TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 377 di Mercoledì 22 luglio 2020

 
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MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE AL COMPLETAMENTO DELL'IDROVIA PADOVA-VENEZIA

   La Camera,

   premesso che:

    l'idrovia Padova-Venezia, della lunghezza di 27 chilometri e mezzo, inizia nell'area dell'interporto di Padova (zona industriale) e termina nella laguna veneta, raggiungendo il canale di grande navigazione Malamocco-Marghera;

    incompiuta, in quanto priva della parte centrale, oggi è visibile in due tratti a valle di Padova e nella parte terminale del suo percorso. Attualmente essa non è scavata nel tratto compreso tra la Cunetta di Brenta e il Canale Novissimo. Era stata progettata per il traffico di chiatte fluviali di dimensioni di 80 x 9,5 x 2,5 metri, con una capacità massima di 60 Teu (circa 1.320 tonnellate);

    la sua storia nasce nel 1955, sulla base di un'idea delle camere di commercio di Padova e Venezia, con un progetto elaborato dal genio civile di Venezia. La prima autorizzazione di spesa fa riferimento alla legge n. 92 nel 1963. La costituzione del Consorzio per l'Idrovia Padova-Venezia è del 1965. I lavori iniziano nel 1968, ma vanno avanti con ritardi e a singhiozzo, fino alla soppressione del Consorzio nel 1988;

    in seguito la legge n. 16 del 2000, che ratificava l'accordo europeo sulle grandi vie navigabili d'importanza internazionale (Accord européen sur les grandes voies navigables d'importance internationale (AGN), sottoscritto a Ginevra il 19 gennaio 1996), ha incluso nella lista di vie navigabili d'importanza nazionale il canale Venezia-Padova (annexe I dell'articolo 1). Analogamente ha previsto nel 2012 il «Blue book» della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite. Tali riconoscimenti non hanno consentito il riavvio dell'opera;

    recentemente l'Idrovia è tornata al centro del dibattito per la possibilità di essere utilizzata come scolmatore delle piene sia del fiume Bacchiglione che del Brenta. L'esigenza di regimentare questo sistema fluviale si è posta come indifferibile dopo l'alluvione del 2010, ma eventi di piena si sono registrati nel novembre 2011, tra gennaio e febbraio 2014 e nell'aprile 2017. Anche a fine ottobre 2018 si è registrata una piena di 5 metri;

    tale situazione è ampiamente conosciuta e documentata, sia da indagini commissionate dalla regione Veneto (studio Ing. Mazzucato, indagine del 2014) che da rilevamenti degli anni 2017 e 2018 sul fiume Brenta e sul Bacchiglione. Le alluvioni si possono riproporre anche ad intervalli brevi, mettendo a rischio la vita delle persone, ed i costi dei danni che producono sono superiori a quelli delle opere necessarie ad evitarle. La diversione delle acque tramite l'idrovia consentirebbe di far defluire, senza esondazioni, piene con portate al colmo a 1900-2000 m3/s, mitigando sensibilmente il rischio idraulico cui è attualmente esposta una parte importante del territorio del vicentino, del padovano e dei comuni della città metropolitana di Venezia;

    la provincia di Padova è da sempre soggetta a fenomeni alluvionali. La rovinosa alluvione del novembre 2010 ha mostrato in maniera drammatica come la cementificazione e la mancata attuazione degli interventi prospettati dalla commissione De Marchi dopo l'alluvione del 1966 (che fu di 11,53 metri s.l.m.) abbiano reso il territorio veneto fragile e vulnerabile a fronte della minaccia dei fiumi (si veda: Luigi d'Alpaos, «I rischi di inondazione nella Provincia di Padova», in Padova e il suo territorio, n. 119, febbraio 2006);

    nel febbraio 2016 la conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta ha approvato e inviato all'autorità di bacino, una mozione che chiede l'inserimento dell'Idrovia fra le opere da progettare e iniziare entro il 2021, con riferimento al piano di bacino approvato, in via definitiva, nel dicembre 2015;

    nello stesso anno, dopo aver presentato uno specifico bando due anni prima, la giunta regionale del Veneto ha ripreso i vecchi progetti del genio civile, presentando la progettazione preliminare con la supervisione dell'università di Padova. Tale progettazione ha stabilito la quota di regolazione del livello dell'idrovia (+4 metri sul medio mare), oltre il natante di riferimento più adatto per l'idrovia, con requisiti di adeguatezza per transitare sotto tutti i 12 ponti esistenti. Nel progetto della regione Veneto, mediante riutilizzo dei materiali di scavo, sono previste opere di valorizzazione ambientale oltre alla pista ciclopedonale, che da Padova porterà fino a Venezia;

    ad esaltare il ruolo di collegamento tra Padova e la laguna veneta che l'Idrovia riveste, si segnala che, nel corso dell'istruttoria, gli uffici della regione hanno sentito anche i rappresentanti dell'autorità portuale di Venezia, in considerazione del fatto che l'iter relativo alla realizzazione del porto d'altura di Venezia al largo di Malamocco si trovava in fase alquanto avanzata. Il nuovo piano regolatore dovrà permettere al porto di Venezia di rimanere competitivo rispetto agli orizzonti temporali di pianificazione infrastrutturale europea 2030 e 2050: una via acquea di collegamento consentirebbe a Padova di utilizzare direttamente il nuovo porto;

    altro aspetto importante dell'opera, segnalata dal magistrato delle acque, sarebbe la funzione di apporto di sedimenti alla laguna Veneta, la quale soffre di perdita dei bassi fondali, passati dai 168 chilometri quadrati del 1930 ai 60 chilometri quadrati del 2000, con perdita di sedimenti di 2,2 milioni di metri cubi l'anno, nonostante il fatto che il magistrato abbia realizzato strutture morfologiche con il riuso di 19,5 milioni di metri cubi negli ultimi 30 anni (si veda https://slideshare.net);

    a fronte dei positivi e convergenti riscontri, la regione Veneto, sempre nel 2016, ha incluso il completamento dell'idrovia Padova-Venezia tra le opere immediatamente cantierabili, ritenendo urgente realizzarla quanto prima come scolmatore del Brenta e del Bacchiglione, salvo poi, a completamento del progetto, ampliarne la funzione a via navigabile. Esaurite le procedure preliminari, l'opera è finalmente fattibile, ma occorrono adeguate risorse;

    nel corso del 2018 e del 2019 ben 31 consigli comunali della provincia di Padova e della città metropolitana di Venezia, rappresentativi di un territorio con oltre 500.000 abitanti, hanno approvato mozioni ed ordini del giorno, indirizzati alla regione Veneto, con la richiesta di procedere all'esecuzione del progetto definitivo dell'opera denominata «idrovia Padova-Venezia con funzione anche di scolmatore»;

    nel mese di ottobre 2019 numerose associazioni hanno scritto al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al presidente della regione Veneto, a tutte le autorità competenti, compresa la magistratura, per affrontare con urgenza il rischio di alluvione che interessa il territorio attraversato dai fiumi Brenta e Bacchiglione da Padova al mare. Nell'ambito di questa iniziativa la stessa Legambiente Padova ha definito l'idrovia Padova-Mare «l'unica grande opera necessaria»;

    l'Unione europea ha rilanciato le vie navigabili attraverso la revisione delle reti strategiche di trasporto (Ten-T) e lo sviluppo del programma Naides, giunto ormai alla fase Naiades II. Si vuole che il 30 per cento delle merci dell'Unione sia trasportato con metodi più puliti e questa previsione comprende l'utilizzo dei suoi 37.000 chilometri di vie navigabili interne. La quota del trasporto unionale per via navigabile è oggi al 6 per cento, una percentuale ferma dal 2001;

    per potenziare la navigazione interna, Bruxelles sta spendendo il 7 per cento del fondo Connected Europe dotato di 24 miliardi di euro nell'attuale bilancio settennale, per collegare i corsi d'acqua nei corridoi di trasporto Ten-T, aggiungere collegamenti mancanti e integrare meglio il traffico di chiatte con altri modi di spedizione merci. Ma questa è una frazione dei 13 miliardi di euro necessari per eliminare le strozzature entro il 2030;

