XIX Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Giovedì 28 marzo 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO DELL'ENERGIA NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Amici della Terra.
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 
Tommasi Monica , presidente di Amici della Terra (intervento in videoconferenza) ... 3 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 4 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 5 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5 
Tommasi Monica , presidente di Amici della Terra (intervento in videoconferenza) ... 5 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5 
Tommasi Monica , presidente di Amici della Terra (intervento in videoconferenza) ... 5 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5 
Tommasi Monica , presidente di Amici della Terra (intervento in videoconferenza) ... 5 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Anima Confindustria meccanica varia:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Zerbinato Alberto , delegato energia di Anima Confindustria (intervento in videoconferenza) ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7 

Audizione di Luca Romano, esperto in materia di energia nucleare:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7 
Romano Luca , esperto in materia di energia nucleare ... 7 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 9 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 10 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 10 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10 
Romano Luca , esperto in materia di energia nucleare ... 10 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 13 

Allegato 1: Documentazione depositata dalla rappresentante di Amici della Terra ... 14 

Allegato 2: Documentazione depositata dal rappresentanti di Anima Confindustria meccanica varia ... 17 

Allegato 3: Documentazione depositata da Luca Romano ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA X COMMISSIONE ALBERTO LUIGI GUSMEROLI

  La seduta comincia alle 11.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Amici della Terra.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Amici della terra nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Monica Tommasi, presidente di Amici della Terra, per la partecipazione ai nostri lavori e le cedo la parola, pregandola di voler sintetizzare e non dare lettura del documento eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato 1).
  Do la parola alla dottoressa Tommasi per lo svolgimento della sua relazione.

  MONICA TOMMASI, presidente di Amici della Terra (intervento in videoconferenza). Buongiorno.
  L'associazione fra dieci giorni terrà il suo congresso. Ci sarà un dibattito per riesaminare la nostra posizione storica antinucleare a partire dal 1976, visti i numerosi fatti che sono avvenuti in questi anni. Alcuni di questi fatti sono riportati nella premessa del programma di questo ciclo di audizioni con la guerra di Putin che ci ha fatto capire che accanto agli obiettivi di decarbonizzazione occorre garantire la sicurezza energetica per tutto il periodo di transizione e che esso non sarà breve.
  Siamo stati costretti a prendere atto che alla base della sicurezza energetica ci devono essere fonti di energia costante, certe e di utilizzo flessibile.
  In assenza del nucleare queste caratteristiche sono ancora oggi quelle dei combustibili fossili e quindi non a caso la corsa ad assicurare forniture di gas in sostituzione di quelle russe è stata comprensibilmente la prima preoccupazione del Governo.
  Le politiche contro i cambiamenti climatici hanno ottenuto una forte affermazione in questi anni e sono diventate prioritarie a livello internazionale, se non che, a livello mondiale, questi impegni sono disattesi. Le strategie praticate si rivelano inefficaci e le emissioni che alterano il clima continuano a crescere a dismisura, così come l'utilizzo dei combustibili fossili, nonostante gli ingenti investimenti in fonti rinnovabili elettriche intermittenti.
  La stessa riduzione delle emissioni in Europa è dovuta almeno in parte alla delocalizzazione dell'industria nei Paesi dove le regole ambientali sono meno stringenti o addirittura inesistenti, dove il costo dell'energia è più basso e più stabile grazie all'utilizzo di fonti fossili nel modo più economico possibile e dunque inquinante.
  Molte delle emissioni, dovute ai consumi europei, non sono sparite. Hanno semplicemente cambiato bandiera. I dati mostrano che la strategia di affidare il conseguimentoPag. 4 degli obiettivi di riduzione delle emissioni, la decarbonizzazione, alla diffusione delle rinnovabili elettriche intermittenti (batterie, veicoli elettrici, idrogeno), ignorando di fatto il principio di neutralità tecnologica, non è in grado di conseguire il risultato nonostante gli ingenti capitali impegnati.
  Queste tecnologie, pur avendo ricevuto un sostegno senza precedenti nella storia, dalle bollette degli italiani, dai Governi e dalle istituzioni sovranazionali, in oltre vent'anni non hanno corrisposto all'aspettativa di sostituire i combustibili fossili. Non hanno rappresentato una risposta alla crisi dei prezzi del gas e del petrolio. Non sono diventate protagoniste della scena energetica, perché hanno un peccato originale: sono intermittenti e quindi inaffidabili. Sono, inoltre, inefficienti. La loro scarsa densità energetica si traduce in un consumo straordinario di materiali, che aumenta e non riduce i danni ambientali e i problemi sociali del mondo.
  Per noi, il danno più grande è quello rappresentato dal consumo di suolo, ovvero dalla dimensione dei danni collaterali al paesaggio e alla biodiversità. Già oggi, con 35.000 megawatt installati, sono state deturpate grandi porzioni di territorio pregiato per caratteristiche naturali o agricole, principalmente nel Mezzogiorno e ora anche in Italia centrale. Il PNIEC prevede che gli impianti siano triplicati entro il 2030 solo per cominciare.
  Quindi, non è una sorpresa, basta fare i conti. Sono numerosi ormai gli studi che comparano le superfici occupate da fonti di energia prive di carbonio. Per brevità, cito soltanto il Dipartimento USA per l'energia: per produrre un gigawatt di energia elettrica stima un reattore nucleare e uno spazio di un miglio quadrato, circa 2,6 chilometri quadrati. Una quantità equivalente di energia è prodotta, quando il vento c'è, naturalmente, da 431 turbine eoliche, che occupano uno spazio 360 volte più grande di un reattore nucleare. Stiamo parlando di circa 232 chilometri quadrati, due volte Firenze, per capirci. Oppure, quando il sole c'è, da 3,1 milioni di pannelli solari in uno spazio 75 volte più grande del nucleare. Stiamo parlando di una superficie di circa 200 chilometri quadrati, quindi maggiore della città di Milano.
  I dati sono chiari. Le rinnovabili elettriche intermittenti, con i loro costi e impatti elevatissimi, hanno dimostrato che non risolvono i problemi energetici e il loro contributo alla decarbonizzazione è risibile. Quindi, per ridurre l'uso delle fossili la soluzione non potrà che essere il nucleare. Noi non possiamo far finta di non volere il nucleare e poi utilizzare quello francese. Solo a febbraio abbiamo importato dalla Francia 6,1 terawattora su 25 terawattora di energia elettrica richiesta del Paese, vuol dire 8,7 gigawatt continui di cui abbiamo bisogno, una potenza gigantesca, il 25 per cento della richiesta totale.
  Pensavamo, come Amici della Terra, che il nucleare non sarebbe sopravvissuto dopo Cernobyl e dopo Fukushima e invece la ripresa è stata consistente, prima nei Paesi asiatici e poi, sia pure con ritardi e imprevisti, in tutto il mondo. Questa fonte ha superato la sua fase critica e si conferma oggi maggiormente efficiente, affidabile e sicura rispetto a tutte le altre prive di carbonio. Non possiamo che prenderne atto. Quindi, dobbiamo decarbonizzare e dunque dobbiamo accettare che il nucleare entri nei piani energetici nazionali. Non serve dichiarare di accettare il nucleare, ma solo quello del futuro, ancora da realizzare o da sperimentare. Serve predisporre oggi tutto quello che serve per realizzare centrali nucleari nelle migliori versioni oggi esistenti e funzionanti.
  Serve una normativa solida ed efficace. Serve rendere operativa un'autorità di controllo e sicurezza nucleare che si qualifichi per terzietà e rigore. Serve realizzare un deposito dei rifiuti radioattivi cessando l'indecoroso balletto di rinvii infiniti e scarichi di responsabilità. Serve, in materia, un'informazione onesta e corretta e una trasparenza ineccepibile delle attività e delle decisioni della pubblica amministrazione.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

