che militari in congedo svolgono al fine di mantenere un adeguato profilo professionale;

   a titolo d'esempio, l'Unuci (Unione nazionale degli ufficiali in congedo d'Italia), che conta circa 23.000 iscritti, collabora regolarmente con le autorità militari nell'addestramento del personale in congedo e, conseguentemente, svolge diverse attività con le confederazioni similari degli ufficiali della riserva dei Paesi alleati –:

   quale sia la posizione del Governo al riguardo e quali iniziative stia valutando di intraprendere in merito a quanto segnalato in premessa.
(3-01790)

(2 ottobre 2020)

G)

   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i sindaci dei comuni delle provincie di Roma nell'area dei Castelli romani di Velletri, Ariccia, Lanuvio, Castel Gandolfo, Genzano di Roma, Lariano, Nemi, Artena e Albano Laziale, hanno fatto presente che in nessuno dei distaccamenti dei vigili del fuoco del loro territorio risulta essere assegnata un'autoscala;

   questo automezzo ad elevazione risulta necessario e insostituibile per non compromettere il lavoro dei vigili del fuoco, in quanto il suo utilizzo è fondamentale in gran parte degli interventi che non riguardano solo incendi, ma anche i soccorsi nelle abitazioni;

   l'assenza di tale automezzo non può garantire, per evidenti ragioni di sicurezza, tempi di intervento compatibili con gli standard auspicabili, penalizzando un intero quadrato della provincia di Roma;

   la sede di Velletri è considerata la più idonea sia per la sua posizione strategica e baricentrica rispetto all'indotto di popolazione attualmente meno servito, sia perché — essendo il comando dei vigili del fuoco in nuova costruzione — risulterebbe provvista di ampi spazi adatti ad ospitare il suddetto automezzo e l'eventuale personale specializzato per il suo utilizzo;

   il territorio dei Castelli romani, oltre al suo rilevante valore storico e paesaggistico, ivi compresa la presenza al suo interno del Parco regionale dei Castelli romani, è caratterizzato da importanti insediamenti urbani e industriali con un bacino di utenza di circa 300.000 abitanti;

   a parere dell'interrogante occorrono nuovi ed urgenti investimenti da parte del Governo per garantire l'adeguata dotazione di mezzi e strumenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e non ritenga necessario assegnare stabilmente al distaccamento dei vigili del fuoco di Velletri un'autoscala, al fine di garantire la linearità nello svolgimento delle attività, e se intenda adottare iniziative affinché sia garantita al Corpo nazionale dei vigili del fuoco una maggiore dotazione di mezzi e risorse.
(3-01290)

(7 febbraio 2020)

H)

   ASCARI, MARTINCIGLIO e GRIPPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   «La gabbianella e altri animali» è un'associazione nata nel 1999 per occuparsi di adozione e di affidamento, cercando soprattutto di prevenire il distacco tra i bambini e i loro genitori nei vari modi possibili, attraverso forme diverse di solidarietà familiare;

   si è occupata per 15 anni dei bambini presenti nel carcere femminile della Giudecca, provvedendo ad accompagnarli quotidianamente all'asilo comunale, portandoli a giocare fuori dalla casa di reclusione nelle festività e al mare d'estate per tre giorni alla settimana, senza ricevere finanziamenti specifici per tale scopo dal 2010;

   è presente nella casa circondariale di Santa Maria Maggiore con progetti che trattano il tema della genitorialità in carcere e dove assiste i padri durante i colloqui con i bambini e ha restaurato l'ex chiostro di Santa Maria Maggiore, perché padri e famiglie si possano incontrare all'aperto;

   promuove diverse attività culturali: pubblicazioni di articoli, organizzazione di convegni, partecipazione al gruppo per il monitoraggio della Convenzione sui diritti del fanciullo di New York, costruzione di eventi, partecipazione a trasmissioni radiofoniche e televisive e altro. Inoltre, cura il proprio sito: www.lagabbianella.org;

   nell'aprile del 2015 è stato firmato il «protocollo d'intesa» sulle procedure per l'attivazione di forme di accoglienza dei bambini in carcere con la madre, frutto di un accordo fra numerosi soggetti: pubblico tutore dei minori della regione Veneto, Garante delle persone ristrette nella libertà personale, Ministero della giustizia (rappresentato dalla direzione della casa di reclusione femminile di Venezia e dalla direzione dell'ufficio di esecuzione penale esterna), questura di Venezia, comune di Venezia, centro per l'affido e la solidarietà familiare della conferenza dei sindaci dei comuni di Cavallino Treporti – Marcon – Quarto D'Altino – Venezia, procura della Repubblica, tribunale per i minorenni di Venezia e la stessa associazione «La gabbianella e altri animali»;

   tuttavia, nell'aprile 2018 l'associazione ha inviato la disdetta dal «protocollo d'intesa», in quanto i suoi contenuti non sono mai stati applicati, con particolare riferimento alla formazione del gruppo di lavoro che avrebbe dovuto far applicare e monitorare il protocollo e alla mancata attuazione di progetti individualizzati per i bambini e sottoscritti dalle madri;

   nel maggio 2019 un nuovo protocollo d'intesa è stato firmato: anch'esso prevede un gruppo di lavoro composto da 5 soggetti che, assieme alla madre del bambino, ne progetti la vita;

