TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 214 di Mercoledì 24 luglio 2019

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   SCHULLIAN e LUPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   è trascorso da poco il primo anno di Governo «gialloverde» con un unico e costante filo conduttore in questi mesi, la difficilissima coabitazione tra le due forze politiche. Rotture, strappi, retromarce e mediazioni sono all'ordine del giorno in una maggioranza che ha rivelato da subito profonde e inconciliabili differenze, celate all'interno del noto «contratto di governo»;

   la poca sintonia manifestata su tutti i principali temi politici ha acceso aspri confronti all'interno della compagine governativa, al punto da imporre al Paese una continua condizione di precarietà istituzionale, dannosissima per l'economia;

   lo scontro attraversa tutti i grandi capitoli che devono essere affrontati con urgenza nel nostro Paese: in primis la riforma fiscale, dove la Lega punta alla flat tax e il MoVimento 5 Stelle alla revisione delle attuali aliquote in tre scaglioni; poi la riduzione del costo del lavoro, passo necessario per la Lega, mentre il MoVimento 5 Stelle vorrebbe dare una corsia preferenziale all'introduzione del salario minimo. Per non parlare delle autonomie, vera bandiera leghista, ma non condivisa dal MoVimento 5 Stelle negli stessi termini. La riforma della giustizia è reclamata con urgenza dalla Lega, ma il dicastero a guida MoVimento 5 Stelle continua a rinviare. Altro terreno di scontro sono i migranti e il decreto-legge «sicurezza bis», con la linea dura imposta dalla Lega su accessi ai porti, contrasto alle organizzazioni non governative e multe «stellari», che vede il MoVimento 5 Stelle muoversi «a corrente alternata». In ultimo i grandi temi delle infrastrutture e dell'Europa. La Tav è forse la faglia più profonda che si è creata nella maggioranza, come il voto non allineato espresso dalle due forze di Governo nei confronti di Ursula Von der Leyen;

   la vita di questo Governo è un campo minato, con ripercussioni gravissime sull'economia, prima di tutto perché questa politica del continuo scontro tra i due partiti disincentiva gli investimenti stranieri e impedisce una crescita reale che necessiterebbe, invece, di obiettivi condivisi e di una stabilità politica, senza i quali la strada per la ripresa risulta non percorribile;

   l'articolo 95 della Costituzione recita: «Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri» –:

   quali metodologie il Presidente del Consiglio dei ministri intenda porre in essere per far sì che l'azione del Governo sia determinata e unitaria nell'affrontare definitivamente le questioni aperte e non concluse da troppi mesi, quali le autonomie differenziate, la crisi delle imprese e lo sblocco delle infrastrutture.
(3-00895)

(23 luglio 2019)

   DELRIO, ROTTA, BORDO, GRIBAUDO, MELILLI, CARNEVALI, DI GIORGI, LEPRI, MORANI, NOBILI, PEZZOPANE, POLLASTRINI, VISCOMI, DE MARIA, ENRICO BORGHI, FIANO, MARATTIN e PADOAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dopo un lungo e velleitario braccio di ferro, il Governo ha accolto le richieste della Commissione europea e approvato una manovra correttiva consistente, ma necessaria, per il 2019, risparmiando al Paese una procedura per debito eccessivo che avrebbe prodotto ulteriori gravissimi danni all'economia;

   in base alle ultime stime di crescita delle maggiori istituzioni internazionali, l'Italia sarà all'ultimo posto nell'Euroarea nel 2019 e nel 2020, con un tasso di disoccupazione in aumento, in controtendenza rispetto a tutti gli altri Stati membri;

   nel 2020 le prospettive economiche e finanziarie risultano pertanto ancor più precarie, anche considerato che il Governo si è impegnato con la Commissione europea, nella lettera del 2 luglio 2019, a raggiungere nel 2020 un aggiustamento strutturale coerente con il Patto di stabilità e crescita e con il Parlamento a sterilizzare le clausole di salvaguardia previste a legislazione vigente, nonostante il documento di economia e finanza incorporasse l'aumento dell'Iva nell'obiettivo di riduzione del deficit;