Pag. 5

  LUCA SQUERI. Grazie, presidente Tommasi, per la sua esposizione. È molto confortante per chi ritiene, come lei ha detto, che il nucleare sarà indispensabile per sostituire il fossile.
  La domanda che le faccio è questa. L'Ente che presiede, l'ha detto lei e lo sapevamo, è uno dei primi enti, una delle prime associazioni ambientaliste che si schierò duramente contro il nucleare. Su questo cambio di consapevolezza ha già avuto modo di vedere come i suoi associati, come le persone che fanno parte dell'associazione, reagiscono a questo tipo di presa d'atto? Io sottoscrivo ogni parola che ha detto, perché è assolutamente condivisa, dettata da fatti oggettivi e non da opinioni.
  Volevo capire come la sta prendendo la sua base. Grazie.

  PRESIDENTE. Anche io avrei una domanda, ma c'è prima l'onorevole Colombo, che è collegata. L'onorevole Colombo, tuttavia, sembra non essere nelle condizioni tecniche di intervenire via audio.
  Allora intervengo io. Volevo chiedere se, rispetto alle associazioni ambientaliste, riscontra un cambiamento di opinione diffuso oppure se, invece, c'è sempre una preclusione.
  Secondo aspetto. Vorrei sapere, nell'ambito delle vostre analisi, dei vostri studi e quant'altro, com'è l'approccio tra fissione nucleare e fusione nucleare.
  Do la parola alla nostra ospite per la replica.

  MONICA TOMMASI, presidente di Amici della Terra (intervento in videoconferenza). Parto dalla domanda dell'onorevole Squeri, che poi si riaggancia alla sua. Noi prenderemo una decisione definitiva il 6 marzo, che è la data del nostro congresso. Vi invito anche a partecipare. Lo sapremo quindi sabato.

  PRESIDENTE. 6 aprile o 6 marzo?

  MONICA TOMMASI, presidente di Amici della Terra (intervento in videoconferenza). 6 marzo, scusatemi.

  PRESIDENTE. Sarà aprile, marzo è già passato.

