TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 258 di Mercoledì 13 novembre 2019

 
.

MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE PER LA PREVENZIONE E LA CURA DELL'OBESITÀ

   La Camera,

   premesso che:

    l'obesità rappresenta ormai un problema rilevantissimo di salute pubblica e di spesa per i sistemi sanitari nazionali, spesa che diverrà insostenibile se non saranno adottate politiche di prevenzione adeguate, non disgiunte da programmi di gestione della malattia in grado di affrontare il fardello delle comorbidità, ciò ad intendere la situazione nella quale si verifica in uno stesso soggetto una sovrapposizione e un'influenza reciproca di più patologie, in questo caso connesse all'obesità (diabete, ipertensione, dislipidemia, malattie cardio e cerebrovascolari, tumori, disabilità);

    secondo stime recenti dell'Istat in Italia vi sono circa 21 milioni di soggetti in sovrappeso, mentre il numero degli obesi è di circa 6 milioni, con un incremento percentuale di circa il 10 per cento rispetto al 2001; è sovrappeso oltre 1 persona su 3 (36 per cento, con preponderanza maschile: 45,5 per cento rispetto al 26,8 per cento nelle donne) e obesa 1 su 10 (10 per cento) e oltre il 66,4 per cento delle persone con diabete di tipo 2 è anche sovrappeso o obeso;

    l'incremento dell'obesità è attribuibile soprattutto alla popolazione maschile, in particolare nei giovani adulti di 25-44 anni e tra gli anziani;

    sovrappeso e obesità affliggono principalmente le categorie sociali svantaggiate che hanno minor reddito e istruzione, oltre a maggiori difficoltà di accesso alle cure;

    l'obesità riflette e si accompagna dunque alle disuguaglianze, innestandosi in un vero e proprio circolo vizioso che coinvolge gli individui che vivono in condizioni disagiate, i quali devono far fronte a limitazioni strutturali, sociali, organizzative e finanziarie che rendono difficile compiere scelte adeguate relativamente alla propria dieta e all'attività fisica;

    nel nostro Paese tra gli adulti con un titolo di studio medio-alto la percentuale degli obesi si attesta intorno al 5 per cento (per le persone laureate è pari al 4,6 per cento, per i diplomati è del 5,8 per cento), mentre triplica tra le persone che hanno conseguito al massimo la licenza elementare (15,8 per cento);

    lo stigma sull'obesità, ovvero la disapprovazione sociale, come rilevato dalla World obesity federation, è una delle cause che, attraverso stereotipi, linguaggi e immagini inadatte, finisce per ritrarre l'obesità in modo impreciso e negativo;

    lo stigma del peso si riferisce ai comportamenti e agli atteggiamenti negativi che sono rivolti verso le persone unicamente a causa del loro peso;

    esistono dati a livello globale di discriminazione basata sul peso in molte fasi della vita lavorativa, come nell'orientamento professionale, nei colloqui e nelle procedure di selezione, nelle disparità salariali, nei minori avanzamenti di carriera, nelle azioni disciplinari più severe e nel più elevato numero di licenziamenti;

    il bullismo sui giovani con obesità è uno dei fattori presenti nell'ambiente scolastico;

    l'alimentazione in gravidanza e nei primi anni di vita è fondamentale per uno sviluppo armonico dei bambini, per il contenimento della generazione delle cellule adipose e per lo sviluppo del sistema immunitario, come numerosi studi riportano in relazione all'importanza dei primi «mille giorni di vita», comprendendovi anche la gestazione, e come lo stesso Ministero della salute dipartimento per la prevenzione ha sottolineato, affermando che: «le evidenze scientifiche disponibili confermano che i primi mille giorni di vita sono fondamentali per un adeguato sviluppo fisico e psichico»;

    accade spesso che i bimbi, anche di pochi mesi e comunque entro i «mille giorni», siano nutriti presso strutture comunitarie, asili nido per esempio, strutture sul territorio nazionale ove si privilegia una dieta che giornalmente prevede proteine in eccesso, in particolare di origine animale. Risulta carente la cultura in merito alla possibile assunzione degli aminoacidi essenziali anche solo sommando nello stesso pasto legumi e cereali. Numerosi studi riferiscono all'eccesso di proteine animali, in particolare nei primi anni di vita, lo sviluppo di obesità e patologie metaboliche, in crescita nel nostro Paese. Vi sono evidenze di un'associazione tra lo squilibrio di nutrienti della dieta nelle prime fasi della vita e il rischio aumentato di sviluppare obesità e «non communicable diseases» nelle epoche successive; presso queste stesse strutture comunitarie i bambini di solito assumono un solo pasto al giorno: senza una dovuta educazione nutrizionale delle famiglie dei bimbi si corre il rischio che essi assumano proteine animali più volte al giorno; senza contare che la produzione di proteine animali è correlata a circa il 10 per cento delle emissioni di gas serra in Italia;

    la nutrizione non è sufficientemente integrata nell'educazione medica, indipendentemente dal Paese esaminato o dall'anno accademico;

