TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 186 di Venerdì 7 giugno 2019
INTERPELLANZE URGENTI
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
nella regione siciliana l'attuale assessore regionale alla salute sta procedendo alla chiusura e alla riconversione di strutture complesse in strutture semplici e/o semplici dipartimentali in ambito ospedaliero, ad avviso degli interpellanti, difformemente a quanto previsto dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera»;
il predetto assessore ha indicato il presidio ospedaliero Abele Ajello di Mazara del Vallo quale dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione (Dea) di I Livello ai sensi del decreto ministeriale n. 70;
l'Allegato 1, punto 2.3, del decreto ministeriale n. 70 del 2015 stabilisce che «I presidi ospedalieri di I livello, con bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti, sono strutture sede di Dipartimento di Emergenza Accettazione (DEA) di I livello, dotate delle seguenti specialità: Medicina Interna, Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia (se prevista per numero di parti/anno), Pediatria, Cardiologia con Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (U.T.I.C.), Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, con servizio medico di guardia attiva e/o di reperibilità oppure in rete per le patologie che la prevedono. Devono essere presenti o disponibili in rete h. 24 i Servizi di Radiologia almeno con Tomografia assiale computerizzata (T.A.C) ed Ecografia, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale. Per le patologie complesse (quali i traumi, quelle cardiovascolari, lo stroke) devono essere previste forme di consultazione, di trasferimento delle immagini e protocolli concordati di trasferimento dei pazienti presso i Centri di II livello. Devono essere dotati, inoltre, di letti di “Osservazione Breve Intensiva” e di letti per la Terapia Subintensiva (anche a carattere multidisciplinare)»;
nonostante il presidio ospedaliero in esame sia stato classificato Dea di I livello, di recente sono stati declassati a «semplici» le unità operative complesse di chirurgia e cardiologia e sarebbe stata disposta la chiusura del punto nascita dell'ospedale di Mazara a decorrere dal 26 novembre;
dall'analisi della nuova rete ospedaliera siciliana emerge che tutti i presidi ospedalieri «etichettati» Dea di I livello sono dotati di una unità operativa complessa cardiologia ad eccezione dell'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, unico Dea di I livello ad avere una struttura semplice di chirurgia generale e di Cardiologia;
le prestazioni erogate dall'Unità operativa complessa di chirurgia generale del presidio ospedaliero Abele Ajello di Mazara del Vallo hanno consentito di eseguire nell'ultimo anno oltre 1.000 interventi chirurgici, di cui gran parte di chirurgia oncologica a media ed elevata complessità che rendono il reparto un'eccellenza nel panorama della sanità siciliana;
l'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo è una delle strutture ospedaliere più moderne ed efficienti dell'intero panorama sanitario siciliano grazie ad un investimento negli ultimi anni di oltre 30 milioni di euro spesi prima della sua riapertura al pubblico;
con il decreto amministrativo n. 629 del 31 marzo 2017 e successive modificazioni e integrazioni, emanato dal precedente assessore alla sanità, dottor Baldassare Gucciardi, era stato approvato il documento di riordino, comprensivo di documento metodologico, relative tabelle di sintesi e cronoprogramma per gli interventi per la riconduzione delle strutture complesse entro i parametri e gli standard stabiliti dal decreto ministeriale n. 70 del 2015;
il cronoprogramma per la riorganizzazione della rete ospedaliera della regione siciliana prevede la rifunzionalizzazione delle direzioni sanitarie di presidio del presidio ospedaliero di Mazara del Vallo al momento dell'approvazione definitiva della rete ospedaliera;
la nota prot. n. 59441 del 1° agosto 2018 avente oggetto il «rispetto del cronoprogramma per la riorganizzazione della rete ospedaliera della regione siciliana, inviato dall'Assessorato della Salute – Dipartimento Regionale per la Pianificazione strategica – Servizio 4 “Programmazione ospedaliera”, ha invitato “a riconvertire le strutture complesse indicate nell'allegato alla stessa nota, in Strutture Semplici e/o Semplici dipartimentali e/o da chiudere entro e non oltre il 15 agosto 2018”, secondo gli interpellanti contrariamente a quanto previsto dal decreto ministeriale n. 70»;
tutto quanto premesso, non si comprende la ratio sottesa alla decisione di «impoverire» tale realtà, invece di potenziarne i reparti che ne rappresentano un'eccellenza che inorgoglisce l'intera regione –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative ritenga opportuno intraprendere, per quanto di competenza, per assicurare l'effettiva e corretta osservanza del decreto ministeriale n. 70 del 2015, allegato 2.3, e garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
(2-00337) «Martinciglio, D'Arrando, Bologna, Lorefice, Menga, Nappi, Nesci, Sapia, Sarli, Trizzino, Leda Volpi, Gallinella, Gallo, Giarrizzo, Giordano, Giuliano, Giuliodori, Grimaldi, Gubitosa, Ianaro, Iorio, Iovino, L'Abbate, Lattanzio, Lombardo, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Macina, Maglione, Maniero, Manzo, Mariani».
