XIX Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 10 maggio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPATTO AMBIENTALE DEGLI INCENTIVI IN MATERIA EDILIZIA

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione Italiana per il Riscaldamento Urbano (AIRU).
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 
Rossi Simone , vicepresidente dell'Associazione Italiana per il Riscaldamento Urbano (AIRU) ... 3 
Rotelli Mauro , Presidente ... 4 

Audizione, in videoconferenza, di Davide Chiaroni, professore ordinario di Strategia e marketing presso il Politecnico di Milano e vice direttore di Energy & Strategy:
Rotelli Mauro , Presidente ... 4 
Chiaroni Davide , professore ordinario di Strategia e ... 4 
Rotelli Mauro , Presidente ... 6 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di ECCO – think tank italiano per il clima:
Rotelli Mauro , Presidente ... 6 
Leonardi Matteo , presidente di ECCO ... 6 
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 
Leonardi Matteo , presidente di ECCO ... 8 
Rotelli Mauro , Presidente ... 9 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Federbeton:
Rotelli Mauro , Presidente ... 9 
Zampella Nicola , direttore generale di Federbeton ... 9 
Rotelli Mauro , Presidente ... 10 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari (SUNIA):
Rotelli Mauro , Presidente ... 11 
Rossi Aldo , responsabile dell'Ufficio legislativo Nazionale del SUNIA ... 11 
Rotelli Mauro , Presidente ... 12 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Legambiente:
Rotelli Mauro , Presidente ... 12 
Eroe Katiuscia , responsabile Energia di Legambiente ... 12 
Rotelli Mauro , Presidente ... 14 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Confindustria Assoimmobiliare:
Rotelli Mauro , Presidente ... 14 
Rovere Silvia , presidente di Confindustria Assoimmobiliare ... 14 
Rotelli Mauro , Presidente ... 16 

(La seduta termina alle 12.55) ... 16 

Allegato 1 - Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Associazione Italiana per il Riscaldamento Urbano (AIRU) ... 17 

Allegato 2 - Documentazione depositata da Davide CHIARONI, professore ordinario di Strategia e marketing presso il Politecnico di Milano e vice direttore di Energy & Strategy ... 20 

Allegato 3 - Documentazione depositata dai rappresentanti di ECCO – think tank italiano per il clima ... 29 

Allegato 4 - Documentazione depositata dai rappresentanti di Confindustria Assoimmobiliare ... 37

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MAURO ROTELLI

  La seduta comincia alle 11.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione Italiana per il Riscaldamento Urbano (AIRU).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'Associazione Italiana per il Riscaldamento Urbano (AIRU). Ringrazio Simone Rossi, vice presidente dell'AIRU, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  SIMONE ROSSI, vicepresidente dell'Associazione Italiana per il Riscaldamento Urbano (AIRU). Cercherò di essere sintetico ma efficace. Buongiorno. Ringrazio a nome dell'Associazione AIRU, Associazione Italiana Riscaldamento Urbano, per l'invito a partecipare a questa audizione, che vediamo come un'opportunità di dialogo tra gli operatori e le istituzioni.
  L'AIRU rappresenta la filiera del teleriscaldamento e annovera tra i suoi associati gestori di teleriscaldamento, università, professionisti e aziende che producono componentistica. Gli associati rappresentano l'85 per cento del settore del teleriscaldamento.
  Gli ultimi eventi geopolitici hanno accelerato su tutti i fronti il confronto su temi di efficienza energetica, di carbonizzazione, in senso lato di transizione energetica. Quando parliamo di queste tematiche il settore edilizia, gli edifici, svolgono la parte del leone.
  Due numeri: gli edifici nell'area dell'Unione economica europea sono responsabili del 40 per cento dei consumi e del 36 per cento delle emissioni. L'80 per cento del consumo energetico delle famiglie è volto a soddisfare esigenze di riscaldamento degli edifici e di riscaldamento dell'acqua igienico-sanitaria. Ecco, quindi, che se la decarbonizzazione è l'obiettivo, la missione dell'impatto ambientale, il settore edilizio svolge la parte del leone.
  Il servizio di teleriscaldamento, la tecnologia del teleriscaldamento, può e potrà dare sempre più un forte contributo alla riduzione delle emissioni e lo va a fare in un contesto urbano dove il tema della qualità dell'aria è sempre più critico, e peraltro lo va a fare in un patrimonio immobiliare italiano particolare. Sappiamo tutti che i nostri edifici sono diversi dagli edifici del Nord Europa, hanno certe caratteristiche di pregio e determinate caratteristiche architettoniche, posizionati in contesti monumentali, per cui spesso posizionare il cappotto non risulta essere possibile. Quindi, per abbattere le emissioni, il teleriscaldamento è uno strumento efficace. Le tubazioni che trasferiscono energia termica all'edificio passano sotto terra e quindi non sono invasive sull'involucro stesso.
  C'è potenziale? Sì, c'è potenziale. Uno studio del Politecnico di Milano e del Politecnico di Torino asserisce che potrebbe aumentare la capacità di generazione del calore da teleriscaldamento per ben cinque volte. Ciò vuol dire che siamo in condizioni Pag. 4ipotetiche di apportare una riduzione di circa 8 milioni di tonnellate di CO2 in un contesto urbano, dove la qualità dell'aria è sempre importante.
  Per sviluppare questo potenziale sono però necessari gli incentivi a sostegno della specifica tecnologia, perché non nascondo che questa tecnologia ha subito negli ultimi anni un'incentivazione asimmetrica rispetto a tecnologie alternative.
  Cito due casi. Uno è il superbonus. Sappiamo tutti che l'allaccio al teleriscaldamento non è rientrato tra quegli interventi trainanti che permettevano il beneficio di questi incentivi, quindi è stato sfavorito l'allaccio al teleriscaldamento rispetto, per esempio, all'acquisto di una caldaia, ancorché a condensazione, ma che utilizza combustibili fossili.
  Quindi, sul tema del superbonus, il criterio che oggi è impostato, la logica oggi vigente, è una logica che ha creato trattamenti discriminanti tra tecnologie che sono concorrenti sul mercato e a sfavore del teleriscaldamento, cioè di una tecnologia che ha dal punto di vista ambientale dei virtuosismi.
  L'altra situazione che auspichiamo possa essere velocemente superata è relativa al conto termico. Il conto termico oggi è in revisione, perché dovrebbe recepire degli aggiornamenti introdotti dal decreto legislativo n. 73 del 2020, che aprono effettivamente agli incentivi all'allaccio al teleriscaldamento, fatto salvo che ancora questo conto termico non è stato aggiornato, quindi non sono stati recepiti i princìpi del decreto legislativo. Anche qui noi auspichiamo che si possa procedere quanto prima all'aggiornamento del conto termico.
  Vado un po' alle conclusioni, sperando di essere stato efficace nei messaggi.
  Il teleriscaldamento è una tecnologia pronta, consolidata, quindi pronta per conseguire quegli importanti obiettivi di decarbonizzazione, oggetto dell'audizione odierna, in un contesto che è proprio quello urbano, dove il tema ambientale è più rilevante e critico.
  Tutto questo però è possibile, quindi che la tecnologia può svilupparsi ulteriormente, a patto che si avviino quelle modifiche agli incentivi che ho prima velocemente sintetizzato. Quindi, ricordo: l'aggiornamento delle logiche vigenti per i superbonus o evoluzioni del medesimo e l'auspicio che il conto termico venga aggiornato quanto prima, recependo le evoluzioni del decreto legislativo n. 73 del 2020.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'ingegner Simone Rossi, vice presidente di AIRU, per il contributo reso ai nostri lavori e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato 1), e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di Davide Chiaroni, professore ordinario di Strategia e marketing presso il Politecnico di Milano e vice direttore di Energy & Strategy.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Davide Chiaroni, professore ordinario di Strategia e marketing presso il Politecnico di Milano e vice direttore di Energy & Strategy.
  Ringraziamo quindi Davide Chiaroni per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione, raccomandandogli di rimanere nel tempo concordato, nei dieci minuti dell'audizione. Grazie.

