TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 271 di Mercoledì 4 dicembre 2019

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   FORNARO e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dopo gli eventi alluvionali del 20-21 ottobre 2019, forti precipitazioni hanno interessato le regioni Piemonte e Liguria nei giorni del 23 e 24 novembre 2019; forti sono stati i disagi per i danni provocati del maltempo, che ha provocato interruzioni stradali ed esondazioni; una prima valutazione solo in Piemonte parla di oltre 130 strade secondarie chiuse, 653 gli evacuati, di cui 234 nell'alessandrino e 258 nel cuneese, oltre 500 persone hanno dovuto abbandonare la propria abitazione per motivi di sicurezza: 232 in provincia di Alessandria, 150 in provincia di Torino, 130 in provincia di Cuneo, 10 a Villadossola (Verbano-Cusio-Ossola), 5 ad Asti;

   nel basso Piemonte, ad esempio, non c'è comune che non abbia segnalato frane, con chiusure precauzionali di decine di strade comunali e interpoderali, con abitazioni e intere frazioni ancora isolate da più di una settimana. Hanno avuto gravi problemi di circolazione diverse arterie di comunicazione tra le due regioni: le ex statali Alessandria-Savona e Acqui-Sassello, mentre la ex statale del Turchino tra Rossiglione e Ovada è ancora intransitabile, con pesanti disagi per i residenti costretti a percorrere obbligatoriamente la A26;

   i presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno richiesto l'estensione temporale e geografica della dichiarazione di stato di emergenza già decisa dal Consiglio dei ministri per gli eventi di ottobre 2019;

   non si è di fronte a eventi straordinari, ma a ripetuti eventi alluvionali che a causa del dissesto idrogeologico e delle mutazioni climatiche, a cavallo dell'Appennino ligure–piemontese provocano ingenti danni. A tale stato di cose non si può continuare a rispondere con pur necessari interventi emergenziali che non affrontano la questione di avviare interventi strutturali per la messa in sicurezza dei territori;

   il presidente della provincia di Alessandria ha chiesto in accelerare il subentro Anas sulle ex statali di collegamento tra Liguria e Piemonte delle strade retrocesse dalla provincia;

   è improrogabile ormai definire e rendere operativo un piano straordinario finalizzato alla messa in sicurezza del reticolo idrico minore, che in generale affronti il grave dissesto idrogeologico nelle regioni Piemonte e Liguria attraverso un accordo di programma che coinvolga regioni, province, e comuni –:

   se non ritenga necessario ed urgente definire, con le regioni Piemonte e Liguria, i comuni e le province interessate, un piano straordinario per la messa in sicurezza del sistema di collegamento viario e ferroviario tra le due regioni, tenuto conto anche del grave dissesto idrogeologico.
(3-01167)

(3 dicembre 2019)

   PAITA, NOBILI, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   l'Italia è un Paese fragile che per riparare i ripetuti danni del dissesto idrogeologico continua a spendere più di quanto si spenderebbe per prevenirli, come si era cominciato a fare con «Italia sicura»;

   grazie alla sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, il nostro Paese potrà sviluppare una grande potenzialità logistica se sarà capace di colmare il grave gap infrastrutturale nei collegamenti interni ed internazionali;

   l'Italia è chiamata a fare la sua parte per garantire un'efficace transizione energetica, anche con investimenti di privati, in particolare di grandi aziende ormai riconosciute come player del settore tra i più efficaci al mondo;

   per raggiungere tutti questi obiettivi, per collegare il Paese da Nord a Sud attraverso infrastrutture, è stato presentato da parte di Italia Viva il progetto «#ItaliaShock», che sarà a breve sottoposto all'attenzione del Governo e del Parlamento affinché sia esaminato ed attuato;

   si tratta di un programma puntuale di interventi da sbloccare e di un impianto normativo meno complicato e più agile rispetto all'attuale;

   ciò che sta accadendo proprio in questi giorni in Liguria e in altre regioni italiane conferma che è indispensabile una svolta;

   la Liguria, in particolare, può diventare un paradigma per una nuova azione contro il dissesto. È stato grave da parte del Governo gialloverde abolire «Italia sicura» (26 miliardi circa di euro di interventi programmati), per questo Italia Viva chiede il ripristino dell'unità di missione e dei relativi investimenti;

