XIX Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 2 maggio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPATTO AMBIENTALE DEGLI INCENTIVI IN MATERIA EDILIZIA

Audizione, in videoconferenza, del professor Stefano Corgnati, Vice Rettore per le politiche interne del Politecnico di Torino.
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 
Corgnati Stefano , Vice Rettore per le politiche interne del Politecnico di Torino ... 3 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 

Audizione di rappresentanti di Autonomie Locali Italiane (ALI):
Rotelli Mauro , Presidente ... 5  ... 7 
Paglia Alessandro , Direttore ufficio progetti di Autonomie Locali Italiane (ALI) ... 7 
Rotelli Mauro , Presidente ... 7 

Audizione di Edoardo Zanchini, direttore dell'Ufficio Clima del Comune di Roma:
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 
Zanchini Edoardo , direttore dell'Ufficio clima del Comune di Roma ... 8 
Rotelli Mauro , Presidente ... 11 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali (FIAIP):
Rotelli Mauro , Presidente ... 11 
Baccarini Gian Battista , presidente della Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali (FIAIP) ... 11 
Rotelli Mauro , Presidente ... 14 

Allegato 1: Documentazione depositata dal professor Stefano Corgnati, Vice Rettore per le politiche interne del Politecnico di Torino ... 15 

Allegato 2: Documentazione depositata da Edoardo Zanchini, direttore dell'Ufficio Clima del Comune di Roma ... 21 

Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti della Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali (FIAIP) ... 32

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MAURO ROTELLI

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del professor Stefano Corgnati, Vice Rettore per le politiche interne del Politecnico di Torino.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del professor Stefano Corgnati, Vice Rettore per le politiche interne del Politecnico di Torino. Ringrazio il professor Stefano Corgnati per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  STEFANO CORGNATI, Vice Rettore per le politiche interne del Politecnico di Torino. Grazie a voi. Faccio prima un'introduzione di contesto. Tutte le attività che si sono svolte all'interno della logica del superbonus e del bonus casa andavano a toccare, di fatto, l'interpretazione generale delle azioni di efficientamento energetico, toccando quello che è, dal punto di vista del sistema Paese, il tema primario, ovvero la riduzione della domanda di energia attraverso, in primis, azioni sull'involucro edilizio. Una volta ridotta la domanda di energia, il passaggio successivo è l'incremento dell'efficienza energetica. Fatto questo, quindi ridotta la quantità totale di energia, c'è l'integrazione con le fonti di energia rinnovabili.
  Ci troviamo oggi a inquadrare questa azione con riferimento alla nuova Energy performance of buildings directive, che come sapete è stata emanata a marzo del 2023, che pone due questioni nuove, da porre secondo me all'attenzione della Commissione. La prima è l'introduzione di questo concetto nuovo per le nuove costruzioni di zero emission buildings, che sposta in qualche modo l'attenzione tra il tema della zero energy building a quella delle zero emission. L'altro è invece quello delle famose necessità di andare a spostare le prestazioni minime degli edifici esistenti dalle classi energetiche attuali ad una classe energetica limite minima che, al 2033, è la classe energetica D. Tutto questo insieme all'input legato al fatto che si spostino i sistemi energetici a bordo edificio da un concetto di approvvigionamento da fonti rinnovabili a una loro non possibilità di erogazione di energia all'interno dell'edificio al 2035, il che vuol dire guidare la transizione verso i polyelectric building. Dal punto di vista della riduzione della domanda energetica, l'impostazione data dal superbonus e dai bonus casa era in qualche modo coerente con questo dettame, perché di fatto tra gli interventi che erano cosiddetti trainanti si aveva prima di tutto un focus sul miglioramento della prestazione energetica dell'involucro edilizio (di fatto la riduzione della trasmittanza termica). Da questo punto di vista, se devo fare una nota, riporto la necessità – soprattutto con l'evoluzione di sistemi che portano a un miglioramento della prestazione energetica – di portare all'attenzione anche l'introduzione di sistemi di ventilazione meccanica controllata.Pag. 4
  Per quanto riguarda la parte relativa al miglioramento nell'efficienza dei sistemi impiantistici, porto in evidenza alla Commissione un altro tema, ovvero che lo spostamento verso edifici sempre più elettrificati porta, dal punto di vista della disponibilità tecnologica attuale, ad una forte concentrazione di interesse su tutti i sistemi a pompa di calore e pompa di calore reversibile – e queste, come è noto, dal punto di vista tecnico hanno efficienze oggi tanto più grandi quanto più è ridotto il salto termico che a loro viene affidato – quindi l'accoppiamento con sistemi impiantistici che abbiano terminali a bassa temperatura o temperatura prossima a quella dell'ambiente (di fatto quelli che oggi sono disponibili sul mercato e sono quindi sistemi radianti, pannelli radianti) anche se oggi lo spostamento di tutta la normativa sugli ex gas sta aprendo a delle pompe di calore con prestazioni anche migliori rispetto a quelle tradizionali con salti termici superiori.
  Infine c'è il tema che oggi è oggetto di forte dibattito sulla parte di produzione che va ad integrare il tema dell'integrazione per le fonti rinnovabili, ovvero lo spostamento dell'autoproduzione da edifici individuali fino a edifici che ragionano su scala di distretto urbano attraverso le comunità energetiche che ritengo essere per il sistema Paese un tema di primario interesse.
  Chiudo, per poi lasciare tempo alle domande, aprendo un tema legato ai numeri e agli effetti. È evidente che l'effetto dal punto di vista energetico ambientale di tutte queste misure è fondamentale, perché di fatto già il superbonus stesso prevede il salto almeno di due classi, il che voleva dire ottenere la riduzione dei fabbisogni energetici che erano nell'ordine almeno di 50/70 chilowattora al metro quadro, con le conseguenti riduzioni da parte degli impatti ambientali in termini di CO2. Il tema che invece è da portare è un tema legato in qualche modo ai numeri di cui stiamo parlando.
  Io ritengo che l'intervento significativo fatto da tutti i bonus casa abbia portato a risultati evidenti in termini di riqualificazione del patrimonio esistente, ma il patrimonio esistente italiano, che sappiamo essere superiore a 12 milioni di edifici – e parlo solo del patrimonio residenziale – si pone a fronte di un'azione fatta negli anni di implementazione di queste strategie, in particolare quelle del superbonus che ha avuto il maggior effetto, secondo me, sulla parte della riduzione della domanda energetica, che ha coperto circa il 3,5 per cento del patrimonio edilizio.
  Conseguentemente esiste un tema di base che è quello della tempistica di implementazione di queste politiche europee, cui ovviamente io credo (ho anche lavorato molto a livello di Commissione europea, sono stato il presidente della Federazione europea per il condizionamento dell'aria). Abbiamo fatto dieci anni nel board proprio in aiuto alla parte di sviluppo delle direttive comunitarie.
  C'è invece sicuramente, per l'Italia, un tema di numeri perché l'85 per cento del patrimonio edilizio italiano è antecedente al 1991. Vi è quindi la necessità di implementazione di strategie fino a questa famosa classe D ed è necessario ben valutare quello che è l'impatto anche sul mercato edilizio, avendo il superbonus coinvolto il comparto edilizio e impiantistico in modo significativo, portando alla luce quelle che sono le potenzialità di dispiegare le proprie forze per portare a casa delle politiche.
  Quindi mi permetto di far rilevare alla Commissione una grande attenzione sulle tempistiche attuative, perché se immaginiamo che la dead line sia il 2033 questa, rispetto all'esperienza fatta, deve essere naturalmente ben negoziata, fermo restando il valore di un'iniziativa importante che è quella di far transitare tutto il patrimonio edilizio ad un valore minimo e ad una minima prestazione energetica.
  Quindi sintetizzo, ci sono tre temi. Uno è il tema dell'attenzione verso questo spostamento forte agli all-electric buildings, poi il tema delle comunità energetiche e infine il tema della riduzione della domanda energetica e la commisurazione dell'intervento rispetto ai possibili tempi di attuazione, considerando che ogni Stato membro ha le proprie caratteristiche, e l'Italia ha delle caratteristiche e delle necessitàPag. 5 di riqualificazione del patrimonio edilizio che vanno ovviamente trattate in modo puntuale.

