XIX Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 1 di Martedì 19 marzo 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotelli Mauro , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO DELL'ENERGIA NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE

Audizione, in videoconferenza, di Enrico Zio, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano.
Rotelli Mauro , Presidente ... 2 
Zio Enrico , professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano (intervento in videoconferenza) ... 2 
Rotelli Mauro , Presidente ... 4 
Zio Enrico , professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano (intervento in videoconferenza) ... 4 
Rotelli Mauro , Presidente ... 4 
L'Abbate Patty (M5S)  ... 4 
Pavanelli Emma (M5S)  ... 4 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 5 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 
Zio Enrico , professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano (intervento in videoconferenza) ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 6 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal professor Enrico Zio ... 7

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VIII COMMISSIONE MAURO ROTELLI

  La seduta comincia alle 11.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di Enrico Zio, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione, in videoconferenza, di Enrico Zio, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio il professor Enrico Zio per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

  ENRICO ZIO, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano (intervento in videoconferenza). Signor presidente, vorrei condividere con voi una presentazione che ho fatto, che ho intitolato «Ripartenza nucleare» (vedi allegato). Grazie molte per l'opportunità.
  Io sono professore di impianti nucleari e mi occupo soprattutto degli aspetti di sicurezza, affidabilità e rischio. Per anni ho tenuto una cattedra di Électricité de France a Parigi proprio su questi temi e sulla resilienza del sistema energetico con il nucleare. Adesso sono anche alla École des mines di Parigi.
  Cosa sta succedendo nel mondo lo sappiamo. Ci sono dei driver, in particolare il cambiamento climatico, che è il tema principale di quest'oggi, ma anche la disuguaglianza economica e le tensioni geopolitiche, che colpiscono anche l'approvvigionamento energetico, che fanno sì che vi sia una convergenza sull'importanza dell'accesso a fonti di energia che siano abbondanti, a basse emissioni, competitive dal punto di vista economico e affidabili.
  C'è, quindi, un rinnovato interesse sull'ingegneria nucleare, per diversi eventi o con diverse testimonianze, che vanno dalla situazione dell'Ucraina e l'importanza accresciuta della sicurezza energetica, all'inclusione del nucleare in politiche ambientali, dalla COP alla tassonomia europea, a impegni importanti nel mondo internazionale, l'impegno cinese di 150 gigawatt in quindici anni, Corea del Sud e Svezia che cancellano politiche di phase-out, in Europa - Francia, Finlandia e altri Paesi che sono particolarmente intenzionati - e stanno avviando programmi di costruzione di nuovi impianti nucleari.
  È interessante il budget per l'anno fiscale 2025 che il Presidente Biden ha annunciato la settimana scorsa, in cui sono previsti 1,6 miliardi di dollari per il nucleare. È interessante anche il primo progetto negli Stati Uniti di un impianto di un'azienda chimica che ha chiesto l'autorizzazione per l'installazione di un impianto nucleare in prossimità per sfruttare il calorePag. 3 di processo generato dall'impianto nucleare a favore dei processi chimici promossi dall'azienda.
  È interessante anche la prospettiva sui reattori modulari piccoli (small modular reactors) di cui si sta parlando molto. Si prevedono circa 22 gigawatt, per un investimento di 176 miliardi nei prossimi anni. Gli Stati Uniti annunciano circa 4 gigawatt di SMR, con 3 gigawatt ulteriori. Anche Polonia e Canada investono. Insomma, c'è grande attenzione anche sui reattori modulari piccoli, tenendo conto che la maggior parte non è ancora in fase di costruzione, ma è in fase di autorizzazione. Però, c'è la notizia positiva che il primo reattore commerciale di questo tipo recentemente è stato allacciato alla rete in Cina.
  La prospettiva di sviluppo di nuove costruzioni nucleari vede diversi Paesi coinvolti in tutto il mondo. In particolare, nei prossimi dieci anni ci potremo aspettare che Cina e India siano i principali sviluppatori o costruttori di impianti nucleari, in particolare con tecnologie ad acqua. Questo «PWR» che vedete nel documento è l'acqua pressurizzata, «HWR» è l'acqua pesante. Ma sono ancora i grandi reattori di grande taglia in termini di megawatt elettrici e saranno sicuramente loro che hanno il programma principale di sviluppo di reattori nucleari.
  Ci sono, comunque, tanti altri Paesi nel mondo (circa cinquanta) che stanno seriamente considerando di avviare un programma nucleare.
  È interessante il caso del Nord America, perché ci sono forti investimenti privati su diverse tipologie di reattori, con diversi livelli di sostegno finanziario, che ammontano a circa 4 miliardi di dollari di investimenti.
  Nel tema della decarbonizzazione chiaramente il nucleare sembra molto attraente, perché è tra le sorgenti più a bassa emissione di CO2. Qui vedete un grafico di grammi di CO2 equivalente per chilowattora e vedete che il nucleare si posiziona nei livelli bassi di emissione, assieme all'eolico. Quindi, è certamente molto interessante per la decarbonizzazione. Questo su tutto il ciclo di vita degli impianti (nucleare, eolico eccetera).
  Qui vedete due aspetti interessanti del nucleare. Uno è che il nucleare – lo vedete in questo primo grafico (vedi allegato, slide 9) – fa un utilizzo di suolo molto basso, molto piccolo. Quindi, in tutti quei Paesi densi e affollati, in cui c'è poco spazio dove mettere impianti, il nucleare diventa molto interessante.
  Dal punto di vista della performance in termini di fattore di carico, vale a dire l'energia effettivamente generata rispetto all'energia teorica, il nucleare è molto efficiente, perché siamo intorno al 92 per cento.
  Il problema è che l'attuale business model per i grandi impianti è piuttosto complicato. Ci sono lunghi processi di autorizzazione, costruzione difficile, impianti molto grandi e si produce solamente elettricità per metterla in rete. Da un punto di vista economico questo aspetto è risultato problematico, soprattutto nel mondo occidentale, non così, invece, in Asia.
  Nelle slides vedete il cosiddetto «overnight cost», ossia se non ci fossero interessi quanto costerebbe il nucleare in dollari per chilowatt elettrico, e vedete che i costi nei Paesi occidentali, con qualche variabilità, sono molto più alti che non i costi in Asia. Adesso non sto a leggervi tutto, ma questo accade perché l'Asia ha modi per affrontare questi grandi impianti che sono decisamente diversi da quelli adottati in Europa e negli Stati Uniti, dove c'è una costruzione che comincia con la progettazione ancora non completata, poi il processo normativo non accetta facilmente modifiche di progetto durante la costruzione, vi è un forte indebitamento iniziale, la catena di approvvigionamento non è così banale, eccetera, eccetera.
  Ci sono, però, innovazioni tecniche che consentono di migliorare la situazione. Senza entrare adesso nei dettagli, mi limito a dire che queste innovazioni tecniche porterebbero a spostare il lavoro dal cantiere alle fabbriche, con riduzione dei costi di costruzione e dei costi indiretti, standardizzazione del design, quindi apprendimento e miglioramento delle procedure di costruzionePag. 4 molto più rapido, riduzione dei costi di autorizzazione e riduzione dei tempi di costruzione. Tipicamente in altre aziende questo porta a una riduzione dei costi capitali intorno al 10-50 per cento, quindi parliamo di una riduzione importante.

