TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 109 di Mercoledì 16 gennaio 2019

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   POLIDORI, BALDELLI, NEVI, SPENA, POLVERINI, BARELLI, BATTILOCCHIO, MARROCCO, OCCHIUTO e CORTELAZZO. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta. — Per sapere – premesso che:

   a due anni e mezzo dal primo evento sismico del 24 agosto 2016, che ha colpito duramente le regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, i centri storici e gli immobili del cratere delle quattro regioni colpite sono in molti luoghi ancora un cumulo di macerie e la ricostruzione deve praticamente ancora cominciare;

   sono troppo pochi i cantieri avviati. Risorse insufficienti per la gestione dell'emergenza appena prorogata e della ricostruzione pubblica, ma soprattutto troppe difficoltà burocratiche, organizzative e interpretative caratterizzano questa lunga fase post sisma;

   sono gli stessi territori a denunciare la necessità di una semplificazione dei processi di ricostruzione, dello snellimento delle procedure di progettazione e gara delle opere pubbliche, dell'adeguamento della dotazione organica degli uffici speciali per la ricostruzione, della predisposizione di una serie di misure tramite ordinanze commissariali per la semplificazione e l'accelerazione della ricostruzione privata. Sotto quest'ultimo aspetto sarebbe utile semplificare le procedure di determinazione dei contributi, ponendo in carico ai professionisti le responsabilità degli atti presentati, lasciando in capo agli uffici amministrativi la sola verifica della coerenza del contenuto degli elaborati;

   molte aziende e imprese dei comuni dell'area del cratere hanno coraggiosamente deciso di scommettere sul loro futuro e restare nei territori colpiti dal sisma, consentendo alle comunità di «resistere», ma c'è bisogno di un quadro di strumenti di riferimento certo;

   per il raggiungimento degli obiettivi di rilancio del tessuto economico e sociale, è necessario portare sul tavolo di confronto con l'Unione europea l'inserimento dei comuni del cratere delle quattro regioni fra quelle che possono accedere ai benefici delle aree depresse, per poter essere ammessi agli interventi dei fondi strutturali (ex obiettivo convergenza);

   accanto a questo va segnalata la necessità ineludibile che il nostro Paese si doti finalmente di un testo unico che individui le procedure per la gestione delle emergenze, attraverso il quale fare tesoro del compendio di norme oggi disponibili e con l'obiettivo di restituire al sistema di protezione civile compiti e poteri coerenti con le necessità di dare risposte quanto più possibili immediate –:

   quali iniziative si intendano avviare per consentire un'accelerazione della ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 2016, anche dando soluzione alle criticità esposte in premessa, e se non intenda avviare un confronto con l'Unione europea per l'inserimento delle aree del cratere fra quelle che possono accedere ai benefici delle aree depresse e agli interventi dei fondi strutturali (ex obiettivo convergenza).
(3-00429)

(15 gennaio 2019)

   LUPI, COLUCCI, TONDO e SANGREGORIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in riferimento a quanto sta accadendo con il caso Fincantieri e l'operazione di acquisizione di Stx France, che è stata avviata nel lontano ottobre 2016 nell'ambito della procedura concorsuale del gruppo Stx in cui iniziava la procedura di vendita della società, dopo ripetute interlocuzioni di questi anni con il Governo francese finalizzate ad assicurarsi che Fincantieri, orgoglio italiano ed europeo nel mondo, fosse un socio gradito, è stata presentata un'offerta vincolante e la società è stata designata come acquirente esclusivo;

   nel corso del lungo processo (più di due anni) per l'acquisizione, Fincantieri ha effettuato tutte le verifiche preventive necessarie a determinare se l'operazione fosse soggetta ad obbligo di notifica Antitrust. Tali verifiche, effettuate in costante coordinamento con la Francia, avevano escluso la necessità di notificare l'operazione a livello comunitario. Già a metà del 2017, sulla base di commenti e notizie stampa, Fincantieri ha avviato un'interlocuzione con l’Antitrust europeo, che ha portato la società a presentare nell'ottobre 2017 una memoria in cui si dava evidenza della non sussistenza dell'obbligo di notifica alla Commissione europea, tesi poi confermata dalla stessa Commissione;

