TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 348 di Mercoledì 27 maggio 2020

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   CONTE, FASSINA e FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria da COVID-19, nonostante i provvedimenti assunti per contenerla, determina gravi conseguenze economiche e sociali;

   il Governo ha adottato misure straordinarie dirette a sostenere famiglie e imprese;

   il Parlamento è stato chiamato due volte ad approvare uno scostamento di bilancio per complessivi 75 miliardi;

   gli effetti economici e sociali del COVID-19 aggravano un contesto già caratterizzato da anni di scarsa crescita, di impoverimento del tessuto industriale, di arretratezza tecnologica, dall'acuirsi della diseguaglianza e dell'aumento del divario tra Nord e Sud;

   le straordinarie risorse mobilitate, in particolare attraverso il decreto «Cura Italia», il decreto «Liquidità», il decreto «Rilancio», dai crediti di imposta ai contributi a fondo perduto, alla cancellazione di imposte, alle garanzie al finanziamento delle imprese, al Patrimonio Destinato di Cassa depositi e prestiti, alla partecipazione diretta dello Stato nel capitale delle imprese, vanno orientati secondo una intelligente logica programmatrice per promuovere la conversione ecologica e sociale dell'economia ed evitare la dispersione indiscriminata degli interventi;

   vanno elaborate linee guida e uno strumento straordinario di programmazione economica, secondo l'approccio «mission oriented», per indirizzare investimenti pubblici e privati verso priorità ed elementi cruciali della marcia verso il futuro come il green per la tutela del pianeta e della salute, la chiusura del digital divide, a partire dalla sua dimensione sociale, la cura come risposta all'invecchiamento della popolazione, l'innovazione, la creazione di valore, con l'obiettivo di utilizzare gli aiuti pubblici non solo in chiave di sostegno emergenziale – che si comprende nel brevissimo periodo – ma per indicare una direzione, guidare le filiere produttive, tracciare una linea anche con elementi di condizionalità in modo che quell'universo di sussidi e incentivi a pioggia venga archiviato in ragione di uno Stato che, indirizzando e coordinando investimenti e iniziative, agisca in simbiosi con il mondo produttivo e faccia emergere una strategia e una visione;

   tale discussione sulle linee e sullo strumento per la programmazione economica va portata all'attenzione e al voto del Parlamento, per ottenere consenso politico e mandato popolare tramite le istituzioni rappresentative, e poi va sviluppato con una istituzione pubblica dedicata –:

   se il Governo intenda adottare iniziative in merito a quanto esposto in premessa, in particolare per l'elaborazione di linee e di uno strumento straordinario di programmazione economica, al fine di utilizzare gli aiuti pubblici non solo in chiave di sostegno emergenziale ma per delineare una direzione strategica del sistema degli investimenti pubblici e privati.
(3-01564)

(26 maggio 2020)

   MARIA TRIPODI, GELMINI, FASCINA, VITO, DALL'OSSO, GREGORIO FONTANA, PEREGO DI CREMNAGO e RIPANI. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   l'industria della difesa italiana rappresenta uno dei comparti più rilevanti e strategici per il sistema Paese;

   nello specifico l'industria dell'aerospazio, della difesa e della sicurezza registra un fatturato di circa 14 miliardi di euro — significativamente per quasi il 70 per cento destinato all'export — che si traduce in 4,5 miliardi di euro di valore aggiunto diretto e nell'occupazione di circa 160 mila addetti, lungo l'intera filiera produttiva;

   la rilevanza strategica dell'industria della difesa si evidenzia, soprattutto, sul piano qualitativo, considerato che nel comparto sono investiti annualmente circa 1,4 miliardi di euro in Ricerca e Sviluppo, pari all'11 per cento circa degli investimenti complessivi delle imprese italiane;

   a ciò si aggiunga che il settore della difesa ha fornito e continua a fornire uno straordinario contributo in campo sanitario e logistico, oltre che sul piano della sicurezza, per il contenimento del contagio da COVID-19;

