TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 77 di Martedì 6 novembre 2018

 
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INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI

A) Interrogazione

   MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la città di Castelvetrano, sotto commissariamento prefettizio dal mese di giugno del 2017, da diverse settimane si trova a vivere una grave condizione d'emergenza igienico-sanitaria causata dalle montagne di rifiuti che invadono una specifica zona della città;

   nella zona di via Roma è stata individuata la cosiddetta «isola ecologica», luogo oramai divenuto una discarica a cielo aperto e in cui insistono cumuli di rifiuti spesso dati alle fiamme, con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza per la salute della popolazione a causa delle diossine rilasciate dalla combustione dei rifiuti;

   nella suddetta zona a causa della presenza di rifiuti di natura organica si respira un'aria malsana e nauseabonda alla presenza, tra l'altro, di cani, ratti e insetti attirati dai numerosi rifiuti presenti in loco, aumentando il rischio con la calura estiva di epidemie per la popolazione castelvetranese;

   oltre ai cittadini che risiedono nelle immediate vicinanze del sito e agli utilizzatori di quella «piattaforma», rischiano la propria salute anche gli operatori ecologici che operano in violazione delle più elementari norme igienico-sanitarie;

   la descritta situazione emergenziale e la mancanza di decoro, oltre ad arrecare disagio e pregiudizio alla salute del cittadini castelvetranesi, stanno recando un rilevante danno all'immagine di tutta la cittadina trapanese, mortificata impunemente agli occhi dei numerosi turisti che, soprattutto nei mesi estivi, vi soggiornano per le vacanze –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione emergenziale che affligge il territorio castelvetranese e i suoi abitanti;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per intervenire celermente al fine di eliminare i disagi causati dagli smaltimenti abusivi e dai roghi di rifiuti sul territorio nazionale e, dunque, per tutelare la salute pubblica;

   se si intenda attivare il comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente in relazione alla situazione del sito citato, di cui occorrerebbe chiarire l'autorizzazione e la certificazione da parte degli enti locali.
(3-00145)

(4 settembre 2018)

B) Interrogazione

   CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione dei campi elettromagnetici a radiofrequenza sta aumentando e gli effetti sulla salute sono ancora sotto esame;

   i campi elettromagnetici a radiofrequenza promuovono lo stress ossidativo, una condizione implicata nell'insorgenza del cancro, in diverse malattie acute e croniche e nell'omeostasi vascolare;

   sebbene alcune evidenze siano ancora controverse, l'Organizzazione mondiale della sanità ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come «possibili cancerogeni per l'uomo» e studi più recenti hanno suggerito effetti riproduttivi, metabolici e neurologici dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, che sono anche in grado di alterare la resistenza agli antibiotici batterici;

   uno degli studi più ampi, a cura del programma nazionale di tossicologia degli Usa (National toxicology program), ha dimostrato un aumento significativo dell'incidenza del cancro cerebrale e di tumore al cuore negli animali esposti a campi elettromagnetici anche a livelli inferiori a quelle di cui alle attuali linee guida della Commissione internazionale sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp);

   anche recenti studi dell'Istituto Ramazzini evidenziano un aumentato rischio, sia per i tumori alla testa sia per gli schwannomi, il più pericoloso dei quali è il tumore cardiaco. Tali risultati, basati sulla sperimentazione animale, insieme agli ultimi studi epidemiologici sugli utilizzatori di cellulari dell'oncologo Lennart Hardell, fanno concludere agli studiosi che è tempo di aggiornare la classificazione Iarg. Al momento, infatti la Iarg classifica la radiofrequenza come «possibile cancerogeno per l'uomo», perché si basa solo su risultati epidemiologici ma non su studi in vivo, che oggi fanno propendere per la classificazione «probabile cancerogeno» di classe 1A o, come suggerito da Hardell, «cancerogeno certo» di classe 1;

   in questo scenario in evoluzione, anche se gli effetti biologici dei sistemi di comunicazione 5G sono scarsamente studiati, è iniziato un piano di azione internazionale per lo sviluppo di reti 5G;

   osservazioni preliminari hanno mostrato che le onde millimetriche aumentano la temperatura della pelle, alterano l'espressione genica, promuovono la proliferazione cellulare e la sintesi di proteine legate allo stress ossidativo, nonché processi infiammatori e metabolici, possono generare danni oculari e influenzare le dinamiche neuromuscolari (Di Ciaula, Int. J. Hyg. Environ. Health, Epub 2018);

