XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 14 di Martedì 19 marzo 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 2 

Audizione di Carla Garlatti, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 2 
Garlatti Carla , Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza ... 2 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 6 
Malpezzi Simona Flavia  ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
Di Biase Michela (PD-IDP)  ... 7 
Marchetto Aliprandi Marina (FDI)  ... 8 
Garlatti Carla , Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza ... 8 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 9 
Garlatti Carla , Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza ... 9 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Documentazione depositata dalla Garante per l'infanzia e l'adolescenza ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di Carla Garlatti, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, di Carla Garlatti, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, che – vorrei aggiungere – tanto bene sta facendo in questo ruolo. Sono veramente ammirata sia dal numero di iniziative che dalla loro efficacia. Essere al passo con i tempi, riuscire a intercettare i nostri giovani oggi è sicuramente cosa non facile, ma di fondamentale importanza per essere efficaci e, poi, nel cercare di aiutarli.
  La nostra Garante – ci tengo a farle pubblicamente i complimenti – davvero sta mettendo in campo iniziative molto efficaci, che credo siano in sintonia pienamente anche con il nostro lavoro.
  La dottoressa Garlatti è accompagnata dal dottor Livio Sviben, funzionario dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza.
  Dottoressa Garlatti, le do il benvenuto e le cedo subito la parola.