    il 14 febbraio 2019 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione su Naiades II – un programma di azione a sostegno del trasporto sulle vie navigabili interne (2018/2882(RSP)) sollecitando la Commissione «... ad aggiornare e rinnovare il programma NAIADES entro il 2020 al fine di garantire che il potenziale del trasporto sulle vie navigabili interne... sia sfruttato...»;

    nell'Allegato infrastrutture del documento di programmazione economica e finanziaria (oggi documento di economia e finanza) del 2011, il Governo pro tempore affermava di voler recuperare i 990 chilometri di rete e canali fluviali ubicati nel settentrione d'Italia dove è movimentato il 60 per cento delle merci del Paese e in tale ambito di voler recuperare l'asta idroviaria/scolmatore Padova-Venezia, catalogandola nella generica e atemporale voce «attività programmate»;

    l'Unione europea ha stanziato risorse per la sicurezza idraulica dei territori all'interno dei fondi strutturali di ciascuna programmazione settennale. Secondo i dati del Dipartimento per le politiche di coesione, nell'ambito dei programmi operativi, in particolare a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), relativamente alle programmazioni 2007-2013 e 2014-2020, l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea 1,6 miliardi di euro in 14 anni per il contrasto al dissesto idrogeologico. In tale ambito le regioni italiane hanno presentato circa 700 interventi, ma ne hanno conclusi appena 333, meno della metà, per un ammontare di pagamenti che si aggira sui 320 milioni di euro (il 20 per cento di quanto ricevuto);

    di contro, dal 2002 il fondo di solidarietà dell'Unione europea per far fronte a catastrofi naturali dal 2002 all'aprile 2019 ha erogato 5,2 miliardi: ben 2,5 miliardi di euro (ossia quasi la metà) sono andati al nostro Paese, che, per quanto fragile e fortemente antropizzato, rappresenta solo l'8 per cento del totale della superficie dell'Unione e poco più del 12 per cento, in termini di popolazione. È stato dimostrato che, per ogni euro investito nella prevenzione delle alluvioni, se ne risparmiano circa sei, necessari per la riparazione dei danni conseguenti,

impegna il Governo

1) ad adottare le iniziative di competenza, coordinandosi con la regione Veneto, al fine di individuare le risorse necessarie al completamento dell'idrovia Padova-Venezia, destinata nell'immediato a regimentare il livello delle acque nei casi di esondazione dall'alveo del sistema fluviale Bacchiglione-Brenta, sulla base della progettazione già approvata dalla regione medesima, prevedendo che le opere d'urgenza siano realizzate tenendo conto della possibilità di trasformare il canale scolmatore in idrovia di V classe.
(1-00270) «Caon, Cortelazzo, Baratto, Bendinelli, Zanettin, Mazzetti, Labriola, Ruffino, Giacometto, Casino, Marin».

(21 ottobre 2019)

   La Camera,

   premesso che:

    l'idrovia Padova-Venezia è un canale navigabile, della lunghezza di 27 chilometri e mezzo, compreso tra l'area dell'interporto di Padova (zona industriale) e la laguna di Venezia, in corrispondenza del preesistente canale Dogaletto. Priva del tratto centrale (non è stata scavata nel tratto compreso tra la Cunetta di Brenta e il Canale Novissimo, derivazioni del Brenta che avrebbe dovuto incrociare a raso, con la presenza di manufatti regolatori), l'idrovia è un'opera infrastrutturale incompiuta; sono stati realizzati solo 10,7 chilometri di canale tra Padova e il Brenta e tra il Novissimo e la laguna, 13 ponti stradali e 1 ponte ferroviario, una traversa sul fiume Brenta (opera parziale), una chiusa mobile in destra del fiume Brenta, una conca di navigazione tra il Novissimo e la laguna;

    la progettazione, a cura del Genio civile di Venezia, risale al 1955, mentre l'inizio dei lavori è riconducibile al 1968, proseguiti fino al 1988, anno di soppressione del Consorzio per l'idrovia Padova–Venezia, costituitosi ad hoc nel 1965. Ad oggi è possibile vedere i ponti stradali e gli unici due manufatti idraulici realizzati, la chiusa mobile a paratie in destra idraulica della Cunetta di Brenta, realizzata nel 1981, e la conca di navigazione Romea (o Gusso), nel tratto terminale (in località Gambarare). Si tratta, dunque, di un'opera progettata come via trasportistica, alternativa alla gomma negli anni '60, iniziata negli anni '70 e costruita nel tratto iniziale da Saonara a Vigonovo ed in quello finale e poi abbandonata alla fine degli anni '80 per mancanza di fondi e di idee;

    doveva essere l'«autostrada sull'acqua»: il canale che dal cuore del Veneto produttivo portava le merci fino in Adriatico, ma oggi acquista ancor di più di significato configurandosi come un'importantissima possibilità di scolmatore delle piene sia del fiume Bacchiglione che del Brenta, in considerazione dei seguenti aspetti: 1) la scelta di realizzare un canale navigabile che collegava Padova al mare, e di conseguenza ai porti, rispondeva alla necessità, da parte di un'economia che poggiava il suo sviluppo sulla produzione manifatturiera, di poter arrivare nel più breve tempo possibile nei porti al fine di riuscire ad esportare le produzioni. Veneto e con esso Padova (locomotiva d'Italia); 2) scelta degli anni '90 di non considerare più strategica la produzione manifatturiera per immaginare uno sviluppo economico che poggiasse sui servizi e sul terziario anche se avanzato, quindi non più strategico il collegamento con i mercati mondiali attraverso i trasporti via mare. Tutto questo ha portato alla sospensione dei lavori di costruzione dell'idrovia; 3) sottovalutazione dei problemi e dei costi provocati dalla mancanza di sicurezza idraulica in un territorio che si trasformava velocemente da agricolo a urbanizzato per sopportare lo sviluppo; 4) necessità odierna di ripensare lo sviluppo economico con il ritorno alle attività manifatturiere che nel citato territorio sono ancora presenti e con maggiori necessità di poter contare su infrastrutture che permettano i trasporti delle merci, molto spesso di produzioni industriali che abbisognano di trasporti eccezionali per raggiungere i porti. Trasporti eccezionali che oggi non riescono più a transitare sulla viabilità normale anche a causa dei continui respingimenti causati dalla realizzazione di rotatorie. Trasporti eccezionali che hanno necessità di essere trasferiti su mezzi di trasporto fluviale idonei su speciali pontoni e non sulle normali chiatte. Per queste motivazioni sembra non più rinviabile la necessità di completare la realizzazione dell'idrovia Padova-Venezia;

    si tratta di un'opera che tutti, comuni interessati, province, regione, hanno definito indispensabile per la salvaguardia del rischio idraulico nelle provincie di Vicenza, Padova e Venezia, dopo che è stata dimostrata dall'Università di Padova la sua validità, evidentemente una volta completata, come canale scolmatore in caso di piena contemporanea di Brenta e Bacchiglione. Un evento che fu la causa nelle terre del padovano della terribile inondazione del novembre del 1966, ripetutosi parzialmente nel 2010 per fortuna con la piena del solo Bacchiglione. Da più di dieci anni emeriti studiosi come il bellunese professor Luigi D'Alpaos, ordinario di idraulica all'Università di Padova, sostenuti da Legambiente, da decine di altre associazioni e comitati e dai comuni stessi della Riviera del Brenta si affannano ad organizzare conferenze, dibattiti, petizioni affinché si arrivi al progetto definitivo e quindi a quello esecutivo. Nel corso del 2018 e del 2019, 31 consigli comunali della provincia di Padova e della città metropolitana di Venezia, rappresentativi di un territorio con oltre 500.000 abitanti, hanno approvato mozioni ed ordini del giorno, indirizzati alla regione Veneto, con la richiesta di procedere all'esecuzione del progetto definitivo dell'opera denominata «idrovia Padova-Venezia con funzione anche di scolmatore»;