   secondo diversi scienziati sono necessari ulteriori studi per esplorare in modo migliore e indipendente gli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici a radiofrequenza in generale e delle onde millimetriche in particolare. Tuttavia, i risultati disponibili sembrano sufficienti per dimostrare l'esistenza di effetti biomedici, per invocare il principio di precauzione, per definire i soggetti esposti come potenzialmente vulnerabili e per rivedere i limiti esistenti (Di Ciaula, Epub 2018);

   oltre 170 scienziati di tutto il mondo hanno rivolto un appello alle istituzioni dell'Unione europea per chiedere il blocco della tecnologia 5G a causa delle crescenti preoccupazioni per l'aumento delle radiazioni da radiofrequenza e dei relativi rischi per la salute a cui sono sottoposti i cittadini europei;

   ai sensi dell'articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la responsabilità primaria di proteggere la popolazione dai potenziali effetti nocivi dei campi elettromagnetici appartiene agli Stati membri, inclusa la scelta delle misure da adottare in base a età e stato di salute;

   la tutela e la salvaguardia della salute umana e la tutela ambientale sono valori di rilievo costituzionale, nonché beni inalienabili (articolo 9, secondo comma, e articolo 32, primo comma) –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per evitare che l'esposizione superi i nuovi standard di esposizione massima totale dell'Unione europea su tutti i campi elettromagnetici per proteggere i cittadini, in particolare i neonati, i bambini e le donne in gravidanza;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per definire standard di esposizione massima totale sicuri per la salute dei cittadini.
(3-00293)

(5 novembre 2018)
(ex 4-01151 del 19 settembre 2018)

C) Interpellanza

   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   da un articolo di stampa, pubblicato il 18 giugno 2018 dal giornale La Nuova Sardegna, dal titolo «Alla Scuola sottufficiali ritornano i corsi per allievi nocchieri», si apprende dell'esistenza di un accordo secondo cui verrebbero trasferiti circa 700 allievi da Taranto a La Maddalena, divisi in quattro incorporamenti annuali da 160/180 giovani tra Marina militare e Capitaneria di porto, appartenenti alla categoria di nocchieri di porto e tecnici di macchine, di conseguenza potrebbero aversi 4 cerimonie di giuramenti ogni anno di giovani appartenenti a tali categorie;

   appare, da una breve disamina dell'operazione, che essa avvenga al fine di avere un'importante ricaduta sul territorio sardo sia per il turismo che per l'economia ad essa legata;

   inoltre, dall'articolo risulterebbe che l'accordo sia stato probabilmente il frutto di «buoni rapporti instaurati a suo tempo» tra il Ministero della difesa e l'ente locale interessato; non risulta peraltro, a quanto consta all'interpellante, che siano stati precedentemente interpellati o informati gli amministratori locali tarantini che avrebbero saputo il tutto solo attraverso stampa, come dichiarato nei giorni scorsi da alcuni consiglieri comunali di maggioranza della città;

   è, quindi, così evidente come a Taranto non si avrebbe più un afflusso di 700 famiglie in occasione dei giuramenti con una forte ricaduta sull'economia locale (operatori culturali, commercianti, albergatori, ristoratori e altro);

   le 700 famiglie provenienti per la maggior parte dal Sud Italia, in occasione dei giuramenti, dovranno affrontare un viaggio lungo e costoso per assistere ad uno dei momenti più importanti nella carriera del loro familiare;

   basta ricordare che circa 4 anni fa fu presa la decisione di trasferire i corsi dei volontari in ferma prefissata di 1 anno e i successivi giuramenti dall'allora Maricentro Taranto a Mariscuola, al fine di razionalizzare le spese, ed oggi si parla di spostare anche i 700 allievi annui sull'isola de La Maddalena dove lo stesso Co.Ce.R. Marina fu in visita pochi anni fa rilevando l'esistenza di inidonee condizioni infrastrutturali e logistiche;

   il comprensorio ex Maricentro potrebbe ospitare tranquillamente i 700 allievi distribuiti in 4 corsi qualora le scuole sottufficiali di Taranto non fossero idonee ad ospitare di militari stranieri. Basti ricordare che solo 15 anni or sono, prima dell'abolizione della leva obbligatoria, il centro ospitava regolarmente oltre 1.200 militari;

   sembrerebbe, quindi, logico che una maggiore presenza di militari sull'isola de La Maddalena comporti il trasferimento di qualche decina di militare in servizio permanente e delle rispettive famiglie. Tale possibilità sta creando forte preoccupazione per il personale della Marina, in quanto andrebbe ad incidere sull'economia familiare notevolmente, essendo l'isola ad alta vocazione turistica;

   i militari che dovrebbero sostenere i corsi sarebbero quelli del Corpo delle capitanerie di porto–guardia costiera, che dipendono funzionalmente ed economicamente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Tali risorse potrebbero tranquillamente essere investite a Taranto, creando anche strutture logistiche e di affiancamento a Maricentro e contribuendo in qualche misura all'economia locale;

   infatti, la popolazione di Taranto, come tutti sanno, sta vivendo una crisi economica molto importante da molto tempo come conseguenza delle condizioni ambientali e sanitarie, più volte oggetto di vari atti di sindacato ispettivo;