    è stato istituito con decreto ministeriale del 18 gennaio 2019 presso il Ministero della salute «Il Tavolo di lavoro per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell'obesità»;

    l'obesità desta particolare preoccupazione per l'elevata comorbidità associata, specialmente di tipo cardiovascolare, come ad esempio il diabete tipo 2, in genere preceduto dalle varie componenti della sindrome metabolica (ipertensione arteriosa e dislipidemia aterogena), con progressione di aterosclerosi e aumentato rischio di eventi cardio e cerebrovascolari;

    sono sufficienti pochi dati per valutare la dimensione del problema: in chi pesa il 20 per cento in più del proprio peso ideale aumenta del 25 per cento il rischio di morire di infarto e del 10 per cento di morire di ictus rispetto alla popolazione normopeso, mentre, se il peso supera del 40 per cento quello consigliato, il rischio di morte per qualsiasi causa aumenta di oltre il 50 per cento, per ischemia cerebrale del 75 per cento e per infarto miocardico del 70 per cento; alla luce di queste condizioni, anche la mortalità per diabete aumenta del 400 per cento;

    è altrettanto importante sottolineare la correlazione fra eccesso di peso e rischio di tumori: per ogni 5 punti in più di indice di massa corporea (Bmi) il rischio di tumore esofageo negli uomini aumenta del 52 per cento e quello di tumore al colon del 24 per cento, mentre nelle donne il rischio di tumore endometriale e di quello alla colecisti aumenta del 59 per cento e quello di tumore al seno, nella fase post menopausa, del 12 per cento;

    l'eccesso di peso è anche responsabile di patologie non letali ma altamente disabilitanti e costose in termini di accesso alle cure, come ad esempio l'osteoartrosi;

    la dimensione del problema è tale non solo da meritare l'attenzione delle istituzioni e della politica, ma anche da rappresentare una priorità nell'ambito delle scelte da adottare e delle azioni da intraprendere a stretto giro nell'insieme delle questioni di salute pubblica da affrontare con più urgenza, per contenere il fenomeno e contrastarne le devastanti conseguenze. Infatti, non si può più ignorare che l'obesità influenzi pesantemente anche lo sviluppo economico e sociale: secondo la Carta europea sull'azione di contrasto all'obesità, obesità e sovrappeso negli adulti comportano costi diretti (ospedalizzazioni e cure mediche) che arrivano a rappresentare fino all'8 per cento della spesa sanitaria nella regione europea; tali patologie, inoltre, sono responsabili anche di costi indiretti, conseguenti alla perdita di vite umane e di produttività e guadagni correlati, valutabili in almeno il doppio dei citati costi diretti;

    a livello mondiale, l'obesità è oggi responsabile di un costo complessivo pari a circa 2000 miliardi di dollari, che corrisponde al 2,8 per cento del prodotto interno lordo globale; l'impatto economico dell'obesità, in altre parole, è sovrapponibile a quello del fumo di sigaretta e a quello di tutte le guerre, atti di violenza armata e di terrorismo;

    in Italia i dati più recenti riguardo i costi dell'obesità sono stati ricavati nell'ambito del progetto «Sissi», svolto con i database della medicina generale, dalla regione Toscana: lo studio stima che l'eccesso di peso sia responsabile del 4 per cento della spesa sanitaria nazionale, per un totale di circa 4,5 miliardi di euro nel 2012;

    i programmi di contrasto all'obesità del Ministero della salute fanno riferimento nello specifico a diverse linee di attività, quali: la collaborazione con la regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità per la definizione di una strategia di contrasto alle malattie croniche, denominata «Gaining health»; la cooperazione con l'Organizzazione mondiale della sanità per la costruzione di una strategia europea di contrasto all'obesità; le indicazioni europee del Consiglio Epsco del 2006; il piano sanitario nazionale 2006-2008; il piano di prevenzione 2010-2012; lo sviluppo e il coordinamento del programma «Guadagnare salute»; il piano di prevenzione 2014-2018 per programmi di promozione della salute e strategie basate sull'individuo;

