TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 149 di Martedì 26 marzo 2019

 
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INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI

A) Interrogazione

   DELMASTRO DELLE VEDOVE e TRANCASSINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiesto una nuova procedura di valutazione dell'impatto ambientale sulla realizzazione del tratto autostradale della Pedemontina «Masserano-Ghemme»;

   la nuova procedura rischia, inoltre, di far decadere il finanziamento di 80 milioni di euro del «decreto sblocca Italia», che imponeva di presentare entro il 31 dicembre 2018 gli elaborati progettuali idonei per la sottoposizione all'approvazione del Cipe, oltre a mettere a rischio anche i 120 milioni di euro, finanziati attraverso i fondi Fsc. Anas, invece, ha sempre sostenuto che sarebbe necessaria solo la riconferma del parere di valutazione di impatto ambientale sulla Pedemontana già espresso nel 2011;

   a settembre 2017, i finanziamenti previsti per la tratta Masserano-Ghemme erano stati rimodulati sulle annualità 2018-2019, ponendo fine al ritardo accumulato da Anas nella progettazione della Pedemontana piemontese;

   già all'epoca si rischiava di compromettere il finanziamento di 80 milioni di euro previsti dalla legge finanziaria per il 2014, subordinati alla presentazione del progetto entro la fine del 2017;

   un apposito decreto aveva prorogato la scadenza, riprogrammando i fondi nelle annualità 2018 e 2019, rispettivamente 75,08 milioni e 4,54 milioni di euro;

   a maggio 2018 in provincia era stata fatta la presentazione del tracciato ufficiale; per realizzare i 13,7 chilometri sono disponibili 204 milioni di euro e, se il cronoprogramma sarà rispettato, il Biellese avrà il suo tratto di Pedemontana entro il 2024;

   contro questa decisione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è schierata anche l'Unione industriale biellese. Con una nota del presidente Carlo Piacenza, gli industriali ribadiscono la strategicità dell'opera per le imprese e il territorio, un'infrastruttura che il Piemonte tutto attende da oltre 30 anni;

   chiedere una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale vuol dire, di fatto, perdere il finanziamento destinato all'opera per ulteriori lungaggini burocratiche;

   l'opera è un volano dello sviluppo del territorio, perché permette ai prodotti delle aziende, eccellenze in Italia e nel mondo, di arrivare più velocemente sugli scaffali dei negozi per essere venduti ai consumatori;

   chiedere una nuova valutazione d'impatto ambientale vuol dire, quindi, frenare la crescita economica del Biellese e togliere lavoro e ricchezza al territorio –:

   quali siano le necessità alla base della richiesta di una nuova valutazione d'impatto ambientale;

   se si intendano adottare iniziative per prorogare il finanziamento già stanziato attraverso una rimodulazione degli investimenti nelle annualità a seguire.
(3-00330)

(16 novembre 2018)

B) Interrogazione

   LOMBARDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a circa 30 chilometri dalla città di Palermo si trova la piana di Partinico, un'area di grande valore naturalistico e paesaggistico di circa 50 chilometri quadrati attraversata dal fiume Nocella, la cui foce è situata in prossimità della baia di San Cataldo;

   la forte antropizzazione negli anni ha comportato fenomeni di inquinamento, causati dai numerosi scarichi abusivi di sostanze inquinanti nel fiume Nocella e, in particolare, in un suo affluente, il torrente Puddastri, che riceve scarichi provenienti da depuratori mal funzionanti, distillerie, oleifici, cantine e dalle cosiddette fosse imhoff; nel punto in cui il fiume Nocella riceve le acque del torrente Puddastri, il sistema fluviale diventa una vera e propria cloaca a cielo aperto, caratterizzata dai cattivi odori emanati dallo sversamento di reflui urbani e industriali non trattati;

   con la direttiva 2000/60/CE il Parlamento europeo e il Consiglio hanno istituito un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, finalizzato alla protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione e delle acque costiere e sotterranee;

   l'Unione europea ha avviato la procedura di infrazione (UE)2014/2059 a seguito della mancata attuazione in Italia della direttiva 1991/271/CEE, concernente il trattamento delle acque reflue urbane: i risultati del trattamento delle acque non risultano conformi a quanto stabilito dalla direttiva e parte del carico raccolto non viene inviato a trattamento. Ad oggi, risulta nominato un commissario straordinario per risolvere la procedura di infrazione; gravi sono i danni causati dalle attività antropiche sull'ecosistema: gli sversamenti incontrollati dei reflui, la realizzazione di porti e dighe, la cementificazione dei litorali e le opere di sbancamento hanno compromesso l'intero bacino idrografico del fiume Nocella, asse portante dell'infrastruttura ecologica locale; si osserva oggi una situazione di particolare degrado: lo scarico abusivo di sostanze inquinanti e la connessa mancanza di sistemi di depurazione delle acque, oltre a causare l'inquinamento di tipo olfattivo, hanno determinato un'insalubrità delle acque, causa del divieto di balneazione presso la spiaggia della baia di San Cataldo;