   a tal proposito il settore dell'industria della difesa assume un ruolo ancora più strategico nel post-emergenza COVID-19, proprio perché con le straordinarie capacità industriali e tecnologiche può contribuire a conferire, attraverso il proprio programma di investimenti, un rinnovato impulso all'industria nazionale e al conseguente rilancio del Paese;

   il 30 ottobre 2019, il Ministro interrogato, nel corso dell'esposizione delle linee programmatiche del suo Dicastero dinanzi alle Commissioni difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, ha fatto riferimento alla necessità di porre le condizioni «per contribuire a creare un clima favorevole ad assicurare livelli di finanziamento più vicini alle effettive esigenze operative e di modernizzazione delle Forze armate»;

   lo scorso aprile, il sottosegretario di Stato alla Difesa, Angelo Tofalo, in risposta ad una interpellanza urgente presentata dalla prima firmataria del presente atto, ha confermato l'intenzione di dare impulso alla programmazione vigente perseguendo il completamento di programmi già in corso e il rapido avvio di quelli di nuova generazione, sostenendo al contempo lo strategico settore della ricerca;

   risulta, quindi, fondamentale, tanto più in questo delicato momento, procedere al rafforzamento di un importante settore, come quello dell'industria della difesa, anche al fine di evitare eventuali scalate estere alle aziende italiane, autentiche eccellenze mondiali –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di procedere tempestivamente all'istituzione di un piano straordinario di investimenti per il comparto industriale della difesa, settore strategico per la ricostruzione post-emergenziale del Paese.
(3-01565)

(26 maggio 2020)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   uno degli effetti della pandemia è l'incertezza del proseguimento dell'esame per l'abilitazione all'esercizio della professione forense, bloccato nella correzione delle prove scritte e, a tale scopo, da oltre un mese il gruppo della Lega chiede, in ogni occasione utile, un intervento normativo che dia certezze in merito alla sorte degli esami scritti svolti a dicembre 2019 da oltre 20.000 praticanti avvocati; preme citare in merito anche l'ordine del giorno del gruppo della Lega 9/2463/263, accolto dal Governo in data 24 aprile;

   risulta che il Governo voglia consentire la ripresa delle correzioni, in modalità telematica; si tratta, ad avviso degli interroganti, di intervento tardivo e confuso, data l'estrema vaghezza delle informazioni relative a tempistiche per la conclusione della procedura, a riferimenti alle integrazioni delle commissioni esaminatrici, il cui potenziamento sarebbe essenziale per consentire la pubblicazione degli esiti degli scritti entro la pausa estiva;

   oltre tale termine diventa impossibile concludere in tempo i successivi esami orali, obbligando così la maggioranza dei candidati a dover nuovamente sostenere l'esame abilitativo nella sessione 2020, in mancanza di certezza sull'esito della sessione 2019;

   questa noncuranza rischia concretamente di determinare un ulteriore aggravamento della congestione degli esami previsti per dicembre 2020 e del loro sovraffollamento, già intollerabile in tempi ordinari, ma privo di ogni logica in uno scenario pandemico e risulta necessario evidenziare che sia impensabile far sostenere quest'anno le prove scritte d'esame di abilitazione forense a migliaia di candidati aspiranti avvocato, vista l'incertezza sull'andamento della situazione epidemiologica che potrebbe peggiorare già agli inizi dell'autunno;

   si rileva, pertanto, proprio in considerazione del grosso rischio da contagio che sussiste nel creare gli assembramenti e vista l'imminenza dell'emanazione del decreto ministeriale relativo all'esame per l'iscrizione all'albo degli Avvocati (lo scorso anno il relativo decreto ministeriale è stato adottato il giorno 11 giugno 2019 e pubblicato il giorno 28 giugno 2019) l'assoluta necessità della soluzione emergenziale dell'ammissione diretta alla prova orale saltando la correzione degli scritti –:

   in quale modo il Ministro intenda consentire in tempi utili il completamento delle procedure di esame di cui in premessa e quali siano le soluzioni che adotterà, adeguate al contesto e agli sforzi compiuti da decine di migliaia di praticanti ai quali, ad avviso degli interroganti, viene negata la possibilità di accedere alla professione a causa della insufficienza delle misure adottate dal Governo.
(3-01566)