  DAVIDE CHIARONI, professore ordinario di Strategia e marketing presso il Politecnico di Milano e vice direttore di Energy & Strategy. Assolutamente. Grazie mille, buongiorno e ancora grazie per l'opportunità. Io molto rapidamente andrei a condividere lo schermo con alcune delle slide contenute nel documento che ho depositato, in modo da poter dare spazio alla mia presentazione.
  Il punto di partenza da cui credo sia necessario avviare questa discussione riguarda una fotografia che sono certo sarà molto nota, cioè la vetustà piuttosto elevata dei nostri edifici, anche in relazione alla media della realtà europea, che ci porta ad avere una distribuzione attuale delle classi energetiche – come vedete nella relativa Pag. 5slide in alto a destra – decisamente spinta verso componenti F e G e con una piccolissima parte del nostro patrimonio edilizio, sia di natura residenziale che di natura non residenziale, che si colloca nelle classi alte.
  Questo da un lato mostra la significatività della sfida che ci si trova di fronte quando si vuole ragionare sulla modifica di questo contesto, dall'altro lato, però, ci dà anche una spigolatura relativa all'opportunità di riduzione dei consumi, e anche quindi coerentemente di riduzione delle emissioni, che un passaggio dalla classe G alla classe A – prendendo volutamente i due estremi della classificazione – ci permettono di ottenere.
  Lo vedete nella tabella inserita nella slide, oggi un edificio in classe G ha mediamente un consumo energetico di oltre 160 chilowattora al metro quadro, un edificio di classe A ha consumi intorno ai 15/30 chilowattora al metro quadro. Questo vorrebbe dire un risparmio economico per le famiglie nell'ordine del 90/95 per cento rispetto alla spesa energetica, con la distanza che vedete. Quindi è chiaro che c'è una significativa necessità di intervento, dall'altro lato c'è un obiettivo finale particolarmente perseguibile.
  Se dobbiamo analizzare oggi gli strumenti che rappresentano e supportano l'efficienza energetica, la rappresentazione che trovate nella slide, nella quale ovviamente non entrerò con tutti i dettagli, fa vedere alcune cose che mi interessa particolarmente sottolineare.
  La prima riguarda il fatto che abbiamo tanti – e, mi si permetta, forse troppi – strumenti di incentivazione, in molti casi tra di loro sovrapposti o in conflitto rispetto alle modalità di erogazione o alla definizione dell'ammontare relativo all'incentivazione, e vi è inoltre una predominanza – lo si vede bene nella parte più piena della matrice rispetto alla parte meno piena – degli interventi di natura hard sulle infrastrutture e sull'impiantistica. C'è molta meno attenzione agli aspetti di gestione, di monitoraggio e di digitalizzazione, che tuttavia sono particolarmente importanti e c'è poca visione d'assieme: la generazione distribuita, la mobilità sostenibile e l'efficienza energetica, che dovrebbero andare di pari passo quando si immaginano interventi su questo tipo di edifici, oggi non sono rappresentati nel momento in cui si ragiona sul fronte dell'incentivazione.
  In questo quadro che cosa ha fatto il superbonus? Ho elaborato i dati fino al 31 dicembre 2022, quindi quelli per i quali abbiamo chiuso le informazioni. Andando sulla relativa slide possiamo fare qualche riflessione. Il superbonus ha riguardato 360.000 interventi fino al 31 dicembre 2022, che rappresentano soltanto il 3 per cento di quei 12 milioni di edifici che in realtà avrebbero bisogno di essere modificati o rinnovati per ottenere l'obiettivo di efficientamento energetico. Questi 360.000 edifici, soprattutto condomini, lo si vede bene nella parte sinistra, sono quelli che hanno comandato la maggior parte delle risorse, 31,7 miliardi rispetto al totale di risorse che sono state utilizzate, con un intervento di 191 mila euro per edificio, che si traduce in un corrispettivo di investimento sostenuto, per tonnellata di CO2 annua risparmiata, pari a 1.185 euro alla tonnellata di CO2.
  Questo significa che abbiamo pagato su questo fronte circa dieci volte il valore di riferimento sul mercato Ets della tonnellata di CO2. Quindi chiaramente l'onerosità di questo intervento è stata significativa.
  Tuttavia ci sono una serie di fattori positivi. Un fattore positivo è sicuramente il fatto che l'80 per cento degli interventi è andato in interventi di coibentazione, sostituzione di impianti di climatizzazione, sostituzione degli infissi, quindi soluzioni tipicamente capital intensive, tipicamente ad alto tempo di ritorno, che senza un incentivo specifico difficilmente si sarebbe potuto mettere a punto.
  Quindi, se vogliamo vedere la parte positiva, ha indubbiamente colpito su quei fattori il tempo di ritorno di investimenti importanti, soprattutto quelli legati appunto alla coibentazione e agli infissi, che difficilmente erano ottenibili senza un meccanismo di questo tipo; dall'altro lato però ha fatto poco o relativamente poco rispetto agli interventi trainati: i sistemi di accumuloPag. 6 degli impianti fotovoltaici, gli altri interventi, tra cui la mobilità, gli interventi per le colonnine sulla mobilità elettrica. Sono stati quasi assenti interventi di building automation e anche la parte della generazione distribuita è risultata abbastanza limitata.
  A fronte di questa situazione, il costo sostenuto per questo tipo di interventi è effettivamente un costo significativo, e soprattutto difficilmente replicabile sulla quantità di edifici ai quali dovremmo mettere mano per rispondere agli obiettivi europei.
  Un'ultima riflessione riguarda la ragione di questa spesa così significativa, che in parte va imputata ovviamente al meccanismo stesso, in parte però ha una dinamica di prezzo che io credo sia qui molto ben rappresentata.
  In una slide trovate la nostra elaborazione sui dati forniti da Enea relativamente al costo medio degli interventi. Vedete dei picchi di salita della curva, che in realtà non sono legati a cambiamenti significativi del mix di interventi, bensì sono legati al fatto che le tensioni esercitate sul mercato hanno incrementato i prezzi, anche in maniera significativa, e questo ha reso ancora un pochino meno efficiente questo intervento.
  Le ragioni sono in parte dovute a fattori esogeni, quindi gli eventi geopolitici che hanno contraddistinto il 2022 e che chiaramente hanno impattato anche su questo fronte, ma l'altro fattore critico è la concentrazione di un picco di domande in un periodo temporale eccessivamente limitato. Quindi la potenza di fuoco della manovra era tale da aver concentrato un picco di domanda in un ambito troppo ristretto e questo ha inevitabilmente generato una crisi sul mercato dei prezzi.
  Se volessimo riassumere in maniera estremamente sintetica i contenuti e lo spirito del mio intervento, io direi da un lato che c'è sicuramente la necessità di intervenire su questo fronte e garantire continuità di intervento, che dall'altro lato però è necessario farlo con orizzonti di tempo più lunghi rispetto a iniziative come quella del superbonus e più stabili per evitare gli shock sui prezzi che abbiamo identificato. E infine, l'attenzione a una maggiore neutralità tecnologica e l'ampliamento del raggio d'azione degli interventi, per far sì che questo sistema porti davvero a modificare la struttura dei nostri edifici e non soltanto a efficientarne i consumi.