   il processo di degrado ambientale si ripropone periodicamente a partire dai primi anni ’80 in relazione all'irragionevole urbanizzazione della fascia costiera, alla mancanza di funzionali sistemi di depurazione delle acque reflue e al notevole impulso dato all'agricoltura, alla coltivazione della vite e all'incremento delle connesse attività industriali; ciò ha provocato un grave danno per l'economia dei paesi limitrofi, alla pesca e al turismo, con punte massime di degrado ecologico in corrispondenza dei comuni di Alcamo Marina e Trappeto;

   un recente campionamento delle acque del fiume Nocella in località San Cataldo, effettuato dalla Guardia portiera di Terrasini per l'Arpa Sicilia, ha evidenziato un miglioramento, estemporaneo e non stabile, della qualità delle acque legato alle forti piogge degli ultimi mesi; l'Arpa Sicilia ha contestualmente trasmesso un decalogo con il quale raccomanda ai comuni siciliani un impegno diretto finalizzato a verificare l'effettivo e corretto smaltimento dei fanghi di depurazione, attuare la vigilanza sulla gestione degli impianti, mettere in atto le azioni di salvaguardia e tutela dell'integrità ambientale del fiume –:

   quali iniziative, per quanto di competenza e in sinergia con gli enti territoriali, il Ministro interrogato abbia intenzione di portare avanti nell'immediato:

    a) per tutelare la vasta area della piana di Partinico attraversata dal fiume Nocella e contrastare il grave fenomeno dell'inquinamento causato dai numerosi scarichi abusivi e/o dagli impianti di depurazione mal funzionanti;

    b) per favorire la salvaguardia ambientale del bacino idrografico e il recupero ambientale del tratto di costa presso la baia di San Cataldo, ove il fiume, sfociando, rende la spiaggia non balneabile.
(3-00421)

(15 gennaio 2019)

C) Interpellanza

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il 14 giugno 2018, il garante dei detenuti della regione Emilia-Romagna, Marcello Marighelli, nel relazionare in commissione sull'attività del suo ufficio nel 2017, illustra come siano presenti in regione 3.488 detenuti (di cui 159 donne) e come il sovraffollamento sia aumentato in maniera preoccupante con un + 20 per cento in tre anni;

   negli ultimi tre anni la presenza di stranieri nelle carceri è aumentata del 5 per cento, arrivando a quota 1.170;

   nel 2017 i casi di suicidio in strutture della regione Emilia-Romagna sono stati 8, il doppio rispetto al 2016, mentre i tentativi di suicidio sono stati 125 e 1.383 gli atti di autolesionismo;

   il garante Marighelli, nella sua relazione, ha affrontato anche il tema delle criticità nelle strutture della regione, sottolineando come la condizione degli istituti penitenziari in Emilia-Romagna risenta di un'adeguata programmazione della manutenzione ordinaria ed alcune sedi, come Forlì e Ravenna, addirittura necessitino di interventi importanti, anche di manutenzione straordinaria;

   un aspetto preoccupante nelle carceri regionali dell'Emilia-Romagna riguarda anche la carenza di organico del personale di custodia ed ancor più del personale educativo e amministrativo, comprese le direzioni;

   in una nota congiunta di alcuni mesi fa, sottoscritta dai garanti nominati nell'ambito territoriale della regione Emilia-Romagna (garante regionale, garante del comune di Ferrara, garante del comune di Parma, garante del comune di Rimini e garante del comune di Bologna) insieme al provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria, nel segnalare un problema, quello del caldo, che si sarebbe certamente presentato da lì a pochi mesi, si suggerivano una serie di accorgimenti al fine di mitigare per tempo le condizioni di disagio dovute al clima come, per esempio: una diversa modulazione degli orari di permanenza all'aria aperta per le persone detenute così da evitare le ore più calde (la permanenza all'aria aperta nell'orario pomeridiano è prevista in via ordinaria tendenzialmente fra le 13 e le 15); la previsione di menù giornalieri che contemplino alimenti consigliati durante la stagione estiva; l'agevolazione dell'utilizzo dei frigoriferi nei reparti detentivi; l'apertura del blindo delle celle durante l'orario notturno per far circolare l'aria; l'acquisto di ventilatori;

   Nicola D'Amore, del sindacato dei penitenziari Sinappe, oltre a denunciare come nulla sia cambiato rispetto al precedente anno, né per i detenuti né per gli agenti del carcere della Dozza, evidenzia come i detenuti siano costretti ad utilizzare recipienti pieni di acqua per rinfrescarsi immergendoci i piedi o bagnandosi la fronte con pezze umide;

   queste condizioni di estremo disagio non fanno altro che acuire le tensioni tra i detenuti, facilitando la nascita di conflitti e aggressioni nei confronti degli agenti come quelli che hanno recentemente coinvolto il personale del carcere della Dozza;

   il grado di civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni dalle sue carceri, come diceva Voltaire –:

   se si intenda dotare, in tempi brevissimi e comunque entro la fine del mese di luglio 2018, il carcere della Dozza di ventilatori o apparecchi refrigeranti per i detenuti e di condizionatori per gli uffici degli agenti;

   se sia intenzione del Ministro interpellato avviare un piano di investimenti per migliorare le condizioni del carcere della Dozza e di tutti i carceri italiani;

   se si reputi opportuno avviare un piano di assunzioni di agenti, così da ridurre il divario tra il numero dei detenuti e quello degli agenti di polizia penitenziaria.
(2-00053) «Critelli, Rossi».

