TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 165 di Mercoledì 17 aprile 2019

 
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PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla IX Commissione (Trasporti):

MARINO ed altri: «Modifiche alla legge 9 agosto 2017, n. 128, in materia di affidamento dei servizi di trasporto nelle ferrovie turistiche isolate dalla rete ferroviaria nonché di vigilanza sull'applicazione delle norme di sicurezza». (1615)

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   BALDELLI, OCCHIUTO e MULÈ. – Al Ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta. – Per sapere – premesso che:

   il Garante per la protezione dei dati personali, con provvedimento n. 83 del 4 aprile 2019, ha comminato all'Associazione Rousseau, quale responsabile del trattamento e in tale qualità trasgressore, il pagamento di euro 50.000 a titolo di sanzione per la violazione di cui al combinato disposto degli articoli 32 e 83, paragrafo 4, lettera a), del regolamento (UE) 2016/679, oltre ad ingiungere alla stessa associazione i necessari adeguamenti indicati nel provvedimento (completare l'adozione delle misure di auditing informatico; provvedere ad assegnare credenziali di autenticazione ad uso esclusivo di ciascun utente con privilegi amministrativi, entro 10 giorni; entro 120 giorni rivisitazione complessiva delle iniziative di sicurezza adottate; infine, entro il termine di 60 giorni, una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati, riferita alle funzionalità di e-voting);

   la piattaforma Rousseau è stata lanciata nel 2016 e offre agli iscritti diverse funzioni: dalla votazione di liste elettorali alla partecipazione alla scrittura di leggi. La proprietà è dell'associazione di Davide Casaleggio e si sostiene grazie a «microdonazioni»;

   per il Garante per la protezione dei dati personali «il mancato, completo tracciamento degli accessi al database del sistema Rousseau e delle operazioni sullo stesso compiute configura la violazione di quel generale dovere di controllo sulla liceità dei trattamenti che grava sul titolare del trattamento e, in particolare, dell'obbligo di assicurare più adeguate garanzie di riservatezza agli iscritti alla piattaforma»;

   è evidente, quindi, come sussistano «importanti vulnerabilità» rispetto alle quali l'autorità è tenuta ad intervenire attraverso i poteri che le sono attribuiti, segnatamente alla luce della particolare rilevanza e delicatezza di una struttura, come la piattaforma Rousseau, che spesso sottopone al voto dei suoi iscritti molte delle decisioni sia di carattere programmatico, sia di carattere politico del più rappresentato in Parlamento tra i due partiti della maggioranza di Governo –:

   quale rapporto intercorra tra i componenti del Governo e la piattaforma Rousseau, anche in considerazione della vulnerabilità e della manipolabilità di tale strumento.
(3-00698)

(16 aprile 2019)

   TASSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'omicidio di un sottufficiale dei carabinieri, il maresciallo maggiore Di Gennaro, avvenuto sabato 13 aprile 2019 a Cagnano Varano in provincia di Foggia, riaccende i fari della cronaca criminale in un territorio difficile dove agisce la cosiddetta «quarta mafia»;

   la criticità della situazione dell'ordine pubblico in questa parte del Paese è resa ancor più drammaticamente evidente dal successivo episodio dell'omicidio di Cosimo Damiano Carbone – condannato all'ergastolo ma in permesso per motivi di salute – esponente di rilievo della criminalità organizzata locale, avvenuto a Trinitapoli, centro del basso Tavoliere ad una quarantina di chilometri da Foggia, domenica 14 aprile 2019;

   così come comunicato dagli inquirenti, il primo episodio non si inserisce in una logica di criminalità organizzata, ma configura l'espressione del livello di violenza che la malavita, organizzata e non, ha assunto nella zona e che sfocia in reazioni aggressive verso lo Stato, verso le forze dell'ordine e verso i cittadini;

   va sottolineato che dal 2017, anno della strage di San Marco in Lamis, in poi il livello di attenzione e di presenza dello Stato si è alzato e la qualità del lavoro degli organi inquirenti ha prodotto notevoli risultati;

   il territorio, però, è molto vasto, Foggia è la seconda provincia d'Italia per estensione e gli interessi illeciti sono molteplici: dal traffico di armi e stupefacenti alle estorsioni e all'usura, dai delitti contro il patrimonio a quelli contro l'ambiente, ambito nel quale stanno venendo alla luce azioni criminose legate allo smaltimento illecito di rifiuti, con la scoperta di rifiuti tossici «tombati», di discariche abusive e di scarichi illegali, ovviamente altamente inquinanti;

