TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 94 di Mercoledì 5 dicembre 2018

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con il disegno di legge di bilancio per il 2019, il Governo riduce significativamente le ore di alternanza scuola-lavoro nelle superiori;

   l'alternanza scuola-lavoro ha dimostrato la sua utilità perché ha aperto le porte della scuola al mondo esterno, mostrando che il lavoro oggi richiede non solo conoscenze disciplinari, ma anche competenze trasversali;

   alcuni dati utili: hanno partecipato all'alternanza scuola-lavoro il 90 per cento degli studenti dell'ultimo triennio delle scuole statali e il 76 per cento delle paritarie. Sono stati attivati ben 76.246 percorsi, coinvolgendo 6.000 scuole statali e paritarie. Le imprese hanno ospitato il 43 per cento degli studenti in alternanza scuola-lavoro, seguite da enti del terzo settore (11 per cento) e università (7 per cento). Ci sono state esperienze nelle stesse scuole (10 per cento);

   il Governo, invece che continuare in questo percorso che ha avuto un trend positivo, ha previsto un taglio delle ore minime: 90 ai licei (erano 200), 150 ai tecnici e 180 ai professionali (erano 400 per entrambi). Il calo del 58 per cento del monte-ore si applica anche ai fondi stanziati, con una riduzione pari a 56,5 milioni di euro dal 2019;

   dopo l'anno scolastico 2017-2018 era previsto un bilancio del primo triennio, da cui ricavare dati oggettivi per migliorare un'esperienza che ha già coinvolto circa 1.400.000 studenti e molti docenti. Per farlo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca aveva creato un Osservatorio nazionale dell'alternanza scuola-lavoro. Il nuovo Governo sembra fino ad ora ignorare i dati del monitoraggio;

   invece di completare i monitoraggi, incoraggiare le migliori esperienze, si è ingranata la retromarcia, cancellando pure l'espressione «alternanza scuola-lavoro»; d'ora in poi si parlerà di «percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento»;

   la scelta lascia estremamente perplessi: si premia chi ha ignorato le norme, mortificando invece l'impegno di chi si è dato da fare per rispettarle. Non è chiaro che messaggio si sta dando agli studenti impegnati in quei percorsi;

   le competenze trasversali richiedono una maturazione che naturalmente ha tempi lunghi e chiama in causa l'intera struttura curricolare;

   il passo indietro del Governo sull'alternanza scuola-lavoro sembra un brutto segnale per gli studenti e i docenti che avevano provato ad alzare lo sguardo oltre le mura scolastiche e a dialogare con oltre 208 mila strutture ospitanti. È un indizio dell'assenza di una visione chiara di scuola del futuro per i nostri figli alla quale ispirare le politiche –:

   alla luce del monitoraggio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 2017/2018, che si chiede di conoscere, quale percorso il Ministro interrogato intenda perseguire.
(3-00365)

(Presentata il 4 dicembre 2018)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, nei giorni dell'avvento, si assiste alle iniziative avviate da insegnanti e dirigenti scolastici nelle scuole per sospendere quei riti – come il presepe e i canti natalizi – che da sempre contraddistinguono il Natale cattolico, questo perché si stanno affermando, sempre più, ad avviso degli interroganti tendenze laiciste che, in nome del rispetto della libertà religiosa, impongono l'abbandono di quelle tradizioni che costituiscono, da sempre, un punto di riferimento fondamentale per le nostre radici culturali;

   lo stesso dicasi del Crocifisso che viene sempre più spesso fatto oggetto di campagne per la sua rimozione dagli uffici pubblici;

   è notizia di questi giorni che alcune maestre di una scuola elementare del Veneto avrebbero chiesto agli alunni di omettere il nome di Gesù da una canzoncina di Natale per non offendere la sensibilità dei bambini non cattolici. Un'alunna di dieci anni, però, si sarebbe «ribellata» a tale decisione e ha raccolto numerose firme tra i compagni, fino a ottenere di poter recitare la canzone nella sua versione originale;