(17 luglio 2018)

D) Interrogazione

   DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI e FIDANZA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a più riprese, le amministrazioni comunali di Pomaretto e di Perosa Argentina hanno lamentato, nelle sedi opportune, continui problemi di ricezione del segnale radiotelevisivo sul territorio dei rispettivi comuni;

   in alcune località delle suddette zone il segnale radiotelevisivo è addirittura assente e l'unico modo per vedere la televisione è attraverso impianti satellitari;

   non difforme è la situazione in alcuni comuni montani del biellese, fra cui quelli della Valle Cervo;

   la popolazione dei comuni interessati, al pari del resto dei cittadini italiani, è tenuta a pagare il canone Rai – o meglio l'imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive nel territorio italiano – pur non potendo usufruire direttamente dei servizi offerti dalle tre emittenti pubbliche, disponibili solo dietro pagamento di extracosti legati alla ricezione dei servizi satellitari o alla costruzione di linee via cavo private;

   la Rai – Radiotelevisione italiana s.p.a. è la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia ed è partecipata al 99,56 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   la direzione servizi broadcast e gestione frequenza della Rai è a conoscenza della situazione, ma non è stato eseguito alcun intervento risolutivo del problema;

   per dare una risposta ai problemi strutturali delle aree interne è stata adottata un'apposita strategia nazionale, finanziata da fondi ordinari della legge di bilancio e da fondi comunitari –:

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza e in coordinamento con gli enti territoriali interessati, al fine di garantire alle popolazioni ivi residenti l'accesso completo al segnale radiotelevisivo.
(3-00253)

(18 ottobre 2018)

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE DI POLITICA ECONOMICA, ALLA LUCE DEI RECENTI DATI ECONOMICI

   La Camera,

   premesso che:

    sulla base dei dati comunicati dall'Istat il 5 marzo 2019, nel terzo e quarto trimestre 2018 – dopo 14 trimestri di crescita ininterrotta – la variazione congiunturale del prodotto interno lordo è risultata negativa e, nel quarto trimestre, si è azzerata anche la variazione tendenziale rispetto al quarto trimestre dell'anno precedente;

    secondo quanto diffuso dall'Istituto di statistica il 27 febbraio 2019, la fiducia delle imprese è in costante diminuzione dal giugno 2018, passando da un valore indice di 105,2 al 98,3 del febbraio 2019, che rappresenta il punto più basso degli ultimi anni; secondo gli stessi dati, si assiste ad un medesimo fenomeno di inversione del clima di fiducia dei consumatori, passato dal valore indice di 116,2 del luglio 2018 al 112,4 di febbraio 2019;

    il rapido deteriorarsi della crescita del reddito e del clima di fiducia degli agenti economici nazionali sta dando luogo a ripercussioni negative nel mercato del lavoro: i dati diffusi dall'Istat il 1° marzo 2019 evidenziano che, dall'insediamento del Governo Conte (1° giugno 2018) al 31 gennaio 2019, si sono persi 91 mila occupati e, in particolare, 53 mila unità di lavoro dipendente a tempo indeterminato, mentre si osserva un aumento di 32 mila unità di lavoro a tempo determinato;

    da maggio 2018 a dicembre 2018 si è inoltre verificato un deflusso di investimenti di portafoglio esteri dal nostro Paese pari cumulativamente a 109,4 miliardi di euro (di cui 88,1 miliardi relativi a strumenti di debito della pubblica amministrazione), come si osserva nei dati diffusi da Banca d'Italia il 19 gennaio 2019;

    il deciso peggioramento della congiuntura economica – dovuto al peggioramento della domanda interna e non alla componente estera – rende con assoluta evidenza del tutto irrealistico il quadro macroeconomico aggiornato dal Governo il 30 dicembre 2018, e basato su una crescita annua del prodotto interno lordo pari all'1 per cento – da ultimo criticata dall'Ocse, che stima un tasso addirittura negativo, pari a -0,2 per cento – e ad un indebitamento netto nominale pari al 2 per cento del reddito nazionale;

    nonostante gli annunci ripetutamente effettuati dal Governo fin dall'estate 2018, risultano ancora sostanzialmente fermi gli investimenti pubblici, previsti addirittura in calo di più di un miliardo di euro sull'esercizio 2019;

    questi andamenti confermano, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'incapacità di programmazione dimostrata dal Governo, aggravata da un'inversione di tendenza nella trasparenza che le diverse fasi del ciclo di bilancio imporrebbero, ai sensi della normativa nazionale ed europea, al processo di condivisione degli obiettivi di finanza pubblica;

    la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2018, che ha costituito il primo documento di programmazione presentato dal Governo in carica, oltre a proporre uno scenario programmatico inattendibile, come già previsto dai più autorevoli osservatori nazionali e internazionali, risultava altresì, per la prima volta, priva di alcuni elementi fondamentali, quali l'analisi di sensitività della dinamica del rapporto debito/prodotto interno lordo alle variabili macroeconomiche che ne determinano l'evoluzione e, nell'annesso relativo alla relazione al Parlamento, il piano di rientro di cui all'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012;

    i documenti programmatici di finanza pubblica svolgono una delicata e importante funzione informativa a livello nazionale, comunitario e internazionale, in grado di rendere pienamente visibili le scelte di policy; previsioni tendenziose e inattendibili possono compromettere notevolmente l'efficacia della programmazione finanziaria,

impegna il Governo:

1) al fine di assicurare la trasparenza e l'affidabilità dei conti pubblici, al servizio del Parlamento e dei cittadini, a delineare al più presto, nell'ambito del prossimo documento di economia e finanza – comunque da presentare alle Camere entro il 10 aprile 2019 – l'effetto sui conti pubblici del deciso peggioramento della congiuntura macroeconomica;

2) a chiarire come intenda rispettare gli impegni di finanza pubblica concordati con la Commissione europea ed esposti nell'aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica del 30 dicembre 2018, al fine di scongiurare una costosa procedura di infrazione;

3) a specificare come intenda evitare il peggioramento del rapporto debito/prodotto interno lordo – inevitabile, dato l'andamento della congiuntura, in assenza di interventi correttivi – che avrebbe pesanti ripercussioni sul costo di finanziamento delle passività dello Stato, innescando un pericoloso circolo vizioso già sperimentato in anni recenti in alcuni Stati membri dell'Unione europea;

4) ad esporre chiaramente quali nuove iniziative di politica economica intenda adottare nel corso del 2019 per contrastare la recessione, sostenere il reddito dei lavoratori e migliorare le condizioni strutturali di competitività e produttività del sistema delle imprese.
(1-00141) «Marattin, Boccia, Boschi, De Micheli, Madia, Melilli, Navarra, Padoan, Enrico Borghi, Fiano».

(13 marzo 2019)

   La Camera,

   premesso che:

    la legge di contabilità nazionale (legge n. 196 del 2009), come modificata dalla legge n. 163 del 2016, fissa al 10 aprile la data di presentazione alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, del principale strumento di programmazione economica e finanziaria nazionale, ovverosia il documento di economia e finanza, al cui interno è contenuto il programma di stabilità e il programma nazionale di riforma;

    la presentazione del documento di economia e finanza nella prima metà del mese di aprile è volta a consentire alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea del programma di stabilità e del programma nazionale di riforma, che potrà, in questo modo, tener conto delle indicazioni fornite nell'analisi annuale della crescita, predisposta all'inizio di ciascun anno dalla Commissione europea;

    in particolare, nell'ambito del documento di economia e finanza per il 2020, il Governo Conte, alla luce dei contenuti della legge di bilancio per il 2019 (legge 31 dicembre 2018, n. 145), sarà tenuto a fornire delle indicazioni puntuali su come il nostro Paese intenda rispettare gli impegni relativi ai conti pubblici per il 2020 e, in particolare, a spiegare se e come intende disinnescare circa 23,1 miliardi di euro di clausole di salvaguardia previsti nel corso del 2020 e 28,8 miliardi di euro nel 2021, che corrispondono a più di 50 miliardi di euro di aumenti Iva nel biennio, capaci di pregiudicare in modo irreversibile le condizioni economiche già precarie in cui versa il nostro Paese;

    sino ad oggi ancora non si comprende se il Governo eviterà detti aumenti con misure tese ad un innalzamento del livello di tassazione ovvero ad un pesante taglio della spesa pubblica, ovvero ancora con la modifica o abrogazione di alcune norme onerose della legge di bilancio per il 2019, ovvero ancora con non meglio definiti interventi sulla crescita di cui oggi si leggono solo gli annunci, finanziati in deficit o con il taglio delle agevolazioni fiscali (tax expenditures), di cui sono dubbi gli effetti di crescita sull'economia del Paese, senza contare che detti effetti, nella migliore delle ipotesi, potrebbero prodursi solo a partire dall'autunno 2019;

    ma ciò che appare ancor più preoccupante è che, secondo voci circolanti nell'ambiente, il Governo sarebbe intenzionato a presentare ad aprile 2019 un documento di economia e finanza contenente solo un quadro delle stime che rinvia all'autunno 2019, con la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2020, ogni decisione cruciale di natura programmatica che, secondo quanto previsto dalla legge di contabilità nazionale, dovrebbe essere invece contenuta nel documento di economia e finanza. Rispetto al documento di economia e finanza 2020, infatti, il Governo Conte è obbligato a presentare sia il quadro programmatico sia quello tendenziale relativo alla finanza pubblica;

    occorre, poi, considerare che, oltre ai citati interventi relativi alle clausole di salvaguardia previste dalla legge di bilancio per il 2019, il nostro Paese è a rischio di altri due interventi significativi dal punto di vista finanziario, due manovre economiche per essere precisi. La prima, da 2 miliardi di euro, sarà varata nel mese di luglio 2019, quando il Governo sarà costretto a far scattare la clausola «salva deficit» inserita nella legge di bilancio per il 2019, come voluto dalla Commissione europea nel caso in cui il rapporto deficit/prodotto interno lordo aumenti sopra l'obiettivo annuale del 2,04 per cento concordato nel dicembre 2018: un taglio secco di 2 miliardi di euro che colpirà inesorabilmente le dotazioni dei ministeri, 300 milioni di euro di tagli ai trasporti locali, oltre 100 milioni di euro di tagli per imprese e università e altri alla difesa e alla famiglia. La seconda è, infine, un'ulteriore manovra correttiva, stimata, per quanto risulta, in circa 10 miliardi di euro, volta a compensare l'eccesso di deficit che si viene a generare per effetto del crollo del prodotto interno lordo e dell'entrata dell'economia italiana in recessione;