  PRESIDENTE. Grazie professore, la ringraziamo a questo punto per il contributo reso ai nostri lavori e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato 2), e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di ECCO – think tank italiano per il clima.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di ECCO – think tank per il clima. Ringrazio il dottor Leonardi, presidente di ECCO, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione. Dottor Leonardi, sa che abbiamo dieci minuti di tempo per l'audizione.

  MATTEO LEONARDI, presidente di ECCO. Grazie a voi dell'opportunità, davvero utile, su una discussione come quella della riforma degli incentivi per il settore edilizio, un settore edilizio che, ricordiamoci, consuma il 43 per cento dell'energia a livello nazionale, e i cui costi evidentemente si riflettono direttamente nel bilancio delle famiglie, e il cui 43 per cento del bilancio sostanzialmente per il 50 per cento proviene da gas naturale.
  Alcuni luoghi comuni complicano il dibattito sulla riforma dei meccanismi, che sono quelli relativi all'efficienza del parco edilizio italiano, che è il terzo parco più inefficiente d'Europa dopo Bulgaria e Spagna, in cui soltanto il 70 per cento delle abitazioni ha un livello elevato di inefficienza e di cui soltanto il 14 per cento è stato realizzato prima del 1920. Cioè, il cuore possiamo dire che ricade negli edifici storici, il cuore dell'inefficienza nasce da edifici costruiti negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, per i quali gli interventi sono doverosi, a maggior ragione per una Pag. 7questione di impatto sui costi per le famiglie.
  Il punto centrale che ECCO vuole mettere sul tavolo, proprio in considerazione di quanto detto, è quello di non interrompere per nessun motivo le incentivazioni costruite sul meccanismo fiscale di ristrutturazione dell'edilizia in ottica di efficienza energetica, ma riformarle, anzi possibilmente renderle permanenti.
  Ci sono degli ambiti di riforma che rientrano nello specifico del meccanismo, mentre ci sono altre riforme che dovrebbero andare a toccare quella che è la cornice complessiva della legislazione e della regolazione dell'energia nelle abitazioni. Non c'è niente di più oneroso per uno Stato se la legislazione e la regolazione vanno su direttrici opposte: moltiplicano i costi dello Stato.
  Andiamo a vedere quelle che sono le principali riforme che noi indichiamo nello specifico del meccanismo. La prima cosa è la decarbonizzazione, e non è chiaro l'obiettivo di questo meccanismo. Noi riteniamo che l'obiettivo di questo meccanismo deve essere quello di raggiungere la decarbonizzazione; quindi che lo strumento sia ecobonus, superbonus o bonus casa, deve essere inteso e costruito come uno strumento operativo per implementare le strategie nazionali di decarbonizzazione, a partire dal PNIEC. Il nesso superbonus, ecobonus, detrazioni fiscali e PNIEC è molto debole; le detrazioni della casa per l'efficienza energetica non sono considerate uno strumento di implementazione delle politiche di decarbonizzazione.
  In questo sforzo, quindi, di ridefinire l'obiettivo del meccanismo sulla decarbonizzazione non è pensabile non integrare quelli che sono i princìpi e gli obiettivi che stanno emergendo, ma che sono dati ormai per ovvi in relazione a tutta l'evoluzione della normativa europea.
  Noi abbiamo il vantaggio di avere un meccanismo di transizione e di incentivazione dell'efficienza energetica nelle abitazioni rispetto agli altri Paesi europei, e questo meccanismo deve anticipare quelli che sono e che sappiamo saranno i princìpi della normativa europea, proprio per non perdere questo vantaggio rispetto agli altri Paesi.
  Sappiamo benissimo dove sta andando la normativa europea, sappiamo benissimo che gli obiettivi sono calibrati sugli obiettivi di decarbonizzazione, dobbiamo ritarare questo meccanismo per essere efficaci nel consegnare questi obiettivi. E questo, dal nostro punto di vista, è la precondizione per la sostenibilità di lungo periodo di questo meccanismo.
  Mettere in efficienza il 70 per cento del patrimonio edilizio italiano non è una cosa che si fa in due o tre anni, in cinque o in dieci, ma ci vorranno venti o probabilmente anche trent'anni per riuscire a completare tutta questa opera.
  È evidente che tutto deve essere costruito dentro un quadro di stabilità, e la stabilità è data dall'allineamento del meccanismo rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione. E saranno anche quelli che permetteranno una certa flessibilità nell'utilizzo del budget dello Stato, e quindi all'interno delle regole del patto di stabilità, oppure per poter accedere ai fondi – che siano i fondi del PNRR, di una facility nuova che sostituirà il PNRR, che siano i fondi del Fondo Clean.
  Allora se riportiamo l'ecobonus dentro questo schema, quali sono i caratteri che non possono mancare come esito di questa riforma?
  Il primo, l'elettrificazione. Si consegnano gli obiettivi clima nelle abitazioni se il percorso è accompagnato da un processo di elettrificazione, quindi di abbandono progressivo del gas naturale per favorire quelle che sono le pompe di calore. Massimamente – poi ci sono altre opzioni – ma massimamente il meccanismo deve essere quello che consegna l'elettrificazione.
  Questa caratteristica la dobbiamo anche declinare come un'opportunità, come un segnale industriale per le nostre imprese nel metalmeccanico, che sono forti nella realizzazione delle caldaie e sono forti anche nella realizzazione delle pompe di calore.
  Questi strumenti di incentivazione selettiva della domanda non possono non avere un loro legame e un loro impatto Pag. 8rispetto alle direttrici di una strategia industriale, anch'essa declinata nella decarbonizzazione.
  L'elettrificazione deve essere un obiettivo centrale di questo meccanismo e l'elettrificazione si ha soltanto attraverso l'esclusione delle tecnologie fossili, quindi incluso il gas naturale, dalla possibilità di accesso agli incentivi. Questa non è un'idea strana, è un'idea che già emerge nella direttiva «case green» e nelle direttive sull'efficienza energetica dell'Unione Europea.
  Facendo questo si dà contestualmente un segnale all'industria di andarsi a specializzare in quella che sarà la tecnologia del futuro, non andando a fare una battaglia di retroguardia su un'industria che ha bisogno invece di un respiro rispetto agli obiettivi di mercato e di competitività dei mercati futuri.
  Quindi il primo punto è che questo meccanismo deve consegnare l'elettrificazione, che poi è la stessa che si ritrova nella strategia del PNIEC.
  Il secondo punto è che bisognerà probabilmente passare da criteri, ovvero indicatori, non più sull'efficienza energetica ma sul livello di emissioni. Quindi l'accesso all'incentivo o il grado di incentivo deve essere commisurato alla capacità degli interventi di abbattere le emissioni degli edifici. Questo permette contestualmente di facilitare l'elettrificazione, ma anche di promuovere la penetrazione delle fonti rinnovabili integrate negli edifici, perché l'indicatore è l'emissione di CO2, non è più l'efficienza dell'edificio. Questo permetterebbe anche di modificare l'attuale meccanismo di certificazione energetica non più come classe energetica, ma come livello emissivo per metro quadro, anche facendo tesoro di esperienze a livello europeo.

