TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 319 di Mercoledì 25 marzo 2020

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   INVERNIZZI, BELOTTI, RIBOLLA, FRASSINI, MOLINARI, BIANCHI, BONIARDI, BORDONALI, CAPITANIO, CECCHETTI, CENTEMERO, COLLA, COMAROLI, ANDREA CRIPPA, DARA, DONINA, FERRARI, FORMENTINI, GALLI, GARAVAGLIA, GIORGETTI, GOBBATO, GRIMOLDI, GUIDESI, IEZZI, LOCATELLI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MAGGIONI, MOLTENI, MORELLI, PAROLO, TARANTINO, TOCCALINI, RAFFAELE VOLPI, ZOFFILI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BENVENUTO, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CESTARI, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DURIGON, FANTUZ, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FOSCOLO, FURGIUELE, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOLINELLI, GUSMEROLI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MACCANTI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TATEO, TIRAMANI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO e ZORDAN. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:

   la colonna di mezzi militari che attraversano le vie di Bergamo, i reparti di terapia intensiva al completo, i volti stremati dei medici e degli infermieri sono immagini che, purtroppo, fotografano meglio di qualunque altra la situazione drammatica che il nostro Paese e, in particolare, la provincia di Bergamo stanno attraversando a causa dell'epidemia da COVID-19;

   l'infografica dell'Istituto superiore di sanità, aggiornata al 22 marzo 2020, fornisce il seguente dato nazionale: 52.796 contagi e 4.465 decessi; dati che, tuttavia, non trovano corrispondenza nei bollettini che quotidianamente vengono diramati dalla Protezione civile;

   nell'ultimo bollettino della Protezione civile, infatti, sempre a livello nazionale, i morti sono mille in più (5.476) e la forbice si allarga se si prendono a riferimento i contagi (59.138);

   secondo gli amministratori dei comuni lombardi più colpiti, i dati ufficiali non rappresentano che una parte della realtà: si parla, nel bergamasco, di vera e propria ecatombe, nelle comunità per soggetti con disabilità, nelle residenze per anziani che quando va bene sono dimezzate dai decessi, ma anche di persone decedute nella propria abitazione, alle quali non è stato fatto neppure il tampone;

   c'è un altro dato che vacilla dinanzi alle evidenze delle ultime settimane: è quello relativo alla fascia della popolazione a rischio. Era stato detto che la pericolosità del virus fosse circoscritta alle sole persone anziane con patologie pregresse; un messaggio diffuso in maniera secondo gli interroganti quasi irrispettosa nei riguardi di tali categorie che, naturalmente, hanno lo stesso diritto di vivere di tutte le altre;

   si apprende oggi, invece, che tra i ricoverati in gravi condizioni ci sono anche diversi giovani. Hanno fatto notizia, poi, i casi dell'operatore del 118, proprio di Bergamo, 47enne, e del ragazzo di Cave, 34enne, entrambi tragicamente deceduti;

   a quasi due mesi dai primi casi accertati, si è perso il conto dei decreti del Governo e delle «conferenze alla nazione» su Facebook. Nel frattempo, gli operatori impegnati sul campo sono carenti dei dispositivi di protezione individuale, gli approvvigionamenti sono in ritardo e i dati diffusi non rispecchiano fedelmente la realtà –:

   se il Governo non ritenga doveroso fornire il numero reale delle persone decedute dopo aver contratto il COVID-19 nella regione Lombardia e, in particolare, a Bergamo e provincia e se non ritenga urgente e improcrastinabile equiparare le strutture residenziali per anziani e persone con disabilità alle strutture del Servizio sanitario nazionale in termini di sicurezza e prevenzione, dotando il personale ivi operante dei necessari dispositivi di protezione individuale.
(3-01376)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   BOSCHI, DE FILIPPO, ROSTAN, NOJA, MARCO DI MAIO, BENDINELLI, FREGOLENT, GIACHETTI e D'ALESSANDRO. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione del virus COVID-19 ha determinato un aumento del fabbisogno di mascherine, indispensabili per contrastare il diffondersi del contagio in particolare negli ospedali e nei presidi sanitari che necessitano del tipo monouso e del tipo professionale ffp2 e ffp3;

   ad oggi si registrano 18 medici deceduti e 3.359 contagiati tra medici e personale infermieristico per cui il problema della produzione, dell'approvvigionamento e della distribuzione delle mascherine è divenuto vitale;

   il capo della Protezione civile ha stimato in 90 milioni di pezzi il fabbisogno mensile, ma la distribuzione sull'intero territorio nazionale è ancora al di sotto delle cifre stimate, come lamentato da molte regioni. In alcuni casi pare che il personale sanitario sia costretto ad indossare le mascherine monouso, che devono essere sostituite dopo 4 ore, per più giorni consecutivi;