   in questo quadro decisamente critico sarebbe necessario un intervento ulteriore dello Stato, con un congruo incremento di forze dell'ordine e – poiché è noto che una direzione distrettuale antimafia può essere istituita solo nei capoluoghi sede di corte d'appello – la creazione di un distaccamento della direzione distrettuale antimafia medesima –:

   quali iniziative, alla luce di quanto esposto in premessa, il Governo intenda adottare per assicurare il rispetto della legalità, il diritto alla sicurezza e alla salute dei cittadini e per garantire un adeguato controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine nelle zone interessate dal fenomeno della cosiddetta «quarta mafia».
(3-00699)

(16 aprile 2019)

   FIANO, MIGLIORE, CECCANTI, MARCO DI MAIO, GIORGIS, MARTINA, ORFINI, POLLASTRINI, GRIBAUDO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   numerose sono state le promesse annunciate in campagna elettorale e nei primi mesi dell'attività di Governo dal Ministro interrogato, non ultima quella, largamente diffusa sugli organi di informazione, di effettuare tra i cinquecentomila e i seicentomila rimpatri di migranti irregolari, al punto che lo stesso Sottosegretario Giorgetti dichiarava che il Ministro interrogato «l'aveva sparata grossa»;

   da notizie a mezzo stampa risulta, invece, come tra il giugno 2018 e il dicembre 2018 siano stati rimpatriati 3.851 irregolari, registrando una diminuzione rispetto al medesimo intervallo di tempo nel 2017 pari al 3 per cento, mentre dal 1° gennaio 2019 al 17 febbraio 2019 i rimpatriati sarebbero stati appena 867, pari a soli 18 rimpatri al giorno;

   del resto la cifra stanziata per i rimpatri nell'ultimo anno è di appena 3.000.000 di euro in tre anni, a partire da uno stanziamento di 500.000 euro per il 2019, che equivale, considerando un costo medio per rimpatrio di circa 5.000 euro, ad un aumento di 100 rimpatri per il 2019 e 600 complessivi nel triennio;

   sul piano dell'azione politica, poi, il Governo non è innanzitutto riuscito a stipulare quegli accordi fondamentali con i Paesi di provenienza dei flussi migratori che sono il presupposto necessario per ogni attività di rimpatrio;

   contemporaneamente, talune misure introdotte nel cosiddetto «decreto sicurezza», come l'abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, lungi dall'aumentare il livello di sicurezza del nostro Paese, hanno ad avviso degli interroganti reso illegali dall'oggi al domani persone fino ad oggi integrate, paradossalmente ingrossando il numero delle persone da rimpatriare e i costi per sostenere tali rimpatri;

   allo stesso modo il sostanziale smantellamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), escludendo dalla possibilità di usufruire dei relativi servizi sia i richiedenti la protezione internazionale sia i titolari di protezione umanitaria, ha ulteriormente marginalizzato migranti fino ad oggi legalmente presenti e integrati nel nostro Paese –:

   a seguito dello stallo nelle negoziazioni in atto sugli accordi bilaterali e di quelle che appaiono agli interroganti gravissime misure adottate, come nel caso dell'abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e del sostanziale smantellamento del sistema Sprar, quale sia attualmente la situazione dei migranti in Italia anche in conseguenza dell'applicazione del «decreto sicurezza» e, in particolare, quale sia il numero delle persone sprovviste di titolo regolare e la loro destinazione attuale e futura.
(3-00700)

(16 aprile 2019)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si apprende che il Ministro interrogato risulterebbe nuovamente indagato per il reato di sequestro di persona, questa volta a seguito della vicenda della nave Sea Watch 3;

   il reato, contestato anche al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro Luigi Di Maio e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, sarebbe stato commesso nel periodo dal 24 al 30 gennaio 2019 a Siracusa, al largo della quale era, appunto, ormeggiata la nave Sea Watch 3;

   sempre dalla stampa si apprende, altresì, che l'istruttoria sarebbe stata avviata dal tribunale dei ministri di Catania, in presenza della richiesta di archiviazione presentata a marzo 2019 dal procuratore di Catania, dottor Carmelo Zuccaro;

   la vicenda della nave Sea Watch 3, gestita dalla omonima organizzazione non governativa tedesca ma battente bandiera olandese, ha avuto inizio il 19 gennaio 2019, quando la nave fece salire a bordo 47 migranti che si trovavano su un barcone al largo della Libia, facendo, infine, rotta verso le coste della Sicilia;