  PRESIDENTE. Presidente, abbiamo ancora un minuto.

  MATTEO LEONARDI, presidente di ECCO. Un'altra importante indicazione è quella di non strumentalizzare la questione sociale. Quando uno Stato eroga incentivi è possibile che eroghi incentivi anche alle classi più abbienti: questo non piace, ma può essere necessario per innovare quello che è necessario innovare.
  È necessario innovare tutta una filiera di tecnici, di materiali, di autorizzazioni e di sistemi impiantistici, per i quali può essere utile che gli incentivi finiscano per incentivare chi è più abbiente. Non si deve snaturare il meccanismo o la teoria dell'incentivo pubblico, ma si deve compensare con altri sistemi quella dimensione sociale, e quindi assicurare la cessione del credito e assicurare che ci siano degli schemi di fondo sociale o degli schemi di riqualificazione degli edifici per i meno abbienti, incluso un programma specifico per l'edilizia pubblica che è il 3 per cento del patrimonio italiano.
  Quindi necessariamente, se si vogliono avere degli elevati livelli di efficienza di questo meccanismo, che deve innovare per consegnare gli obiettivi di decarbonizzazione, è necessario che una parte di queste risorse vada a ricadere in quelli che saranno i promotori di queste innovazioni.
  Quindi chiudo accennando alle riforme di contorno. Serve una razionalizzazione complessiva degli incentivi. Il superbonus è caro perché sotto il superbonus c'è un bonus casa, un ecobonus, un bonus facciate, che rende inevitabile sovraincentivare l'efficienza energetica perché possa essere attraente. Serve legare questo meccanismo al PNIEC, e il PNIEC dovrà essere rivisto al 30 giugno di quest'anno, quindi serve creare questo nesso adesso. Serve legarlo al PNIEC, alle direttive europee e alla strategia industriale.
  E quindi, come ultimo punto, serve assicurare una coerenza tra le strutture fiscali e parafiscali della tariffa gas e della tariffa elettrica rispetto a questi obiettivi. Oggi la tariffa gas non paga alcuna componente di natura ambientale, mentre nella tariffa elettrica si riversano gli oneri tariffari, si riversano le Ets. C'è quindi una grossissima sperequazione tra il livello di costo degli oneri ambientali tra la tariffa elettrica e la tariffa gas; questo è un vettore opposto rispetto agli obiettivi di elettrificazione.
  L'ultima cosa. Una riforma della struttura fiscale è anche lo strumento per garantirePag. 9 il gettito di lungo periodo di questo meccanismo. La delega fiscale, che è in discussione adesso, è lo strumento per affrontare questi temi. Grazie a voi.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente. La ringraziamo per il contributo reso ai nostri lavori e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato 3). Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Federbeton.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Federbeton. Ringrazio Nicola Zampella, direttore generale di Federbeton, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione. Mi raccomando, direttore generale, sui dieci minuti di intervento. Grazie e a lei la parola.