   a fronte di questo non sarebbe ancora stata istituita una direzione centrale e, pur avendo il Governo nominato il dottor Domenico Arcuri quale commissario straordinario, gli approvvigionamenti sarebbero gestiti da una pluralità di soggetti, quali Protezione civile, regioni, aziende sanitarie locali, non in grado di far fronte ad un'efficace distribuzione a livello nazionale e di fronteggiare l'aumento del prezzo delle mascherine sul mercato, che da 36 centesimi sarebbe passato anche a 10 euro al pezzo;

   non si ha alcuna certezza riguardo ai contratti conclusi, al numero di mascherine effettivamente disponibili per la distribuzione e all'ammontare delle aziende che hanno proceduto alla riconversione industriale;

   non si può dimenticare, peraltro, l'attuale insufficienza delle mascherine anche per gli operatori dei centri residenziali per anziani o persone con disabilità gravi e le per le stesse persone delle categorie a rischio –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di sopperire alla crescente richiesta di mascherine sia monouso che di tipo professionale, intervenendo sul processo di acquisto, approvvigionamento e distribuzione sull'intero territorio nazionale, e se, a tal fine, vi sia una direzione centrale e come operi in termini di organizzazione, personale impegnato, contratti fino ad ora conclusi con le aziende produttrici o in via di riconversione industriale.
(3-01377)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   SQUERI, GELMINI, OCCHIUTO, BALDELLI, BERGAMINI, GERMANÀ, MULÈ, PENTANGELO, ROSSO, SOZZANI e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è grave la situazione di numerosi nostri connazionali i quali ancora non sono riusciti a rientrare nel nostro Paese perché, trovandosi all'estero alla data di adozione delle misure più restrittive di contenimento della diffusione del COVID–19, si sono trovati nell'impossibilità di prendere un volo di rientro, cancellato dalle compagnie aeree, o di reperire altro mezzo di trasporto per il rientro in Italia;

   al blocco dei trasporti si è, come noto, aggiunta la quarantena adottata da molti Paesi esteri nei confronti dei cittadini italiani, che ha reso ancor più difficile il rientro in Patria. In tale quadro emergenziale, conseguentemente, gli operatori del settore dei viaggi non possono reperire servizi nel libero mercato per sopperire alla domanda di rientro dei nostri connazionali, residuando, quindi, la sola possibilità di un intervento pubblico di protezione civile;

   rispetto a tale situazione, il Governo, anche per il tramite del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Luigi Di Maio, attraverso specifiche dichiarazioni, si è impegnato a organizzare voli di Stato per il rientro dei nostri connazionali; ad oggi, però, questi non sono stati ancora effettuati, se non in minima parte, lasciando ancora senza risposta l'appello accorato dei connazionali fuori dal Paese, che, sebbene assistiti dalle nostre rappresentanze diplomatiche e consolari, vivono quotidianamente oggettive e crescenti difficoltà, legate alla permanenza prolungata in Paesi, di natura alloggiativa, finanziaria e sanitaria, a cui si aggiunge la preoccupazione delle loro famiglie;

   vanno considerati i fatti esposti e la situazione problematica, appalesata anche dagli ultimi provvedimenti di sostegno assunti con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, della compagnia di bandiera, Alitalia, deputata ad effettuare i voli di Stato per far rientrare i nostri connazionali –:

   se siano già stati programmati i voli di rientro di tutti i nostri connazionali che si trovano ancora forzosamente all'estero per l'impossibilità di far ritorno con i normali mezzi di trasporto in ragione delle misure emergenziali legate al Coronavirus, per quali date siano previsti i voli e per quali destinazioni e se tali voli verranno operati dall’Alitalia.
(3-01378)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   il 31 gennaio 2020 il Governo italiano, facendo seguito alla dichiarazione di emergenza internazionale di sanità pubblica emessa dall'Organizzazione mondiale della sanità a causa dell'epidemia di Coronavirus sviluppatasi in Cina, ha dichiarato «lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili» per sei mesi, con provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° febbraio 2020;

   in piena emergenza sanitaria da COVID–19, nella tarda serata di venerdì 14 febbraio 2020, così come si apprende da diversi comunicati, è partito dalla base di pronto intervento Unhrd delle Nazioni Unite di Brindisi un volo per Pechino, organizzato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per contribuire ad affrontare l'emergenza sanitaria in Cina nelle aree più colpite dal Coronavirus COVID-19;

   il Ministero ha precisato che si trattava di «16 tonnellate di materiale medico-sanitario di protezione personale (mascherine, tute e occhiali protettivi, guanti e termometri) messo a disposizione dall'ambasciata cinese in Italia e 2 tonnellate di materiale sanitario (mascherine protettive specialistiche per operatori sanitari, tute di protezione per operatori sanitari, mascherine protettive) finanziato direttamente dalla cooperazione italiana»;