  CARLA GARLATTI, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza. Signora Presidente, la ringrazio per queste belle e, soprattutto, incoraggianti espressioni che mi ha rivolto, per le quali le sono molto grata, perché sono un grande aiuto per il lavoro che sto svolgendo con l'aiuto del mio staff, un lavoro faticoso.
  Saluto tutti voi presenti. Ringrazio la Presidente Brambilla e tutti voi commissari per avermi invitato. Saluto anche chi ci sta seguendo da remoto. Vi ringrazio per aver voluto sentire, in questa importante indagine che state svolgendo, anche il punto di vista dell'Autorità Garante.
  Per affrontare questo discorso articolato, ma che cercherò di sintetizzare – fin da adesso annuncio che invierò una relazione che conterrà più numeri particolari, che in questa sede, per non appesantire, non esporrò – voglio partire da un punto di vista che vi potrà sembrare originale, ma che ha un suo perché.
  Innanzitutto, chi segue l'attività dell'Autorità Garante sa quanta importanza, fin dall'inizio, ho riversato sull'ascolto e la partecipazione dei minori. «Ascolto» significa «ascoltare», cioè capire, decodificare, cercare di capire veramente quello che dicono. Un modo particolare di ascoltare i minori è stato quello di ascoltare i testi musicali trap e rap. L'idea mi è venuta dopo aver letto – dico la verità – un'intervista del professor Lancini sul Corriere della Sera, Pag. 3dove venivano riportati i dati di un book magazine che ha analizzato 500 testi. Questi testi musicali – faccio fatica a chiamarli «testi musicali» perché sono molto distanti dalla mia concezione di musica – rappresentano forme musicali seguitissime dai ragazzi.
  Preciso subito perché ho puntato l'attenzione su questo. Richiamerò la vostra attenzione – sperando di interessarvi – sui contenuti. I trap sono ragazzi che provengono prevalentemente – non tutti, ma la stragrande maggioranza – dalle periferie delle nostre grandi città, da contesti abbastanza – non tutti, lo ribadisco – di marginalizzazione. Hanno alle spalle famiglie disfunzionali e vivono in ambienti caratterizzati da scarse opportunità. Ma i loro brani sono ascoltati da tutti, trasversalmente, ed è questo che mi ha molto colpito. Non sono ascoltati soltanto dai ragazzi che appartengono a quella fascia. Sono ascoltati veramente da tutti, anche dal ragazzo che vive una vita completamente lontana da questo ambiente. Lo si ricava dalle classifiche di Spotify. Questo perché? Perché si sentono in sintonia con la rabbia che questi ragazzi esprimono.
  Come vi dicevo, voglio analizzare i testi. I testi parlano per l'81 per cento di autocelebrazione, rivendicazione del successo – successo ottenuto, ovviamente, con modalità che non sono quelle lecite – ritornare nel quartiere dal quale si è partiti poveri dicendo «guarda, mamma – perché la mamma c'è, la mamma c'è sempre – adesso ti compro la casa perché lo posso fare». Un mix di rabbia, di delusione urlata, in cui la donna è vista come un oggetto sessuale e basta. Gli status symbol sono il «ferro», cioè la pistola, il vivere nel lusso. Quindi, un'esibizione del brand a tutti i costi. Spacciatori e piccoli criminali sono coloro che popolano queste canzoni, e ragazze che ostentano la propria ricchezza indossando vestiti o gioielli di lusso.
  Sei canzoni su dieci contengono espressioni violente nei confronti delle donne. Questo mi ha confortata in un'iniziativa che stiamo portando avanti insieme al Servizio di analisi criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza, un gruppo interforze in questo momento diretto dal dottor Delfini, della Polizia di Stato, che prevede – è in corso in questo momento – la distribuzione di un questionario su come i giovani percepiscono la violenza di genere. L'idea è stata del dottor Delfini, quindi non mi voglio appropriare di idee che non sono mie, ma noi abbiamo collaborato attraverso la rielaborazione delle domande del questionario, una consultazione con un linguaggio child friendly, cioè un linguaggio che sia proprio dei ragazzi a cui ci si rivolge, che ospitiamo sulla nostra piattaforma «Io Partecipo», dove tutti i ragazzi possono intervenire sugli argomenti che verranno loro proposti, che è stata inaugurata da poco. Resterà sulla piattaforma fino all'8 aprile, però vi posso assicurare una cosa. Ho dato una sbirciata ai risultati di quello che è stato detto fino adesso. Molti dei quesiti toccano argomenti che si ritrovano in questi brani musicali e sono particolarmente interessanti, ma ci torneremo dopo.
  Lo scopo di questa indagine è proprio far emergere come i giovani percepiscono il fenomeno della violenza di genere e quanto conoscono di ciò che le istituzioni hanno già messo in campo per arginare e contrastare, prevenire e contrastare.
  Un altro tema molto diffuso in questi testi è quello della droga, la cannabis in primo luogo, e della risoluzione violenta dei conflitti, delle discussioni tra di loro. L'adolescenza è sicuramente una fase di transito, una fase di crescita, dove la trasgressione è importante, però allarma moltissimo che ci sia un aumento significativo del numero di ragazzi che fa uso di sostanze stupefacenti o di sostanze psicotrope – sostanze anche lecite, ma psicotrope – come può essere l'alcol.
  Dalla relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze del 2023 è emerso un dato importante: l'aumento dell'uso di alcol da parte dei ragazzi, ma soprattutto – attenzione – delle ragazze. Così come l'uso della droga, soprattutto cannabinoidi, ma anche le droghe sintetiche, che - come sappiamo - sono veramente devastanti per il cervello dei Pag. 4nostri ragazzi, psicofarmaci, eccetera, è arrivato ai livelli prepandemici.
  L'Istituto superiore della sanità ha effettuato uno studio sulle dipendenze comportamentali della «generazione Z», dal quale è emerso un numero significativo – tutti i numeri li ho messi in dettaglio nella mia relazione, in questa sede non voglio appesantire – di come vi sia una dipendenza, un rischio di dipendenza da cibo, un rischio di dipendenza da videogiochi e un rischio di dipendenza da social media. Questo riguarda sia la fascia d'età della scuola secondaria di primo grado, quella delle scuole medie, in poche parole, che quella delle scuole superiori. Nel primo caso viene associato soprattutto uno stato di depressione grave o medio-grave. Per i ragazzi più adulti è associata, invece, a un'ansia sociale, anche in questo caso grave o medio-grave.