   il «#pianoshock» prevede 120 miliardi di euro di investimenti pubblico/privati. Un piano che ha l'obiettivo di favorire la crescita, avviare gli investimenti green imposti dai cambiamenti climatici e completare un quadro di infrastrutture e collegamenti efficienti;

   solo così si potrà tornare a crescere e a creare lavoro, che è il problema più grande che il Paese ha davanti –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di realizzare un piano organico capace di mettere in campo un progetto di programmazione strutturale degli interventi di prevenzione sul territorio nazionale, semplificando le procedure che possano permettere lo sblocco delle opere per 120 miliardi di euro che al momento risultano sospese, tenuto conto anche dell'opportunità di ripristinare la struttura denominata «Italia sicura».
(3-01168)

(3 dicembre 2019)

   CATTANEO, CORTELAZZO, CASINO, GIACOMETTO, LABRIOLA, MAZZETTI e RUFFINO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   sul Corriere.it del 27 novembre 2019, l'ex del direttore dell'Agenzia per la sicurezza di strade, autostrade e ferrovie (Ansfisa), ingegner Mortellaro, a motivazione delle sue dimissioni, ha ricordato che: «il regolamento e lo statuto dell'Agenzia dovevano essere approvati entro marzo e ancora non esistono. Così come non c'è il comitato direttivo e il collegio dei revisori, indispensabili per attivare l'Ansfisa». Inoltre, riguardo alla sicurezza di ponti, viadotti, ferrovie, denuncia di aver trovato: «una situazione estremamente preoccupante che sconta i ritardi e le sottovalutazioni dei soggetti gestori di reti infrastrutturali, pubblici e privati. Il sistema è vecchio e richiede manutenzioni che non sono state mai fatte»;

   la maggior parte dei ponti e viadotti italiani è stato costruito tra il 1955 e il 1980. Nel 2018 il direttore del Cnr, Occhiuzzi, ricordava che le infrastrutture italiane hanno superato la durata di vita per la quale sono state progettate. In Italia manca ancora una mappa dei rischi per la viabilità;

   un rapporto dell'Anac del 17 luglio 2019 sulle manutenzioni evidenzia che nessuno dei 19 concessionari presi in considerazione nel dossier, pari all'86 per cento del totale, aveva rispettato nel 2016 la quota di investimenti dichiarata nei piani finanziari;

   riguardo ad Autostrade per l'Italia, sulla cui rete insistono 3.911 fra gallerie, ponti e viadotti, le spese di manutenzione a essi destinate in 10 anni non avevano superato il 2,3 per cento di tutti gli investimenti in manutenzione: 249 milioni contro 10,6 miliardi di euro;

   le province avevano consegnato il monitoraggio di una prima tranche di 30 mila ponti, viadotti e gallerie. Ne viene fuori che sui primi 6.000 oggetti monitorati, su quasi un terzo si registra un rischio e la necessità di un lavoro urgente. «In tutto servono tre miliardi di euro», sintetizza l'Upi;

   ad aggravare la situazione contribuisce la presenza di 1.425 viadotti che sono senza un proprietario, e conseguentemente nessuno fa la manutenzione. L'ex amministratore delegato di Anas, Armani, prima delle sue dimissioni aveva informato il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, sugli oltre 27 mila chilometri di strade statali a gestione Anas, insistono 2.994 ponti. E di questi, ben 1.425 viadotti sono risultati senza un proprietario e gestore identificato. Questo significa che non è chiaro chi è il soggetto che deve provvedere alla manutenzione e intervenire in caso di urgenza –:

   se non ritenga quella sopra esposta una situazione di estrema emergenza e quali iniziative conseguenti si intendano adottare.
(3-01169)

(3 dicembre 2019)