  PRESIDENTE. Ringrazio il professor Corgnati per il contributo reso ai nostri lavori e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione. Grazie professore.

Audizione di rappresentanti di Autonomie Locali Italiane (ALI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti di Autonomie Locali Italiane (ALI). Ringrazio Alessandro Paglia, Direttore ufficio progetti di Autonomie Locali Italiane (ALI), per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  Grazie a tutti per l'opportunità. Eviterò di ripercorrere tutti i dati e le considerazioni generali rispetto agli effetti economici e di riduzione delle emissioni perché sono noti e saranno in larga parte trattati da altri soggetti auditi ben più qualificati per fornire una visione d'insieme su un tema tanto ampio.
  Quello che mi interessa in questa sede però è fornire degli approfondimenti rispetto ad alcuni temi specifici che riguardano da vicino la base associativa che rappresentiamo, gli enti pubblici territoriali.
  Partiamo dagli interventi sugli edifici pubblici e di edilizia residenziale pubblica. La disposizione, all'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, prevede che possano accedere all'incentivo i condomini, le persone fisiche proprietarie di edifici, gli istituti autonomi delle case popolari, le cooperative di abitazione a proprietà indivisa, le ONLUS e le altre associazioni senza scopo di lucro, organizzazioni di volontariato, associazioni e società sportive dilettantistiche. Dalla lettura della norma ci si accorge quindi di come lo spazio per l'accesso all'incentivo da parte degli enti locali sia molto ridotto. L'unica possibilità sembra, infatti, riguardare il caso di partecipazione a un condominio. Si è dibattuto sulla possibilità di accesso alla misura anche dei soggetti esenti da imposte sui redditi, come i comuni e gli altri enti territoriali; su questo punto però l'Agenzia delle Entrate ha fornito un'interpretazione restrittiva, negando la possibilità di usufruire del bonus, anche sotto forma di cessione del credito o sconto in fattura, per gli enti che non producono redditi imponibili ai fini IRES.
  Sembra quindi che tale possibilità sia preclusa non solo per il superbonus ma anche per gli altri incentivi come ad esempio ecobonus, sismabonus di cui al decreto-legge n. 63 del 2013, bonus facciate di cui alla legge n. 160 del 2019.
  Gli enti pubblici però possono prendere in considerazione altri strumenti previsti dalla normativa sull'efficienza con meccanismi di incentivo o finanziamento a fondo perduto pensati anche per gli enti locali e le pubbliche amministrazioni in generale. Precisiamo tuttavia che gli istituti autonomi case popolari oltre che, come già accennato, alcuni enti non commerciali, ONLUS, associazioni e organizzazioni di volontariato costituiti o partecipati da enti pubblici, possono invece accedere all'incentivo del superbonus e altri incentivi basati su detrazioni d'imposta. Questa impostazione restrittiva ha ridotto, purtroppo in modo determinante, la possibilità degli enti pubblici di utilizzare questo strumento per la riqualificazione del proprio patrimonio immobiliare.
  Un discorso diverso naturalmente vale per l'edilizia residenziale pubblica, per cui invece l'intervento era ammesso. Sulla base dei dati rilasciati da Enea, a marzo 2022 erano stati avviati più di 122 mila cantieri sull'edilizia residenziale pubblica, con un investimento pari a 21,4 miliardi di euro. Solo per citare alcuni esempi, l'Agenzia Territoriale per la casa, ATC, di Torino ha aperto a ottobre 2020 il primo avviso per le imprese per svolgere i lavori su 470 condomini per un totale di 13 mila appartamenti su circa 30 mila gestiti. L'ALER di Milano, Azienda per l'edilizia residenziale pubblica, punta invece a migliorare l'efficienza energetica di circa un sesto degli alloggi che gestisce, 10.250 su oltre 58 mila. Pag. 6D'altronde il patrimonio di edilizia residenziale pubblica è spesso vetusto.
  Secondo i dati di Federcasa, l'ente che rappresenta 80 soggetti pubblici, oltre la metà del patrimonio residenziale gestito, circa 400 mila alloggi è classificato a elevato consumo energetico - classi E, F e G - e le famiglie che vi abitano impegnano più del 10 per cento del loro reddito in questi consumi. Emerge quindi in modo netto un tema di ricaduta sociale di tali misure.
  Occorre rilevare che, in virtù delle modifiche apportate dal decreto-legge n. 59 del 2021, si prevede che per gli interventi effettuati dagli istituti autonomi case popolari, per i quali alla data del 30 giugno 2023 siano effettuati i lavori per almeno il 60 per cento dell'investimento complessivo, l'incentivo spetta anche per le spese sostenute fino alla data del 31 dicembre 2023. Una piccola deroga che aiuta in parte a portare a termine interventi già avviati e a non creare i cosiddetti esodati del superbonus in strati di popolazione già svantaggiata e con fasce di reddito molto basse.
  Vorrei qui ricordare la definizione di povertà energetica, ovvero una situazione nella quale una famiglia o un individuo non raggiunge un adeguato livello di servizi energetici essenziali a causa di una combinazione di basso reddito, spesa per energia elevata e bassa efficienza energetica nelle proprie case. È evidente quindi che le famiglie che risiedono in edifici di edilizia sociale sono particolarmente esposte a questa condizione e sono quelle che hanno pagato in misura maggiore i rincari energetici dell'ultimo anno.