  NICOLA ZAMPELLA, direttore generale di Federbeton. Gentile presidente e gentili onorevoli, in qualità di direttore generale di Federbeton ci tengo a ringraziare la Commissione per questa possibilità di rappresentare le posizioni della Federazione su un tema di grande rilevanza come quello degli incentivi fiscali in materia edilizia.
  Federbeton rappresenta la filiera del cemento e del calcestruzzo, un comparto che con le sue 2.600 imprese e gli oltre 34.000 addetti ricopre un ruolo centrale e strategico per lo sviluppo socioeconomico del Paese, in quanto rappresenta il primo anello della catena che conduce alla realizzazione di infrastrutture ed edifici sicuri e affidabili.
  Nel 2021 le imprese associate alla Federazione hanno raggiunto un fatturato di oltre 11 miliardi di euro e un valore aggiunto di quasi 3 miliardi. In Italia è arrivata a rappresentare, quindi, oltre il 5 per cento dell'ampio mercato delle costruzioni.
  Ci tengo in primis a sottolineare che, a differenza di altri comparti per cui il sistema di incentivi vigente ha rappresentato un importante supporto alla produzione, la filiera del cemento e del calcestruzzo ne ha beneficiato fino ad oggi solo marginalmente. Una dimostrazione indiretta di tale disallineamento è costituita dall'andamento del mercato registrato lo scorso anno 2022, laddove, a fronte di un vero e proprio boom degli interventi incentivati di ristrutturazione edilizia, il consumo nazionale di cemento si è contratto del 5 per cento.
  In aggiunta, le recenti turbolenze sui mercati dell'energia continuano a danneggiare la competitività dell'industria del cemento, con il rischio concreto che tutto il tessuto industriale italiano, non solo il settore del cemento, perda competitività e delocalizzi in quei Paesi extra europei che hanno standard ambientali, e di conseguenza costi energetici e ambientali, più bassi.
  Nel nostro Paese, poi, la situazione è ancor più critica rispetto al resto dell'Europa, perché il cemento è un materiale facilmente trasportabile via mare e l'Italia per questioni geografiche è particolarmente esposta alle importazioni.
  Nel 2021 – per dare qualche numero – i volumi di cemento importati sono stati sette volte superiori rispetto a quelli del 2015, con una dinamica pericolosamente esponenziale. Mentre nel solo ultimo mese distribuito dall'Istat, gennaio 2023, i flussi di entrata hanno registrato un aumento record del 41 per cento sull'anno precedente. Nonostante, quindi, il ridotto impatto sulla propria filiera, Federbeton reputa senz'altro utili, soprattutto in chiave ambientale, gli incentivi previsti per il settore edilizio.
  Questi ultimi, infatti, con l'obiettivo di promuovere l'efficienza energetica e l'adeguamento e il miglioramento sismico, hanno avuto un impatto positivo sulla sostenibilità delle costruzioni. Sarebbe opportuno, però, prevedere un aggiornamento del sistema di incentivazione con il modello del superbonus, che preveda la demolizione e ricostruzione degli edifici con un radicale incremento dell'economia circolare.
  Mi sembra quindi questa la sede quanto mai opportuna per suggerire una maggiore focalizzazione degli incentivi fiscali sul fabbisogno espresso dal nostro patrimonio costruito, con un approccio ecologico finalizzatoPag. 10 alla riduzione del consumo di materie prime naturali, che rappresenta, insieme alla decarbonizzazione, la potenzialità più interessante per la filiera rappresentata da Federbeton.
  Le costruzioni italiane, infatti, sono per la maggior parte molto datate, il 60 per cento degli edifici italiani censiti da Istat è stato costruito prima dell'entrata in vigore delle norme antisismiche moderne (mi riferisco alla legge n. 64 del 1974) e necessitano di rilevanti interventi di ristrutturazione e messa in sicurezza. Intervenuti che, seppur profondi, non sempre risultano efficaci in un'ottica di risparmio energetico e rinnovamento. Spesso, quindi, demolire per poi ricostruire da zero rappresenta l'unico processo in grado di creare oggettivi miglioramenti.
  Le citate operazioni devono in ogni caso essere svolte nell'ottica della sostenibilità e di creare il minimo impatto.
  I rifiuti da demolizione infatti potrebbero essere riutilizzati nella costruzione stessa come risorse a chilometro zero, passando dal rappresentare solo un rifiuto da smaltire a diventare un prezioso materiale per future e più efficienti opere.
  Nel caso specifico della nostra filiera, dei rifiuti da costruzione e demolizione, può essere ottenuto un aggregato recuperato, da utilizzare sia per produrre calcestruzzo che nel processo di produzione del cemento.
  Per efficientare il processo di produzione degli aggregati recuperati sarebbe necessario puntare e richiedere demolizioni selettive. La demolizione selettiva consente di separare i rifiuti per frazioni omogenee, con lo scopo di favorire il riciclo e il riutilizzo dei materiali di un edificio o di un'infrastruttura.
  La scelta di operare una demolizione selettiva rientra nell'ottica di un'economia circolare, volta non più all'eliminazione di un rifiuto a termine della sua vita utile, ma a donargli una nuova vita e un nuovo impiego.
  La demolizione selettiva, oltre a essere uno dei concetti chiave dei nuovi criteri ambientali minimi, rappresenta un grande passo avanti per quanto riguarda il settore dell'edilizia e consente un'importante riduzione dei rifiuti da destinare a discarica e dei costi relativi al loro trasporto e smaltimento.
  Altro tema di particolare rilevanza è rappresentato dall'incremento del mercato degli aggregati riciclati in sostituzione delle materie prime naturali di cava. A tal fine sarebbe necessario e opportuno, secondo noi, attivare il prima possibile incentivi fiscali come i crediti di imposta, che siano legati alla produzione e all'acquisto di questi materiali riciclati. Ciò è in linea con le misure previste dalla strategia nazionale per l'economia circolare, a sostegno delle materie prime e seconde.
  A questo proposito il settore rappresentato da Federbeton si stima possa assorbire – per dare qualche altro numero – circa 20 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione, per la produzione di aggregati riciclati, per calcestruzzo e per il processo industriale di produzione del cemento, che sono pari al 30 per cento, e non è poco, dei rifiuti da costruzione e demolizione prodotti nel 2020 secondo i dati distribuiti da Ispra.
  Concludo ribadendo che il settore rappresentato da Federbeton, grazie a continui investimenti in ambito di sostenibilità, è in grado di produrre materiali a ridotto impatto ambientale e che perseguono gli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello nazionale e comunitario, e ritiene fondamentale, per lo sviluppo e l'efficientamento del settore delle costruzioni, da un lato razionalizzare il sistema di incentivi edilizi concentrandosi su quelli maggiormente impattanti e funzionali per il nostro patrimonio costruito, e dall'altro dare spazio a interventi di demolizione e ricostruzione attuati con il riciclo e il riutilizzo dei materiali.
  Vi ringrazio dell'attenzione e sono a disposizione per eventuali domande, presidente.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore generale Zampella per il contributo reso ai nostri lavori e dichiaro conclusa l'audizione.

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Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari (SUNIA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti del Sindacato unitario nazionale inquilini assegnatari (SUNIA).
  Ringrazio Aldo Rossi, responsabile dell'ufficio legislativo nazionale del SUNIA, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per la sua relazione, raccomandandogli di stare nei dieci minuti dell'audizione.