  Cosa ne emerge? Soprattutto ricordando quello che ho detto all'inizio, i temi delle canzoni – «la mia ragazza segue la moda, io seguo solo la droga», questi sono i messaggi che escono – vengono fuori ragazzi spesso disillusi, senza punti di riferimento, sfiduciati.
  Ci tengo a ricordare, perché si inserisce in questo contesto, una consultazione che abbiamo effettuato lo scorso anno, dal titolo «Il futuro che vorrei». Hanno risposto più di 6.500 ragazzi. Anche in questo caso, come nel caso della consultazione di cui ho parlato prima, i ragazzi della nostra consulta hanno elaborato – in questo caso, più che rivisitato, hanno proprio elaborato – i quesiti. Mi limiterò a dire questo: non è vero che i ragazzi non pensano al loro futuro. Ci pensano, ci pensano molto, con curiosità e con preoccupazione, ma non lo vedono nel luogo in cui vivono. Lo vedono in un'altra città, in un'altra regione, spesso all'estero.
  Dato assolutamente da tenere presente, che ho ricordato in varie occasioni: quasi l'80 per cento ritiene che la politica non metta i bisogni dei giovani tra le sue priorità. Il 71,6 per cento è convinto che non tutti i ragazzi abbiano pari opportunità.
  Ci tengo anche a ricordare che, se c'è una parte di devianza minorile, c'è, per fortuna, la stragrande maggioranza dei ragazzi che, invece, rappresenta ragazzi sani, ragazzi che credono al futuro, che combattono per il loro futuro. Però, proprio questi ragazzi che siamo andati a intercettare hanno un senso di disillusione, che può portare, naturalmente, a delle degenerazioni e a delle derive. Qui si passa a parlare della criminalità. Molto spesso questa rabbia si traduce in una devianza. Noi dobbiamo chiederci perché i ragazzi sono così attratti dall'eccesso, dalla devianza. Per quale motivo? Alcune soluzioni («soluzioni» si fa per dire), alcuni spunti di riflessione li offrirò anch'io, ma quello che voglio fare è provocare un'ampia riflessione su questo tema.
  La narrazione che ci viene fatta, soprattutto ultimamente, è quella di giovani quasi tutti sprofondati in una situazione di degrado e di criminalità. Questa è la narrazione che ci viene data, contro la quale veramente voglio combattere, perché non è questa la realtà. Non solo. Non è vero che c'è stato un aumento incredibile del numero delle segnalazioni per atti illeciti, anche con connotazioni di reato, da parte dei giovani. C'è stato sicuramente un aumento significativo rispetto al periodo pandemico, ma le ragioni sono ovvie. Ad esempio, non si sono raggiunti i picchi che sono stati raggiunti nel 2015. Seppur per non tantissime unità, ma il 2015 è ancora l'anno in cui ci sono state più segnalazioni per atti illeciti, anche reati.
  Quello che personalmente mi colpisce molto non è tanto il numero, quanto le modalità, l'efferatezza, la gravità degli atti che vengono compiuti, uniti a una sorta di indifferenza nei confronti dell'altro, la mancanza di empatia nei confronti della persona che ho davanti, che ho ferito, che ho colpito. Questo è l'aspetto grave. Questo è l'aspetto sul quale, a mio avviso, bisogna lavorare, e tanto.
  L'ho detto in tante occasioni, ma non posso perdere questa prestigiosa sede per ribadirlo: non serve l'inasprimento delle pene. L'inasprimento delle pene non è un deterrente. Lo si è visto di recente, con i dati del rapporto Antigone: a fronte di un inasprimento delle pene, conseguente a una Pag. 5legislazione recente, e a una maggiore facilità di portare il minore in carcere, c'è stato un aumento dei ragazzi in carcere, il che significa che non c'è stato alcun effetto deterrente in questo aumento delle pene. Il carcere per i ragazzi deve essere l'ultima, l'ultimissima spiaggia. Il minorenne che delinque non può essere approcciato nello stesso modo dell'adulto. Il minorenne è una persona in crescita, in divenire, una persona che deve essere educata, deve essere accompagnata e che può essere recuperata. Entrare nel circuito penale può essere molto dannoso per il minore. Il minore nel circuito penale ci deve stare pochissimo, deve uscire il prima possibile o addirittura non entrarci proprio.
  In questo senso, il nostro sistema penale minorile è stato sempre considerato un fiore all'occhiello. Si stanno facendo passi indietro, con un inasprimento delle pene che porta a un numero maggiore di minori in carcere. Attenzione, un numero maggiore di minori in carcere significa anche, in molte realtà, sovraffollamento. Poiché il numero di educatori, che già era molto scarso prima, continua a essere sempre lo stesso, gli educatori non saranno in grado di porre in essere quegli strumenti, quei percorsi rieducativi, che sono assolutamente fondamentali.
  Come Autorità Garante, noi stiamo lavorando molto sulla giustizia riparativa. Abbiamo fatto uno studio di due anni, che stiamo diffondendo. La giustizia riparativa – attenzione – non va confusa con una sostituzione della pena. La sanzione c'è. È un sistema che si affianca a quello tradizionale, il cui scopo è quello di responsabilizzare chi ha commesso il reato. Questo è l'unico modo per evitare la recidiva. «Responsabilizzare» significa far capire che il reato commesso non significa semplicemente la violazione di una norma astratta che sta in un codice polveroso. Significa aver fatto del male a quella persona che è lì, che è davanti a te, che ti sta guardando.
