XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince»

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 9 aprile 2024
Bozza non corretta

INDICE

Pubblicità dei lavori:
Pittalis Pietro , Presidente ... 2 

Audizione di Andrea Romano, già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince», istituita dalla Camera dei deputati nella XVIII legislatura:
Pittalis Pietro , Presidente ... 2 
Romano Andrea , già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince» ... 3 
Pittalis Pietro , Presidente ... 14 
Bonafè Simona (PD-IDP)  ... 15 
Pittalis Pietro , Presidente ... 17 
Amorese Alessandro (FDI)  ... 17 
Pittalis Pietro , Presidente ... 18 
Fede Giorgio (M5S)  ... 18 
Pittalis Pietro , Presidente ... 19 
Frijia Maria Grazia (FDI)  ... 20 
Pittalis Pietro , Presidente ... 20 
Ghirra Francesca (AVS)  ... 20 
Pittalis Pietro , Presidente ... 21 
Romano Andrea , già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince» ... 21 
Pittalis Pietro , Presidente ... 25 
Romano Andrea , già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince» ... 25 
Pittalis Pietro , Presidente ... 25

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIETRO PITTALIS

  La seduta comincia alle 11.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione via streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Andrea Romano, già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince», istituita dalla Camera dei deputati nella XVIII legislatura.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Andrea Romano, già presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince» della XVIII legislatura.
  Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Ricordo, inoltre, che qualora l'audito dovesse ritenere che taluni argomenti sui quali intende riferire richiedano di essere assoggettati a un regime di segretezza, la Commissione valuterà le modalità più opportune per consentirgli di farlo, tenuto conto che le modalità di partecipazione da remoto non sono compatibili con la segretezza della seduta.
  Ringrazio Andrea Romano per aver accolto l'invito alla presente audizione. Le attività e i risultati della Commissione d'inchiesta che ha lavorato nella scorsa legislatura costituiscono,Pag. 3 infatti, un fondamentale punto di partenza dal quale muovere per proseguire nella ricerca delle vere cause del disastro della nave Moby Prince.
  Nel corso della sua relazione potrà quindi illustrarci i percorsi e gli esiti dell'inchiesta svolta nella Commissione da lui presieduta e di cui facevo parte anche io come vicepresidente. So che è stata una direzione, quella del presidente Romano, davvero molto utile per la competenza e anche l'impegno che ha profuso nella scorsa legislatura nei lavori. Potrà fornirci anche indicazioni sui filoni d'inchiesta che rimangono ancora da approfondire.
  Lascio quindi la parola per lo svolgimento della sua relazione ad Andrea Romano, presidente nella scorsa legislatura di questa Commissione, ricordando altresì che a causa dei suoi impegni di tipo professionale non potrà trattenersi oltre le ore 12.30 in Commissione.

