TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 21 di Mercoledì 4 luglio 2018

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   FRATOIANNI, FORNARO e FASSINA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 20 giugno 2018 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha diramato il decreto ministeriale n. 506 del 19 giugno 2018, volto a disciplinare l'aggiornamento annuale delle graduatorie ad esaurimento per l'anno scolastico 2018-2019;

   il suddetto decreto ministeriale, nel disporre l'aggiornamento solo per coloro che sono già inseriti nelle graduatorie ad esaurimento in attesa del conseguimento del titolo abilitante, per coloro che sono inclusi negli elenchi del sostegno che, pur presenti nelle graduatorie ad esaurimento, hanno conseguito il titolo di specializzazione e per coloro che hanno acquisito i requisiti per beneficiare della riserva dei posti, ha di fatto precluso l'accesso alla graduatoria alle migliaia di docenti in possesso del diploma magistrale conseguito prima dell'anno scolastico 2001-2002 ed ai quali il Consiglio di Stato, negando, con sentenza del 20 dicembre 2017, il valore abilitante al loro diploma, ha sbarrato l'accesso alle graduatorie ad esaurimento;

   l'articolo 1, comma 605, lettera c), della legge n. 296 del 2006 ha trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, senza, tuttavia, prevedere un termine finale di vigenza delle medesime e, anzi, stabilendo la continuazione del relativo meccanismo di aggiornamento e di valutazione dei titoli di accesso, mediante regolamenti ministeriali, e consentendo, in deroga ai requisiti richiesti dalla legge n. 124 del 1999, l'accesso alle stesse a tutti gli abilitati, inclusi gli abilitati con le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario, i laureati in scienze della formazione primaria e tutti coloro che non hanno acquisito tale abilitazione tramite concorso, ma escludendo i diplomati magistrali in possesso del diploma abilitante conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002, nonostante il decreto interministeriale del 10 marzo 1997 garantisse il valore abilitante ai diplomi magistrali di coloro che avevano frequentato corsi iniziati entro l'anno scolastico 1997-1998, e a tutti i titoli comunque conseguiti entro l'anno scolastico 2001-2002;

   con due successivi decreti ministeriali, il n. 235 del 2014 ed il n. 325 del 2015, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca confermava il divieto di inserimento nelle graduatorie dei diplomati magistrali, relegandoli da quel giorno nella cosiddetta III fascia delle graduatorie d'istituto, senza alcuna chance di essere immessi in ruolo;

   il 20 giugno 2018 il Ministro interrogato, nel corso di una trasmissione su Radio Capital, ha espresso solidarietà ai docenti penalizzati dal pronunciamento della magistratura amministrativa, auspicando una soluzione condivisa dell'annosa vicenda, senza però sbilanciarsi sulle possibili e concrete soluzioni –:

   se il Governo non ritenga di dover intervenire in tempi rapidi attraverso iniziative normative urgenti che affrontino definitivamente la questione in premessa.
(3-00045)

(Presentata il 3 luglio 2018)

   VIVIANI, MOLINARI, CECCHETTI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali vengono individuate risorse e criteri per l'erogazione di aiuti alle imprese di pesca autorizzate all'esercizio dell'attività di pesca con il sistema «strascico», le quali abbiano attuato il fermo obbligatorio e rispettato le misure tecniche successive all'interruzione;

   per accedere alle agevolazioni, il decreto direttoriale n. 10207 del 17 giugno 2016 ha enunciato, nel dettaglio, i requisiti di ammissibilità e i relativi adempimenti amministrativi; le imprese hanno inoltre presentato, entro la fine del periodo di arresto obbligatorio o delle misure tecniche, un'apposita manifestazione di interesse;

   i contributi alle imprese di pesca vengono assegnati in base al numero di giorni lavorativi di fermo effettuati nei periodi stabiliti dai rispettivi decreti ministeriali. Questo indennizzo serve a compensare gli armatori per l'interruzione dell'attività;