(2 aprile 2019)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
il progetto «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», coordinato da Salute Donna Onlus con altre 23 associazioni è il primo progetto in Italia a consentire un dialogo pressoché costante fra le organizzazioni del terzo settore, gli oncologi ed ematologi, le imprese della salute e le istituzioni nazionali e regionali in merito alla presa in carico e cura dei pazienti oncologici;
il progetto – avviato nel 2014 – include una commissione tecnico scientifica di altissimo livello e consta di un intergruppo parlamentare nazionale e di ben quattro intergruppi consiliari regionali (Lombardia, Lazio, Calabria e Puglia). Tutti gli intergruppi sono denominati «Insieme per un impegno contro il cancro»;
nel corso della XVII legislatura è risultata frutto del dialogo con le associazioni che hanno aderito al progetto la mozione Rizzetto n. 1/01327. Fra gli impegni previsti dalla mozione vi sono state: iniziative al fine di istituire un fondo pubblico nazionale per i farmaci oncologici innovativi che fosse autonomo, per poter contribuire al rimborso alle regioni dei farmaci oncologici a forte carattere innovativo, soprattutto in vista dell'imminente ed esponenziale crescita dell'offerta nel settore, valutando la possibilità di finanziare lo stesso con il gettito derivante dal tabacco e da altre attività economiche impattanti sulla salute dei cittadini; iniziative affinché l'accesso ai farmaci innovativi fosse equo per tutti i cittadini sul territorio nazionale, anche affinché potessero essere esclusi i ritardi nella procedura di approvazione determinati dall'Aifa e, successivamente, dalle procedure predisposte dalle singole regioni;
di conseguenza, la legge di bilancio 2017 (legge 11 dicembre 2016, n. 232), all'articolo 1, comma 401, ha dato attuazione all'impegno preso nella mozione attraverso l'istituzione di un fondo di 500 milioni di euro per tre anni finalizzato all'acquisto da parte delle regioni dei medicinali oncologici innovativi;
con l'articolo 1, comma 550, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, è stato altresì disposto il trasferimento dal Ministero della salute allo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze dei fondi per il concorso al rimborso alle regioni per l'acquisto dei medicinali innovativi e oncologici innovativi. Lo stesso comma ha mantenuto la competenza già attribuita al Ministero della salute per la disciplina delle modalità operative di erogazione delle risorse stanziate;
il fondo per i farmaci oncologici innovativi è in scadenza quest'anno e necessiterà di conseguenza di un nuovo stanziamento di fondi in sede di legge di bilancio, anche alla luce del fatto che gli avanzamenti terapeutici negli ultimi anni sono stati rilevanti e che la malattia si va cronicizzando. In Italia vivono infatti con il cancro circa 3,4 milioni di malati ovvero il 6 per cento della popolazione;
il 6 marzo 2019 il Senato ha votato all'unanimità un ordine del giorno unitario che ha recepito integralmente l'accordo di legislatura del progetto «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere» presentato prima delle elezioni del 2018 ed accolto da numerosi partiti dell'arco costituzionale;
fra i 15 punti previsti dall'accordo di legislatura vi è anche l'impegno per il Governo di mantenere un adeguato e sostenibile finanziamento del fondo per i farmaci oncologici innovativi oltre al suo corretto ed uniforme utilizzo da parte delle regioni;
lo stesso testo approvato al Senato come ordine del giorno unitario è stato presentato in forma di mozione alla Camera dei deputati dall'onorevole Arianna Lazzarini (n. 1/00145) e verrà discusso dall'Aula l'11 giugno 2019;
a conferma dei rilevanti progressi scientifici nel campo dell'oncologia, in questi giorni, a Chicago, presso le assise dell’American Society for Clinical Oncology (ASCO), è stato presentato uno studio su un nuovo farmaco per il tumore al seno avanzato e metastatico nelle donne giovani e giovanissime. Per la prima volta si è dimostrato che un farmaco può accrescere la sopravvivenza. Dopo tre anni e mezzo, la sopravvivenza globale è stata del 70 per cento per le donne trattate con il farmaco e la terapia ormonale standard a fronte del 46 per cento per le trattate solo con la terapia ormonale standard, con una riduzione complessiva del rischio di morte del 29 per cento –:
se e in quale misura il Governo intenda promuovere un rifinanziamento del fondo per i farmaci oncologici innovativi;
se saranno tenute nel dovuto conto – ai fini del finanziamento del fondo – le rilevanti innovazioni terapeutiche in atto e la necessità di un loro adeguato finanziamento, al fine di garantirne la disponibilità per i pazienti oncologici;
se si intendano adottare iniziative per prevedere una modalità d'accesso ai farmaci migliore, più stringente e meno discrezionale, affinché le regioni che dovranno dispensare i medicinali ai pazienti non possano utilizzare questo fondo per altre spese relative all'oncologia ma unicamente per quei farmaci oncologici che hanno il requisito di innovatività secondo quanto stabilito dall'Aifa.