  PRESIDENTE. Professore, mi scusi, riesce a terminare in un minuto, in maniera da poter lasciare spazio ai colleghi per i loro interventi?

  ENRICO ZIO, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano (intervento in videoconferenza). Certamente. Faccio notare che un aspetto importante di questa formula è l'effetto della dimensione di energia prodotta, quindi l'effetto scala, che per i reattori grandi è importante, per i reattori piccoli è più basso.
  Arrivo molto rapidamente alle conclusioni. Parliamo di partenza nucleare, ma siamo comunque sempre esposti a una possibile frenata nucleare, che avverrebbe se anche per i reattori avanzati e i reattori piccoli modulari si superassero i costi e i ritardi previsti nei programmi, come è avvenuto per i grandi impianti negli ultimi quindici anni, se questi reattori fossero soltanto limitati a produrre energia elettrica per la rete e non ad accedere ad altri mercati, per i quali potrebbero essere molto interessanti data la flessibilità, e se per caso dovesse esserci un altro grave incidente.
  In conclusione, è vero che c'è un grande interesse per il nucleare ai fini della decarbonizzazione, ma c'è comunque un importante aspetto da valutare sui costi del rischio finanziario. Inoltre, i reattori nucleari piccoli possono essere importanti, ma potrebbero avere un costo maggiore per unità di energia generata, ragion per cui devono affacciarsi ad altri mercati. Infine, se andiamo su tecnologie diverse dall'acqua, c'è poca esperienza, quindi i rischi aumentano.
  Alla fine è molto importante che, in un processo di inserimento del nucleare nell'ambito del mix energetico di un Paese, si riescano a programmare in maniera armonica tutte le attività che sono necessarie – si dice che è sviluppo fino alla verifica e all'autorizzazione – ed è inevitabile che questo sia legato a politiche di governo globale sull'energia. Per questo motivo, dimostro il mio apprezzamento per quello che state facendo in questo ambito.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, professor Zio.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PATTY L'ABBATE. Grazie, professore, per la sua illustrazione. Voglio farle una sola domanda. Lei ci ha fatto vedere la slide sulla CO2, ci ha detto che si ottiene valutandola come CO2 equivalente su tutto il ciclo di vita e ha fatto la comparazione fra le diverse tipologie di fonti che possono dare energia. Ebbene, le chiedo se rispetto al lavoro scientifico fatto sul life cycle assessment (LCA) possiamo avere la comparazione delle varie fonti energetiche valutando anche la domanda di energia, valutando la tossicità sull'uomo, valutando la tossicità anche sull'ecosistema. Inoltre, le chiedo se è stato fatto un lavoro di LCA utilizzando il ReCiPe, un metodo che contempla al suo interno diciassette impatti ambientali, al fine di verificare anche sulle altre caratteristiche in che modo possiamo comparare le varie fonti di energia, anche quelle green, che sono proprio quelle che stiamo qui analizzando.
  Grazie.