  Un altro tema correlato, che mi interessa velocemente sollevare, riguarda l'attuazione dell'articolo 5 della legge n. 10 del 1991 che istituisce i PEC, i piani energetici comunali, per i comuni con popolazione superiore ai 50 mila abitanti. Il PEC è uno strumento pianificatorio che si affianca al piano regolatore generale e che comporta la misura dei consumi di energia delle città, l'analisi di questi dati, l'individuazione degli interventi di risparmio di combustibili tradizionali e la promozione dell'utilizzo delle fonti rinnovabili. Tale strumento purtroppo è ancora in larga parte inattuato e, alla luce degli obiettivi 2030, appare molto attuale e andrebbe recuperato, a nostro parere, per fornirgli piena operatività naturalmente affiancando i comuni e fornendo gli strumenti (soprattutto finanziari e di semplificazione normativa) che gli consentano di dare forma e sostanza a tali piani.
  D'altronde l'orientamento del contesto europeo è molto chiaro, nella nuova direttiva «case green» interroga tutti noi sulla necessità di accompagnare la riqualificazione del patrimonio immobiliare. In Italia, infatti, sono presenti oltre 12 milioni di edifici e 31 milioni di abitazioni. Il 15 per cento degli edifici è stato realizzato prima del 1918 e circa il 65 per cento è stato costruito precedentemente alla legge che nel 1976 introduceva i criteri per il risparmio energetico. In questo contesto siamo partiti avvantaggiati rispetto ad altri Paesi poiché siamo stati uno dei primi in Europa che con il superbonus ha introdotto un forte meccanismo fiscale incentivante. Purtroppo le ultime rimodulazioni ne hanno limitato l'operatività e rischiamo di perdere il vantaggio acquisito.
  Naturalmente siamo perfettamente coscienti che una premialità così elevata abbia creato alcune distorsioni che vanno corrette, certo, ma crediamo anche nella necessità di un forte investimento nella direzione dell'efficientamento. D'altronde è nostro primo interesse in qualità di Paese manifatturiero e trasformatore, con una carenza storica di materie prime, lavorare nella direzione dell'efficientamento, a maggior ragione se consideriamo le vicende di carattere internazionale e l'importanza geopolitica di ridurre i fattori di dipendenza esterna.
  D'altronde l'aumento delle materie prime e dei costi energetici è un fattore che rischia di creare anche diversi problemi collaterali, ne cito solamente uno: assistiamo ormai da molti mesi a gare d'appalto che vanno deserte per le opere pubbliche finanziate dal PNRR. In una prima fase si attribuiva la responsabilità di questo fenomeno al fatto che le imprese preferivano lavorare sui cantieri legati al superbonus, poiché in grado di garantire margini migliori.Pag. 7 Tuttavia, considerato lo stato dell'arte e il blocco attuale, le imprese continuano a non rispondere. Ad oggi abbiamo dati che ci indicano che oltre 500 gare, negli ultimi sette mesi, sono andate deserte a livello nazionale. Questo è dovuto in gran parte al calo dei materiali, che rende antieconomico per l'impresa operare, ma abbiamo sempre più evidenze che l'aumento dei prezzi delle materie prime non sia un fattore endogeno, legato al superbonus, ma dipenda in larga parte da elementi esogeni legati a tensioni geopolitiche e a una generale riorganizzazione e riorientamento delle catene del valore a livello globale.
  Mi rendo conto che sono elementi che possono apparire slegati, ma in realtà insistono tutti su un'unica necessità che è quella di agevolare la vita degli enti locali e di chi si dedica all'interesse generale. So che è retorica, ma i comuni sono l'istituzione più vicina ai cittadini, ne interpretano per primi gli umori e sono quelli che tentano di fornire risposte disegnando politiche. Lo sviluppo locale passa in gran parte dalla capacità degli enti territoriali di indirizzare gli investimenti sia pubblici che privati. I sindaci purtroppo sono falcidiati da burocrazia, scarsità cronica di risorse, organici sottodimensionati che si accompagnano alla costante crescita di oneri e responsabilità. Gli enti territoriali chiedono solamente di avere strumenti e mezzi adeguati a operare nel pieno delle loro possibilità.
  La riqualificazione degli edifici si traduce in riqualificazione urbana, che è un caposaldo dell'azione amministrativa, poiché riduce il disagio economico delle famiglie, aumenta il benessere, la qualità di vita, riduce i fenomeni di emarginazione e degrado, abbassa i livelli di criminalità, aumenta a livelli di sicurezza antisismica, senza citare tutti i benefici di carattere ambientale in termini di riduzione delle emissioni e di riduzione della dipendenza energetica estera, o la creazione di posti di lavoro.
  Per concludere, questo è il nostro messaggio, molto breve in questa sede, onorevoli deputate e deputati, è proprio questo: le norme generano impatti diretti e indiretti su più livelli, quindi chiediamo di fare una valutazione attenta di costi e benefici per lo Stato e di non limitarci solamente a un approccio puramente contabilistico che, seppur utile a liberare risorse nell'immediato, rischia invece di impegnarne molte di più per il futuro, per far fronte a effetti di un mancato intervento. Grazie a tutti per l'attenzione, rimaniamo a disposizione per eventuali domande o approfondimenti.

