TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 179 di Martedì 28 maggio 2019

 
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INTERROGAZIONI

A)

   PELLICANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della conferenza unificata del 12 luglio 2018 è stato discusso lo schema di decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la realizzazione del sistema nazionale delle ciclovie turistiche, un'infrastruttura che promuove la mobilità «dolce» e crea un'ulteriore attrattiva legata alle due ruote a pedali e al turismo sostenibile;

   in quell'occasione il Governo, per voce del Sottosegretario Michele Dell'Orco, ha confermato lo stanziamento complessivo di 361,78 milioni di euro;

   il cicloturismo europeo genera ricadute per circa 47 miliardi di euro ed è un'espressione innovativa del cambiamento dell'industria turistica;

   il litorale adriatico, veneto in particolare, si caratterizza per oltre 37 milioni di presenze turistiche, con una buona presenza di attrazioni storiche, culturali, naturalistiche che possono generare una domanda potenziale di turismo «lento», considerato che i principali centri del litorale sono a 50 chilometri, una distanza ideale per tutti, e che il 40 per cento delle presenze straniere nel territorio provengono dai primi 5 Paesi europei del cicloturismo, ovvero Germania, Danimarca, Olanda, Belgio, Finlandia (11 milioni di turisti) –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative concrete per la realizzazione della ciclovia adriatica nel tratto veneto, attraverso lo stanziamento di fondi dedicati e la firma di un protocollo di intesa per la sua progettazione.
(3-00553)

(25 febbraio 2019)

B)

   DALL'OSSO, PETTARIN, SANDRA SAVINO, RIZZETTO, CARFAGNA e GELMINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la crisi in Venezuela risale oramai al primo Governo del dittatore Nicolas Maduro dal 2013 al 2018, periodo in cui il prodotto interno lordo si è dimezzato;

   una nota società di estrazione petrolifera venezuelana, dall'insediamento di Maduro come Presidente, non ha effettuato investimenti per individuare nuovi giacimenti di petrolio e migliorare il proprio livello tecnologico tagliando le retribuzioni dei propri dipendenti che hanno reagito a tale situazione, con la conseguenza che Maduro ha affidato il controllo ad un generale dell'esercito;

   la crisi economica ha determinato un lungo periodo di iperinflazione che ha condotto la Banca centrale venezuelana a vendere le proprie riserve valutarie, con la conseguenza di una perdita di valore del bolivar fuerte e la messa in circolazione di banconote di nuovi tagli, creando nel solo 2018 un tasso di inflazione pari a 1.000.000 per cento;

   gli effetti della crisi hanno visto anche il sorgere di carenze alimentari e medicinali, un fenomeno che ha generato anche una crisi umanitaria senza precedenti colpendo anche la sanità, attraverso la carenza di farmaci, e creando un'aspettativa di vita più limitata;

   numerose sono le associazioni e gli enti che hanno cercato negli anni di fare pervenire aiuti umanitari alla popolazione con grandissima difficoltà;

   la popolazione italiana residente in Venezuela e certificata conta numerose decine di migliaia a cui si deve aggiungere l'emigrazione di prima, seconda e terza generazione non sempre iscritta all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero;

   le regioni si stanno muovendo autonomamente nel cercare di offrire ausilio ai propri corregionali e connazionali all'estero, il Friuli Venezia Giulia in primis;

   a seguito delle ultime elezioni e dell'atteggiamento restrittivo e dittatoriale di Nicolas Maduro anche l'Unione europea ha approvato una risoluzione con l'astensione dell'Italia che riconosce come leader legittimo Juan Gerardo Guaidó Màrquez divenuto già Presidente dell'Assemblea –:

   se il Governo abbia intenzione di offrire ausilio immediato ai nostri connazionali, italiani che hanno fatto grande il nome dell'Italia all'estero;

   se il Governo sia a conoscenza della situazione dei connazionali italiani in Venezuela ed attraverso quali canali abbia appreso le notizie;

   come il Governo abbia intenzione di offrire aiuti umanitari diretti alla popolazione venezuelana e, in primis, agli italiani in Venezuela;

   se il Governo sia a conoscenza della presenza numerosa e forte di connazionali all'estero che sono emigrati e continuano ad emigrare per sopravvivere, «fare fortuna» e fare grande il nome dell'Italia e come intenda preservare la stessa presenza, con particolare riguardo al Venezuela.
(3-00566)

(27 febbraio 2019)

