TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 199 di Venerdì 28 giugno 2019

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la normativa relativa alle politiche attive sul lavoro ha subito negli ultimi anni un sostanziale processo di riforma, a partire dall'attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56;

   la legge delega n. 183 del 2014 ha assegnato alle regioni la competenza della gestione dei centri per l'impiego e delle misure di politica attiva da erogare attraverso gli stessi, ovvero attraverso la rete dei soggetti accreditati;

   la Toscana è stata la prima regione italiana a dotarsi di una legge di riordino istituzionale per risolvere il nodo del riassorbimento delle funzioni e del personale delle province, tra le quali anche le politiche attive in materie di lavoro;

   in particolare, la regione Toscana ha adottato una normativa regionale (con la legge regionale n. 59 del 2014) con l'obiettivo di predisporre gli elementi salienti del modello toscano di erogazione dei servizi per il lavoro, a partire dall'istituzione, una volta conclusa la fase transitoria, di un'Agenzia regionale del lavoro come ente regionale di riferimento per l'organizzazione e la gestione dei servizi per l'impiego sul territorio regionale e del relativo personale;

   successivamente con la legge regionale 8 giugno 2018, n. 28, è stato disciplinato nel merito il processo riorganizzativo del mercato del lavoro, con l'istituzione in via definitiva dell'Agenzia regionale toscana per l'impiego (Arti);

   dal 28 giugno 2018 è stato, quindi, trasferito all'Agenzia regionale toscana per l'impiego il personale a tempo indeterminato appartenente alla qualifica dirigenziale e alle categorie del comparto funzioni locali delle province e della città metropolitana risultante dall'elenco alle convenzioni stipulate tra la regione e gli enti medesimi;

   è stato inoltre trasferito all'Agenzia regionale toscana per l'impiego il personale a tempo determinato, appartenente alle categorie del medesimo comparto, ed il personale di qualifica dirigenziale, risultante dalle convenzioni sopra menzionate il cui rapporto di lavoro fosse in corso alla data del trasferimento;

   il modello perseguito dalla regione Toscana relativo ai centri per l'impiego vuole valorizzare una proficua e stretta sinergia fra settore pubblico e privato, ovvero mediante l'appalto dei servizi per il lavoro, al fine di assicurare in tutte le sedi del territorio i migliori standard di qualità previsti dalla Carta dei servizi regionale e i livelli essenziali delle prestazioni previsti a livello nazionale;

   questo modello di governance ha permesso nel corso degli ultimi anni l'inserimento di molte professionalità provenienti dal settore privato, a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali, all'interno delle strutture pubbliche che erogavano servizi in materia di politiche attive sul lavoro;

   la Conferenza Stato-regioni ha approvato il 17 aprile 2019 un piano che prevede il potenziamento dei centri per l'impiego dal punto di vista infrastrutturale e delle dotazioni organiche;

   la regione Toscana, al fine di potenziare i servizi di politiche attive sul lavoro, ha previsto 709 assunzioni in tre anni, dal 2019 al 2021 nei centri per l'impiego presenti sul territorio;

   nelle scorse settimane è stato siglato un accordo per il potenziamento del personale per i centri per l'impiego tra regione Toscana e Cgil, Cisl e Uil che si pone l'obiettivo di bandire entro il 30 giugno 2019 i primi concorsi;

   nel suddetto protocollo le parti hanno convenuto che, nel rispetto delle normative sull'accesso al pubblico impiego, venga comunque valorizzata l'esperienza e la professionalità maturata dagli operatori che da tempo si occupano di politiche attive del lavoro e che in questi anni vi hanno lavorato;

   il consiglio regionale della Toscana ha approvato il 29 maggio 2019 una risoluzione unitaria che impegna la giunta ad attivarsi affinché «le professionalità che a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali operano all'interno dei centri per l'impiego della Toscana vengano valorizzate al massimo e tutelate nell'attuale fase di potenziamento dei servizi in materia di politiche attive sul lavoro, anche attribuendo premialità e punteggi aggiuntivi in loro favore e salvaguardando le attuali forze lavoro». Il documento chiede, inoltre, alla giunta di continuare il confronto con il Governo affinché vengano prese adeguate iniziative volte a favorire procedure concorsuali agevolate per le professionalità richieste, anche approfondendo la possibilità di evitare loro meccanismi di preselezione previsti nei prossimi bandi di assunzioni dell'Agenzia regionale toscana per l'impiego, al fine di garantire una piena operatività dei centri e non disperdere professionalità qualificate che si sono formate negli anni;