  PRESIDENTE. Sì, grazie direttore. Vediamo se ci sono dei colleghi che intendono intervenire per formulare osservazioni, altrimenti ci terrei io a fare un passaggio. Abbiamo presentato, alcune settimane fa, un rapporto fatto dal Servizio studi della Camera in collaborazione con il Cresme nel quale abbiamo esplicitato tutta la serie di lavori che si stanno facendo – PNRR, opere strategiche, PNC – e all'interno di questo studio non risultava questa percentuale così alta di lavori che vengono rifiutati. Tutt'altro, sembrava che si fosse in linea con il dato storico. Siccome lei invece ci ha portato un contributo differente, quella che voglio fare non è neanche una domanda, vorrei fare in modo che il nostro Servizio studi si metta in contatto con voi per verificare questo dato che invece a noi non risulta.
  C'è una mancata partecipazione a una serie di gare, gare che vanno deserte, cosa di cui abbiamo sentito parlare molto, ma assolutamente in linea con quelle che sono le percentuali storiche di queste gare andate deserte. Non so se stiamo parlando della stessa platea di gare oppure no, però mi ricordo che questo era uno dei dati emersi dallo studio.

  ALESSANDRO PAGLIA, Direttore ufficio progetti di Autonomie Locali Italiane (ALI). Adesso non ho sottomano i dati per cui non saprei darle una risposta precisa. Occorre capire a che tipologie di gara ci riferiamo, se solamente per opere pubbliche, se includono anche i servizi. Ci sono anche i servizi da tenere in considerazione, insomma. Però volentieri, approfondiamo questo tema.