  La giustizia riparativa recupera anche la figura della vittima. Chi ha subìto un reato, la vittima del reato, se viene dimenticata, diventa vittima due volte. La vittima spesso viene dimenticata nei processi. Nei processi minorili per definizione, perché non può neanche costituirsi parte civile. La vittima che capisce che chi le ha fatto del male ha la percezione, ha capito di averle fatto del male potrà reinserirsi nella vita di tutti i giorni con un fardello in meno, con un fardello più leggero. La giustizia riparativa è importante, non va improvvisata. Deve essere, naturalmente, assolutamente volontaria ed è adatta a certi tipi di reati, soprattutto ai reati tra pari, come il bullismo, il cyberbullismo, le risse tra ragazzi. Per molti reati è particolarmente utile.
  A proposito sempre della recente normativa, ho visto con grandissimo favore tutte le norme che prevedono la presa in carico a tutto tondo della famiglia disfunzionale in seguito alla commissione del reato da parte del minorenne che vive in quella famiglia; con più perplessità il fatto che ci sia, ad esempio, l'esclusione automatica della messa alla prova di fronte a determinati tipi di reati, sia pure gravi. L'automatismo con i minorenni non deve essere la regola. Ogni minorenne ha una vita a sé, è un caso a sé, e come tale va trattato.
  A proposito di risoluzione delle controversie di mediazione, portata in altro ambito, quello della scuola – la risoluzione pacifica, quindi non conflittuale, delle controversie è tra i compiti dell'Autorità Garante, per quello mi soffermo un po' di più, perché la legge istitutiva le attribuisce questo compito – voglio ricordare quella delle scuole riparative, un progetto che stiamo portando avanti da diverso tempo, molto bello, che riguarda la risoluzione dei conflitti tra ragazzi, ragazzi e insegnanti, ragazzi e genitori, ragazzi e personale ATA. È un modo, anche in questo caso, per acquisire empatia nei confronti di chi ti ha fatto qualcosa. Non significa «simpatia», che ti deve diventare simpatico. Questo ovviamente no, ma significa che ti metti nei panni dell'altro, che capisci perché lo ha fatto. Questo è un sistema che deve diventare, dovrebbe diventare, nella nostra idea, un sistema, un modo di vita, un modo per approcciare la vita. I ragazzi ne sono entusiasti. Hanno redatto il manifesto delle Pag. 6scuole riparative al termine di questo progetto, che quest'anno riprenderà.
  A me piacerebbe che la legge che è stata approvata in via definitiva il 28 febbraio, che prevede delle misure di contrasto ai comportamenti violenti nei confronti di personale, docente e non docente, della scuola, là dove parla di percorsi di informazione, di sensibilizzazione, introducesse proprio la scuola riparativa. La scuola è importante. La scuola è il centro della vita dei ragazzi. Quante ore i ragazzi passano a scuola? È assolutamente importante che ci sia questo.
  Stiamo parlando di devianza minorile. La devianza minorile è multifattoriale, ha una serie di fattori, che trovano la loro origine nella povertà educativa, spesso associata a una povertà materiale. È sicuramente trasversale. Può esserci anche senza la povertà materiale, ma la presenza anche di povertà materiale certamente non aiuta. La dispersione scolastica è un importante campanello d'allarme. Tanto è vero che, secondo uno studio che l'Autorità garante ha effettuato nel 2022, si realizza in misura maggiore nei contesti di povertà educativa e nei contesti immigratori. Va contrastata. Colgo l'occasione per dire che in quella sede abbiamo effettuato tutta una serie di raccomandazioni: individuare le aree di marginalità, fare investimenti specifici in queste aree di marginalità, creare una scuola attrattiva che possa togliere i ragazzi dalle strade e creare centri di aggregazione che possano attirare ragazzi, dove i ragazzi possano ritrovarsi, quindi vedere in quell'alternativa qualche cosa di valido rispetto all'alternativa della strada e della devianza.
  Colgo l'occasione per dire che domani verrà presentato un progetto, finanziato con fondi europei, ma con capofila il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nell'area che fa capo al Viceministro Bellucci. Verrà presentato il bando per la creazione di 60 comunità di adolescenti. Consiste nella creazione proprio di questi centri. Quindi, sono estremamente soddisfatta che quella che è stata una raccomandazione di due anni fa veda una realizzazione concreta, in un progetto veramente molto importante, che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sta mettendo in campo.
  Prima dicevo che molti ragazzi lamentano l'assenza di pari opportunità. Dovrebbero essere garantite a tutti i ragazzi – purtroppo devo usare il condizionale – delle pari opportunità, per realizzare quella uguaglianza sostanziale che l'articolo 3 della nostra Costituzione invoca, il che significa partire tutti dalle stesse possibilità. Ognuno potrà sviluppare le proprie capacità nel modo in cui ritiene, se ha delle capacità, ma almeno avere le stesse opportunità di partenza.
  In questo caso, la chiave è proprio quella dell'istruzione, come in diverse raccomandazioni europee: la Child Guarantee del 2021, ma cominciando anche prima, quella del Consiglio della UE del 2019, del Consiglio d'Europa del 2022. Un'istruzione di qualità nella fascia integrata 0-6 anni. La povertà educativa si combatte con l'istruzione. Dati alla mano, dati ISTAT: vi è un maggiore abbandono scolastico dove ci sono genitori con basso livello di studio e che provengono da contesti di povertà educativa. Non solo. La povertà in senso assoluto, secondo gli indici ISTAT, attinge per quasi l'11 per cento coloro che hanno un livello di scuola primaria, rispetto al 3,9 per cento di chi ha almeno il diploma o un livello di scuola superiore. L'istruzione è la chiave di volta per poter pensare a un futuro per questi ragazzi, per poter pensare che la povertà non si eredita.
  Naturalmente, un maggiore livello di istruzione, una fuoriuscita da una povertà educativa porta anche i ragazzi a non entrare – o a uscire se vi sono entrati – nella strada della devianza.
  Ci sarebbero tante altre cose, ma mi voglio fermare qui, con l'impegno di farvi avere una relazione con al suo interno numeri molto dettagliati, che dire a voce qui sarebbe stato pesantissimo, sulle varie percentuali di ragazzi che accedono a queste strade. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

