TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 202 di Mercoledì 3 luglio 2019

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   FIORINI, BIGNAMI, SPENA, VIETINA, MARROCCO, VERSACE, MUGNAI, GELMINI e CARFAGNA. — Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   il 27 giugno 2019 diciotto persone, tra cui il sindaco del Partito democratico di Bibbiano (Reggio Emilia), politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una onlus di Torino sono stati raggiunti da misure cautelari dai carabinieri di Reggio Emilia;

   l'inchiesta vede al centro la rete dei servizi sociali della Val D'Enza, accusati di aver redatto false relazioni per allontanare i bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti;

   quello ricostruito dagli investigatori è un giro d'affari di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano dell'indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali grazie ai quali venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione ad appannaggio della predetta onlus. Tra i reati contestati ci sono frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata ed altro;

   ore di intercettazioni durante le sedute di psicoterapia effettuate sui minori, dopo che gli stessi erano stati allontanati dalle famiglie attraverso le più ingannevoli attività come: relazioni false, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata «aggiunta» di connotazioni sessuali, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come «macchinetta dei ricordi»;

   il tutto durante gli anni nei quali i servizi sociali omettevano di consegnare ai bambini lettere e regali dati dai genitori naturali che i carabinieri hanno trovato e sequestrato in un magazzino dove erano accatastati;

   insomma, un business criminale sull'affidamento di minori tolti alle famiglie per poi mantenerli in affido e sottoporli a un circuito di cure private a pagamento della onlus. Infine, secondo il quadro accusatorio, ci sarebbero stati due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie e in comunità;

   in questo ambito, è peraltro necessario ad avviso degli interroganti che si avvii quanto prima l'esame in Parlamento delle diverse proposte per l'istituzione di commissioni d'inchiesta sulle case famiglia e quindi sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori –:

   quali iniziative urgenti di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare, nelle more dell'accertamento delle responsabilità e della conclusione delle indagini della magistratura, al fine di tutelare al meglio i soggetti minori coinvolti e se non si intenda promuovere un monitoraggio sulle modalità di affido dei minori nel nostro Paese, anche al fine di verificare se vi siano casi analoghi e avviare le riforme necessarie affinché simili episodi non si ripetano in futuro.
(3-00841)

(2 luglio 2019)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la recente vicenda della nave Sea Watch 3, battente bandiera olandese ma gestita dall'omonima organizzazione non governativa tedesca, ha avuto inizio il 12 giugno 2019, quando decise di trasferire a bordo 53 immigrati che si trovavano su un gommone al largo delle coste libiche, contro le indicazioni della Guardia costiera libica che nel frattempo stava provvedendo al loro soccorso nell'area di propria competenza;

   dunque, fin dall'inizio e poi nel suo prosieguo, la vicenda è stata caratterizzata da una serie di comportamenti di estrema gravità e violenza, sia per la scelta di fare rotta direttamente verso l'Italia, sebbene Paese di approdo più lontano e pur mettendo a rischio la vita degli stessi migranti a bordo, e poi per la decisione di entrare nel territorio italiano in violazione delle norme internazionali e nazionali e attraccare al porto di Lampedusa senza alcuna autorizzazione, mettendo a rischio, stavolta, anche la vita degli agenti della motovedetta della Guardia di finanza, che cercavano solo di far rispettare la legge;

   secondo quando riportato dalla stampa, successivamente all'attracco è stato disposto il sequestro dell'imbarcazione e l'arresto della comandante della nave che sarebbe ora accusata di resistenza o violenza contro nave da guerra ed anche di tentato naufragio;

   tuttavia già in passato la nave Sea Watch 3 è stata protagonista di analoghe vicende, in particolare quando il 19 gennaio 2019 fece salire a bordo 47 migranti che si trovavano su un barcone al largo della Libia, facendo poi sempre rotta direttamente verso le coste della Sicilia, nonostante la possibilità e l'indicazione di approdare in altri Paesi più vicini;