  MONICA TOMMASI, presidente di Amici della Terra (intervento in videoconferenza). Scusatemi. Il 6 aprile. Io sono in fase di vacanze pasquali!
  Il 6 aprile prossimo, che è un sabato. Terremo il nostro congresso in una sala del Campidoglio. Lì si prenderanno delle decisioni.
  Certamente abbiamo sentito molti nostri soci. Molti di loro sono preoccupati per la questione dei rifiuti. Altri sono preoccupati anche per la questione della trasparenza, che effettivamente è una questione importante, e molti sono a favore perché non possono più accettare, soprattutto i nostri soci del Sud Italia, questo scempio che si sta perpetrando, senza regole e senza pianificazione per gli impianti a fonti rinnovabili. Quindi, sono fiduciosa.
  Rispetto alle altre associazioni, ci sono molte associazioni con le quali siamo in contatto i cui soci sono molto favorevoli. Naturalmente ci sono le associazioni «nostre nemiche» da molto tempo, ormai, per ragioni che voi conoscete bene e che non posso, adesso, spiegare (sono questioni, naturalmente, ideologiche), che sono contrarie al nucleare.
  Sulla questione fissione e fusione, non prendiamoci in giro, dobbiamo assolutamente realizzare centrali nucleari utilizzando le migliori tecnologie che sono a disposizione, che non sono quelle della fusione. Andiamo avanti con quello che c'è, non con quello che non c'è.

  PRESIDENTE. L'onorevole Colombo, che non riesce ad attivare il collegamento audio, chiede in chat se avete rilasciato una memoria. Comunico che, in effetti, l'abbiamo già ricevuta e la porremo in distribuzione.
  Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuta. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dalla rappresentante di Amici della Terra (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

Pag. 6

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Anima Confindustria meccanica varia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Anima Confindustria meccanica varia nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Alberto Zerbinato, delegato energia di Anima Confindustria, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato 2).

  ALBERTO ZERBINATO, delegato energia di Anima Confindustria (intervento in videoconferenza). Buongiorno. Io sono Alberto Zerbinato e rappresento in questo momento Anima che, come sapete, è un'associazione che raggruppa migliaia di aziende associate con un fatturato complessivo di 55 miliardi di euro, di cui il 60 per cento all'estero.
  Nella parte dell'industria meccanica siamo importanti per quanto riguarda lo sviluppo di tecnologie. Soprattutto in questo periodo di transizione, siamo molto impegnati.
  Ci fa piacere che si torni a parlare di nucleare, perché ci sembra che oggi la soluzione con le sole rinnovabili nel nostro Paese non sia possibile. Questo da alcune analisi che magari vi trasmetteremo con più precisione nel documento che abbiamo preparato.
  Piccolo focus sui nostri confinanti. Come sapete, la Francia, molto focalizzata sul nucleare, punta a decarbonizzare con lo sviluppo del nucleare, che andrà al 70 per cento. Queste sono le percentuali. Non sono chiare nel loro programma a medio termine, ma la tendenza sembra proprio questa da parte loro. Mentre la Germania, dalla parte opposta, si sta orientando allo sviluppo delle rinnovabili, che nel 2023 ha superato il 50 per cento (si parla del 55 per cento). Dicono che loro faranno energia all'80 per cento con fonti rinnovabili, laddove la loro percentuale è molto puntata sull'eolico e il complemento all'eolico è fatto anche di termovalorizzatori, quindi combustione a biomasse. È probabile che tra di loro ci sia uno scambio di energia proprio per appianare le percentuali a cui non arriveranno.
  L'Italia ci sembra possa difficilmente arrivare a obiettivi di questo genere con la sola rinnovabile. A noi manca l'eolico, che è la fonte più importante che ha la Germania. La Germania fa il 30 per cento con l'eolico. A noi quello manca. I percorsi autorizzativi dei termovalorizzatori in Italia sono complicati. Sembra che il complemento a 100 della parte di rinnovabile, che per noi era prevalentemente fotovoltaico, possa essere giocata dal nucleare, che, ahimè, oggi ha dei costi ancora elevati. I dati francesi riportano costi di produzione dell'energia dal nucleare importanti, legati a tre fattori critici: il primo, l'iper-regolamentazione; il secondo, un'inattività industriale, soprattutto dai Paesi intorno, come noi, nel comparto industriale; e poi, soprattutto, la dimensione degli impianti. I dati francesi sono importanti. Per loro è stato avviato un programma di riqualificazione dei loro impianti, dove noi siamo anche coinvolti come imprese italiane.
  L'opportunità oggi, secondo me interessante anche per il nostro Paese, è lo sviluppo di questi generatori modulari, gli SMR, come li chiamano, che sono impianti di fissione nucleare.
  Questi SMR, che sembrano una buona opportunità, hanno delle caratteristiche che potrebbero concorrere alla riduzione dei costi degli impianti nucleari. Una è la producibilità in tre-quattro anni. Immaginate che per le nostre centrali si parla di dieci-dodici anni. Quindi, tutti gli investitori faticano a immaginare di partire con un impianto che inizia oggi per erogare energia tra dieci-dodici anni. Gli SMR hanno tempi di realizzazione di tre-quattro anni. In più, si prestano a essere industrializzati. Questo, secondo me, è il punto focale che può giocare la nostra industria. Perché? Pag. 7Perché sono impianti miniaturizzati. L'idea è che vengano prodotti in serie, quindi ci possa essere una fabbricazione di impianti tutti uguali. Su questo il nostro Paese, la nostra industria meccanica, penso possa giocare un ruolo fondamentale nel processo innovativo di riduzione dei costi e industrializzazione.
  Non è da trascurare, inoltre, la collaborazione che noi, come Paese, quindi come industria, abbiamo già con i nostri vicini francesi. È stato commissionato da GIFEN, l'associazione nucleare francese, uno studio per vedere quali sono le opportunità industriali e quanto sono da potenziare i settori industriali per questi nuovi investimenti nel loro ambito.
  Ho preso ad esempio l'impianto Nuward, che – se volete – è un SMR che un po' somiglia anche al nostro Newcleo. Sapete che in Italia abbiamo una start-up sul nucleare, che – probabilmente la sentirete nelle prossime audizioni – sta progettando questo impianto SMR molto interessante. Assomiglia un po' al Nuward, che è l'impianto di EDF in Francia, che ha la caratteristica di produrre energia elettrica, ma in combinazione anche con energia termica, quindi in un assetto cogenerativo, un teleriscaldamento nucleare, e, una cosa che a noi interessa molto, anche produzione di idrogeno. Questi impianti di nuova generazione, dato che verranno affiancati anche alle rinnovabili, hanno bisogno di fare un backup di energia con l'idrogeno, che farebbe un po' il paio con quello che è il nostro programma in Italia.
  I settori che abbiamo analizzato potrebbero competere a questa fase di forte industrializzazione di questi SMR. Nel comparto di Anima riguardano, un po' per importanza, tutti i componenti del processo primario, ovvero la caldaia nucleare, gli involucri, tutta la parte di carpenteria e di costruzione dell'involucro nucleare, dove noi siamo già coinvolti con alcune nostre imprese e dove c'è una possibilità di espansione e sviluppo notevole.
  La caldareria è pesante, quindi la produzione di vapore che dall'impianto nucleare poi alimenterebbe il generatore elettrico. Su questo abbiamo una storia molto lunga. Molte aziende sono già impegnate, come vi dicevo, anche nella collaborazione con la Francia su questo piano. Per non parlare del settore delle macchine rotanti, motori elettrici, pompe, tubazioni, saldature. Tutta la parte in pressione si chiama PED, equipaggiamenti. Via via fino alle ultime pompe, valvole, eccetera che coinvolgerebbero numerose imprese italiane che potrebbero concorrere a questa nuova fase.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di Anima Confindustria meccanica varia (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di Luca Romano, esperto in materia di energia nucleare.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di Luca Romano, esperto in materia di energia nucleare, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Luca Romano per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato 3).
  Do la parola al dottor Luca Romano per lo svolgimento della sua relazione.