  PRESIDENTE. Lei non ha citato la fonte, invece noi abbiamo questo studio che riguardaPag. 8 PNC, PNRR e opere strategiche. Erano queste e lei capisce che muovono un pezzo molto importante di tutto il progetto. Quindi magari lo verifichiamo.
  Ringrazio il direttore Alessandro Paglia per il contributo reso ai nostri lavori e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di Edoardo Zanchini, direttore dell'Ufficio Clima del Comune di Roma.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Edoardo Zanchini, direttore dell'Ufficio Clima del Comune di Roma. Ringrazio il direttore Edoardo Zanchini per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  EDOARDO ZANCHINI, direttore dell'Ufficio clima del Comune di Roma. Buongiorno. Grazie per l'opportunità di raccontare, di interloquire su questa importante indagine conoscitiva.
  Io ho mandato questa mattina il breve intervento e anche, in allegato, una proposta che abbiamo presentato al Ministro Pichetto Fratin in materia di revisione del conto termico per la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico. Io credo che Roma sia interessante rispetto al lavoro che state facendo soprattutto per, da un lato, l'impegno che sta mettendo nel tentativo di accelerare la decarbonizzazione (siamo stati selezionati tra 300 città europee, di cui 9 italiane, che proveranno ad anticipare al 2030 questo obiettivo) e poi per la dimensione del patrimonio edilizio. A Roma ci sono oltre 170 mila edifici. Solo il comune di Roma gestisce 1.200 scuole (300 da parte della città metropolitana), un patrimonio edilizio residenziale in sede pubblica di oltre 25.000 alloggi direttamente e 46.000 da parte della regione, per cui è un po' un laboratorio rispetto ai ragionamenti che ovviamente bisogna fare in questa direzione.
  In più, nelle città larga parte delle emissioni viene proprio dall'edilizia. Nell'ultimo monitoraggio che abbiamo fatto oltre il 53 per cento delle emissioni viene dagli edifici nei diversi fabbisogni tra termico, elettrico, eccetera.
  Cosa importante in questo momento, dal nostro punto di vista, è mettere l'attenzione rispetto al tema degli incentivi. Sono quattro punti, a nostro avviso fondamentali, per costruire uno scenario di certezze rispetto agli investimenti dei prossimi anni.
  Il primo ovviamente riguarda il patrimonio più grande, quello di edilizia residenziale e privata. Poi ovviamente ci sono il commerciale, il direzionale, i servizi eccetera. Però è il residenziale senza dubbio quello su cui mettere la maggiore attenzione, anche per la fase di incertezza che si è aperta da un lato con la riduzione incentivi del superbonus e dall'altro la cancellazione della cessione del credito.
  Noi crediamo che il nostro Paese abbia tutto l'interesse a costruire uno scenario di programmazione degli interventi, un po' come previsto anche dalla revisione della direttiva EPBD, sull'efficienza energetica degli edifici, in modo da far capire al settore edilizio la strada da prendere. A nostro avviso bisognerebbe rimettere ordine rispetto all'articolatissimo quadro di incentivi, prendendo alcune decisioni per fare chiarezza. Per prima cosa fissare in qualche modo un'aliquota, quella più bassa, per l'«ordinario»; oggi è tutto confuso tra 36, 50, 65. Bisogna fissare quello che sostanzialmente non ha neanche un obiettivo energetico, ma di emersione del nero anche perché, se uno si ricorda, negli anni '90 nacque così la detrazione fiscale, l'obiettivo era l'emersione del nero. Allora occorre fissare un'aliquota ordinaria, la minima, quella che ti aiuta a evitare appunto il lavoro nero che in edilizia è ancora molto presente nel nostro Paese. Poi invece, per le aliquote in qualche modo migliorative, prevedere un chiaro rapporto con il miglioramento energetico; a nostro avviso oggi bisognerebbe introdurre un'aliquota al 65 per cento per gli interventi che migliorano ad esempio di due classi energetiche gli immobili, in modo che si possa distinguere tra chi fa una ristrutturazione ordinaria senza obiettivi energetici e chi invece la fa con obiettivi energetici, con questo minimo Pag. 9di classe energetica che ormai è noto grazie al superbonus.
  Poi ci vorrebbe un'aliquota invece, che noi ipotizziamo all'80 per cento, per gli immobili nei quali si raggiunge un parametro Nzeb cioè Nearly zero energy building, il nuovo parametro fissato dalla Commissione europea e attualmente in vigore per tutto quello che è nuovo.
  In questo modo che succede? Si dà una spinta all'attenzione al risparmio energetico. Noi pensiamo che sia anche giusto avere una copertura non integrale negli interventi privati, in fondo il superbonus, il pagare tutto, è stato veramente un'eccezione mondiale anche perché, se si arriva con una condizione Nzeb o con i miglioramenti di due classi energetiche, si arriva a un miglioramento enorme rispetto ai consumi; la riduzione del costo di gestione è enorme.
  Quindi così si farebbe in qualche modo trasparenza, si incentiverebbe questa prospettiva e si permetterebbe appunto di avere chiarezza della prospettiva. Noi pensiamo che questa aliquota al 65 o all'80 debba valere, magari per un periodo di due anni, anche per la sostituzione di impianti a gas con pompe di calore. Questo perché oggi gli impianti a gas sono a Roma e nelle grandi città, insieme ovviamente alla mobilità, il principale fattore di inquinamento locale, quindi si permetterebbe di avere una risposta doppia.
  Secondo punto, lotta alla povertà energetica. Dove sta il problema, credo segnalato anche da altri? Che, con la cancellazione della cessione del credito, rimangono fuori circa 7 milioni di persone che sono gli incapienti, cioè coloro che sono sotto la no tax area. Loro non possono accedere appunto alla detrazione, bisogna trovare un meccanismo per aiutare queste persone. È chiaro che non si può tornare indietro, perché appunto quello che è successo con il 110 ha creato una situazione difficilmente governabile, su cui il Governo sta recuperando anche rispetto a tutto il castello di carte, di crediti costruito in questi due anni. Però il tema va in qualche modo affrontato. Quello che noi pensiamo sia necessario fare, in particolare in una città come Roma che ha un problema rilevante di persone in condizioni di povertà energetica come viene declinata in questo caso, è quello da un lato di istituire la possibilità di accedere alla cessione del credito, ma solo per gli incapienti, e dall'altro istituire un fondo di garanzia per l'accesso al credito a tassi agevolati.
  Negli altri Paesi europei gli incentivi a fondo perduto da parte dello Stato sono molto minori che in Italia. Non c'è nessun Paese al mondo che ha dato non solo il 110, ma neanche l'80 o il 65. Il sistema italiano è un po' complesso, perché appunto è costruito su detrazioni fiscali in più anni. Negli altri Paesi la detrazione è più bassa, ma se una famiglia va a chiedere un prestito in banca può accedere a tutto il prestito, che restituisce in dieci anni a tasso agevolato. Questo fondo di garanzia è fondamentale perché in questo modo si rende possibile appunto mettere in moto delle imprese e delle ESCo, che prendono un condominio e fanno l'intera operazione di qualificazione, avendo i soldi per partire, perché sono un prestito iniziale, più in alcuni casi la detrazione e in alcuni casi appunto la cessione del credito, ma solo per alcune categorie e in questo modo si riuscirebbero a creare le condizioni per interventi anche ambiziosi da un punto di vista energetico.