(2-00405) «Vanessa Cattoi, Bellachioma, Binelli, Boldi, Bordonali, Caffaratto, Cavandoli, Cestari, Colmellere, Comaroli, De Angelis, De Martini, Foscolo, Frassini, Gerardi, Gusmeroli, Lazzarini, Liuni, Locatelli, Loss, Murelli, Panizzut, Potenti, Pretto, Ribolla, Sutto, Tiramani, Tomasi, Ziello, Zóffili».
(4 giugno 2019)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
dal sito dell'Istat si apprende che a partire dal 2010, l'Istituto, insieme al Cnel, ha portato avanti un progetto con l'obiettivo di definire un sistema di misurazione del «Benessere equo e sostenibile» in Italia. L'iniziativa ha coinvolto numerosi rappresentanti delle parti sociali, della società civile ed esperti della materia al fine di selezionare i domini qualificanti il benessere nel nostro Paese egli indicatori per rappresentarlo. Il primo rapporto Bes è stato presentato presso la Camera dei deputati l'11 marzo 2013, mentre a giugno del 2014 è stato presentato il rapporto BES2014;
l'Istat si propone di raccogliere ed elaborare dati in tutti i settori del vivere sociale del Paese, raccoglie ed elabora dati sulle condizioni economiche delle famiglie, sulla vita quotidiana dei cittadini e sulle loro opinioni; elabora dati in relazione alla cultura, comunicazione e viaggi, sulla salute e sulla sanità pubblica, tuttavia questi dati rispetto al passato appaiono impoveriti;
lo studioso, il tecnico, il soggetto che intende acquisire un dato statistico spesso si trova a consultare dati o troppo generici o troppo criptici che richiedono approfondimenti con esperti di statistica e di matematica;
nonostante l'utilità del servizio di rilevazione dati offerto dall'Istat, a metà 2014, nell'ambito delle iniziative di razionalizzazione delle scuole di alta formazione della pubblica amministrazione operate dal Governo presieduto da Matteo Renzi, la Scuola superiore di statistica e di analisi sociali ed economiche è stata soppressa e parte – ma non tutte – delle sue funzioni sono state assorbite dalla Scuola nazionale di amministrazione;
le iniziative di razionalizzazione della spesa pubblica hanno determinato certamente l'impoverimento del dato statistico che spesso e demandato allo stesso soggetto che lo produce, ad esempio il Ministero della giustizia elabora dati tecnici riguardanti i contenziosi civili, penali, amministrativi e li confronta. Tuttavia si ritiene più corretto che questa raccolta ed elaborazione dati sia eseguita da un soggetto terzo ed estraneo alla produzione del dato stesso;
quanto all'impoverimento del dato statistico si segnala che, quanto al tema «Suicidi per motivazioni economiche», l'indagine è stata condotta dall'Osservatorio della Link Campus University in relazione al periodo 2012-2018 e non da un ente terzo quale appunto l'Istat; dall'indagine è emerso che la grave crisi economica ha drammaticamente determinato, da un lato, l'aumento del fenomeno dell'usura, dall'altro quello dei suicidi economici, quale extrema ratio di persone in gravi difficoltà economiche;
si è avvertita l'esigenza di definire le dimensioni di un fenomeno fortemente influenzato dalla crisi economica, ma anche dalla necessità di andare oltre la freddezza dei numeri individuando quei fattori economico-sociali che incidono su una scelta così estrema quale quella del suicidio; in sette anni di indagine sono emersi quasi 1.000 suicidi;
all'inizio del monitoraggio ad essere maggiormente colpita era la categoria degli imprenditori, oggi invece i dati dimostrano che l'incidenza dei suicidi è cresciuta soprattutto tra i disoccupati che, a causa della perdita del lavoro e dalla incapacità di reinserirsi nel mondo del lavoro, hanno scelto di togliersi la vita;