   è parere dell'interpellante che togliere altre risorse al Territorio tarantino non giova né all'economia, né alle condizioni sociali dei cittadini di Taranto e provincia –:

   se quanto riportato della stampa circa il trasferimento delle 700 unità di volontari in ferma prefissata di 1 anno corrisponda al vero;

   quali chiarimenti intendano fornire circa l'assenza di informazione e coinvolgimento delle amministrazioni locali e quali siano i motivi;

   se non si ritenga, alla luce di quanto esposto in premessa, di riaprire e ristrutturare Maricentro anche attingendo da risorse del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ciò anche in considerazione delle dichiarazioni del Co.Ce.R. Marina in merito alle carenti condizioni strutturali delle scuole sottufficiali de La Maddalena;

   se ad oggi siano avvenuti interventi per colmare le carenze strutturali sull'isola, quali siano i costi sostenuti e quanti siano gli alloggiamenti disponibili e/o da ristrutturare;

   se sia in previsione l'ampliamento dell'organico del personale in servizio permanente, non dirigente, nei prossimi 12 mesi sull'isola de La Maddalena e di quali categorie e grado;

   se non si ritenga di riconsiderare tale trasferimento, soprattutto in riferimento al danno economico che ne deriverebbe per l'intera provincia tarantina a seguito della mancanza del flusso di 700 famiglie l'anno, considerando che i cittadini hanno ospitato per oltre 150 anni gli appartenenti alla Forza armata nel pieno centro della città, circostanza che li ha privati delle zone più belle, e che oggi con l'eventuale trasferimento dei 700 volontari in ferma prefissata di 1 anno si vedrebbero oltraggiati ulteriormente.
(2-00050) «Labriola».

(13 luglio 2018)

D) Interrogazione

   BILLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   una dichiarazione sull'istituzione di un partenariato europeo per la blockchain è stata firmata il 10 aprile 2018 dai seguenti Paesi: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia;

   tale partenariato potrebbe avere come conseguenza la definizione di una legge europea sull'utilizzo della tecnologia blockchain, che potrà essere utilizzata in futuro dai servizi pubblici e privati;

   la blockchain è una tecnologia che permette la creazione di un registro aperto e distribuito per memorizzare transazioni tra due parti in modo sicuro, verificabile e permanente tramite crittografia, e può essere utilizzata per gestire scambi commerciali elettronici, come per esempio l'acquisto di prodotti on line, la creazione e l'utilizzo di criptovalute oppure crowdfunding per la promozione e lo sviluppo di start-up innovative;

   la Commissione europea prevede di investire 300 milioni di euro per lo sviluppo di tale tecnologia nei prossimi anni;

   l'Italia è una delle maggiori economie europee; pertanto, conoscere la posizione del Governo in merito a un'eventuale legislazione sull'argomento potrebbe essere importante per comprendere gli scenari che in ogni caso si determinerebbero per l'economia italiana. La preoccupazione, a giudizio dell'interrogante, è che la legislazione possa essere definita senza che il punto di vista e l'interesse italiano vengano presi in considerazione –:

   quale sia la posizione del Governo in merito all'eventuale adesione dell'Italia alla dichiarazione sull'istituzione del partenariato europeo sulla blockchain.
(3-00030)

(26 giugno 2018)

E) Interrogazione

   LOSACCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante in data 30 dicembre 2017, a seguito dell'uccisione della signora Anna Rosa Tarantino a Bitonto, vittima incolpevole di un regolamento di conti tra malavitosi, sollecitò il Governo a promuovere una riunione specifica del competente comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico per affrontare le delicate questioni di sicurezza del comprensorio bitontino;

   la riunione si tenne e partecipò il Ministro dell'interno pro tempore Minniti che assicurò il potenziamento degli organici delle forze dell'ordine di stanza a Bitonto;

   si apprende, anche attraverso la stampa, che 75 poliziotti di quel contingente inviato a Bitonto sarebbero stati dirottati a Bari per fronteggiare la situazione del quartiere Libertà;

   il sindaco di Bitonto ha manifestato tutta la sua preoccupazione per questa decisione che indebolirebbe l'azione di controllo del territorio, addirittura paventando le proprie dimissioni;

   al di là della provocazione di cui in premessa è evidente la necessità di assicurare al territorio bitontino adeguata copertura da parte delle forze dell'ordine;

   la politica degli annunci si rivela una maldestra operazione di spostamenti all'interno degli stessi numeri –:

   se corrisponda al vero ciò di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere per assicurare il mantenimento dell'attuale contingente di forze dell'ordine di stanza a Bitonto e per inviare altre risorse per affrontare le criticità presenti al quartiere Libertà di Bari.
(3-00149)

