TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 137 di Mercoledì 6 marzo 2019

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   SOZZANI, ZANGRILLO, ROSSO, MULÈ e GELMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   seppur la quota di servizi immateriali cresca nelle economie sviluppate, l'Italia rimane caratterizzata da una forte vocazione manifatturiera sostenuta dall'esportazione;

   Istat conferma a gennaio 2019 un marcato aumento congiunturale delle esportazioni (+5,9 per cento) e una contrazione delle importazioni (-2,6 per cento), con prevalenza di beni pesanti e durevoli sempre più movimentati verso l'estero;

   l'Italia, come è noto, non è un'economia autosufficiente, per cui il proprio sviluppo e la crescita debbono passare dall'importazione di materie prime, dalla loro lavorazione di qualità e quindi dall'esportazione di prodotti trasformati;

   questa dinamica attiva direttamente tre settori principali: trasporto e logistica, manifattura e industria, che contano centinaia di imprese e decine di migliaia di addetti impiegati su tutto il territorio nazionale;

   la vocazione manifatturiera e industriale italiana non può non basarsi su una forte interconnessione con il resto del continente europeo, che si traduce nel necessario e fondamentale aggancio dell'Italia alla rete Ten-T europea e al corridoio Mediterraneo, attraverso anche la linea Torino-Lione;

   sulla medesima linea il Governo ha mostrato una sostanziale incertezza e instabilità: dopo il primo blocco nel corso del 2018 e le successive differenti versioni dell'analisi costi-benefici del team del professor Ponti, le posizioni No-Tav governative vacillano;

   il blocco dei lavori del Tav ha arrecato finora danni ingenti all'occupazione, alla manifattura e all'industria italiana, con rischiose ricadute in termini economici, finanziari e sociali. Molte delle maggiori imprese di costruzioni del Paese versano in difficoltà finanziarie (Trevi) e amministrative (Condotte, Astaldi, Cmc);

   secondo le stime, in Italia il progetto Tav attiverebbe circa 9 miliardi di euro, dei quali 3,1 di spesa diretta nei cantieri, 3,4 per fornitori e 2,5 nell'indotto;

   con riguardo alle ricadute occupazionali, il Tav in un decennio produrrebbe 52 mila unità lavorative in più, tre quarti dei quali in settori diversi da quello delle costruzioni;

   Istat ha confermato come nel 2018 l'economia sia cresciuta dello 0,9 per cento, in netto rallentamento rispetto al +1,6 per cento del 2017, con un debito pubblico aumentato al 132,1 per cento nel 2017;

   senza il Tav le perdite si attesteranno su livelli troppo rilevanti da poter essere riassorbiti dall'intera economia; più in generale, per la complessiva azione «blocca cantieri» del Governo si stimano 27 miliardi di euro di perdite –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere per contrastare le ricadute negative derivanti dal blocco dei cantieri Tav.
(3-00584)

(5 marzo 2019)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo il sito specializzato FlighStats, nel mese di febbraio 2019 Alitalia ha superato tutte le altre compagnie aeree per puntualità: poco più di nove voli su dieci sono atterrati in orario, ovvero non oltre i 14 minuti rispetto all'orario programmato. Ciò dimostra quanto il lavoro svolto dai commissari, nonostante quella che gli interroganti giudicano la disastrosa gestione dei precedenti Governi, abbia portato buoni risultati, riscontrabili anche in termini di prenotazioni e ricavi;

   questi segnali positivi rivestono grande importanza in un'ottica di rilancio della compagnia, dal 2 maggio 2017 in amministrazione straordinaria e attualmente oggetto di trattative sia sul fronte dei potenziali partner societari, sia sul futuro piano industriale;

   da fonti giornalistiche si apprende di una probabile conferma da parte del tandem Delta-EasyJet di entrare nella new company e si parla di un coinvolgimento del Ministero dell'economia e delle finanze e di Ferrovie dello Stato italiane;

   l'individuazione di un nuovo player come Ferrovie dello Stato italiane può garantire alla compagnia di bandiera italiana di tornare ad essere competitiva e al contempo strategica per lo sviluppo del Paese: l'alta velocità riveste un ruolo fondamentale per i sistemi di fideraggio che oggi non possono più essere garantiti dal solo trasporto aereo. Il servizio combinato treno-aereo può, pertanto, rappresentare un incremento importante per ridare, da una parte, dignità e competitività alla compagnia di bandiera e, dall'altra, garanzie sui livelli occupazionali del sistema trasportistico italiano;