   anche allora venne disposto il sequestro probatorio della nave nell'ambito di un'indagine per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e, terminate le esigenze di raccolta delle prove, la stessa nave è stata poi dissequestrata all'inizio del mese di giugno 2019;

   il caso della nave Sea Watch 3 ed altresì le dichiarazioni di alcuni esponenti politici degli altri Paesi interessati dalla vicenda hanno tuttavia messo in luce anche il totale fallimento delle politiche europee in tema sia di asilo che di contrasto all'immigrazione clandestina, quando già in un rapporto del 2017 Frontex aveva definito l'azione delle unità navali delle organizzazioni non governative quale pull factor delle partenze dalla Libia –:

   se e in che termini il Ministro interrogato intenda proseguire nella linea di contrasto all'immigrazione illegale e nel rafforzamento delle misure di controllo dei confini nazionali, in particolare marittimi.
(3-00842)

(2 luglio 2019)

   FRATOIANNI e FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la nave olandese Sea Watch 3 il 12 giugno 2019 ha soccorso 53 persone a 47 miglia dalla Libia;

   la Convenzione di Amburgo prevede l'obbligo di prestare soccorso ai naufraghi e di farli sbarcare nel primo «porto sicuro» per prossimità geografica e per rispetto dei diritti umani;

   non essendo la Libia un porto sicuro e in guerra civile, non avendo la Tunisia una legislazione completa sulla protezione internazionale, considerata la presenza di un'altra nave con 75 profughi sbarcati dopo 19 giorni, la comandante ha diretto la nave verso Lampedusa rispettando le leggi internazionali;

   il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale il 28 giugno 2019 ha dichiarato: «La definizione di porto sicuro viene dalle convenzioni internazionali, queste condizioni per la Libia non ci sono»;

   il 15 giugno 2019 il Ministro interrogato ha firmato il divieto di ingresso, transito e sosta della Sea Watch 3 nelle acque territoriali italiane, ai sensi del decreto-legge n. 53 del 2019;

   in materia di tutela dei diritti umani le convenzioni internazionali prevalgono sulle leggi nazionali e a parere degli interroganti la comandante Rackete, decidendo di accostarsi a Lampedusa, ha obbedito a una legge di rango superiore al citato decreto-legge;

   più di cinquanta comuni tedeschi, la diocesi di Torino e, soprattutto, cinque Paesi dell'Unione europea, Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e Finlandia, a seguito di colloqui del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale con la Commissione europea, avevano dato la propria disponibilità ad accogliere i migranti;

   paradossalmente, mentre alla Sea Watch 3 veniva impedito l'attracco, nelle ultime tre settimane a Lampedusa sono stati segnalati almeno dieci sbarchi;

   il 26 giugno 2019, proseguendo lo stallo e peggiorando le condizioni fisiche e psicologiche dei naufraghi, la comandante Rackete ha deciso di entrare in acque territoriali italiane;

   il 29 giugno 2019, la comandante, valutato lo stato di necessità e il ritardo nelle autorizzazioni all'attracco da parte delle autorità italiane, ha deciso di entrare in porto;

   una volta sbarcata, la comandante è posta in stato di fermo con la contestazione dei reati di rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate –:

   come mai, di fronte all'accordo con cinque Paesi dell'Unione europea per accogliere i profughi una volta sbarcati e altresì alla disponibilità di cinquanta comuni tedeschi e della diocesi torinese, abbia scelto di impedire l'attracco della Sea Watch 3 a Lampedusa, ad avviso degli interroganti unico porto prossimo sicuro, considerata la non sicurezza dei porti libici come dichiarato anche dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
(3-00843)

(2 luglio 2019)

   LORENZIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha affermato: «la droga è un'emergenza nazionale devastante e dunque dobbiamo usare tutti i metodi democratici per chiudere questi luoghi di diseducazione di massa, i cannabis shop. Ora usiamo le maniere forti (...) Mi auguro che da domani le forze dell'ordine (...) li chiuderanno (...)»;

   il 30 maggio 2019, le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno sentenziato che: «integrano il reato» previsto dal testo unico sulle droghe «le condotte di cessione, di vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante». In particolare, «la commercializzazione di cannabis sativa e di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell'ambito di applicazione della legge n. 242 del 2016»;

   il Ministro interrogato è intervenuto con una circolare del 31 luglio 2018 e con una direttiva diretta a limitare l'apertura e la localizzazione degli esercizi con riferimento alla presenza nelle vicinanze di luoghi sensibili;

   la Relazione europea sulla droga 2019 ha evidenziato come la cannabis continua ad essere la prima sostanza più utilizzata, in tutte le fasce d'età. L'Italia è al secondo posto fra i giovani adulti, mentre è quarta sul totale della popolazione. In più l'Italia è fra i primi cinque Paesi europei per consumo di eroina;

   in 14,4 miliardi di euro è il costo stimato in Italia per il consumo di sostanze stupefacenti, in aumento di oltre l'1 per cento rispetto all'anno precedente;

   la cannabis è seconda in termini di spesa (alimenta il 28 per cento del mercato), ma leader in termini di diffusione. Il 10 per cento della popolazione ne ha fatto uso almeno una volta nel corso dell'ultimo anno;

   il parere del Consiglio superiore di sanità del 10 aprile 2018 evidenzia come «non si può escludere la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa» in cui viene indicata in etichetta la dicitura «cannabis light» o «cannabis leggera» e per questo raccomanda «che siano attivate nell'interesse della salute individuale e pubblica (...) misure atte a non consentirne la libera vendita»;

   la Società italiana di psichiatria ha lanciato l'allarme sulle nuove sostanze psicoattive, nuove droghe, difficili da riconoscere e da trattare, e sugli effetti devastanti della poliassunzione;

   la diffusione delle droghe determina problematiche relative alla prevenzione e alla repressione dei reati –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per contrastarne la diffusione, a partire dalla dichiarata volontà di chiudere i cosiddetti cannabis shop.
(3-00844)

(2 luglio 2019)

   IORIO, GIOVANNI RUSSO, ARESTA, CHIAZZESE, CORDA, DEL MONACO, D'UVA, ERMELLINO, FRUSONE, GALANTINO, GUBITOSA, IOVINO, RIZZO, ROBERTO ROSSINI e TRAVERSI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 95 del 2017 ha previsto a favore del personale del comparto difesa e sicurezza con un reddito pari o inferiore a 28.000 euro annui la defiscalizzazione della componente accessoria del trattamento economico;

   il relativo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato il 12 aprile 2019, ha stabilito le modalità per il riconoscimento del citato beneficio fiscale;

   sembra, per quanto consta agli interroganti, che siano sorte difficoltà operative di natura tecnica che potrebbero comportare il riconoscimento del citato beneficio non prima del mese di ottobre 2019 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle motivazioni che non hanno consentito, sino ad ora, al personale interessato di ottenere il riconoscimento del citato beneficio della defiscalizzazione della componente accessoria del trattamento economico e, in caso positivo, quali iniziative intenda porre in essere per eliminare le criticità evidenziate in premessa.
(3-00845)

(2 luglio 2019)