   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dopo la privatizzazione della Tirrenia navigazione s.p.a., in attuazione delle previsioni dell'articolo 1, commi 998 e 999, della legge n. 296 del 2006, il 18 luglio 2012 è stata sottoscritta la convenzione tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la Cin Tirrenia s.p.a., avente ad oggetto l'esercizio dei servizi di collegamento marittimo in regime di pubblico servizio da e verso la Sardegna, per garantire il diritto alla continuità territoriale, con oneri a carico dello Stato;

   la continuità territoriale è intesa come capacità di garantire un servizio di trasporto senza penalizzare i cittadini residenti in territori disagiati, come le isole, inserito in un quadro generale di garanzia costituzionale di uguaglianza sostanziale a prescindere dalla dislocazione geografica;

   l'esistente regime rischia di subire una dura battuta d'arresto, poiché la convenzione scadrà nel luglio 2020. Il rinnovo presuppone un nuovo bando di gara e l'espletamento della procedura da parte dello Stato: viste le numerose problematiche i tempi sono molto ristretti rispetto alla scadenza;

   l'eventuale proroga della convenzione non risulterebbe essere praticabile, poiché l'Autorità garante della concorrenza e del mercato recentemente ha espresso la sua opposizione in considerazione della verosimile violazione dei principi della libera concorrenza, chiedendo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di rinnovare la convenzione tramite gara, «di correggere eventuali distorsioni e attivare i meccanismi di confronto competitivo (...)»;

   la regione deve essere coinvolta nel procedimento di elaborazione della procedura di gara, poiché l'articolo 53 Statuto speciale stabilisce: «la regione è rappresentata nell'elaborazione delle tariffe ferroviarie e della regolamentazione dei servizi nazionali di comunicazione e trasporti terrestri marittimi e aerei che possano direttamente interessarla»;

   la sentenza della Corte costituzionale n. 230 del 2013, a seguito del ricorso presentato su alcune disposizioni concernenti la privatizzazione di Tirrenia navigazione s.p.a., in contrasto con prerogative garantite dallo Statuto, dispone che il procedimento avente ad oggetto le convenzioni con i soggetti che gestiscono i trasporti tra la Sardegna e il continente deve assicurare un effettivo coinvolgimento della regione;

   se non si interverrà con urgenza, la Sardegna si troverà ad affrontare un lungo periodo di difficoltà nei collegamenti e di grande incertezza sulle tariffe applicabili, con gravissime ripercussioni sia per i residenti che per le attività turistiche –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato, d'intesa con la regione Sardegna, intenda adottare per procedere, con la massima sollecitudine, alla predisposizione del bando di gara relativo all'aggiudicazione del servizio pubblico di trasporto marittimo in regime di continuità territoriale.
(3-01170)

(3 dicembre 2019)

   MOLINARI, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, MORRONE, MURELLI, PIASTRA, RAFFAELLI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, VINCI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MOLTENI, MORELLI, MOSCHIONI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1, comma 891, della legge di bilancio per il 2019, introdotto con un emendamento della Lega, è stato istituito un fondo per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti, in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza sul bacino del Po, con una dotazione annua di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2023;

   in una bozza di schema di decreto elaborato dal precedente Governo, per il riparto dei complessivi 250 milioni di euro, erano inseriti 258 interventi di messa in sicurezza e nuove realizzazioni;

   tra i nuovi ponti da realizzare ci sono quelli tra Colorno e Casalmaggiore e quello della Becca (Pavia), da anni attesi sul territorio;

   il ponte di Colorno rappresenta un collegamento strategico fra Lombardia ed Emilia-Romagna, fu costruito negli anni ’50 e ha ormai esaurito la sua funzione dopo ricorrenti lavori di manutenzione straordinaria, anche con interruzioni del traffico tra le due regioni;

   attualmente sul ponte di Colorno sono in corso lavori per installare un sistema di monitoraggio, indispensabile per tenere sotto controllo le condizioni di sicurezza dell'infrastruttura, riaperta il 5 giugno 2019 dopo ben 637 giorni; i passaggi continui sopra il ponte di mezzi pesanti a velocità non supportata dalle condizioni del ponte abbassano la vita media della struttura;

   nel detto schema di decreto si assicurava priorità alla progettazione e alla realizzazione di questo nuovo ponte, assegnando 64.310.780,37 euro;