    l'impatto dell'obesità e delle malattie non trasmissibili (NCDs, non-communicable diseases), per le quali l'obesità rappresenta il principale fattore di rischio, è preso in seria considerazione ai vari livelli governativi;

    a settembre 2018 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha inserito come priorità di azione, articolata in 13 punti, la lotta alle malattie non trasmissibili e all'obesità, con particolare richiamo agli Stati membri per uno sforzo che aumenti e renda prioritaria la spesa indirizzata alla riduzione dei fattori di rischio delle malattie non trasmissibili e alla sorveglianza, alla prevenzione e alla diagnosi precoce degli stessi;

    in Inghilterra le policy sull'obesità sono state affrontate dai programmi «Change4life», incentrato particolarmente sulla prevenzione dell'obesità, e «Healthy child programme», indirizzato al contrasto dell'obesità giovanile; nel 2010 la responsabilità per le politiche alimentari è passata dalla Food standard Agency al Department of health e il Governo ha iniziato a collaborare con il mondo produttivo in una sorta di patto di responsabilità per la salute pubblica per far fronte a diverse problematiche, tra cui l'obesità;

    in Spagna nel 2011 è stata approvata una legge sulla sicurezza alimentare che contiene misure per l'implementazione della strategia contro l'obesità, Naos (Estrategìa para la nutrición, actividad fisica y prevención de la obesidad), con la possibilità di adattare le linee di azione ogni 5 anni; nel 2013 è stato istituito un Osservatorio sulle abitudini alimentari e per lo studio dell'obesità che, oltre al costante monitoraggio sulla prevalenza dell'obesità, prevede l'implementazione delle modifiche dello stile di vita;

    negli Stati Uniti il sistema federale non consente che vi sia una policy nazionale unitaria sull'obesità; tuttavia, a livello federale, nel 2011, è stata approvata la terapia intensiva comportamentale per l'obesità, ora rimborsata da Medicare e Medicaid;

    nel 2017 e nel 2018 l'Assemblea plenaria del Comitato delle regioni dell'Unione europea ha approvato due pareri d'iniziativa (123rd plenary session, 11-12 maggio 2017, «Health in cities: the common good», e 131st plenary session, 10 ottobre 2018 «Mainstreaming sport into the EU agenda post-2020»), i quali hanno individuato come obiettivo, tra gli altri, rispettivamente la lotta dell'obesità nell'ambito urbano e il ruolo dell'attività fisica e sportiva nella prevenzione dell'obesità;

    il sistema di sorveglianza, denominato «OKkio alla salute», sul sovrappeso e sull'obesità nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni) e i fattori di rischio correlati, promosso e finanziato dal Ministero della salute/CCM-Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, coordinato dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell'Istituto superiore di sanità, in collaborazione con le regioni, il Ministero della salute e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, collegato al programma europeo «Guadagnare salute» e ai piani di prevenzione nazionali e regionali, facente anche parte dell'iniziativa della regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità «Childhood obesity surveillance initiative», evidenzia che in Italia complessivamente il 37 per cento dei bambini presenta un eccesso ponderale fra sovrappeso e obesità;

    si stima che 1 bambino su 3 sia fisicamente inattivo, maggiormente le femmine rispetto ai maschi, e la frequenza di sovrappeso e obesità nei bambini conferma livelli preoccupanti di eccesso ponderale: il 25 per cento dei bambini è in sovrappeso e l'11 per cento obeso, con maggiore prevalenza nelle regioni del Sud d'Italia;

    secondo i dati della Childhood obesity surveillance initiative (2015-2017) dell'Organizzazione mondiale della sanità l'Italia ha il maggior numero dei bambini obesi o in sovrappeso tra le nazioni europee;

    entro il 2030 una migrazione di massa porterà 1,47 miliardi di persone dalle campagne alle città, causando anche un incremento dell'obesità e, conseguentemente, importanti documenti, quali il «Copenhagen consensus of mayors for healthier and happier cities for all» (WHO Europe 2018), la «Roma urban health declaration» (2017 G7 on Health Italian precidency), il Manifesto per la «Salute nelle città: bene comune» (Health city Institute-ANCI 2017), il «Bending the curve» (Cities changing diabetes summit, Houston 2017), individuano nella lotta all'obesità in ambito urbano una delle priorità d'azione per le istituzioni governative e i sindaci nell'ambito dell’urban health;