(26 maggio 2020)

   DORI, PIERA AIELLO, ASCARI, BARBUTO, CATALDI, DI SARNO, DI STASIO, D'ORSO, GIULIANO, PALMISANO, PERANTONI, SAITTA, SALAFIA, SARTI e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni, a seguito del deposito degli atti nell'indagine perugina a carico di Luca Palamara, ex presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati ed ex giudice togato dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura, sta emergendo un quadro quanto mai preoccupante in relazione all'intero sistema giudiziario nazionale;

   a distanza di più di un anno dal suo «esplodere», la suddetta vicenda che, oltre a far emergere vari illeciti disciplinari, ha ipotizzato episodi di corruzione finalizzati ad indirizzare l'esito di alcune decisioni sulle nomine negli uffici giudiziari, nonché il corso di alcuni procedimenti, continua a compromettere gravemente l'immagine della magistratura e dei suoi organi di rappresentanza;

   quanto emerge dall'inchiesta della Procura di Perugia rappresenta una grande ferita per quei magistrati che quotidianamente svolgono con coscienza la propria funzione, garantendo un alto servizio alla giustizia e, dunque, ai cittadini;

   tutto ciò impone una risposta tempestiva da parte delle istituzioni, ne va della credibilità della magistratura, a cui il nostro Stato di diritto non può rinunciare;

   si tratta, a parere degli interroganti, di un quadro sconcertante e inaccettabile, che ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l'autorevolezza non soltanto del Csm ma dell'intero ordine giudiziario;

   in occasione delle ultime comunicazioni in Aula sull'amministrazione della giustizia, lo stesso Ministro della Giustizia ha espressamente rilevato la necessità di intervenire sulla legge elettorale per le elezioni dei componenti del Csm, escludendo qualsiasi forma di influenza, incidenza o inquinamento di normali dinamiche dovute alle cosiddette degenerazioni del correntismo; sul meccanismo di nomina degli uffici direttivi, ispirato esclusivamente a criteri meritocratici; sul sistema della progressione in carriera dei magistrati; sulla netta separazione tra politica e magistratura –:

   quali opportune e specifiche iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di tutelare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, principi cardine del nostro ordinamento, nonché per restituire all'intero ordine giudiziario quell'autorevolezza seriamente minata a seguito delle vicende richiamate in premessa.
(3-01567)

(26 maggio 2020)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione delle chat dell'ex leader di Unicost Luca Palamara, successiva alla chiusura delle indagini per l'accusa di corruzione a suo carico, e che ha causato, tra l'altro, le dimissioni del presidente e del segretario dell'Associazione nazionale magistrati, spaccata tra correnti contrapposte, sta palesando per l'ennesima volta la grave crisi del nostro sistema giudiziario;

   le intercettazioni e chat, contenute nei fascicoli, riguardano esponenti politici e altri magistrati, tra le quali la vicenda relativa al Ministro Bonafede e la mancata nomina del magistrato Nino Di Matteo a Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP), ma anche la scelta dei magistrati nei posti importanti del Ministero della giustizia e il ruolo della corrente di Unicost in queste scelte;

   come ha scritto un autorevole quotidiano, «i messaggi whatsapp svelano le manovre continue di magistrati se non pronti a tutto disponibili a molto pur di ottenere gli agognati posti di vertice»;

   a parere degli interroganti, lo sconcertante «mercimonio» delle cariche a capo degli uffici giudiziari italiani e l'utilizzo strumentale e politico della giustizia è male talmente conclamato ed endemico da investire i vertici della magistratura italiana, e ha trasformato il Consiglio superiore della magistratura in un luogo di approdo di magistrati chiamati ad «ubbidire» chi li ha eletti;