C)

   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Modena è una struttura inaugurata nel 1991, costituita da dodici sezioni detentive maschili e una femminile e comprende sei sale colloqui, aree verdi, ludoteca, campo sportivo, palestra, diverse aule, teatro, due biblioteche, locale di culto e due laboratori;

   secondo i dati aggiornati al 30 gennaio 2017, il personale era sottodimensionato: dei 279 posti previsti, di cui 257 di polizia penitenziaria, erano effettivi solo 220, di cui 204 di polizia penitenziaria; mentre in termini di presenza di detenuti, la struttura era sovraffollata, in quanto, sui 369 posti regolamentari disponibili, erano presenti 487 detenuti;

   oltre a questa problematica, si aggiungono criticità strutturali, in particolare quelle relative: al ripristino della funzionalità degli impianti antiintrusione e antiscavalcamento del muro di cinta e all'installazione di telecamere; a un sistema di videosorveglianza dei reparti detentivi del padiglione principale, all'automazione dei cancelli del padiglione principale, ai dispositivi di protezione individuale e strumenti di comunicazione; alla ristrutturazione di 2 garitte; all'adeguamento della prevenzione incendi per il gruppo elettrogeno; alla soluzione per le infiltrazioni di acqua piovana nei locali dell'impresa di mantenimento e nella sala teatro, nella cappella, nell'ex falegnameria, nel reparto semilibertà; al gruppo Ups del nuovo padiglione detentivo, al ripristino del funzionamento di 9 cancelli del nuovo padiglione detentivo; all'adeguamento dell'impianto elettrico dell'infermeria; all'impermeabilizzazione della fossa ascensore del nuovo padiglione detentivo, al ripristino dell'illuminazione del parcheggio agenti e del parcheggio pubblico esterno;

   inoltre, i sindacati di categoria hanno più volte manifestato il proprio disagio nei confronti del comandante Mauro Pellegrino che recentemente è stato nuovamente destinato al comando della casa circondariale di Modena, dopo un distacco a Reggio Emilia: in passato, a seguito delle varie rimostranze da parte dei sindacati. Tale soggetto era stato allontanato producendo, secondo i sindacati, evidenti miglioramenti nella gestione e nell'amministrazione dell'istituto modenese grazie alla nuova gestione da parte del comandante;

   le organizzazioni sindacali hanno infatti richiesto che venisse adottato un provvedimento definitivo per allontanare il comandante Pellegrino, sulla scorta di quanto già successo per un caso analogo di incompatibilità ambientale in Emilia-Romagna, sulla scorta di alcune sentenze del Consiglio di Stato;

   inoltre, come in numerose carceri italiane, sono presenti in numero cospicuo detenuti stranieri, molti dei quali utilizzano come lingua madre l'arabo; vista anche la comprovata rilevanza delle carceri quali luogo di radicalizzazione dell'estremismo islamico, secondo l'interrogante l'insegnamento della lingua araba al personale di polizia penitenziaria di Modena, nonché degli altri istituti carcerari italiani, potrebbe costituire un utile mezzo al fine di contrastare efficacemente questo tipo di processi –:

   se intenda attivarsi al fine di porre rimedio alle carenze strutturali descritte in premessa;

   se e quali iniziative intenda intraprendere in relazione alla struttura di vertice della casa circondariale di Modena;

   se intenda attivarsi al fine di promuovere la formazione del personale della polizia penitenziaria in relazione all'insegnamento della lingua araba e alla prevenzione e al contrasto della radicalizzazione nelle carceri.
(3-00345)

(27 novembre 2018)

D)

   PELLICANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le ultime inchieste della direzione distrettuale antimafia di Venezia sulla criminalità organizzata in Veneto hanno messo in luce un sistema malavitoso organizzato e strutturato sul territorio, con la presenza di diversi esponenti della ’ndrangheta e della camorra, affiliati ai clan dei Casalesi, con l'arresto, in meno di una settimana, di più di 50 persone, coinvolte in diversi reati tra cui estorsione, usura, riciclaggio, rapina, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, scommesse e subappalti illegali;

   si tratta di un'organizzazione criminale penetrata nel sistema economico, bancario, imprenditoriale e sociale del territorio, attraverso la collaborazione con imprese, società, professionisti, avvocati, commercialisti;

   come emerso durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2019 della corte d'appello di Venezia, il problema preminente è quello relativo alla dotazione di personale, notevolmente sottodimensionato, che non è stato aumentato dalla revisione delle piante organiche disposta nell'agosto 2017 e, conseguentemente, non è adeguato a svolgere l'attività operativa. Si stima, infatti, che vi siano oltre 4 mila procedimenti da smaltire, ma la carenza di personale, in particolare magistrati e amministrativi, rende impossibile l'efficientamento della macchina giudiziaria veneta –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere le criticità riportate in premessa e consentire un funzionamento ottimale ed efficiente della corte d'appello di Venezia e del sistema giudiziario veneto, attraverso il potenziamento degli organici a garanzia dello stato di diritto e della sicurezza dei cittadini.
(3-00552)