   le marinerie da tempo lamentano il ritardo con il quale si stanno effettuando i pagamenti. Per l'annualità 2015 risulta che gli indennizzi siano in corso di pagamento, mentre quelli relativi agli anni 2016 e 2017 non hanno ancora raggiunto le marinerie che sono risultate beneficiarie, provocando grande preoccupazione, dal momento che, in assenza di tale accorgimento economico, il settore in questione rischia di non avere più un futuro;

   non è pensabile che, nel momento in cui si costringono le imprese ittiche al fermo biologico, parallelamente non si provvede all'immediato pagamento di quanto dovuto per il loro sostentamento nel periodo di fermo, considerati i sacrifici in termini economici che queste sopportano;

   i pescatori durante il fermo biologico sono comunque costretti a sopportare costi per espletare gli adempimenti fiscali, per produrre un reddito sufficiente al loro sostentamento e per provvedere agli stipendi dei dipendenti;

   più di due anni di «flessibilità» nel pagamento sono un ritardo pesantissimo per le imprese ittiche, in quanto la pesca rappresenta una delle attività più rilevanti dell'economia nazionale e, al tempo stesso, un'eccellenza di portata internazionale da tutelare costantemente, risultato anche del sacrificio di intere famiglie –:

   in vista dell'imminente fermo biologico per il 2018, come intenda procedere al pagamento degli indennizzi agli armatori beneficiari, sia per le precedenti annualità che per le prossime, affinché vi sia una regolare e puntuale erogazione dei contributi in quanto tale erogazione costituisce una boccata d'ossigeno per un settore vitale come quello ittico.
(3-00046)

(Presentata il 3 luglio 2018)

   LUCASELLI, LOLLOBRIGIDA, MELONI, RAMPELLI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, DEIDDA, LUCA DE CARLO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 28 e 29 giugno 2018 il Consiglio europeo ha approvato all'unanimità il rinnovo, fino al 23 giugno 2019, delle sanzioni che riguardano l'economia della Crimea;

   le misure previste comportano il divieto assoluto per le compagnie europee di effettuare qualsiasi tipo di investimento in Crimea. Proibite, inoltre, tutte le importazioni dalla penisola affacciata sul Mar Nero, vietato comprare immobili, finanziare società o fornire servizi, incluso il roaming per le compagnie telefoniche. La lista di restrizioni comprende anche il divieto di attracco per le navi da crociera;

   la vera partita si giocherà però il prossimo 31 luglio, in vista del possibile rinnovo delle sanzioni economiche settoriali: in questo pacchetto sono inserite infatti le sanzioni che colpiscono direttamente l'economia russa;

   il Governo in carica nel suo contratto di programma ha scritto: «è opportuno il ritiro delle sanzioni imposte alla Russia, da riabilitarsi come interlocutore strategico al fine della risoluzione delle crisi regionali»;

   la proroga delle sanzioni rischia di avere delle ricadute molto pesanti, in particolare sul made in Italy. Lo testimonia anche quanto comunicato da Coldiretti all'indomani delle decisioni europee: «Con le sanzioni si attende ora la rappresaglia della Russia con l'embargo totale per un'importante lista di prodotti agroalimentari e il divieto all'ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da Unione europea, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. Il pericolo è quello di un azzeramento della spedizione di prodotti agroalimentari made in Italy in Russia che per molto tempo è stata un mercato importante per l'Italia»;

   alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane si sommano poi quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocate dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in Italy;

   ci si trova di fronte ad un passaggio molto delicato, che può compromettere irrimediabilmente una nicchia di mercato per il nostro Paese. Se i consumatori, infatti, si fidelizzano al «falso italiano» sarà difficile reimporre, un domani, quello autentico, di qualità. Il danno delle sanzioni all’export, solo per il 2017, è stato di 3 miliardi di euro;

   per rinnovare le sanzioni in scadenza il 31 luglio 2018 serve l'unanimità di tutti i Paesi membri, ciò significa che basterebbe il veto dell'Italia per porre fine alle sanzioni nei confronti della Russia –:

   quale sia la posizione del Governo italiano da assumere in vista della scadenza del 31 luglio 2018, a tutela del made in Italy e dei prodotti agroalimentari italiani.
(3-00047)