   tale spedizione verso la Cina, in un momento in cui sarebbe stato più opportuno trattenere simili materiali in Italia, è stata denunciata anche da diversi ospedali italiani, tra i quali l'azienda sanitaria regionale del Lazio e gli ospedali di Bari e Palermo, ma anche da forze dell'ordine e farmacisti, che hanno dovuto affrontare la difficoltà di reperire proprio le tipologie di materiali spediti in Cina;

   in Italia, infatti, i dispositivi di protezione individuale hanno cominciato a scarseggiare da subito e la loro mancanza costituisce anche oggi una grossa difficoltà nell'affrontare la diffusione del virus COVID-19 –:

   per quali motivi il Governo, considerata la dichiarazione dello stato di emergenza, non si sia attivato di conseguenza, predisponendo immediatamente un piano per affrontare l'epidemia e, in particolare, reperendo dispositivi di protezione individuale come le mascherine, respiratori e potenziando il sistema sanitario nazionale, nonché come sia stato possibile che, nonostante la consapevolezza dell'emergenza in corso, in data 15 febbraio 2020 sia stato spedito il cargo con diciotto tonnellate di materiale sanitario in Cina.
(3-01379)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   CASA, VACCA, TUZI, MELICCHIO, VILLANI, LATTANZIO, BELLA, CARBONARO, TESTAMENTO e VALENTE. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   l'improvvisa ed inaspettata emergenza sanitaria che l'Italia sta attraversando ha reso necessario assumere decisioni, in pochissime settimane, che richiedono una profonda riorganizzazione delle modalità di apprendimento-insegnamento, differenziandole per ordini di scuola, soprattutto in conseguenza della progressiva sospensione delle attività delle istituzioni scolastiche in ogni parte del Paese;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 («Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale») all'articolo 1, comma 1, lettera g), afferma: «i dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità»;

   l'unica modalità, quindi, per garantire il diritto costituzionale all'istruzione è la didattica a distanza, troppo spesso in passato non adeguatamente valorizzata nelle sue potenzialità. Purtuttavia, in questa situazione emergenziale la didattica a distanza risulta essere la soluzione più indicata anche a mantenere viva la relazione educativa tra i docenti ed i loro studenti;

   i docenti, di fronte all'emergenza che si sta vivendo, hanno attivato molteplici strumenti e sfruttato un caleidoscopio di risorse che permettono giornalmente di superare le barriere fisiche. Così gli insegnanti stanno offrendo agli studenti la possibilità non solo di continuare ad apprendere, ma anche di mantenere viva la relazione tra loro e i discenti, dimostrando sia grande professionalità sia spinte motivazionali altamente etiche e deontologiche che tengono in dovuta considerazione anche la tensione emotiva che caratterizzano le alunne e gli alunni in questo periodo –:

   se il Ministro interrogato sia conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative abbia attivato al fine di strutturare e agevolare l'uso della didattica a distanza anche in riferimento alle risorse economiche, umane e tecnologiche messe a disposizione.
(3-01380)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   FORNARO, MURONI e FRATOIANNI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   la crisi scatenata dal Coronavirus ha fatto emergere in maniera urgente e drammatica quanto sia necessario dotare il sistema scolastico italiano di un sistema efficiente di didattica a distanza. In un Paese come l'Italia, in cui aree marginali e digital divide erano già considerati un'emergenza ed un limite concreto per il diritto allo studio, il divario che c'è tra chi ha accesso adeguato ad internet e chi non ce l'ha comporta un'esclusione dai vantaggi e dai diritti della società digitale;

   la scuola si sta rivelando, anche in questo frangente, una delle comunità più importanti per garantire coesione sociale: in questi giorni di isolamento obbligato, che disorientano ciascuno di noi, la scuola entra nelle case di milioni di famiglie rappresentando un imprescindibile elemento di fiducia, di relazione e di motivazione, ben oltre la propria funzione formativa. Ed è qui che bisogna continuare ad intervenire rapidamente per colmare i gap conoscitivi di un corpo docente, che appare non adeguatamente attrezzato sul fronte delle nuove tecnologie e dell'informatizzazione;

   l'articolo 120 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (cosiddetto «decreto Cura Italia»), stanzia 70 milioni di euro per consentire alle scuole di acquistare dispositivi digitali da mettere a disposizione, in comodato d'uso, agli studenti privi di mezzi e in situazione di svantaggio socio-economico. I fondi saranno distribuiti alle scuole in base a due criteri: il numero degli studenti e il reddito medio della regione. Le scuole potranno provvedere agli acquisti in maniera semplificata e tempestiva come previsto dall'articolo 75 del decreto-legge citato –:

   quali siano le modalità concrete di attuazione delle misure già previste e quali iniziative si intendano ancora assumere per garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti parità di accesso alla didattica a distanza, al fine di non incentivare anche di fatto l'abbandono scolastico ed accentuare la differenziazione sociale nelle possibilità di accesso all'istruzione, anche lavorando sulla formazione informatica del corpo docente.
(3-01381)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   FUSACCHIA. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   la prolungata chiusura delle scuole in tutto il Paese, dovuta alla pandemia in corso, sta facendo emergere limiti e contraddizioni di un sistema scolastico non sufficientemente equipaggiato, da un punto di vista culturale ancora prima che infrastrutturale, per assicurare a tutte le studentesse e gli studenti una didattica a distanza di qualità;

   la didattica a distanza sta funzionando con impatti e risultati molto diversificati, non solo per il digital divide di cui ancora soffrono intere aree del Paese, ma per la diversa esperienza e familiarità dei docenti con le nuove tecnologie e per il diverso grado di penetrazione della cultura digitale nelle scuole e nelle famiglie italiane;

   non sono «istantanei» i tempi di attuazione della norma del decreto-legge n. 18 del 2020 (cosiddetto «decreto Cura Italia») che prevede che le scuole possano comprare e dare in comodato d'uso agli studenti svantaggiati strumenti per poter fruire della didattica a distanza;

   la Rai potrebbe adattare e potenziare il proprio palinsesto per sostenere scuole e docenti che hanno studenti con la sola televisione a casa;

   i ragazzi e le ragazze disabili si trovano doppiamente svantaggiati in questo momento di isolamento obbligato;

   la rendicontazione dei progetti Pon prevede in molti casi la firma in presenza dei corsisti, cosa che sta mettendo a rischio la possibilità di trasferire a distanza l'erogazione di corsi, con conseguente perdita di opportunità formative e di risorse ingenti su tutto il territorio nazionale;

   esiste una pluralità di associazioni e altre realtà che collaborano con le scuole, generando un'offerta educativa complementare attraverso iniziative e progetti che contribuiscono alla formazione di ragazze e ragazzi e alla loro capacità di maturare esperienze e restare connessi col mondo, e che sono per lo più inattivi e sospesi in questa fase, con un danno grave sia per chi promuove e lavora in queste associazioni e realtà, sia per studentesse e studenti che beneficiano dei progetti e delle iniziative, con un rischio di perdita complessiva di valore educativo e culturale molto forte –:

   quali strumenti il Governo stia usando per monitorare il diverso funzionamento della didattica a distanza, ivi compresi il suo impatto e la qualità in termini di apprendimento reale di queste settimane, e per sostenere associazioni e altre realtà normalmente impegnate con le scuole affinché il loro contributo non venga meno in questa fase delicatissima in cui serve scongiurare che si sviluppino disuguaglianze, fattori di esclusione e involuzione del sistema scolastico.
(3-01382)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   PICCOLI NARDELLI, CIAMPI, DI GIORGI, ORFINI, PRESTIPINO, ROSSI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   considerato l'evolversi della situazione epidemiologica in Italia causata dal carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia da Coronavirus (COVID-19), del rapido incremento dei casi e dei decessi notificati quotidianamente dall'Organizzazione mondiale della sanità, nelle ultime settimane il Governo ha varato misure restrittive estese all'intero territorio nazionale;

   tra le misure restrittive varate per arginare il Coronavirus è stata disposta dal 5 marzo 2020 la sospensione delle attività didattiche;

   dallo scenario epidemiologico non appare possibile prospettare una data di ripresa delle attività didattiche e dalle ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri Conte – confermate dallo stesso Ministro interrogato – il rientro tra i banchi degli studenti italiani, inizialmente fissato per il 3 aprile 2020, sarà ulteriormente prorogato;

   tutte le scuole, di fronte all'emergenza sanitaria, sono state chiamate a trovare un'alternativa alla didattica tradizionale, pensando a strumenti finalizzati a garantire agli studenti la prosecuzione delle lezioni attraverso l'utilizzo di risorse digitali;

   in questo senso, la nota del Ministero dell'istruzione dell'8 marzo 2020 ha disposto che tutti i docenti attivino la didattica a distanza, al fine di tutelare il diritto costituzionalmente garantito all'istruzione;

   secondo il nuovo report dell'Osservatorio «Scuola a distanza» di Skuola.net – elaborato intervistando oltre 26 mila alunni di medie e superiori – circa 9 ragazzi su 10 svolgono regolarmente lezione da casa;

   tuttavia, le lezioni non risultano ugualmente avviate: in netta minoranza sono gli studenti che possono avvalersi di lezioni attraverso l'utilizzo di piattaforme in videoconferenza o con strumenti didattici on line; sono ancora troppe le classi virtuali create con il registro elettronico, che forniscono un approccio basico e un confronto impersonale col docente tramite mail, chat o social network;

   i più penalizzati risultano gli studenti della scuola primaria, la cui didattica è affidata nella maggior parte dei casi al solo registro elettronico;

   in base a una prima rilevazione del Ministero dell'istruzione sarebbero pervenute oltre 46 mila richieste di tablet da assegnare alle famiglie meno abbienti;