    in occasione della Giornata mondiale e nazionale dell'obesità 2018, l’Italian obesity network ha promosso il documento «Manifesto dell’Italian obesity network per un futuro sostenibile» e per la Giornata 2019 il documento «Carta dei diritti e dei doveri delle persone con obesità», sottoscritto da tutte le società scientifiche e le associazioni di pazienti attive sull'obesità in Italia,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative affinché nell'ordinamento siano introdotte una definizione di obesità come malattia cronica caratterizzata da elevati costi, diretti e indiretti, economici e sociali e una definizione del ruolo degli specialisti che si occupano di tale patologia;

2) a implementare un piano nazionale sull'obesità che armonizzi, a livello nazionale, le attività nel campo della prevenzione e della lotta all'obesità, un documento, condiviso con le regioni, che, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, individui un disegno strategico comune inteso a promuovere interventi basati su un approccio multidisciplinare integrato e personalizzato, centrato sulla persona con obesità e orientato a una migliore organizzazione dei servizi e a una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell'assistenza;

3) ad adottare iniziative per assicurare alla persona con obesità il pieno accesso agli iter diagnostici per le comorbidità, alle cure e ai trattamenti dietetico-alimentari e, nei casi più gravi, l'accesso a centri di secondo livello per valutare approcci psicologici, farmacologici e chirurgici;

4) a prevedere una più stringente implementazione di quanto previsto nel Patto nazionale della prevenzione 2014-2018 relativamente alle politiche di contrasto all'obesità, adottando iniziative vincolanti nel nuovo Patto nazionale della prevenzione 2020-2025, prevedendo linee guida inerenti ai «primi 1.000 giorni di vita» del bambino;

5) a promuovere il miglioramento della formazione degli operatori sanitari sul tema della nutrizione e a promuovere una maggiore cultura per gli operatori scolastici e per i neo genitori su questo tema;

6) a promuovere ulteriori studi sulle cause di obesità e ad adottare iniziative per migliorare gli standard di nutrizione delle mamme in gravidanza e dei bambini per agire, in particolare anche sui primi «1.000 giorni», esplicitando che non vi è obbligo di erogazione quotidiana di proteine animali nelle mense pubbliche e favorendo un approccio culturale basato sull'assunzione del corretto quantitativo di proteine e sulla possibilità di assumere gli aminoacidi essenziali anche con sole proteine vegetali;

7) a promuovere programmi per la prevenzione dell'obesità infantile e per la lotta alla sedentarietà attraverso iniziative coordinate di promozione della salute, intesa nella sua dimensione biopsicosociale, che implementino a livello scolastico l'attività fisica e sportiva, la sana alimentazione e l'informazione sulla promozione dei corretti stili di vita, compresa la qualità relazionale;

8) a intraprendere iniziative congiunte e sinergiche di informazione alla popolazione a sostegno di quanto promosso dalla campagna nazionale e internazionale denominata Obesity Day;

9) a promuovere percorsi educativi e informativi e interventi a tutela della persona con obesità negli ambienti lavorativi e scolastici, volti a contrastare le discriminazioni e gli atti di bullismo anche nei confronti delle persone con obesità;

10) a intraprendere tutte le iniziative per la protezione dell'allattamento al seno materno, per sei mesi esclusivo e fino a due anni complementare;

11) ad assumere iniziative per disciplinare la pubblicità di prodotti alimentari e bevande per bambini, al fine di:

   a) adoperarsi affinché i luoghi dove i bambini si riuniscono (asili, scuole, cortili delle scuole e centri di pre-scuola, parchi giochi, cliniche della famiglia e del bambino e servizi pediatrici e durante tutte le attività sportive e culturali) siano liberi da ogni forma diretta e indiretta di pubblicità di alimenti con un alto contenuto di grassi saturi, acidi grassi, zuccheri e sali liberi;

   b) sviluppare politiche di contenimento del marketing alimentare sui bambini, con la predisposizione di misure che proteggano l'interesse pubblico;

   c) identificare le informazioni e la natura degli effetti del marketing alimentare rivolto ai bambini per sviluppare ulteriori ricerche in questo campo, al fine di ridurre l'impatto sui bambini della pubblicità di alimenti con un eccessivo contenuto di grassi saturi, acidi grassi, zuccheri e sali liberi;