(Presentata il 3 luglio 2018)

   CECCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 73 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2017, recante «Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale di malattie infettive e di controversie relative alla somministrazione di farmaci», stabilisce per il 10 luglio di ogni anno la scadenza per la presentazione di un'idonea documentazione che comprovi l'effettuazione delle vaccinazioni per gli alunni da 0 a 16 anni nel momento in cui sono iscritti presso i servizi educativi;

   la presentazione costituisce il requisito necessario per l'accesso ai servizi educativi per l'infanzia, in mancanza della quale si preclude, per i bambini da 0 a 5 anni, la possibilità di accedere ai servizi stessi;

   la normativa vigente prevede, invece, che per gli alunni di età compresa tra i 6 ed i 16 anni sia consentito l'accesso ai servizi educativi anche in mancanza delle vaccinazioni, ma con il pagamento di una sanzione amministrativa da 100 a 500 euro;

   il contratto di Governo tra la Lega e il MoVimento 5 Stelle prevede che: «Pur con l'obiettivo di tutelare la salute individuale e collettiva, garantendo le necessarie coperture vaccinali, va affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all'istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale»;

   la scadenza del 10 luglio è ormai prossima e tra due mesi si dovrà dare avvio all'anno scolastico, in cui si potrebbe assistere ad un rischio di esclusione sociale per i bambini tra 0 e 5 anni;

   da notizie riportate dalla stampa (Il Messaggero del 2 luglio 2018) si apprende che il Ministro interrogato avrebbe intenzione di «congelare» la scadenza del 10 luglio;

   lo stesso articolo annuncia la presentazione di una proposta normativa, non di iniziativa governativa bensì parlamentare, che rivedrà l'obbligatorietà vaccinale, modificando l'elenco dei dieci vaccini di cui al decreto-legge n. 73 del 2017;

   a tale proposito si ritiene che un intervento di riordino della delicata tematica sulle vaccinazioni obbligatorie necessiti di estrema chiarezza da parte del Governo e del Ministero della salute e che debba essere presentato dal Governo che se ne fa garante tramite il contratto sottoscritto dalle forze politiche e non da un singolo parlamentare –:

   se non sia necessario chiarire, con urgenza, se corrisponda al vero quanto riportato dall'articolo di stampa citato in premessa, in maniera che si conoscano le reali intenzioni del Governo in merito ad atti normativi e tempistiche degli stessi sulla tematica delle vaccinazioni obbligatorie.
(3-00048)

(Presentata il 3 luglio 2018)

   DE FILIPPO, CARNEVALI, CAMPANA, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 73 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2017, ha elevato il numero delle vaccinazioni obbligatorie da 4 a 10 per i minori fino a 16 anni di età ai fini della frequenza scolastica, in base alle specifiche indicazioni contenute nel calendario vaccinale vigente nel proprio anno di nascita;

   la circolare del Ministero della salute del 16 agosto 2017 ha posto la data del 10 luglio 2018 come termine ultimo per la presentazione della certificazione che provi l'avvenuta vaccinazione ai fini dell'iscrizione per l'anno scolastico 2018-19;

   la data del 10 luglio 2018 è indicata anche nella circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 14659 del 13 novembre 2017, in cui sono fornite le indicazioni in merito all'obbligo vaccinale per l'iscrizione all'anno scolastico 2018/2019 nelle regioni in cui l'anagrafe vaccinale non è stata istituita;

   il Governo, come riferisce l’Ansa, starebbe vagliando l'ipotesi di una proroga per la scadenza del 10 luglio 2018;

