TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 177 di Venerdì 17 maggio 2019

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la regione Molise è commissariata per il piano di rientro dai debiti della sanità dal luglio del 2009;

   con l'articolo 25-septies del decreto-legge n. 119 del 23 ottobre 2018 convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, è stata introdotta l'incompatibilità tra la carica di presidente della regione ed il ruolo di commissario per i piani di rientro;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 dicembre 2018 sono stati nominati come commissario e sub commissario rispettivamente il dottor Angelo Giustini e la dottoressa Ida Grossi;

   l'11 aprile 2019 si è tenuto il primo tavolo di verifica degli adempimenti per il piano di rientro molisano della nuova gestione commissariale da cui sarebbe emerso un disavanzo di 22 milioni di euro così composto: 7 milioni di mancati trasferimenti dal bilancio della regione a quello sanità e 15 milioni di accantonamento prudenziali per eventuale non risoluzione di contenziosi per extrabudget per i privati accreditati;

   queste prime indiscrezioni emerse dalla stampa locale, confermate in quelle prime ore anche dal presidente della regione, hanno riacceso il pericolo di un nuovo innalzamento delle tasse per i cittadini molisani e l'attivazione di un nuovo blocco del turn over per medici ed operatori sanitari;

   nei giorni successivi ci sono stati incontri tra i vertici regionali e la struttura commissariale, pur restando tutti in attesa della pubblicazione dei verbali del tavolo di verifica dell'11 aprile 2019;

   nel corso dell'ultima sessione di bilancio in consiglio regionale il presidente Toma ha dichiarato: «Ho ricevuto una lettera di diffida da parte dei commissari con la quale mi chiedono di riversare integralmente la fiscalità perché manca una quota di 4,2 milioni. Ho risposto però che ho la necessità di conoscere tutte le partite del disavanzo che dovrebbero essere coperte dalla Regione» (fonte Primo Piano Molise 3 maggio 2019) –:

   se il Ministro interpellato non ritenga opportuno rendere disponibili i dati economico-finanziari presentati al tavolo di monitoraggio dell'11 aprile 2019 da parte della struttura commissariale e dell’advisor a supporto della regione e quali iniziative si intendano implementare per garantire la piena disponibilità dei servizi erogati presso le strutture ospedaliere presenti su tutto il territorio.
(2-00372) «Federico, D'Arrando, Massimo Enrico Baroni, Bologna, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Leda Volpi, Acunzo, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aresta, Ascari, Azzolina, Baldino, Barbuto».

(7 maggio 2019)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 4-13522 della XVII legislatura e con l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01922 nella presente legislatura il primo firmatario del presente atto evidenziava aspetti peculiari relativi all'autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata alla ditta Burgo Group di Altavilla Vicentina (Vicenza) nel 2008 e nel 2011 e di cui sono stati richiesti riesame e voltura il 31 dicembre 2015 dalla società Cartiere Villa Lagarina. In partenza venivano richieste potenzialità doppie per la produzione di carta e triple per la potenza elettrica del nuovo inceneritore. La quantità di rifiuti da incenerire prevista dal proponente (10 t/h) con riferimento alla sostanza secca avrebbe comportato un aumento di 5 t/h della medesima sostanza secca, rispetto a quelle autorizzate e superiore alla soglia Ippc di 3 t/h. Dopo numerosi ricorsi al Tar e una verifica peritale, la società ha accettato di non ritirare rifiuti da altri stabilimenti e di dimezzare la produzione cartaria annunciando che richiederà un incremento. Non è chiaro se l'inceneritore attualmente previsto sarebbe in grado di smaltire il pulper stabilito per lo stabilimento attuale e quindi se alla richiesta di raddoppio di produzione di carta conseguirà una richiesta di raddoppio dell'inceneritore stesso. Il paventato inceneritore in questa area così pressata dal punto di vista ambientale (Sin del polo chimico e polveri sottili che causano 89 decessi all'anno secondo i dati esposti dal dottor Paolo Ricci dell'Ats Valpadana nella valutazione di incidenza sanitaria) ha già causato l'emigrazione da Mantova di numerose famiglie residenti nei pressi della cartiera e il deprezzamento degli immobili, anche per importanti molestie olfattive presenti dal momento dell'insediamento della società del gruppo Pro-Gest, seppure non vi sia ancora formalmente produzione di carta né alcun inceneritore funzionante;