   in questa direzione il presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha inviato il 29 maggio 2019 una lettera a Giulia Bongiorno, Ministro per la pubblica amministrazione, in cui si sottolinea la volontà della regione di «salvaguardare il proprio modello organizzativo di gestione della rete regionale dei centri per l'impiego, fortemente incentrato sulla governance pubblica e rafforzata da una funzione complementare svolta da operatori privati presso i nostri centri per l'impiego, con la presenza di figure specialistiche nell'ambito delle politiche attive dei lavoro». In tal senso Enrico Rossi ha chiesto un confronto urgente con il Governo, in previsione della predisposizione dei bandi di concorso, «per sottoporre più approfonditamente le problematiche che ci troviamo a dover affrontare e collaborare all'individuazione di modalità e soluzioni operative più idonee a raggiungere l'obiettivo della massima valorizzazione delle professionalità competenze presenti» –:

   se il Governo intenda attivare con urgenza un tavolo di confronto con la regione Toscana per poter individuare, per le procedure concorsuali relative al potenziamento dei servizi in materia di politiche attive sul lavoro e nel rispetto della normativa vigente in materia di accesso al pubblico impiego, modalità premianti per valorizzare e salvaguardare le professionalità che, a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali, già operano all'interno dei centri per l'impiego della Toscana.
(2-00416) «Cenni, Critelli, Fiano, Sensi, Bruno Bossio, Boschi, Paita, Lotti, Madia, Andrea Romano, Ferri, Fragomeli, Migliore, Buratti, Cantini, Serracchiani, Padoan, Gribaudo, Gavino Manca, Frailis, Nardi, Ciampi, Pezzopane, Fregolent, Di Giorgi, Annibali, Bonomo, Melilli, Ceccanti, Anzaldi».

(11 giugno 2019)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la giornalista Maria Giovanna Maglie, nel corso della puntata della trasmissione «Belve», in onda il 7 giugno 2019 sul canale Nove del digitale terrestre, durante la sua intervista, anticipata sul web, ha riferito di ingerenze da parte della politica che avrebbero condizionato e di fatto annullato lo spazio informativo, dopo il Tg1, che avrebbe dovuto essere condotto dalla stessa Maglie;

   la giornalista, infatti, con estrema chiarezza ha così puntualizzato: «Sapevo che la proposta di condurre la striscia che fu di Enzo Biagi dopo il Tg1 delle 20 sarebbe andata male, anche se Salvini mi voleva. Tutti i Cinque Stelle fino a Luigi Di Maio hanno chiesto la mia testa»; e ancora: «Salvini avrà detto che gli avrebbe fatto molto piacere che facessi io la striscia e quando gli hanno detto che era diventata una questione di Stato, avrà lasciato perdere com'è giusto che sia. Sei in pieno contratto di governo, si sono messi di traverso tutti i Cinque Stelle, non si capisce poi perché. Chi? Tutti, fino a Di Maio hanno chiesto la mia testa»;

   le dichiarazioni rilasciate da una professionista come Maria Giovanna Maglie delineano una situazione allarmante e, ad avviso degli interpellanti, un clima da regime antidemocratico che continua ad imperversare nella tv pubblica;

   il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «Testo unico della radiotelevisione», all'articolo 3, stabilisce che la Rai, in quanto concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, deve realizzare una programmazione che sia in linea con i principi del pluralismo dei mezzi di comunicazione, a tutela della libertà di espressione di ogni individuo, dei principi di obiettività, completezza, lealtà, imparzialità dell'informazione, anche riguardo alle diverse opinioni e tendenze politiche e sociali;

   l'articolo 45 del medesimo decreto legislativo stabilisce, altresì, che il servizio pubblico generale radiotelevisivo è affidato alla Rai che lo svolge sulla base di un contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico e con il quale sono individuati i diritti e gli obblighi della società concessionaria;

   l'articolo 6, comma 1, del vigente contratto nazionale di servizio prevede che «la Rai è tenuta ad improntare la propria offerta informativa ai canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse formazioni politiche e sociali»;

   ad avviso degli interpellanti, con quello che si può definire il «caso Maglie», si ha l'ennesima riprova di una «lottizzazione» spietata della Rai, la quale, al contrario di quanto dichiarato a più riprese dagli esponenti del Governo, risulta evidentemente vincolata alle «indicazioni» provenienti dalla maggioranza;

   la vicenda riportata è soltanto la punta dell’iceberg di una serie di eventi che continuano a perpetrarsi all'interno della Rai in palese violazione dei principi che devono guidare l'azione della tv pubblica, che, ad avviso degli interpellanti, offre ai cittadini contribuenti un'informazione tutt'altro che obiettiva e imparziale –:

   se il Governo non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito alla vicenda che vede coinvolta la giornalista Maria Giovanna Maglie dopo le gravissime accuse pronunciate;