    non a caso, recentissimamente il Vice Presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha invitato l'Italia a prendere nuove iniziative per ridurre il deficit e il debito pubblico che nel gennaio 2019 ha registrato un nuovo picco (dal Bollettino statistico mensile elaborato da Banca d'Italia si apprende, infatti, che a gennaio 2019 il debito pubblico si è attestato a di 2.358 miliardi di euro, rispetto ai quasi 2.317 miliardi di fine 2018. L'incremento mensile è stato pari a oltre 41 miliardi di euro. Il precedente massimo del debito pubblico italiano risaliva a novembre 2018: oltre 2.345 miliardi di euro). Di fronte a tale richiesta il Governo non potrà permettersi di presentare un documento di economia e finanza composto dal solo quadro tendenziale senza riportare quadro macroeconomico, perché ciò potrebbe innescare uno scontro con l'Unione europea, con conseguenze inimmaginabili sui mercati finanziari e il rischio che le agenzie di rating continuino ad abbassare se non a declassare il rating dell'Italia. A poco varrà ricorrere pure allo stratagemma di presentare un documento di economia e finanza con un quadro programmatico del tutto simile, se non identico al quadro tendenziale per mostrare la poca importanza attribuita al quadro programmatico che potrebbe essere modificato con la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza nell'autunno 2019, facendo leva sul fatto che in passato l'aumento dell'Iva è sempre stato evitato con altre misure che alla fine si sono tradotte nel solito ricorso al maggior deficit e alla maggior flessibilità concessa da parte dell'Unione europea, oltre che da ultimo con la reiterazione delle clausole di salvaguardia con importo maggiorato; alla luce di quanto accaduto durante la discussione del disegno di legge di bilancio per il 2019, questi escamotage non potranno essere più accettati dall'Unione europea che ha già chiarito nel dicembre 2018 che non sarà più possibile concedere ulteriore flessibilità all'Italia;

    va considerato, inoltre, che tutte le previsioni fatte sino ad oggi rilevano che la crescita italiana sarà ben al di sotto dell'1 per cento stimato dal fino ad ora dal Governo;

    l'Ocse ha annunciato che l'anno 2019 si chiuderà in recessione per l'Italia;

    il 20 marzo 2019 Fitch ha tagliato le stime di crescita dell'Italia. In particolare, nel 2019, secondo il «Global economic outlook», il prodotto interno lordo del nostro Paese crescerà solo dello 0,1 per cento, rispetto alla previsione dell'1,1 per cento del dicembre 2018, mentre nel 2020 la crescita attesa si riduce dall'1,2 allo 0,5 per cento;

    l'Italia, dopo la Turchia, è stato il Paese che ha subito la revisione più pesante del prodotto interno lordo 2019, pari a un punto percentuale nel giro di un trimestre;

    già nel mese di febbraio 2019 Fitch aveva tagliato le previsioni di crescita dell'Italia allo 0,3 per cento;

    alla luce di quanto precede, la scelta politica dell'attuale Governo di innalzare la pressione fiscale per le imprese, disincentivando il lavoro e avallando politiche meramente assistenzialistiche, come quelle relative all'introduzione del reddito di cittadinanza, è idonea a produrre, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, effetti catastrofici per la tenuta dei conti pubblici e la situazione economica del Paese;

    un recente rapporto dello studio internazionale Dla Piper ha calcolato che, per effetto della legge di bilancio per il 2019, il peso del fisco sulle imprese è già risalito sopra la soglia del 50 per cento: una percentuale tra le più alte al mondo. Inoltre, la pressione fiscale rischia di aumentare ancora notevolmente nei prossimi mesi;

    l'abolizione o la riduzione di misure agevolative pro-crescita come l'aiuto alla crescita economica, l'iper e super ammortamento e il patent box, infatti, creeranno un nuovo aggravio fiscale proprio sulle imprese, che sono tra le componenti della società che dovranno sopportare maggiormente i costi necessari per finanziare il reddito di cittadinanza e «quota 100». Le misure agevolative abolite avevano sicuramente creato un forte incentivo per le imprese ad investire in beni strumentali (iper e super ammortamento), nella proprietà intellettuale (patent box) e a finanziarsi attraverso il canale dell’equity anziché del debito, risolvendo un atavico problema della finanza d'impresa italiana, quello dell'eccessiva dipendenza dal finanziamento bancario. Senza di queste, le imprese saranno così costrette a ridurre di nuovo questi investimenti, i più importanti, tra le altre cose, per rimanere al passo con le imprese delle altre nazioni;