   è fondamentale, per affrontare questa emergenza in modo responsabile, che ogni studente venga coinvolto nel processo di apprendimento, con adeguati dispositivi digitali individuali per la relativa fruizione e attraverso forme mirate di verifica, che impediscano una fruizione passiva delle lezioni;

   si condividono le parole del Ministro interrogato quando afferma che «la didattica a distanza rappresenta uno strumento utile non solo per l'apprendimento ma anche come canale per non perdere il contatto docenti-alunni» –:

   quali strumenti urgenti il Ministro interrogato intenda avviare al fine di garantire rapidamente agli studenti meno abbienti dispositivi digitali individuali per la relativa fruizione e per l'apprendimento a distanza, a tutela del diritto costituzionalmente garantito all'istruzione.
(3-01383)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   CASCIELLO, APREA, GELMINI, OCCHIUTO, MARIN, PALMIERI e SACCANI JOTTI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   la sospensione nelle istituzioni scolastiche dell'attività didattica in presenza, imposta a causa del diffondersi dell'epidemia di COVID-19, ha reso necessaria l'adozione di provvedimenti urgenti finalizzati ad attivare la didattica con metodologia e-learning;

   nonostante le misure contenute in tal senso nel decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (cosiddetto «decreto Cura Italia»), che prevedono il potenziamento della didattica a distanza, anche attraverso l'implementazione di piattaforme e strumenti digitali, le rassicurazioni del Ministro interrogato sulla validità dell'anno scolastico e l'impegno dei docenti a restare punto di riferimento e a garantire la continuità scolastica, rimane l'impossibilità per molte scuole di poter attivare e garantire le lezioni a distanza per assenza di banda ultra larga;

   la veloce risposta delle istituzioni scolastiche, infatti, si scontra con l'insufficienza delle infrastrutture: i dati sulla diffusione della banda larga nel Paese che, sulla base del piano strategico per la diffusione della banda larga, approvato nel marzo del 2015, avrebbe dovuto portare l’internet super veloce a tutti gli italiani entro il 2020, testimoniano il grave ritardo nello sviluppo delle infrastrutture nell'ambito delle telecomunicazioni;

   secondo recenti studi del Politecnico di Milano, a dicembre 2019 risultavano non ancora utilizzati 1,14 miliardi di euro di fondi Pon e Por europei 2014-2020;

   si sta, quindi, determinando nel Paese una condizione di discontinuità e disparità tra studenti, in particolare per gli studenti con disabilità che spesso utilizzano strumenti digitali perché facilitano loro lo svolgimento dello studio;

   ancor di più si temono ripercussioni per quegli studenti delle scuole superiori che dovranno sostenere l'esame di Stato, ai quali le carenze della rete stanno di fatto impedendo di accedere a una formazione adeguata –:

   nelle more delle urgenti iniziative che dovranno essere adottate dal Governo per potenziare la rete affinché nella rilevante percentuale di territorio non coperto adeguatamente dal segnale le scuole possano adottare la didattica a distanza, quali misure compensative, alla luce dell'esito del monitoraggio sulle scuole non abilitate alla didattica a distanza, preveda il Ministro interrogato di assumere per questi studenti, con particolare attenzione a quelli con disabilità e a quelli che dovranno sostenere l'esame di Stato tra pochi mesi.
(3-01384)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, MOLLICONE, FRASSINETTI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19», ha sospeso i servizi educativi;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19» dell'8 marzo 2020 ha previsto espressamente la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera h);

   a seguito della sospensione delle attività didattiche presso le strutture scolastiche, l'84 per cento dei docenti, da una rilevazione de Il Sole 24 ore, dichiara di avere già adottato una modalità alternativa per dare continuità alla programmazione con gli alunni, a fronte di un 76 per cento di studenti con difficoltà poiché per motivi vari a casa gli stessi possono non avere una connessione a internet o non disporre di un personal computer;

   le indicazioni contenute nell'ambiente on line per la didattica a distanza aperto dall'Indire e quelle promosse dal progetto «Solidarietà digitale» del Ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione rimandano all'uso di piattaforme digitali private, con rischi legati alla privacy e alla proprietà dei dati, nonché alle implicazioni pedagogiche che l'inserimento di tali piattaforme comporterebbe nella scuola pubblica;

   il Ministro interrogato ha dichiarato a mezzo stampa che «sulla didattica a distanza sicuramente la situazione è variegata, con realtà in cui funziona bene e altre in cui meno. C'è un grande sforzo da parte dei docenti. So che alcuni sono in difficoltà, ma la situazione potrà migliorare»;

   secondo le stime di Tuttoscuola, dall'inizio dell'emergenza fino al 3 aprile 2020, il sistema scolastico nazionale perderà quasi 75 milioni di ore di lezione, parzialmente recuperate dalla didattica a distanza;

