TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 164 di Martedì 16 aprile 2019

 
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INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI

A) Interpellanza

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 668, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, dispone che «i comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico possono, con regolamento di cui all'articolo 52 del decreto legislativo n. 446 del 1997, prevedere l'applicazione di una tariffa avente natura corrispettiva, in luogo della Tari»;

   la sentenza della Corte costituzionale n. 238 del 2009, le sentenze della Corte di cassazione (nn. 3756 del 2012, 4132 del 2015, 4723 del 2015 e 5078 del 2016), nonché l'Agenzia delle entrate, in risposta all'interpello 954-537/16, hanno confermato la non assoggettabilità ad Iva delle somme corrisposte a titolo di Tari, stante la natura «tributaria» e non «corrispettiva» della medesima;

   la Savno srl è una «azienda che gestisce il servizio integrato dei rifiuti solidi urbani per n. 44 comuni della provincia di Treviso e si occupa del servizio di raccolta delle principali frazioni merceologiche dei rifiuti, del loro trattamento e/o smaltimento, oltre che del servizio di fatturazione della tariffa rifiuti ai cittadini/utenti» (dal sito web);

   le fatture emesse dalla Savno risulterebbero all'interpellante irregolari in quanto sarebbe indicata in maniera chiara e leggibile «Tari – Tariffa rifiuti solidi urbani. Fattura ex art. 21 DPR 633/72 e DM 24/10/2000 n. 370 Iva a esigibilità immediata», mentre, come detto, è una tassa per natura e non è assoggettabile ad Iva;

   la società giustifica tale procedura proprio con l'applicazione del citato comma 668, sopra richiamato, classificando di conseguenza la «Tari tariffa corrispettiva», pur non essendo presente nell'ordinamento tale tipologia di tributo;

   ovviamente non basta l'apposizione della dicitura «tariffa corrispettiva» per assoggettare ad Iva il servizio di raccolta rifiuti solidi urbani quando vi è prova documentata di un'obbligazione tariffaria a monte sulla quale viene calcolato l'importo fatto pagare ai contribuenti, indipendentemente da quanto sia elevato il loro spirito civico e il rispetto per l'ambiente. Una tale gestione disincentiva nei fatti e nella pratica chiunque a produrre meno rifiuti, applicando dei conferimenti minimi a prescindere da quanto effettivamente prodotto e questo, a giudizio dell'interpellante, sia in aperta violazione dell'articolo 1 della legge n. 147 del 2013, che si ricorda disciplina un servizio puntualmente reso e non una tassa, che dell'articolo 14 della direttiva 2008/98/CE. Si tratterebbe pertanto, a giudizio dell'interpellante, di un meccanismo che vanifica le pronunce degli organi giurisdizionali sopra richiamati;

   le conseguenze di questa errata interpretazione normativa si rifletterebbero anche sull'incarico affidato alla società Sorit spa per il recupero degli importi insoluti; la società nella causale riporta la richiesta di pagamento avanzata come «Tari art. 1, comma 668, tributo provinciale» quando il comma citato dice ben altro;

   rispetto a detta società si rileva anche che, pur essendo essa una normalissima società di capitale soggetta al diritto comune che opera liberamente sul mercato seppur controllata dal Consorzio per i servizi di igiene del territorio TV1 e che non può in alcun modo essere classificata come ente pubblico, applica la riscossione tramite l'ingiunzione fiscale con una procedura, quindi, contraria alla normativa vigente;

   una copiosa giurisprudenza, infatti, afferma che l'emissione dell'ingiunzione fiscale deve considerarsi riservata ai soli enti pubblici in senso soggettivo e non può estendersi, per il divieto di analogia delle norme eccezionali (quale è lo strumento impositivo dell'ingiunzione fiscale), alle società private, quantunque integralmente possedute da enti pubblici;

   poiché, quindi, l'ingiunzione fiscale è un rimedio recuperatorio utilizzabile solo dagli enti pubblici in senso proprio, ne consegue che l'emissione di tali atti da parte della Savno srl è secondo l'interpellante illegittima (si cita in merito la sentenza del giudice di pace di Gragnano del 13 novembre 2010, che ha dichiarato illegittima la richiesta di pagamento del servizio idrico tramite ingiunzione fiscale);