    la scienza statistica conferma che certi fenomeni naturali hanno tempi di ritorno calcolabili con una buona approssimazione, considerando che l'entità del fenomeno del 1966 oggi causerebbe danni enormemente più ingenti di allora, anche a causa di un'urbanizzazione ben più elevata, soprattutto nei dintorni delle grandi e medie città, proseguita senza freni fino a portare il Veneto ad essere la seconda regione, dopo la Lombardia, per consumo di suolo (ben sopra il 12 per cento, con Padova capofila con il 19 per cento), un'opera di così grande rilievo in termini di prevenzione di rischio idrogeologico si configura di importanza strategica per la salvaguardia del territorio;

    il tema del rischio idraulico è quello più importante ed urgente da tenere sotto controllo, in stretta connessione con il valore aggiunto che l'idrovia potrebbe dare dal punto vista trasportistico, come parte del sistema idroviario veneto-lombardo e come canale funzionale al movimento delle merci afferente al sistema dei porti dell'alto Adriatico e per il piccolo cabotaggio;

    tenuto conto che nell'alluvione del novembre 2010 i maggiori danni furono provocati proprio dall'esondazione del Bacchiglione e dai suoi affluenti che colpirono rovinosamente più mezzo milione di cittadini, provocando anche un dimezzamento del prodotto interno lordo annuale della regione Veneto e che l'idrovia Padova-Venezia rappresenterebbe una straordinaria opportunità di riqualificazione ambientale e paesaggistica di una vasta area ad alta vulnerabilità, a ridosso della Riviera del Brenta, attraverso la realizzazione di un «corridoio ecologico» fra Padova e Venezia. L'esigenza di intervento sul sistema fluviale è divenuta imprescindibile e indifferibile dopo l'alluvione del 2010, ma eventi di piena sono stati registrati anche nel novembre 2011, a gennaio e febbraio 2014 e nell'aprile 2017. Anche a fine ottobre 2018 si è registrata una piena di 5 metri; questa situazione è largamente conosciuta e documentata, sia da indagini commissionate dalla regione Veneto allo studio dell'ingegner Mazzucato (indagine eseguita nel 2014), che da rilevamenti degli anni 2017 e 2018 sul fiume Brenta e sul Bacchiglione. «È indubbio che viviamo in un territorio naturalmente esposto al pericolo delle alluvioni da parte sia dei due grandi fiumi Brenta e Bacchiglione che lo percorrono, sia della cosiddetta rete idraulica minore formata dai canali della bonifica, che, per cause molto diverse da quelle dei corsi d'acqua principali, ha visto crescere in modo considerevole le portate da fronteggiare» («I rischi di inondazione della provincia di Padova – di Luigi D'Alpaos»). Le alluvioni si possono riproporre anche ad intervalli brevi, mettendo a rischio la vita delle persone, ed i costi dei danni che producono sono superiori a quelli delle opere necessarie ad evitarle. La diversione delle acque tramite l'idrovia consentirebbe di far defluire, senza esondazioni, piene con portate al colmo a 1900-2000 metri cubi al secondo, mitigando sensibilmente il rischio idraulico cui è attualmente esposta una parte importante del territorio del vicentino, del padovano e dei comuni della città metropolitana di Venezia;

    da un punto di vista burocratico, nel febbraio 2016 la conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta ha approvato e inviato all'autorità di bacino una mozione che chiede l'inserimento dell'idrovia fra le opere da progettare e iniziare entro il 2021, con riferimento al piano di bacino approvato, in via definitiva, nel dicembre 2015, anno in cui, dopo aver presentato uno specifico bando due anni prima, la giunta regionale del Veneto ha ripreso i vecchi progetti del genio civile, presentando la progettazione preliminare con la supervisione dell'Università di Padova. Tale progettazione ha stabilito la quota di regolazione del livello dell'idrovia (+4 metri sul medio mare), oltre il natante di riferimento più adatto per l'idrovia, con requisiti di adeguatezza per transitare sotto tutti i 12 ponti esistenti. Nel progetto della regione Veneto, mediante riutilizzo dei materiali di scavo, sono previste opere di valorizzazione ambientale oltre alla pista ciclopedonale, che da Padova porterà fino a Venezia, fra cui altro valore aggiunto dell'opera sarebbe la funzione di apporto di sedimenti alla laguna veneta, la quale soffre di perdita dei bassi fondali, passati dai 168 chilometri quadrati del 1930 ai 60 chilometri quadrati del 2000, con perdita di sedimenti di 2,2 milioni di metri cubi l'anno, nonostante il fatto che il magistrato abbia realizzato strutture morfologiche con il riuso di 19,5 milioni di metri cubi negli ultimi 30 anni;

    sulla base di positivi e convergenti riscontri, la regione Veneto, sempre nel 2016, ha incluso il completamento dell'idrovia Padova-Venezia tra le opere immediatamente cantierabili, ritenendo urgente realizzarla quanto prima come scolmatore del Brenta e del Bacchiglione, salvo poi, a completamento del progetto, ampliarne la funzione a via navigabile. Esaurite le procedure preliminari, l'opera è finalmente fattibile, ma necessita che siano stanziate le adeguate risorse;

    anche dall'Unione europea i segnali sono positivi verso la fattibilità del progetto, con il rilancio delle vie navigabili attraverso la revisione delle reti strategiche di trasporto (Ten-T) e lo sviluppo del programma Naiades, giunto ormai alla fase Naiades II, al fine di garantire che il potenziale del trasporto sulle vie navigabili interne sia sfruttato. L'Unione europea sta destinando, infatti, il 7 per cento del fondo Connected Europe dotato di 24 miliardi di euro nell'attuale bilancio settennale, per collegare i corsi d'acqua nei corridoi di trasporto Ten-T, aggiungere collegamenti mancanti e integrare meglio il traffico di chiatte con altri modi di spedizione merci,

impegna il Governo

1) in coordinamento con la regione Veneto, ad intraprendere le iniziative di competenza atte al completamento dell'idrovia Padova-Venezia, mediante il reperimento dei fondi necessari per procedere all'esecuzione del progetto definitivo dell'opera, al fine di intervenire in somma urgenza alla realizzazione dell'infrastruttura strategica per la prevenzione del rischio idrogeologico cui l'area interessata è ciclicamente sottoposta e con l'obiettivo di valorizzare e sviluppare una valida alternativa via di collegamento tra l'area dell'interporto di Padova (zona industriale) e la laguna veneta, preposta al trasporto pesante.
(1-00367) «Luca De Carlo, Caretta, Maschio, Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

(20 luglio 2020)

   La Camera,

   premesso che:

    l'idrovia Padova-Venezia è un'opera progettata all'inizio degli anni Sessanta per collegare la zona industriale di Padova a quella di Marghera, attraverso il fiume Brenta e il canale Novissimo con un percorso di circa 27,57 chilometri;

    il progetto è stato redatto dal Genio civile di Venezia intorno al 1955 ed è stato finanziato per la prima volta nel 1963; nel 1968 sono iniziati i lavori, che si sono protratti senza continuità fino al 1988 ed infatti, ad oggi, risultano realizzati soltanto 10,7 chilometri di canale tra Padova e il Brenta e tra il Novissimo e la laguna, comprensivi di: 13 ponti stradali e un ponte ferroviario, una traversa sul fiume Brenta (opera parziale), una chiusa mobile in destra del fiume Brenta, una conca di navigazione tra il Novissimo e la laguna;

    nel 2000 il canale Venezia-Padova è stato incluso nella lista delle vie navigabili d'importanza nazionale, conformemente a quanto previsto dall'accordo europeo sulle grandi vie navigabili d'importanza internazionale (Accord européen sur les grandes voies navigables d'importance internationale) del 1996; analogo riconoscimento è avvenuto nel 2012 con l'inclusione dell'opera nel Blue book della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite; sempre dal punto di vista interno, il completamento dell'idrovia figura altresì nel piano regionale dei trasporti della regione Veneto, adottato nel 2004, e dalla variante a valenza paesaggistica al piano territoriale regionale di coordinamento, adottato nel 2013;

    recentemente l'idrovia è tornata al centro del dibattito per la possibilità di essere utilizzata come scolmatore delle piene, sia del fiume Bacchiglione che del Brenta, a fortiori in ragione dei frequenti fenomeni alluvionali cui è soggetta l'area della provincia di Padova; emblematico è il caso dell'alluvione del novembre 2010, che ha dimostrato la fragilità e la vulnerabilità del territorio veneto;