  EMMA PAVANELLI. Grazie, professore. La sua illustrazione è stata molto interessante ed esaustiva dal punto di vista tecnico.
  È ovvio che oggi, quando si parla di nucleare, dobbiamo anche pensare a chi sono coloro che producono questi tipi di impianti, da dove viene l'uranio e come smaltire le scorie. Ad oggi, se andiamo a vedere la situazione geopolitica, a cui ha fatto anche riferimento, se andiamo a vedere soprattutto le sanzioni europee e statunitensi alla Russia, possiamo notare che il settore nucleare non ha avuto alcuna sanzione. Questo perché oggi la Russia è il Pag. 5Paese che ha il know-how per la costruzione di impianti, soprattutto quelli piccoli, che vengono costruiti soltanto in Russia, perché l'uranio proviene prevalentemente dalla Russia e perché la Russia è leader mondiale nella lavorazione delle scorie. In molti Paesi dove si sta progettando il nucleare spesso i progetti sono fermi perché, quando si parla di un impianto nucleare, serve anche un controllo tecnico sul posto, il che oggi si traduce in una incertezza sulla sicurezza nazionale di questi Paesi.
  Alla luce di queste considerazioni ritengo che, per quanto tecnicamente il nucleare possa avere una sua valenza, anche se sappiamo bene che in Italia la popolazione è sempre stata molto contraria, sia necessario capire se dal punto di vista della sicurezza nazionale possa esserci un problema, considerato chi oggi realizza questi impianti. Lei stesso ci ha mostrato in una slide che Cina e India, che sono più vicine alla Russia, sono i Paesi dove si stanno realizzando impianti di varie dimensioni.
  Grazie.

  LUCA SQUERI. Grazie, professor Zio, e complimenti per l'esaustiva relazione che ha fatto sul nucleare.
  Vorrei porle una domanda piuttosto specifica. In America c'è un investimento da parte del Governo pari a più di un miliardo di dollari, di contro c'è tutta una serie di iniziative di aziende legate alle nuove tecnologie di piccoli e microreattori che avrebbe raccolto 4 miliardi di dollari di investimento. Ebbene, è immaginabile ripartire in Italia con un sistema di know-how e finanziario che non preveda un apporto più o meno consistente dello Stato? I piccoli reattori, che sono dedicati a esigenze anche specifiche, potrebbero far sì che anche gli investimenti privati, o solo gli investimenti privati, possano essere sufficienti?

  ENRICO CAPPELLETTI. Grazie, professore.
  Coglierei l'occasione per fare una domanda secca. Le cito un dato del report 2023 dell'Agenzia internazionale dell'energia: da qui ai prossimi decenni – quindi non solo oggi, ma anche per i prossimi decenni – il costo dell'energia nucleare sarà molto superiore rispetto al costo di altre fonti energetiche, a partire da tecnologie legate a fonti sostenibili. Stante questa premessa, per quale motivo come Paese dovremmo investire decine di miliardi di euro per avere da qui a venti o forse trent'anni energia nucleare a costi molto superiori rispetto a quelli che potremmo ottenere facendo investimenti inferiori su altre tipologie e su altre tecnologie, in tempi molto più limitati?
  In questo momento, specialmente come Commissione Attività produttive, dobbiamo pensare di mettere nelle condizioni il tessuto produttivo del nostro Paese di avere energia a basso costo, non ad alto costo. Non si dica che è per una questione di autonomia energetica italiana, perché in Italia non abbiamo uranio arricchito, lo dovremmo far arrivare. Noi non siamo indipendenti, come non lo è l'Europa. Quindi, il rischio è di fare un passo ulteriore, come diceva poc'anzi la collega, verso la dipendenza, in particolar modo dalla Russia, che è uno dei motivi per cui ci troviamo qui a discutere di energie alternative.