  ANDREA ROMANO, già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince». Grazie molte, presidente Pittalis. Grazie a voi per questo invito, che naturalmente ho accolto con molto piacere e anche con senso del dovere, visto che il lavoro che oggi proverò a sintetizzare, il lavoro svolto dalla seconda Commissione così come dalla prima, è un lavoro ancora incompleto. Quindi, il vostro lavoro, mi permetto di dirlo a tutti i commissari, è particolarmente importante e fondamentale.
  Permettetemi, però, di iniziare rivolgendo un pensiero e un ricordo alle 140 vittime della strage della Moby Prince, anche perché domani, come sappiamo, ricorre il trentatreesimo anniversario della strage. Rivolgo un ricordo a loro e anche un saluto alle associazioni dei familiari delle vittime, che non hanno mai mancato di sostenere il lavoro delle varie Commissioni d'inchiesta, oltre ad avere svolto, io credo, negli anni in cui Pag. 4non vi era altro che il silenzio su questa tragedia, un lavoro fondamentale di sollecitazione alle istituzioni affinché fossero riaperte le indagini ad ogni livello su quella strage. Naturalmente rivolgo un fortissimo augurio di buon lavoro a tutti voi, sia ai commissari presenti che ai commissari che sono collegati o comunque ai membri di questa Commissione.
  In sintesi, vorrei sottolineare il metodo di lavoro che ci siamo posti fin dall'inizio e che abbiamo seguito nell'attività della seconda Commissione, un metodo di lavoro che fin dall'inizio si è posto in continuità con i lavori svolti dalla prima Commissione, quella senatoriale, sulla strage della Moby Prince; un metodo di continuità che non era dovuto tanto a una correttezza istituzionale, che, per carità, è sempre ben accetta, piuttosto a una ragione di metodo politico e a una ragione di sostanza. Cosa intendo per metodo politico? La prima Commissione, come sapete, raggiunse l'unanimità sulle conclusioni, sulla relazione finale, ed è particolarmente fondamentale, lo sapete in quanto parlamentari, raggiungere l'unanimità nelle conclusioni di una Commissione d'inchiesta, perché questo significa che si è lavorato bene e anche in concordia politica, che non è sempre scontata, ci mancherebbe altro.
  Noi abbiamo voluto riprendere quel metodo. Ma anche per una ragione di sostanza di indagine ci siamo posti in continuità, nel senso che la prima Commissione si era in particolare concentrata sulla fondatezza o meno delle sentenze giudiziarie, su alcuni elementi fondamentali su cui avevano poggiato quelle sentenze; e aveva chiarito, io credo molto ragionevolmente, che quelle sentenze erano infondate o meglio si erano poggiate su elementi che è stato poi chiarito essere inesistenti.
  Li ricapitolo: il fatto che non vi fosse la nebbia quella notte, che invece era stato un elemento centrale nelle varie sentenze giudiziarie; il fatto che l'equipaggio si fosse comportato in Pag. 5maniera eccellente, esemplare, eroica e quindi non vi fosse stata alcuna negligenza nel comportamento dell'equipaggio, altro elemento, quello della negligenza, su cui avevano poggiato le sentenze giudiziarie; che non vi fosse stato, ha chiarito la prima Commissione, alcun coordinamento tempestivo né efficace nei soccorsi e che quindi i soccorsi fossero tardivi, intempestivi e scoordinati, altro elemento che aveva concorso alle sentenze, perché le sentenze avevano affermato che invece i soccorsi erano stati tempestivi e coordinati. La prima Commissione, infine, aveva chiarito tragicamente che le 140 vittime non erano morte tutte insieme nel giro di pochi minuti, come invece avevano affermato le sentenze, ma aveva chiarito la prima Commissione che numerosi passeggeri erano sopravvissuti per molte ore all'impatto e che quindi avrebbero potuto essere salvati.
  In sintesi, la prima Commissione aveva chiarito l'infondatezza delle basi su cui avevano poggiato quelle sentenze. La seconda Commissione, quella della scorsa legislatura, si è invece dedicata, partendo da lì, a chiarire cosa era accaduto quella notte, quindi la dinamica della collisione. Perché la Moby Prince va a sbattere contro l'Agip Abruzzo? Su questo punto la seconda Commissione anche qui era partita da alcune ipotesi formulate dalla prima. La prima Commissione non aveva lavorato sulla dinamica della collisione, però infine aveva disegnato tre diverse ipotesi sulle quali lavorare.
  La prima ipotesi era quella di un'esplosione a bordo. Era stata forse un'esplosione a bordo precedente alla collisione a provocare la collisione, una esplosione a bordo della Moby Prince? C'era forse stata un'avaria al timone, agli apparati di governo della Moby Prince che aveva costretto la Moby Prince a una navigazione erratica e quindi alla collisione? Seconda ipotesi.Pag. 6
  Terza ipotesi, c'era forse stato un ostacolo esterno improvviso, che era comparso improvvisamente di fronte alla Moby Prince e quindi l'aveva costretta a virare?
  Tre ipotesi, ripeto, soltanto enunciate dalla prima Commissione, sulle quali ci siamo concentrati. Con quale metodo di lavoro? Poi tornerò sulle tre ipotesi, però qual è stato il nostro metodo di lavoro, della seconda Commissione? Pochissime audizioni e moltissime perizie tecniche. Dico «pochissime» e non «nessuna audizione» perché ci sono state alcune audizioni. Abbiamo audito fondamentalmente persone che non erano state audite dalla prima Commissione o in pochissimi casi – se non sbaglio due o tre, ma trovate tutto naturalmente nella relazione finale della seconda Commissione – abbiamo audito nuovamente persone che erano state già audite, ma perché c'erano altri interrogativi che, nel frattempo, erano emersi. Però, soprattutto, il 90 per cento del lavoro è stato concentrato su perizie tecniche, che hanno avuto come oggetto documenti di nuova acquisizione o piste di indagini che non erano state esplorate.
  Questi approfondimenti tecnici sono stati relativi a questi punti. Li riassumo. Intanto, il nastro magnetico cosiddetto «bobinone», cioè tutte le trasmissioni radio che si erano scambiate di fronte al porto di Livorno quella notte erano state registrate sperimentalmente in quel momento su un cosiddetto «bobinone», che aveva undici piste magnetiche. All'epoca le registrazioni erano soltanto magnetiche e non digitali. Il «bobinone» era ed è conservato presso il tribunale di Livorno, ma non era stato mai più ascoltato nelle sue undici piste. Se ne erano ascoltate solo poche.
  Noi abbiamo potuto farlo grazie – voglio dirlo con molta chiarezza – agli uffici tecnici della Camera dei deputati che hanno come sempre prestato una grandissima assistenza al Pag. 7lavoro di questa Commissione. In particolare, sono riusciti, credo con brillantezza, a individuare un apparato tecnico, a ricostruirlo e a metterlo in condizione di ascoltare tutte le undici piste. Questo è il primo punto.