  LUCA ROMANO, esperto in materia di energia nucleare. Grazie.
  È difficile parlare di nucleare in cinque minuti, soprattutto per me che lo faccio su internet da quattro anni con mezzo milione di follower e non ho ancora finito le cose da dire.
  Cercherò di concentrarmi sugli aspetti che credo sia più difficile che abbiate sentito nelle altre audizioni. Immagino che qualcuno vi avrà raccontato che il nucleare è una fonte di energia pericolosa o inquinante.Pag. 8 Ovviamente, è falso, come ci dicono le agenzie internazionali (vedi allegato 3, slide n. 3).
  Qualcun altro avrà detto che non è così pulita, citando i dati di uno studio dell'agenzia tedesca per l'ambiente (vedi allegato 3, slide n. 4), che utilizza però dati obsoleti e infatti questo dato è stato smentito dalle agenzie internazionali più di una volta. Il documento riporta i dati della Commissione economica delle Nazioni Unite per l'Europa e dell'IPCC (vedi allegato 3, slide n. 5 e n. 6). Entrambe testimoniano che il nucleare è tra le fonti di energia più pulite, se non la più pulita.
  Qualcuno probabilmente vi avrà parlato di costi mostrandovi un grafico del genere (vedi allegato 3, slide n. 7), dove si mostra che le energie rinnovabili hanno avuto un calo enorme di costo, mentre il nucleare è l'unica fonte energetica il cui costo è aumentato.
  Non vi avranno mostrato la slide successiva (vedi allegato 3, slide n. 8), probabilmente, in cui la stessa banca Lazard, che fa questa stima, mostra come, se si considerano i costi dello stabilizzare l'intermittenza delle rinnovabili, soprattutto nelle reti ad alta penetrazione rinnovabile come quella californiana, i costi delle rinnovabili esplodono sopra le più costose centrali nucleari mai costruite, come quella di Vogtle (Georgia, USA) e più del doppio rispetto ai contract-for-difference (CfD) siglati dalla Francia per i suoi nuovi impianti, quelli futuri non quelli presenti che vengono a 46 euro al megawattora.
  Quello di cui, però, vedo che non si parla mai è il fatto che i costi sono una variabile che interessa ai produttori, non ai cittadini. I cittadini, invece, pagano un prezzo, un prezzo in bolletta che non è deciso dal costo, ma dai meccanismi di domanda e offerta della Borsa elettrica.
  Quando le rinnovabili aumentano la penetrazione della rete si arriva a situazioni di saturazione in cui le rinnovabili producono più del necessario e il prezzo va a zero, va in negativo. Il costo di produzione dell'energia rinnovabile è basso, ma in quel momento il valore è zero. Il mercato, quindi, non le retribuisce. Ma se questa energia non venisse retribuita nessuno installerebbe energia rinnovabile perché non avrebbe modo di guadagnare. Quindi, quella energia va incentivata. Questo costo dell'incentivo non figura nei costi di produzione delle energie rinnovabili, ma si paga in bolletta. Addirittura bisogna incentivare anche l'energia che va buttata, non solo quella che la rete usa perché le viene data, ma non serve, anche quella che viene «buttata» in curtailment (cioè come riduzione deliberata della produzione: decurtazione) va retribuita con l'incentivo. Non solo, quando poi il sole tramonta e il vento smette di soffiare vediamo che il prezzo di colpo si alza. Lì devono intervenire degli impianti di backup, solitamente centrali a gas, ma nessuno costruirebbe un impianto di backup per lavorare solo metà delle ore del giorno, quindi di nuovo questi impianti vanno incentivati, cosa che già facciamo in bolletta attraverso il meccanismo del capacity market e di nuovo questo incentivo non figura nel costo di produzione delle rinnovabili, ma figura nella bolletta.
  Inoltre, il fatto che le rinnovabili lavorano nelle ore di bassa domanda, e poi nell'ora del picco di domanda serale smettono di produrre, causa dei fenomeni di squeeze nella Borsa elettrica, cioè i prezzi dell'energia esplodono. Dai dati di ERCOT (Electric Reliability Council of Texas, Inc.), la rete del Texas, vediamo come le rinnovabili effettivamente garantiscono dei prezzi molto bassi durante la giornata, ma bastano quattro ore del picco serale dopo che il sole è tramontato e abbiano prezzi a 3.000 dollari megawattora che annullano completamente il vantaggio di aver avuto le rinnovabili durante il giorno (vedi allegato 3, slide n. 10).
