TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 80 di Venerdì 9 novembre 2018

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per sapere – premesso che:

   nel mese di ottobre 2018 si sono registrati una serie di eventi atmosferici eccezionali che hanno colpito l'intera penisola, provocando disagi e ingenti danni alla popolazione locale;

   tra le aree più colpite dal maltempo vi è stata la regione Sicilia, che tra il 18 ottobre e il 4 novembre 2018, ha registrato piogge torrenziali, che hanno non solo devastato e sommerso intere aree dell'isola, ma anche provocato la morte di numerose persone;

   numerosi sono stati gli interventi dei soccorritori, quali vigili del fuoco, protezione civile, forze dell'ordine e volontari, che hanno salvato diverse persone rimaste intrappolate nelle abitazioni o nelle auto travolte da acqua e fango;

   la violenta pioggia, così come riportato dalla stampa locale, ha causato innumerevoli eventi dannosi, quali frane, allagamenti e smottamenti, sommergendo interi centri urbani e con essi le aree circostanti relative alle attività produttive;

   anche il comparto agricolo ha riportato ingenti danni, così come le principali vie di collegamento dell'intera isola, fattore che ha reso ulteriormente difficoltoso l'intervento dei soccorsi;

   gli eventi hanno interessato numerosi edifici, abitazioni ed esercizi commerciali, mettendo a serio rischio l'incolumità sia dei cittadini sia dei soccorritori ed in ginocchio l'economia delle suddette zone alluvionate –:

   se il Governo intenda deliberare lo stato di emergenza per tutte le aree della Sicilia colpite dagli eccezionali eventi atmosferici degli ultimi giorni;

   quali siano in ogni caso le iniziative urgenti che il Governo intende assumere per fronteggiare l'attuale stato di emergenza infrastrutturale e abitativa in cui versano le aree interessate dall'alluvione e per sostenere la compromessa economia agropastorale.
(2-00162) «Perconti, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Cancelleri, Luciano Cantone, Cappellani, Casa, Chiazzese, Cimino, D'Orso, D'Uva, Ficara, Giarrizzo, Licatini, Lombardo, Lorefice, Martinciglio, Marzana, Papiro, Penna, Paxia, Pignatone, Raffa, Rizzo, Saitta, Scerra, Sodano, Suriano, Trizzino, Varrica, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Ilaria Fontana, Alberto Manca, Maraia, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Vianello, Vignaroli, Zolezzi».

(6 novembre 2018)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   la figura del difensore civico è presente in tutti i Paesi dell'Unione europea, favorisce il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione e garantisce la tutela stragiudiziale di ciascun cittadino, eliminando costi e spese di giustizia sia per i cittadini, vessati in taluni casi da un meccanismo poco virtuoso, sia per l'amministrazione investita dal problema;

   il difensore civico è una figura di garanzia a tutela del cittadino, che ha il compito di accogliere i reclami non accolti in prima istanza dall'ufficio reclami del soggetto che eroga un servizio, la pubblica amministrazione;

   come noto, nel corso del XX secolo la figura del difensore civico ebbe un notevole successo e si diffuse nel mondo all'interno dei diversi ordinamenti statali, pur prendendo nomi differenti e avendo qualche caratteristica funzionale differente;

   si può dire che quello svedese sia stato il modello base su cui poi altri Stati hanno configurato quelle che l'Onu definisce istituzioni di tutela dei diritti umani. Per quanto concerne il contesto europeo, anche il Consiglio d'Europa in questi anni si è espresso più volte sull'opportunità di istituire un difensore civico nazionale per gli Stati europei;

   con diverse risoluzioni, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha raccomandato l'istituzione e il rafforzamento della funzione e del ruolo autonomo e indipendente dell’Ombudsman (termine che deriva da un ufficio di garanzia costituzionale istituito in Svezia e letteralmente significa «uomo che funge da tramite»), istituito al 2010 in 160 Paesi;

   l'Unione europea ha istituito – mediante una figura analoga – l'importante figura del Mediatore europeo, con il Trattato europeo del 1992, cosiddetto Trattato di Maastricht, proprio per tutelare il diritto dei cittadini a una buona amministrazione e garantire il rispetto dei diritti umani e fondamentali delle persone;

   successivamente con la risoluzione 327/2011 e la raccomandazione 309/2011 adottate dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa, si è dato atto dell'importanza della figura istituzionale del difensore civico, quale strumento essenziale per l'esame dei reclami e per la conseguente risoluzione;