   tale decisione sarebbe stata presa senza alcuna autorizzazione da parte delle autorità italiane e nonostante le diverse indicazioni del Governo olandese di dirigersi, invece, verso la più vicina Tunisia;

   l'organizzazione non governativa tedesca, oltre ad aver agito ad avviso degli interroganti in palese violazione della normativa internazionale sul diritto del mare e di quella nazionale in materia di immigrazione, con la decisione arbitraria di dirigersi verso le coste italiane e intraprendere così un viaggio ben più lungo rispetto ad altre possibili destinazioni, pare abbia messo anche a grave rischio la vita delle stesse decine di migranti a bordo della nave, giudicata poi anche dagli ispettori olandesi non idonea ad operazioni di salvataggio e trasporto;

   è stato solo grazie all'efficace intervento dell'attuale Governo che, pur senza assecondare improprie condotte di soccorso e navigazione che invece grazie ai precedenti Governi hanno negli scorsi anni determinato l'arrivo di migliaia di migranti irregolari sul territorio nazionale, si è giunti, infine, ad un accordo con altri 7 Paesi europei per l'accoglienza dei 47 migranti della Sea Watch 3 e all'autorizzazione all'attracco e sbarco nel porto di Catania il 31 gennaio 2019 –:

   se i fatti esposti in premessa e riportati dalla stampa relativi alla vicenda della nave Sea Watch 3 corrispondano al vero e quali iniziative il Ministro interrogato stia valutando di adottare o abbia già adottato a tale riguardo.
(3-00701)

(16 aprile 2019)

   MACINA, BALDINO, D'AMBROSIO, ELISA TRIPODI, DI STASIO, FARO, GIULIANO, LOVECCHIO, MENGA e TROIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese sta affrontando un momento di particolare allarme quanto a fatti criminosi che hanno segnato – e continuano a segnare – diverse zone della Campania e della Puglia;

   a Napoli e provincia, negli ultimi mesi, si è assistito all'incremento di episodi di violenza relativi a faide tra bande rivali per il controllo del territorio; nella sola città di Afragola sono esplose dieci bombe all'esterno di attività commerciali con ingenti danni alle stesse attività;

   anche nel centro di Napoli sono stati compiuti gravi atti intimidatori contro attività commerciali, quali l'esplosione di una bomba carta all'esterno della pizzeria Sorbillo, la sparatoria contro le pizzerie Granieri e Di Matteo;

   secondo la relazione semestrale della direzione investigativa antimafia prevale un uso spregiudicato della violenza nei quartieri di Forcella, Sanità, Piazza Mercato, Quartieri Spagnoli, Vasto, Case Nuove, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio;

   il 9 aprile 2019 è stato ucciso un uomo davanti agli occhi del figlio e ai bambini di una scuola elementare;

   la direzione investigativa antimafia evidenzia un forte disagio generazionale che interessa i giovani, per i quali i modelli criminali continuano ad esercitare una forte attrattiva, attraverso il radicarsi e l'espandersi delle cosiddette baby gang;

   in Puglia, soprattutto nel foggiano, sono stati fatti esplodere diversi ordigni;

   recentissimo, il 13 aprile 2019, l'agguato, a Cagnano Varano, che è costato la vita ad un maresciallo dei carabinieri, Vincenzo Di Gennaro, mentre prestava servizio in pattuglia;

   il Capo della polizia, in visita in prefettura a Foggia a metà gennaio 2019, ha ribadito che per molto tempo «si è sottovalutata la pervasività e l'incisività delle organizzazioni criminali nella provincia di Foggia»;

   anche a Brindisi, dall'inizio del 2019, si registra un aumento di efferate rapine (in uffici postali, centri commerciali, sale giochi), furti e atti teppistici;

   i provvedimenti adottati in termini di prevenzione e repressione della criminalità risultano ancora parziali, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini;

   anche misure quali la videosorveglianza potrebbero rappresentare importanti passi per scongiurare il perpetrarsi di fatti tanto drammatici –:

   quali siano gli intendimenti in ordine ai fatti riferiti in premessa e, in particolare, all’escalation di violenza che si registra nelle zone del napoletano, del foggiano e del brindisino, nonché le misure urgenti che intenda adottare, per quanto di competenza, per mettere fine ad eventi tanto drammatici che mettono a rischio anche l'incolumità dei cittadini.
(3-00702)

(16 aprile 2019)