  A cosa serve il nucleare? Il nucleare stabilizza i prezzi di rete, perché diminuisce la distanza tra il picco della domanda e la quantità da fornire con il backup, perché la base minima è garantita dal nucleare. Infatti, se noi andiamo a guardare quelli che sono non i costi di produzione, ma i prezzi delle bollette nei vari Paesi che fanno uso delle varie forme di energia, si possono notare alcuni dati interessanti. Questo è il caso californiano (vedi allegato 3, Pag. 9slide n. 12). Quella che vedete è l'energia che va in curtailment. Se andiamo a vedere i prezzi delle bollette, vediamo che, ad esempio, in California, che è lo Stato americano con più rinnovabili, i prezzi sono i più alti di America – a parte le Hawaii, che è l'unico Stato che paga la bolletta più dei californiani –, addirittura sono più alti del 70 per cento rispetto alla media degli Stati Uniti e tutto questo per avere cinque ore coperte dal 100 per cento rinnovabile e metà delle ore in cui le rinnovabili coprono meno del 50 per cento. Quindi, per arrivare a un risultato comunque ancora molto marginale si ritrovano a pagare bollette carissime.
  Un discorso analogo peraltro va fatto in Europa (vedi allegato 3, slide n. 13 e n. 14). I 220 miliardi stanziati dall'Italia in investimenti alle rinnovabili non hanno impedito alle nostre bollette di essere tra le più alte del continente, siamo al quarto posto. I 600 miliardi stanziati dalla Germania in energia rinnovabile non hanno impedito alla Germania di essere il Paese con le terze bollette più alte del continente, laddove i Paesi che hanno energia nucleare hanno sicuramente sostenuto dei costi di investimento più alti, ma hanno delle bollette molto più basse. Potete vedere la Francia, che è circa a metà e ancora più basse la Svezia e la Finlandia.
  Il reattore nucleare di Olkiluoto, il famoso carissimo reattore nucleare di Olkiluoto, entrato in funzione due anni fa, ha dimezzato le bollette finlandesi, nonostante sia stato pagato quasi due volte il suo prezzo originario a causa dei ritardi.
  Questa cosa si traduce in una mancanza di competitività economica e industriale. Questo, ovviamente, riguarda le bollette dei cittadini, ma se vediamo le bollette delle imprese la situazione non cambia, anzi è ancora peggio.
  Questa mancanza di competitività industriale è quella che sta facendo soffrire in questo momento la Germania. Noi tendiamo sempre a guardare alla Germania come al Paese leader europeo, ma in questo momento la Germania è il malato d'Europa. Ha chiuso il 2023 in recessione. Il Fondo monetario internazionale prevede che chiuderà anche il 2024 in recessione. La ragione è il calo della produzione industriale, soprattutto di quella energy intensive.
  Come vedete, nel 2023 la produzione energy intensive in Germania è stata più bassa che nel 2020 durante il Covid (vedi allegato 3, slide n. 15). Questa è la causa della recessione tedesca. Perché proprio quelle energy intensive? Perché non sono competitive a causa delle bollette troppo alte. Le imprese tedesche non riescono a stare sul mercato perché pagano l'energia troppo cara. Se le rinnovabili sono così convenienti, dopo 600 miliardi investiti, perché in Germania si pagano ancora bollette così alte? Perché hanno chiuso il nucleare.
  Viceversa la Francia, non solo gode di emissioni bassissime, come vediamo (vedi allegato 3, slide n. 16) – grazie alla sua flotta nucleare la Francia è uno dei Paesi con l'elettricità più green del nostro continente –, ma è anche il primo Paese per capacità di attrarre investimenti esteri. Come possiamo vedere, la Francia ha una capacità di attrarre investimenti esteri ormai quasi doppia rispetto a quella della Germania (vedi allegato 3, slide n. 17). Soprattutto, è in aumento. Sempre più imprese vanno a produrre in Francia perché l'energia costa poco. La stessa ArcelorMittal, che sta abbandonando l'ILVA a Taranto, aprirà la prima acciaieria green d'Europa con forni elettrici a Dunkerque, cioè a 20 chilometri dalla centrale nucleare di Gravelines.
  Avevo pochi minuti, ma ci tenevo a rimarcare questa differenza: il nucleare è una fonte energetica con un costo capitale importante, ma che consente un abbassamento dei prezzi finali perché stabilizza il meccanismo di domanda e offerta. Le rinnovabili hanno dei costi capitali bassi, sono convenienti dal punto di vista del produttore, ma hanno il grosso difetto di causare meccanismi di squeeze e di richiedere costi aggiuntivi, che alla fine rendono l'elettricità più cara e il Paese meno competitivo.
  Grazie dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