  Il secondo punto riguarda la posizione dell'Agip Abruzzo: anche qui con nuovi elementi tecnici e, in particolare, i dati satellitari che erano stati acquisiti dal servizio meteorologico statunitense. Il servizio meteorologico statunitense aveva dei satelliti – ce li ha ancora adesso naturalmente, allora erano pochi – e fotografava la terra (lo dico in maniera molto grossolana perché non sono un tecnico) a intervalli regolari per ricostruire le dinamiche meteorologiche. Quei materiali satellitari erano stati desecretati nel 2019, quindi non erano ancora utilizzabili dalla prima Commissione, ma sono stati utilizzati da noi grazie alla collaborazione del dottor Comin, che è un ingegnere che ha lavorato su questi dati satellitari. Cosa ci hanno permesso di chiarire questi dati satellitari? Che l'Agip Abruzzo, quindi la petroliera contro cui va a sbattere la Moby Prince, si trovava non in transito, ma ancorata in un punto dove non doveva essere, in una zona in cui vige il divieto di ancoraggio. Era, quindi, in un punto dove era vietato l'ancoraggio. Questo è un punto particolarmente importante, secondo me, anche per la terza Commissione, come dirò tra un attimo.
  Il terzo punto riguarda la documentazione sulla Moby presso il Rina (Registro navale italiano). In merito all'ipotesi di avaria abbiamo fatto due diverse perizie tecniche per accertare se la Moby Prince funzionasse bene, fondamentalmente, se il timone funzionasse bene, se gli apparati di governo funzionassero bene. La Moby Prince, come sapete, è stata smantellata, non esiste più nemmeno un relitto, però ci sono dei materiali conservati presso il tribunale di Livorno e ci sono soprattutto i materiali documentali relativi al funzionamento degli apparati di governo Pag. 8della Moby Prince. Su questo abbiamo svolto un'indagine specifica.
  Inoltre, sull'ipotesi di esplosione, che ci sia stata un'esplosione è fuori di dubbio. C'è stata un'esplosione, ma il punto è: l'esplosione è stata prima della collisione, e quindi è stata una causa della collisione, o è avvenuta durante la collisione?
  Abbiamo svolto due diverse perizie tecniche che si sono appoggiate sui laboratori del RaCIS dell'Arma dei Carabinieri, che hanno accertato che l'esplosione fu una conseguenza della collisione e non quindi precedente alla collisione, quindi non una causa della collisione.
  Infine, e sottolineo questo punto perché è fondamentale e ha portato a una delle principali conclusioni della Commissione d'inchiesta, c'è stata una simulazione degli scenari della collisione presso il Cetena.
  Il Cetena è una società ingegneristica navale del gruppo Fincantieri, che si trova a Genova. Fondamentalmente svolge – anche qui lo dico in maniera grossolana e me ne scuso – simulazioni relative a nuove navi che devono essere costruite. È la società ingegneristico-navale più sviluppata che esiste in Italia.
  Noi presso il Cetena cosa abbiamo fatto? Abbiamo fondamentalmente fornito tutti i dati a nostra disposizione (dati meteo, dati relativi alla navigazione, dati relativi alle esplosioni possibili, immaginabili, tutti i dati di ogni tipo relativi alla collisione) che il Cetena ha rielaborato con un processo estremamente lungo e anche costoso, aggiungo, svolgendo 1,2 milioni di simulazioni diverse. Anche qui i dati precisi li trovate nella relazione.
  Da queste 1,2 milioni di simulazioni diverse è risultato con ragionevole certezza, perché naturalmente il Cetena non ci ha dato la fotografia esatta di cosa accadde quella notte, ma ci ha Pag. 9dato un quadro probabilistico, ma molto accurato, appunto perché poggiava su una quantità enorme di dati e su una quantità enorme di simulazioni; e da questo lavoro il risultato è che l'ipotesi più probabile, ma uso l'espressione «più probabile» facendo un torto al quadro che è emerso dal Cetena, è che una terza nave sia sfilata di prora di fronte alla Moby Prince, mentre la Moby Prince si avvicinava all'Agip Abruzzo, che era in una zona dove non doveva essere, e nel tentativo di evitare la collisione con questo terzo natante la Moby Prince sia andata a collidere con l'Agip Abruzzo.
  Queste, in estrema sintesi, sono le conclusioni della seconda Commissione. Voglio sottolineare – non perché questo sia un merito del presidente o di nessun membro nello specifico della Commissione, ma perché è stato un lavoro concorde di tutta la Commissione e anche la seconda Commissione ha potuto giovarsi dell'unanimità dei suoi membri quando ha licenziato il rapporto finale – l'altissimo livello tecnico delle perizie, grazie al lavoro dei commissari, grazie al lavoro dei consulenti di cui si è potuta dotare la Commissione. Sono perizie che si sono giovate dei livelli massimi di raffinatezza tecnica che si potevano raggiungere in quel momento.
  Le fotografie che sono emerse – fotografie in senso metaforico – dal lavoro della seconda Commissione sull'esplosione, sull'efficacia degli apparati della Moby Prince, sulla terza nave, sono, credo, quanto di più sicuro si poteva ottenere. Quindi, ci hanno portato a concludere che la ragione della collisione fosse la comparsa improvvisa di una terza nave.
  Il lavoro che noi abbiamo svolto si è fermato, per usare un riferimento percentuale, all'85-90 per cento della verità, però non siamo ancora al 100 per cento della verità, ancora non è stato raggiunto un quadro preciso in ogni suo aspetto di cosa accadde quella notte. E questa è stata – lo dico da cittadino – Pag. 10la motivazione molto valida e molto seria che ha portato il Parlamento a varare questa terza Commissione d'inchiesta, anche perché esistono pezzi di lavoro che devono essere completati.
  Qui mi permetto, davvero con tutto il rispetto e l'incoraggiamento che devo alla vostra funzione, di formulare alcuni suggerimenti, se il Presidente è d'accordo. Si tratta di alcuni suggerimenti che non sono miei suggerimenti creativi, ma sono legati al lavoro che svolgemmo tutti insieme nella seconda Commissione. Sono suggerimenti che guardano a tre punti, tra i tanti altri che naturalmente sceglierete in totale libertà di seguire, tre piste che potrebbero essere seguite da questa Commissione, tra le altre.
  Una pista è quella relativa alla posizione dell'Agip Abruzzo; o meglio la posizione dell'Agip Abruzzo sappiamo quale fosse, lo sappiamo certamente, ce lo dicono i satelliti, ma non sappiamo perché l'Agip Abruzzo fosse lì. Perché era in una zona dove non doveva essere? Cosa stava facendo l'Agip Abruzzo mentre era lì ancorata in una zona dove non doveva essere ancorata? Questo «cosa stava facendo» è legato anche alla presenza, accertata all'epoca, di un bocchettone che fuoriusciva dall'Agip Abruzzo, una specie di tubo che usciva dall'Agip Abruzzo al momento della collisione.
  Cosa stava facendo l'Agip Abruzzo? Perché era lì? Lo abbiamo chiesto al soggetto che ha ereditato le carte della flotta a cui apparteneva l'Agip Abruzzo, ovvero la flotta SNAM, che è stata poi acquisita dall'ENI. Abbiamo chiesto all'ENI, attualmente titolare di quelle carte, di condividere con il Parlamento italiano le carte relative all'eventuale commissione d'inchiesta interna che abbiamo immaginato SNAM avesse organizzato. Morirono tragicamente 140 persone, con un ruolo fondamentale di una nave della flotta SNAM. È probabile, se non sicuro, Pag. 11che un grande gruppo come SNAM avesse svolto un'indagine interna. Abbiamo chiesto all'ENI di condividere con il Parlamento quelle carte, ma la risposta dell'ENI è stata che le carte non c'erano più, e questo l'abbiamo messo agli atti.
  Cito, grosso modo alla lettera, quello che abbiamo scritto tutti insieme nella relazione conclusiva: «Non abbiamo potuto che biasimare il comportamento di ENI, perché l'ENI non ha, per esempio, invitato la seconda Commissione a verificare di persona l'esistenza di queste carte».