il dato assume contorni sconvolgenti e particolarmente allarmanti, tanto che questo Movimento ha da sempre assunto una posizione politica ben precisa e decisa in favore di un «Welfare State» che si muova in due direzioni: una in favore del sostegno al reddito, l'altra che si propone di rimettere in moto il mercato del lavoro;
date le premesse, ciò che a latere appare altresì sconvolgente è la presa di posizione del precedente Governo di sopprimere l'analisi statistica dei dati socioeconomici del Paese da parte dell'Istat, un istituto storicamente vocato alla raccolta e all'elaborazione dei dati sociali, economici, culturali e di tendenza del Paese, una scelta non di poco conto se si considera la grave crisi economica che si è verificata nell'ultimo decennio, che ha determinato conseguentemente l'impoverimento della popolazione nazionale; inoltre ciò che è apparso è il costante ed inesorabile peggioramento del dato statistico in generale –:
considerata anche l'urgenza e la particolare attualità politica della tematica, se sia intenzione del Governo adottare le iniziative di competenza per la riattivazione presso l'Istat della Scuola superiore di statistica e di analisi sociali ed economiche, una struttura vocata alla formazione, sempre presente nell'istituto e che nel tempo aveva svolto un compito di significativo pregio, con l'auspicio che il dato elaborato e fornito sia facile, accessibile e completo.
(2-00292) «Francesco Silvestri, Macina, Davide Aiello, Alaimo, Baldino, Berti, Bilotti, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, Dadone, D'Ambrosio, Dieni, Forciniti, Parisse, Elisa Tripodi, Piera Aiello, Bruno, Buompane, Businarolo, Cabras, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone, Cappellani, Carabetta, Carbonaro, Carelli, Carinelli, Casa, Romaniello».
(5 marzo 2019)
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
grave e inquietante è quanto accaduto a Genova in data 23 maggio 2019 ad un giornalista di Repubblica che stava seguendo il presidio antifascista convocato per contestare il comizio, indetto in città, da Casapound;
Stefano Origone, cronista di Repubblica, che stava seguendo fin dall'inizio il presidio è stato colpito da un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa;
come riportano gli organi di informazione, sulla base della ricostruzione fornita dallo stesso giornalista, Origone è stato ripetutamente colpito con manganellate e a calci anche quando caduto a terra e ha urlato «Sono un giornalista»;
solo l'intervento di un ispettore della questura di Genova ha interrotto il pestaggio nel quale avrebbe riportato, secondo le prime informazioni raccolte, due dita rotte ad una mano, una costola incrinata e contusioni ed ecchimosi sulla testa e su tutto il corpo;
vi sarebbero altri feriti che hanno dovuto far ricorso a cure sanitarie;
era stata più volte manifestata nei giorni precedenti l'inopportunità di consentire il comizio di Casapound, movimento di chiara matrice fascista, nella città medaglia d'oro della resistenza;
si tratta di un episodio grave che purtroppo vede per la città riaprirsi ferite dolorose –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto accaduto, se intenda approfondire le circostanze dell'aggressione ad un giornalista, se non ritenga che, per gli episodi occorsi, la manifestazione di Casapound non dovesse essere consentita dalle competenti autorità per evidenti rischi di ordine pubblico e come intenda garantire la tutela del diritto di cronaca e la protezione dei giornalisti che svolgono il loro indispensabile lavoro di informazione.
(2-00399) «Paita, Morani, Rizzo Nervo, Rosato, Marco Di Maio, Carnevali, Ungaro, Gribaudo, Pezzopane, Sensi, Ascani, Noja, Rossi, Nobili, Miceli, Cantini, Andrea Romano, Mauri, Pollastrini, Quartapelle Procopio, Lepri, Benamati, Bazoli, Boccia, Bonomo, De Menech, Franceschini, Fregolent, Gadda, Giachetti, Marattin, Martina, Morgoni, Orfini, Padoan, Pini, Pizzetti, Scalfarotto, Viscomi».