   oltre ai 23,1 miliardi di euro per impedire l'aumento dell'Iva, alla stima del documento di economia e finanza di 2,7 miliardi di euro per finanziare le politiche invariate e di 1,8 miliardi di euro di nuovi investimenti, nella legge di bilancio per il 2020 potrebbe essere necessario reperire risorse per dare seguito ai reiterati annunci di alcuni esponenti del Governo, effettuati anche durante irrituali incontri con le parti sociali, in materia di flat tax per almeno 15 miliardi di euro, di abolizione del «bollo auto» per circa 6,5 miliardi di euro e di altre misure non specificate, tra cui la riduzione del cuneo fiscale;

   alla mole dell'impegno finanziario ha fatto da contropartita solo l'indicazione di generiche coperture basate su «una nuova spending review e una revisione delle tax expenditures», che rende evidente quanto gli impegni richiedano una valutazione attenta, finora mancata, nel quadro dei vincoli alla finanza pubblica che il Governo ha assicurato di rispettare, a meno di inaccettabili interventi restrittivi sul welfare;

   l'assenza di coperture credibili farebbe, inoltre, venire meno l'atteggiamento più favorevole che i mercati hanno recentemente manifestato, con ulteriori aggravi per il bilancio pubblico –:

   come il Governo intenda, al netto della propaganda, conciliare il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica e degli impegni assunti con il Parlamento, senza effettuare tagli alla spesa sociale e alle agevolazioni fiscali che risulterebbero insostenibili per famiglie e imprese, assicurando altresì un maggior sostegno alla crescita, pur in mancanza di un quadro organico di riforme strutturali che, ad avviso degli interroganti, il Governo continua a ignorare.
(3-00896)

(23 luglio 2019)

   FORNARO, MURONI, PALAZZOTTO, ROSTAN e CONTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la possibilità di conferire con legge «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» alle regioni che ne facciano richiesta, introdotta nella Costituzione (articolo 116, terzo comma) nel 2001, è volta a rafforzare il principio di sussidiarietà tra le regioni e lo Stato, secondo una logica di efficienza e prossimità, tenendo conto delle peculiarità e specificità delle singole regioni;

   l'applicazione del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione non può in nessun modo introdurre una via surrettizia per dare vita a nuove regioni a statuto speciale, né prefigurare una sorta di via alla secessione rispetto ai principi costituzionali fondamentali che devono essere garantiti in tutto il Paese;

   le materie che possono essere delegate «a condizioni particolari» sono ventitré, elencate all'articolo 117 della Costituzione, di cui venti di potestà legislativa concorrente e tre di competenza esclusiva dello Stato;

   il «regionalismo differenziato» disciplina materie che incidono sul diritto di cittadinanza e, in questo quadro, per realizzare l'autonomia differenziata, vanno tenuti fermi i principi di uguaglianza e unità, evitando una divisione del Paese per censo;

   il Veneto richiede 23 materie sulle quali attivare «forme e condizioni particolari di autonomia», la Lombardia 20, mentre l'Emilia-Romagna 15;

   secondo le intese sottoscritte dal Governo il 28 febbraio 2018, le risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie per attuare i protocolli tra Stato, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, fatto salvo il criterio della «spesa storica» per altri cinque anni, vanno determinate con riferimento ai «fabbisogni standard» individuati in relazione alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati nel territorio regionale;

   ad avviso degli interroganti, le trattative in corso tra lo Stato e le regioni si svolgono in modo poco trasparente sia nei confronti dell'opinione pubblica sia dei soggetti istituzionali, a partire dal Parlamento e, attualmente, non è chiaro quale sarà la procedura dell'approvazione dell'intesa da parte delle Camere;

   per approvare qualsivoglia intesa con le regioni interessate è indispensabile a parere degli interroganti definire i livelli essenziali delle prestazioni, previsti dall'articolo 117 della Costituzione, senza i quali si andrebbero ad acuire le già forti disparità territoriali oggi presenti e si creerebbe una secessione di fatto –:

   quali iniziative intenda intraprendere per coinvolgere il Parlamento, nella pienezza delle sue prerogative, ai fini della definizione del contenuto delle intese con le regioni, garantendo il principio di unità della Nazione e di eguali diritti per i cittadini.
(3-00897)