  Noi ci accingevamo, e chiedo conferma al presidente Pittalis, a organizzare una visita ufficiale della Commissione. Sapete meglio di me quali siano i poteri di indagine delle Commissioni d'inchiesta. Non è stato possibile effettuarla per l'interruzione dei lavori della Commissione dovuta alla conclusione anticipata della legislatura. Quindi, il primo punto è chiedere di nuovo all'ENI di collaborare e accertare se quelle carte ci siano, se non ci siano più perché non ci sono più. In ogni caso, cosa ha da dire l'ENI sulla presenza dell'Agip Abruzzo in quel punto e sulle attività dell'Agip Abruzzo in quel momento.
  Seconda pista: la questione satellitare o meglio un'altra questione satellitare. All'epoca gli unici satelliti, a parte quello meteorologico statunitense, che insistevano sulla zona di fronte al porto di Livorno erano probabilmente i satelliti militari dell'allora Unione Sovietica, che sarebbe stata sciolta di lì a pochi mesi per essere poi «ereditata» dalla Federazione russa, e i satelliti militari degli Stati Uniti.
  Abbiamo chiesto, attraverso i canali diplomatici, all'ambasciata statunitense e all'ambasciata russa di condividere con il Parlamento italiano i tracciati satellitari militari di quella notte, che naturalmente potrebbero essere decisivi per ricostruire le dinamiche relative al porto di Livorno.Pag. 12
  L'ambasciata russa ci ha risposto di no, l'ambasciata statunitense non ci ha risposto, e questa è un'altra pista da riprendere e da sviluppare.
  Terzo punto: l'identità della terza nave. Che nome aveva? A che flotta apparteneva la terza nave? Anche qui noi ci siamo dovuti fermare prima. Qualche ipotesi l'abbiamo formulata, o meglio abbiamo verificato che c'erano delle incongruenze su alcune delle navi che le carte ci dicono essere presenti quella notte. In particolare, abbiamo rilevato delle incongruenze relative alla nave 21 Oktobar II. La nave 21 Oktobar II era un peschereccio di costruzione italiana, che allora batteva bandiera della Somalia e apparteneva alla società armatrice Shifco, di Mogadiscio. La flotta Shifco di Mogadiscio, come certamente sapete, è coinvolta in vicende di traffico, di armi o non di armi, relative alla situazione somala di quel periodo, che – come sappiamo – era una situazione particolarmente tesa, particolarmente drammatica.
  È un'ipotesi, quella della 21 Oktobar II, che tra l'altro compare già nelle carte della Procura di Livorno. In una richiesta di archiviazione del 2010, la Procura di Livorno dedicò dodici pagine di ipotesi e riscontri sulla 21 Oktobar II. Questa è una terza pista da esplorare, sicuramente. Non è soltanto la 21 Oktobar II coinvolta. C'è anche un'altra nave della flotta Shifco coinvolta, la Cusmaan Geedi Raage. Insomma, c'è da chiarire quali navi erano davvero presenti in quel momento nella rada di Livorno per capire se una di queste navi sia stata quella che ha costretto la Moby Prince a virare.
  Questi sono i punti fondamentali.
  Mi permetto, infine, di condividere con voi una riflessione che ho fatto da parlamentare e che continuo a fare anche da cittadino e da storico, se mi è permesso, che è la mia professione. La vicenda della Moby Prince, per ragioni del tutto Pag. 13legittime e comprensibili, è stata una vicenda che ha alimentato moltissime dietrologie. Dico «per ragioni comprensibilissime», perché per molti anni sulla Moby Prince c'è stato un silenzio ermetico. Tra il momento delle sentenze, che oggi sappiamo essere fondate su elementi non fattuali, e la riapertura delle indagini sulla Moby Prince dovuta al Parlamento, sono trascorsi moltissimi anni. In questi moltissimi anni gli unici che parlavano erano i familiari delle vittime. Giustamente parlavano; anzi, parlavano con una voce molto forte.
  Tutti questi anni di silenzio hanno, ovviamente, dato adito a ipotesi le più varie, a volte anche strampalate, come è naturale che sia. Anche con figure che, a volte, sono andate in cerca di notorietà, come accade naturalmente in questi casi. A volte – questa è una mia valutazione personale – hanno un po' speculato sul dolore dei familiari. Insomma, c'è davvero di tutto in quegli anni del silenzio.
  Credo che la vicenda della Moby Prince, la tragedia della Moby Prince sia stato un caso virtuoso, pur nella tragedia, in cui le istituzioni hanno dimostrato di poter ammettere di aver sbagliato. E lo hanno fatto su sollecitazione innanzitutto dei familiari delle vittime, su sollecitazione della Presidenza della Repubblica, che ha svolto un ruolo fondamentale nell'incoraggiare il Parlamento italiano a riaprire questa pagina e anche, se vogliamo, a smentire quella retorica, che pure esiste, che ha ragioni molto solide, quella retorica secondo la quale le istituzioni, in fondo, non vogliono altro che il silenzio di fronte a verità misteriose. Le verità, purtroppo, ancora oggi sono parziali. Per questo il vostro lavoro sarà fondamentale.
  Lo dico nel Parlamento italiano, il luogo massimo della democrazia repubblicana. Io credo che le istituzioni repubblicane abbiano dimostrato, nelle varie Commissioni, che nel caso tragico della Moby Prince sono in grado di riparare ai torti che Pag. 14sono stati fatti, in questo caso ai familiari delle vittime e anche alla memoria delle vittime, naturalmente. Questo metodo di cautela nei confronti delle ricostruzioni più dietrologiche, un metodo concreto, pragmatico, scientifico (voglio usare questo termine), naturalmente sotto la direzione politica del Parlamento italiano, è stato un metodo che ha permesso di fare veramente tanti passi avanti, con la prima Commissione presieduta dal senatore Lai, con la seconda Commissione, con questa terza Commissione.
  Non lo dico per piaggeria né per buona educazione. Credo sia veramente una buona notizia che vi sia l'onorevole Pittalis a presiederla, perché l'onorevole Pittalis è stato molto partecipe della seconda Commissione, come vicepresidente ma anche come deputato semplice, se così posso dire. Quindi, è già molto dentro queste cose.
  Sono sicuro che con il vostro impegno sarà fatto – spero e credo – il passo decisivo per arrivare a dire che non ci sarà bisogno di una quarta Commissione perché sappiamo esattamente cosa è accaduto quella notte.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il presidente Andrea Romano per questa sua testimonianza, che sono certo sarà utile per il prosieguo dei lavori della nostra Commissione. Ci auguriamo anche, proprio perché il fine di questa Commissione è quello di porre quantomeno una parola - ci auguriamo «fine» - che sia di verità e di giustizia, di poter contare davvero sul suo contributo nel corso dei nostri lavori, proprio perché è una Commissione che non ha colore politico. Anzi, siamo davvero tutti animati da uno spirito, che è quello di andare in fondo a una situazione rispetto alla quale, purtroppo, partendo da premesse o ricostruzioni non sempre coincidenti con quella che è stata la realtà, la stessa magistratura ha dovuto chiudere le Pag. 15indagini con un nulla di fatto. Non per cercare responsabili a tutti i costi, però riteniamo che le responsabilità, se vi sono, e in qualche modo sono già emerse nel corso dei lavori della prima e della seconda Commissione, è importante accertarle e concludere il prezioso lavoro svolto. Non partiamo dall'anno zero. Per questo ringrazio ancora il presidente Andrea Romano.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  La collega Bonafè, e poi il vicepresidente Amorese.