  Un esempio: se io raggiungo un salto di tre classi o un NZEB, io ho un 30/40 per cento, se non un 50, di risparmio rispetto a quanto spendevo all'anno. Poi ho l'accesso al credito, per cui le persone non hanno il problema di tirar fuori risorse; con queste condizioni, se prendo la gestione calore per l'appunto per dieci anni, l'operazione la tengo in piedi. Questo dicono le imprese.
  Ricapitolando, una limitata cessione del credito, il fondo di garanzia (lo Stato dovrebbe ovviamente solo mettere la garanzia e coprire la quota appunto del tasso di interesse) e poi questa revisione delle detrazioni.
  La gestione del calore vuol dire questo, faccio un esempio col comune di Roma: noi paghiamo una bolletta del gas, cioè della gestione del riscaldamento; se qualcuno prende la gestione del calore, cioè quella Pag. 10che oggi è tutta a gas, trasforma l'edificio con il solare e la pompa di calore, il risparmio è enorme, nel senso che veramente si riduce la bolletta anche al 30 per cento. Quindi, invece di pagare noi quell'investimento, sostanzialmente viene ripagato con la gestione in dieci anni, cioè quel 70 per cento che anno dopo anno l'impresa si riprende.
  Questo meccanismo virtuoso, ad esempio nel comune di Roma, sta funzionando molto bene per le scuole. Funziona meno bene ovviamente nel privato, perché in questi anni c'era un sistema che funzionava in un altro modo, ma crediamo che sia la chiave per mettere in moto una gestione che crea una nuova imprenditoria di gestione degli immobili privati.
  Quindi priorità numero uno, l'edilizia privata e revisione degli incentivi come ho detto, poi lotta alla povertà energetica, e terzo punto il patrimonio edilizio pubblico, dove ci sono dei margini di risparmio enormi che possono tornare sia per le regioni, che gestiscono come è noto gli ospedali e una parte del patrimonio, che per i comuni, che gestiscono le scuole oltre agli uffici, da una riduzione di questo tipo anche come spesa ordinaria. Qui noi pensiamo che ci siano dei margini molto importanti.
  Come comune di Roma noi pensiamo che la direttiva europea che fissa dei parametri minimi appunto, la classe E al 2026 e la classe D al 2030, sia raggiungibile nel comune di Roma se sarà possibile portare avanti alcune innovazioni. In particolare ho allegato quella che è la nostra proposta, che facciamo insieme alle altre otto città selezionate dalla Commissione e che abbiamo presentato al ministro Pichetto Fratin, che sostanzialmente punta a una revisione del conto termico.
  Il conto termico è lo strumento che oggi incentiva la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico ed è sostanzialmente un incentivo a fondo perduto che arriva al 65 per cento.
  Perché è utile lavorare sul conto termico ed è in qualche modo la strada migliore? Primo perché oramai è uno strumento che funziona, diffuso, gestito dal GSE per cui non bisogna inventarsi nulla. Secondo perché il conto termico è finanziato dalle tariffe del gas, il che vuol dire che il Governo non deve finanziare o stanziare nuove risorse, già sono previste queste risorse attraverso appunto il meccanismo delle tariffe del gas. Terza ragione, il conto termico prevede 900 milioni di euro l'anno di incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio privato e pubblico. Mentre il privato in questi anni si è sempre andato riducendo come prelievo, malgrado abbia 700 milioni di tetto, quello pubblico, che ha 200 milioni di tetto, in realtà sta crescendo e ora stiamo raggiungendo il tetto. Per cui la proposta che facciamo è dividere a metà questa torta di 900 milioni; per il privato sarebbe comunque tanto, per il pubblico permetterebbe di dare capienza a nuovi interventi e siccome questa previsione è annuale, permetterebbe di programmare gli interventi. Esempio noi non dobbiamo più ragionare, come per il PNRR, in un'ottica per cui passa un treno di riqualificazione, di investimenti e se non lo prendi è finita per sempre. Noi abbiamo degli interventi che possiamo programmare tra tre, quattro anni, perché non siamo neanche in grado di fare tutto assieme. Noi abbiamo 1.200 scuole, gli interventi dobbiamo programmarli in dieci anni altrimenti non abbiamo neanche le imprese disponibili a farli. Stessa cosa vale per tutti i comuni e anche per le regioni. A Roma ci sono decine e decine di ospedali che vanno riqualificati e anche in questo caso c'è una programmazione di medio termine che va fatta. Dunque con questo intervento, che non prevede appunto nuove risorse, si può appunto mettere a sistema una programmazione degli interventi che noi crediamo sia particolarmente di interesse generale, e lo trovate nel documento che deposito.
  Ultimo punto, e su questo chiudo: qual è uno dei paradossi di quanto fatto negli ultimi vent'anni? Che per esempio in una città come Roma, ma vale per tutte le città italiane, noi non abbiamo la più pallida idea degli edifici sui quali si è intervenuti, di quali risultati abbiano raggiunto. Oggi l'ENEA ci dice appunto che a Roma ci sono stati 5.000 interventi col superbonus, di cui 1.000 sui condomini, ma noi non sappiamo Pag. 11su quali si è intervenuti, se si è intervenuti su un condominio o su edifici su cui già si era intervenuti magari con le detrazioni del 65 per cento o del 36; magari è la terza o la quarta volta che si interviene su questi edifici e, non sappiamo, per esempio, quali risultati hanno raggiunto. Allora siccome l'obiettivo di interesse generale è quello di ridurre i consumi energetici per ridurre la bolletta delle famiglie, come del pubblico, e allo stesso tempo ridurre le emissioni di gas serra, bisognerebbe avere una banca dati, che oggi è facilmente costruibile grazie alla digitalizzazione, che permetta di avere appunto contezza degli interventi, di dove sono stati fatti, dei risultati raggiunti, anche per capire se questi soldi sono stati investiti bene. Per esempio col superbonus questa analisi andrà fatta. Cioè capire se appunto valeva la pena fare quegli interventi che fanno fare un salto di due classi e che magari sono costati milioni e milioni di euro, o per esempio sono più i vantaggi ottenuti con alcuni interventi che si stanno realizzando a Roma, o realizzati a Roma, in cui invece si fa tutto – si è fatto il cappotto termico, più le pompe di calore, l'elettrificazione, l'eliminazione del gas – che invece sono virtuosi perché permettono di azzerare le emissioni e l'inquinamento locale. Quindi questo tipo di analisi da mettere in capo ad ENEA, che ha sempre fatto questo lavoro in questi anni, credo che vada prevista e che vada anche finanziata, perché la digitalizzazione di tutti questi dati è quanto mai urgente, ma è un lavoro che ad oggi non è previsto e quindi credo vada sottolineata l'urgenza di mettere mano a questa banca dati del patrimonio edilizio pubblico. Mi fermo qui. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie al direttore dell'Ufficio Clima per l'interessantissima audizione. Devo dire che questo aspetto di tenere sotto controllo la capitale è interessante come se fosse un caso di studio rispetto a quello che potrebbe essere lo sviluppo delle politiche a livello nazionale.
  Ringrazio il dottor Zanchini per il contributo reso ai nostri lavori e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti della Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali (FIAIP).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti della Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali (FIAIP). Ringrazio Gian Battista Baccarini, presidente della Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali, e l'avvocato Raffaella Frigieri, responsabile dell'Ufficio legislativo, per la partecipazione ai nostri lavori e cedo loro la parola per lo svolgimento della relazione.