(23 luglio 2019)

   D'UVA, DONNO, ANGIOLA, ADELIZZI, BUOMPANE, D'INCÀ, FARO, FLATI, GUBITOSA, GABRIELE LORENZONI, LOVECCHIO, MANZO, RADUZZI, SODANO, TRIZZINO e ZENNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:

   il contratto istituzionale di sviluppo, introdotto dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 88 del 2011 in sostituzione del previgente istituto dell'intesa istituzionale di programma, costituisce uno strumento che le amministrazioni competenti possono stipulare per accelerare la realizzazione di nuovi progetti strategici infrastrutturali, funzionali alla coesione territoriale e allo sviluppo equilibrato del Paese, finanziati con risorse nazionali, dell'Unione europea e del Fondo per lo sviluppo e la coesione;

   in sostanza, gli interventi speciali da attuare mediante i contratti istituzionali di sviluppo prevedono la realizzazione di grandi e complesse opere infrastrutturali, a valenza nazionale o interregionale (salve eccezioni dettate da specificità territoriali), soprattutto nelle aree svantaggiate del Paese, superando i tradizionali limiti regionali verso una logica per macroaree;

   il contratto istituzionale di sviluppo viene stipulato dal Ministro per la coesione (ora Ministro per il Sud), d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze e con gli altri Ministri interessati, dai presidenti delle regioni interessate e dalle amministrazioni competenti. Nel contratto vengono definiti i tempi di attuazione (cronoprogramma), le responsabilità dei contraenti, i criteri di valutazione e monitoraggio e le sanzioni per eventuali inadempimenti;

   le amministrazioni competenti possono avvalersi di Invitalia spa per tutte le attività economiche, finanziarie e tecniche, nonché in qualità di centrale di committenza e stazione appaltante;

   l'articolo 7 del decreto-legge n. 91 del 2017 ha previsto che, per accelerare l'attuazione di interventi complessi finanziati con fondi strutturali europei e fondi nazionali inseriti in programmi operativi a valere sulle risorse nazionali e europee, spetti al Presidente del Consiglio dei ministri o al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno (ora Ministro per il Sud) individuare gli interventi per i quali deve procedersi alla sottoscrizione di appositi contratti istituzionali di sviluppo, su richiesta delle amministrazioni interessate, in coerenza con quanto previsto dall'articolo 36 del regolamento (UE) n. 1303/2013;

   allo stato attuale i contratti istituzionali di sviluppo già firmati per la realizzazione di strategiche opere infrastrutturali di tipo ferroviario e stradale nelle aree del Mezzogiorno sono i seguenti: Napoli-Bari-Lecce-Taranto; Messina-Catania-Palermo; Salerno-Reggio Calabria; Sassari-Olbia;

   negli ultimi mesi il Presidente del Consiglio dei ministri ha presieduto diversi tavoli istituzionali dei contratti istituzionali di sviluppo per Molise, Basilicata, area di Foggia e provincia di Cagliari –:

   quali iniziative intenda il Governo adottare per promuovere ulteriormente i contratti istituzionali di sviluppo, che costituiscono uno strumento innovativo ed efficace per la realizzazione di interventi speciali diretti a rimuovere gli squilibri economici e sociali del Paese, nonché a sostenere lo sviluppo e la crescita economica, la coesione e la valorizzazione delle aree sottoutilizzate del Paese.
(3-00898)