    nel febbraio 2016 la conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta ha approvato e inviato all'autorità di bacino, una mozione che chiede l'inserimento dell'Idrovia fra le opere da progettare e iniziare entro il 2021, con riferimento al piano di bacino approvato, in via definitiva, nel dicembre 2015;

    nel 2016, la regione Veneto ha ridato slancio al progetto, includendo l'idrovia le opere immediatamente cantierabili, anche in relazione alla sua strategicità funzionale per il nuovo porto di Venezia, prevedendo tra l'altro opere di valorizzazione ambientale, ivi compresa la pista ciclopedonale da Padova a Venezia; un supporto, in tal senso, è giunto anche da oltre 30 consigli comunali della provincia di Padova e della città metropolitana di Venezia, che hanno richiesto alla regione Veneto – mediante l'approvazione di atti di indirizzo di diverso tipo – l'avvio dei lavori;

    l'idrovia, tuttavia, non costituisce la sola ed unica opera per la messa in sicurezza; negli ultimi anni, infatti, la regione Veneto, nell'ambito delle opere di difesa idraulica, ha approntato una serie di interventi per la realizzazione di bacini di laminazione, soprattutto a monte, per i fiumi Brenta e Bacchiglione, che risultano essenziali sia per la stessa idrovia Padova-Venezia, considerata la funzione di rallentamento del flusso delle acque da essi svolta, sia per maggiore messa in sicurezza del territorio;

    l'Unione europea ha rilanciato le vie navigabili attraverso la revisione delle reti strategiche di trasporto (TEN-T) e lo sviluppo del programma Naiades, giunto ormai alla fase Naiades II, che punta a far sì che il 30 per cento delle merci dell'Unione sia trasportato con metodi più puliti e questa previsione comprende l'utilizzo dei suoi 37.000 chilometri di vie navigabili interne,

impegna il Governo

1) ad adottare – in pieno coordinamento con la regione Veneto e nel rispetto delle competenze di quest'ultima – ogni iniziativa di competenza finalizzata alla celere realizzazione dell'idrovia Padova-Venezia ed al completamento delle opere connesse, inclusi i bacini di laminazione a monte, anche in relazione al reperimento delle risorse necessarie allo scopo.
(1-00368) «Bitonci, Zordan, Andreuzza, Bazzaro, Fogliani, Vallotto, Badole, Bisa, Coin, Colmellere, Comencini, Covolo, Fantuz, Lorenzo Fontana, Giacometti, Lazzarini, Manzato, Paternoster, Pretto, Racchella, Stefani, Turri, Valbusa».

(21 luglio 2020)

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE, IN AMBITO INTERNAZIONALE ED EUROPEO, IN ORDINE AL RISPETTO DEGLI ACCORDI INTERNAZIONALI RELATIVI ALL'AUTONOMIA DI HONG KONG E ALLA TUTELA DEI DIRITTI UMANI IN TALE TERRITORIO

   La Camera,

   premesso che:

    dal 1997 Hong Kong è una regione amministrativa speciale cinese, fa parte della Cina, ma possiede un sistema amministrativo diverso, uno statuto particolare d'autonomia negoziato tra la Cina popolare ed il Regno Unito;

    non sono ancora cessate le ingerenze di Pechino nelle vicende politiche della regione amministrativa speciale e le operazioni repressive sono proseguite con fermi ed arresti di numerosi attivisti democratici;

    il 24 maggio 2020 contro la nuova legge sulla sicurezza voluta da Pechino si schiera un'altra prima grande manifestazione e la polizia spara gas lacrimogeni contro chi si è riunito per protestare arrestando circa 200 persone;

    il leader democratico Joshua Wong ha chiesto che l'Unione europea imponga sanzioni alla Cina ed inserisca clausole legate al rispetto dei diritti umani a Hong Kong nei trattati commerciali che sta concludendo con la Cina;

    inoltre, con riferimento al nostro Paese, Wong ha sottolineato come non sia «sicuro che la Cina rispetti i suoi impegni e le promesse fatte nell'ambito degli accordi commerciali»;

    il 27 maggio 2020 Mike Pompeo ha certificato di fronte al Congresso americano che l'alto grado di autonomia di Hong Kong non esiste più, dichiarazione che apre la strada a sanzioni nei confronti della Cina;

    il Regno Unito, gli Usa, l'Australia e il Canada si uniscono in una dichiarazione congiunta che denuncia la violazione dei diritti internazionali da parte della Cina, previsti dall'accordo sino-britannico (Sino-British Joint Declaration) firmato al tempo della restituzione della colonia;

    il 29 maggio 2020 l'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea ha comunicato che «l'UE esprime grave preoccupazione per le misure adottate dalla Cina il 28 maggio, che non sono conformi ai suoi impegni internazionali (...) e alla Legge fondamentale di Hong Kong. Ciò rischia di minare seriamente il principio “One Country Two Systems” e l'alto grado di autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong»;

    il 30 giugno 2020 il Comitato permanente del Congresso nazionale cinese ha approvato la legge sulla sicurezza nazionale e successivamente essa è stata promulgata a Hong Kong;

    la nuova legge sulla sicurezza che Pechino ha imposto ad Hong Kong rischia di minacciare l'indipendenza della magistratura. A dirlo è l'ex primo giudice, Andrew Li Kwok-nang, in un articolo e interviste pubblicati su diversi media locali;

    Andrew Li Kwok-nang sottolinea soprattutto il fatto che la nuova legge sulla sicurezza prevede un gruppo speciale di giudici per processi legati a crimini di sovversione, separatismo, terrorismo e collusione con potenze straniere ai danni di Hong Kong e della Cina. Tali giudici sarebbero selezionati dal capo dell'esecutivo, che presiederebbe anche la commissione sulla sicurezza. Per Andrew Li tutto ciò è «inappropriato» e sarebbe «a detrimento dell'indipendenza della magistratura», perché pone il potere esecutivo al di sopra del potere giudiziario, invece che garantire a quest'ultimo l'indipendenza. In Cina la magistratura si dichiara sempre al servizio del Partito comunista cinese;

    finora, contro la legge si sono espressi l'Associazione degli avvocati, gruppi di pastori protestanti, l'associazione dei giornalisti di Hong Kong e 86 organizzazioni internazionali. Anche molti Governi hanno manifestato opposizione o perplessità;

    oltre alle critiche sull'indebolimento dell'indipendenza della magistratura e dello stato di diritto, si denuncia la pretesa della Cina di voler condannare violazioni alla legge che avvengono anche fuori delle frontiere di Hong Kong e della Cina. L'articolo 38 della legge afferma che cittadini, residenti permanenti e non permanenti di Hong Kong sono perseguibili per atti di «secessione, sovversione, terrorismo, collaborazione con forze straniere» che avvengono fuori del territorio e della Cina. E si è perseguibili se tali atti avvengono anche su una nave o su un aereo registrato ad Hong Kong. In pratica, ogni persona del pianeta può essere accusata;

    il Ministro taiwanese per gli affari cinese, Chen Ming-tong, ha commentato: «Mi chiedo se questo è il desiderio di un impero celeste, a cui tutta l'umanità deve essere legata. Questo non è più qualcosa che dovrebbe preoccupare solo Hong Kong, o Taiwan»;

    il 1° luglio 2020 l'Alto Rappresentante, Josep Borrell, a nome dell'Unione europea comunicava che «L'Unione europea ribadisce le sue gravi preoccupazioni per questa legge che è stata adottata senza alcuna significativa consultazione preliminare del Consiglio legislativo e della società civile di Hong Kong» e prosegue che «vi sono dubbi sulla conformità della nuova legge con la legge di base di Hong Kong e agli impegni internazionali della Cina. In linea con le assicurazioni fornite dalla Cina in passato, l'Unione europea ritiene essenziale che i diritti e le libertà dei residenti di Hong Kong siano completamente protetti, compresa la libertà di parola, di stampa e di pubblicazione, nonché la libertà di associazione, di assemblea, di processione e di dimostrazione. Le disposizioni dell'Alleanza internazionale in materia civile e politica, i diritti (ICCPR) sanciti dalla legislazione di Hong Kong devono continuare ad essere pienamente applicati. L'Unione europea è preoccupata per il fatto che la legge rischi di compromettere gravemente l'elevato grado di autonomia di Hong Kong e avere un effetto dannoso sull'indipendenza della magistratura e sullo stato di diritto. Entrambi questi principi rimangono essenziali per la costante stabilità e prosperità di Hong Kong e sono quindi di vitale interesse per l'Unione europea e per la Comunità internazionale. L'Unione europea esorta la Cina a evitare qualsiasi atto che metta in pericolo l'autonomia di Hong Kong in campo giuridico, anche in termini di diritti umani. L'Unione europea sta valutando le implicazioni di tale legge e continuerà a sollevare preoccupazioni nel suo dialogo con la Cina. Si continueranno a seguire da vicino gli sviluppi, anche nel contesto delle prossime elezioni del Consiglio legislativo del 6 settembre, che devono procedere come previsto e in un ambiente favorevole all'esercizio dei diritti e delle libertà democratiche come sancito dalla Legge fondamentale»;