    il contesto generale appare, dunque, certamente negativo e anche se a gennaio 2019, nel fatturato e negli ordinativi delle aziende, si è assistito ad un'inversione di tendenza, con il +3,1 per cento dei fatturati ed il +1,8 per cento negli ordinativi, permangono settori fortemente colpiti dalla recessione, come quello automobilistico che ha chiuso nel mese di gennaio 2019 con il -21,5 per cento e si trova oggi a fare i conti anche con l'introduzione dell'ecotassa. Tale situazione si evolverà anche in base al modo in cui si concluderà la battaglia sui dazi tra Europa e Stati Uniti. Se, infatti, il Presidente Trump dovesse imporre una tariffa sulle importazioni di automobili europee, il colpo di grazia all'industria tedesca trascinerebbe anche le imprese italiane, che sono fra i maggiori sub-fornitori di quella industria;

    ulteriori effetti recessivi potrebbero prodursi qualora non si intervenga in modo chiaro e deciso sui fattori domestici che sono all'origine del rallentamento economico del Paese, imprimendo un forte rilancio degli investimenti pubblici che, nonostante gli annunci e le rassicurazioni fornite durante la discussione della legge di bilancio per il 2019 e già prima durante la discussione dei provvedimenti hanno affrontato il tema del cosiddetto «bando periferie» e altro, non sono stati avviati, chiarendo in modo definitivo che si intende procedere con la realizzazione del Tav, sgomberando il campo da qualsiasi rischio di adozione di provvedimenti anticoncorrenziali come la chiusura domenicale obbligatoria dei negozi e, ancora, modificando alcune norme del cosiddetto «decreto dignità» (decreto-legge n. 87 del 2018), che rendono, di fatto, impossibile rinnovare i contratti a tempo determinato;

    i dati diffusi dall'Istat il 1° marzo 2019 sul mercato del lavoro evidenziano del resto che, dall'insediamento del Governo Conte al 31 gennaio 2019, si sono persi 91.000 occupati;

    nella giornata del 21 marzo 2019 l'Osservatorio Inps sulla cassa integrazione ha evidenziato come, nel mese di gennaio 2019, siano arrivate 201.267 richieste di sussidio disoccupazione (tra le quali 198.294 domande di Naspi), con una crescita del 13,4 per cento su gennaio 2018: si tratta del dato più alto registrato a gennaio negli ultimi quattro anni. A dicembre 2018 le richieste di disoccupazione erano state 127.162;

    nell'ambito di questo contesto appare chiaro che lo spread sui titoli pubblici che da maggio 2018 frena l'economia non scenderà in modo significativo, fino a quando gli investitori non capiscono come il Governo intende impostare i conti pubblici del 2020, anche alla luce del peggioramento della congiuntura macroeconomica. Permangono, infatti, forti dubbi su cosa sarà previsto nella legge di bilancio per il 2020, che a oggi prevede, come si è detto, un equilibrio di bilancio precario, basato su un'ottimistica crescita 2020-2021 all'1 per cento e soprattutto sull'entrata in vigore di aumenti di imposte indirette per svariate decine di miliardi di euro, che nessuno nella politica e nell'economia italiana vuole, almeno nell'entità immaginata nei documenti ufficiali;

    sotto tale profilo un'attenta definizione del quadro macroeconomico del documento di economia e finanza per il 2020 non può che rappresentare una tappa cruciale in questo particolare momento storico per il nostro Paese, perché il documento di economia e finanza rappresenta «il programma di Governo» su cui puntano gli occhi non solo l'Europa, ma anche i mercati e gli investitori europei e dai cui dipendono le decisioni di investimento e di disinvestimento industriali a tutti i livelli nazionale, europeo e internazionale;

    il nostro Paese sconta un gap di credibilità rispetto ad altri Paesi europei che deve essere assolutamente recuperato,

impegna il Governo:

1) a porre in essere ogni iniziativa di competenza volta ad anticipare la definizione del quadro macroeconomico del documento di economia e finanza per il 2020, che dovrà essere, comunque, presentato alle Camere entro la data del 10 aprile 2019, corredato sia del quadro tendenziale che di quello programmatico della finanza pubblica;

2) a specificare, nell'ambito del documento di economia e finanza per il 2020, come il Governo intenda:

   a) disinnescare i 23,1 miliardi di euro di clausole di salvaguardia previsti nel corso del 2020 e i 28,8 miliardi di euro nel 2021;

   b) scongiurare il rischio di un'ulteriore manovra da circa 10 miliardi di euro, senza incorrere in procedura di infrazione per eccessivo scostamento del deficit;

   c) dare seguito alla revisione del sistema fiscale, in particolare attraverso l'assunzione di iniziative per l'introduzione di una flat tax di cui circolano svariate versioni provenienti da più fonti e con indefinita indicazione della relativa compensazione finanziaria, come rilevato dalle indiscrezioni apparse sulla stampa nazionale;

3) a chiarire quali iniziative intenda assumere per conciliare con il profilo della tenuta della sostenibilità economico-finanziaria l'annunciata adozione di un nuovo decreto-legge d'urgenza cosiddetto «decreto crescita», nell'ambito del quale si intende riattivare l'operatività di misure cancellate o fortemente depotenziate con la legge di bilancio per il 2019;

4) a esporre nel documento di economia e finanza per il 2020 quali saranno le misure di contrasto alla recessione del Paese e per recuperare credibilità nel contesto europeo e internazionale.
(1-00148) «Mandelli, Brunetta, D'Ettore, Occhiuto, Prestigiacomo, Cannizzaro, D'Attis, Pella, Paolo Russo, Martino, Giacomoni, Baratto, Benigni, Bignami, Cattaneo, Angelucci, Battilocchio».