   privilegiando la scelta dei vettori Delta Airlines ed Easyjet si potrebbe ottenere un doppio risultato, da una parte alimentare i voli a lungo raggio grazie ad una delle più grandi e solide compagnie aeree mondiali e, dall'altra, favorire il low cost con una società che ha una flotta identica e quindi in continuità con gli standard di qualità di Alitalia. Il tutto reso ancora più solido grazie all'intervento centrale del Governo che oggi ha impresso la giusta accelerazione, ponendosi anche a garanzia della salvaguardia dei livelli occupazionali fortemente a rischio;

   altro tema da definire è il piano industriale su cui si preannuncia come possibile deadline il 31 marzo 2019, data questa non procrastinabile al fine di rendere immediatamente operativo il piano strategico dell'azienda –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda portare avanti per il buon esito delle trattative in corso al fine di garantire un'efficace politica di rilancio della compagnia Alitalia e di tutela dei livelli occupazionali.
(3-00585)

(5 marzo 2019)

   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI, ZAN, ENRICO BORGHI, FIANO e UBALDO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 4 del 2019 prevede una nuova figura professionale, «navigator», con il compito di «seguire personalmente il beneficiario del reddito di cittadinanza nella ricerca di un lavoro, di un'opportunità formativa o di un reinserimento professionale»; il compito di vagliare le candidature e selezionare 6000 idonei «navigator» spetterebbe ad Anpal;

   recentemente la regione Toscana ha sollevato questione di costituzionalità sulle procedure di reclutamento del personale dei centri per l'impiego previste in legge di bilancio per il 2019; molte regioni hanno, inoltre, segnalato il rischio di incostituzionalità del decreto-legge n. 4 del 2019, relativamente alle modalità di reclutamento dei «navigator», con un'invasione delle competenze regionali in materia di amministrazione dei servizi territoriali per il lavoro, senza una preventiva intesa Stato-regioni;

   tuttavia, il Ministro interrogato ha insistito per l'assunzione dei 6.000 «navigator» presso Anpal servizi, la quale ha già in organico 1.100 collaboratori a termine che attendono dallo stesso Ministro un piano e le risorse per essere stabilizzati;

   l'attuale previsione per l'assunzione dei «navigator» renderebbe strutturale l'utilizzo di personale precario nella pubblica amministrazione; non chiarisce in quali strutture e sotto quali responsabilità dovrebbero operare i «navigator»; impone ad Anpal servizi un regolamento speciale di selezione «semplificata» e non gli consente di stabilizzare il personale precario, decuplicandone il numero; espone il titolare rappresentante di Anpal servizi a rischio danno erariale fino a 500 milioni di euro per l'impossibilità, in caso di mancato accordo con le regioni, di ricevere un'utile prestazione dai «navigator»; mette a rischio di incostituzionalità una parte rilevante del decreto-legge e, con risorse per soli due anni, non garantisce continuità occupazionale ben 6.000 lavoratori;

   è necessario assicurare: una selezione trasparente, a norma di legge, senza corsie accelerate e discriminatorie per i lavoratori, delineando il destino occupazionale dei «navigator» anche dopo il 2021 e precisando se il rapporto di lavoro proseguirà con Anpal servizi o con quali alternative; tempi e risorse per la stabilizzazione degli attuali precari Anpal servizi, considerato il finanziamento dedicato attuale è di un milione di euro, sufficiente a stabilizzare solo venticinque lavoratori; la costituzionalità di questa rilevante parte del decreto-legge, scongiurando il rischio di danno erariale pari al finanziamento di 500 milioni di euro –:

   se non ritenga necessario adottare ogni iniziativa di competenza per evitare, nell'attuale contesto, lo sviluppo di qualsiasi forma di precariato o di selezione non trasparente attraverso strutture pubbliche, come Anpal e Anpal servizi.
(3-00586)

(5 marzo 2019)

   TASSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2019, al comma 889 dell'articolo 1, stabilisce l'entità ed i criteri di attribuzione del contributo annuo per il periodo 2019-2033 da destinare al finanziamento dei piani di sicurezza a valenza pluriennale per la manutenzione di strade e scuole delle province;

   la Conferenza Stato-città ed autonomie locali del 24 gennaio 2019 ha definito l'intesa sullo schema di decreto del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ripartisce il contributo complessivo di 250 milioni di euro annui, per gli anni dal 2019 al 2033;

   in base a tale intesa, la provincia di Foggia è destinataria di circa 1.250.000 euro, cifra che la pone agli ultimissimi posti della graduatoria relativa all'entità del contributo: si evidenzia che Foggia è la terza provincia in Italia per estensione territoriale, con circa 3000 chilometri di strade, 172 scuole, 550 ponti realizzati oltre 60 anni fa;

   appare evidente che la somma stanziata è assolutamente inadeguata per attuare qualsiasi tipo di intervento, perché tradotta significa: 432 euro per ogni chilometro di strada oppure 2.356 euro per ogni ponte o 7.534 euro per ogni scuola;

   province con un quarto di estensione territoriale rispetto a quella di Foggia sono assegnatarie di somme quadruple e addirittura ottuple;

   i criteri di ripartizione stabiliti dal comma 889 dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018 prevedono, per il 50 per cento del contributo, la ripartizione tra le province in proporzione all'incidenza determinata, al 31 dicembre 2018, dalla manovra di finanza pubblica rispetto al gettito 2017 dell'imposta sulla responsabilità civile auto, dell'imposta provinciale di trascrizione, nonché del fondo sperimentale di riequilibrio;

   il comma 889 indica poi i riferimenti normativi per stabilire la misura del concorso alla manovra di finanza pubblica delle province, da considerare ai fini del calcolo della sua incidenza sulle entrate;

   il comma 889 non prevede criteri parametrati sulla reale entità della rete stradale e sulla quantità di ponti e di strutture scolastiche gestite da ciascuna provincia –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative normative al fine di integrare i criteri di ripartizione del contributo di cui al comma 889 dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018, garantendo una più equa distribuzione sul territorio delle risorse disponibili.
(3-00587)

(5 marzo 2019)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Fratelli d'Italia, sia nella XVII legislatura che in quella in corso, ha formalizzato un'iniziativa legislativa volta all'introduzione della cosiddetta flat tax incrementale, vale a dire l'applicazione di un'aliquota unica agevolata sugli aumenti retributivi e sugli aumenti di reddito guadagnati in misura maggiore rispetto all'anno precedente in favore di lavoratori dipendenti e autonomi;

   recentemente organi di stampa hanno riportato la notizia che alcuni esponenti della Lega avrebbero presentato una proposta di legge di contenuto analogo;

   l'introduzione della flat tax è uno degli obiettivi contenuti nel contratto di governo sottoscritto dai due partiti di maggioranza MoVimento 5 Stelle e Lega, ma con la legge di bilancio per il 2019 si è ridotta a una mera estensione del regime forfettario;

   contrariamente agli annunci, la legge di bilancio appena varata ha inasprito ulteriormente la tassazione in Italia, penalizzando ancora una volta la competitività delle imprese e riducendo il potere d'acquisto delle famiglie –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in ordine all'introduzione della flat tax incrementale e per la riduzione della pressione fiscale complessiva.
(3-00588)

(5 marzo 2019)

   MURONI e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel fiume Sacco continuano a riversarsi, da oltre un ventennio, gli scarichi dei reflui di diverse attività industriali, senza alcuna depurazione e senza alcun controllo, come conferma il piano di gestione del bacino idrografico dell'Appennino meridionale (al quale appartiene il fiume Sacco);

   le cause di tale degrado sono ben individuate dal medesimo piano, laddove nell'azione si legge: «Il fenomeno era ed è tuttora da attribuirsi alla mancata regolamentazione del sistema di scarichi da varia natura, in specie industriali. Ad oggi nell'area persistono condizioni di emergenza ambientale connessi ancora ad un sistema di collettamento e depurazione non idoneo o comunque non sufficiente a garantire standard qualitativi delle acque reflue compatibili con la tutela e salvaguardia delle risorse idriche»;