   si fa presente che in merito a tale vicenda è stato presentato in data 31 ottobre 2018 un esposto denuncia presso la tenenza della guardia di finanza di Conegliano da parte di due consiglieri comunali, rispettivamente di Oderzo e Conegliano, comuni che rientrano tra i 44 serviti dalla Savno srl;

   alla luce di quanto esposto, l'amministrazione statale dovrebbe intervenire per salvaguardare i principi che regolano la vita quotidiana di qualsiasi cittadino dettando regole, ma soprattutto osservando e facendo osservare quanto sia la Corte costituzionale che la Corte di cassazione hanno stabilito con chiarezza circa il divieto di assoggettare ad Iva la Tari e di vietare l'uso improprio dell'ingiunzione fiscale da chi non ne è legittimato –:

   se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza per verificare quanto su esposto e chiarire definitivamente l'inapplicabilità dell'Iva sulla Tari e l'illegittimità della richiesta di pagamento della Tari tramite ingiunzione fiscale;

   se non ritenga, conseguentemente, di adottare ogni iniziativa di competenza affinché siano recuperate l'Iva erroneamente addebitata e le eventuali spese relative alle ingiunzioni fiscali notificate ai cittadini e richiesto contestualmente il rimborso di quanto dichiarato dalla Savno srl.
(2-00172) «D'Incà».

(7 novembre 2018)

B) Interrogazione

   GERMANÀ, PRESTIGIACOMO, BARTOLOZZI, MINARDO, SCOMA e SIRACUSANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   stando ai dati della Fondazione studi consulenti del lavoro, la Sicilia è la regione col più alto numero di addetti ai servizi pubblici per il lavoro: 1.737 su 7.934 operatori, poco meno del 22 per cento del personale operativo nei centri per l'impiego di tutta Italia. Ciononostante, sempre secondo la rilevazione svolta dalla richiamata fondazione, su 137 mila siciliani che ogni anno accedono all'indennità di disoccupazione «Naspi», ben 85 mila risultano ancora in attesa di offerte congrue di lavoro al quinto mese di erogazione del sussidio;

   tra i problemi principali che afferiscono ai servizi per l'impiego pubblici, a livello nazionale, vi è quello della necessità di riqualificare i dipendenti dei centri per l'impiego che, ai sensi della legge di bilancio per il 2019, come intervenuta anche sulla precedente normativa (legge di bilancio per il 2018), prevede nel corso dell'anno 2019 l'assunzione di nuove unità di personale attraverso due canali: quello delle singole regioni, competenti in materia di lavoro e con prerogative dirette sui servizi per l'impiego, e quello dello Stato attraverso Anpal servizi spa;

   Anpal servizi spa è una società di diritto privato totalmente partecipata di Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro, che attualmente svolge servizi di supporto tecnico presso i centri per l'impiego nelle diverse regioni;

   in Sicilia i servizi per l'impiego sono stati garantiti sin dai primi anni 2000, attraverso personale qualificato e competente con la costituzione di appositi sportelli multifunzionali finanziati con fondi comunitari in cui hanno operato lavoratori in possesso delle competenze richieste dalla normativa comunitaria: ormai noti come «ex sportellisti» della Regione siciliana. Attraverso tali servizi la Regione siciliana è dotata di un'ampia banca dati informativa che oggi potrebbe essere alla base di qualsiasi riforma o intervento organico del settore delle politiche attive del lavoro. Il personale è ormai rimasto senza lavoro nonostante le competenze e l'esperienza acquisita nel corso del tempo, che rappresenterebbe sicuramente un valido punto di partenza per il riordino del sistema delle politiche attive del lavoro in Sicilia;

   la legge regionale 17 maggio 2016, n. 8, all'articolo 13, comma 3-bis, reca una chiara disposizione volta a sanare il problema dei cosiddetti «ex sportellisti» siciliani;

   il 10 agosto 2018 il Ministro interrogato dichiarava, tramite il sito istituzionale dello stesso Ministero, che «il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è consapevole dell'emergenza sociale rappresentata dai circa 8 mila ex sportellisti impegnati dalla Regione siciliana in attività di formazione e servizi ai cittadini». Secondo la stessa nota, il Ministro interrogato starebbe «già operando con gli uffici del Ministero per ipotizzare dei percorsi di rafforzamento delle politiche per il lavoro e auspichiamo che la Regione siciliana, che ha in capo l'attuazione delle politiche per il lavora, possa supportare il Governo nell'azione di riordino»;