   l'integrazione tra le diverse culture ed etnie, per essere non solo formale, ma anche sostanziale, dovrebbe fondarsi sul rispetto delle identità che contraddistinguono i singoli popoli. È necessario rispettare il sentimento religioso diffuso nel Paese ospitante, mantenendo, soprattutto nelle scuole, quelle tradizioni e quei riti che contraddistinguono le festività cattoliche, a partire dal Natale, riconoscendo alle radici cristiane un valore fondante della cultura italiana, che è importante anche per gli appartenenti ad altre religioni o per gli atei e agnostici conoscere e rispettare, senza atteggiamenti di rifiuto o aprioristica preclusione;

   voler a tutti i costi cancellare i simboli della nostra identità significa rinunciare ai principi su cui si fonda la nostra società, dato che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, così come sancito dall'articolo 9, paragrafo 2, primo capoverso, dell'Accordo ratificato ai sensi della legge 25 marzo 1985, n. 121, che apporta modificazioni al Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929 tra la Repubblica italiana e la Santa Sede –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare affinché vengano preservati quei riti – come il presepe e i canti natalizi – che da sempre contraddistinguono il Natale cattolico, nonché tutti i simboli della nostra identità e delle nostre radici cristiane.
(3-00366)

(Presentata il 4 dicembre 2018)

   GRIBAUDO, DELRIO, ROTTA, ENRICO BORGHI, CARNEVALI, DE MARIA, FIANO, LEPRI, MORANI, PEZZOPANE, VISCOMI, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, LACARRA, MURA e ZAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dall'inchiesta televisiva de Le Iene sono emerse una serie di irregolarità riguardanti l'azienda edile Ardima costruzioni, di proprietà prima di Antonio Di Maio e poi di Paolina Esposito, genitori del Ministro interrogato, e donata nel 2014 alla Ardima srl, di cui sono soci, al 50 per cento ciascuno, lo stesso Ministro e la sorella, Rosalba, mentre il terzo fratello, Giuseppe, riveste il ruolo di amministratore;

   anche dalla documentazione patrimoniale depositata presso la Camera dei deputati dall'onorevole Di Maio emerge la titolarità di una partecipazione nella società Ardima srl; tuttavia, dalla suddetta partecipazione formalmente non risultano derivare redditi;

   Le Iene hanno contattato, tra gli altri, Domenico Sposito, un lavoratore della Ardima costruzioni che dichiara di aver svolto in azienda, per diversi anni, attività lavorativa senza regolare contratto di lavoro, cui ha fatto seguito, nel 2013, l'instaurazione di un contenzioso ancora pendente presso la corte di appello di Napoli;

   alla richiesta di chiarimenti dei giornalisti della trasmissione tv, il Ministro interrogato ha dichiarato di essere all'oscuro della vicenda;

   tale affermazione necessita, a parere degli interroganti, di una verifica scrupolosa, stante la delicatezza del caso e la perplessità generata dal fatto che, al momento dell'acquisizione della proprietà dell'azienda, uno dei due soci potesse essere all'oscuro della predetta controversia giudiziale;

   oltre a questa specifica situazione, sono stati segnalati altri tre casi di operai, Salvatore Pizzo, «Giovanni» e «Stefano», che dichiarano di aver lavorato presso la medesima azienda in «nero» o in condizioni di irregolarità contrattuale e contributiva;

   a seguito di una serie di approfondimenti da parte delle maggiori testate giornalistiche italiane, anche la posizione del Ministro interrogato necessita di chiarimenti in merito all'attività svolta nel corso degli scorsi anni nell'azienda di famiglia, relativamente alla propria condizione contrattuale e contributiva, al fine di fugare possibili dubbi sulla regolarità della prestazione lavorativa svolta –:

   se non intenda fornire ogni utile informazione riguardante la posizione lavorativa e contrattuale dei lavoratori che nel corso degli ultimi 10 anni abbiano prestato attività presso le società Ardima costruzioni e Ardima srl, anche con riferimento al proprio estratto conto contributivo, chiarendo altresì se sia stato percettore di trattamenti di indennità di disoccupazione o di altri redditi per gli anni a decorrere dal 2008, in maniera tale da favorire l'attività, senza condizionamenti, degli organismi preposti all'attività ispettiva.
(3-00367)

(Presentata il 4 dicembre 2018)