    tanti attivisti pro-democrazia avevano chiesto di poter manifestare, la richiesta è stata respinta al mittente. Sono scesi comunque per strada, ma la protesta non autorizzata ha portato ai primi arresti in base alla nuova legge. Circa 4 mila agenti sono stati schierati nell'area più a rischio, Causeway Bay, e il primo arresto è stato quello di un manifestante in possesso di una bandiera dell'indipendenza di Hong Kong, che per giunta indossava una maglietta con la scritta Free Hong Kong, come riporta Il Sole 24 Ore. La polizia ha usato spray al pepe per disperdere la folla; è finito in manette anche il legislatore dell'opposizione Andrew Wan. Gli arresti a Causeway Bay dall'introduzione della legge sono oltre 30 con addebiti che vanno dalla manifestazione illegale alla violazione della nuova legge sulla sicurezza nazionale, fino all'ostacolo al rispetto delle leggi e al possesso di armi offensive,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per aderire all'impegno preso dall'Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune dell'Unione europea in riferimento al rispetto degli accordi internazionali che garantiscono l'autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong in forza del principio condiviso di «un Paese, due sistemi»;

2) a sostenere, nelle sedi dell'Unione europea, l'avvio di una riconsiderazione complessiva delle relazioni con la Cina popolare, alla luce delle ripetute violazioni dei diritti umani, ed in vista dell'adozione di possibili sanzioni in reazione alla reiterazione di tali violazioni;

3) a farsi promotore, nelle opportune sedi internazionali, dello svolgimento di un'inchiesta internazionale intesa ad accertare l'eventuale violazione dei diritti umani nel territorio di Hong Kong nel biennio 2019-2020.
(1-00362) (Nuova formulazione) «Lupi, Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Mollicone».

(2 luglio 2020)

   La Camera,

   premesso che:

    la Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 e la Legge fondamentale del 1990 della Regione amministrativa speciale di Hong Kong stabiliscono che Hong Kong manterrà l'autonomia e l'indipendenza del potere esecutivo, legislativo e giudiziario, nonché i diritti e le libertà fondamentali, tra cui la libertà di espressione, di riunione, di associazione e di stampa, per cinquanta anni dopo il trasferimento della sovranità;

    la Legge fondamentale della Regione amministrativa speciale di Hong Kong prevede disposizioni che garantiscono la sua autonomia per quanto riguarda il mantenimento della sicurezza e dell'ordine e la promulgazione di leggi su qualsiasi atto di tradimento, secessione, sedizione, sovversione contro il governo popolare centrale;

    sia la Dichiarazione congiunta sia la Legge fondamentale sanciscono il principio «un Paese, due sistemi» concordato tra la Cina e il Regno Unito;

    tra il 2019 e il 2020 a Hong Kong si sono svolte numerose manifestazioni di massa con grande partecipazione di ampie fasce della popolazione, intese a esercitare il diritto di riunione e di protesta per difendere l'autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong; sono seguiti diversi cicli di repressione che hanno comportato l'arresto di centinaia di attivisti ed esponenti dei gruppi di opposizione;

    nel corso di una marcata ripresa delle manifestazioni, il 28 maggio 2020 l'Assemblea nazionale del popolo cinese ha adottato una risoluzione che autorizza il Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo cinese ad adottare leggi contro il separatismo, la sovversione del potere dello Stato, il terrorismo e le ingerenze straniere a Hong Kong e che cita anche altre misure da adottare, tra cui l'educazione alla sicurezza nazionale, l'istituzione di organi di sicurezza nazionale del governo popolare centrale a Hong Kong e la rendicontazione periodica da parte del capo dell'esecutivo al governo popolare centrale sui risultati ottenuti da Hong Kong riguardo al suo dovere di garantire la sicurezza nazionale;

    il 30 giugno 2020 il Comitato permanente dell'Assemblea nazionale della Repubblica popolare cinese ha approvato in via definitiva la legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong che mira a «impedire, fermare e punire ogni atto o attività che metta in pericolo la sicurezza nazionale, come separatismo, sovversione del potere dello Stato, terrorismo o attività di forze straniere che interferiscono negli affari di Hong Kong»;

    a poche ore dall'approvazione della legge l'attivista di Hong Kong, Joshua Wong, e altri attivisti, come Nathan Law e Agnes Chow, si sono dimessi dal partito Demosisto, fondato come movimento politico pro-democrazia dai leader della «Rivoluzione degli ombrelli» nell'aprile 2016;

    il 1° luglio 2020 migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Hong Kong per celebrare il 23esimo anniversario della fine del colonialismo britannico, sfidando le forze di polizia e la nuova legge sulla sicurezza nazionale, entrata in vigore dopo l'approvazione da parte del Parlamento cinese. Almeno 70 manifestanti sono stati arrestati in mattinata, due dei quali con l'accusa di avere violato la nuova normativa;

    la Presidente della Commissione europea ha definito la Cina un «competitore sistemico» con cui avere relazioni sulla base dei valori su cui è fondata l'Unione europea;

    in esito al 22° vertice Unione europea-Cina del 22 giugno 2020, in una dichiarazione congiunta, il Presidente del Consiglio europeo, Michel, e la Presidente della Commissione europea, von der Leyen, pur rimarcando che per l'Europa, senza la Cina, sarebbe difficile affrontare molte delle grandi sfide globali su cui è chiamata a confrontarsi, a partire dal cambiamento climatico e dalle sfide legate allo sviluppo del continente africano, hanno ribadito le gravi preoccupazioni dell'Unione europea per le misure adottate da Pechino per imporre la legislazione sulla sicurezza nazionale;

    posizioni analoghe erano già state espresse in una dichiarazione congiunta del 17 giugno 2020 dei Ministri degli esteri dei Paesi del G7 e dell'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Borrell, che hanno invitato il Governo cinese a riconsiderare la propria decisione;

    in una dichiarazione ufficiale del 1° luglio 2020 l'Alto Rappresentante Borrell, a nome dell'Unione europea, ha ribadito le gravi preoccupazioni per l'introduzione della legge, adottata senza alcuna consultazione preventiva significativa del Consiglio legislativo e della società civile di Hong Kong; nella dichiarazione si sottolinea che l'Unione europea ritiene essenziale che i diritti e le libertà esistenti dei residenti di Hong Kong siano pienamente tutelati e che la legge rischia di compromettere gravemente l'elevato grado di autonomia di Hong Kong e di avere un effetto dannoso sull'indipendenza della magistratura e sullo Stato di diritto; in tale contesto, l'Unione europea continuerà a seguire da vicino gli sviluppi, anche nel contesto delle imminenti elezioni del Consiglio legislativo di Hong Kong, previste per il 6 settembre 2020, che devono procedere come previsto e in un ambiente favorevole all'esercizio dei diritti e delle libertà democratici sanciti dalla Legge fondamentale;

    gli avvenimenti sopra citati si inseriscono in un quadro più teso di relazioni internazionali nel quadrante asiatico: il Giappone ha annunciato ricadute significative sui piani per una visita di Stato del Presidente cinese Xi Jinping a Tokyo, con probabile negativa ripercussione sul rilancio delle relazioni bilaterali tra Tokyo e Pechino, che sarebbe dovuto avvenire con la firma di una dichiarazione congiunta proprio in occasione della visita di Xi;