   ai sensi della normativa vigente le imminenti assunzioni di personale per rinforzare i servizi per l'impiego su tutto il territorio nazionale non prevedono alcun riferimento specifico ai soggetti che hanno già esperienza nell'ambito delle politiche attive del lavoro e men che meno a quelli sopra richiamati già impiegati per lungo tempo in Sicilia, disattendendo almeno per il momento quanto promesso nel corso dell'estate 2018 –:

   se, in vista dell'attuazione del piano assunzionale ai sensi dell'articolo 1, commi 255 e seguenti, della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio per il 2019), il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere, per quanto di competenza, iniziative urgenti, anche normative, volte a promuovere l'assunzione e il reinserimento lavorativo dei cosiddetti ex sportellisti della Regione siciliana.
(3-00508)

(11 febbraio 2019)

C) Interpellanza

   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   Alstom serroviaria spa impiega circa 2.600 persone in Italia in 8 siti, 31 depositi su tutto il territorio nazionale e 2 centri di eccellenza: Savigliano (Cuneo), per i treni Pendolino ad alta velocità, basati sulla tecnologia tilting, e i treni regionali, e Bologna, per il segnalamento ferroviario e i sistemi di trazione;

   nel febbraio 2017 Alstom, Ministero dello sviluppo economico, regione Piemonte e regione Lombardia hanno siglato un protocollo d'intesa per svolgere attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nei siti di Alstom di Savigliano e Sesto San Giovanni;

   nel mese di settembre 2017 è stato annunciato l'avvio delle procedure per la fusione tra Alstom e Siemens mobility, andando a creare il secondo gruppo mondiale nel settore; la fusione richiede, però, l'approvazione della Commissione europea e dell'Antitrust;

   a seguito di questa notizia, è avvenuto a Milano un incontro tra sindacati e rappresentanti della multinazionale francese sul rinnovo del premio di produzione e sulle garanzie occupazionali dopo l'annunciata sinergia tra i gruppi Alstom e Siemens;

   nel novembre 2018 la Commissione europea ha bloccato il progetto della fusione tra Alstom e Siemens mobility, esprimendo una serie di obiezioni all'accordo, ritenuto incompatibile con il mercato continentale per il timore di un duopolio fra i due colossi aziendali, costringendo a congelare l'intesa, in attesa di misure correttive ai segmenti di treni ad alta velocità, ai sistemi di controllo e ai network regionali;

   nel dicembre 2018, a seguito delle obiezioni alla proposta da parte della Commissione europea, le due società hanno assunto l'impegno a presentare una soluzione per arrivare a una riduzione del fatturato con la cessione di attività, tecnologie per i treni ad alta velocità e attività di segnalazione di Alstom in Europa, oltre ad alcuni asset di segnalazione Siemens per rispondere alle preoccupazioni europee in tema di antitrust;

   per quanto riguarda i prodotti di segnalamento si tratta di circa 600 persone coinvolte, di cui 20/30 persone in Italia, sul sito di Bologna;

   per quanto riguarda il materiale rotabile, sono emerse due possibili proposte: la prima riguarda la cessione di tutte le attività riguardanti il «Pendolino», dei contratti di manutenzione Pkp Polonia che coinvolgerebbe circa 80 persone e delle attività sull'Etr 610 Sbb a Savigliano che coinvolgerebbero circa 200 persone, oltre alla manutenzione del pendolino Evo, che vede circa 120 persone coinvolte. Per quanto riguarda il sito di Savigliano, inoltre, verrebbero offerte le aree del reparto fitting, reparto per il collaudo statico con il personale impiegatizio per poter portare a completamento la commessa Ntv, cedendo anche il futuro «Smart Pendolino», oggi ancora in fase di progettazione; la seconda riguarda la cessione del treno Velaro ad alta velocità di Siemens;

   la Commissione europea ora ha tempo fino al 18 febbraio 2019 per approvare le proposte fatte e dare il «via libera» alla costituzione della nuova società;

   i sindacati del gruppo Alstom Italia hanno già manifestato la loro preoccupazione date le recenti comunicazioni delle due società circa la tutela dell'occupazione in Francia e Germania, ponendo il dubbio che a soffrire maggiormente di tale fusione siano gli stabilimenti presenti in tutti gli altri Paesi (Italia compresa);