  PRESIDENTE. Do la parola al professor Zio per la replica.

  ENRICO ZIO, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano (intervento in videoconferenza). Ringrazio gli onorevoli per i loro interventi, perché effettivamente sono riusciti a dire tutta una serie di cose che per motivi di tempo non ho potuto dire, cose che reputo giustissime e apprezzabili, perché effettivamente la visione da considerare è molto più ampia dell'aspetto puramente tecnico verticale del nucleare, penso alla necessità di fare una valutazione complessiva degli impatti ambientali, per esempio, dovuti anche a incidenti. Potrei farvi vedere, visto peraltro che è molto in voga, una slide sui morti che si possono addurre a incidenti nucleari. Poi, c'è tutto l'impatto ambientale, c'è la relocation, c'è la remediation del sito. Quindi, il discorso non può essere limitato in maniera verticale chiusa su questi aspetti.Pag. 6
  Tutti gli aspetti economici complessivi, di dipendenza strategica e di geopolitica sono importanti, tant'è che vari Paesi – prendo gli Stati Uniti in particolare, dato che sono molto attivi – si stanno attrezzando per riaprire il loro business di miniere di uranio, di trattamento del combustibile e via dicendo. Stanno cercando di portare sulla loro costa tutta la filiera, al fine di essere il più possibile indipendenti. Dunque l'approvvigionamento di tecnologie, lavorazioni e materie, che effettivamente in buona parte sono in Russia, ma anche in altri Paesi, che però non sono particolarmente stabili.
  Gli impianti piccoli, i microreattori e gli small modular reactor, possono far pensare anche a un intervento privato diretto. Tuttavia, lo Stato, qualora dovesse decidere di andare in questa direzione, dovrebbe mettersi come capofila anche negli investimenti, oltre che nel controllo. Questo mi sembra abbastanza scontato.
  Per quanto riguarda l'aspetto economico del costo, i calcoli vanno fatti valutando tutti gli aspetti. Qui non ho avuto tempo di far vedere le opportunità che in particolare i piccoli e piccolissimi reattori (batterie nucleari) portano in termini di flessibilità di approvvigionamento. Ad esempio, negli Stati Uniti addirittura ci sono campus universitari che hanno fatto richiesta per avere la loro batteria nucleare, dal momento che per venticinque anni hanno garantito, senza blackout, l'energia, peraltro sul posto. Quindi, rispetto alle altre fonti energetiche bisogna mettere in conto tutte le infrastrutture necessarie a portare dal luogo di produzione i vettori energetici laddove servono. Non a caso Dow, una delle più grandi aziende chimiche del mondo, ha chiesto la licenza per installare una piccola centrale nucleare presso i propri impianti, in maniera da poter garantire sempre l'apporto di energia, non essere attaccato a una rete e non dover subire i blackout dovuti alle infrastrutture, che sono molto vecchie sia in Italia, sia in Europa, sia negli Stati Uniti, proprio perché il processo chimico non si può permettere alcuna interruzione.
  Evidentemente è un problema estremamente ampio, che va affrontato con tutte le attenzioni e senza dogmi. Spero di non aver dato l'impressione di voler «vendere» il nucleare. Sono un professore nucleare, sono specializzato negli ambiti delle analisi di rischio, quindi sono estremamente attento e sensibile a questi aspetti. Non intendo vendere il nucleare, dico soltanto che il nucleare probabilmente andrebbe considerato, ovviamente valutando tutti gli aspetti in maniera, da un lato, seria e, dall'altro, serena. Dopodiché, quello che sarà il meglio per l'Italia sarete voi a capirlo e a deciderlo.

  PRESIDENTE. Grazie, professor Zio. Penso che abbia esaurito in maniera brillante tutte le domande e i chiarimenti richiesti dai colleghi.
  Non essendovi altre richieste di intervento, ringrazio il nostro ospite per il suo intervento e per la documentazione depositata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.10.

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