   nel nostro Paese, la figura del difensore civico sussiste a livello regionale, tuttavia e nonostante le buone intenzioni, non tutte le regioni hanno reso disponibile il servizio alla cittadinanza; per citare alcuni esempi, la regione Calabria pur prevedendo a livello statutario (articolo 6) e normativo (legge regionale n. 4 del 1985) la figura, di fatto il difensore civico non è mai stata nominato; la regione Puglia, invece, lo prevede a livello statutario, ma non ha ancora provveduto a regolare la materia con legge regionale, tanto che anche in Puglia il difensore civico non è mai stata istituito; ma vi è di più, la Regione siciliana addirittura non ha neppure previsto a livello statutario tale ruolo essenziale per la risoluzione delle controversie cittadine;

   le premesse portano inevitabilmente a concludere che la diffusione della figura del difensore civico non ha una diffusione capillare sul territorio nazionale, tanto da determinare evidenti disparità di trattamento che creano distanza tra i cittadini e la pubblica amministrazione e con le istituzioni, con inevitabili conseguenze anche sul piano del ritorno di servizi e di efficienza della pubblica amministrazione –:

   considerate anche l'urgenza e la particolare attualità della tematica, se sia intenzione del Ministro interpellato monitorare la corretta e capillare diffusione della figura del difensore civico regionale su tutto il territorio nazionale, adoperandosi comunque, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di sanare le disuguaglianze oggi esistenti tra cittadini italiani sotto il profilo segnalato, in ossequio ai principi costituzionali e ai sovraordinati principi comunitari.
(2-00169) «Francesco Silvestri, Rachele Silvestri, Macina, Dieni, Alaimo, Davide Aiello, Baldino, Berti, Bilotti, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, D'Ambrosio, Dadone, Forciniti, Parisse, Elisa Tripodi, Bella, Berardini, Bologna, Bruno, Buompane, Businarolo, Cabras, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone, Cappellani, Carabetta, Carbonaro, Carelli, Carinelli, Casa, Caso».

(6 novembre 2018)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   con decreto legislativo n. 468 del 1997 veniva istituito il lavoro socialmente utile, passando in tal modo da un modello squisitamente assistenziale ad un modello di tutela sociale e valorizzazione del soggetto disoccupato che, a fronte di un contributo economico e di assistenza previdenziale, è reimpiegato dalle pubbliche amministrazioni in una prestazione lavorativa fuori mercato per attività utili alla collettività, attraverso il ricorso a contratti di lavoro a termine;

   nel corso degli anni, a causa della crisi incipiente e della depressione economica di taluni territori, in particolare nel Sud del Paese, tali prestazioni lavorative hanno finito per rappresentare l'unico mezzo di sostentamento e di attivazione di quanti erano in disoccupazione o mobilità. Cionondimeno tali lavoratori sono da anni impegnati in attività pubbliche e sociali per mezzo di contratti a termine;

   il decreto-legge n. 185 del 2008 istituiva, all'articolo 18, comma 1, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il fondo sociale per l'occupazione e la formazione, successivamente rifinanziato ad opera di numerose disposizioni. Tra le finalità del fondo vi sono la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, nonché l'attivazione di misure di politiche attive del lavoro in favore di regioni rientranti nell'obiettivo convergenza dei fondi strutturali europei;

   il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, cosiddetto decreto Madia, nel quadro della più ampia delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, si pone come obiettivo primario la riduzione del precariato nella pubblica amministrazione;

   i limiti normativi posti dall'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001, come sostituito dall'articolo 49 del decreto-legge n. 112 del 2008, ad oggi non risultano essere superati dall'approvazione di altro specifico supporto legislativo; ai fini della stabilizzazione è stato individuato un importo annuo pro capite di riferimento, di cui all'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo n. 81 del 2000, pari a 9.296,22 euro. Le risorse necessarie per incentivarne l'assunzione a tempo indeterminato sono pertanto calcolate su un periodo di quattro anni, a decorrere dal momento dell'assunzione;

   all'articolo 1, commi 223-225, della legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017), come introdotti durante l'esame parlamentare alla Camera dei deputati, al fine del superamento del precariato dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità è stata disposta la proroga dei termini entro i quali le amministrazioni locali possono ricorrere alle prestazioni lavorative socialmente utili fino al 31 dicembre 2018;