   le rappresentanze sindacali unitarie, riunite in consiglio di fabbrica, seriamente preoccupate dell'evolversi della situazione occupazionale dei dipendenti e unitamente al Coordinamento nazionale, hanno richiesto con urgenza un incontro con la direzione Alstom Italia per venire a conoscenza degli effetti di tali future scelte aziendali e delle eventuali ricadute occupazionali sui siti italiani sia di produzione sia di manutenzione;

   il consiglio comunale di Savigliano, in data 20 dicembre 2012, ha approvato un ordine del giorno con il quale si attenzionano la regione Piemonte e il Governo affinché tutelino gli interessi e garantiscano il proprio intervento per la sopravvivenza dello stabilimento Alstom di Savigliano e per il proseguimento della produzione del Pendolino in loco;

   lo stabilimento di Savigliano (Cuneo) rappresenta su scala nazionale un caso di eccellenza e si è aggiudicato commesse importanti e occupa, ad oggi, circa 830 dipendenti diretti tra operai e impiegati;

   un patto per garantire la protezione dei rispettivi lavoratori nei prossimi 4 anni è parte integrante dell'accordo tra Alstom e Siemens –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza della gravità della situazione, essendo il settore ferroviario fortemente strategico per il nostro Paese;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda urgentemente porre in essere al fine di salvaguardare il futuro di una realtà produttiva di alta specializzazione, come l’Alstom ferroviaria spa, in particolare nello specifico del sito di Savigliano, esempio di «industria 4.0».
(2-00211) «Dadone».

(28 dicembre 2018)

D) Interrogazione

   UBALDO PAGANO e RIZZO NERVO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'annosa questione riguardante le condizioni di precarietà del personale di ricerca sanitaria ha trovato finalmente una soluzione con la legge di bilancio per il 2018;

   difatti, la legge 27 dicembre 2017, n. 205, dal comma 422 al 434 dell'articolo 1, ha delineato un percorso (definito «piramide dei ricercatori») volto sia alla stabilizzazione che al nuovo reclutamento di personale ricercatore e di supporto alla ricerca degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e Istituti zooprofilattici sperimentali pubblici;

   la legge permette ai suddetti istituti di assumere personale di ricerca con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato della durata di 5 anni, rinnovabile per altri 5 anni in caso di valutazione positiva dell'attività svolta (commi 426-427), con eventuale passaggio a tempo indeterminato (comma 428) al termine dei 10 anni complessivi;

   contestualmente, la legge prevedeva (al comma 432) la possibilità per gli istituti di stabilizzare il personale collaboratore e ha stanziato ulteriori risorse in favore degli istituti per le assunzioni (comma 424): 19 milioni di euro per il 2018, 50 milioni per il 2019, 70 milioni per il 2020 e 90 milioni per 2021;

   al comma 425, la legge demandava la determinazione dei requisiti, dei titoli e l'individuazione delle procedure per l'assunzione dei ricercatori a un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, da emanare entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo accordo sancito in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

   in data 27 dicembre 2018, l'Aran e alcune organizzazioni e confederazioni sindacali hanno sottoscritto l'ipotesi di contratto collettivo nazionale del lavoro per il personale ricercatore e di supporto alla ricerca;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che dovrebbe stabilire requisiti, titoli e procedure ai fini delle assunzioni, decorsi oltre 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge n. 205 del 2017, non è stato ancora emanato;

   il suddetto grave ritardo, oltre ad aver già causato l'esodo di oltre 500 ricercatori dagli istituti di ricerca sanitaria pubblica verso aziende e istituti privati, mette a rischio le risorse già stanziate per il 2019 (50 milioni di euro) per l'assunzione dei ricercatori precari –:

   se e in quali tempi il Governo intenda dare attuazione a quanto stabilito dal comma 425 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017, al fine di permettere l'avvio del procedimento sia di stabilizzazione che di nuovo reclutamento di personale di ricerca e di supporto, considerato che le procedure concorsuali per l'assunzione del personale non possono dispiegarsi senza la preventiva emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri richiamato dalla stessa norma.
(3-00694)

(15 aprile 2019)
(ex 5-01315 del 28 gennaio 2019)