   Fincantieri ha pre-notificato l'operazione in Francia a fine settembre 2018 e in Germania ad ottobre 2018, Paese in cui è presente il principale competitor di Fincantieri. Pertanto, la Francia ha poi più recentemente depositato una richiesta di rinvio per verificare il caso, a cui si è associata anche la Germania, provocando rallentamenti, disagi e dubbi sull'operazione;

   un simile approccio «tecnico» è stato adottato con «neutralità» anche da parte della Commissione europea nel caso Alstom-Siemens, importante operazione di fusione franco-tedesca destinata a creare un colosso nel mondo ferroviario in Europa;

   le regole vigenti in materia di concorrenza sono divenute con il tempo anacronistiche poiché nate in un contesto competitivo profondamente diverso da quello attuale; la sfida di oggi è garantire che l'Europa sia unita realmente e in grado di competere a livello mondiale con i grandi colossi di Stati Uniti e Cina. Ciò può avvenire soltanto promuovendo aggregazioni tra le aziende del continente finalizzate alla creazione di campioni europei che abbiano le dimensioni adeguate per confrontarsi con i grandi player mondiali –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché la vicenda sopra esposta possa avere una conclusione breve e positiva, anche al fine di salvaguardare e sviluppare l'industria italiana e l'occupazione.
(3-00430)

(15 gennaio 2019)

   PENNA, SCERRA, BRUNO, SABRINA DE CARLO, DE GIORGI, DI LAURO, GALIZIA, GIORDANO, IANARO, OLGIATI, PAPIRO, SPADONI, TORTO e VILLANI. — Al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   le zone economiche speciali sono definite dal decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, come aree geograficamente delimitate e chiaramente identificate, situate entro i confini dello Stato, costituite anche da aree non territorialmente adiacenti, purché presentino un nesso economico funzionale, e comprendenti almeno un'area portuale con le caratteristiche stabilite dal regolamento (UE) n. 1315 dell'11 dicembre 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, collegata alla rete transeuropea dei trasporti (Ten-T);

   lo scopo delle zone economiche speciali è quello di creare condizioni favorevoli in termini di benefici economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo delle imprese già operanti e l'insediamento di nuove imprese che avviano un programma di attività economiche imprenditoriali o di investimenti nella zona economica speciale, sia destinandovi nuove risorse – in relazione alla natura incrementale degli investimenti e delle attività di sviluppo di impresa – sia incentivando l'utilizzo di strumenti imprenditoriali già esistenti, attraendo anche investimenti esteri;

   l'istituzione delle zone economiche speciali, strumento già diffuso all'estero, rappresenta un'occasione di crescita e di sviluppo per aumentare la capacità competitiva e il potenziale attrattivo del Mezzogiorno, tale da assicurare crescita e sviluppo economico, con positive ricadute anche in termini occupazionali e di innovazione sui territori interessati;

   per rendere immediatamente operativo il riconoscimento di tali benefici a favore delle zone economiche speciali già definite, nonché per l'individuazione e la pianificazione di quelle non ancora attivate, appare necessario procedere con le necessarie misure di semplificazione e la rimozione di eventuali ostacoli alla loro effettiva attivazione –:

   quali iniziative – anche normative – la Ministra interrogata intenda intraprendere al fine di rendere pienamente operative le zone economiche speciali, ciascuna secondo le caratteristiche dei propri territori e del proprio tessuto economico, anche con riferimento ad una semplificazione dei criteri per la loro individuazione e di quelli relativi alle rispettive autorità di gestione, nonché ad un'eventuale ricorso all'accorpamento delle stesse zone economiche speciali nelle regioni del Mezzogiorno.
(3-00431)

(15 gennaio 2019)

   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, SCALFAROTTO, DE MARIA, LA MARCA, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI, FIANO e GUERINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la crisi siriana continua ormai da otto anni ed ha causato oltre 300 mila vittime secondo le stime delle Nazioni Unite, circa 500 mila secondo i conteggi di altre organizzazioni umanitarie;

   dall'inizio del conflitto 11,5 milioni di persone, quasi metà della popolazione prima dell'inizio della guerra, sono state costrette ad abbandonare le proprie case: 5,6 milioni di persone hanno trovato rifugio fuori dalla Siria, mentre 6,5 milioni di persone sono sfollati interni e le persone che in totale necessitano di assistenza sanitaria e protezione risultano essere più di 13 milioni;

   dall'inizio del conflitto la perdita economica in Siria è stimata in 255 miliardi di dollari e oggi 4 siriani su 5 vivono in condizioni di estrema povertà;