12) ad assumere iniziative per stimolare l'industria alimentare a studiare un'adeguata porzionatura dei prodotti per l'infanzia e l'adolescenza, tenuto conto di tutti i nutrienti che possono influire sullo sviluppo di obesità.
(1-00082) (Nuova formulazione) «Pella, Bologna, Boldi, Carnevali, Gemmato, De Filippo, Rostan, Pedrazzini, Cecconi, Giacometto, Pentangelo, Rosso, Zangrillo, Occhiuto, Bagnasco, D'Arrando, Siani, Sozzani, Versace, Di Lauro, Nappi, Sportiello, Provenza, Zolezzi, Giordano, Sarli, Menga, Nevi, Perego Di Cremnago».

(28 novembre 2018)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   ORSINI, CARFAGNA, GELMINI, BATTILOCCHIO e CATTANEO. – Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. – Per sapere – premesso che:

   i recenti episodi di antisemitismo, razzismo e xenofobia richiedono la necessità di riaffermare con forza che l'ebraismo è parte integrante dell'identità europea e che l'Europa è anche la casa degli ebrei;

   l'antisemitismo appare in molte forme, tanto che il più delle volte è molto difficile da individuare esattamente; ma recenti fatti di cronaca, tra i quali la denuncia della senatrice Liliana Segre, l'attentato nella sinagoga di Halle e i molteplici episodi di manifestazione di odio e intolleranza in tutto il mondo, sono il chiaro segnale che i fenomeni del razzismo e dell'antisemitismo appaiono in forte ripresa;

   nel 2016 l'Ihra (l'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto, fondata nel 1998 composta da 31 Stati membri tra i Paesi europei, tra cui l'Italia, 10 Stati osservatori e 7 sostenitori internazionali permanenti) ha adottato una definizione non giuridicamente vincolante dell'antisemitismo, intendendo il fenomeno come di «una certa percezione degli ebrei, che può esprimersi come odio verso gli ebrei. Le manifestazioni teoriche e fisiche dell'antisemitismo sono rivolte contro ebrei o non ebrei e/o contro le loro proprietà, contro le istituzioni e strutture religiose della comunità ebraica»;

   esattamente un anno fa la definizione operativa di antisemitismo è stata sottoposta all'attenzione del Consiglio dei ministri per sollecitare l'adesione dell'Italia, ma non è stato dato alcun riscontro. Inoltre, in data 4 ottobre 2018, la Camera dei deputati ha approvato una mozione presentata dal gruppo Forza Italia che impegnava il Governo ad adottare la definizione Ihra di antisemitismo. Malgrado la convergenza di tutti i gruppi su tale impegno, il Governo non ha ritenuto di dargli alcun seguito;

   la definizione operativa di antisemitismo è stata già adottata da Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Israele, Austria, Scozia, Romania, Germania, Bulgaria, Lithuania, Repubblica di Macedonia –:

   quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere per riconoscere e recepire la definizione operativa di antisemitismo proposta dall'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto e garantirne l'attuazione in tutti gli ambiti, al fine di sostenere le autorità giudiziarie e quelle preposte alle attività di contrasto nei loro sforzi volti a identificare e perseguire con maggiore efficienza ed efficacia le aggressioni antisemite e di contrastare in ogni modo ogni tipo di violenza ed intolleranza nei confronti dei cittadini e delle comunità ebraiche che già hanno conosciuto, nel corso della storia, persecuzioni e, nel continente europeo, un vero e proprio genocidio.
(3-01106)

(12 novembre 2019)

   TRIPIEDI, SIRAGUSA, COMINARDI, DE LORENZO, CIPRINI, CUBEDDU, DAVIDE AIELLO, TUCCI, COSTANZO, SEGNERI, INVIDIA, AMITRANO e VILLANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il drammatico problema delle morti e degli infortuni sul lavoro è un problema da sempre presente nel nostro Paese. I dati registrati dall'Inail dall'inizio del 2019 al 31 agosto 2019 indicano 493 morti sul luogo di lavoro. A questi, sommando il numero che risulta essere indicativo perché riportante solo i dati ufficialmente denunciati dei casi delle persone decedute nei tragitti per raggiungere o abbandonare il posto di lavoro e per gli spostamenti di lavoro, si arriva ad un totale di 685. Nel 2018 nello stesso periodo i morti sono stati 713, ossia 28 in più rispetto al medesimo periodo del 2019;