   secondo quanto riportato dall'associazione, nelle predette strutture vi era un bambino di età prossima ai sei anni e questa sarebbe stata l'occasione giusta per attuare il protocollo; tuttavia, il gruppo di lavoro incaricato di attuare il protocollo all'interno dell'istituto a custodia attenuata per detenute madri, nei fatti, è costituito da ben più di 5 membri, compromettendone l'effettivo funzionamento, e la madre non sarebbe di fatto coinvolta, diversamente che nel passato, mentre l'associazione ha denunciato di essere stata esclusa, nonostante si sia occupata del minore quotidianamente;

   nel giorno del sesto compleanno del bambino, questi è stato portato via, senza preavviso alcuno;

   secondo l'associazione è evidente la mancanza di seria progettazione sul bambino;

   conseguentemente, l'associazione «La gabbianella e altri animali», dopo 4 anni dalla firma dei primi accordi non attuati, ha dato disdetta definitiva e non offre più il suo servizio –:

   se e quali soggetti, pubblici o del privato sociale, si stiano occupando dell'accompagnamento del minore all'asilo e si occuperanno di portare in seguito i bambini all'esterno;

   se il Governo sia a conoscenza dei motivi per cui il protocollo d'intesa citato in premessa non è mai stato effettivamente attuato, perdendo il contributo dell'associazione «La gabbianella e altri animali»;

   se il Governo intenda adoperarsi al fine di promuovere l'adozione dei protocolli citati in premessa anche in altri contesti analoghi nel resto del Paese.
(3-01220)

(18 dicembre 2019)

I)

   ASCARI, IOVINO e MARTINCIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 29 luglio 2019 è stata approvata in via definitiva la legge n. 69, cosiddetta «codice rosso», recante norme volte a contrastare la violenza di genere, tra cui anche un nuovo reato, inserito all'articolo 612-ter del codice penale, rubricato «Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti», cioè il più comunemente noto revenge porn, il quale punisce «chiunque, dopo averli realizzati o sottratti o ricevuti da terzi, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000»;

   il fenomeno del revenge porn è relativamente recente, sviluppatosi con l'avanzare della tecnologia digitale ed esploso negli ultimi anni: viene perpetrato soprattutto da uomini, di ogni età, in danno soprattutto delle ex partner, anche se, nei canali di diffusione di questi materiali, sono spesso presenti materiali pedopornografici;

   il report di Amnesty international sull'Italia parla chiaramente: almeno una donna su cinque ha subito molestie e minacce on line, con un gravissimo impatto psicologico, anche di lunga durata; secondo quanto emerso dall'inchiesta del giornale on line Wired, esiste all'interno dell'app di messaggistica Telegram, un canale creato il 19 gennaio 2020, con oltre 43 mila iscritti di tutte le età, inclusi padri di famiglia, spesso coperti dall'anonimato, raggiunti in due mesi, con 21 canali tematici collegati e con un volume di conversazioni che si aggira sui 30 mila messaggi ogni giorno, che è diventato in breve «il più grande network italiano di revenge porn»: «un'enorme chat accessibile a tutti, contenente foto e video di atti erotici e sessuali pubblicati senza il consenso o la consapevolezza delle vittime», numeri di telefono, recapiti social, indirizzi, utilizzati per mettere in scena il rito dello stupro virtuale di gruppo;

   è stata riscontrata anche la pubblicazione di materiale pedopornografico, con video di minori, anche di 8 anni, ma anche richieste sconcertanti di utenti che chiedono come poter stuprare la propria figlia minorenne senza farla piangere;

   questo sistema è ormai collaudato da anni: il gruppo nasce, raggiunge il picco di utenti e viene infine cancellato da Telegram perché «utilizzato per diffondere contenuti pornografici»; tuttavia, un messaggio fissato nella parte superiore della chat reindirizza a un «gruppo di riserva», quello da ripopolare in caso di cancellazione, tramandando un'eredità condivisa fatta di foto e video privati;

   le conseguenze sociali, umane ed economiche per le vittime del revenge porn nel mondo reale sono a volte anche tragiche, inclusa la morte di qualche innocente vittima;

   il suddetto canale Telegram, ad esempio, è costato il lavoro a una professionista bresciana di 40 anni, sposata e con due figli: a seguito della pubblicazione di video, con nome, cognome e numero di telefono, e delle conseguenti molestie telefoniche, la donna è stata licenziata;

   Telegram non è l'unico strumento utilizzato per perpetrare il revenge porn ed altre app di messaggistica e social sarebbero coinvolte –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intendano intraprendere al fine di contrastare in maniera più efficace il fenomeno del revenge porn, anche tramite l'inasprimento delle pene, la creazione o il rafforzamento di strumenti di tutela psicologica ed economica per le vittime e l'organizzazione di campagne informative volte a sensibilizzare la popolazione sul revenge porn e sulle sue conseguenze;

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza al fine di concertare con gli amministratori di Telegram, nonché di altre piattaforme di messaggistica e social, soluzioni al fine di pervenire a una strategia condivisa di contrasto al revenge porn, nonché valutare l'adozione di iniziative per l'introduzione di norme vincolanti per responsabilizzare le piattaforme social e di messaggistica nel contrasto al fenomeno del revenge porn, prevedendo la possibilità di comminare sanzioni in caso di mancato pronto intervento di rimozione dei contenuti lesivi.
(3-01447)

(9 aprile 2020)