   CONTE, MURONI, ROSTAN e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la regione Campania è preda di un grave stato di emergenza rifiuti derivante dalla mancata attuazione del piano regionale dei rifiuti, tenuto conto che nessuna delle previsioni ivi previste sono state realizzate, né è stato raggiunto l'obiettivo della percentuale di raccolta differenziata stabilita (65 per cento);

   incendi hanno interessato impianti di trattamento dei rifiuti, in particolare nelle province di Napoli e Salerno, come, ad esempio, quello accaduto all'interno dello stabilimento ex Stir di Battipaglia, uno due incendi che hanno interessato nel corso del 2018 l'area tra Eboli e Battipaglia, che particolare allarme sociale hanno sollevato in relazione alla situazione ambientale dell'area;

   nell'anno 2017 la Campania ha prodotto 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati, di cui circa 70.000 tonnellate sono rimaste stoccate negli impianti Stir intasandoli; a questi si sono aggiunte nel 2018 almeno altre 60 mila tonnellate;

   il piano relativo al finanziamento di 450 milioni di euro concessi per rimuovere le ecoballe entro febbraio 2018 risulta attuato solo nella misura del 2 per cento e dopo 10 anni la regione ha ripreso a produrre balle di rifiuti, ricreando una nuova emergenza nelle province di Napoli, Caserta e Salerno;

   recentemente il Ministro dell'interno e Vice Presidente del Consiglio dei ministri ha proposto di realizzare un termovalorizzatore in ogni provincia a partire dalla regione Campania, proposta che ha registrato la contrarietà del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico nonché Vice Presidente del Consiglio dei ministri, denotando all'interno del Governo una differenza non superficiale su un argomento delicatissimo;

   è del tutto evidente che l'Italia e, in particolare, la Campania necessitano di opzioni chiare che sostengano la raccolta differenziata con nuovi impianti di compostaggio e strategie volte al riuso e alla riduzione dei rifiuti, anche con tariffe premiali delle utenze virtuose;

   si assiste, invece, al fatto che in Campania ammontano a circa 327 mila tonnellate i rifiuti destinati ad essere smaltiti al di fuori della regione e, di questi, circa 87 mila tonnellate sono state trasportate al di fuori del territorio nazionale, con costi enormi che non sono più sostenibili –:

   quali iniziative intenda assumere, d'intesa con la regione Campania, al fine di affrontare quella che ad oggi in Campania rappresenta una gravissima emergenza ambientale e dei rifiuti e, in tale contesto, se ritenga che la proposta di realizzare un termovalorizzatore in ogni provincia su tutto il territorio nazionale, a partire dalla Campania, sia da condividere.
(3-00368)

(Presentata il 4 dicembre 2018)

   ILARIA FONTANA, ZOLEZZI, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il fiume Sacco si estende per circa 50 chilometri tra le province di Roma e Frosinone;

   l'area circostante al corso del fiume è classificata come Sito di interesse nazionale (Sin) ai fini di bonifica;

   la qualità delle acque e la biodiversità del fiume sono sempre più spesso messe a rischio da sversamenti illeciti di acque reflue e scarichi abusivi, fenomeni che nella provincia di Frosinone accadono ormai frequentemente e, in particolar modo, nelle giornate di pioggia intensa. Gli ultimi casi delle scorse settimane hanno riguardato ingenti quantità di schiume di natura sconosciuta, che, data la piena del fiume, si sono riversati anche su alcuni terreni circostanti, andando ad aggravare l'emergenza ambientale che ha già portato ad ordinanze sindacali tese ad interdire alcune zone per agricoltura e pascolo;

   il monitoraggio sulla qualità delle acque del Sacco, i cui risultati sono stati utilizzati per l'elaborazione dei documenti propedeutici all'aggiornamento del piano di tutela delle acque della regione Lazio, ha ulteriormente riscontrato una pessima condizione dello stato ecologico in 6 dei 14 sottobacini idrografici del fiume;

   oltre agli scarichi abusivi, anche i depuratori di acque reflue risultano essere spesso sottodimensionati, inattivi o comunque non in grado di trattare a sufficienza le acque in entrata, con la conseguenza di immettere nei corpi idrici acque aventi un carico di inquinamento ben oltre i limiti fissati dal decreto legislativo n. 152 del 2006;