  ALDO ROSSI, responsabile dell'Ufficio legislativo Nazionale del SUNIA. Grazie presidente. Rappresento un'organizzazione che tutela – abbiamo fatto quest'anno cinquant'anni di fondazione della struttura – gli assegnatari dell'edilizia residenziale pubblica, gli inquilini del settore privato ed anche i proprietari utenti della loro abitazione, sostanzialmente quelli che hanno la prima casa in proprietà e quindi abitano nell'ambito dei condomini.
  Bisogna essere brevi rispetto a questa tempistica, che comunque condivido. Rispetto alle tematiche energetiche – PNRR e anche il cosiddetto 110 per cento, per semplificare – abbiamo posto un problema di centralità dell'edilizia residenziale pubblica ed anche dell'edilizia residenziale sociale e, nello stesso tempo, anche dei condomini, intesi prevalentemente rispetto alla nostra sfera di azione come condomini che derivano dal sistema delle dismissioni che è stato avviato negli ultimi anni. Parlo degli ultimi vent'anni perché abbiamo avuto la legge n. 410 del 2001 che ha dismesso grandi proprietà degli enti previdenziali e anche le dismissioni delle case cosiddette popolari, cioè dell'edilizia residenziale pubblica. Il tutto rispetto a un patrimonio che era già vetusto e che quindi sostanzialmente – non voglio usare un termine offensivo per nessuno – ha «scaricato» sugli assegnatari e sugli inquilini il grande peso dell'inefficienza energetica, che significa ovviamente spreco, ma significa anche costi maggiori per l'utente. Siamo arrivati al punto che un assegnatario, in molti casi paga – e non sto parlando solo della crisi energetica di questo ultimo anno o anno e mezzo – paga più di bolletta energetica per il riscaldamento per esempio, specie al Nord, rispetto al canone che in molti casi è un canone sociale e incentivato da varie misure.
  Abbiamo poi un altro aspetto che pure ci interessa molto, che è quello degli affitti concordati, dove abbiamo denunciato da tempo, nella definizione del canone, che facciamo noi insieme alle organizzazioni della proprietà, una scarsa propensione delle controparti a considerare l'inefficienza energetica testata dall'APE dell'immobile che viene locato, l'impossibilità di far passare un'impostazione che privilegi, nella definizione del canone, gli immobili che hanno una classe energetica che non sia l'ultima. Basta scorrere qualunque portale di vendita o di affitto di alloggi e la classe G prevale, anche in quartieri impensati delle nostre grandi città - penso al quartiere Parioli di Roma, per esempio - che hanno la classe G magari in immobili che sarebbero di pregio.
  Abbiamo un interesse anche al discorso delle comunità energetiche, poniamo dei problemi rispetto all'efficientamento nel duplice approccio che è stato fatto nel programma che ho qui. Condividiamo l'opportunità di dare spazio all'edilizia residenziale pubblica. Noi abbiamo parlato espressamente di un piano nazionale nuovo, che non c'è da molti anni, che sostanzialmente sia riferito al binomio edilizia residenziale pubblica-edilizia residenziale sociale, il cosiddetto housing sociale, che effettivamente non ha in maniera considerevole e neanche evidente, con effetti seri, aiutato quella fascia di cittadini che non possono concorrere all'edilizia residenziale pubblica, ma non hanno neanche la possibilità di acquistare un alloggio; quindi un canone che sia compatibile con quelle situazioni di reddito che sono per lo più aggravate, per gli inquilini in fascia di povertà, che sono la grande maggioranza degli inquilini.
  Rispetto agli incentivi e anche all'iniziativa sull'Europa, uno degli elementi che ha portato alla crisi del 110 per cento, alla crisi traumatica, è la capienza fiscale degli Pag. 12utenti; in particolare, tornando ai condomini, degli ex assegnatari che sono diventati proprietari nell'ambito dei condomini misti.
  Noi abbiamo anche fatto degli sforzi, per esempio negli accordi territoriali che la legge n. 431 del 1998 individua come un nostro compito importante, abbiamo cercato di incentivare l'efficienza energetica come elemento di qualificazione dell'immobile. Devo dire con scarsi risultati, perché spesso la definizione dei canoni è ancorata ad altri criteri che sono, secondo noi, secondari.
  Il tema dell'efficienza energetica ci sta molto a cuore e concludo dicendo anche che, su tutto questo, dobbiamo esprimerci in particolare rispetto alle opportunità che avrebbero dovuto essere date agli IACP – così denominati in passato, oggi ALER, ATER e via discorrendo – di svolgere un ruolo primario su questo. Noi abbiamo chiesto una proroga al 2025 del 110 per cento per gli IACP e anche una proroga che riguardasse la possibilità di sconto in fattura e purtroppo questo non è avvenuto. Noi abbiamo lamentato e lamentiamo che vengono a mancare, ed è un settore in cui noi potremmo dare una mano, modalità serie e generalizzate di ascolto dei cittadini che vivono in questi condomini, in questi complessi, degli inquilini e degli assegnatari. Ecco, questo ci sembra un aspetto che voglio sottolineare, nel rispetto anche del vostro ruolo parlamentare, perché a mio avviso se fosse stato fatto all'inizio del 110 per cento, scusate questa dizione riassuntiva, e anche nel PNRR, avremmo avuto delle sorprese a mio avviso positive, perché il disagio che i cittadini esprimono deve in qualche modo emergere in quelle fasi che, ci auguriamo, ci siano anche all'esito di questa vostra iniziativa che ci sembra molto interessante e importante. Potremmo avere delle indicazioni molto serie e precise rispetto a quella che è la finalità e il bisogno dell'utenza, sia essa degli inquilini assegnatari che proprietari utenti. Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il responsabile dell'ufficio legislativo nazionale di SUNIA, Aldo Rossi, per il contributo reso ai nostri lavori e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Legambiente.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti di Legambiente. Ringrazio la dottoressa Eroe, responsabile Energia di Legambiente, per la partecipazione ai nostri lavori e le cedo la parola per lo svolgimento della relazione. Mi raccomando dottoressa di rimanere all'interno dei dieci minuti concordati per l'audizione.