   secondo Save the children sono 5,8 milioni i bambini che vivono sotto i bombardamenti e necessitano di aiuti immediati e almeno 3 milioni i bambini che hanno fino a sei anni e non hanno mai conosciuto altro che la guerra;

   ciononostante, la Siria sta entrando in una nuova fase: il Presidente Bashar al Assad ha vinto la guerra civile, assicurandosi il controllo del centro delle città e poi attaccando militarmente le periferie controllate dai ribelli, e, sebbene, gran parte del Paese rimanga al di fuori del controllo del Governo di Damasco e la violenza continui a imperversare, l'attenzione nazionale e internazionale è sempre più rivolta alla fase post bellica;

   gli Stati Uniti hanno dato il via al ritiro delle proprie truppe dalla Siria. Lo ha annunciato un portavoce della Casa Bianca, senza specificare, per motivi di sicurezza, i dettagli dell'operazione;

   nonostante il determinante contributo che le forze curdo-siriane (Ypg) hanno dato sul campo alla battaglia contro il califfato, con il ritiro degli Usa la questione curda in Siria si complica ulteriormente, con la Turchia che continuerà a combattere le forze curde in Siria;

   il Ministro interrogato ha dichiarato recentemente che «stiamo lavorando per valutare se e in che tempi sia necessario» riaprire l'ambasciata in Siria, anche se l'ambasciata non è mai stata tecnicamente chiusa, ma nel 2012 era stato richiamato l'ambasciatore in seguito ai primi rapporti sui massacri di civili. Un passo compiuto insieme ai principali partner dell'Unione europea –:

   quale sia la valutazione del Governo in merito alla situazione in Siria, anche alla luce del ritiro delle truppe americane e della ripresa delle attività di diplomazia in loco con la riapertura dell'ambasciata italiana a Damasco.
(3-00432)

(15 gennaio 2019)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   negli scorsi decenni più volte è stato impiegato l'esercito in operazioni straordinarie di contrasto alla criminalità organizzata, a partire da quando nel 1992 fu deliberata l'operazione cosiddetta Vespri siciliani, nell'ambito della quale circa 150.000 militari in sei anni hanno concorso all'attività di controllo del territorio ed alla vigilanza di obiettivi di particolare interesse definiti dai prefetti;

   analogamente, nel 2013, l'impiego di personale militare delle Forze armate, posto a disposizione dei prefetti dalle competenti autorità militari, è stato disposto in relazione all'emergenza ambientale della cosiddetta Terra dei fuochi;

   con finalità di supporto nel controllo del territorio è stata poi istituita, nel 2008, la cosiddetta «Operazione strade sicure», che destina un contingente di alcune migliaia di militari al pattugliamento di siti sensibili e che è ancora in atto, considerati i risultati concreti in termini di sicurezza sempre raggiunti attraverso l'impiego delle Forze armate;

   il 19 novembre 2018 il Ministro interrogato è stato tra i firmatari del protocollo d'intesa interministeriale che istituisce in via sperimentale il «Piano d'azione per il contrasto dei roghi dei rifiuti», mettendo a disposizione uomini e mezzi, tra cui droni e satelliti, per contrastare la piaga dei roghi di rifiuti in Campania e prevenire nuove emergenze sanitarie e ambientali;

   nella zona di Castelvolturno è in atto una vera e propria emergenza sicurezza a causa delle attività in quel territorio della mafia nigeriana, che si sospetta sia addirittura strutturata in squadre paramilitari, dedita allo spaccio di droga, alla prostituzione e addirittura al traffico di organi, come accertato anche dalle recenti indagini condotte dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli con l'Fbi americano e la polizia canadese;

   la gravità della situazione in quei territori è dimostrata non solo dall'efferatezza dei crimini, ma anche dal fatto che la massiccia presenza nella zona di immigrati africani irregolari, stimati tra quindicimila e venticinquemila unità, fornisce una manovalanza pressoché infinita ai boss nigeriani;

   a parere degli interroganti è urgente ed indispensabile prevedere l'invio di un contingente delle Forze armate nella zona di Castelvolturno, dimostrando un intervento forte dello Stato a contrasto della mafia nigeriana, che si sta espandendo sempre più sul territorio nazionale e le cui gesta sono caratterizzate da estrema violenza –:

   se sia previsto, e se comunque non ritenga necessario, l'invio di un contingente militare nella zona di Castelvolturno a supporto delle forze di polizia impiegate nella lotta alla mafia nigeriana.
(3-00433)