Pag. 10

  LUCA SQUERI. Signor presidente, la ringrazio.
  Ringrazio il dottor Romano. Io lo conosco. Sono uno dei 500 mila follower del suo account, con cui veramente fa un'informazione capillare, scientifica, puntuale sul nucleare. Complimenti.
  Dall'alto della sua competenza, le pongo una domanda. Abbiamo visto che a Trino Vercellese, purtroppo, c'è stato il ritiro da parte del sindaco dell'autocandidatura per accogliere il Deposito nazionale. Una brutta notizia, perché adesso si dovrà procedere in altro modo.
  Passo alla domanda. Visto che avete una conoscenza anche delle best practice all'estero, che cosa consiglierebbe all'Italia per convincere le comunità ad accettare il Deposito? Il Paese è obbligato a installarlo. Non è un vezzo del nuovo Governo, è un dovere del Paese. Cosa consiglierebbe per convincere scientificamente e razionalmente le comunità a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi?

  ENRICO CAPPELLETTI(intervento in videoconferenza). Signor presidente, la ringrazio. Ringrazio, naturalmente, il dottor Romano. Io avrei una domanda e alcune precisazioni.
  Il punto più importante che è stato delineato durante questa audizione è che il costo dell'energia sarebbe sensibilmente inferiore rispetto ad altre fonti energetiche. Ovviamente, stiamo parlando di energia nucleare. Vorrei chiedere, quindi, che cosa dobbiamo pensare se l'Agenzia internazionale dell'energia dichiara che da qui al 2050 il costo del nucleare civile, nei diversi Stati del mondo, sarà superiore rispetto alle altre tecnologie più competitive, tra queste rinnovabili e solare? È l'Agenzia internazionale dell'energia che sbaglia le previsioni oppure nella presentazione a cui abbiamo assistito poc'anzi non sono stati considerati una serie di costi indiretti, che, invece, andrebbero considerati?
  E poi, se l'energia nucleare fosse la soluzione a tutti i problemi, perché a livello mondiale stiamo assistendo a una crescita esponenziale delle fonti energetiche cosiddette «sostenibili» e, al contrario, l'energia nucleare è stata superata, anche in Europa, nel 2021 da fonti invece sostenibili?
  Può dirci una parola su dove vorrebbe realizzare i siti e dove vorrebbe mettere le scorie nucleari per qualche migliaio di anni? Chi sono gli investitori, a parte quelli che vorrebbero il nucleare con i soldi pubblici, che sarebbero disponibili a investire in questa tecnologia oggi in Italia?
  Qual è il tempo per realizzare le centrali, visto che ci vogliono decine di anni? Ovviamente, stiamo parlando di una tecnologia che ancora non c'è: ma, anche ci fosse domani mattina, quando saranno pronte sarà già troppo tardi per contrastare il riscaldamento globale.
  Ancora, come è possibile fare un passo in avanti dal punto di vista dell'autonomia energetica nel nostro Paese se oggi esiste un oligopolio, di fatto, nella fornitura di combustibile nucleare, che vede la Russia avere una parte preponderante dal punto di vista della fornitura del combustibile a livello mondiale?
  Infine, se ciò che dichiara l'Agenzia internazionale dell'energia corrispondesse al vero, che vantaggio potremmo offrire alle famiglie, ai cittadini, alle imprese se, a fronte di investimenti multimiliardari da qui ai prossimi decenni, ci troveremo a produrre energia a un costo molto superiore rispetto a quella che proviene da fonti sostenibili?

  PRESIDENTE. Aggiungo un'altra domanda. Vorrei conoscere il suo giudizio sulla fusione e sui suoi tempi rispetto a una eventuale commercializzazione.