  SIMONA BONAFÈ. Signor Presidente, più che porre domande vorrei fare una riflessione. Intanto, ringrazio l'onorevole Romano non solo per la sua presenza qui, ma anche e soprattutto per la relazione molto dettagliata che ci ha presentato sui lavori della Commissione da lui presieduta. È stata una relazione anche molto utile. Credo che abbiamo fatto molto bene a partire da qui; di fatto, dopo l'istituzione della Commissione, questa è un po' la partenza (la prima seduta era per approvare i regolamenti) di questa Commissione.
  Proprio perché è la partenza, anch'io, Presidente, me lo permetterà, voglio partire da un pensiero alle vittime, anche in virtù del fatto che domani ricorre l'anniversario, che avremo una commemorazione in Aula e che alcuni di noi saranno presenti anche a Livorno, dove ci saranno le celebrazioni. Un pensiero alle vittime, quindi, e un pensiero anche da parte mia all'associazione dei familiari, che in effetti – lo ricordava bene l'onorevole Romano – negli anni in cui c'è stato il silenzio hanno avuto il coraggio e la determinazione di andare avanti e di tenere sempre accesa la luce su questa vicenda. Mi auguro che questa Commissione ristabilisca la verità, che senta il dovere della verità, come ci ha ricordato più volte anche il Presidente Mattarella.Pag. 16
  Perché dicevo che è stato utile ed è stato un bene partire dall'audizione dell'onorevole Romano? Perché l'onorevole Romano, intanto, ci dà un suggerimento sul metodo che dovremmo provare a seguire, anche nei lavori della Commissione. Così come il lavoro della seconda Commissione non è partito dall'anno zero, ma ha fatto propri gli elementi della prima Commissione d'inchiesta sulla Moby Prince, penso – ma mi pare che il Presidente condivida – che si debba partire proprio dalle conclusioni che ci sono state illustrate oggi, quindi dal lavoro che la seconda Commissione ha fatto e che ci mette a disposizione.
  A me è piaciuto molto il fatto che si sia detto che – la traduco così – manca un 15 per cento di verità. Insomma, ci siamo vicini. Mi pare di capire che, se non ci fosse stata la fine anticipata della legislatura, anche quel 15 per cento oggi sarebbe disponibile. Insomma, tutto sommato abbiamo l'85 per cento di lavoro fatto e ci manca solo un 15 per cento. Credo sia assolutamente nelle nostre disponibilità, anche se è il 15 per cento probabilmente più complicato.
  Credo che possiamo arrivare in fondo. Mi auguro anche che ci si arrivi, in fondo, con l'unanimità che ha caratterizzato i lavori e le conclusioni delle due Commissioni precedenti. Ha detto bene, Presidente: questa è una Commissione bipartisan e la verità riguarda tutti.
  La conclusione della seconda Commissione e la relazione che ci ha fatto oggi l'onorevole Romano ci dicono già da dove dobbiamo partire, sostanzialmente. Mi pare di poter dire che delle tre ipotesi che erano in campo nella seconda Commissione ne rimane, sostanzialmente, una. Rimane quella dell'andare fino in fondo e capire questo ostacolo esterno o, meglio, questa terza nave quale fosse e che cosa facesse lì.Pag. 17
  Avanzo la richiesta, Presidente, di fare nostri i suggerimenti che venivano portati avanti dal presidente Romano. Noi dovremmo ripartire dal considerare l'apporto che l'allora Agip, oggi ENI potrà darci nella ricostruzione di questa verità. Credo anche che si possa fare uno sforzo per arrivare ad avere quei materiali satellitari, che in un primo momento l'Ambasciata degli Stati Uniti e l'Ambasciata russa non hanno fornito. Penso che quello potrebbe essere un altro canale dal quale partire. Sicuramente, mettere in campo tutte le azioni necessarie per arrivare a identificare l'identità della terza nave presente, della terza nave che, di fatto, è stata un po' l'agente causante di tutta la vicenda, mi pare oggi di poter dire.
  Non so come ci vorremo muovere nei lavori. Mi pare d'aver capito che fossero state fatte poche audizioni e molte perizie. Questo lo valuteremo insieme, però credo che oggi la relazione del presidente Romano ci dia effettivamente i punti dai quali far partire il nostro lavoro. Per questo davvero lo ringrazio. Sono convinta che li terremo assolutamente in considerazione.