    si moltiplicano nel Mar cinese meridionale massicce esercitazioni militari sia cinesi che statunitensi, come quelle di cinque giorni iniziate il 1° luglio 2020 dai cinesi al largo delle isole Paracelso, cui segue l'annuncio che la Marina degli Stati Uniti invierà nella regione le portaerei a propulsione nucleare Uss Nimitz e Uss Ronald Reagan, nonché altre navi da guerra;

    il Regno Unito ha già annunciato di volere porre la questione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

    nel rispetto della politica di «un'unica Cina», la protezione e la promozione dei diritti umani rappresentano per l'Italia una priorità consolidata e, soprattutto, un'azione costante in ogni ambito della politica estera, con un approccio fondato su universalità, indivisibilità, inalienabilità e interdipendenza dei diritti umani, che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti gli esseri umani, senza distinzioni;

    si richiama la risoluzione approvata il 3 dicembre 2019 che impegnava il Governo italiano, tra l'altro, ad assumere iniziative per conformarsi alla risoluzione del Parlamento europeo del 18 luglio 2019 e a sostenere, nelle sedi internazionali opportune, l'avvio di un'immediata indagine conoscitiva per verificare la violazione dei diritti umani commessi durante il periodo delle manifestazioni e ad assumere iniziative volte a sostenere, insieme all'Unione europea, la richiesta di rilascio dei manifestanti arrestati durante le proteste;

    si richiama, altresì, la risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione ad Hong Kong, approvata a larghissima maggioranza (565 voti favorevoli, 34 contrari, 52 astensioni), con l'unanimità degli parlamentari europei italiani, il 19 giugno 2020,

impegna il Governo:

1) ad assumere le iniziative necessarie per dare attuazione alla risoluzione del Parlamento europeo del 19 giugno 2020;

2) ad assumere iniziative per aderire all'impegno preso dall'Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune dell'Unione europea in riferimento al rispetto degli accordi internazionali che garantiscono l'autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong in forza del principio condiviso di «un Paese, due sistemi»;

3) ad adoperarsi in sede europea affinché si adotti una posizione più ferma a sostegno del mantenimento dell'autonomia giuridica di Hong Kong e del rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali per i suoi cittadini e la sua società civile, in particolare in occasione del negoziato per un accordo di investimenti Unione europea-Cina;

4) a collaborare con le istituzioni e con i partner dell'Unione europea per garantire che i rapporti con la Repubblica popolare cinese siano improntati ai principi e ai valori fondanti sanciti dall'articolo 21 del Trattato sull'Unione europea, che stabilisce che l'azione dell'Unione europea sulla scena internazionale si fonda sui princìpi di democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;

5) a valutare la possibilità di promuovere la designazione, in ambito Consiglio diritti umani, di un relatore speciale sulla situazione dei diritti umani a Hong Kong;

6) a considerare l'attuale situazione politica di Hong Kong nella valutazione delle domande di protezione internazionale presentate in Italia da quei cittadini;

7) a sollevare con le autorità cinesi, sia attraverso il canale bilaterale sia attraverso l'apposito canale del dialogo Unione europea-Cina sui diritti umani, i temi della tutela delle libertà di espressione e dei diritti civili e politici, in conformità con le norme e gli impegni internazionali in materia di diritti umani, che costituiscono un pilastro della nostra politica estera.
(1-00366) «Quartapelle Procopio, Cabras, Migliore, Palazzotto, Enrico Borghi, Ehm, Fassino, Romaniello, Andrea Romano, Sensi, Suriano, Ungaro, La Marca, Schirò».

(20 luglio 2020)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   CATTANEO, GELMINI, OCCHIUTO, MARTINO, GIACOMONI, PORCHIETTO, BARATTO, GIACOMETTO, ANGELUCCI, MANDELLI, PRESTIGIACOMO, PAOLO RUSSO, D'ATTIS, PELLA, CANNIZZARO e D'ETTORE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è da considerarsi ingiustificabile e assolutamente paradossale che in un periodo di eccezionale emergenza come quello attuale e nell'ambito di manovre economiche che hanno impegnato oltre 80 miliardi di euro in pochi mesi, il Governo non sia riuscito a trovare il modo di prorogare al 30 settembre 2020 i versamenti a saldo 2019 e acconto 2020 delle imposte sui redditi come ripetutamente chiesto dal gruppo Forza Italia, in modo tale da garantire la cassa sufficiente per disporre di un intervento del tutto analogo a quella concesso nel 2019 e maggior respiro ai contribuenti in affanno;

   sul punto il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e tutte le sigle sindacali dei commercialisti (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdec, Unico) in un comunicato stampa diffuso il 19 luglio 2020, a fronte del diniego da parte del Governo intervenire, ha dichiarato che saranno valutate azioni di protesta della categoria, ivi inclusa quella dello sciopero;

   è del resto incomprensibile che il Governo non si renda conto del fatto che meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio 2020 o il 20 agosto 2020 con maggiorazione dello 0,4 per cento, tanto più sarà inevitabile per l'Esecutivo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre 2020, come già avrebbe dovuto fare;

   soprattutto in questo periodo di emergenza i commercialisti hanno sempre dimostrato grande senso di responsabilità ma anche insostituibilità, assistendo imprese, lavoratori e famiglie sia nelle valutazioni finanziarie relative alle scelte necessarie per affrontare le conseguenze del lockdown, sia per assicurare loro l'accesso alle misure di sostegno messe in campo, svolgendo un ruolo fondamentale per la tenuta del tessuto economico-imprenditoriale del Paese;

   appariva dunque assolutamente necessario dare seguito alle richieste di proroga al 30 settembre 2020; più volte è stato reiterato l'appello per una proroga dei versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e dell'Irap 2020, in scadenza il 20 luglio 2020, anche nella considerazione che gli adempimenti straordinari legati all'emergenza Coronavirus e le limitazioni lavorative per dipendenti e collaboratori degli studi professionali derivanti dalle misure anti-contagio hanno sottratto il tempo necessario per la predisposizione delle dichiarazioni e per determinare gli importi dei versamenti del 20 luglio 2020 –:

   se il Governo, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda adottare con urgenza immediate iniziative normative per disporre la proroga al 30 settembre 2020 dei versamenti a saldo 2019 e acconto 2020 delle imposte sui redditi.
(3-01681)

(21 luglio 2020)

   DEL BARBA, UNGARO, D'ALESSANDRO, FREGOLENT, MARCO DI MAIO e MORETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   questa settimana 8 milioni di contribuenti hanno dovuto confrontarsi con 246 scadenze fiscali nel momento in cui tante imprese e partite Iva faticano a recuperare l'attività in conseguenza del lockdown e della crisi economica derivante al diffondersi del virus COVID-19;

   la richiesta di un'ulteriore proroga delle scadenze fiscali dal 20 luglio al 30 settembre 2020 è stata rifiutata con la motivazione dei mancati introiti quantificabili in circa 8,4 miliardi di euro; tuttavia, gli scostamenti di bilancio già effettuati e che ci si appresta a rinnovare in favore di alcune categorie produttive e di consumatori dimostrano la possibilità di poter compiere scelte eccezionali in una condizione di emergenza, quale quella che si sta vivendo;

   solo in questo modo commercianti, artigiani, liberi professionisti potranno tornare ad avere ossigeno e riprendere a progettare con serenità il proprio futuro;

   l'Italia conta oggi oltre 4,6 milioni di autonomi: un numero altissimo che pone l'Italia al primo posto in Europa. Tra questi si annoverano, però, anche molti cosiddetti mono-committenti con un ruolo molto simile ai lavoratori subordinati, senza godere tuttavia delle stesse garanzie e tutele;

   diversi imprenditori, inoltre, dovranno scegliere tra pagare gli stipendi dei dipendenti ed adempiere alle scadenze fiscali, dopo mesi di blocco della produzione. Generalizzare una situazione estremamente variegata, risulta, quindi controproducente e dannoso;

   da notizie stampa si apprende che il Governo ha annunciato nuove misure per sostenere il tessuto economico e produttivo. Occorre, però, fare in fretta: i soli strumenti di sussidio non contribuiranno, alla lunga, all'urgente rilancio dell'economia che ha bisogno di liquidità;

   se il pagamento delle tasse è un dovere costituzionale, certamente la gran parte delle attività produttive di beni e servizi sono state ferme per mesi, alcune senza fatturare un solo euro. La necessità di prorogare le scadenze fiscali ha il solo scopo di fornire un margine di temporanea serenità ad imprese e lavoratori autonomi;

   tra pochi giorni, inoltre, il Parlamento dovrà esprimersi sull'ennesimo scostamento di bilancio, il terzo del 2020, per consentire un indebitamento aggiuntivo per un totale probabilmente vicino ai 100 miliardi di euro, proprio nel tentativo di rilanciare l'economia –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative volte ad azzerare completamente le sanzioni attualmente previste per mancato versamento entro la scadenza vigente del 20 luglio 2020, a condizione che tale versamento avvenga entro e non oltre il 30 settembre 2020.
(3-01682)