  GIAN BATTISTA BACCARINI, presidente della Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali (FIAIP). Buongiorno. Buongiorno Presidente Rotelli, buongiorno a tutti gli onorevoli componenti della Commissione e grazie innanzitutto dell'opportunità.
  Voi sapete che rappresentiamo il settore dell'intermediazione immobiliare e quindi le realtà legate al mondo delle agenzie immobiliari, quindi tocchiamo con mano quelle che sono le necessità e le esigenze da parte della collettività, dei cittadini, anche e soprattutto in relazione all'utilità dei bonus fiscali e del superbonus. Possiamo confermarvi che gli incentivi fiscali edilizi e in particolare il superbonus, senza ombra di dubbio in questi anni hanno contribuito, fin dalla loro introduzione, in maniera decisiva alla dinamicità del mercato immobiliare.
  Vi do dei dati, giusto per rendervi conto: nel 2021 e nel 2022, che sono i due anni nei quali concretamente il superbonus è entrato in campo – perché è vero che il decreto rilancio l'ha fatto entrare in vigore nel luglio del 2020 ma fattivamente, operativamente, ha iniziato a partire nel 2021 – quindi in questi due anni, 2021 e 2022, l'Agenzia delle Entrate ci conferma che sono state registrate rispettivamente 748.000 compravendite residenziali nel 2021 e 785.000 compravendite residenziali nel 2022, ovvero il doppio del numero delle compravenditePag. 12 di dieci anni fa; sono livelli che non si registravano da oltre 15 anni.
  Quindi capiamo bene la portata, in particolare del superbonus, che credo abbiamo tutti riconosciuto essere stata una misura, al netto delle numerose criticità e anche degli innumerevoli correttivi che sono avvenuti in questi due anni, che sicuramente ha dato una grande spinta al mercato. In particolar modo, le leva che in assoluto sono state strategiche sono sicuramente state la cessione del credito, quindi la possibilità di poter cedere il credito, e lo sconto diretto in fattura, che sappiamo essere stati fortemente ridimensionati con il decreto-legge n. 11 del 2023, appena convertito in legge, per opportune e necessarie esigenze di cassa per l'erario.
  Questo ridimensionamento desta qualche preoccupazione dal nostro punto di vista per gli effetti che potrà avere sul mercato immobiliare, in particolare dell'usato, perché teniamo conto che circa l'80 per cento del totale delle transazioni immobiliari avvengono in ambito di immobili usati, che sono quelli che hanno appunto la necessità poi di essere efficientati a livello energetico.
  Quindi capiamo bene che dinanzi alla prospettiva da parte del cittadino di evitare esborsi di risorse nell'andarsi a ristrutturare un immobile, è chiaro che questo lo incentiva, lo stimola a comprarsi la casa, qualificarla a livello energetico e spesso anche a consolidarla a livello sismico.
  Questo lo sottolineo perché è un elemento che ci crea grande preoccupazione, unitamente all'attuale impostazione della direttiva energetica europea, che è citata peraltro nella vostra proposta di programma alla base di questa indagine, che appunto prevede degli obblighi stringenti in tempi assolutamente non perseguibili in relazione a gran parte del patrimonio immobiliare nazionale.
  Ma veniamo alle proposte che la nostra federazione mette alla vostra attenzione, ovviamente cercando di coniugare, come ci è stato richiesto, da una parte l'esigenza di equilibrio dei conti pubblici e dall'altra le finalità, gli obiettivi di efficientamento energetico e di sostenibilità ambientale. Noi riteniamo che in relazione al superbonus, dal 2024, quindi dal prossimo anno, debba essere esteso per cinque anni con un'aliquota fissa al 70 per cento, con il mantenimento della previsione della cessione del credito e dello sconto in fattura, solo ed esclusivamente per quelle spese relative a interventi che garantiscono un reale ed effettivo risparmio energetico: associare cioè l'incentivo fiscale con lo sconto in fattura al chilowattora effettivamente risparmiato, quindi a un reale risparmio energetico che possa essere migliorato.
  Faccio due esempi molto concreti: i lavori legati al cappotto termico sono quelli più costosi; la stessa ENEA ha certificato che un quarto degli investimenti negli ultimi cinque anni, o meglio il 26 per cento, è stato orientato proprio a questo tipo di lavori, quindi l'involucro per la protezione della casa, e sono tra l'altro quelli che hanno i migliori effetti in relazione all'impatto ambientale, quindi riducono gli effetti negativi delle emissioni di CO2 nell'atmosfera, proteggono l'immobile, ed è stato possibile effettuarli grazie appunto alla previsione dello sconto in fattura. Così come, per esempio, la sostituzione della caldaia: è chiaro che se andiamo a sostituire la caldaia di 15/20 anni fa è un conto, ma se andiamo a sostituire una caldaia a gasolio degli anni '50 è chiaro che la spesa è un'altra, ma soprattutto le conseguenze positive per il minore impatto ambientale sono di tutt'altro aspetto. Quindi crediamo che questa sia la prima proposta percorribile.
  Una seconda proposta sul superbonus è l'estensione, sempre dal 2024, di questo strumento, di questa misura, all'intero patrimonio immobiliare. Quindi non solo una parte del residenziale, ma l'intero residenziale e anche il non residenziale, perché se l'obiettivo è quello di efficientare energeticamente l'intero parco immobiliare nazionale, credo che questa estensione sia dovuta. Per quanto riguarda invece gli altri incentivi fiscali previsti, sempre nell'ottica di bilanciare le esigenze di controllo con quelle di una semplificazione reale, quindi di un'accessibilità migliore a questi bonus e nell'ottica anche di consentire a imprese e Pag. 13cittadini di poter operare in un quadro normativo più coerente e soprattutto più stabile nel tempo, noi abbiamo tre proposte.