   è in corso di valutazione la proroga dei termini di sospensione dei servizi educativi oltre il 3 aprile 2020, con rischi per la fine dell'anno scolastico;

   le famiglie devono fare anche i conti con le rette già pagate per questo periodo di interruzione forzata delle prestazioni, le quali, sia pure per cause di forza maggiore, non vengono quindi erogate –:

   se non ritenga necessario garantire alle famiglie l'esenzione dal pagamento delle rette per tutte le scuole di ogni ordine e grado e fornire notizie certe sulla conclusione effettiva dell'anno scolastico.
(3-01385)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   BALDINO, SIRAGUSA, ALAIMO, DAVIDE AIELLO, BERTI, BARZOTTI, BILOTTI, COMINARDI, BRESCIA, COSTANZO, MAURIZIO CATTOI, SEGNERI, CORNELI, INVIDIA, D'AMBROSIO, VILLANI, SABRINA DE CARLO, DIENI, FORCINITI, MACINA, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI e ELISA TRIPODI. – Al Ministro per la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:

   il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro caratterizzato da una diversa modalità spazio-temporale;

   l'articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124, ha disposto per le pubbliche amministrazioni di adottare la sperimentazione di tali nuove modalità spazio-temporali della prestazione di lavoro;

   la legge 22 maggio 2017, n. 81 (agli articoli 18-24), ha disciplinato il lavoro agile, inserendolo in una cornice normativa e fornendo le basi legali per la sua applicazione anche nel settore pubblico;

   per effetto delle modifiche apportate all'articolo 14 della suddetta legge n. 124 del 2015 dal decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, recante «Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», deve ritenersi superato il regime sperimentale dell'obbligo per le amministrazioni di adottare misure organizzative per il ricorso a nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa, con la conseguenza che la misura opera a regime;

   inoltre, allo scopo di agevolare l'applicazione del lavoro agile quale ulteriore misura utile a contrastare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, nel citato decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, sono previste misure normative volte a garantire, attraverso Consip s.p.a., l'acquisizione delle dotazioni informatiche necessarie alle pubbliche amministrazioni, al fine di poter adottare le misure di lavoro agile per il proprio personale;

   con la circolare n. 1 del 2020, il Ministro interrogato ha emanato delle disposizioni aventi lo scopo di ridurre la presenza dei dipendenti pubblici negli uffici e di evitare il loro spostamento, senza tuttavia pregiudicare lo svolgimento dell'attività amministrativa da parte degli uffici pubblici;

   sono state, pertanto, individuate le misure e gli strumenti, anche informatici, a cui le pubbliche amministrazioni possono ricorrere per incentivare il lavoro agile e, nello specifico, l'utilizzo di soluzioni «cloud» per agevolare l'accesso condiviso a dati, informazioni e documenti, il ricorso a strumenti per la partecipazione da remoto a riunioni e incontri di lavoro (sistemi di videoconferenza e call conference) –:

   in quale misura e con quali modalità la pubblica amministrazione stia attuando le nuove modalità di svolgimento della prestazione lavorativa di cui in premessa e quali siano i primi esiti delle attività di monitoraggio previste dalla direttiva n. 3 del 2017 del Presidente del Consiglio dei ministri in materia di lavoro agile.
(3-01386)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   FORNARO e PALAZZOTTO. – Al Ministro per la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:

   l'aggravarsi della crisi connessa alla diffusione del COVID-19 ha imposto misure eccezionali di contenimento e prevenzione, tra cui la sospensione, disposta da ultimo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020, di molte attività produttive industriali e commerciali;

   i call center sono tra le attività che continueranno ad operare;

   la pubblica amministrazione ha contratti con diverse realtà che gestiscono call center e tale servizio è utilizzato da molti concessionari di pubblici servizi;

   ormai da giorni, lavoratori e sindacati lamentano la scarsa sicurezza sul posto di lavoro. L'uso della mascherina, il metro di distanza e il lavaggio frequente delle mani sono per loro difficili da mettere in pratica. Il primo, per chi lavora al telefono, è di fatto impossibile, perché difficile da indossare. Il secondo, fino a pochi giorni fa, non era stato concesso in diverse attività e i lavoratori continuavano ad essere posizionati l'uno accanto all'altro, a decine nello stesso open space. Il terzo, considerando i ritmi serrati (tre pause in otto ore), è di fatto non praticabile. Inoltre, tra le procedure previste vi è la predisposizione «a scacchiera» dei lavoratori, con conseguente diradamento delle presenze in turno per lasciare una postazione libera fra un lavoratore ed un altro, ma non è ovunque attuata;

   diverse società di gestione di call center non hanno avviato le procedure per l'attivazione del teleworking;