   GADDA, CENNI, CRITELLI, D'ALESSANDRO, DAL MORO, INCERTI, PORTAS, SCALFAROTTO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   dopo vent'anni di trattative, l'Unione europea ha raggiunto un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay);

   il Ministro interrogato, in merito al suddetto accordo, nei giorni scorsi ha testualmente affermato come riportato dagli organi di stampa: «se le voci sull'accordo raggiunto tra l'Unione europea e i Paesi del Mercosur fossero confermate (...) non sono assolutamente soddisfatto e sono profondamente preoccupato per le ripercussioni negative che potrà avere (...) verso le nostre produzioni sensibili»;

   tale accordo segue quello Ceta tra Unione europea e Canada e l'accordo di partenariato economico tra Unione europea e Giappone, aventi come finalità quello di facilitare gli scambi commerciali anche nel settore agroalimentare;

   per l'Italia l'apertura dei mercati è cruciale sia per le ripercussioni sulle filiere produttive, sia per le legittime preoccupazioni di tutela della qualità e della sicurezza anche in campo agroalimentare;

   gli accordi di libero scambio devono essere basati su principi di equilibrio e reciprocità a salvaguardia delle certificazioni di qualità, Igp e prodotti a denominazione, attualmente prive di qualsiasi protezione fuori dall'Unione europea, che sono un'eccellenza dell'agroalimentare made in Italy;

   anche in riferimento a quest'ultimo accordo risulta indispensabile informare gli operatori del comparto agricolo e agroalimentare sui possibili effetti e su quali siano i profili di interesse per il comparto –:

   quale sia la posizione del Governo italiano in merito agli accordi di libero scambio richiamati in premessa e quali strategie intenda adottare nelle sedi internazionali a tutela del made in Italy e delle eccellenze italiane nel settore agroalimentare.
(3-00846)

(2 luglio 2019)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ZUCCONI, SILVESTRONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, TRANCASSINI e VARCHI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel solo 2017 il turismo in Italia ha fatturato 92 miliardi di euro, che sommati ai 153 miliardi generati dall'indotto più stretto, fanno lievitare la cifra a 255 miliardi di euro in un anno;

   l'articolo 4 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, ha introdotto la tassa di soggiorno per i comuni, prevedendo per gli stessi la possibilità di applicare una tassa ai turisti che soggiornano nelle strutture ricettive;

   la suddetta tassa, il cui costo varia a seconda della tariffa deliberata dai singoli comuni, è prelevata direttamente dalla struttura ospitante ed è destinata a finanziare gli interventi in materia di turismo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, la manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali presenti sul territorio, nonché i servizi pubblici locali;

   la normativa non chiarisce quale ruolo è assegnato al gestore della struttura ricettiva, tenuto a riscuotere dal turista l'imposta per poi riversarla al comune, il quale è gravato da oneri, adempimenti e rischi, nell'espletamento di questo compito, in assenza di alcuna contropartita;

   in assenza di una definizione normativa del ruolo degli albergatori, le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno recentemente confermato (ordinanza 24 luglio 2018, n. 19654) che gli esercenti non assumono né la funzione di «sostituto d'imposta», né tantomeno quella di «responsabile d'imposta»;

   il numero dei comuni italiani che hanno provveduto a introdurre una tassa per il soggiorno sul proprio territorio è aumentato vertiginosamente, arrivando nel 2018 a 1.022 comuni, con circa 538 milioni di euro di incassi;

   il gettito generato dalla tassa di soggiorno, secondo la società di consulenza turistica Jfc, è destinato ad aumentare e le previsioni di incasso per l'anno 2019 indicano una cifra complessiva pari a 604 milioni di euro;

   nonostante i numeri piuttosto ragguardevoli a livello economico, ad oggi si riscontra un'opacità importante circa la reale destinazione di tale tassa, che sembra invece essere più una risorsa pronta all'uso per risanare le casse di quei comuni poco virtuosi in tal senso;

   inoltre, non è mai stato adottato il regolamento ministeriale quadro che avrebbe dovuto fissare (entro il 6 giugno 2011) i principi generali per l'imposta di soggiorno e che avrebbe sicuramente aiutato nel chiarire varie criticità, tra le quali questa appena evidenziata –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché sia garantita una reale trasparenza nell'utilizzo da parte dei comuni dei fondi provenienti dalla tassa di soggiorno.
(3-00847)

(2 luglio 2019)