(25 marzo 2019)

   La Camera,

   premesso che:

    i dati diffusi dall'Istat sull'andamento dell'economia nazionale nel quarto trimestre 2018 hanno certificato una contrazione del prodotto interno lordo pari allo 0,2 per cento, per il secondo trimestre consecutivo di calo dopo il -0,1 per cento del periodo luglio-settembre 2018: è l'ingresso ufficiale dell'Italia in recessione;

    le conseguenze dell'andamento negativo degli ultimi due trimestri del 2018 avrà effetti per almeno tutto il primo semestre del 2019 e, in assenza di una robusta inversione di marcia nella seconda metà del 2019, renderanno inevitabile una manovra correttiva in estate e, comunque, già nel mese di aprile 2019 il Governo dovrà indicare nel documento di economia e finanza come far fronte ai 23 miliardi di euro necessari per bloccare l'aumento delle aliquote Iva previsto dal 1° gennaio 2020;

    l'ultimo bollettino della Banca d'Italia prevede per il 2019 una crescita massima dello 0,6 per cento, smentendo clamorosamente il dato dell'1 per cento fissato dal Governo nella legge di bilancio per il 2019; dato, peraltro, già rivisto al ribasso rispetto all'1,5 per cento stimato a settembre 2018;

    l'impatto negativo della frenata del prodotto interno lordo sui conti pubblici determinerà in automatico l'incremento del deficit nominale e del debito e, se non sarà compensato da massicci investimenti, rischia di avere effetti devastanti;

    mentre, sugli investimenti pubblici si rileva la paralisi dei cantieri che si sta venendo a creare a causa delle numerose fratture interne della maggioranza e che rischia ora di bloccare anche il Tav, spingendo l'Unione europea ad annunciare che si potrebbe chiedere all'Italia di restituire anche i fondi già percepiti, rispetto agli investimenti privati pesano i dati diffusi da Confindustria a gennaio 2019, dai quali risulta che la fiducia delle imprese continua a calare e che peggiorano le valutazioni delle imprese sulle condizioni per investire;

    la Banca d'Italia ha rilevato che gli investimenti delle imprese in beni strumentali, cresciuti del 5,2 per cento nel 2018, caleranno drasticamente nel 2019 e nel 2020, un peggioramento dovuto soprattutto alla legge di bilancio per il 2019, che ha cancellato il super-ammortamento e rimodulato gli incentivi dell'iper-ammortamento in beni tecnologici;

    le imprese italiane continuano a essere vessate da una tassazione abnorme e dal peso di un'eccessiva burocrazia; la fatturazione elettronica si sta rivelando un disastro, mentre diminuiscono le infrastrutture e gli investimenti;

    nell’«Analisi annuale della crescita 2019», elaborata dalla Commissione europea nel novembre 2018, nel confermare che l'economia europea è entrata nel sesto anno di crescita ininterrotta, si ribadisce che «in diversi Stati membri il flebile impulso delle riforme, la bassa crescita della produttività e gli elevati livelli di debito gravano sul potenziale di crescita dell'economia», che vi sono notevoli differenze di produttività tra imprese, settori e regioni dell'Unione europea e che proprio le ampie disparità regionali e territoriali «rimangono un'importante fonte di preoccupazione»;

    nell'analisi si afferma, inoltre, che, nonostante i progressi compiuti, «le sfide e i rischi esterni sono in aumento», tra i quali in primo luogo figurano l'ascesa economica della Cina e il crescente protezionismo commerciale praticato dagli Stati Uniti;

    in particolare, il documento cita, tra le «vulnerabilità persistenti», la bassa crescita della produttività, le persistenti disuguaglianze di reddito e la lenta diminuzione della povertà, le disparità regionali e territoriali, l'elevato debito pubblico e privato e altri squilibri macroeconomici persistenti all'interno della zona euro;

    tra le «sfide a breve termine» figurano, tra le altre, l'aumento del protezionismo e tensioni geopolitiche che incidono sulle relazioni commerciali, l'instabilità sui mercati emergenti e il graduale ritiro dello stimolo della Banca centrale europea, mentre tra le «sfide a medio/lungo termine» sono annoverati anche l'impatto dei cambiamenti demografici e il ruolo delle migrazioni;

    l'azione protezionistica avviata dagli Stati Uniti, con l'introduzione dei dazi su siderurgia e acciaio come reazione al surplus commerciale tedesco, rischia di scatenare una guerra commerciale dagli esiti drammatici per le aziende italiane, oltre ad acuire la crisi di alcune economie emergenti che rappresentano per l'Italia importanti partner commerciali e mercati per le esportazioni;

    le imprese italiane sono già gravemente penalizzate a causa delle sanzioni commerciali imposte alla Russia e che, negli anni in cui sono state in vigore, hanno inflitto perdite al mercato delle esportazioni italiane per tre miliardi di euro ogni anno, colpendo in particolar modo le imprese agroalimentari e il mercato delle tecnologie;

    l'Italia rivela dati nettamente inferiori a quelli della media degli Stati della zona euro anche per quanto riguarda la percentuale di occupati e il tasso fissato come obiettivo nell'ambito della strategia «Europa 2020», che consiste nell'elevamento almeno al 67 per cento per i soggetti della fascia d'età compresa tra i 20 ed i 64 anni, appare lontano dall'essere raggiunto;