(23 luglio 2019)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2019 l'Unione europea ha deciso che i finanziamenti relativi alla prossima programmazione per il corridoio mediterraneo nell'ambito dei progetti per l'interoperabilità, la decarbonizzazione e la digitalizzazione saranno pari al 50 per cento; in tali progetti rientrano anche i lavori di costruzione del tunnel ferroviario Torino-Lione;

   l'11 marzo 2019 il consiglio Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin), quale promotore pubblico responsabile della realizzazione e della gestione della sezione transfrontaliera della futura linea ferroviaria merci e passeggeri Torino-Lione, ha deciso all'unanimità di dare corso alle procedure di gara relative ai lavori in Francia per il tunnel di base, per un importo stimato di 2,3 miliardi di euro;

   il 1° luglio 2019 sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea gli avis de marchés per i lavori di costruzione del tunnel della Torino-Lione in territorio italiano; la procedura riguarda 2 lotti (cantieri operativi 3/4 e 10): uno per i lavori di costruzione e uno per la valorizzazione dei materiali di scavo; l'importo stimato complessivo è di circa 1 miliardo di euro;

   l'avvio di questa procedura per il lotto italiano segna il completamento del percorso degli affidamenti dei lavori per la realizzazione dei 57,5 chilometri del tunnel in cui passeranno i treni;

   entro il 19 settembre 2019 le imprese interessate potranno far pervenire le manifestazioni di interesse, che saranno poi analizzate al fine di selezionare le imprese ammesse a presentare un'offerta e – previo assenso da parte delle istituzioni italiani e francesi – scegliere di conseguenza gli appalti;

   è oggettiva l'importanza dei collegamenti ferroviari ad alta velocità per lo sviluppo economico, sociale e turistico del Paese e, in specie, della linea ad alta velocità Torino-Lione;

   si ritiene imprescindibile qualunque tipo di investimento per lo sviluppo dei collegamenti ferroviari del nostro Paese, con specifico riguardo al potenziamento infrastrutturale e tecnologico delle linee ad alta velocità –:

   come il Governo intenda orientarsi rispetto alle manifestazioni di interesse che perverranno nell'ambito della procedura di gara per i lavori di costruzione del tunnel della Torino-Lione in territorio italiano e rispetto al nuovo contributo finanziario garantito dall'Unione europea.
(3-00899)

(23 luglio 2019)

   CARFAGNA, GELMINI, OCCHIUTO, VALENTINI, MARIA TRIPODI, SISTO, BIANCOFIORE, CAPPELLACCI, CALABRIA, DALL'OSSO, FASCINA, GREGORIO FONTANA, FITZGERALD NISSOLI, MILANATO, NAPOLI, ORSINI, SARRO, TARTAGLIONE, PEREGO DI CREMNAGO, RAVETTO, RIPANI, SANTELLI e VITO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la Libia vive oggi una situazione interna drammatica: la guerra civile iniziata con l'attacco militare a Tripoli da parte dell'esercito guidato dal generale Haftar, con la risposta armata del Governo presieduto da Al Sarraj insediato a Tripoli, legittimato dalle Nazioni Unite, sta mettendo seriamente a rischio l'integrità dello Stato libico, la sicurezza di milioni di cittadini e la stabilità dell'intera regione, nonché il controllo delle coste e dei traffici clandestini verso l'Italia e l'Europa e gli approvvigionamenti energetici;

   ad avviso degli interroganti l'atteggiamento timido e frammentato della comunità internazionale, dell'Europa e l'attuale debolezza della posizione dell'Italia alimenta la contrapposizione e compromette una possibile soluzione diplomatica del conflitto;

   ad avviso degli interroganti i tentativi di dialogo e di mediazione intrapresi dal Governo italiano sono purtroppo stati inefficaci, se non velleitari: l'annuncio di una «cabina di regia» Italia-Usa per il Mediterraneo non ha avuto alcun riscontro concreto, come dimostra il fallimento della Conferenza di Palermo e il mancato obiettivo di promuovere elezioni democratiche per la primavera del 2019; allo scoppio della guerra civile il ruolo italiano è stato marginale, mancando qualsiasi reale coordinamento con Washington e con le altre Cancellerie europee;