   il contratto di Governo Lega-MoVimento 5 Stelle sulla sanità prevede che: «va affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all'istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale»;

   la revisione dell'obbligo vaccinale per l'iscrizione a scuola è stata riaffermata anche dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri Salvini che ha sottolineato come «10 vaccini obbligatori siano troppi, inutili e in parecchi casi pericolosi se non dannosi»;

   alle parole del Vice Presidente del Consiglio dei ministri ha replicato il Ministro interrogato, ribadendo che: «l'obbligatorietà è un argomento politico, che ha a che fare con una strategia di tipo politico. Ma le valutazioni di tipo scientifico non competono alla politica. La politica non fa scienza (...)»;

   solo dopo un'adeguata formazione ed informazione sull'importanza vaccinale si può aprire una discussione non sul «se» vaccinare, ma sul «come» raggiungere la cosiddetta immunità di gregge;

   il cosiddetto decreto Lorenzin nasceva dall'esigenza di contrastare il progressivo calo delle vaccinazioni in atto dal 2013 che ha determinato una copertura vaccinale media nel nostro Paese al di sotto del 95 per cento, soglia definita «immunità di gregge» –:

   se sia fondato l'intendimento del Governo di prorogare la data del 10 luglio come termine ultimo per consegnare la documentazione relativa all'avvenuta vaccinazione necessaria all'iscrizione scolastica per l'anno 2018/2019, nonché, alla luce di quanto sopra riportato, quale sia l'effettiva linea politica in materia vaccinale.
(3-00049)

(Presentata il 3 luglio 2018)

   VERSACE, GELMINI, OCCHIUTO e PEDRAZZINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 definisce e aggiorna i livelli essenziali di assistenza, individuando le prestazioni di assistenza sanitaria garantite dal Servizio sanitario nazionale e riconducibili appunto ai livelli essenziali di assistenza da garantire a tutti i cittadini;

   il Servizio sanitario nazionale garantisce alle persone con disabilità le prestazioni sanitarie che comportano l'erogazione di protesi, ortesi ed ausili tecnologici nell'ambito di un piano riabilitativo-assistenziale volto alla prevenzione, alla correzione o alla compensazione di menomazioni o disabilità;

   in particolare, il nomenclatore di cui all'allegato 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri contiene gli elenchi delle prestazioni e delle tipologie di dispositivi, inclusi i dispositivi provvisori, temporanei e di riserva, erogabili dal Servizio sanitario nazionale;

   in alcuni casi, qualora l'assistito necessiti di dispositivi con particolari caratteristiche strutturali, l'azienda sanitaria può autorizzare la fornitura, mentre l'eventuale differenza tra la tariffa o il prezzo assunto a carico dall'azienda sanitaria locale per il corrispondente dispositivo incluso negli elenchi ed il prezzo del dispositivo fornito rimangono a carico dell'assistito;

   per le persone con disabilità la possibilità di poter svolgere attività sportiva è importantissima. È fondamentale sotto l'aspetto psicologico perché aiuta nell'autostima e favorisce l'inclusione, le relazioni e l'integrazione sociale. A ciò si aggiungano gli evidenti positivi effetti riabilitativi e i benefici sull'organismo;

   la prima firmataria del presente atto, in qualità di atleta paralimpica, ha potuto constatare quanto lo sport possa essere un'opportunità di nuova vita e un veicolo di inclusione sociale;

   la pratica sportiva consente di acquisire sicurezza e questo è ancora più importante per chi nasce o si trova ad un certo punto della sua vita con delle fragilità conseguenti ad una condizione di disabilità;

   se il diritto alla pratica sportiva è un diritto universalmente riconosciuto, tuttavia ancora oggi l'accesso allo sport è tutto fuorché garantito a chiunque. Le disparità tra disabile e normodotato – anche in questo ambito – sono ancora troppo elevate;