    sull'occupazione stabile continua a pesare in modo drammatico il costo del lavoro, che in Italia è del 10 per cento superiore a quello che si registra mediamente nel resto d'Europa, prelevando il 49 per cento «a titolo di contributi e di imposte»;

    ancora peggiore, se possibile, è la situazione delle piccole e medie imprese: il total tax rate stimato per una media impresa equivale a un carico fiscale complessivo superiore di quasi venticinque punti rispetto a quello pagato dalla media delle imprese in Europa, sfiorando il 65 per cento;

    questi due oramai cronici fattori di crisi per l'Italia, cui si aggiunge il basso reddito pro capite, non sembrano aver trovato soluzione nelle politiche economiche e fiscali varate sin qui da questo Governo, che più che puntare al rilancio della produttività si concentra sul versante assistenzialistico;

    anche la ripresa degli investimenti pubblici, alla quale l'ultimo documento di economia e finanza aveva riconosciuto un ruolo chiave per sostenere imprese e occupazione, non sembra ancora trovare attuazione e, anzi, si sta assistendo all'abbandono di progetti deliberati da tempo, quali la realizzazione del Tav, con enormi danni a imprese e lavoratori coinvolti;

    la doverosa riduzione del debito pubblico non può essere realizzata con le cieche politiche di austerità che derivano dall'applicazione di tali regole, che hanno prodotto effetti devastanti sulla mancata ripresa economica, sull'impoverimento dei cittadini, sull'acuirsi delle disuguaglianze sociali, e hanno agito nel senso di una sistematica disintegrazione del sistema di protezione sociale;

    l'obbligo di fatturazione elettronica per tutte le operazioni tra partite Iva e con i consumatori in vigore dal 1° gennaio 2019 sta determinando gravi problematiche nella sua applicazione, con gravi inefficienze del sistema, quali i pesanti ritardi nella gestione telematica della fatturazione elettronica con il rischio che la fattura possa non arrivare in tempi brevi al destinatario, comportando inevitabilmente ritardi nell'esecuzione del dovuto pagamento;

    d'altro lato, conseguenza ancora peggiore dell'obbligo di fatturazione elettronica è il fatto che sta determinando un boom di chiusure tra le attività commerciali di piccole dimensioni, dove in molti casi i gestori, spaventati dalla rivoluzione digitale e in mancanza di ricambio generazionale, hanno «accelerato» il pensionamento per non dover affrontare lo scoglio della nuova fatturazione,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per varare con urgenza la cosiddetta flat tax incrementale, volta a realizzare una detassazione sul reddito incrementale per i lavoratori autonomi e per le imprese;

2) a promuovere una riforma del sistema tributario con l'introduzione di un'unica aliquota fiscale (flat tax) per famiglie e imprese con previsione di no tax area e deduzioni;

3) ad adottare iniziative volte a ridurre e semplificare gli adempimenti burocratici a carico delle imprese;

4) a sostenere in sede europea la necessità di scorporare dal calcolo del deficit le spese per investimenti, per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici e quelle per la sicurezza e ad assumere iniziative volte a introdurre una maggiore flessibilità nell'individuazione delle circostanze eccezionali di cui all'articolo 81 della Costituzione;

5) ad assumere iniziative volte a disporre la sospensione dell'obbligo della fatturazione elettronica a carico delle imprese che occupano fino a duecento dipendenti;

6) ad assumere iniziative per avviare la progressiva riduzione delle accise sulla benzina;

7) ad assumere iniziative per escludere dallo split payment le piccole e medie imprese;

8) a promuovere l'adozione di un piano nazionale di interventi, anche di natura fiscale, finalizzato a contrastare la crisi demografica in atto e incentivare la natalità, con provvedimenti strutturali e permanenti, quali, in primo luogo, la gratuità degli asili nido e gli assegni per i figli;

9) ad assumere iniziative urgenti, anche di carattere normativo, volte a contrastare la concorrenza fiscale sleale tra Stati membri e il fenomeno delle delocalizzazioni intracomunitarie;

10) a realizzare una politica economica basata sulla difesa del lavoro, dell'industria e dell'agricoltura italiani da concorrenza sleale e, tenuto conto che sussistono normative europee che possono penalizzare l'Italia, volta a sostenere la produzione industriale e agricola riconoscibile come marchio Italia e la graduale riconversione della produzione esposta alla concorrenza indiscriminata;

11) ad adottare politiche industriali efficienti volte a fronteggiare la minaccia all'economia e alla sicurezza del Paese attraverso la tutela delle aziende italiane di rilevanza strategica o ad elevato contenuto tecnologico, spesso permeabili a manovre esterne indirizzate ad assumerne il controllo;

12) ad adottare iniziative volte a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni insulari;

13) ad avviare negoziati in ambito europeo per rivedere l'impostazione del complesso dei vincoli derivanti dal Fiscal compact, al fine di avviare una politica di crescita sostenibile e di ripresa economica e produttiva, con l'impegno da parte italiana a utilizzare la maggiore flessibilità unicamente in investimenti pubblici e sicurezza.
(1-00149) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

(25 marzo 2019)