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  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signora Presidente, intanto ringrazio per questa opportunità. Mi scuso di non essere in presenza, ma sono in contemporanea anche in un'altra Commissione, la Commissione istruzione. Mi dispiace non essere lì, però sono riuscita ad ascoltare tutta l'audizione.
  Saluto davvero con piacere la Garante, che ringrazio per la sua presenza e per la sua relazione.
  Ho due domande rapidissime. Molto bene il fatto di utilizzare i testi rap e trap per comprendere meglio che cosa ascoltano i nostri ragazzi. Nel ciclo di audizioni che abbiamo proposto per lo stato di disagio che vivono i nostri ragazzi, abbiamo scelto di invitare anche due di questi esponenti, che però hanno testi un po' più in positivo.
  Passo alla mia domanda. La Garante pensa, dopo aver fatto questa analisi e questa lettura di testi, di poter coinvolgere tutti questi autori così ascoltati per spingerli verso un messaggio che, pur parlando lo stesso linguaggio dei ragazzi, possa essere maggiormente positivo? Questa è la prima domanda.
  La seconda domanda riguarda la dispersione scolastica. Non penso che la dispersione scolastica si possa combattere se non rendiamo le nostre scuole anche più attraenti, diciamo così, quindi accoglienti per tutti, cioè meno omologate. Quanto pensa, la Garante, possa essere possibile svolgere un lavoro, insieme al Ministro dell'istruzione, magari per una serie di percorsi condivisi, che, quindi, non siano solamente di natura progettuale (perché i progetti rischiano di non avere continuità), ma che possano intervenire a modificare anche un certo piano di lavoro interno alla scuola, in questa collaborazione per la lotta alla dispersione scolastica?