   è invece estremamente importante che il maggior numero di persone con disabilità possano essere messe nelle condizioni di poter praticare un'attività sportiva –:

   se non ritenga di modificare e integrare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui nuovi livelli essenziali di assistenza, al fine di inserire nel nomenclatore, relativamente all'elenco delle prestazioni e delle tipologie di dispositivi erogabili totalmente a carico del Servizio sanitario nazionale, gli ausili e le protesi degli arti inferiori e superiori, a tecnologia avanzata e con caratteristiche funzionali allo svolgimento di attività sportive, e destinati a persone con disabilità fisiche.
(3-00050)

(Presentata il 3 luglio 2018)

   MASSIMO ENRICO BARONI, BOLOGNA, CHIAZZESE, D'ARRANDO, LAPIA, LOREFICE, MAMMÌ, NAPPI, NESCI, PROVENZA, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TRIZZINO, TROIANO e LEDA VOLPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri del 2 luglio 2018 ha approvato un decreto-legge che mira, in particolare, anche a contrastare il grave fenomeno della dipendenza dal gioco d'azzardo, vietando la pubblicità di giochi o scommesse con vincite in denaro;

   già durante la XVII legislatura si è svolto un approfondito dibattito in Commissione XII che ha portato il 30 novembre 2017 all'adozione di un testo base, largamente condiviso, ma che non è approdato in Assemblea per la fine della legislatura;

   dall'ultimo Rendiconto generale dello Stato 2016 è emerso il mancato trasferimento alle amministrazioni regionali dei fondi stanziati per il contrasto alla dipendenza dal gioco d'azzardo patologico;

   risale a pochi giorni fa la pubblicazione dello studio dell'Istituto di fisiologia del Consiglio nazionale delle ricerche, che ha elaborato i nuovi dati Ipsad ed Espad Italia sul consumo di gioco d'azzardo in Italia nel 2017. Lo studio rileva il costante aumento di italiani che giocano d'azzardo almeno una volta l'anno: 17 milioni nel 2017, contro i 10 milioni del 2014. Notevole è l'aumento dei giocatori con profili problematici, quadruplicati in 10 anni, passati dai 100 mila del 2007 ai 400 mila attuali;

   sebbene il gioco minorile venga censito in calo nella fascia tra i 15 e i 19 anni, allarma il numero dei minorenni – 580 mila – che nel 2017 avrebbe giocato d'azzardo. Una facilità di accesso al gioco preoccupante e solo il 27 per cento del campione intervistato ha dichiarato di aver avuto problemi a giocare d'azzardo in luoghi pubblici perché minorenne;

   la cura della patologia da gioco d'azzardo è stata inserita nei livelli essenziali di assistenza fin dal 2012; pertanto, nell'ambito dell'assistenza territoriale e domiciliare, il Servizio sanitario nazionale garantisce alle persone con dipendenza dal gioco d'azzardo la presa in carico multidisciplinare e lo svolgimento di un programma terapeutico individualizzato, che include le prestazioni specialistiche, diagnostiche, terapeutiche e riabilitative necessarie e appropriate;

   nel 2015 solo una percentuale inferiore all'1 per cento di giocatori patologici ha ricevuto cure dirette da parte del Servizio sanitario nazionale e l'assistenza è stata garantita, soprattutto, grazie alle iniziative virtuose di aziende sanitarie locali ed operatori sanitari; pertanto, la presa in carico da parte del Servizio sanitario nazionale non appare uniforme sul territorio nazionale –:

   quali interventi, anche in sinergia con il decreto-legge citato in premessa, intenda porre in essere per garantire l'uniformità sul territorio nazionale nella prevenzione, nella cura e nella riabilitazione della dipendenza da gioco d'azzardo patologico, anche assicurando il puntuale trasferimento delle risorse alle regioni.
(3-00051)

(Presentata il 3 luglio 2018)