   con decreto ministeriale 7 agosto 2018, n. 234, venivano ripartite le risorse tra le regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia per complessivi 298.501.111,12 euro, per le annualità 2010 e 2012-2017, finalizzati a incentivare l'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità;

   lo stesso decreto ministeriale, all'articolo 1, individua per la regione Calabria un numero totale di lavoratori impegnati pari a 2.316 euro per un ammontare di 86.120.182,08 euro e, all'articolo 2, dispone la sottoscrizione tra Ministero e regione affinché venissero assegnate le quote di finanziamento previste;

   la convenzione sottoscritta dispone, altresì, all'articolo 2, comma 2, che le somme richieste dalla regione siano trasferite dal Ministero per un campione di almeno il 10 per cento dei lavoratori riportati in ogni domanda e, comunque, a partire dal 1° gennaio 2019;

   il 31 dicembre 2018, termine prorogato dalla legge di bilancio per il 2018, scadranno i contratti a tempo determinato delle 4.500 unità lavorative di ex lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità che operano all'interno delle amministrazioni locali della Calabria;

   in considerazione della richiamata imminente scadenza, nell'impossibilità materiale di portare a termine entro la medesima data le previste stabilizzazioni, gli enti locali calabresi rischiano di dover interrompere improvvisamente i servizi di utilità pubblica e sociale con gravi ripercussioni su quanti sul proprio territorio ne beneficiano e, non di meno, i precari rischiano di non veder rinnovati i contratti di lavoro per il 2019 – poiché non permessi a norma di legge – e di veder pregiudicata anche la stabilizzazione futura, come peraltro denunciato da tempo e ripetutamente dall'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) –:

   se i Ministri interpellati non ritengano di adottare iniziative urgenti al fine di garantire alle amministrazioni locali calabresi condizioni adeguate per il mantenimento dei livelli occupazionali e delle prestazioni sociali svolte dai lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, nelle more del pieno ed effettivo completamento dei percorsi di stabilizzazione previsti dalla normativa vigente;

   se i Ministri interpellati non intendano intervenire con la massima urgenza al fine di garantire che le criticità illustrate non compromettano i percorsi già avviati di stabilizzazione e contrattualizzazione del personale socialmente utile e di pubblica utilità operante a livello locale, riconducendo la posizione normativa nel rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione e dal «decreto Madia»;

   se i Ministri interpellati non ritengano di assumere le necessarie iniziative di competenza volte ad evitare il tracollo amministrativo che la sensibile riduzione delle capacità funzionali comporterebbe nelle amministrazioni comunali di cui tale personale è parte integrante;

   se i Ministri interpellati non intendano, per quanto di competenza, assumere iniziative volte ad assistere minuziosamente i comuni al fine di impedire il concretizzarsi di atti e procedure avverse alle stesse amministrazioni locali, con il reale rischio di aggravare situazioni finanziarie già particolarmente difficili.
(2-00170) «Cannizzaro, Occhiuto, Santelli, Maria Tripodi».

(6 novembre 2018)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   Il Corriere del Mezzogiorno del 19 settembre 2018 riporta la notizia: «Si calcola che il numero degli infermieri dipendenti del servizio sanitario nazionale nel 2016 fosse in Campania di 18.500 circa, mentre, nel 2009, gli stessi infermieri assunti negli ospedali e nelle strutture pubbliche erano 21.250 circa. Non servono particolari doti matematiche per accorgersi che nel lasso di tempo intercorrente tra il 2009 e il 2016 si sono perse 2.700 unità»;

   da un'elaborazione del 17 settembre 2018 del centro studi della Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi), sui dati del conto annuale – Ragioneria dello Stato – Ministero dell'economia e delle finanze, si apprende che la carenza di infermieri per regioni in base al rapporto standard 1:3 con il numero di medici è accentuata per la Campania (regione in piano di rientro dal disavanzo finanziario in sanità); gli infermieri mancanti rispetto al rapporto 1:3 con i medici risultano essere 8.937;

   l'Osservatorio civico professione infermieristica del Tribunale per i diritti del malato/Cittadinanza attiva, nel gennaio 2018, in un suo elaborato, affronta la questione della carenza degli infermieri, in tale documento si riporta una citazione dello studio RN4CAST dal quale emerge:

    a) il rapporto infermiere/paziente di 1:6 è quello ottimale per garantire un'assistenza infermieristica adeguata;