(30 maggio 2019)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la famiglia e le disabilità, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
il 30 maggio 2019 le Sezioni unite penali della Corte di Cassazione hanno emesso una sentenza in merito alla questione della commercializzazione dei prodotti derivati dalla coltivazione della Cannabis Sativa L., cosiddetti a basso contenuto di thc;
secondo i giudici «la commercializzazione di cannabis “sativa L.”, e in particolare di foglie, infiorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell'ambito di applicazione della legge 242 del 2016 che qualifica come lecita unicamente l'attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole, ai sensi dell'articolo 17, della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002 e che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati»;
sulla base di queste motivazioni la Corte di cassazione ha, quindi, affermato nella sua sentenza che «integrano reato le condotte di vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della “CANNABIS sativa L.”»;
in Italia i «cannabis shop», che vendono diversi prodotti a base di cannabis, dagli olii alle tisane, alle bevande energetiche fino ai biscottini, sono già oltre settecento in tutta Italia, con un incremento molto consistente registrato tra il 2017 e il 2018 specialmente in alcune regioni, come la Lombardia – di quasi il 100 per cento – e il Lazio, con un aumento di circa il 120 per cento;
già il parere emesso dal Consiglio superiore di sanità aveva evidenziato la pericolosità per la salute dei prodotti a base di cannabis contenente basse quantità di tetraidrocannabinolo (THC), e, nel rilevare che «non può essere esclusa la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa», il Consiglio aveva raccomandato di attivare le misure necessarie a bloccare la libera vendita di tali merci, «nell'interesse della salute individuale e pubblica»; nella stessa direzione si sono mosse da un anno anche numerose iniziative parlamentari – risoluzioni, mozioni, interrogazioni, interpellanze urgenti – proposte dal gruppo Fratelli d'Italia al solo fine di tutelare il diritto alla salute degli italiani;
da una stima dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt), nell'ultimo rapporto del 2018, l'Italia è terza in Europa per uso di cannabis, con una percentuale del 33,1 per cento, dopo Francia (41,4 per cento) e Danimarca (38,4 per cento);
il Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, annovera la cannabis tra tali sostanze e ne disciplina la produzione e la vendita a fini esclusivamente terapeutici;
inoltre, il Consiglio superiore di sanità, nel suo parere, indica tra i motivi per i quali non si può escludere la «pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa in cui viene indicata in etichetta la presenza di “cannabis” o “cannabis light” o “cannabis leggera”» il fatto che «possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili»;
tra i fattori di pericolosità il Consiglio cita anche il fatto che «tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre sia a breve sia a lungo termine»;
infine, il Consiglio rileva come «non appare, in particolare, che sia stato valutato il rischio connesso al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio, età, presenza di patologie concomitanti, stato di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione etc. così da evitare che l'assunzione inconsapevolmente percepita come “sicura” e “priva di effetti collaterali” si traduca in un danno per sé stessi o per gli altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione)»;
l'uso di cannabis in Italia sta dilagando e si sta rivelando una vera emergenza sociale ed educativa, alla quale occorre fare fronte sia sul piano normativo sia su quello della informazione e della prevenzione, attraverso campagne di sensibilizzazione in merito ai danni alla salute causati dall'assunzione di tale sostanza in particolare durante l'adolescenza, e all'incidenza dell'uso di cannabinoidi sulla commissione di reati e di incidenti stradali;
il citato parere del Consiglio superiore di sanità e la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione evidenziano l'urgente necessità di porre fine alla vendita di tutte le sostanze a base di cannabis, fatta eccezione solo per quelle la cui commercializzazione è consentita a fini medici e terapeutici –:
con quali modalità e tempistiche il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per garantire la cessazione della vendita e della commercializzazione al pubblico dei prodotti derivanti dalla coltivazione della Cannabis Sativa L.
(2-00407) «Bellucci, Lollobrigida, Mollicone, Deidda, Montaruli, Ferro, Frassinetti, Rampelli, Bucalo, Trancassini».