  PRESIDENTE. Grazie, Onorevole Bonafè. La parola al vicepresidente Amorese.

  ALESSANDRO AMORESE. Grazie, onorevole Romano, per la sua relazione. Ci eravamo già fatti una cultura anche leggendola, perché è un nostro dovere. Mi sembra di poter riscontrare il buon lavoro che ci ha descritto. Condividiamo gli spunti. Condividiamo le esortazioni delle tre piste, sostanzialmente. Condivido il fatto di partire soprattutto da questo.
  Aggiungo una domanda. A me ha molto colpito, in tutta questa vicenda tragica e surreale (gli aggettivi possono essere migliaia, una cosa veramente assurda), l'accordo repentino tra le compagnie assicurative. Un accordo repentino che è un unicum nella storia, che mette d'accordo subito le due compagniePag. 18 armatoriali. La domanda è questa: quanto le due Commissioni, soprattutto evidentemente la seconda, sono riuscite ad approfondire la natura di questo accordo repentino e quanto queste due soluzioni possono aver inficiato, influenzato lo sviluppo delle indagini e poi, evidentemente, anche la fase processuale?

  PRESIDENTE. Grazie. La parola al vicepresidente Fede.

  GIORGIO FEDE. Signor Presidente, anch'io mi accodo ai ringraziamenti al presidente Pittalis e al presidente Romano. Questo incontro era fondamentale per fare un po' il passaggio di testimone nel lavoro della seconda Commissione, per il lavoro che dovremo affrontare. Soprattutto perché, come ha detto l'onorevole Romano, una buona parte del lavoro è stata già svolta. Questo ci rende agevolati nel procedere e nel partire da una base concreta. Più entriamo dentro aspetti che ciascuno di noi che è qui, in Commissione, conosceva in parte, l'approfondimento mi rende (parlo per me) orgoglioso di questo percorso. Vedo che, una volta tanto, come tutti abbiamo ricordato, il lavoro bipartisan globale ha portato veramente a un risultato di qualità. Questo senza voler fare una critica agli organi preposti alle indagini.
  Pensate che dal 1997, il giorno della prima sentenza, alle sentenze successive, all'appello, al ricorso fatto dai familiari, con cui si è arrivati anche a non dare luogo ai rimborsi, ai risarcimenti, veramente, come ha detto l'onorevole Romano, l'unica voce che è sempre rimasta in piedi è stata quella dei familiari, a cui veramente dobbiamo dare riconoscimento e assicurare senso di responsabilità nel portare avanti questo lavoro, per la parte residua, in maniera notevole.
  È evidente che sono molti gli aspetti d'ombra. Per questo, dicevo, mi rende orgoglioso sapere che la prima Commissione Pag. 19e la seconda Commissione hanno partecipato decisamente a descrivere un po' quella storia, che sarebbe stata affossata, probabilmente, come ricordava il collega prima di me, da un accordo tempestivo delle società assicurative. Quindi, gli interessi economici, probabilmente, senza voler arrivare a sentenze provvisorie, ci mancherebbe, hanno distorto un po' la comunicazione. Questo è un grosso dovere che noi abbiamo, che ci motiva.
  Le informazioni che lei ci ha dato, presidente Romano, sono la sintesi di tanti atti, quindi sono preziose perché ci permettono di focalizzare i prossimi target. Lei ha detto bene, ci ha dato un consiglio, e noi chiaramente siamo liberi di seguirlo. L'aspetto del bocchettone, per esempio, mi era sfuggito nella lettura, che chiaramente non possiamo fare in maniera globale. Questo passaggio di testimone è fondamentale per tale ragione e io per questo la vorrei ringraziare.
  Come lei ha ricordato, ciò che è stato molto importante – e noi pensiamo di proseguire anche su questo orientamento – è il lavoro delle consulenze. Più che non le audizioni, dove, come lei ha ricordato, ogni attore in commedia ha recitato la sua parte negli anni, anche quelli che hanno recitato parti scomposte. Lei citava la società Cetena. È un lavoro che oggi si potrebbe definire vicino all'intelligenza artificiale, cioè parametrare le tracce, le informazioni e sviluppare le ipotesi in maniera informatizzata. Quello sicuramente ha dato un'opportunità, che certamente non è una prova, perché non è testimoniale, però è un'indicazione forte su cui lavorare.
  Penso che questa sia una cosa importantissima, e per questo la ringrazio. Credo che sarà più facile per noi proseguire in questo lavoro. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie al vicepresidente Fede. Onorevole Frijia, prego.