    b) aumentare di uno il numero dei pazienti per ciascun infermiere (ad esempio, con un rapporto di un infermiere per 7 pazienti) fa salire del 23 per cento l'indice di burnout, del 7 per cento la mortalità dei pazienti, del 7 per cento il rischio che l'infermiere non si renda conto delle complicanze a cui il paziente sta andando incontro;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, recante «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza», prevede la presenza della figura dell'infermiere o di prestazioni infermieristiche nei seguenti articoli: articolo 4, assistenza sanitaria di base; articolo 22, cure domiciliari; articolo 23, cure palliative domiciliari; articolo 29, assistenza residenziale extra ospedaliera ad elevato impegno sanitario; articolo 30, assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale alle persone non autosufficienti; articolo 31, assistenza sociosanitaria residenziale alle persone nella fase terminale della vita; articolo 34, assistenza sociosanitaria semiresidenziale e residenziale alle persone con disabilità; articolo 38, ricovero ordinario per acuti; articolo 40, day surgery; articolo 42, day hospital; articolo 44, riabilitazione e lungodegenza post-acuzie –:

   se non ritenga d'intraprendere ogni iniziativa di competenza per verificare in Campania l'attuazione di quanto previsto dai livelli essenziali di assistenza, con riguardo gli articoli del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, recante «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza» e, in particolare, in merito alle erogazioni delle prestazioni infermieristiche;

   di quali elementi disponga, per quanto di competenza, circa l'eventuale relazione tra la carenza degli infermieri in Campania e l'adozione delle misure necessarie per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Campania;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere, eventualmente, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del suddetto piano di rientro, per colmare la mancanza di figure infermieristiche in Campania e in tutto il nostro Paese.
(2-00163) «Sarli, D'Arrando, Lapia, Lorefice, Mammì, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sportiello, Trizzino, Troiano, Leda Volpi, Menga, Acunzo, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aprile, Aresta, Ascari, Azzolina, Baldino, Barbuto, Massimo Enrico Baroni, Battelli».

(6 novembre 2018)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce una delle realtà più importanti per la sicurezza dei cittadini, svolgendo quotidianamente attività di prevenzione, vigilanza e soccorso a sostegno di soggetti pubblici e privati grazie al proficuo impegno del proprio personale;

   negli ultimi anni il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha realizzato uno sforzo straordinario per sopperire, nonostante le decrescenti risorse finanziarie e le carenze di organico, alle numerose richieste di intervento per piccole e grandi emergenze e per fronteggiare situazioni di estrema complessità, mettendo a serio rischio la propria incolumità;

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco soffre, da sempre, la presenza di una forte componente di personale precario, costituito dai vigili del fuoco cosiddetti discontinui, figure strategiche del comparto, pur essendo prive di contratto a tempo indeterminato e potendo essere richiamate in servizio per non più di 14 giorni consecutivi e per un massimo di 160 giorni l'anno;

   i discontinui rappresentano una risorsa fondamentale e indispensabile per consentire al Corpo nazionale dei vigili del fuoco di svolgere al meglio le funzioni che la legge ad esso attribuisce nell'ambito del soccorso pubblico. Questi ultimi, infatti, sono vigili del fuoco a tutti gli effetti, che, al pari dei propri colleghi assunti in pianta stabile nel Corpo, hanno svolto il loro stesso addestramento e intervengono nelle medesime operazioni di soccorso;

   l'articolo 10, comma 1, lettera c-bis, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, ribadisce che i richiami in servizio del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, non costituiscono rapporti di impiego con l'amministrazione;

   l'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, opera la distinzione tra il personale di ruolo e volontario, stabilendo altresì che il solo personale volontario iscritto nell'elenco istituito per le necessità delle strutture centrali e periferiche può essere oggetto di eventuali assunzioni in deroga, con conseguente trasformazione del rapporto di servizio in rapporto di impiego con l'amministrazione;

   a ciò si aggiunge che il decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 97, all'articolo 8, comma 1, ha introdotto delle modifiche al comma 2 dell'articolo 5 del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, prevedendo che la riserva di cui all'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 1° ottobre 1996, n. 512, è elevata al 35 per cento e opera in favore del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che, alla data di scadenza del bando di concorso, sia iscritto negli appositi elenchi da almeno tre anni e abbia effettuato non meno di centoventi giorni di servizio;

   nella legge di bilancio per il 2018 sono state inserite, tra le altre, norme in materia di stabilizzazione per il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ma con alcune limitazioni molto stringenti;