   purtroppo si è già avuta notizia del decesso, a causa delle complicazioni da Coronavirus, di un dipendente della Youtility di Roma, dopo i casi di positività registrati nei call center Comdata e Almaviva contact di Palermo;

   in relazione ai casi ricordati, il segretario della Cgil di Palermo, Enzo Campo, ha sottolineato come eventuali ritardi delle aziende rischiano di mettere a repentaglio la salute e la vita dei lavoratori, nonché le azioni dirette a limitare la diffusione del COVID-19, e quindi l'urgenza di adottare immediatamente le procedure per l'attivazione del teleworking;

   i servizi di call center sono utilizzati in appalto da diverse amministrazioni pubbliche, le quali dovrebbero richiamare e controllare le società a cui è affidato il servizio al rispetto dei protocolli e all'urgente adozione del teleworking –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché le pubbliche amministrazioni vigilino sul rispetto dei protocolli e sull'urgente adozione del teleworking da parte delle società a cui sono affidati servizi di call center, richiamando a tale vigilanza anche i concessionari di pubblici servizi.
(3-01387)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   MORRONE, TURRI, MOLINARI, BISA, CANTALAMESSA, DI MURO, MARCHETTI, PAOLINI, POTENTI, TATEO, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO e ZOFFILI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 123 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, prevede che, fino al 30 giugno 2020, «la pena detentiva viene eseguita, su istanza, presso l'abitazione del condannato o in altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza, ove non sia superiore a diciotto mesi, anche se costituente parte residua di maggior pena», salvo che riguardi alcune specifiche tipologie di detenuti, e che, «salvo si tratti di condannati minorenni o di condannati la cui pena da eseguire non è a superiore a sei mesi, è applicata la procedura di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici resi disponibili per i singoli istituti penitenziari»;

   risulta evidente che la detenzione domiciliare sia subordinata all'effettiva disponibilità del braccialetto elettronico che sarà reso disponibile secondo un particolare programma di distribuzione adottato dal capo dell'amministrazione penitenziaria, d'intesa con il capo del Dipartimento di pubblica sicurezza, con riferimento alla capienza degli istituti di detenzione e alle concrete emergenze sanitarie rappresentate dalle autorità competenti;

   negli ultimi anni l'utilizzo di tali dispositivi ha subito un forte incremento, determinando una scarsa disponibilità degli apparecchi da parte dell'amministrazione, tanto da determinare l'impossibilità nei confronti di numerosi detenuti di accedere ai domiciliari;

   questa detenzione domiciliare appare agli interroganti come un indulto mascherato, posto che la disposizione va a beneficio anche di coloro i quali debbono scontare pene fino a 18 mesi avendo ricevuto, ab origine, pene ben più alte ed occorre stigmatizzare il «messaggio devastante che passa, e cioè che basta fare una rivolta, incendiare letti, devastare carceri, sequestrare poliziotti penitenziari per ottenere un premio. Perché di certo non tutti i rivoltosi sono stati identificati e comunque questo provvedimento giunge esattamente a seguito delle rivolte. È inaccettabile per uno Stato che in un momento così difficile deve mantenere la propria autorevolezza più che mai» –:

   quale sia il numero dei detenuti, suddivisi per tipologia di reati commessi, che potranno usufruire della detenzione domiciliare e quale sia nello specifico il numero esatto dei mezzi elettronici e strumenti informatici (braccialetti elettronici) già a disposizione dell'amministrazione penitenziaria e il costo unitario di acquisto e installazione in opera, così da verificare se siano sufficienti a soddisfare le potenziali richieste.
(3-01388)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   BAZOLI, VERINI, BORDO, MICELI, SOVERINI, VAZIO, ZAN, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'aggravarsi dell'emergenza COVID-19 pone un serio problema per la tenuta del nostro sistema detentivo, in ragione dei rischi drammatici di una diffusione epidemica in strutture sovraffollate e ristrette come i penitenziari;

   il rischio di contagio non riguarda solo i detenuti, ma interessa anche il personale che negli istituti di pena svolge il proprio lavoro;

   le drammatiche rivolte avvenute nelle scorse settimane, ovviamente da condannare duramente come ogni forma di violenza, hanno potuto trovare terreno fertile nella legittima preoccupazione della popolazione carceraria al riguardo;

   va considerata apprezzabile l'istituzione disposta dal Ministro interrogato di una task force multidisciplinare immediatamente operativa per fronteggiare l'emergenza, tuttavia non si può eludere la necessità di provvedimenti urgenti che contribuiscano a ridurre la pressione dovuta al sovraffollamento;

   le misure adottate dal Governo per iniziare a far fronte all'emergenza sanitaria e al sovraffollamento rappresentano un primo passo per tutelare la salute e la sicurezza della polizia penitenziaria, di chi lavora negli istituti e di chi sta scontando la pena, una risposta la cui efficacia deve però essere attentamente verificata;