  La prima è quella di un piano di riordino e un'armonizzazione delle aliquote: oggi sono undici, sono troppe. Secondo me vanno riordinate in tre aliquote: 70 per cento per gli interventi di ecobonus, 80 per cento per gli interventi di sismabonus e 50 per cento per gli altri incentivi fiscali edilizi. Riteniamo inoltre che, sempre dal 2024, debbano essere estesi a 5 anni per dare un minimo di programmazione, quindi una visione a medio e lungo termine; la terza proposta è la detraibilità in cinque anni per le spese fino a 10.000 euro, mentre il recupero fiscale mantenerlo a dieci anni per le spese oltre i 10.000 euro, per andare incontro a chi ha scarsa capienza fiscale.
  In relazione invece all'edilizia residenziale pubblica, cioè alla necessità, come evidenziato nella vostra proposta di programma, di efficientare anche il patrimonio immobiliare pubblico, noi riteniamo che non sia più rinviabile una strategia nazionale delle città. Serve una visione d'insieme del settore della casa. Questa strategia deve mettere in campo delle linee guida che siano di riferimento per tutte le amministrazioni comunali, affinché le stesse possano e debbano da una parte attuare un piano strutturato di edilizia pubblica sociale convenzionata, anche attraverso le risorse del PNRR, andando a riqualificare gli immobili dismessi e disabitati o le aree degradate, mettendo così a disposizione le abitazioni per chi ha meno possibilità economiche a canone calmierato o a prezzi convenzionati; dall'altra parte queste amministrazioni comunali devono avere la possibilità di inserire nei piani strutturali comunali dei criteri incentivanti per l'iniziativa privata, sia di natura tecnica – per esempio meccanismi tecnico urbanistici che consentano, nella demolizione e ricostruzione di un edificio quando si va a ricostruire, la concessione di aumento di cubatura, ovviamente nel rispetto del decoro del contesto urbano – così come concedere incentivi di natura fiscale, proprio confermando questi bonus fiscali con i correttivi che ho appena citato che consentono una transizione digitale ed ecologica del parco immobiliare.
  Chiudo con un riferimento alla direttiva energetica europea che è stata citata nella vostra proposta di programma. Noi siamo preoccupati, lo accennavo prima, dell'attuale impostazione della direttiva, nonostante siamo arrivati al trilogo finale. Abbiamo presentato un documento al ministro Pichetto Fratin e a un'unica relatrice italiana, la relatrice ombra del provvedimento, l'onorevole Tovaglieri, nella quale abbiamo posto tre correttivi.
  Il primo è proprio quello di spingere e insistere su incentivi fiscali strutturali, quindi che ogni Stato possa includere questi incentivi fiscali strutturali fino al raggiungimento di standard minimi energetici, coperti finanziariamente da un fondo energetico europeo, e prevedere delle forme di finanziamento agevolato, per esempio come garanzia dello Stato modello Consap, che ha tassi veramente contenuti.
  Il secondo correttivo è prevedere un sistema di esenzioni più ampio, perché le specificità del patrimonio immobiliare italiano sono differenti, come abbiamo più volte detto, rispetto a quello tedesco piuttosto che svedese.
  E, in ultimo, consentire una gradualità percorribile attraverso l'allentamento dei limiti temporali che ad oggi sono irraggiungibili.
  Chiudo veramente dicendo che avrete notato che le proposte, riunite e riassunte nel documento che vi abbiamo inviato pochi minuti fa, sono tutte orientate ad accompagnare e a supportare il cittadino in questo virtuoso percorso di transizione ecologica e di sostenibilità ambientale in ambito immobiliare, incentivandolo appunto attraverso i bonus fiscali casa e rendendo più semplice, più chiaro e facilitato l'accesso ai bonus fiscali casa e al superbonus. Dobbiamo soprattutto tenere in conto che occorre mettere in atto quella necessità di stabilità di programmazione che avete citato nel vostro programma di base. Credo poi che sia opportuno e necessario considerare che se noi andiamo a facilitare questo accesso ai bonus da parte dei cittadini per efficientare le proprie Pag. 14case, andiamo a valorizzare queste case. Perché a parità di indicazioni e tipologia, ovviamente gli immobili aumentano di valore. Questo vuol dire andare a valorizzare il patrimonio immobiliare nazionale con conseguenze molto positive in relazione alla tutela di risparmio delle famiglie italiane, che sono canalizzate per il 60 per cento in immobili, vuol dire tutelare il sistema creditizio italiano, ma significa soprattutto tutelare il sistema Paese perché non dimentichiamoci che vorrebbe dire andare a rafforzare quella che è la più potente e strategica garanzia del nostro debito pubblico, che appunto è il valore della proprietà immobiliare diffusa.
  Grazie e rimango a disposizione per qualunque quesito o domanda.

  PRESIDENTE. Grazie a lei presidente. Non so se l'avvocato Frigieri vuole aggiungere qualche cosa. No. Allora ringrazio il presidente Giambattista Baccarini e l'avvocato Raffaella Frigieri per il contributo reso ai nostri lavori e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione. Grazie e buona giornata.

  La seduta termina alle 12.20.

Pag. 15

ALLEGATO 1

Pag. 16

Pag. 17

Pag. 18

Pag. 19

Pag. 20

Pag. 21

ALLEGATO 2

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 27

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32

ALLEGATO 3

Pag. 33

Pag. 34

Pag. 35

Pag. 36

Pag. 37