TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 286 di Venerdì 10 gennaio 2020

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   facendo seguito alla precedente interpellanza già discussa il 13 dicembre 2019, con la quale veniva evidenziata l'incertezza e l'incapacità di governo delle problematiche di gestione dei rifiuti nella città di Roma;

   la direttiva europea 2008/98/CE stabilisce il quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti all'interno dell'Unione;

   la Commissione europea, con una nota indirizzata al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla regione Lazio e al comune di Roma, chiede nuove informazioni alla luce delle allarmanti notizie che sono apparse sui grandi quotidiani nazionali ed internazionali, poiché il piano rifiuti del 2012, ancora in vigore, è in gran parte inattuato, con impianti previsti non in esercizio o addirittura chiusi, ed esprime forti perplessità in merito al mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, sulla mancanza di impianti di compostaggio e sulla insufficienza delle discariche esistenti;

   il tavolo tecnico tra regione Lazio, comune di Roma e città metropolitana previsto a seguito dell'ordinanza regionale n. Z00003 del 27 novembre 2019 ha elaborato un documento con l'individuazione di alcuni possibili siti in cui realizzare discariche, tra cui quello di via Canestrini a Porta Medaglia. Su questo sito, nel suddetto documento tecnico, Roma Capitale si è espressa negativamente rispetto a qualsiasi ampliamento;

   la regione Lazio con determinazione n. G18468 del 23 dicembre 2019 (appena 26 giorni dopo la suddetta ordinanza) ha comunque approvato un intervento di ampliamento per 465.282 metri cubi proprio per la discarica sita in località Porta Medaglia di proprietà della Adrastea S.r.l.;

   la società Adrastea S.r.l. nello scorso giugno 2019 è stata oggetto di un sequestro da parte della magistratura e le indagini sono ancora in corso;

   la discarica di Colle Fagiolara nel comune di Colleferro (Roma) è autorizzata dalla regione Lazio ad abbancare rifiuti non pericolosi con autorizzazione integrata ambientale (Aia) n. G040202 del 4 aprile 2017, la quale stabilisce che, in conformità al decreto legislativo n. 46 del 2014, tale autorizzazione ha la durata di 10 anni a partire dal 5 aprile 2012, di cui al decreto n. 33/2007. Pertanto la discarica di Colle Fagiolara è autorizzata a ricevere fino al 5 aprile 2022;

   sempre la discarica di Colleferro (dove attualmente viene conferita la frazione organica stabilizzata (F.o.s.) della città di Roma) rappresenta la vera ragione della crisi dei rifiuti nella Capitale, in quanto la concessione per la sua gestione è affidata alla società a capitale interamente regionale Lazioambiente s.p.a., scaduta il 31 dicembre 2019, ma prorogata fino al 16 gennaio 2020, data stabilita dalla regione Lazio per la chiusura della discarica;

   in realtà, è previsto che la gestione dell'impianto di Colle Fagiolara passerà da Lazioambiente s.p.a. allo stesso comune di Colleferro, proprietario del sito, che dovrebbe continuarne la gestione, sia per il nuovo Consorzio intercomunale Minerva, sia per la successiva fase ventennale/trentennale di «fine vita» della discarica stessa. In tale quadro non esistono ragioni ostative che anticiperebbero la chiusura dell'impianto, anche in ragione dell'incidente accaduto all'interno della discarica alcuni mesi fa. Non si comprende quindi il motivo di vietare il conferimento alla sola città di Roma;

   inoltre, la conformazione morfologica di progetto della discarica di Colle Fagiolara prevede che la parte centrale debba essere necessariamente colmata, al fine di riprofilare le pendenze indispensabili per la successiva copertura con la geomembrana Hdpe di «capping», per consentire il depluvio delle acque meteoriche e la formazione del pericoloso percolato; pertanto, in caso di chiusura anticipata si creerebbe un incalcolabile danno ambientale, oltre a un grave danno erariale;

   in definitiva appare chiaro agli interpellanti che la crisi della gestione dei rifiuti a Roma sia indotta per ragioni che poco hanno a che vedere con la mancanza di soluzioni e che questa situazione di «opacità politica» nel Lazio favorisce gravemente i sodalizi criminali della camorra e della ’ndrangheta, presenti massicciamente nel settore –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza delle osservazioni riportate in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per:

    a) chiarire alle istituzioni europee quali siano le linee guida che lo Stato italiano vuole perseguire al fine di garantire il rispetto della normativa vigente;

    b) eliminare la confusione e l'opacità che avvolge tutta la gestione del ciclo di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella città di Roma;

    c) modificare l'approccio alla tematica dei rifiuti e, pertanto, superare la logica emergenziale attraverso un'ampia e approfondita pianificazione del ciclo di raccolta e smaltimento dei rifiuti fondato sui principi di trasparenza, pubblicità e inclusione, in un contesto di economia circolare che riduca al minimo tecnologico gli abbancamenti in discarica, considerato che qualsiasi comportamento in contrasto con tali princìpi si porrebbe al di fuori delle norme europee e delle leggi nazionali.
(2-00608) «Brunetta, Gelmini».