   l'articolo 124 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, prevede l'allungamento delle licenze premio dei condannati ammessi al regime di semilibertà;

   l'articolo 123 del citato decreto-legge prevede che, fino al 30 giugno 2020, la pena detentiva possa venire eseguita ai domiciliari, ove non sia superiore a diciotto mesi: vengono in ogni caso esclusi coloro che sono stati condannati per i reati di maggiore allarme sociale, i delinquenti abituali, coloro che hanno avuto sanzioni disciplinari o abbiano preso parte alle rivolte nelle carceri. Inoltre, salvo che si tratti di condannati minorenni o di condannati la cui pena da eseguire non sia superiore a sei mesi, è previsto che la detenzione domiciliare venga accompagnata dall'applicazione di procedure di controllo mediante braccialetti elettronici –:

   considerata la drammaticità della situazione e l'urgenza di adottare misure efficaci per tutelare la salute di tutti gli operatori e dei detenuti stessi, quale sia la platea dei potenziali beneficiari delle misure previste, stante la disponibilità e operatività degli strumenti di controllo, quanti siano i detenuti che ne hanno beneficiato dalla data di entrata in vigore e quali provvedimenti siano stati presi per mitigare gli effetti del blocco dei colloqui visivi.
(3-01389)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   BOSCHI, ANNIBALI, MIGLIORE, FERRI, VITIELLO, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le morti dei detenuti, le evasioni, i danneggiamenti, le aggressioni agli agenti, le proteste dei familiari di queste settimane sono senza precedenti e sono episodi gravissimi, che comportano soluzioni chiare ed efficaci per superare questo momento storico eccezionale;

   in questo contesto appare grave la circolare del 13 marzo 2020, corretta solo dopo circa una settimana, del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che imponeva ai poliziotti penitenziari di continuare a prestare servizio presso le strutture penitenziarie, anche se entrati in contatto con persone probabilmente positive al COVID-19;

   il personale dell'amministrazione penitenziaria, così come i detenuti, non risulta sia ancora stato dotato degli standard minimi di sicurezza, previsti dalle disposizioni normative emanate dal Governo in seguito alla diffusione del contagio;

   da quanto si apprende nessuna distribuzione di guanti e mascherine è stata ad oggi eseguita e quanto stabilito nella circolare del 20 marzo 2020 circa il programma di loro distribuzione appare del tutto aleatorio ed indeterminato;

   non è stato previsto alcun efficace programma di decongestionamento degli istituti penitenziari, che soffrono ormai da tempo di un reale problema di sovraffollamento. La recente pubblicazione dei dati dell'associazione Antigone evidenzia che si è tornati ai livelli drammatici di sovraffollamento con un tasso del 119,8 per cento, così come il rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura evidenzia che il nostro Paese è al limite della soglia consentita dalla «sentenza pilota» nel caso Torreggiani contro l'Italia;

   le disposizioni previste dal decreto-legge n. 18 del 2020 appaiono insufficienti e di difficile applicazione, stante ancora la scarsa disponibilità dei braccialetti che rende inefficace le disposizioni ivi contenute; non è chiaro, inoltre, il numero effettivo di detenuti che potranno beneficiare delle disposizioni contenute nel decreto-legge menzionato;

   sembra molto difficile, nonostante le intenzioni, rispettare la quarantena all'interno delle carceri, come assicurare gli standard minimi di sicurezza per la polizia penitenziaria, elementi che aumentano le possibilità che possa trovare diffusione il virus e che potrebbero comportare nuove tensioni tra i detenuti –:

   quali ulteriori iniziative intenda adottare, in riferimento alle possibilità di contagio da COVID-19, al fine di tutelare efficacemente la salute all'interno degli istituti penitenziari sia del personale che dei detenuti, dato il grave problema di sovraffollamento delle carceri, rispetto a cui le disposizioni contenute nel decreto-legge n. 18 del 2020 non sembrano costituire una soluzione sufficiente.
(3-01390)
(Presentata il 23 marzo 2020)

   LUPI, SGARBI, TONDO e COLUCCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione nelle nostre carceri è di ordinario sovraffollamento;

   il 35 per cento delle persone detenute è in attesa di giudizio;

   molti sono i detenuti ristretti in cella per reati minori, per cui sarebbero applicabili pene alternative;

   la situazione sanitaria di molte carceri e il carcere stesso favoriscono una promiscuità che è il veicolo certo di diffusione del Coronavirus;

   le rivolte delle settimane scorse hanno provocato la morte di 14 persone;

   si sono verificati i primi casi di infezione in più di un istituto di detenzione –:

   quali misure intenda assumere il Governo per decongestionare le carceri e per assicurare, vista la gravità dei fatti avvenuti, una guida responsabile al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia.
(3-01391)
(Presentata il 23 marzo 2020)