   vi è poi il capitolo dei numerosissimi infortuni dei lavoratori, molti dei quali di entità grave che spesso portano a menomazioni ed invalidità permanenti di chi subisce tali tipi di incidenti. Sempre a livello nazionale, dall'inizio del 2019 al 31 agosto 2019 gli infortuni riconosciuti sono stati 416.894, compresi quelli avvenuti per raggiungere o lasciare il posto di lavoro e negli spostamenti di lavoro. Nello stesso periodo rapportato al 20189 gli infortuni sono stati 418.535, ossia 1.641 in più rispetto al medesimo periodo del 2019;

   se è pur vero che il trend degli ultimi anni vede un calo di morti e infortuni, è innegabile che il numero globale attualmente riscontrato rimane ancora molto elevato –:

   quali misure il Ministro interrogato intenda adottare per prevenire gli infortuni nei luoghi di lavoro.
(3-01107)

(12 novembre 2019)

   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 68 del 2012, che disciplina il diritto allo studio universitario, prevede borse di studio in aiuto degli studenti meritevoli;

   l'Isee universitario – ai fini dell'attribuzione della borsa di studio – corrisponde al valore Isee del nucleo familiare, da cui viene detratto il valore Isee dell'eventuale borsa di studio di cui lo studente abbia già usufruito;

   tuttavia, le borse di studio di cui sono beneficiari altri componenti del nucleo familiare concorrono alla determinazione dell'Isee universitario dello studente richiedente, con il risultato che il valore dell'Isee universitario supera in tanti casi la soglia massima oltre la quale lo studente richiedente non ha più diritto alla borsa, per il solo fatto di avere quindi altre sorelle o fratelli beneficiari;

   di conseguenza, in tanti casi a parere dell'interrogante c'è una lesione del diritto allo studio di ragazze e ragazzi, che non accedono alla borsa di studio semplicemente perché hanno sorelle e fratelli ugualmente meritevoli e beneficiari, circostanza che comporta una chiara discriminazione e ingiustizia –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per superare la situazione evidenziata in premessa che limita il diritto allo studio di studenti meritevoli, che avrebbero diritto alla borsa di studio ma che rischiano di non potervi accedere, avendo fratelli o sorelle già beneficiari di borsa di studio.
(3-01108)

(12 novembre 2019)

   ROSTAN, STUMPO e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo Altroconsumo, in un articolo pubblicato l'11 novembre 2019, leggendo alla lettera la norma che introduce l'obbligo dei dispositivi anti-abbandono per i seggiolini in auto, nessuno dei prodotti attualmente sul mercato sarebbe a norma e dunque conforme alle caratteristiche delineate dal decreto attuativo;

   i punti critici sarebbero essenzialmente due: il primo è che il dispositivo deve essere in grado di attivarsi automaticamente, senza alcuna ulteriore azione da parte del conducente; l'altro è che non deve alterare le caratteristiche di omologazione del seggiolino;

   ad oggi pare non vi sia alcun sistema in commercio che abbia entrambe queste caratteristiche;

   non è chiaro, ad esempio, se l'attivazione del bluetooth sul telefonino sia da considerarsi un'azione volontaria attiva, così come non sarebbero a norma quei dispositivi che necessitano della chiusura di una clip o di parte del dispositivo;

   sui seggiolini omologati secondo la norma che li classifica per peso del bambino, non possono essere montati cuscinetti o altri prodotti. Quindi, fatta eccezione per prodotti di uguale marca, tutti i dispositivi con sensore di peso da mettere sotto la seduta del bambino non dovrebbero essere utilizzati;

   l'altra norma di omologazione dei seggiolini, che classifica i prodotti in base all'altezza dei bambini, definisce chiaramente le misure del prodotto, quindi l'utilizzo di sistemi anti-abbandono con cuscinetto; modificando tali misure, modifica di fatto le caratteristiche di omologazione, non rispettando quanto previsto dal decreto ministeriale n. 122 del 2019;

   a oggi la certificazione di conformità consiste in un'autocertificazione e solo in seguito ai controlli veri e propri si saprà quali prodotti rispettano veramente la legge e quali no;

   fino a quel momento si rimane nell'incertezza e nella possibilità di incorrere in una contravvenzione e nella beffa di aver acquistato un prodotto non a norma;