(8 gennaio 2020)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   da un articolo di stampa del «Corriere della sera» del 18 novembre 2019, si apprende che in Italia circolano circa 96.887 auto intestate a 430 persone, un fenomeno preoccupante anche perché spesso tali soggetti risultano irreperibili;

   tali auto definite «fantasma» vengono spesso utilizzate sia per commettere reati, sia dalla criminalità organizzata, nonché per agevolare clandestini ai quali non potrebbero essere vendute o affittate auto;

   inoltre, tale sistema è utilizzato anche da coloro che vogliono evitare di pagare parcheggi, pedaggi multe, bollo, assicurazione. Si legge, sempre dall'articolo citato, che in Lombardia una cosiddetta «testa di legno», aveva un debito con l'erario di 700 mila euro, ma risultando nullatenente, lo Stato c'ha rimesso anche le spese di notifica;

   l'Associazione nazionale per le imprese assicuratrici (Ania) stima che in Italia circolano 2,8 milioni di veicoli senza copertura assicurativa e tra questi ci siano anche le auto «fantasma». Dall'archivio dati della Motorizzazione civile risulta, infatti, che in Italia più del 10 per cento dei veicoli circola senza un'assicurazione valida;

   in caso di incidenti gravi con un veicolo senza assicurazione o nel caso di un cosiddetto pirata della strada, a pagare il risarcimento è il fondo garanzia per le vittime della strada istituito nel 1969 ed attivo dal 1971, che si alimenta tramite un prelievo percentuale sui premi versati dagli automobilisti assicurati. Attualmente il fondo riceve il 2,5 per cento dell'importo dei premi assicurativi pagati alle compagnie;

   le indagini per individuare tali soggetti sono molto complesse; nell'articolo citato, si legge che la procura di Milano ha creato, insieme ai carabinieri, una squadra che si avvale dell'esperienza informatica dei vigili di Verona, che facilita la ricerca incrociando le banche dati della motorizzazione e del pubblico registro automobilistico (Pra). Non appena individuano le targhe dei prestanome, chiedono al Pra di emettere un blocco anagrafico per rendere impossibile nuove compravendite. Tale sistema, da febbraio 2018 a oggi ha portato al sequestro di 15.500 mezzi intestati a 112 persone;

   l'articolo 15, comma 8-octies, del decreto-legge n. 78 del 2009, apportando modifiche all'articolo 7 della legge 9 luglio 1990, n. 187, concernente «Norme in materie di tasse automobilistiche e automazione degli uffici del pubblico registro automobilistico», ha disposto al comma 7-bis che: «Ove si accerti che una singola persona fisica risulti proprietaria di dieci o più veicoli, gli uffici del pubblico registro automobilistico sono tenuti ad effettuare una specifica segnalazione all'Agenzia delle entrate, al Corpo della guardia di finanza e alla regione territorialmente competente»;

   successivamente, con la legge 29 luglio 2010 n. 120, concernente «Disposizioni in materia di sicurezza stradale» è stato inserito nel codice della strada di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992, l'articolo 94-bis «Divieto di intestazione fittizia», che vieta immatricolazioni e iscrizioni al Pra «qualora risultino situazioni di intestazione o cointestazione simulate o che eludano o pregiudichino l'accertamento del responsabile civile della circolazione di un veicolo»;

   inoltre, il comma 2, del medesimo articolo 94-bis dispone che «Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque richieda o abbia ottenuto il rilascio dei documenti di cui al comma 1 in violazione di quanto disposto dal medesimo comma 1 è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500 a euro 2.000. La sanzione di cui al periodo precedente si applica anche a chi abbia la materiale disponibilità del veicolo al quale si riferisce l'operazione, nonché al soggetto proprietario dissimulato»;

   il medesimo articolo prevedeva per le disposizioni applicative della disciplina menzionata, l'emanazione di decreti attuativi da parte del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con i Ministri della giustizia e dell'interno;