(4 settembre 2018)

F) Interrogazione

   D'INCÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:

   la storia della «Variante Vittorio Veneto — S. Augusta» inizia nel maggio 2009 con l'approvazione da parte di Anas di un progetto di variante alla strada statale n. 51 «Alemagna» suddivisa in due stralci: la Sega-Rindola, attualmente in costruzione, e Rindola-ospedale di Vittorio Veneto, che non ha avuto ancora alcuna copertura finanziaria; il progetto prevedeva la realizzazione di una tangenziale esterna al centro di Vittorio Veneto e di una galleria (galleria S. Augusta) di 1,5 chilometri che, secondo Anas avrebbe liberato il centro storico (borgo antico di Serravalle) dal traffico, fluidificando, nel contempo, la viabilità lungo la strada statale n. 51;

   nel 2009 Anas dichiarava la pubblica utilità, avviava le procedure espropriative e bandiva la gara per l'appalto integrato dell'opera, che veniva aggiudicata il 25 marzo 2011;

   nel 2013, dietro ricorso di alcuni abitanti di Vittorio Veneto, il Consiglio di Stato dichiarava nulli alcuni atti approvativi del progetto, rilevando la necessità di acquisire la valutazione di incidenza ambientale e la relazione geologica relativa al rischio sismico;

   nonostante ciò l'Anas, dopo tre mesi dal pronunciamento del Consiglio di Stato, ripresentava e approvava il progetto esecutivo, a cui si opposero alcuni proprietari che si rivolsero al tribunale amministrativo regionale che riconobbe le loro ragioni, bloccando di fatto l'opera perché l'Anas non aveva più diritto di passare su quei terreni;

   l'Anas approvava, quindi, una nuova variante che porterà la tangenziale a correre a qualche decina di metri, evitando i terreni non espropriabili, passando sotto in galleria tra due scuole, costeggiando il cimitero ed il parco cittadino lungo il fiume Meschio con un ponte, per infilarsi in pieno centro, con una rotatoria prevista in origine, a poca distanza da un incrocio semaforico importante e non eliminabile;

   con il nuovo tracciato, la tangenziale riverserebbe quindi un elevato volume di traffico, anche quello pesante, direttamente all'interno della città di Vittorio Veneto, con tutto quello che ne conseguirebbe per un centro storico di grande pregio in termini di impatto ambientale;

   dal punto di vista economico, inoltre, l'opera registra un costante aumento dei costi, passati da 49 milioni di euro nella previsione iniziale agli odierni 64 milioni di euro;

   esisterebbero, peraltro, progetti alternativi funzionali che eviterebbero le criticità esposte in premessa, a minor impatto ambientale, più economici e di ben più rapida realizzazione;

   in particolare, sarebbe opportuno valutare un'uscita diversa dallo sbocco sulla sola e insufficiente strada comunale, Via Carso, come proposto dall'amministrazione attuale, senza galleria sotto le scuole, ma spostata di 500 metri più a sud dell'attuale rotatoria, all'uscita del tratto in galleria e in trincea, su di un incrocio più ampio, con tre vie di deflusso (Via Vittorio Emanuele, Via Carso, Via Dalmazia), sistemando un incrocio che comunque andrebbe ridefinito e messo in sicurezza per il passaggio di una nuova strada statale;

   inoltre, il secondo stralcio dell'opera, al momento solo ipotizzato ed inutile ad avviso dell'interrogante, in quanto opera già servita dalla viabilità esistente in uscita, prolungherebbe la variante con tunnel per una spesa ulteriore di 60 milioni di euro –:

   se il Governo non ritenga di procedere ad una nuova analisi e verifica di un'opera interamente finanziata con risorse pubbliche e se, alla luce delle criticità esposte in premessa in materia di acquisizione dei terreni, di impatto ambientale e di effettiva funzionalità dell'opera, intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per rivedere il progetto di cui in premessa, alla luce delle soluzioni alternative avanzata dai comitati presenti nella città di Vittorio Veneto e per bloccare la realizzazione del secondo stralcio, che si rivelerebbe inutile in quanto l'area è già servita dalla viabilità esistente in uscita dalla città in direzione sud o verso l'Ospedale.
(3-00294)

(5 novembre 2018)
(ex 5-00324 del 3 agosto 2018)