(21 luglio 2020)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le partite Iva, i lavoratori autonomi e le imprese, i primi ad essere colpiti dalla crisi economica da COVID-19 ancora in corso, sono sottoposti in questi giorni all'ulteriore disagio causato dal pagamento delle tasse che non è stato ancora prorogato;

   sono coinvolti 4,5 milioni di contribuenti nelle 142 scadenze previste al 20 luglio 2020. Si tratta dei versamenti Irpef, Irap e Ires fino al pagamento del diritto annuale alla camera di commercio;

   il Sottosegretario per l'economia e delle finanze, Alessio Villarosa, durante la seduta di interrogazioni a risposta immediata in Commissione finanze della Camera dei deputati, ha confermato che molte imposte erano già state fatte slittare dal 30 giugno 2020 in avanti per effetto del «decreto rilancio», ma che non ci sarà un ulteriore rinvio;

   i primi a segnalare il vero e proprio «ingorgo fiscale» che si verificherà a fine mese è stato l'Ordine dei commercialisti che aveva chiesto al Governo una proroga, considerato anche il momento difficile che stanno passando imprese e liberi professionisti;

   è necessario non sottovalutare il fatto che il mancato rinvio rafforzerebbe il «rischio chiusura» con un impatto diretto ed indiretto sulla finanza pubblica maggiore di quello derivante dalla proroga delle scadenze fiscali;

   si apprende da dichiarazioni che il Governo ha aperto alla possibilità di riprogrammare le scadenze del pagamento delle tasse previste a settembre 2020, le ritenute e i contributi del periodo marzo-maggio 2020, ma non si hanno notizie certe in merito;

   è evidente che il mancato rinvio delle scadenze fiscali rischia di diventare un duro colpo per quelle imprese già in crisi di liquidità per l'emergenza Coronavirus. A dare l'allarme è anche Confcommercio, che dichiara: «Occorre che si prenda atto di una situazione che, di fatto, vedrà tantissime imprese e tantissimi lavoratori autonomi impossibilitati a procedere ai versamenti nei termini fin qui previsti»;

   il Governo ha confermato il «no» alla proroga, nonostante le ripetute e motivate richieste di contribuenti e commercialisti in difficoltà –:

   se non intenda adottare iniziative volte a prorogare la scadenza degli adempimenti fiscali previsti al 20 luglio 2020, che rappresentano un aggravio insostenibile per milioni di lavoratori e partite Iva che stanno affrontando la crisi economica più difficile dal dopoguerra ad oggi e che non hanno la liquidità per far fronte al pagamento delle imposte allo stato preteso dal Governo.
(3-01683)

(21 luglio 2020)

   MELILLI, LORENZIN, MADIA, MANCINI, NAVARRA, PADOAN, UBALDO PAGANO, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione dell'epidemia da Coronavirus ha innescato, in Italia e in Europa, una crisi senza precedenti che ha portato il Governo a dichiarare lo stato di emergenza nazionale;

   la pandemia, oltre alla complessa sfida sul piano sanitario, richiede anche una significativa risposta economica da parte delle istituzioni nazionali, europee e internazionali;

   il Governo ha da subito provveduto a tutelare lavoratori e imprese, con interventi specifici per le zone maggiormente colpite;

   le pesanti ripercussioni socio-economiche hanno determinato l'esigenza di un piano più incisivo che ha portato il Parlamento ad autorizzare lo scostamento temporaneo del saldo strutturale dall'obiettivo programmatico di medio termine incrementando le risorse 2020 di 25 miliardi di euro, attraverso le quali, con il «decreto cura Italia», sono stati potenziati il sistema sanitario, la protezione del lavoro e dei redditi e la sospensione delle scadenze tributarie e contributive;

   per affrontare il momento di grande ristrettezza del credito è stato emanato il «decreto liquidità» volto a concedere garanzie statali sui finanziamenti bancari alle imprese per 200 miliardi di euro e il potenziamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese;

   ulteriori 55 miliardi di euro di indebitamento, che salgono a 155 in termini di saldo netto, sono stanziati con il «decreto rilancio» per avviare la «fase 2» dell'economia: un provvedimento straordinario che pone le basi per la ripresa eliminando definitivamente gli aumenti Iva e delle accise previsti dal 2021;

   in particolare, vengono stanziati 130 miliardi di euro per fornire ristoro alle imprese con contributi a fondo perduto, la cancellazione dell'Irap di giugno 2020, contributi per affitti e bollette, l'allungamento delle tutele della cassa integrazione per 16 miliardi di euro, delle indennità di lavoratori autonomi, collaboratori coordinati e continuativi, stagionali, artigiani e commercianti e interventi per colf e badanti; oltre 5 miliardi di euro sono stanziati per le terapie intensive e l'assunzione di 9.000 infermieri; previsti poi l'azzeramento Iva sulle mascherine e misure in tema di investimenti green e sostenibili, con l'«ecobonus» al 110 per cento e la sicurezza sismica degli edifici;

   in sede di conversione del provvedimento sono stati approvati alla Camera dei deputati consistenti miglioramenti, tra cui l'estensione dell'«ecobonus» alle seconde case, l'incentivo alla rottamazione delle auto e il finanziamento di ulteriori 4.200 contratti di formazione medica specialistica –:

   quali siano i primi effetti e l'efficacia delle misure approvate nei citati provvedimenti, con particolare riferimento al rifinanziamento della cassa integrazione e ai contributi a fondo perduto, anche al fine di pianificare la politica economica dei prossimi mesi.
(3-01684)

(21 luglio 2020)

   MOLINARI, IEZZI, BORDONALI, DE ANGELIS, INVERNIZZI, MATURI, MOLTENI, STEFANI, TONELLI, VINCI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MINARDO, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di questi mesi, causa l'emergenza epidemiologica da COVID-19, il Governo ha chiesto ai cittadini enormi sacrifici e rinunce, anche in termini di restrizioni dei più fondamentali diritti della persona, ai quali gli italiani si sono prontamente e diligentemente attenuti per contenere il contagio e consentire la ripresa del Paese nel più breve tempo possibile;

   in contrapposizione a tali richieste si pone ad avviso degli interroganti la condotta del Governo con riguardo alla gestione dei flussi migratori, consentendo nello stesso periodo, in deroga anche alla vigente normativa in materia, l'ingresso indiscriminato sul territorio nazionale di migliaia di immigrati clandestini;

   l'oggettiva mancanza di una strategia di controllo dei flussi migratori, stante l'emergenza sanitaria in corso, a parere degli interroganti, sta esponendo scientemente a gravissimo rischio la salute e la sicurezza, oltre che vanificando i sacrifici finora fatti dai cittadini;

   con l'aumento del numero degli sbarchi di immigrati irregolari in Italia (9.885 arrivi dal 1° gennaio al 21 luglio rispetto ai 3.365 dello stesso periodo del 2019 e picchi anche di circa 2.000 immigrati in soli 4 giorni, precisamente dal 10 al 14 luglio 2020), si sono moltiplicati i casi di immigrati clandestini trovati positivi al COVID-19 dopo il loro ingresso, con l'aggravante che fuggono dai centri ove vengono trasferiti per trascorrere in isolamento il prescritto periodo di quarantena;

   i fatti accaduti più recentemente ad Amantea, a Lampedusa, a Jesolo, a Caverzere e, da ultimo, a Taranto, le sempre più frequenti e legittime proteste degli abitanti del posto, che si sentono giustamente in pericolo, attestano una situazione di assoluta gravità e di escalation del disagio sociale per i rischi a cui viene esposta l'intera collettività;