   di recente, è stata inviata una diffida da parte della provincia di Mantova nei confronti di Pro-Gest per aver accumulato materiale (non è chiaro se si tratta di carta da raccolta differenziata, rifiuti o carta già prodotta durante le sperimentazioni) in quantità maggiore alle 50 mila tonnellate concesse, stoccata anche in aree prive di impermeabilizzazione;

   è stato annunciato sulla stampa locale che una parte del materiale stoccato al suolo presso la cartiera è di provenienza statunitense, dato confermato dalla proprietà; la figlia dell'imprenditore Zago, Alessandra, ha fondato nel 2017 in California l’American Recycling Services (Ars.eco Inc.), una società di trading di carta e cartone da riciclare;

   è stata resa nota un'indagine della procura di Mantova in merito a gestione illecita di rifiuti in merito al materiale stoccato presso la cartiera, con il sequestro di depuratore, discarica e «fibra» depositata. Nei giorni successivi si è appreso che la qualità della «carta» statunitense era piuttosto scarsa con impurità importanti (nei video della Guardia di finanza si apprezzano elettrodomestici in mezzo alla carta) e superiori alla media italiana; per questo motivo la Cina dal 2018 ha bloccato l’import di maceri di carta di questo genere al di sopra dello 0,5 di impurità. Gli Stati Uniti hanno una produzione di RSU pro-capite superiore a 800 chilogrammi, contro i 500 scarsi italiani. La carta raccolta ed esportata dagli Usa secondo Epa supera i 9,2 milioni di tonnellate annue, contro i 3,4 raccolti in Italia. Fatti salvi eventuali riscontri penali appare importante sottolineare come l'Italia stia migliorando la propria filiera di gestione dei rifiuti a partire da una buona raccolta differenziata e con obiettivi di riciclo, di recupero di materia (come Ecopulplast nel settore cartario), di stimolo internazionale per le sue molte eccellenze, obiettivi che potrebbero essere inficiati da quantità importanti di rifiuti mal differenziati rifiutati finalmente dalla Cina con lo Sword act del 2018. Le impurità possono avere al loro interno anche materiali organici o altro che possono conferire caratteristiche critiche, anche con riferimento a molestie olfattive, direttamente o in fase di depurazione dei reflui;

   una parte dei rifiuti nei dintorni della cartiera risultano fanghi e potrebbero anche provenire dal Veneto, dove la proprietà ha stabilimenti, contestualmente a maceri di carta;

   non è noto il piano finanziario di questa filiera di gestione transoceanica e se sia sostenibile e basato su eventuali incentivi di Stato –:

   se il Ministro interpellato intenda verificare, per quanto di competenza, l'esistenza di accordi per il trattamento a livello nazionale di rifiuti differenziati provenienti dagli Usa da parte di ditte italiane, quali siano i suoi orientamenti in relazione a tale situazione, in particolare, in merito alla natura dei rifiuti o del materiale giunto dagli Usa a Mantova, e se intenda adottare iniziative per analizzare i dati finanziari della filiera;

   se, nell'ambito del tavolo nazionale sui limiti per i Pfas, intenda proporre un dosaggio dei Pfas in uscita dal depuratore dell'impianto Pro-Gest a Mantova che scarica nel fiume Mincio;

   se intenda adottare iniziative normative per prevedere la revoca alle autorizzazioni per il trattamento dei rifiuti in questo e in altri casi analoghi sul territorio nazionale.
(2-00381) «Zolezzi, Ilaria Fontana, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Carbonaro, Carelli, Carinelli, Casa, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Ciprini, Colletti, Corda, Corneli, Costanzo, Cubeddu, Currò, Dadone, D'Ambrosio, Sabrina De Carlo, De Giorgi, De Girolamo, De Lorenzis, De Lorenzo, De Toma, Del Grosso, Del Monaco, Del Sesto, Di Lauro».