   negli ultimi anni tale fenomeno è in costante crescita e dopo nove anni dall'approvazione della legge citata non sono stati ancora emanati i decreti attuativi;

   l'Aci nell'ultimo semestre ha segnalato 22.087 codici fiscali di persone da verificare che possiedono 412.500 veicoli, e su ordine delle forze di polizia sono stati radiati 5.886 mezzi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se, in questi anni, gli uffici del pubblico registro automobilistico abbiano effettuato le dovute segnalazioni, secondo quanto previsto dal decreto-legge n. 78 del 2009;

   quali siano le cause della mancata adozione dei decreti previsti dalla normativa vigente e se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza al fine di provvedere all'emanazione di quest'ultimi per arginare il fenomeno descritto in premessa in costante crescita.
(2-00565) «Grippa, Carinelli, Scagliusi, Barbuto, Luciano Cantone, Chiazzese, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto, Termini, Zanichelli, Rizzone».

(19 novembre 2019)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   mercoledì 11 dicembre 2019 una cinquantina di persone riconducibili ad alcuni collettivi studenteschi di sinistra hanno aggredito un banchetto di Azione Universitaria con otto militanti, regolarmente posizionato all'interno dell'Università Statale di via Festa del Perdono a Milano;

   gli studenti aggrediti stavano svolgendo attività informativa sulle attività di rappresentanza studentesca;

   a quanto consta agli interpellanti, i cinquanta aggressori si sarebbero riuniti ed organizzati nelle due ore precedenti presso un'aula dell'università – che sarebbe occupata abusivamente da diversi anni – nei pressi dello spazio dove era situato il banchetto, per poi uscire in gruppo, percorrendo i corridoi dell'università, e dirigersi contro il banchetto;

   l'aggressione avveniva alla presenza delle forze dell'ordine poste a presidio del banchetto di Azione Universitaria;

   gli studenti di Azione Universitaria, a seguito dell'aggressione, venivano costretti ad abbandonare l'ateneo;

   il professor Luca Bernardini, ordinario presso l'Università Statale di Milano, come si evince dal suo profilo su Facebook, ha commentato l'accaduto in questo modo: «avvertite appena lo sapete: come docente sarò felice di venire a portarvi la mia solidarietà antifascista»;

   è preoccupante il clima di violenza e sopraffazione che si sta creando all'interno degli atenei;

   ormai gli episodi violenti sono sempre più frequenti e riguardano università importanti su tutto il territorio nazionale; dalla Sapienza di Roma alla Statale di Milano, da Trento a Bologna, e il fatto grave è che i gesti di intolleranza dei collettivi di estrema sinistra solitamente mirano ad impedire a studenti di formazioni politiche opposte la divulgazione di idee diverse dalle loro, oppure, come nel caso di Trento, cercano di impedire ad un giornalista, invitato da altri studenti, di intervenire ad una conferenza organizzata all'interno dell'università;

   è anche molto grave che i docenti che dovrebbero insegnare le regole della tolleranza si trasformino in «cattivi maestri», solidarizzando con gli studenti violenti;

   se non si pone freno a questa deriva violenta si rischia di far rinascere le vecchie metodologie che negli anni ’70 hanno determinato il clima di tensione e di terrore che ha insanguinato l'Italia –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda intraprendere, d'intesa con il Rettore dell'Università, per contrastare iniziative violente di gruppi studenteschi all'interno dell'università;

   quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di tutelare il diritto degli studenti dell'università Statale di Milano di manifestare liberamente il proprio pensiero, esercitando l'attività di rappresentanza studentesca;

   di quali elementi disponga circa iniziative, anche di carattere disciplinare, dei vertici dell'Ateneo in relazioni alle dichiarazioni del docente universitario che ha pubblicamente manifestato l'intenzione di solidarizzare, anche personalmente e concretamente, con gli aggressori.
(2-00605) «Frassinetti, Lollobrigida, Osnato».