  PRESIDENTE. Grazie. Ascoltiamo anche la domanda dell'onorevole Di Biase, così poi la Garante potrà dare le risposte.

  MICHELA DI BIASE. Buongiorno. Anch'io ero in un'altra Commissione, quindi chiedo scusa per non essere in presenza.
  Ringrazio la Garante per la sua relazione, molto utile, su alcuni dei temi che, tra l'altro, ci sono più a cuore.
  Ho molto apprezzato il passaggio sulla giustizia minorile. Vorrei che questo rimanesse agli atti della nostra Commissione. Ho davvero molta preoccupazione per quello che sarà l'aumento della popolazione carceraria all'interno degli Istituti penali per minorenni, dei minori all'interno degli IPM. A mio avviso, anche questa Commissione, di concerto con la Commissione giustizia, dovrà indagare sulla crescita di questo fenomeno. A oggi, non assistiamo a un dramma di sovraffollamento negli IPM. Con i nuovi provvedimenti, con il cosiddetto «decreto Caivano» che è stato votato, invece, il rischio contestuale è un altro. Di questo ho parlato lungamente nelle sedi opportune. È vero che abbiamo fatto un passo indietro, ma io dico che quasi abbiamo smantellato il sistema penale minorile, che era un sistema considerato un'eccellenza nel nostro Paese. Su questo forse dovremmo essere molto più puntuali, anche rispetto al monitoraggio di quanto accade nelle carceri. Il sovraffollamento degli adulti è già qualcosa di inaccettabile. Pensare che questa sorte possa toccare ai ragazzi mi spaventa davvero molto.
  Per non parlare dell'assurdità di aumentare le pene per i giovani.
  Visto che si è lungamente parlato di giustizia riparativa, vorrei chiedere – se la Garante sa riferirmi su questo – se ci sono centri specifici legati alla giustizia riparativa rivolta ai giovani. Sappiamo che la riforma Cartabia li prevedeva per gli adulti. Non so ora quale sia lo stato di realizzazione di questi centri. Vorrei capire se esistono centri appositamente immaginati o, comunque, declinati anche per i ragazzi.
  Un'altra domanda è riferita ai minori non accompagnati che sbarcano sulle nostre coste. È proprio di ieri – l'ha riportata non da ultimo in un articolo l'Avvenire, con dei dati allarmanti – la notizia di quanto sta accadendo nel nostro Paese. Nel 2023 ci sono stati 17.500 sbarchi di minori, di cui di fatto, una volta arrivati nel nostro Paese (così riportava l'articolo di stampa, e vorrei anche su questo sentire la Garante), perdiamoPag. 8 le tracce, nella maggior parte dei casi. Pare che solo 5.700 siano stati ritrovati, a fronte degli 11 mila di cui perdiamo ogni monitoraggio. Siccome è veramente un numero inquietante, e penso che abbiamo – eccome – la responsabilità di un minore che arriva sul nostro territorio nazionale, vorrei capire se questi numeri sono corretti e che azioni, secondo il parere della Garante, si possono sin da subito intraprendere per risolvere un problema serissimo, anche come Commissione bicamerale. Sono sempre bambini, sono sempre minori e sono sempre persone di cui dobbiamo prenderci cura.