  LUCA ROMANO, esperto in materia di energia nucleare. C'è molta carne al fuoco.
  Inizio dall'onorevole Squeri. In Italia c'è un grosso problema di mancanza di fiducia tra cittadini e istituzioni, che va sanato. I cittadini tendono a non credere ai politici quando dicono loro che il Deposito nazionale è una struttura che non comporta rischi per il territorio, anche quando il progetto è stato fatto andando oltre i requisiti di sicurezza internazionali. Il progetto di Sogin va molto oltre quelli che sono i criteri standard per i depositi di Pag. 11rifiuti radioattivi, proprio perché vogliamo essere extra sicuri. Ciononostante, le persone sono terrorizzate temendo che devasterà il territorio.
  Questo si ripara facendo un'attività di informazione capillare sul territorio, dove i politici, a livello nazionale, devono andare a parlare con i politici locali. L'iniziativa del sindaco di Trino è stata contrastata prima di tutto all'interno del suo stesso partito, a livello provinciale e regionale. Devono parlare con i politici locali e con i comitati locali, le associazioni di agricoltori e tutti gli altri che sono terrorizzati da questa eventualità, spiegando loro come funziona all'estero, dove queste strutture vengono realizzate e dove portano al territorio numerosi benefici, come dimostra il Deposito dell'Aube, in Francia, in piena regione dello Champagne, e l'agricoltura e l'allevamento non ne hanno certo risentito, o quello finlandese, dove sono stato di recente, dove il tasso di approvazione del deposito è maggiore tra chi ci abita vicino che tra chi ci abita lontano. La stessa cosa sta succedendo in Svezia. Questo per quanto riguarda la prima domanda.
  L'onorevole in collegamento ha toccato molti punti. Inizio dal primo. Forse mi sono spiegato male. I dati dell'Agenzia internazionale dell'energia sono corretti. Il nucleare costa di più delle fonti rinnovabili, ma comporta dei prezzi più bassi in bolletta. È una differenza fondamentale quella tra costo e prezzo. Il costo riguarda gli investitori. Il prezzo riguarda chi paga le bollette. Le rinnovabili costano poco agli investitori, ma, a causa di meccanismi di domanda e offerta del mercato elettrico, finiscono con il produrre bollette più alte, come ho dimostrato facendo vedere i casi della Germania e della California. Quello che dice l'Agenzia sui costi dell'energia è un'altra cosa. Riguarda gli investitori. Un investitore deve sapere il costo dell'investimento che sta per fare. L'Agenzia internazionale dell'energia si rivolge a loro, ma gli utenti finali, che pagano le bollette, non pagano il costo. Il costo di produzione in bolletta non compare. Compaiono i prezzi dovuti alla Borsa elettrica, ai meccanismi di domanda e offerta. Le rinnovabili producono energia a basso costo, ma in molte ore della giornata quell'energia non ha nessun valore, perché la rete è satura. In altre ore della giornata, quando il valore dell'energia è massimo, le rinnovabili non producono, perché è il picco serale. Questo per quanto riguarda la prima domanda.
  Per quanto riguarda chi investirebbe sul nucleare in Italia, non lo so. Aprite la possibilità di farlo e vediamo. Fino a oggi gli unici Paesi dove nessuno investe nel nucleare sono quelli dove è illegale investire nel nucleare. In Italia non è possibile farlo anche volendo. Se davvero crediamo che il nucleare sia sconveniente, mettiamolo sullo stesso terreno di competizione delle altre energie pulite, incluse le rinnovabili, e vediamo dove il libero mercato sceglie di allocare le sue risorse.
  Per quanto riguarda i trend mondiali, ovviamente le rinnovabili sono in aumento. Questo è un bene. Le rinnovabili fino a una certa soglia sono convenienti. Ha assolutamente senso installare rinnovabili. Anche in Italia c'è ancora molto margine per le rinnovabili. Il punto è che si arriva a una penetrazione delle rinnovabili nel mercato elettrico oltre il quale esiste quello che si chiama «diminishing return», rendimento decrescente: più ne vado a installare, meno ottengo quando ho superato quel punto. Arrivare fino al 20-30 per cento di rinnovabili è facile. Arrivare fino al 40-50 per cento è più difficile. Arrivare al 60-70 è quasi impossibile. Superare il 70 è possibile solo in quei Paesi che hanno enormi risorse idroelettriche come la Norvegia, il Brasile, l'Islanda e Paesi del genere.
  In Italia non abbiamo la possibilità. Non c'è nessuno studio che dimostra la fattibilità in Italia di realizzare un sistema 100 per cento rinnovabile senza un dimezzamento dei consumi, non – badate bene – dovuto a efficientamento, ma proprio un dimezzamento dei consumi, un dimezzamento dell'uso di energia, che è una cosa semplicemente irrealistica.
  Mi è stato chiesto dove metterei le centrali nucleari. Ovviamente non posso fare uno studio di siting da solo in trenta secondi. Evidentemente ci sono dei luoghi che sono adatti, e lo sappiamo, perché Pag. 12ospitavano impianti nucleari in passato. Quei siti erano stati valutati idonei. Probabilmente, con qualche accorgimento, si potrebbe ripartire da lì. Ci sono altri siti in Italia dove si potrebbe pensare di costruire impianti nucleari perché hanno le giuste caratteristiche in termini di fornitura di acqua, di non sismicità e per non essere eccessivamente urbanizzati. Mi viene in mente il Polesine, per esempio, dove ci sono già dei giganteschi impianti a gas. A Porto Tolle ci sono 2 gigawatt di centrale a gas. Se al posto di quella ne metti una nucleare, non hai occupato nessuno spazio nuovo, perché hai tolto una e hai messo l'altra, e hai decarbonizzato 2 gigawatt di elettricità che sono una parte consistente del fabbisogno italiano.