   sarebbe, dunque, opportuno rimandare al 6 marzo 2020 l'applicazione delle sanzioni per il mancato rispetto delle nuove norme sui seggiolini anti-abbandono per consentire sia una corretta informazione sul tema che l'attuazione, da parte dei produttori, dei necessari adeguamenti alla nuova normativa e, contestualmente, prevedere la cancellazione delle multe comminate prima del 6 marzo 2020 –:

   se la Ministra interrogata intenda confermare la volontà di promuovere e favorire ogni iniziativa di carattere normativo volta a rimandare al 6 marzo 2020 l'applicazione delle sanzioni per il mancato rispetto delle nuove norme sui seggiolini anti-abbandono, proponendo al contempo la cancellazione delle multe eventualmente comminate prima del 6 marzo 2020.
(3-01109)

(12 novembre 2019)

   D'ALESSANDRO, ANNIBALI e FREGOLENT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dalla mezzanotte del 4 ottobre 2019, per effetto dell'adozione del decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avellino, è stato disposto il sequestro delle barriere, denominate «New Jersey», su dieci viadotti della A14, in particolare dal chilometro 273 al chilometro 388, da Pescara a Porto Sant'Elpidio;

   tale decisione ha determinato una condizione non sostenibile per il traffico, in termini di tempi di transito raddoppiati, e disagi per la mobilità e per i cittadini;

   la temporanea chiusura dell'accesso ai viadotti menzionati rischia, dunque, di causare un peggioramento anche per la sicurezza e per il transito delle autovetture e dei trasporti, con inevitabile conseguenze sul versante dell'impatto ambientale e della sicurezza;

   il peggioramento delle condizioni di mobilità sta determinando effetti anche sul piano economico del sistema produttivo del territorio, nonché su quello turistico che interessa l'area della dorsale autostradale adriatica;

   tale complessiva situazione rende al momento del tutto ingiustificato il permanere delle ordinarie tariffe autostradali, nelle more della messa in sicurezza e dunque del periodo di tempo intercorrente alla conclusione dei lavori dei viadotti interessati alla temporanea chiusura –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza per la temporanea sospensione dell'applicazione delle tariffe autostradali in attesa del ripristino del transito ordinario e, in relazione a questo, se sia a conoscenza dei tempi di conclusione dei lavori necessari alla messa in sicurezza della viabilità autostradale.
(3-01110)

(12 novembre 2019)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dai dati diffusi dall'Associazione artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre emerge come in dieci anni solo in Emilia-Romagna si sono perse 3.746 imprese del piccolo commercio (sono passate dalle 46.023 del 2009 alle 42.277 del 2019, –8,1 per cento) e le imprese artigiane sono diminuite di 19.371 unità (-13,3 per cento, da 145.278 a 125.907) – di cui 2.000 dall'inizio del 2018 –, a fronte di un calo medio del 2,9 per cento per la spesa mensile a famiglia: dall'inizio della crisi le famiglie emiliano-romagnole sono state costrette a tagliare, in media, 800 euro all'anno di consumi;

   in generale dal 2007, anno pre-crisi, al 2018 in Italia il valore delle vendite al dettaglio nei negozi di vicinato è crollato del 14,5 per cento in favore della grande distribuzione, che ha invece registrato nel medesimo periodo un incremento del 6,4 per cento;

   questo trend è proseguito anche nei primi 9 mesi del 2019: mentre nei supermercati, nei discount e nei grandi magazzini le vendite sono aumentate dell'1,2 per cento, nelle botteghe e nei negozi sotto casa la contrazione è stata dello 0,5 per cento;

   il Ministro Di Maio ha recentemente affermato che il Governo deve andare avanti «nella tutela delle persone che lavorano, come nel caso delle partite Iva e dei lavoratori dipendenti degli esercizi commerciali che, a causa delle liberalizzazioni, sono sprofondati nella giungla degli orari di apertura e chiusura, cercando invano di battere i centri commerciali, rimanendo aperti 12 ore al giorno e 7 giorni su 7»;

   si ricorda che presso la Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, nel febbraio 2019, con la precedente maggioranza «gialloverde», al termine di un primo lungo ciclo di audizioni informali, era stata depositata da parte del relatore del provvedimento, appartenente al gruppo parlamentare della Lega-Salvini Premier, una bozza concordata di testo unificato delle proposte di legge in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali;

   va tenuto conto della profonda crisi che il settore del piccolo commercio e dell'artigianato sta affrontando a causa della perdurante crisi economica e della forte concorrenza operata non solo dai grandi centri commerciali, ma anche dall’e-commerce –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, vista la persistente necessità ed urgenza, in favore del piccolo commercio e dell'artigianato, tenuto conto anche dei lavori parlamentari in materia di orari di apertura degli esercizi commerciali.
(3-01111)