   FORNARO, MURONI, ROSTAN e PALAZZOTTO. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   l'intensificarsi degli scontri armati in Libia, in particolare nelle aree vicine alla capitale Tripoli, con il coinvolgimento dei civili e ormai centinaia di vittime, sta mostrando come il Paese sia in una situazione di aperta guerra civile, mentre non si intravede, al momento, un'efficace azione diplomatica in grado di fermare il conflitto;

   diversi sono i focolai di scontro tra le milizie del generale Khalifa Haftar e quelle fedeli al Primo ministro Fayez al Serraj, nell'ovest del Paese, ma tensioni sono presenti anche a Bengasi, nella parte orientale, con l'attentato al capo dell'antiterrorismo di Haftar;

   l'inasprirsi dei combattimenti determina uno stato di instabilità che rende assolutamente insicuri i porti del Paese, considerato anche, in tale situazione, l'incapacità della presunta guardia costiera libica di controllarli;

   si prospetta una crisi umanitaria che vedrà coinvolte non solo le migliaia di persone, provenienti da diversi Paesi africani, ora trattenute nei campi di detenzione, ma anche numerosi cittadini libici che potrebbero cercare la fuga dagli scontri armati;

   da Il Corriere della Sera del 14 aprile 2019 si apprende che il Presidente del Consiglio dei ministri avrebbe visionato un dossier, preparato dai Servizi, dove si indica la possibilità che, con l'estendersi del conflitto, in una prima fase almeno seimila persone cercheranno la via di fuga verso l'Italia e altre centinaia di migliaia sono potenziali profughi;

   tali previsioni sono state confermate, nel corso dell'audizione di fronte al Copasir, dal direttore dell'Aise (Agenzia per la sicurezza all'estero) Luciano Carta;

   il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato ai giornalisti durante la Fiera del Levante di Bari che «se ci sarà una crisi umanitaria l'Italia saprà affrontarla»;

   la Ministra interrogata, in una recente intervista a Radio Capital, ha dichiarato che «il pericolo che possano aumentare gli sbarchi è assoluto», sottolineando, inoltre, che «se si dovesse arrivare alla guerra, non avremmo migranti ma rifugiati e i rifugiati devono essere accolti» –:

   se la Ministra interrogata, per quanto di competenza, non intenda, in previsione di una possibile crisi dei profughi, proporre un'operazione militare e umanitaria, su modello di quella denominata «Mare Nostrum», che coinvolga i Paesi dell'Unione europea, affinché si possano porre in essere tutti gli strumenti necessari per potere affrontare al meglio la situazione, combattere i trafficanti di esseri umani e portare il necessario soccorso ai profughi.
(3-00703)

(16 aprile 2019)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   continua il conflitto in Libia, dove le forze del generale Haftar stanno attaccando da giorni la città di Tripoli, capitale dello Stato e sede del Governo di unità nazionale, guidato da al Serraj e appoggiato dalle nazioni occidentali;

   nella sola città di Tripoli ci sarebbero già diciottomila sfollati e, complessivamente, come riportano notizie giornalistiche, ci sarebbero circa ottocentomila persone pronte a lasciare la Libia;

   ieri, nel corso di un programma radiofonico il Ministro interrogato in merito al conflitto ha dichiarato «dobbiamo portare l'Europa dalla nostra parte, non è possibile farlo andando a parlare con quei partiti, movimenti e Paesi in Europa che impediscono di raggiungere gli obiettivi dell'Italia. Dobbiamo insistere per una soluzione europea» e che in caso di un attacco alla Libia «le conseguenze in termini di destabilizzazione ricadrebbero soprattutto sull'Italia»;

   l'avanzata unilaterale di Haftar sta dimostrando ad avviso degli interroganti non solo l'ambiguità della politica seguita da alcune nazioni europee sin qui, ma anche il fallimento strategico e tattico dell'Italia sulla partita libica;

   nel corso del medesimo programma, con riferimento alla possibile ondata di migranti in fuga dalla Libia che rischia di riversarsi sull'Italia, il Ministro interrogato ha affermato che «in questa fase il pericolo che possano aumentare gli sbarchi è assoluto, è vero» e che «in caso di una nuova guerra non avremmo migranti ma rifugiati. E i rifugiati si accolgono»;

   tali affermazioni sembrano sconfessare la linea di chiusura dei porti seguita sin qui dal Governo e, in particolare, dal Ministro Salvini –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere rispetto alla crisi libica, anche tenendo conto dei migranti che giungeranno in Italia nei prossimi mesi.
(3-00704)

(16 aprile 2019)