   in risposta ad interrogazioni già presentate dal gruppo Lega, il Ministro interrogato non ha dato risposte certe circa la pubblicazione del decreto del riparto e le tempistiche di assegnazione delle risorse per la realizzazione e la manutenzione dei 258 ponti nel bacino del fiume Po, come i ponti Pievetta di Castel San Giovanni, Colorno e quello tra Guastalla e Dosolo;

   durante il maltempo delle scorse settimane molti ponti sul bacino del Po sono stati chiusi temporaneamente e si è riportata l'attenzione sul loro stato di manutenzione e sulla necessità di interventi urgenti;

   per i cittadini non è comprensibile come il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non abbia ancora speso i 50 milioni di euro della prima annualità del fondo –:

   se e con quali tempi il Ministro interrogato intenda adottare il decreto di ripartizione del fondo di 250 milioni di euro citato in premessa e se la manutenzione straordinaria e la realizzazione di nuovi ponti nel bacino del Po rientrino ancora tra le priorità del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche provvedendo ad individuare ulteriori risorse.
(3-01171)

(3 dicembre 2019)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, MONTARULI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   il 24 novembre 2019 si è verificato il crollo di un viadotto nei pressi di Savona, lungo l'autostrada A6 che la collega a Torino, causato da una frana;

   l'episodio ha riportato alla mente il tragico crollo del viadotto Polcevera a Genova, avvenuto il 14 agosto 2018, nel quale hanno perso la vita 43 persone;

   subito dopo il crollo del viadotto Polcevera numerosi esponenti del Governo annunciarono la revoca della concessione alla società Autostrade per l'Italia, controllata dal gruppo Atlantia, responsabile della gestione del tratto di autostrada in cui si trovava il ponte crollato, e che nei confronti della stessa società sarebbe stata avanzata una richiesta di risarcimento per tutti i danni conseguenti al crollo;

   sia il Presidente del Consiglio dei ministri Conte, sia l'attuale Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio, all'epoca del crollo annunciarono che sarebbe stata fatta giustizia e che sarebbero state avviate le procedure di revoca della concessione alla società Autostrade per l'Italia;

   è notizia recente che il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte abbia avviato l’iter del provvedimento che toglie alla società la gestione di gran parte della rete autostradale italiana, al quale, sempre secondo fonti di stampa, sarebbe stata impressa un'accelerazione proprio negli ultimi giorni;

   il capo politico del MoVimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha recentemente dichiarato: «Per noi la strada è tracciata. Le famiglie delle vittime del Ponte Morandi chiedono e devono avere giustizia»;

   dal crollo del ponte Morandi sono passati quasi sedici mesi e, nonostante l'inchiesta abbia dimostrato in più passaggi che la manutenzione del tratto autostradale nel quale si è verificato il crollo era stata lacunosa, ancora non è stato assunto alcun provvedimento concreto in merito alla concessione in capo ad Autostrade per l'Italia –:

   quale sia lo stato attuale della revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia più volte annunciata e quali siano le intenzioni del Governo atte a garantire che detta revoca non costituisca l'oggetto solo di un'ennesima vana dichiarazione
(3-01172)

(3 dicembre 2019)

   GARIGLIO, BRUNO BOSSIO, CANTINI, GIACOMELLI, PIZZETTI, ANDREA ROMANO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   desta forte preoccupazione l'assenza di presa di posizione da parte della Commissione europea rispetto alla comunicazione dell'Austria del 20 dicembre 2018 con cui Vienna ha notificato a Bruxelles, per il dovuto parere, l'intenzione di introdurre nuovi divieti di circolazione nel Land del Tirolo («divieti settoriali») che interessano l'itinerario stradale del Brennero;

   il suddetto itinerario è un tratto fondamentale per l'economia italiana ed europea lungo il corridoio scandinavo-mediterraneo, in particolare l'autostrada A12 della Valle dell'Inn in Tirolo;

   il rischio è quello di vedere l'Italia, peraltro parte essenziale del mercato unico europeo, così come altri Paesi per i quali il corridoio del Brennero riveste un'importanza centrale per gli scambi commerciali, ancora una volta subire penalizzazioni, derivanti da divieti di circolazione in transito sul territorio di Paesi confinanti come l'Austria, riferiti ad alcune categorie merceologiche, ma integrati da divieti concernenti la tipologia dei veicoli, la circolazione notturna, la circolazione nei fine settimana ed altri ancora che si configurano come limitazione quantitativa dei passaggi in specifiche giornate;