   in particolare, l'articolo 1, comma 295, della legge di bilancio per il 2018 per le assunzioni straordinarie, di cui ai commi 287, 288, 289 e 299 del medesimo articolo 1, ha stabilito una riserva di posti a favore del personale volontario, di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, i cosiddetti «precari discontinui», iscritti all'interno dell'elenco istituito per le necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in possesso dei requisiti sanciti dallo stesso comma 295;

   all'articolo 1, comma 295, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, è stabilito che per il personale volontario, con età ricompresa tra i 40 e i 45 anni, il requisito relativo ai giorni di servizio è elevato a 250 giorni, ad eccezione del personale volontario femminile per cui lo stesso requisito è elevato a 150 giorni; tale personale volontario, di sesso sia maschile che femminile, deve avere altresì effettuato complessivamente non meno di un richiamo di 14 giorni nell'ultimo quadriennio. Per il personale con età superiore ai 46 anni il requisito relativo ai giorni di servizio è elevato a 400 giorni, ad eccezione del personale volontario femminile per cui lo stesso requisito è elevato a 200 giorni; tale personale volontario, di sesso sia maschile che femminile, deve avere altresì effettuato complessivamente non meno di due richiami di 14 giorni nell'ultimo quadriennio;

   tra l'altro, la clausola 5 della direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 ha specificato che, per prevenire gli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, gli Stati membri dovranno introdurre una o più misure volte a prevenire l'abuso di continue proroghe dei contratti a termine;

   le forze politiche che sostengono il Governo Conte si sono espresse favorevolmente, attraverso il «Contratto per il Governo del cambiamento», in materia di stabilizzazione del personale precario, proponendo per l'intero Corpo nazionale «misure per garantire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, il potenziamento della formazione e l'adeguamento delle retribuzioni ai livelli previsti per le forze dell'ordine»;

   ad avviso degli interpellanti, la stabilizzazione del personale precario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è tuttora lettera morta, nonostante le istanze rappresentate più volte dall'Associazione nazionale discontinui e l'esigenza ormai impellente di assicurare incrementi di personale qualificato in grado di garantire, per la sicurezza dei cittadini, interventi tempestivi e adeguati standard di efficienza –:

   se, con quali tempistiche e con quali modalità il Ministro interpellato intenda intraprendere le opportune iniziative al fine di ottemperare alle disposizioni che prevedono procedure straordinarie per l'assunzione di contingenti di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con particolare riferimento al personale volontario, di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, iscritto all'interno dell'elenco istituito per le necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   se il Ministro interpellato intenda far fronte al precariato nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, così come espresso nel «contratto di Governo», modificando i requisiti di cui alla legge 27 dicembre 2017, n. 205;

   quali siano gli orientamenti del Ministro interpellato circa i contratti dei «discontinui» del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche in riferimento alla clausola 5 dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato che obbliga gli Stati membri ad adottare misure per prevenire l'abuso di continue proroghe dei contratti a termine.
(2-00166) «Cannizzaro, Gelmini, Occhiuto, Santelli, Maria Tripodi, Germanà, Siracusano, Bartolozzi, Mugnai, D'Ettore, Carrara, Fiorini, Ripani, Sarro, Paolo Russo, Casciello, Martino, Zanella, Mandelli, D'Attis, Sisto, Calabria, Prestigiacomo, Minardo, Scoma, Casino, Zangrillo, Pella, Sozzani, Marrocco, Vietina, Cattaneo, Silli».

(6 novembre 2018)

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la città di Gela è purtroppo colpita, molto spesso, da danneggiamenti e attentati incendiari che, specialmente negli ultimi mesi, stanno dilaniando la città stessa e mettendo in serio pericolo la sicurezza dei cittadini;

   a Gela, il 19 ottobre 2018, ha piovuto a dirotto dalle 17:00 alle 3:00 della notte, eppure qualcuno, nelle prime ore del mattino, è riuscito a incendiare e distruggere due locali pubblici: il «bar Belvedere», appena inaugurato, di fronte al municipio, e il lido «Bcool Beach» con annesso bar e ristorante che si estendeva su quattromila metri quadrati di spiaggia;

   il giorno dopo un nuovo attentato incendiario: nel mirino un altro esercizio commerciale, il bar «Lory», in via Palazzi nel quartiere Caposoprano. Il fatto è avvenuto alle 3 di notte e a dare l'allarme è stato un metronotte, di ronda nella zona. Le fiamme sono state domate prima che si propagassero all'interno del locale, ubicato al pianoterra di un edificio condominiale di 4 piani;