(14 maggio 2019)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   la discarica di «Ca’ Filissine» situata a nord del comune di Pescantina, è un impianto di smaltimento autorizzato per rifiuti solidi urbani e assimilati, realizzato a partire da metà degli anni ’80 e si colloca su un potente complesso alluvionale;

   nell'agosto 2006, l'attività della discarica è stata posta sotto sequestro per l'inquinamento della prima falda freatica rilevato in prossimità del piezometro M7, posizionato a valle della parete est, al confine con la zona denominata «vigneto Ferrari»;

   come hanno rilevato i periti del tribunale nel 2007, erano infatti andati in default la rete di drenaggio e il sistema di captazione del percolato a causa della reimmissione nella stessa discarica del percolato concentrato;

   già nel 2010, a sequestro in corso, un comitato tecnico presieduto dall'università di Padova, provincia di Verona, agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto e regione Veneto, aveva messo in evidenza il coinvolgimento dell'inquinamento ad opera della vicina area del vigneto Ferrari, nonché la necessità di portare a chiusura la discarica Ca’ Filissine per la definitiva messa in sicurezza;

   nel corso del tempo si sono susseguiti molti progetti per la bonifica, tutti con apporto di nuovi rifiuti e le vicende della discarica in questione hanno riguardato anche quelle amministrative, considerata la rilevanza della questione tant'è che l'8 maggio 2013 si dimise il sindaco di Pescantina;

   con sentenza n. 2112/2012 del 15 ottobre 2012, il procedimento è stato definito in primo grado, con la sentenza del tribunale penale di Verona che ha condannato la maggior parte degli imputati per le contravvenzioni previste dai commi 2, 3 e 4 dell'articolo 256 del decreto legislativo n. 152 del 2006 nonché un dirigente del settore ecologia della provincia di Verona per il delitto di omissione di atti d'ufficio;

   la discarica è stata ritenuta causa, almeno in parte, dell'inquinamento della falda acquifera sottostante e la pratica di reimmettere in discarica il percolato dopo il trattamento ha pregiudicato la impermeabilizzazione della discarica, con conseguente infiltrazione nel suolo del suo contenuto liquido; il sequestro preventivo della discarica nel 2006 non ha impedito la continua formazione di nuovo percolato a causa degli agenti atmosferici;

   nella scorsa legislatura vi è stato un importante e significativo lavoro portato avanti a livello parlamentare e con i Governi nazionali a guida PD per individuare le risorse necessarie a presentare un progetto di bonifica senza apporto di rifiuti, a salvaguardia della salute dei cittadini di Pescantina e dei comuni limitrofi della Valpolicella con uno stanziamento di 65 milioni di euro;

   grazie allo stanziamento statale è stato possibile predisporre un più efficace e sicuro progetto di bonifica per portare a zero la quantità di rifiuti da conferire in discarica, inizialmente previsti a copertura dei costi di bonifica;

   è stato avviato un tavolo tra comune, regione, Arpav e Ministero competente per giungere alla definizione di un accordo di programma centrato sull'utilizzo delle risorse messe a disposizione per la bonifica e messa in sicurezza del territorio in questione;

   dopo diversi incontri ed una fitta corrispondenza tra i vari soggetti istituzionali la regione Veneto in data 16 novembre 2018 ha inviato, per la firma, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, presso la direzione generale salvaguardia territorio e acqua, la versione ultima dell'accordo di programma;

   da quella data si sono perse le tracce dell'accordo di programma e al comune di Pescantina non sono più giunte notizie, nonostante due successivi solleciti formali e altri di profilo informale;

   da articoli di stampa si apprende che presso la suddetta direzione ministeriale si siano tenuti alcuni incontri con un comitato di cittadini del comune di Pescantina oltreché con parlamentari e consiglieri regionali veronesi, senza che il sindaco, a quanto consta agli interpellanti, fosse informato o che almeno gli fosse comunicata risposta ufficiale alle sollecitazioni inoltrate, considerata la rilevanza della questione attinente alla bonifica della discarica;