   l'inasprimento dei divieti settoriali, unitamente a tale complesso di limitazioni, costituisce un ostacolo alla libera circolazione delle merci (e dei servizi di trasporto), in quanto le motivazioni di carattere ambientale addotte non appaiono pienamente dimostrate, nel caso di specie, dai dati offerti dalla stessa Austria;

   il 2 dicembre 2019 il Ministro interrogato ha quindi, incontrato la neo Commissaria europea ai trasporti, cui ha consegnato anche una lettera formale chiedendo finalmente una forte e chiara presa di posizione della Commissione contro l'adozione dei divieti settoriali, inclusi quelli previsti a decorrere dal 1° gennaio 2020;

   l'Italia è fortemente impegnata sull'agenda dei cambiamenti climatici, a livello nazionale ed europeo, e nel promuovere modalità di trasporto alternativo e per il miglioramento dell'impatto sull'ambiente, con importanti investimenti per il rinnovo del parco veicolare, per il sostegno al trasporto combinato e per la costruzione delle infrastrutture necessarie, tra cui il tunnel di base del Brennero –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda perseguire a tutela degli interessi vitali del Paese che verrebbero lesi dalle misure unilaterali adottate dall'Austria lungo il corridoio europeo scandinavo-mediterraneo.
(3-01173)

(3 dicembre 2019)

   PROVENZA, LATTANZIO, MARIANI, TUZI, MASSIMO ENRICO BARONI, BOLOGNA, D'ARRANDO, IANARO, LAPIA, LOREFICE, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, NESCI, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO e TROIANO. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   lo statuto–regolamento della Lega nazionale professionisti della seria A, all'articolo 10, al comma 1, prevede «ai fini del presente statuto–regolamento per indipendenti si intendono soggetti che non abbiano alcun rapporto a qualsiasi titolo con le società associate, e/o con gli azionisti di riferimento e le controllate della società associate, e/o con il gruppo di appartenenza delle società associate, e/o con altra lega professionistica»;

   il sito d'informazione Fanpage.it, il 10 ottobre 2019, riporta la notizia che la Procura federale della giustizia abbia aperto un'indagine sull'elezione nel 2018 di Gaetano Miccichè alla presidenza della Lega calcio serie A;

   una candidatura resa possibile grazie alla modifica dello statuto, approvata nella stessa assemblea che l'ha votato presidente. L'elezione di Gaetano Miccichè avvenne non a scrutinio segreto, come previsto dal regolamento;

   nel 2018, quando avvenne la votazione, Miccichè era direttore generale di Intesa Sanpaolo e presidente di Banca Imi. Era stato indicato nella lista di Urbano Cairo per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Rcs, carica che aveva mantenuto anche dopo l'elezione al vertice della Lega calcio. Urbano Cairo è anche il presidente del Torino, una delle venti società di serie A. La Lega calcio, all'epoca, era commissariata ed il commissario era il presidente del Coni Giovanni Malagò;

   in quel periodo si discutevano i diritti televisivi per le partite di calcio, la società spagnola Mediapro aveva ottenuto i diritti televisivi della serie A per il triennio 2018-2021 per 1,05 miliardi di euro a stagione. L'accordo sarebbe stato poi cancellato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che avrebbe ritenuto non valido il bando, portando così a una nuova gara e all'assegnazione dei pacchetti a Sky e Dazn;

   l'apertura dell'inchiesta della Procura federale coinciderebbe con il fatto che la serie A di calcio avrebbe trovato l'accordo sempre con la società Mediapro, che porterebbe alla creazione del canale della Lega calcio e garantirebbe introiti per 1,283 miliardi di euro a stagione. L'accordo, che coprirebbe il periodo 2021-2024, ha visto in prima fila il presidente Gaetano Miccichè e l'amministratore delegato Luigi De Siervo –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di evitare conflitti di interessi in capo agli organi di vertice della Lega calcio, nonché in materia di regolare assegnazione dei diritti televisivi per le partite di calcio di serie A.
(3-01174)

(3 dicembre 2019)