(4 giugno 2019)
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
la corte di appello di Caltanissetta, formata dai circondari dei tribunali ordinari di Caltanissetta, Enna e Gela, registra da tempo un insostenibile sottodimensionamento dell'organico togato;
nella relazione sull'amministrazione della giustizia della corte di appello di Caltanissetta relativa al periodo 1° luglio 2017-30 giugno 2018, presentata in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2019, permane nel distretto citato un preoccupante sottodimensionamento dei magistrati e del personale amministrativo;
la carenza di personale si riscontra in particolar modo nel tribunale di Gela, tanto che nella relazione sopra citata si sottolinea come «in un territorio ove la domanda di giustizia si è sempre più implementata sia nel settore civile che nel settore penale l'ufficio continua ad attraversare una situazione di grave emergenza a causa delle insostenibili scoperture registrate per nevralgiche posizioni funzionali»;
la prima firmataria del presente atto ha denunciato a più riprese, attraverso precisi atti di sindacato ispettivo, la preoccupante situazione di allarme che sta imperversando nelle strade di Gela, dove innumerevoli danneggiamenti e attentati incendiari stanno dilaniando la città stessa e mettendo in serio pericolo la sicurezza dei cittadini;
sino ad oggi, da parte del Governo, a quanto risulta agli interpellanti, non è stata intrapresa alcuna iniziativa per fronteggiare la grave situazione di pericolo che sta coinvolgendo i cittadini di Gela;
sul fronte della giustizia, nella relazione del presidente del tribunale di Gela si segnala, in particolare, che, come rilevato nell'ambito dell'ispezione ministeriale ordinaria svoltasi dal 20 giugno al 5 luglio 2017 e ripetutamente ribadito al Ministero della giustizia, la situazione di persistente deficit di organico ha comportato gravi difficoltà nella gestione del lavoro da parte del personale amministrativo;
nel tribunale di Gela si registra, infatti, la carenza di figure apicali di funzionario giudiziario (4 posti vacanti su 5) e di cancelliere (5 posti vacanti su 10), e soprattutto di quella del dirigente amministrativo a cui si aggiunge il gravissimo deficit di organico del personale amministrativo presente nell'ufficio del giudice di pace di Gela ove sono vacanti 2 dei 3 posti di cancelliere (scopertura 66 per cento);
rilevata la situazione di disagio determinato da significative carenze di organico, il tribunale di Gela non rientra tra le cosiddette sedi disagiate previste dall'articolo 1, comma 3, della legge 4 maggio 1998, n. 133;
la prima firmataria del presente atto ha denunciato, attraverso l'interrogazione a risposta orale n. 3-00244 del 16 ottobre 2018, il sottodimensionamento dell'ufficio gip-gup del tribunale di Palermo dove sono attualmente in servizio soltanto 13 magistrati meno della metà dei 28 previsti dalla pianta organica;
al citato atto di sindacato ispettivo, nonostante siano trascorsi sette mesi, non è ancora pervenuta alcuna risposta da parte del Ministro interpellato, lasciando i magistrati del gip-gup di Palermo abbandonati al loro destino;
il 16 aprile 2019 il Ministro interpellato, in visita alla corte d'appello di Caltanissetta e all'ala del palazzo attualmente interdetta per motivi strutturali, ha annunciato l'assunzione di 190 profili tecnici, tra ingegneri, architetti, geometri e periti a livello nazionale per fare fronte al necessario ammodernamento e messa in sicurezza delle strutture;
nella relazione presentata al Parlamento dal Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, il Ministro interpellato ha specificato come «in attuazione delle linee programmatiche dell'amministrazione della giustizia, all'interno della legge di bilancio è stato previsto l'aumento del ruolo organico della magistratura ordinaria di complessivi 600 magistrati, 530 dei quali con funzioni giudicanti e requirenti di merito, 65 con funzioni giudicanti e requirenti di legittimità e 5 con funzioni giudicanti e requirenti direttive di legittimità»;
allo stato attuale, le numerose dichiarazioni del Ministro interpellato sono, ad avviso degli interpellanti, lettera morta, considerato che non si ravvisano ancora iniziative concrete volte a contrastare l'inaccettabile sottodimensionamento dell'organico del tribunale di Gela che continua ad essere un indispensabile presidio dello Stato sul territorio, rappresentando un'eccellenza non solo da difendere ma anche e soprattutto da potenziare –:
se il Ministro interpellato non intenda intraprendere tempestivamente le opportune iniziative di competenza volte ad implementare la consistenza dell'organico sia dei magistrati che del personale che li coadiuva negli uffici giudiziari del tribunale di Gela per garantire una maggiore efficienza ed efficacia degli stessi uffici;
se il Ministro interpellato, alla luce della situazione di disagio determinata da significative carenze di organico, non intenda intraprendere le opportune iniziative di competenza al fine di prevedere che nell'elenco delle sedi per le quali sussistono i requisiti previsti dall'articolo 1, comma 3, della legge 4 maggio 1998, n. 133, sia compreso anche il tribunale di Gela.
(2-00406) «Bartolozzi, Occhiuto».
(4 giugno 2019)