   le attività industriali che scaricano le proprie acque nelle reti dei depuratori sono anch'esse soggette al rispetto dei limiti di legge e, visti i numerosi consorzi industriali e grandi impianti presenti lungo il corso del fiume, occorre verificarne il rispetto delle prescrizioni e le modalità di smaltimento dei fanghi;

   ad un'attività di indagine a danno avvenuto, serve un'azione congiunta tra gli enti competenti ed enti di controllo, quali Ispra, Arpa, azienda sanitaria locale e prefettura, al fine di prevenire in futuro il verificarsi di questi gravi fatti aumentando i controlli –:

   quali iniziative intenda promuovere al fine di contrastare i continui scarichi illeciti nel fiume Sacco.
(3-00369)

(Presentata il 4 dicembre 2018)

   CORTELAZZO, BARATTO, BOND, BENDINELLI, CAON, MILANATO, BRUNETTA, MARIN, ZANETTIN, SANDRA SAVINO, GAGLIARDI, RUFFINO, GIACOMETTO, LABRIOLA, MAZZETTI e CASINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   tra fine ottobre e inizio novembre 2018, un'eccezionale ondata di maltempo ha prodotto la morte di molte persone e danni enormi alle infrastrutture, agli immobili e al patrimonio naturale di vaste aree del Paese;

   a seguito dei suddetti eventi vi è stata la dichiarazione di stato di emergenza ai sensi della delibera del Consiglio dei ministri dell'8 novembre 2018, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 15 novembre 2018;

   peraltro il maltempo, accompagnato da venti fortissimi, ha fatto strage di alberi nelle regioni Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto. L'area con i danni maggiori è la provincia di Belluno;

   il vento ha fatto danni per circa 390 milioni di euro, schiantando a terra 12 milioni di metri cubi di boschi in Triveneto. Sono state colpite duramente anche colture pregiate come quella degli abeti rossi, nelle foreste della Val Visdende e di Paneveggio, conosciute come le foreste dei violini;

   ad acuire gli effetti del maltempo vi è molto probabilmente anche una generale mancanza di progettualità complessiva sulle opere di contrasto al dissesto idrogeologico;

   la citata mancanza di investimenti e progettualità, unita ai cambiamenti climatici in atto, può rappresentare un binomio micidiale che, se non affrontato correttamente, adottando misure e implementando gli investimenti per mettere in sicurezza le montagne, rischia di mettere in pericolo non solo i beni e il patrimonio naturale, ma la vita stessa di chi la montagna la vive;

   oggi più che mai, dopo i drammatici eventi che hanno colpito un territorio patrimonio Unesco creando danni per oltre 1 miliardo di euro, c'è bisogno di un intervento immediato e concreto con stanziamenti reali e non meramente promessi;

   il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 119 del 2018 in materia fiscale, prevede un fondo per le regioni colpite dagli eventi calamitosi dei mesi di settembre e ottobre 2018, con una dotazione di 400 milioni di euro. Una cifra molto inferiore a quella minima necessaria;

   non va dimenticata, inoltre, una prospettiva di medio periodo fatta di stanziamenti ancora maggiori per far fronte alle emergenze, con un risolutivo progetto nazionale di censimento e messa in sicurezza delle zone ad alto rischio climatico –:

   quali iniziative urgenti e quali risorse si intendano attivare per la messa in sicurezza dei territori di cui in premessa, posto che, in presenza di una drammatica deforestazione, vi è il rischio di nuove emergenze anche per le aree sottostanti pedemontane.
(3-00370)

(Presentata il 4 dicembre 2018)

   LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, recante «Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze», sono state introdotte norme per accelerare la definizione delle istanze di condono pendenti relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017 nel territorio dell'isola di Ischia;

   in base alla norma, per le pratiche di condono troverà esclusiva applicazione la disciplina dettata dai capi IV e V della legge 28 febbraio 1985, n. 47, cosiddetto «primo» condono edilizio;

   sembrerebbe che le istanze presentate siano migliaia, rispetto a una superficie di poche decine di chilometri quadrati –:

   se e in che modo intenda vigilare sui possibili rischi di dissesto idrogeologico che potrebbero scaturire dall'applicazione della norma.
(3-00371)

(Presentata il 4 dicembre 2018)