(15 gennaio 2019)

   MURONI, FASSINA e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la situazione della gestione del ciclo dei rifiuti nella capitale costituisce un tema non solo locale ma nazionale, per la rilevanza delle ricadute generali che si determinano in presenza dei gravi disservizi nella raccolta regolare dei rifiuti e del loro smaltimento, così come denunciato da numerose inchieste della stampa. A tal proposito, si ricorda la denuncia dei presidi che avevano minacciato la chiusura delle scuole, il 7 gennaio 2019, a causa della presenza di ratti provenienti dai sacchetti di spazzatura che si accumulano anche davanti a porte e cancelli degli istituti scolastici;

   dopo l'incendio dell'impianto di trattamento meccanico biologico al Salario, l'Ama tratta in impianti di sua proprietà solo circa 700 delle 3.100 tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotti ogni giorno. Le restanti 2.400 finiscono in altri impianti del Lazio o in altre regioni italiane;

   il sindaco di Roma, che si è sempre dichiarata contraria alle discariche, sembra che ora abbia cambiato idea. Si ricorda che già oggi una parte dei rifiuti di Roma, dopo essere stata trattata negli impianti di Aprilia, finisce nell'invaso di Colleferro, che ha quasi terminato le sue volumetrie. Altra, dopo essere passata dal tmb di Viterbo, finisce a Civitavecchia;

   la localizzazione delle aree idonee per la realizzazione degli impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti della capitale agita il lavoro della cabina di regia voluta dal Ministro interrogato per far fronte alla difficile situazione romana. Nel corso della riunione al Ministero, la città metropolitana ha consegnato le mappe richieste dalla regione Lazio;

   le aree idonee sono state localizzate tra il territorio di Cerveteri e Ladispoli, tra i comuni di Rignano Flaminio, Morlupo e Magliano Romano e nella zona di Civitavecchia. Nel comune di Roma ci sono aree ricadenti nei municipi XI e IV, più precisamente lungo la Tiburtina poco prima di Guidonia, e in una zona tra i municipi IX e il X, e nell'XI, non molto distante dal territorio di Fiumicino, XIII e XIV;

   sul piede di guerra sono i sindaci dell'area metropolitana di Roma, in primis i sindaci di Cerveteri e Fiumicino –:

   alla luce di una tangibile emergenza rifiuti nella città di Roma, visto anche il «rimpallo» delle responsabilità tra Roma capitale e regione Lazio, quali iniziative, nell'ambito della cabina di regia, d'intesa con i sindaci dell'area metropolitana, intenda intraprendere per scongiurare un'emergenza nella capitale d'Italia.
(3-00434)

(15 gennaio 2019)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   sempre più numerose notizie di stampa provenienti dal territorio avanzano critiche sul quadro dell'applicazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare delle norme in materia di governo degli enti parco nazionali e delle aree marine protette previsto dalla legge quadro n. 394 del 1991;

   lo scenario che emerge è quello di un gravissimo ritardo degli adempimenti previsti per individuare le figure dei presidenti attraverso l'intesa con le regioni competenti territorialmente;

   dalle Cinque Terre all'Aspromonte, passando per le Dolomiti Bellunesi e la Val d'Agri, una linea continua di inefficienza amministrativa e di inerzia politica attraversa l'Italia;

   diversi sono gli episodi curiosi in questa vicenda, tra i quali spiace menzionare quello che, secondo quanto riportato dalla stampa, è avvenuto presso il Parco dei Monti Sibillini con l'annuncio della nomina del presidente, con modalità che appaiono agli interroganti quantomeno irrituali;

   per quanto riguarda il Parco del Gargano, invece, la stampa ha dato notizia di una procedura di selezione nella quale sarebbero stati vagliati ben 15 curricula, procedura peraltro non espressamente prevista dalla disciplina vigente;

   discorso a parte merita la vicenda di recenti commissariamenti di enti parco come la Sila e la Val d'Agri, per i quali si è fatto ricorso a professionalità provenienti dalla stessa amministrazione, pur meritoria, di provenienza del Ministro interrogato –:

   quali azioni e provvedimenti urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per completare al più presto la governance degli enti parco nazionali, attraverso le dovute intese con le presidenze regionali per assicurare l'efficienza e l'efficacia dell'azione di coordinamento di questi enti sul territorio.
(3-00435)

(15 gennaio 2019)