(25 febbraio 2019)

   BUSINAROLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in una lettera inviata il 2 gennaio 2019, tra gli altri, ai parlamentari veneti, dal presidente della regione Veneto, Luca Zaia, è stata evidenziata la grave situazione in cui versa la corte d'appello di Venezia, legata alla carenza di organico, come evidenziato anche dal recente studio pubblicato dall'ufficio studi della Cgia di Mestre, dal titolo «Il Veneto nel sistema delle corti di appello», in collaborazione con la corte di appello di Venezia, da cui è risultato, per quest'ultima, un carico di pendenze molto elevato, superiore rispetto alla media nazionale, con 529 per magistrato onorario a fronte delle 439 della media nazionale;

   tale situazione, legata principalmente a una carenza di organico, produce pesanti ripercussioni con un rallentamento a livello produttivo, scoraggiando gli imprenditori locali e disincentivando quelli stranieri verso un territorio, come quello veneto, che nel 2017 ha prodotto 150 miliardi di euro;

   occorre sottolineare che la corte di appello di Venezia, terza in Italia per popolazione di riferimento, è quella però in cui il rapporto tra magistrati e abitanti è molto al di sotto della media nazionale e che, negli ultimi anni, i giudizi sopravvenuti sono aumentati quasi del doppio –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato, sulla base di quanto descritto in premessa, intenda porre in essere al fine di ristabilire condizioni adeguate per lo svolgimento dell'attività lavorativa dei magistrati e del personale amministrativo della corte di appello di Venezia e della relativa procura, anche al fine di tutelare i cittadini e fornire loro un apparato giudiziario efficiente.
(3-00739)

(27 maggio 2019)
(ex 5-01243 del 17 gennaio 2019)

MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE VOLTE A POTENZIARE IL SISTEMA DEI PAGAMENTI DEI DEBITI COMMERCIALI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

   La Camera,

   premesso che:

    il ritardo con il quale le amministrazioni pubbliche pagano le imprese che forniscono beni e servizi al settore pubblico costituisce un elemento di debolezza dell'economia del Paese, poiché la massa di risorse sottratte alle imprese ne rende difficile sia la gestione ordinaria che i piani di investimento, oltre a generare costi connessi alla ricerca di fonti alternative di finanziamento. Una situazione che colpisce principalmente le piccole e medie imprese, che sono le più esposte alle crisi di liquidità e per le quali è più difficile e oneroso l'accesso al credito. Tale ritardo genera ulteriori costi a carico delle amministrazioni ritardatarie, sia in relazione alla gestione del debito, sia in forza dell'obbligo del pagamento di more ed interessi che ne deriva. In sede di approvazione della direttiva del Parlamento e del Consiglio dell'Unione europea 2011/7/EU del 16 febbraio 2011 sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (sia della pubblica amministrazione che tra imprese) la Commissione europea ha rilevato che tali ritardi, nell'Unione, sono all'origine di un fallimento d'impresa su quattro e della perdita di 450.000 posti di lavoro all'anno;

    il rispetto dei tempi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni ha anche un effetto diretto sul prodotto interno lordo e un effetto positivo per le casse dello Stato, attraverso, da un lato, il versamento dell'iva da parte di chi riceve i pagamenti, dall'altro, attraverso il gettito dei tributi diretti e dei contributi sociali derivanti dalla ripresa produttiva generata dai pagamenti. Il Governo italiano, nel 2013, aveva stimato che grazie al pagamento di 30 miliardi di euro dei debiti della pubblica amministrazione, il prodotto interno lordo sarebbe aumentato, nel medesimo anno, dello 0,2 per cento. A questo si sarebbe aggiunto un maggior gettito dell'iva pari a circa il 20 per cento della somma erogata, ma anche, per via della ripresa occupazionale, un incremento dei tributi diretti e contributi sociali quantificabili, ipotizzando prudenzialmente un'elasticità unitaria del gettito, rispetto al prodotto interno lordo, in altri 2 miliardi di euro;