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  MARIA GRAZIA FRIJIA. Signor Presidente, sarò breve. Anch'io voglio portare un pensiero di vicinanza alle vittime e ai familiari delle vittime. Domani ci sarà questa commemorazione, alla quale lei, Presidente, parteciperà a nome di tutta la Commissione, ma in rappresentanza del Parlamento italiano. Ci tenevamo, comunque, come Fratelli d'Italia, a fare questo passaggio.
  Vorrei sottolineare un aspetto molto interessante della relazione del presidente Romano, che ringrazio. Mi riferisco all'invito a utilizzare un metodo scientifico nell'approccio che ci dovrà vedere affrontare tutto il percorso di lavoro di questa Commissione. Secondo me, è proprio il metodo scientifico che è stato attuato in questi anni, ma che anche questa Commissione deve mettere in pratica, senza dare adito, a mio avviso, a piste o a ricostruzioni magari non così fondate. Attraverso un metodo scientifico, un metodo condiviso, sicuramente noi potremmo arrivare a ottenere quel 15 per cento di verità che ancora manca al lavoro portato avanti dalla Commissione.
  La domanda, però, rimane una, al di là delle tante che rimangono inevase (tipo «perché era lì»). La domanda è una: perché è successo questo? Questa è la vera grande domanda, che poi ci deve portare a trovare delle risposte attraverso le piste che il presidente Romano ci ha indicato, dalle quali sicuramente sarà utile ripartire.
  Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ghirra, prego.

  FRANCESCA GHIRRA. Anch'io ringrazio il presidente Romano per questa relazione sintetica ma molto efficace, anche perché ha messo in luce in maniera magistrale il ruolo svolto dalla prima Commissione d'inchiesta nel sovvertire il risultato delle sentenze nonché il lavoro più tecnico svolto dalla Commissione che ha presieduto.Pag. 21
  Sono assolutamente d'accordo sull'opportunità di procedere in continuità con il lavoro che è già stato portato avanti. Questa Commissione ha avuto una gestazione un po' travagliata, però penso che sia simbolicamente importante che questa audizione sia avvenuta alla vigilia della commemorazione di questa tragedia, di cui parleremo anche domani in Aula. Confido che riusciremo a portare avanti tutto quel lavoro che si è interrotto a causa della fine della scorsa legislatura. Inoltre, spero sia possibile accedere ai tracciati radar e alle rilevazioni satellitari rispetto allo scenario di quella terribile circostanza.
  Mi chiedevo, rispetto a quello che lei diceva sui resti delle navi, se sarà possibile, come abbiamo indicato nella proposta di legge dell'onorevole Pittalis, che abbiamo anche integrato con i suggerimenti delle associazioni dei familiari delle vittime, esaminare le informazioni, ad esempio, relative alla petroliera e approfondire le indagini rispetto al carico di questa terza nave presente nel porto.
  Credo anche che sarà davvero importante riattivare il dialogo con ENI e SNAM per riuscire a comprendere esattamente cosa ci facesse lì l'Agip Abruzzo, perché fosse ancorata in quel punto e quali possano essere state realmente le cause che hanno determinato quell'incidente, che ha causato la tragica morte di 140 persone. Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, do la parola al presidente Romano per la replica.