(17 dicembre 2019)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   il 3 dicembre 2019 due pericolose associazioni mafiose nigeriane con ramificazioni in tutta Italia sono state arrestate dalla squadra mobile di Bari, al termine di un'indagine della direzione distrettuale antimafia;

   gli indagati, trentadue tra capi e gregari, devono rispondere di associazione per delinquere, tratta, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione. Le misure cautelari sono state eseguite anche in altre città della Puglia, in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Abruzzo, Marche, Emilia-Romagna, Veneto e all'estero, in Germania, Francia, Olanda e Malta;

   le indagini sono state avviate dopo che il pastore della comunità religiosa presente nel CARA di Bari ha inviato una lettera alla polizia, spiegando che il centro di accoglienza era il luogo in cui le gang avevano il loro centro operativo;

   oltre al Cara, capi e gregari abitavano soprattutto nel quartiere Libertà di Bari;

   due sono i clan individuati, «Supreme vikings confraternity – Arobaga» e «Supreme Eyie Confraternity», ognuno con i propri capi, colonnelli e un esercito di soldati, che controllavano le varie attività criminali, dallo sfruttamento della prostituzione al traffico di droga;

   secondo la procura antimafia, il modello organizzativo dei due gruppi era ispirato alle «3 D»: donne, denaro e droga, ovvero sfruttamento della prostituzione, che costituiva la base per raccogliere il denaro da reinvestire nel traffico di droga;

   un altro ambito di arricchimento per i due gruppi era rappresentato dall'accattonaggio, con il controllo di decine di connazionali, che stazionavano davanti ai supermercati e centri commerciali di Bari e della provincia, suddivisi in tre turni giornalieri e obbligati a versare parte del guadagno ai capi clan;

   nel corso dei due anni di indagini, la polizia ha calcolato che in un anno i sodalizi erano capaci di rimandare in Nigeria circa 74 milioni di euro, documentando lo svolgimento di riti di affiliazione tribali (molti all'interno del Cara ma anche in appartamenti privati), con gli aspiranti affiliati costretti a bere sangue umano e le donne ad avere rapporti sessuali con i capi: diciassette le donne identificate come vittime di violenze sessuali e di sfruttamento della prostituzione, alcune delle quali hanno cercato di ribellarsi e sono state vittime di ulteriori atrocità;

   gli inquirenti hanno documentato che proprio la violenza fisica caratterizzava tutte le attività delle due gang, che usavano in particolare armi bianche;

   allo stato le indagini non hanno portato alla luce rapporti d'affari con la criminalità barese ma «una sorta di tolleranza da parte della mafia locale»;

   la presenza di gang nigeriane in forma associativa costituisce una realtà sempre più diffusa sul territorio nazionale, se solo si considera la crescita esponenziale dei flussi di denaro dall'Italia verso la Nigeria rilevata nel corso degli ultimi anni: soltanto nell'anno 2018, le rimesse di denaro dall'Italia alla Nigeria sono state pari a 74,79 milioni di euro, come rilevato dalla Banca d'Italia;

   al 30 giugno 2019 il dato della popolazione nigeriana presente in Italia è stato stimato in circa 105 mila presenza, in prevalenza uomini e con il più alto tasso di disoccupazione;

   la Direzione investigativa antimafia (Dia) nella relazione antimafia del primo semestre del 2018 ha confermato che le cosche nere comandano in almeno sette regioni (Lazio, Campania, Calabria, Piemonte, Puglia, Sicilia e Veneto) dove trattano da pari a pari con la malavita italiana e ci sono otto città che sono i loro capisaldi: Torino, Verona, Bologna, Roma, Napoli, Palermo, Bari, Caserta;

   le numerose attività investigative e processuali hanno rivelato che anche Padova, Macerata e Ferrara sono entrate a far parte di questo elenco e che in Sardegna, a Cagliari in particolare, c'è un forte radicamento dei Supreme Eye, mentre in Lombardia cominciano a emergere i «colletti bianchi» della mafia nera nel bresciano, nell’hinterland milanese e nella bergamasca;

   nonostante la preoccupante dimensione del fenomeno, l'attenzione dedicata dalle istituzioni alla criminalità organizzata nigeriana si è dimostrata sinora del tutto insufficiente, consentendone la crescita e la strutturazione operativa –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per contrastare il fenomeno della mafia nigeriana, anche attraverso l'impiego dell'Esercito a supporto delle forze di polizia impiegate;

   quali siano i dati ad oggi disponibili sulla portata del fenomeno della mafia nigeriana e se non si ritenga opportuno un monitoraggio dello stesso, ai fini di un intervento mirato ed efficace, anche in termini di prevenzione.
(2-00596) «Galantino, Ciaburro, Prisco, Baldini, Deidda, Caiata, Rizzetto, Delmastro Delle Vedove, Bignami, Donzelli, Luca De Carlo, Osnato, Trancassini, Mantovani, Butti, Maschio, Mollicone, Foti, Rotelli, Zucconi, Silvestroni, Varchi, Caretta, Acquaroli, Montaruli, Frassinetti, Bucalo, Bellucci, Lucaselli, Ferro, Meloni, Rampelli, Lollobrigida».

(10 dicembre 2019)