   se non si ritenga opportuno che gli esponenti del Governo debbano astenersi dall'esprimere indicazioni in merito ai professionisti da impiegare nella conduzione dei programmi Rai.
(2-00414) «Mulè, Gelmini, Aprea, Bagnasco, Bartolozzi, Biancofiore, Bignami, Cannatelli, Carrara, Casciello, Casino, Cassinelli, Cattaneo, Cortelazzo, Dall'Osso, D'Attis, D'Ettore, Ferraioli, Fiorini, Fitzgerald Nissoli, Gagliardi, Giacometto, Labriola, Mandelli, Marin, Marrocco, Mazzetti, Napoli, Nevi, Novelli, Orsini, Pella, Pentangelo, Perego Di Cremnago, Pettarin, Pittalis, Polidori, Porchietto, Ravetto, Rossello, Rosso, Rotondi, Ruffino, Ruggieri, Paolo Russo, Saccani Jotti, Santelli, Scoma, Siracusano, Sisto, Sozzani, Spena, Squeri, Maria Tripodi, Versace, Zanella, Zangrillo».

(10 giugno 2019)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro per il Sud, per sapere – premesso che:

   come è noto i competence center sono istituiti quali poli d'eccellenza realizzati con il coinvolgimento di università, centri di ricerca ed imprese, per lo sviluppo di «Industria 4.0» e sono stati previsti dalla legge finanziaria per il 2017 (legge 11 dicembre 2016, n. 232) che, al comma 115 dell'articolo 1, dispone che «con decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze (...) sono definite le modalità di costituzione e le forme di finanziamento di centri di competenza ad alta specializzazione, nella forma del partenariato pubblico-privato, aventi lo scopo di promuovere e realizzare progetti di ricerca applicata, di trasferimento tecnologico e di formazione su tecnologie avanzate, nel quadro degli interventi connessi al Piano nazionale Industria 4.0»;

   il decreto del Ministero dello sviluppo economico 12 settembre 2017, n. 214 (entrato in vigore il 24 gennaio 2018), ha definito «“centro di competenza ad alta specializzazione”: un polo di innovazione costituito, secondo il modello di partenariato pubblico-privato, da almeno un organismo di ricerca e da una o più imprese», aggiungendo che «il numero dei partner pubblici non può superare la misura del 50 per cento dei partner complessivi»;

   lo stesso decreto ha poi stabilito che il programma di attività è finalizzato ad erogare servizi di: orientamento alle imprese, in particolare piccole e medie imprese, formazione alle imprese, nonché attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale sviluppo sperimentale, proposti dalle imprese, e fornitura di servizi di trasferimento tecnologico. Il 24 maggio 2018 è stata poi pubblicata la graduatoria redatta sulla base di un bando del gennaio 2018, che ha confermato la quasi totale assenza delle regioni del Sud del Paese;

   in totale sono otto i competence center che sono stati valutati nell'ordine seguente:

    a) Manufacturing 4.0 del Politecnico di Torino e dell'Università di Torino assieme a ventiquattro aziende private;

    b) Made in Italy del Politecnico di Milano, insieme a 39 aziende e le università di Bergamo, Brescia e Pavia;

    c) Bi-Rex dell'Università di Bologna, con un consorzio di 57 soggetti tra cui atenei quali Modena-Reggio Emilia, Ferrara, Parma;

    d) Smact dell'Università di Padova che vede anche la partecipazione di Verona, Venezia Cà Foscari e la Iuav, Trento, Udine, la Sissa di Trieste, la Libera Università di Bolzano, la Fondazione «Bruno Kessler» di Trento e l'Istituto nazionale di fisica nucleare locale;

    e) Start 4.0 del Cnr, nel quale sono coinvolte la regione Liguria e alcune realtà del territorio;

    f) Artes 4.0 della Scuola Superiore «Sant'Anna» di Pisa con tredici tra Università e centri di ricerca e ben 146 imprese;

    g) Cyber 4.0 dell'Università La Sapienza di Roma con 37 i soggetti coinvolti tra cui Inail, Cnr e l'Università dell'Aquila;

    h) Meditech dell'Università Federico II di Napoli e del Politecnico di Bari, assieme all'Università di Salerno, Università della Campania «Luigi Vanvitelli», Università del Sannio, Università di Napoli Parthenope, Università di Bari «Aldo Moro»;

   come si può notare, con assoluta evidenza, tra gli otto competence center approvati, ben 5 centri sono allocati al Nord, due al Centro ed uno al Sud. Nessuno nelle Isole;

   la circostanza che soltanto uno dei centri sia allocato in una regione del Sud e funzionale ad un sistema territoriale meridionale, a fronte di una popolazione corrispondente al 34 per cento di quella italiana, fa emergere una discriminazione che non solo si riflette sulla corretta distribuzione delle risorse per le infrastrutture, ma svolge effetti del tutto inversi rispetto all'esigenza della perequazione infrastrutturale necessaria ad affrontare il grave divario che ancora divide il Paese e che così rischia di appesantirsi ulteriormente. Giova evidenziare, al riguardo, che nel Mezzogiorno, come recentemente rilevato dal Governatore della Banca d'Italia nelle ultime considerazioni finali, esempio emblematico del divario economico Nord-Sud sia proprio il ritardo tecnologico, nel Mezzogiorno, infatti, «la quota del valore aggiunto riferibile all'economia digitale, prossima al 2,5 per cento, è inferiore di oltre tre punti a quella del Centro-Nord»;