  MARINA MARCHETTO ALIPRANDI. Signora Presidente, intanto ringrazio la dottoressa Garlatti, perché è stato un fiume che ci ha dato un'indicazione ben chiara, con sponde ben chiare, dentro le quali dobbiamo muoverci. Sarà mia premura interloquire con il Ministro Nordio proprio per quanto riguarda questa scuola di rieducazione. So quanto stia a cuore anche al Ministro.
  Le volevo chiedere un'altra cosa, molto velocemente, rispetto alle 60 comunità delle quali parlava con la Viceministro Bellucci. Domani dovrebbe esserci la presentazione, le chiedo dove, dottoressa.
  Lo scritto che lei ci manderà sarà veramente sostanziale e sostanzioso, sul quale ci muoveremo con la Presidente.
  Ora devo allontanarmi perché stanno per iniziare le votazioni.

  CARLA GARLATTI, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza. Sarò velocissima nelle risposte.
  Senatrice Malpezzi, sul tema scuola, nelle raccomandazioni che abbiamo fatto al termine dello studio sulla dispersione scolastica, la scuola più attrattiva, non soltanto fisicamente, ma soprattutto come modalità di didattica, è uno dei punti principali. Io l'ho portato al Ministro. Così come ho portato al Ministro la consultazione che noi abbiamo fatto «La scuola che vorrei». Hanno risposto più di 10 mila ragazzi. Sono emersi alcuni elementi. Se avessi occasione di darglielo glielo darei fisicamente, ma dal nostro sito si può scaricare. Ci sono indicazioni molto importanti su come i ragazzi vorrebbero la scuola, interessanti e non scontate.
  Onorevole Di Biase, nello studio che abbiamo fatto sui centri di giustizia riparativa, i centri sono indicati, quindi li trova nella nostra pubblicazione.
  Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, è un discorso molto articolato, che richiederebbe una risposta molto più lunga. Intanto, ho visitato i centri SAI (Sistema di accoglienza nazionale) e sto visitando gli hotspot. Il mese prossimo sarò a Marsala, in un hotspot solo di donne. Li visito non con intento ispettivo, ma proprio per parlare con questi ragazzi. Il dato che lei ha citato è tratto, penso, dal report che ha fatto il commissario per i minori scomparsi. Una cosa che posso dire è sicuramente questa: quando i minorenni arrivano – parliamo di minori stranieri non accompagnati – molte volte non si vogliono fermare in Italia, ma vogliono andare in altri Stati, soprattutto dell'Europa del Nord. Cosa succede? I tempi del nostro sistema – l'ho denunciato più volte, quindi lo posso dire tranquillamente – sono lunghi. Addirittura si arriva a un anno. I ragazzi un anno non lo aspettano. Scappano prima e il momento in cui scappano è un momento pericolosissimo: se va bene, raggiungono con i loro piedi o con i loro mezzi di fortuna la destinazione, ma se va male cadono nelle reti dello sfruttamento sessuale o lavorativo. Almeno per arginare il fenomeno, bisognerebbe, ad esempio, sveltire molto le procedure di ricongiungimento a valle, fare subito il primo colloquio per capire se il ragazzo vuole stare qua o se ne vuole andare.
  Quanto ai numeri, mi limito soltanto a dire che i numeri di cui abbiamo parlato sono importanti, ma non possiamo continuare a trattare questo fenomeno con un approccio emergenziale, perché non è un fenomeno emergenziale. Nel 2015, che è stato un anno di picchi per vari motivi, abbiamo avuto un numero più o meno analogo di sbarchi.
  Parlo, alla fine, dei trap. I trap hanno una grande influenza. L'ho detto prima. Pag. 9Guardando la musica scaricata da Spotify, sono tanti. Magari mandassero un messaggio positivo. Non ho alcuna forza per influire su di loro. Mi piacerebbe che dessero un messaggio positivo. Come contraltare, anche se certamente non ha la stessa potenza, cerchiamo di lanciare molto tutte le attività che fanno i nostri ragazzi, i ragazzi della Consulta, cui adesso si è aggiunto il Consiglio, che rappresenta un po' tutta Italia. Esempi virtuosi ce ne sono. Una narrazione sempre al negativo dei ragazzi a me fa male, perché non è vero che i ragazzi hanno solo e soltanto negatività. Purtroppo, però, questi messaggi che lanciano, cantano – diciamo «cantano» – i trap e i rap sono molto ascoltati. Ed è una cosa che cercherò di capire, perché sono attratti da questo tipo di musica anche ragazzi che apparentemente non avrebbero motivo di seguirli. Quello che li attrae è la rabbia, la rabbia urlata. Magari non saranno d'accordo sul singolo argomento, ma sono d'accordo sull'urlare la loro rabbia.
  Questi problemi noi ce li dobbiamo porre. Spero di aver risposto a tutto.

  PRESIDENTE. Ringraziamo la dottoressa Garlatti per il suo intervento e per aver replicato ai quesiti. Credo, dottoressa Garlatti, che, nel momento in cui presenteremo quest'indagine conoscitiva, che si appresta a essere conclusa, naturalmente dovrà essere presente e intervenire. Poi definiremo meglio i dettagli della presentazione, ma fin d'ora mi permetto di dirle, a nome di tutti i commissari, che dovrà essere con noi.

  CARLA GARLATTI, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza. Sarà un grande piacere.

  PRESIDENTE. Grazie, colleghi. Buon proseguimento e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.

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ALLEGATO

Documentazione depositata dalla
Garante per l'infanzia e l'adolescenza.

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