  KATIUSCIA EROE, responsabile Energia di Legambiente. Grazie a voi per questo momento. Riteniamo che parlare di efficienza e avere una politica di efficienza energetica sia uno degli obiettivi fondamentali che questo Paese si deve porre. Con la riduzione dell'aliquota del superbonus e senza la cessione del credito, a parte alcune eccezioni, siamo in una situazione decisamente di stallo rispetto a quelli che sono gli obiettivi che il nostro Paese dovrà raggiungere e a quelli che sono gli strumenti da mettere in campo.
  Rispetto a quelli che potrebbero essere gli impatti ambientali di un sistema incentivante, la prima cosa che pensiamo è che ci sia bisogno innanzitutto di una riforma degli incentivi.
  Noi oggi siamo in un sistema in cui ci sono sedici voci diverse che agiscono in maniera diversa sulle stesse voci di efficientamento: dai cappotti, agli infissi, alle tecnologie per il riscaldamento e tutto questo, se andiamo a vedere anche le differenze tra quello che è stato l'effetto dell'ecobonus e l'effetto del superbonus, mostra effetti decisamente diversi ma decisamente ridotti rispetto a quello che invece può essere un potenziale diverso rispetto a degli strumenti che guardino agli obiettivi prima di tutto climatici. A fianco di quelli climatici poi ci devono essere, dal nostro punto di vista, anche quelli sociali perché le due cose si sposano in maniera importante e vanno assolutamente di pari passo.Pag. 13
  Quindi in questo obiettivo dobbiamo considerare che qualsiasi valutazione noi facciamo oggi rispetto all'ecobonus deve tenere conto che è stato pensato per aiutare chi comunque doveva intervenire all'interno di un condominio piuttosto che di un'altra tipologia di edificio residenziale e che quindi non è stato un incentivo pensato per raggiungere degli obiettivi di risparmio, ma li ha sicuramente portati anche se non è stato pensato principalmente per quello.
  Il superbonus è stato pensato per risollevare il Paese da un momento di difficoltà valorizzando quello che era il settore edile che viveva, e che vive ancora oggi anche con le ultime manovre, una situazione davvero di crisi.
  Quindi questi due strumenti, che possono essere sicuramente importanti in termini di formule di detrazioni, hanno la necessità di essere riformati per dare un maggiore impatto a quello che può essere il sistema incentivante.
  Pensiamo soltanto alle due classi energetiche che vengono anche riproposte nel documento che ci avete mandato rispetto a quelli che sono gli obiettivi. Con una riduzione di due classi energetiche si parla del 40 per cento di riduzione dei consumi. Se io vado a vedere le conseguenze di efficientamento portando un edificio dalla classe G alla classe A, parliamo di una riduzione dei consumi dell'80 per cento. Quindi una riduzione del doppio con una incidenza in termini ambientali decisamente diversi e in termini anche sociali, di dimensioni di bollette e di costi energetici, davvero importanti. A questo però deve essere associata – questo è ciò che noi pensiamo per avere un maggiore impatto – una riforma degli incentivi che guardi agli obiettivi ambientali e sociali, che però tenga a mente alcuni parametri fondamentali. Prima di tutto è che, prendendo l'esempio del 110 per cento, non si può dare la stessa cosa a tutti, nella stessa formula, indipendentemente da quelli che sono i risultati ottenuti.
  Quindi bisogna cercare di incentivare una riqualificazione verso la classe A, sapendo anche bene che per arrivare alla classe A partendo da quello che è lo stato dei nostri edifici bastano poche azioni fondamentali: l'isolamento dell'involucro, quindi il cappotto termico; la modifica del sistema di riscaldamento, quindi l'uscita, l'eliminazione delle caldaie a gas e delle tecnologie a gas, che sono un elemento fondamentale per l'efficientamento e per il raggiungimento di classi energetiche elevate. Oggi questo è possibile perché ci sono il solare termico, le caldaie a pellet, dove possibile ad alta efficienza, le pompe di calore ad alta efficienza con fluidi refrigeranti naturali, che sono un altro elemento da tenere in considerazione rispetto a quelli che sono gli obiettivi climatici. Oggi si possono installare in tantissime realtà e vanno ad integrarsi a quello che è il sistema di riscaldamento esistente, quindi i termosifoni, per dirla in maniera semplice, non verrebbero toccati.
  Gli altri elementi ovviamente sono la produzione da fonti rinnovabili, pannelli solari fotovoltaici e l'integrazione del sistema di riscaldamento a fonti rinnovabili, anche per la produzione di acqua calda sanitaria.
  Questi cinque elementi insieme, che sono anche contenuti nei documenti tecnici che noi abbiamo sull'ecobonus e sul superbonus, portano facilmente la stragrande maggioranza dei nostri edifici dalla classe E, F, G in una classe molto elevata, a partire dalla A. Quindi è necessario un sistema di incentivi che promuova quella classe energetica, anche perché questo vuol dire massimizzare le risorse pubbliche e massimizzare i risultati che io posso ottenere in termini di riduzione dei consumi delle fonti fossili (il settore edilizio consuma più o meno il 50 per cento del gas fossile che noi consumiamo nel nostro sistema Paese, quindi un elemento determinante) e che dall'altra parte porta anche un vantaggio per le famiglie, perché si dà loro uno strumento, di fatto strutturale, che consente importanti risparmi in bolletta. Se poi ci aggiungiamo il tema dell'autoconsumo collettivo, della condivisione dell'energia anche a distanza, gli elementi che si possono portare in termini di efficientamento del patrimonio edilizio sono tantissimi.
  Ultimi due elementi, anche per stare nei tempi: l'accessibilità. Il 45 per cento delle Pag. 14famiglie vive in case unifamiliari indipendenti e in villette e tantissimo del nostro tessuto periferico è fatto da case unifamiliari e case indipendenti. Quindi anche lì, per massimizzare gli impatti ambientali degli incentivi è bene sì concentrarsi sui condomini, dove vivono tantissime famiglie, ma il 45 per cento delle famiglie vive in altre tipologie di abitazioni.
  Questo è un tema importante anche rispetto a come si distribuiscono le quattro milioni di famiglie che vivono in condizioni di povertà energetiche.
  Sul tema dei costi dei materiali è necessaria una politica che sia strutturale e duratura nel tempo. Quello che è accaduto con il superbonus rispetto all'aumento dei prezzi e anche all'incapacità del sistema Paese di rispondere a quella che è stata la richiesta, si è verificato perché tutto si è concentrato in un tempo decisamente limitato. Quindi se questo non avviene e viene fatta e studiata una politica di incentivi che guarda al reddito delle famiglie, ai risultati di quegli interventi, e guarda tutto questo in prospettiva al 2030, al 2035, al 2050, si dà anche la possibilità a condomini e famiglie di programmare un intervento e alle imprese di investire nelle politiche di efficienza energetica dell'Italia. Perché un conto è investire in una nuova linea produttiva per un incentivo che dura due anni, un conto per un'impresa è riuscire a programmare un investimento per rispondere a una domanda in termini di materiali, in termini di pannelli solari, termici e fotovoltaici, in termini di pompe di calore, però con una domanda che arriva a quell'obiettivo, ma ci arriva prolungata nel tempo.
  Gli obiettivi ovviamente devono essere quelli del 2030, importante sarebbe riuscire a elettrificare il settore edilizio entro il 2035; ci sono tutta una serie di obiettivi anche rispetto all'eliminazione delle caldaie dai sistemi incentivanti, alle nuove ristrutturazioni su cui si può intervenire. Però è fondamentale, quando parliamo anche di elettrificazione dei consumi, e chiudo, dare degli strumenti alle famiglie non solo a basso reddito ma anche a medio reddito, perché io posso studiare il miglior sistema incentivante, ma guardate che senza uno strumento come la cessione del credito e un fondo a tasso agevolato garantito dallo Stato che consenta alle famiglie di coprire l'altra percentuale mancante, oggi il patrimonio, il tessuto sociale di questo Paese non è in grado di investire 2.000 euro per farsi due kilowatt di pannelli solari fotovoltaici. Quindi gli strumenti di accesso agli incentivi per le famiglie sono un'altra parte fondamentale, perché altrimenti nessuno accederà a quegli incentivi e non ci sarà nessun impatto in termini ambientali e climatici. Ho chiuso. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei dottoressa Eroe per il contributo reso nostri lavori. Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Confindustria Assoimmobiliare.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Confindustria Assoimmobiliare. Ringrazio Silvia Rovere, presidente, Emanuela Poli, direttore generale, Matteo Callegari, direttore dell'Area Ricerca, per la partecipazione ai nostri lavori e cedo loro la parola per lo svolgimento della relazione.
  Io penso che intervenga la presidente, dottoressa Rovere; mi raccomando presidente, nei tempi canonici di dieci minuti.