   dopo l'annuncio dei mesi scorsi, che annunciava l'imminente adozione di uno «strumento operativo per avviare il percorso di bonifica e reindustrializzazione nella Valle del Sacco», giovedì 7 marzo 2019 verrà firmato in prefettura l'accordo di programma per il risanamento del sito di interesse nazionale del fiume Sacco, tra il Ministro interrogato e il presidente della regione Lazio;

   il valore complessivo dell'accordo è pari a 53.626.188 euro, di cui 29,7 milioni per interventi di immediata attuazione e circa 24 milioni per attività da programmare e realizzare entro il 2023. La gestione degli interventi è stata affidata alla regione Lazio per tutti gli aspetti tecnici che finanziari;

   i fondi dovrebbero servire a bonificare e mettere in sicurezza solo alcuni siti inquinati e solo nei territori dei comuni di Frosinone, Colleferro, Anagni, Ceccano, Ceprano e Ferentino. E di tutti gli altri siti inquinati e da bonificare cosa ne sarà? A tal proposito si ricorda che sono presenti circa 121 discariche di rifiuti solidi urbani distribuite su tutto il territorio della provincia di Frosinone e presenti in 80 comuni sui 91 costituenti la provincia;

   questo accordo rischia di essere l'ennesima beffa per un territorio devastato dall'inquinamento perché tralascia, o rinvia al 2023, gli altri interventi di bonifica dei molti siti inquinanti, senza i quali non si risolverebbe il drammatico inquinamento della Valle del Sacco –:

   quali siano i criteri e le modalità di esecuzione con cui sono stati individuati gli interventi di immediata attuazione e quali siano previsti entro il 2023 dall'accordo di programma per il risanamento del sito di interesse nazionale del fiume Sacco.
(3-00589)

(5 marzo 2019)

   ILARIA FONTANA, LICATINI, FEDERICO, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il cambiamento climatico perdura e continuerà ad esserci a causa delle attività poste in essere dall'uomo, le quali provocano effetti drammatici per il mondo intero, come l'aumento della temperatura, l'innalzamento del livello del mare e l'acidificazione degli oceani, la variazione repentina delle precipitazioni e l'aggravamento delle condizioni di dissesto idrogeologico del territorio;

   il rapporto Ispra 2018 fornisce dati allarmanti relativi al dissesto idrogeologico, con il 91 per cento dei comuni italiani a rischio, in aumento rispetto ai dati del 2015, e il 16,6 per cento del territorio nazionale mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni;

   la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro per la lotta contro il cambiamento climatico, svoltasi a Parigi nel 2015, ha adottato l'Accordo di Parigi, con il quale si è posto come obiettivo di lungo termine il contenimento dell'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 gradi e il perseguimento degli sforzi di limitare l'aumento a 1,5 gradi, rispetto ai livelli pre-industriali. L'accordo è stato ratificato dall'Italia l'11 novembre 2016;

   entro il 2050 le emissioni globali devono essere ridotte del 50 per cento rispetto ai livelli del 1990 per raggiungere entro la fine del secolo la neutralità carbonica;

   il Quadro clima energia 2030 ha come obiettivo la riduzione di gas serra di almeno il 40 per cento a livello europeo rispetto all'anno 1990, articolata in una riduzione del 43 per cento per il settore Ets ed una del 30 per cento per i settori non soggetti a Ets, calcolate rispetto all'anno 2005: per questi ultimi il fine della riduzione non viene applicata a livello europeo, ma suddivisa tra i vari Stati membri e per l'Italia l'obiettivo al 2030 è pari al –33 per cento;

   con il decreto interministeriale del 10 novembre 2017 è stata adottata la strategia energetica nazionale con un termine posto all'anno 2030, in cui sono previsti gli obiettivi principali al fine di aumentare la competitività del Paese, allineando i prezzi energetici a quelli europei, migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento e delle forniture, decarbonizzare il sistema energetico in linea con l'accordo di Parigi –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di contrastare l'impatto del cambiamento climatico su un territorio fragile come quello italiano in termini di dissesto idrogeologico e di frequenti fenomeni alluvionali, che richiedono interventi strutturali di mitigazione del rischio idrogeologico.
(3-00590)

(5 marzo 2019)