    l'Italia ha recepito la direttiva 2011/7/EU con il decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192, e la normativa è entrata in vigore il 1° gennaio 2013. Essa prevede l'obbligo per le pubbliche amministrazioni di pagare le imprese creditrici entro il termine massimo di 30 giorni, pena interessi di mora dell'8 per cento al di sopra di quello di riferimento della Banca centrale europea (Euribor). Sono previste possibilità di deroga con estensione del termine a 60 giorni, solo per alcuni casi specifici, come nel caso del settore sanitario. Deroghe che devono in ogni caso essere giustificate e approvate dalla Commissione europea;

    nel corso della XVII legislatura, in considerazione della vigenza della direttiva e dopo la comunicazione del marzo 2013 del Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, in cui si è chiarito che il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione non sarebbe rientrato nel calcolo del debito pubblico ai fini del patto di stabilità, si sono succeduti quattro distinti provvedimenti, con i quali lo Stato ha messo a disposizione per il pagamento dei debiti arretrati al 31 dicembre 2013 un importo prossimo ai 57 miliardi di euro;

    il decreto-legge «destinazione Italia» (n. 143 del 2013) ha inoltre ampliato a tutte le pubbliche amministrazioni, rispetto all'assieme limitato già previsto dal decreto-legge n. 35 del 2013, l'istituto della compensazione tra crediti commerciali e debiti tributari, consentendo alle imprese e agli altri contribuenti che vantano tali crediti nei confronti delle amministrazioni pubbliche, e nel contempo hanno debiti tributari, di poter compensare le due voci. Tale misura è stata più volte prorogata, da ultimo a tutto il 2018 dall'articolo 12-bis del decreto-legge n. 87 del 2018, con riferimento ai carichi affidati agli agenti della riscossione entro il 31 dicembre 2017, ma dal 2019 non è più operativa. La delega fiscale (legge n. 23 del 2014), riprendendo quanto stabilito dall'articolo 8, comma 1, dello statuto del contribuente (legge n. 212 del 2000), prevedeva che i meccanismi di compensazione, ivi comprese le partite di debito-credito nei confronti della pubblica amministrazione, diventassero strutturali;

    il 7 dicembre 2017 la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea, definendo «sistematico» il ritardo con cui le amministrazioni pubbliche italiane effettuano i pagamenti nelle transazioni commerciali;

    inoltre, il 7 giugno 2018 la Commissione europea ha deciso di inviare un ulteriore parere motivato all'Italia in quanto il suo diritto nazionale non è conforme alla direttiva sui ritardi di pagamento (direttiva 2011/7/UE). Per la Commissione le modifiche al codice dei contratti pubblici dell'aprile 2017, che hanno esteso sistematicamente di ulteriori 30 giorni i tempi di gestione del pagamento delle fatture per stato avanzamento lavori negli appalti pubblici, si configurano come una violazione della direttiva sui ritardi di pagamento. Tale normativa non è stata a tutt'oggi modificata, nonostante le richieste di modifica presentate in più sedi (legge di bilancio per il 2019, decreto-legge n. 32 del 2019 cosiddetto «sblocca cantieri»);

    dopo una fase sperimentale, dal 1° gennaio 2018 è in corso di implementazione Siope Plus, una nuova infrastruttura digitale avente l'obiettivo di migliorare la qualità dei dati per il monitoraggio della spesa pubblica e destinata anche a rilevare i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese fornitrici. Siope Plus fa parte del sistema di controlli della spesa pubblica inserito nella nuova legge di contabilità;

    tramite Siope Plus è possibile quantificare quale sia lo stock del debito commerciale della pubblica amministrazione: a inizio maggio 2019 il debito generato nel 2018 e ancora da onorare è pari a circa 27 miliardi di euro (la differenza tra 148,6 miliardi di euro di fatture emesse e 120,7 miliardi di euro di fatture pagate). Alla stessa data, lo stock complessivo del debito (scaduto e non) è pari a circa 57 miliardi di euro;