   mentre sono ancora in corso le indagini sugli incendi, il 31 ottobre 2018 è stato identificato e arrestato, su ordine del giudice per le indagini preliminari di Gela, il presunto autore del tentativo di incendio compiuto la notte del 20 ottobre 2018 contro il bar-pasticceria «Lory»;

   nel frattempo commercianti, esercenti, artigiani e tutta la cittadinanza, in un clima di tensione crescente, iniziano a sentirsi sempre meno sicuri e di fronte ad una vera e propria emergenza i sindacati di categoria hanno chiesto al prefetto di Caltanissetta maggiori controlli sul territorio con l'utilizzo dei militari dell'Esercito;

   Gela, come sempre, non si è piegata e ha reagito agli attentati incendiari con una mobilitazione popolare: i sindacati Confcommercio, Confesercenti, Cna e Fipe-Confcommercio hanno, infatti, organizzato per il 27 ottobre 2018, alle ore 10, un raduno nella rotonda del lungomare, a est del quartiere Macchitella, davanti a uno dei 3 locali bruciati, il lido «Bcool Beach»; in tale occasione e in considerazione dell'emergenza, né il prefetto di Caltanissetta, né i rappresentanti del Governo hanno preso parte al raduno;

   nonostante il totale disinteresse da parte del Governo, il 22 ottobre 2018, alle 20:00, le stesse organizzazioni di artigiani e commercianti hanno deciso di effettuare, alla sala «Padre Pino Puglisi», nella casa del volontariato, una prima riunione;

   come se non bastasse, nella notte del 31 ottobre 2018, tra la mezzanotte e le 2:30, la città di Gela è stata messa «sotto assedio»: due attentati incendiari, con quattro auto coinvolte, forti spari contro il portone d'ingresso di un'abitazione di via Talete e una serie di atti di vandalismo hanno coinvolto tre automobilisti all'uscita della chiesa San Sebastiano che hanno trovato le gomme delle vetture fatte a brandelli a colpi di coltello e le carrozzerie ricoperte da «graffiti»; contestualmente, in via Europa, si è registrata un'esplosione con i petardi delle cassette della posta installate in alcuni edifici;

   il 22 ottobre 2018, la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo, ha depositato un'interrogazione a risposta scritta (n. 4-01445) sulla medesima questione, senza ricevere alcuna risposta da parte del Ministro interpellato, con la conseguenza che nella città di Gela non vi è ancora un contingente adeguato delle forze dell'ordine al fine di evitare il reiterarsi dei tragici eventi appena citati;

   ad avviso degli interpellanti quella appena riportata è una situazione mortificante in una Gela messa in ginocchio, dove i cittadini assistono quotidianamente a scene di guerra con carcasse di auto bruciate, ridotte a cenere, prospetti anneriti, serrande sciolte, balconi danneggiati e dove risulta necessario e improcrastinabile l'invio sul posto di un adeguato contingente delle forze dell'ordine;

   il 2017 ha registrato un'impennata del numero degli attentati incendiari in città, con casi di nove auto bruciate in una sola notte, che certamente non depone a favore della sicurezza dei cittadini e che con tutta evidenza dimostrano che trattasi di ennesimi atti allarmanti che denotano la presenza di criminalità organizzata –:

   se, in che modo e con quali tempistiche il Ministro interpellato intenda attivarsi per potenziare il necessario e imprescindibile presidio delle forze dell'ordine e gli strumenti necessari a rafforzare le attività investigative di prevenzione e repressione della criminalità organizzata a Gela;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interpellato per contribuire ad accertare le cause e la matrice degli incendi citati in premessa;

   considerato che per gli interpellanti occorre analizzare tutti i fatti in un unicum investigativo, quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda porre in essere per promuovere un monitoraggio costante del fenomeno degli episodi di criminalità organizzata in tale territorio, in modo tale da avere un quadro d'insieme utile a comprenderlo meglio e a prevenire nuovi casi analoghi;

   se non ritenga opportuno adoperarsi per l'immediata convocazione di un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, da presenziare, che sia appositamente dedicato al monitoraggio delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio gelese.
(2-00167) «Bartolozzi, Occhiuto, Prestigiacomo, Germanà, Minardo, Scoma, Siracusano».

(6 novembre 2018)