   sempre da articoli di stampa il candidato sindaco della Lega, in vista delle prossime amministrative, in un passaggio durante la presentazione della sua candidatura ha auspicato di poter essere lui a firmare l'accordo di programma con il Ministero, alludendo ad avviso degli interpellanti ad un possibile rinvio della firma proprio a dopo le elezioni comunali del 26 maggio 2019;

   sarebbe paradossale e inquietante che, considerata la critica situazione ambientale con grave rischio per la salute pubblica, un atto importante come l'accordo di programma fosse subordinato a logiche di natura elettorale –:

   per quali ragioni non siano mai state fornite risposte ufficiali ai solleciti istituzionali formalizzati dal sindaco di Pescantina;

   quali siano state le ragioni dei ritardi che si sono oggettivamente accumulati dal mese di novembre del 2018 data di invio del testo definitivo da parte della regione Veneto e quando intenda procedere alla sottoscrizione definitiva dell'accordo di programma per la bonifica della discarica in questione, a tutela della salute dei cittadini del comprensorio.
(2-00385) «Zardini, Rotta, Dal Moro».

(14 maggio 2019)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   nel 2014 è entrato in vigore il tetto ai dirigenti della pubblica amministrazione, fissato in 240.000 euro (la parte fissa è pari a 192.000 euro, cui si aggiungono voci variabili legate alla tipologia e complessità di gestione, nonché ai risultati); il tetto ha interessato i dicasteri, gli enti pubblici e le autorità indipendenti ed è stato esteso anche alle società partecipate, ad esclusione di quelle quotate e quelle che emettono strumenti finanziari;

   il tetto sugli stipendi dei cosiddetti «manager pubblici» ha comportato tagli di notevole entità, arrivando in alcuni casi anche a dimezzare l'emolumento, anche se, pur con la «sforbiciata», il nostro Paese rimane, con una media di 212.000 euro annui, ancora ben sopra la media dei Paesi Ocse per la retribuzione delle figure apicali, che risulta essere pari a circa 132.000 euro;

   al tetto fissato per le figure apicali avrebbe dovuto conseguire necessariamente l'adeguamento degli stipendi delle fasce sottostanti le figure apicali, che riguardano circa 46.000 dirigenti; a tal fine, era previsto un successivo intervento per stabilire delle fasce sottostanti il livello apicale e determinare per ciascuna il limite dei compensi massimi, secondo il grado di responsabilità, ma esso non ha mai visto la luce;

   al tetto introdotto per i circa 2.000 apicali della pubblica amministrazione non ha fatto seguito una norma per riequilibrare le posizioni dei dirigenti sottostanti, neanche con riguardo alle società partecipate – sembrerebbe, tra l'altro, che non vi sia una mappatura o una banca dati con gli stipendi dei dirigenti delle società partecipate della pubblica amministrazione – circostanza che ha comportato e comporta una sperequazione tra emolumenti ed una vera e propria discrasia rispetto ai principi di equità, di responsabilità, complessità e risultato –:

   se e quali iniziative il Ministro interpellato intenda adottare per porre rimedio a quanto esposto in premessa, con riguardo agli squilibri determinatisi tra gli emolumenti delle diverse categorie di dirigenti conseguentemente all'introduzione del tetto per i soli apicali ed alla mancanza di trasparenza e conoscibilità.
(2-00383) «Macina, Dieni, Alaimo, Baldino, Berti, Bilotti, Maurizio Cattoi, Corneli, Dadone, D'Ambrosio, Forciniti, Parisse, Francesco Silvestri, Suriano, Elisa Tripodi, Gubitosa, Ianaro, Invidia, Iorio, Iovino, L'Abbate, Lattanzio, Liuzzi, Lombardo, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Maglione, Maniero, Manzo, Mariani, Marino, Martinciglio, Marzana, Masi, Melicchio, Migliorino, Misiti, Nitti, Olgiati, Pallini, Palmisano».

(14 maggio 2019)