    si registra negli ultimi mesi un miglioramento dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, che risultano prossimi a quelli previsti dalla normativa dell'Unione europea. Si tratta, però, di dati medi, in cui convivono quelli riferiti ad amministrazioni da sempre virtuose, con quelli riferiti ad altre che continuano ad arrancare. In particolare, le amministrazioni del Nord pagano mediamente 18 giorni prima di quelle del Sud. Restano ancora di rilievo i problemi del debito verso i fornitori dei grandi comuni: Roma ha un debito di 1,5 miliardi di euro, Napoli di 433 milioni di euro, Milano di 338 milioni di euro e Torino di 299 milioni di euro;

    le misure adottate in questi mesi dal Governo in materia di pagamento dei debiti di fornitura della pubblica amministrazione, oltre alla già citata compensazione prevista nel decreto-legge n. 87 del 2012, scaduta a fine 2018, consistono in iniziative volte a introdurre:

     a) anticipazioni agli enti locali da parte delle tesorerie e delle istituzioni finanziarie, compresa la Cassa depositi e prestiti (legge di bilancio per il 2019);

     b) misure sanzionatorie per gli enti che non provvedono al pagamento dei debiti di fornitura entro i tempi contrattualmente previsti (legge di bilancio per il 2019);

     c) una modifica al codice degli appalti volta a chiudere la procedura di infrazione avviata contro l'Italia dall'Unione europea nel dicembre 2017, tramite riduzione dei termini di pagamento (legge europea 2018);

     d) misure contenute nel decreto-legge n. 135 del 2018 «semplificazione» (articoli 1 e 4) volte a costituire un fondo a garanzia delle piccole e medie imprese che sono in difficoltà nella restituzione delle rate di finanziamenti già contratti con banche e intermediari finanziari e sono titolari di crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, nonché a modificare il codice di procedura civile in materia di esecuzione forzata per rendere più agevole al debitore l'accesso all'istituto della conversione del pignoramento;

    il 2 agosto 2018 il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Luigi Di Maio, sollecitato dall'azione parlamentare, ha affermato che «(...) la misura della compensazione tra crediti e debiti (con la pubblica amministrazione) è una sensibilità del Governo e c'è tutta la volontà di stabilizzarla (...)». Nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 135 del 2019 è stato accolto l'ordine del giorno 9/1550/48 a prima firma Baldelli, volto ad impegnare il Governo «a valutare l'opportunità di adottare un provvedimento che attui organicamente l'articolo 8, comma 1, dello statuto del contribuente (legge n. 212 del 2000), nel quale si prevede che “l'obbligazione tributaria può essere estinta anche per compensazione”»,

impegna il Governo:

1) a sbloccare il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso imprese e professionisti, accelerandone i tempi, attraverso la verifica della possibilità di realizzare iniziative per:

   a) la stabilizzazione del meccanismo di compensazione tra crediti commerciali e debiti tributari previsto dal decreto-legge «destinazione Italia» (n. 143 del 2013), da ultimo prorogato a tutto il 2018 dall'articolo 12-bis del decreto-legge n. 87 del 2018;

   b) la modifica della normativa degli appalti nelle parti non conformi alla direttiva sui ritardi di pagamento n. 2011/7/UE, dando corso al parere motivato emesso il 7 giugno 2018 dalla Commissione europea;

   c) la modifica della disciplina relativa al documento unico di regolarità contributiva (durc), prevedendo che esso possa essere rilasciato qualora l'impresa dimostri di detenere crediti certi, liquidi ed esigibili in misura tale da non consentire versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali, prevedendo anche in tale ambito un meccanismo di compensazione;

   d) l'accelerazione del processo di adesione di tutte le amministrazioni pubbliche all'infrastruttura digitale Siope Plus al fine provvedere in tempi certi alla completa gestione informatica della fatturazione e dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, prevedendo specifiche misure per il monitoraggio del pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione e assicurando che i dati già disponibili sulla piattaforma elettronica per i crediti commerciali siano utilizzabili senza soluzione di continuità.
(1-00013) (Nuova formulazione) «Baldelli, Gelmini, Occhiuto, Bagnasco, Battilocchio, Biancofiore, Bignami, Cassinelli, Cattaneo, D'Attis, Della Frera, Fasano, Fatuzzo, Fitzgerald Nissoli, Gagliardi, Labriola, Mandelli, Marin, Martino, Mulè, Musella, Nevi, Novelli, Palmieri, Pettarin, Pittalis, Porchietto, Rosso, Rotondi, Ruffino, Saccani Jotti, Sozzani, Zangrillo, Polidori, Fiorini, Barelli, Squeri, Carrara».

(12 luglio 2018)