  ANDREA ROMANO, già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince». Vi ringrazio per i commenti, per le domande e per la condivisione dello spirito con cui ho riassunto il metodo di lavoro della seconda Commissione. Il mio è un ringraziamento Pag. 22collettivo, anche perché ho trovato molto concordi le vostre osservazioni.
  Voglio rispondere, nello specifico, a due punti, uno in particolare, quello sollevato dall'onorevole Amorese, che ricordava, secondo me in modo appropriato, il tema dell'accordo assicurativo, che io non ho menzionato nella mia sintesi, ma che rappresenta un punto fondamentale. Ebbene, sull'accordo assicurativo è tutto scritto, ma lo riassumo. L'accordo assicurativo è stato «scoperto» dalla prima Commissione, un accordo assicurativo – lo ricordo per chi non lo sapesse – che fu stipulato nel giugno 1991, quindi a pochissima distanza dalla tragedia, tra le due parti, tra i due armatori, SNAM per quanto riguarda la petroliera e Navarma per quanto riguarda la Moby Prince, che oggi corrispondono, rispettivamente, SNAM a ENI e Navarma al gruppo Moby, le due parti chiaramente con l'assistenza dei gruppi assicurativi. Fu un accordo che fu tenuto segreto per venticinque anni, fino a quando non fu, appunto, scoperto dalla prima Commissione.
  Noi siamo tornati sull'accordo, o meglio, abbiamo reinterpretato l'accordo, non in chiave oppositiva rispetto all'interpretazione che era stata data dalla prima Commissione, ma abbiamo chiesto all'avvocato Molisani, un altro tecnico, di riesaminare le carte relative all'accordo e di darci la sua interpretazione.
  L'avvocato Molisani, che è un altro dei tecnici di grande valore a cui abbiamo chiesto una mano, ha chiarito (lo riportiamo nella relazione) un punto, che è importante anche per il vostro lavoro. Che cosa ha chiarito l'avvocato Molisani? Ha chiarito che quell'accordo aveva, naturalmente, l'obiettivo di evitare – qui uso, per l'ennesima volta, una terminologia grossolana – contenziosi contrapposti tra le due parti e, quindi, che vi fosse una penalizzazione eccessiva secondo i contraenti Pag. 23di quel patto che potesse colpire l'uno o l'altro dei due armatori, ma aveva anche l'obiettivo di orientare la narrazione. Infatti, ebbe una funzione, quell'accordo, perché il fatto che non vi fosse un contenzioso tra le due parti in qualche modo incoraggiò un racconto di quella tragedia, che poi è il racconto che abbiamo trovato, ahimè, nelle sentenze ma anche nel racconto giornalistico di quel periodo, vale a dire che i colpevoli erano morti (per riassumere un po' brutalmente la conclusione).
  Ma quell'accordo – questo è il punto su cui ci siamo concentrati e che vi consegno come ulteriore spunto – in fondo permise anche ai due soggetti di non tornare su alcuni punti interrogativi, uno dei quali, lo ribadisco, è rappresentato dalle ragioni della presenza dell'Agip Abruzzo in quel punto. In fondo quell'accordo impedì a Navarma e ai familiari (se vogliamo) di insistere nel chiedere: perché l'Agip Abruzzo era lì, cosa ci faceva? Perché l'accordo in fondo metteva in sintonia i due soggetti principali.
  Dunque, se per quanto riguarda il funzionamento della Moby abbiamo chiarito, io credo molto ragionevolmente, con la seconda Commissione che non vi erano avarie precedenti e che, quindi, la Moby era in uno stato perfetto e adatto alla navigazione, per quanto riguarda l'altro soggetto, l'ENI, non è stato chiarito definitivamente perché l'Agip Abruzzo era lì e cosa stava facendo, elemento sul quale l'accordo assicurativo ricordato dall'onorevole Amorese stendeva un velo. Nessuno dei due soggetti doveva incoraggiare ulteriori indagini, anche in forma conseguente a contenziosi. Quindi, sicuramente l'accordo assicurativo è un punto importante anche per il vostro lavoro, mi permetto di dire.
  L'altro elemento, che ricordava l'onorevole Ghirra, è quello dei materiali ancora presenti presso il tribunale di Livorno. La sua domanda mi dà l'occasione di chiarire un aspetto che Pag. 24considero importante. Noi – mi riferisco a tutti i membri della seconda Commissione – abbiamo lavorato con grande spirito di collaborazione con il tribunale di Livorno. Lo dico in termini non istituzionali. Il fatto che noi abbiamo ribadito, accogliendo le conclusioni della prima Commissione, che le sentenze della magistratura erano infondate non ci ha spinto a una polemica con la magistratura. Non voglio minimamente commentare i metodi di lavoro di altre Commissioni, però quello che abbiamo scelto di fare insieme al vicepresidente Pittalis e agli altri membri è di collaborare con il tribunale di Livorno, perché era un dato di fatto che quelle sentenze fossero infondate. Ma questo non ci doveva spingere a cercare nient'altro che collaborazione con la magistratura, che infatti vi è stata. Non solo abbiamo avuto pieno accesso – ci mancherebbe altro – ai materiali presenti nel tribunale di Livorno, ma abbiamo condiviso con la procura di Livorno le risultanze dell'analisi del cosiddetto bobinone e di tutti i materiali.
  Per tornare alla sua domanda, onorevole Ghirra, l'elenco specifico dei materiali ancora presenti nel tribunale di Livorno è nella relazione della seconda Commissione. Sono in grandissima parte relativi alla Moby Prince e non all'Agip Abruzzo. Però, nulla esclude che un ulteriore approfondimento di indagine relativo all'Agip Abruzzo possa portare a un nuovo accesso ai materiali che sono ancora conservati presso l'archivio del tribunale di Livorno. Io, però, credo che la grandissima parte di questa pista – l'ho detto e lo ripeto – sarà oggetto sperabilmente di una collaborazione con ENI. Fondamentalmente è ENI che deve aprire le porte, deve dire se ci sono dei materiali, deve metterli a disposizione e deve collaborare. Sono passati trentatré anni. Lo ribadisco, nonostante sia ben risaputo: non ci sono profili penalmente rilevanti oggi, se non profili relativi all'ipotesi di strage o di omicidio. Tutto il resto è purtroppo Pag. 25passato in prescrizione. Ci sono profili civili, naturalmente, relativi alle responsabilità. Questo lo dico a ulteriore conferma di quanto io credo, che ENI non debba avere alcun timore nel condividere con il Parlamento italiano le carte eventualmente a sua disposizione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Romano. Rinnovo ancora l'invito, all'esito anche dell'audizione del presidente della prima Commissione, considerato che la sua relazione ha dato spunti estremamente interessanti, a poterci avvalere della sua collaborazione.

  ANDREA ROMANO, già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince». Volentieri.

  PRESIDENTE. Mettiamo a disposizione dei commissari le relazioni della prima e della seconda Commissione, come mi ricordava adesso la collega Ghirra, perché sono sicuramente elementi di nostra utilità.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.05.