  SILVIA ROVERE, presidente di Confindustria Assoimmobiliare. Sarò brevissima e sicuramente nei tempi. Mi consenta però di porgere un saluto a lei presidente e a tutti i colleghi presenti in Commissione.
  Su questo tema sicuramente avrete modo di raccogliere molte informazioni durante queste audizioni, su quella che è stata ad oggi l'efficacia dei vari bonus edilizi. È stato fatto un lavoro importante di mappatura dei risultati in termini di passaggio di classe energetica, anche dalla stessa Camera dei deputati, quindi io vorrei dedicare il poco tempo che ho non tanto a commentare questo. Sappiamo quanto impatto c'è stato sul bilancio pubblico, in particolare dal 110 per cento, cosiddetto superbonus, ma dall'insieme dei Pag. 15bonus edilizi, e quanti immobili, quanti edifici sono stati effettivamente poi impattati positivamente da questa attività. Credo che sia ben chiaro a tutti, e credo sia anche la logica di queste audizioni, che il sistema dei bonus come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi non sia sostenibile per le politiche pubbliche negli anni a venire. Ma la quantità di edifici che dovranno essere necessariamente riqualificati, lo stock del patrimonio italiano pubblico e privato, consta di quasi 15 milioni, di cui 12 sono residenze che, ancora in una larghissima parte, ben superiore al 50 per cento, sono nelle due peggiori classi energetiche, F e G.
  Sappiamo cosa questo significa e non mi riferisco tanto al tema delle direttive che non fanno altro poi che interpretare, salvo i correttivi che possono essere necessari, quello che è un trend naturale, normale, necessario di ammodernamento ed efficientamento sia dal punto di vista dei consumi che dal punto di vista di impatto ambientale dei nostri edifici. Qualunque famiglia l'ha provato sulla propria pelle cosa significa avere degli edifici nelle peggiori classi energetiche quando aumenta il costo dell'energia.
  Fatta questa premessa passo a quelle che sono le nostre proposte. Se il sistema finora non ha funzionato, ripeto nell'ottica costi-benefici, noi riteniamo che il futuro sarà un futuro lungo perché la transizione green degli immobili dovrà durare necessariamente almeno quanto sta durando quella per la transizione delle fonti di produzione energetica, che è iniziata nei primi anni 2000 ed è ancora in corso. Per gli edifici probabilmente non sarà sufficiente un orizzonte di venti, trent'anni. Quindi parliamo di politiche che dovranno essere sostenibili in un periodo medio lungo e che però, necessariamente, devono partire subito. Allora non esiste il provvedimento salvifico; l'insieme delle politiche che noi auspichiamo che il Governo e il Parlamento vorranno portare avanti deve essere necessariamente articolato e dovrà tener conto delle diverse tipologie di proprietari di edifici, perché diversi sono gli strumenti e le esigenze che devono essere tutelate.
  Guardando per esempio il settore residenziale noi sappiamo che, e questo è un fatto sicuramente positivo, larga parte del patrimonio residenziale italiano è in mano alle famiglie; ma questo fa sì che i provvedimenti debbano tener conto necessariamente del diverso impatto che la riqualificazione della propria abitazione ha sulle diverse fasce di reddito. Pertanto noi riteniamo che i provvedimenti, diciamo, più generosi, quelli che quindi sono a fondo perduto e comunque forniscono dei crediti che sono di fatto una modalità di trasferire denaro dal bilancio pubblico alle famiglie, debbano essere riservati a quelle fasce di popolazione che non sarebbero diversamente in grado di affrontare i costi per la riqualificazione delle proprie case.
  C'è poi una parte per fortuna importante delle famiglie che è in una situazione diversa, ossia si rende conto che interventi sulla propria abitazione possono sicuramente essere opportuni, sia per migliorare la prestazione energetica, il comfort, ma anche per incrementare il valore della propria abitazione, però magari non hanno la disponibilità di cassa per affrontare questi interventi.
  Qui più che pensare che lo Stato possa regalare – uso un termine molto diretto – e quindi dare un bonus che sarebbe ingente se moltiplicato per il numero di edifici – noi sappiamo che gli edifici impattati sono meno di mezzo milione di immobili contro appunto uno stock che va fino a quasi 15 milioni –, per tutta questa situazione in cui le famiglie possono in un lungo periodo essere in grado di ammortizzare un investimento ma non hanno la capacità finanziaria, è chiaro che l'idea è di un meccanismo tipo quello che è stato pensato per le imprese, di un fondo di garanzia a fronte del quale il sistema bancario – anche sfruttando la possibilità di utilizzare il meccanismo del mutuo che è già ben conosciuto dalle famiglie e che il sistema bancario è in grado di erogare – renda più semplice l'accesso, molto più basso il costo o addirittura lo annulli (dipende da quello che poi sarà la possibilità per il bilancio pubblico) il che consentirebbe alle famiglie di avere la cassa a disposizione per effettuare interventi e ammortizzarla in un periodo molto lungo o attraverso il risparmio sulle bollette energetiche, se le famiglie continuano a utilizzare l'immobile, o attraverso il maggior valore che realizzano in fase Pag. 16di vendita avendo un'abitazione in classe energetica migliore e quindi riuscendo a ottenere un prezzo più elevato. Quindi un meccanismo come il fondo di garanzia può funzionare per queste tipologie di famiglie.
  Poi ci sono invece tutti gli immobili che non sono di proprietà delle famiglie, ma di soggetti istituzionali, per i quali non è assolutamente necessario avere degli incentivi molto costosi. Noi abbiamo da diverso tempo, almeno negli ultimi due anni, proposto delle modalità che sono ben conosciute all'estero perché su queste tipologie, nelle quali gli investitori istituzionali possono scegliere di investire in Italia o in altri Paesi, dobbiamo essere molto trasparenti nel dire che dobbiamo confrontarci con gli strumenti che gli altri Paesi – anche utilizzando a questi scopi le risorse PNRR, cosa che noi non abbiamo fatto molto – stanno mettendo in campo.
  Sono incentivi molto poco costosi. Noi al Ministero dell'economia e delle finanze abbiamo, per esempio, proposto una norma che consente la detraibilità dell'IVA in acquisto, quindi una compensazione dell'IVA nel tempo, che impatta in maniera veramente marginale sul bilancio pubblico, ma che sarebbe invece molto apprezzata dagli investitori e consentirebbe di perseguire obiettivi molto importanti – incremento dello stock in classe A quindi la migliore prestazione energetica ambientale – perché questi investitori vanno a realizzare il prodotto nuovo.
  Naturalmente non sto parlando di un consumo di suolo, ma prodotto nuovo su situazioni di demolizione delle costruzioni in aree di rigenerazione urbana (quindi edifici esistenti che vengono appunto demoliti e ricostruiti per andare a rispondere ai bisogni abitativi) oppure edifici che già hanno uno scopo residenziale, ma che sono molto vetusti, hanno finito il ciclo di vita. Pensiamo alle nostre periferie degradate o anche a situazioni di edilizia sociale pubblica dove non ha senso intervenire sull'immobile esistente.
  Occorre accettare la sfida complessa ma fattibile, che gli investitori professionali sono in grado di accettare, di creare edifici polmone per consentire alle famiglie di avere abitazioni nuove dove trasferirsi e nel contempo demolire e ricostruire quelle costruite con tecniche superate (negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta) e che oggi non ha nessun senso riqualificare.
  Questo per dire che ci sono strumenti diversi in base alle situazioni, alla tipologia degli immobili e agli interlocutori e occorre avere un mix di politiche che siano in grado di sostenere un'attività molto più efficace, dal punto di vista dei risultati, e molto meno costosa dal punto di vista dell'impatto sul debito pubblico.
  Questo è possibile, non è semplice, non esiste la bacchetta magica o la misura salvifica, ma io penso che un Parlamento che ha di fronte diversi anni per operare debba veramente mettersi nella strada di approvare misure che siano costituite per uno scopo unitario e che abbiano tutte quelle articolazioni per rispondere alla complessità di un mercato – quello immobiliare – che vede oggi attori diversi e soggetti diversi che non possono essere trattati tutti nello stesso modo.
  Questa è la mia disamina, dopodiché queste proposte nel dettaglio le presentiamo, come è nostra abitudine, con una nota che vi faremo avere immediatamente.
  Poi rimarremo a disposizione perché ci rendiamo conto della complessità del tema e siamo disponibili, come associazione confindustriale, a confrontarci in tutti i luoghi delle istituzioni per entrare nel dettaglio e studiare queste proposte anche in ottica di comparazione con altre giurisdizioni dove peraltro alcune di queste proposte hanno già avuto effetti molto positivi.

  PRESIDENTE. Grazie molte presidente Rovere. Ringrazio lei e i rappresentanti di Confindustria Assoimmobiliare per il contributo reso nostri lavori e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato 4), e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.55.

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ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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ALLEGATO 3

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ALLEGATO 4

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