   va poi segnalato che nessun centro di eccellenza risulti operativo nelle Isole e, in particolare, in Sicilia, a fronte di una popolazione corrispondente all'8,5 di quella italiana. A questo si aggiunga che in Sicilia si registra la presenza di un solo centro (a Catania) dell'articolata rete dei Digital innovation hub, di fatto la porta di accesso delle imprese al mondo di «Industria 4.0»;

   tutto ciò indebolisce ogni sforzo per ridurre il divario digitale tra il Nord e il Sud Italia e determina, solo per fare un esempio, il rischio di vanificare gli ingenti investimenti fatti per potenziare l'infrastrutturazione del Sud con la banda larga e ultralarga;

   va peraltro segnalato che il Pon legalità 2014-2020, unico in Italia, prevede uno specifico ed ingente finanziamento per la realizzazione del grande Data center di Palermo per la realizzazione del quale questa regione ha già acquisito il centro direzionale ex-Asi di Brancaccio;

   è chiaro che, nel caso dei competence center, le responsabilità appartengono per intero al precedente Governo che nella legge, nel decreto e nel bando non ha previsto alcun imprescindibile correttivo per una corretta distribuzione territoriale al fine di garantire la conseguente equilibrata presenza di tali centri nel Sud e nelle Isole;

   si tratta, però, adesso di porre urgentemente rimedio e per questo appare necessario l'intervento dell'attuale Governo statale in collaborazione con le istituzioni regionali e locali;

   occorre prevedere, quindi, l'istituzione di un competence center con sede in Sicilia, basato sul partenariato tra le università locali, il Cnr, i centri di ricerca e le grandi aziende dell'isola ed in collaborazione con quelle della Sardegna;

   un centro di competenza ad alta specializzazione che eroghi servizi di orientamento e formazione alle imprese e attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale indirizzati, in particolare, alla necessità per le imprese di superare gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità;

   occorre da subito prevenire le obiezioni possibili in merito al fatto che i bandi siano già scaduti e che le risorse siano quindi già state assegnate;

   sono argomenti difficilmente sopportabili per milioni di siciliani, essendo le responsabilità determinate da errori o da pregiudizi di chi ha preso le decisioni e non ha previsto le indispensabili misure compensative per garantire una presenza equilibrata del Mezzogiorno e delle Isole;

   il Governo della Regione siciliana, come ha già in più occasioni dimostrato, intende puntare fino in fondo sulla partita dell'innovazione e sullo sviluppo del digitale ed a questo proposito considera la questione posta di fondamentale importanza, tanto da aver già dichiarato per iscritto la propria completa disponibilità ad individuare insieme con il Governo nazionale una soluzione nell'interesse dello sviluppo economico del Mezzogiorno;

   si tratta adesso di assumere una decisione che sia al contempo legittima e perequativa, che tenga conto dei diritti e delle necessità di sviluppo della più grande isola del Mediterraneo –:

   se il Governo intenda intraprendere tempestivamente le opportune iniziative volte a modificare immediatamente la legge e il decreto sopra citati, prevedendo la destinazione di specifiche agevolazioni basate sui principi di coesione sociale e di perequazione territoriale e così riaprire il bando ed utilizzare risorse aggiuntive o ridurre proporzionalmente quelle già assegnate agli altri centri;

   se il Governo intenda realmente investire sul Sud e sulle Isole ed invertire la tendenza che vede languire la politica di perequazione infrastrutturale in un settore essenziale, qual è la digital transformation, per offrire ai giovani meridionali e, in particolare, ai siciliani una chance per restare a lavorare nella propria terra, sottraendoli al drammatico destino dell'emigrazione.
(2-00421) «Bartolozzi, Baratto, Dall'Osso, Rosso, Mulè, Pettarin, Fascina, Carrara, Sozzani, Prestigiacomo, Minardo, Siracusano, Pittalis, Germanà, Cassinelli, Bagnasco, Napoli, Zangrillo, Zanettin, Pella, Giacometto, Sisto, Novelli, Palmieri, Rossello, Fatuzzo, Cannatelli, Sorte, Squeri, Cappellacci, Pedrazzini, Anna Lisa Baroni, Maria Tripodi, Ravetto, Cortelazzo, Vietina, Perego Di Cremnago, Sandra Savino, Mazzetti, Orsini, D'Attis, Occhiuto, Milanato, Benigni, Ripani, Aprea, D'Ettore».

(18 giugno 2019)