   uno dei principali rischi è la possibile sospensione delle attività di polizia e di guardia costiera da parte del Governo di Tripoli, l'interruzione del contrasto alle organizzazioni criminali e la conseguente partenza di migliaia di migranti verso il Mar Mediterraneo e l'Italia; nei fatti, sia Al Sarraj che Haftar sembrano, secondo gli interroganti, tentati dall'usare i flussi migratori irregolari come arma di condizionamento politico e diplomatico;

   ad avviso degli interroganti l'isolamento diplomatico dell'Italia è anche conseguenza di una palese ambiguità nelle scelte strategiche di politica estera, rispetto ai tradizionali e consolidati partner politici e militari, verso i quali diversi esponenti di Governo e della maggioranza hanno espresso posizioni critiche, antagoniste, quando non retoricamente ostili –:

   quali iniziative diplomatiche il Governo stia concretamente portando avanti per favorire il cessate il fuoco, anche attraverso l'intervento di una coalizione internazionale e una più determinata azione di dialogo con i Paesi decisivi nell'area, sia regionali che globali, per la ripresa di un percorso negoziale di pacificazione e riconciliazione guidato dall'Onu, volto alla stabilizzazione della Libia, al fine di scongiurare i pericoli e le conseguenze sociali, economiche, politiche e ambientali che un'ulteriore degenerazione del conflitto civile libico potrebbe arrecare all'intero Nord Africa e alla stabilità e alla sicurezza italiana ed europea.
(3-00900)

(23 luglio 2019)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   i commi da 2 a 5 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019, legge 30 dicembre 2018, n. 145, prevedono la sterilizzazione degli aumenti delle aliquote Iva, le cosiddette clausole di salvaguardia per l'anno 2019;

   per gli anni successivi si prevede, invece, la conferma dal 2020 dell'aumento dell'Iva ridotta dal 10 al 13 per cento e un aumento di 0,3 punti percentuali per il 2020 e di 1,5 punti percentuali a decorrere dal 2021, fino a elevare l'Iva ordinaria al 26,5 per cento e analoga rimodulazione in aumento è prevista anche per le accise;

   il meccanismo delle clausole di salvaguardia, adottato dall'Italia come unico caso in Europa, prevede un aumento automatico dell'Iva qualora non si riesca a trovare le coperture per tenere i conti pubblici in regola con i vincoli di bilancio derivanti proprio dall'Unione europea;

   la sterilizzazione operata dalla legge n. 145 del 2018 è stata di fatto resa possibile mediante la conferma di uno stanziamento di 12,5 miliardi di euro in deficit, ma per i prossimi due anni l'Unione europea ha chiesto all'Italia 13,1 miliardi di euro in più, a garanzia del finanziamento del reddito di cittadinanza e di «quota 100»;

   nel biennio 2020-2021 il Governo dovrà, quindi, recuperare un totale di oltre 50 miliardi di euro, perché oltre ai 23,1 miliardi di euro del 2020, dovrà trovarne altri 28,9 miliardi di euro entro il 2021 per evitare un ulteriore aumento dell'aliquota Iva intermedia dal 25,2 al 26,5 per cento;

   a poco più di due mesi dall'approvazione del disegno di legge di bilancio per il 2020 non è ancora chiaro quali intenzioni il Governo abbia in merito al previsto aumento dell'Iva e, in caso intenda disattivare le clausole ancora una volta, con quali risorse intenda coprire la spesa;

   l'impatto dell'aumento dell'Iva sui consumi avrà un effetto devastante, che l'Ufficio parlamentare di bilancio ha già quantificato in 0,3 punti percentuali di prodotto interno lordo all'anno –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito ai previsti aumenti dell'Iva e, se del caso, attraverso quali risorse di bilancio intenda evitarli.
(3-00901)

(23 luglio 2019)