   è, infatti, evidente che la spartizione delle cariche all'interno del Consiglio superiore della magistratura è stata interpretata come preordinata, fra l'altro, al successivo condizionamento e alla successiva sollecitazione di indagini con il fine di influenzare indebitamente il mondo politico;

   non è più rinviabile una discussione pubblica su una indifferibile riforma dell'organo di rappresentanza della magistratura e dei suoi rapporti con la politica, delineando un nuovo quadro di rapporti che ne assicuri, nel solco della nostra Costituzione, la reciproca indipendenza e autonomia, anche a tutela e garanzia dei tanti magistrati indipendenti e onesti, fatalmente mortificati da quanto emerso;

   già un anno fa, a seguito dell'inchiesta a carico di Palamara, anche dai più alti vertici istituzionali è pervenuto l'invito al Consiglio superiore della magistratura e a tutta la magistratura italiana ad una profonda autoriforma, un appello, purtroppo, caduto nel vuoto, a parere degli interroganti nella segreta convinzione che dopo il primo terremoto politico-giudiziario tutto si sarebbe assestato, mentre, invece, nel frattempo il quadro si è fatto ancor più fosco –:

   se non ritenga di assumere con urgenza tutte le iniziative di competenza necessarie per una profonda riforma della magistratura e del Consiglio superiore della magistratura che possa allontanare ogni sospetto sulla selezione e sull'operato dei giudici, nel rispetto del principio della separazione dei poteri.
(3-01568)

(26 maggio 2020)

   TOCCAFONDI, FREGOLENT, D'ALESSANDRO, ANNIBALI, GADDA, MORETTO, OCCHIONERO, PAITA e ROSTAN. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   la chiusura delle scuole ha comportato una situazione di estremo disagio per le famiglie e in particolare per le donne, per le quali spesso lo smart working ha significato l'aumento del carico di lavoro nel nucleo familiare, oltre a mettere a dura prova una generazione di bambini e ragazzi;

   nel nostro paese ci sono 7 milioni e 962 mila persone nella fascia di età 0-14 anni, con 901 bambini nella scuola dell'infanzia e 2 milioni 443 mila alunni nella scuola primaria. Uno sforzo collettivo che ha visto famiglie ed insegnanti impegnati nella scuola a distanza, che in molti casi ha allargato il divario tra coloro che detenevano strumenti informatici e alloggi confortevoli e coloro che non avevano le stesse possibilità;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio ha voluto dare una risposta importante alle famiglie e a una generazione di cittadini, quella di bambini e ragazzi, ai quali è stato riconosciuto il diritto fondamentale di vivere un contesto di relazione, educazione, gioco e movimento da organizzare in sicurezza. È stato individuato il 15 giugno per la riapertura dei centri estivi, con la possibilità da parte delle regioni di anticipare o posticipare la data in base alla valutazione dei dati epidemiologici;

   a tale riguardo non sono chiare ancora, però, le iniziative riguardanti la fascia di età 0-3 anni per le quali, dopo la chiusura dei nidi, non è stata al momento annunciata alcuna proposta di intervento. Si tratta di una fascia di età estremamente delicata, non ricompresa nel dibattito sull'apertura delle scuole, per la quale vi sarebbe bisogno di indicazioni e linee guida dedicate;

   il Ministro interrogato si è impegnato, inoltre, per un piano straordinario di 185 milioni di investimenti in attività educative non scolastiche in senso stretto che coinvolgano volontariato, terzo settore e comuni impegnati in progetti per l'infanzia;

   il «Family Act», inoltre, che dovrebbe essere esaminato a breve dal Consiglio dei ministri, prevede oltre ad un assegno universale per ogni figlio anche, tra l'altro, congedi parentali obbligatori e incentivi al lavoro femminile –:

   quali iniziative intenda adottare per le fasce d'età dell'infanzia e adolescenza per uscire in tempi brevi dalla fase del lockdown, offrire sostegno alle famiglie, ed in particolare alle donne sulle quali in questi mesi di chiusura delle scuole è gravato per lo più il peso del lavoro di cura familiare, e restituire a bambini e ragazzi diritti e dignità per una vita di relazione e di crescita in sicurezza.
(3-01569)

(26 maggio 2020)