   è assolutamente inaccettabile, da un lato, continuare a chiedere ai concittadini il massimo rispetto di tutte le prescrizioni per contenere l'epidemia, paventando – secondo gli interroganti quasi a minaccia e/o ricatto – l'ulteriore proroga dello stato di emergenza e, dall'altro, consentire l'arrivo indiscriminato di immigrati da Paesi in cui l'emergenza epidemiologica da COVID-19 è ancora nella fase acuta –:

   se e quali urgenti provvedimenti il Ministro interrogato intenda assumere per frenare i flussi migratori illegali in continuo aumento verso il nostro Paese, al fine di tutelare il diritto inviolabile alla salute e l'interesse della collettività, prescritto dalla Carta costituzionale e garantire, al contempo, tutte le dovute misure precauzionali per evitare una nuova ondata di contagi.
(3-01685)

(21 luglio 2020)

   PLANGGER. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge «cura Italia» ha prorogato fino al 15 giugno 2020 la validità di tutti i permessi, come le licenze di porto d'arma per uso di caccia o sportivo, con scadenza compresa tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020;

   visto il protrarsi dell'emergenza, l'articolo 103, comma 2, è stato modificato in sede di conversione per estendere il periodo della proroga. Infatti la legge di conversione 24 aprile 2020, n. 27, ha modificato il citato articolo 103, comma 2, in tal senso: «Tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, compresi i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all'articolo 15 testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e il 31 luglio 2020, conservano la loro validità per i novanta giorni successivi alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza»;

   il Ministro interrogato ha adottato una circolare esplicativa secondo la quale tra i «permessi» citati dal suddetto articolo devono intendersi comprese anche «le licenze di porto d'arma per uso caccia e per uso sportivo». Tra l'altro, al momento del rinnovo del suddetto permesso i titolari non sono tenuti a consegnare il vecchio permesso;

   quindi, considerando che ad oggi la cessazione dello stato di emergenza è fissata al 31 luglio 2020, si evince che la validità di tutti i porti d'arma con scadenza compresa tra il 31 gennaio e il 31 luglio 2020 è prorogata fino a fine ottobre 2020;

   è presente, tra l'altro, il rischio che in pieno periodo di attività venatoria ci si trovi con il porto d'armi scaduto e con tempistiche di rinnovo prevedibilmente lunghe;

   il Ministro interrogato non ha ancora chiarito se rimarrà valido solo il permesso di caccia o se il versamento della tassa di concessione relativo al medesimo permesso di caccia sarà differito fino al 29 ottobre 2020;

   è necessario chiarire se la norma citata in precedenza si intenda riferita sia alla proroga della validità del permesso di caccia, sia alla proroga della tassa di concessione. Infatti, il mancato versamento della tassa di concessione comporterebbe l'applicazione di una sanzione amministrativa –:

   se non sia necessario adottare iniziative volte a chiarire se la norma introdotta dal decreto-legge cosiddetto «cura Italia» preveda esclusivamente la proroga di validità del permesso di caccia o se la medesima norma ricomprenda anche la proroga della tassa di concessione relativa ai permessi di caccia.
(3-01686)

(21 luglio 2020)

   GIULIANO, PIERA AIELLO, ASCARI, BARBUTO, CATALDI, DI SARNO, DI STASIO, DORI, D'ORSO, PALMISANO, PERANTONI, SAITTA, SALAFIA, SARTI e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2016 è stato indetto il concorso ad 800 posti per il profilo di assistente giudiziario. Dalla procedura concorsuale è scaturita una graduatoria composta da 4.915 persone;

   il Comitato idonei assistenti giudiziari si è costituito il 21 ottobre 2017 con l'obiettivo dello scorrimento totale della graduatoria, in considerazione dell'importanza di tale profilo professionale e delle ataviche carenze di personale nel settore giustizia;

   la figura di assistente giudiziario, infatti, è assolutamente necessaria, dal momento che provvede a compiti di assistenza in udienza e di assistenza amministrativa burocratica, nonché a mansioni che implicano l'utilizzo delle moderne tecnologie, rispetto alle quali lo scorrimento di tale graduatoria si presenta idoneo anche ad attuare quel ricambio generazionale del quale si avverte sempre più l'urgenza;

   il Ministro interrogato si è sempre espresso in favore di una giustizia efficiente e tesa a garantire i diritti di tutti i cittadini, ribadendo più volte che il sistema giudiziario rappresenta uno dei pilastri più importanti per un ordinamento giuridico che ambisca a definirsi democratico, favorendo lo stanziamento di consistente risorse per la predisposizione di un importante piano assunzionale, sia sul fronte del personale amministrativo che di magistratura;

   si è appreso con estremo favore la decisione del Ministro interrogato di completare lo scorrimento della graduatoria, nel pieno rispetto degli impegni più volte pubblicamente assunti dallo stesso e che hanno portato l'amministrazione della giustizia, negli ultimi due anni, a scorrere già oltre 1.600 unità –:

   quali siano le previsioni temporali per pervenire all'integrale scorrimento della graduatoria citata, nonché i provvedimenti che il Ministro interrogato intenda adottare in materia di assunzioni del personale giudiziario, al fine di rendere la giustizia più celere ed efficiente e tesa a garantire i diritti di tutti i cittadini.
(3-01687)

(21 luglio 2020)

   CONTE e FORNARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro della giustizia, il 27 ottobre 2015 è stata soppressa la casa circondariale di Sala Consilina, provincia di Salerno, per la non «convenienza economica» della struttura perché poteva accogliere meno di 50 detenuti;

   avverso al decreto, il comune di Sala Consilina, con l'ordine degli avvocati di Lagonegro, aveva presentato ricorso al tribunale amministrativo regionale;

   il tribunale amministrativo regionale di Salerno, con sentenza n. 2269 del 2016, ha accolto il ricorso ordinando di rinnovare il procedimento amministrativo;

   il Consiglio di Stato, con sentenza n. 5113 del 2017, ha parzialmente confermato la decisione di cui sopra, imponendo al Ministero della giustizia di convocare una conferenza dei servizi con comune e ordine degli avvocati;

   in sede di conferenza di servizi il comune ha presentato un progetto per la spesa di 220 mila euro – a carico del comune – per portare a 51 posti la capienza della casa circondariale;

   la conferenza si è conclusa nel mese di ottobre del 2018, ma da allora non è stata presa alcuna decisione;

   a seguito dell'accorpamento del tribunale di Sala Consilina e con la chiusura della casa circondariale dello stesso comune, il tribunale di Lagonegro si è trovato privo del proprio istituto penitenziario di riferimento, con un circondario vasto, che interpella due regioni e vie di collegamento non agevoli;

   la presidente della corte di appello di Potenza, Rosa Patrizia Sinisi, in risposta ad una richiesta del sindaco di Sala Consilina del 1° aprile 2018, con una missiva del 23 luglio 2018, ribadita nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2020, ha evidenziato tra le criticità del suo distretto quella relativa alla mancanza di istituti di pena nelle vicinanze del tribunale di Lagonegro, sottolineando l'indispensabilità della riapertura della casa circondariale di Sala Consilina;

   nel circondario di Lagonegro si è costretti a ricorrere alla detenzione nel carcere di Castrovillari, in Calabria, in quello di Salerno o in quello di Potenza, con notevoli disagi per magistrati, cancellieri, congiunti dei detenuti e rilevante dispendio economico per tutti;

   la chiusura del carcere di Sala Consilina, operata per ragioni di economicità, ha comportato un paradossale aumento delle spese, visto che sul territorio ci si sposta tra le carceri di 3 regioni;

   sono oltre trenta i penitenziari italiani che hanno capienze ridotte e restano aperti sulla base di valutazioni di carattere territoriale –:

   se non ritenga, alla luce di quanto riportato in premessa, di assumere iniziative per la riapertura della casa circondariale di Sala Consilina.
(3-01688)

(21 luglio 2020)