  Ripeto, questa cosa l'ho buttata lì. Non mi si può chiedere uno studio di siting in un'audizione in trenta secondi. Sono cose che richiedono un team di persone con varie competenze, che vanno sul territorio e fanno tutti gli studi del caso.
  La fase preliminare della costruzione di una centrale nucleare dura un po' di tempo. Mi è stato anche chiesto il discorso dei tempi. Non è vero che le centrali nucleari richiedono tutto questo tempo. Negli Emirati Arabi non sapevano neanche cosa fosse una centrale nucleare prima del 2008. Nel 2008 hanno iniziato ad interessarsene, nel 2012 hanno aperto il primo cantiere e nel 2020 hanno acceso il primo reattore. Quindi, sono passati dodici anni, da zero alla prima criticità. Noi non dovremmo neanche partire da zero perché, per fortuna, il nostro Paese ha una cultura nucleare di eccellenza. Siano fornitori di componentistica per tutti i principali operatori nucleari del pianeta.
  Laureiamo più ingegneri nucleari per milione di abitanti di qualsiasi altro Paese d'Europa, tranne la Francia, stando agli ultimi dati a mia disposizione. Non c'è assolutamente bisogno di aspettare così tanto tempo prima di partire con un cantiere. Non c'è ragione di pensare che in Italia il nucleare se si inizia oggi non possa arrivare prima del 2040, che sono comunque dieci anni prima del 2050, che è l'anno per il quale ci siamo dati l'obiettivo del Net zero.
  Non capisco questa cosa dei tempi. Certamente gli obiettivi 2030 andranno raggiunti in altro modo. Come ho detto, c'è ancora spazio per installare rinnovabili in Italia prima di arrivare al punto in cui diventano sconvenienti. Si può sicuramente efficientare e poi lavorare sull'edilizia: e quindi le pompe di calore e l'efficientamento anche lì; l'elettrificazione dell'industria, del parco auto. Gli obiettivi 2030 andranno raggiunti così. Quelli del 2050 non c'è nessuna speranza di raggiungerli senza il nucleare, a meno che l'Italia non entri in una recessione economica devastante tale, per cui la nostra ricchezza nazionale si dimezza e a quel punto si dimezzerebbero anche i consumi di elettricità.
  L'ultima questione che è stata posta è quella del mercato dell'uranio. Il nucleare garantisce indipendenza non perché l'Italia abbia risorse uranifere, ma perché nella catena del valore dell'energia nucleare l'uranio occupa un posto molto piccolo. Il prezzo dell'energia nucleare, il costo dell'energia nucleare dipende per il 2 per cento dal costo dell'uranio, a differenza dell'energia ottenuta tramite il gas. Questo significa che se domani c'è una crisi nel mercato dell'uranio e il prezzo di mercato dell'uranio raddoppia o triplica, in bolletta neanche te ne accorgi. Infatti, quando c'è stato il golpe in Niger, che ha portato non tanto a uno sconvolgimento sul mercato dell'uranio, ma sulla speculazione sì, nel senso che il prezzo di mercato è salito in previsione di possibili sconvolgimenti che poi non ci sono stati, in Francia non se ne sono neanche accorti, perché nella value chain dell'uranio, l'uranio stesso fa veramente una quantità misera, il 2 per cento, il 6 per cento se aggiungiamo l'arricchimento, oltre al fatto che la Russia, che non è un Paese produttore di uranio, ma è un Paese che fornisce servizi di arricchimento, sta per essere rimpiazzata.
  Già oggi la Francia e l'Olanda hanno aumentato la loro capacità di arricchimento, gli Stati Uniti hanno ricominciato ad arricchire l'uranio. Tutti questi Paesi andranno evidentemente a sostituire la Russia come fornitore ed è previsto che già Pag. 13entro il 2027 la quota di mercato della Russia sarà sensibilmente ridotta.
  I principali Paesi estrattori di uranio sono Canada, Australia, Kazakistan e Namibia. Tre su quattro sono democrazie e con due di queste abbiamo dei trattati di libero scambio. Quindi, non c'è un problema di fornitura. Ripeto, se anche ci fosse, a differenza del gas, non impatta sui prezzi.
  Per quanto riguarda, invece, il discorso della fusione nucleare, la fusione nucleare oggi non è una tecnologia per produrre energia, è un ambito di ricerca molto interessante, molto importante, ma dal quale è molto ottimistico aspettarsi risultati commerciali prima della seconda metà del secolo. È possibile, ne ho parlato con diversi esperti, vedere qualche prototipo in funzione magari già negli anni Trenta e Quaranta, cioè qualche reattore in grado di produrre elettricità, ma da lì ad avere un modello commerciale, cioè una tecnologia capace di poter essere riprodotta su scala industriale e di fornire quell'elettricità a un prezzo competitivo passeranno altri vent'anni, come d'altra parte è accaduto per la fissione: il primo reattore è del 1943 e il primo sviluppo nucleare è degli anni Sessanta.
  Ciò nonostante ritengo sia giusto investire sulla ricerca in fusione, ricerca che tra l'altro poi ha molti punti in comune con la fissione, cioè molti ambiti della ricerca sono uguali. A Brasimone, centro di ricerca ENEA, si fa ricerca sullo scorrimento del piombo liquido che si utilizza sia nei reattori a fissione di tipo quarta generazione breeder (autofertilizzante), come quello di Newcleo, ma che anche si utilizzerà nella fusione perché la lega piombo litio è fondamentale per generare il trizio, che poi alimenta il core del reattore a fusione.
  C'è molta ricerca in comune. Però, è ingenuo aspettarsi risultati commercialmente validi prima del 2050 e, secondo me, forse anche dopo.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata da Luca Romano (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.

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