   GRIBAUDO, ROTTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, DI GIORGI, CARNEVALI, BOLDRINI, PINI, SERRACCHIANI, CENNI, SCHIRÒ, BRUNO BOSSIO, CANTINI, PEZZOPANE, ENRICO BORGHI, FIANO, CIAMPI, MADIA e MURA. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto «rilancio» ha esteso la fruizione del congedo parentale previsto dal decreto «Cura Italia» da 15 a 30 giorni e raddoppiato il voucher baby sitter per l'emergenza Covid-19 da 600 a 1200 euro;

   tuttavia, sul portale INPS non è stata ancora aggiornata la sezione dedicata alle domande per il congedo parentale e il voucher baby sitter inerenti l'emergenza; sono inoltre presenti una serie di differenziazioni fra le categorie lavorative che mal si adeguano alla necessaria universalità delle risposte di welfare per le famiglie, che soffrono l'assenza dei servizi scolastici sia nel caso in cui i genitori siano dipendenti pubblici che privati, partite IVA o collaboratori;

   per gli iscritti alla gestione separata INPS l'aumento del congedo a 30 giorni è assente; per i lavoratori del settore pubblico, un mancato coordinamento normativo ne consente l'utilizzo fino al termine delle attività scolastiche anziché fino al 31 luglio;

   l'alternatività fra bonus baby sitter e congedi parentali, dato che il bonus può essere utilizzato anche per la fruizione dei centri estivi, esclude automaticamente l'utilizzo di questo servizio anche per un solo mese per i genitori che avranno bisogno di lavorare nel periodo estivo, date le chiusure aziendali durante il lockdown;

   l'astensione dal lavoro da parte dei genitori di figli minori di 16 anni è valida soltanto fino al termine delle attività scolastiche, che sarebbero comunque terminate tra meno di due settimane; inoltre appare come una misura fortemente penalizzante per le famiglie e in particolare per le madri lavoratrici, che stanno soffrendo un doppio carico di lavoro in questa emergenza, l'unica possibilità dell'astensione gratuita per i genitori dei figli fra i 12 e i 16 anni; a parere dell'interrogante, opportuna sarebbe l'estensione del congedo ai genitori di figli in queste fasce d'età, vista la difficoltà economica in cui si trovano molte famiglie a causa della sospensione delle attività lavorative, della cassa integrazione, dei problemi di liquidità delle imprese –:

   quali iniziative intenda adottare per semplificare e assicurare la più piena e ampia tutela delle esigenze delle famiglie nel contesto descritto.
(3-01570)

(26 maggio 2020)

   LUPI, COLUCCI, SANGREGORIO e TONDO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il 15 giugno dovrebbero partire i centri estivi per bambini e ragazzi tra i 3 e i 17 anni;

   il rapporto numerico tra operatori e bambini (e adolescenti) fissato dalle linee guida del Governo è: per i bambini in età di scuola dell'infanzia (dai 3 ai 5 anni), un rapporto di un adulto ogni 5 bambini; per i bambini in età di scuola primaria (dai 6 agli 11 anni), un rapporto di un adulto ogni 7 bambini; per gli adolescenti in età di scuola secondaria (dai 12 ai 17 anni), un rapporto di un adulto ogni 10 adolescenti;

   non si fa menzione nelle linee guida della fascia 0-3 anni;

   questo rapporto è evidentemente antieconomico e molte scuole o enti hanno infatti deciso di non fare i centri estivi;

   dopo due mesi di chiusura in casa, famiglie e psicologi iniziano ad allarmarsi per l'atteggiamento di spavento che ha preso i bambini, molti infatti sono terrorizzati dall'uscire, ma i bambini hanno assolutamente bisogno di uscire;

   in molte famiglie entrambi i genitori hanno ripreso a lavorare, e l'auspicio è che sempre più lo facciano, ma questo, visto anche il divieto per le persone over 60 di accompagnare i bambini al centro estivo, e quindi vista anche l'impossibilità di affidarli ai nonni, pone ulteriormente il problema del con chi staranno i bambini a giugno e luglio;

   in alcune regioni i pediatri sconsigliano l'apertura dei centri estivi –:

   quali iniziative intenda assumere vista quella che appare agli interroganti la sostanziale inapplicabilità di quelle poste in essere con le linee guida emanate.
(3-01571)

(26 maggio 2020)