(12 novembre 2019)

   PEZZOPANE, NARDI, BENAMATI, BONOMO, LACARRA, GAVINO MANCA, ZARDINI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 16 settembre 2019 scadeva il bando di gara ad invito indetto da Poste italiane per la gestione overtime e overflow delle chiamate del servizio clienti di Poste italiane;

   a quanto risulta agli interroganti, la gara è suddivisa in 4 lotti differenti e alla suddetta gara sono state invitate direttamente 7 aziende;

   è di tutta evidenza che si tratti di una committenza di grande rilievo, che coinvolgerà complessivamente 1.039 lavoratori e interesserà una vasta platea di utenti sui territori;

   anche nel territorio aquilano numerosi addetti sono impegnati nella lavorazione di tale commessa;

   a tuttora, non è dato sapere quali siano le motivazioni per le quali Poste italiane preclude ancora l'assegnazione della suddetta gara, né se preventivamente sia stata fatta una verifica affinché vengano rispettate le tabelle concernenti la determinazione del costo medio orario del personale dipendente emessa da Ministero del lavoro e delle politiche sociali e derivante dall'applicazione del contratto di lavoro del settore delle telecomunicazioni, nonché se nel predisporre la gara siano state inserite clausola sociale, costo lavoro secondo tabelle, territorialità ed ogni tutela normativa e contrattuale per lavoratrici e lavoratori –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per chiarire lo stato di avanzamento e i termini della procedura di assegnazione della suddetta gara, anche al fine di assicurare il pieno rispetto della contrattazione di settore e dei livelli occupazionali.
(3-01112)

(12 novembre 2019)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, RIZZETTO, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo il report dell'Istat del giugno 2019 nel biennio 2015-2017 il 3,3 per cento delle medie-grandi aziende che operavano in Italia, circa 700 imprese, hanno delocalizzato all'estero e, di queste, il 62 per cento avrebbe spostato la produzione oltre confine in ragione dell'esigenza di ridurre il costo del lavoro;

   il problema della delocalizzazione delle aziende ha rappresentato negli ultimi anni una questione particolarmente rilevante sotto il profilo economico-produttivo e sotto quello occupazionale, segnatamente per quanto riguarda le aziende medio-grandi con un bacino di occupanti in Italia particolarmente ampio;

   l'attualità con i suoi molteplici casi, in primis il caso Whirlpool, evidenzia quanto questo trend rappresenti un aspetto particolarmente delicato nel panorama economico italiano: la multinazionale americana avrebbe ottenuto dal 2014 ad oggi circa 50 milioni di contributi in conto capitale destinati a garantire la continuità produttiva e soprattutto i livelli occupazionali;

   la questione ha spinto i Governi susseguitisi ad intervenire in merito alla problematica delle aziende che delocalizzano dopo aver beneficiato di contributi pubblici: dapprima la legge di stabilità per il 2014, all'articolo 1, comma 60, ha previsto, a carico delle imprese beneficiarie di contributi pubblici che avessero deciso di delocalizzare entro 3 anni dall'ottenimento delle risorse, con una conseguente riduzione del personale di almeno il 50 per cento, l'obbligo di restituzione del contributo incassato;

   nel luglio 2018 il cosiddetto decreto dignità ha introdotto disposizioni più stringenti per le aziende che hanno inteso delocalizzare prima dei 5 anni trascorsi dall'ottenimento delle concessioni, prevedendo, oltre alla revoca dei riconoscimenti economici, anche una sanzione pari ad un ammontare, dal doppio al quadruplo, di quanto ottenuto dallo Stato come concessione;

   nonostante le disposizioni approvate, al momento presso il Ministero dello sviluppo economico sussistono ben 158 tavoli di crisi, che riguardano anche aziende che hanno operato una cessazione finalizzata alla delocalizzazione, a conferma del discutibile valore deterrente delle citate norme sanzionatorie –:

   quante siano le aziende che hanno restituito i contributi statali incassati e che hanno pagato le sanzioni in seguito alla delocalizzazione della loro attività.
(3-01113)

(12 novembre 2019)