Sulla pubblicità dei lavori:
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI EFFETTI MACROECONOMICI E DI FINANZA PUBBLICA DERIVANTI DAGLI INCENTIVI FISCALI IN MATERIA EDILIZIA
Audizione di rappresentanti di SVIMEZ e CRESME
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 3
Bianchi Luca , direttore generale della SVIMEZ ... 3
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 6
Bellicini Lorenzo , amministratore delegato del CRESME ... 6
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 10
Pagano Ubaldo (PD-IDP) ... 10
Comaroli Silvana Andreina (LEGA) ... 11
Carmina Ida (M5S) ... 11
Bellicini Lorenzo , amministratore delegato del CRESME ... 11
Comaroli Silvana Andreina (LEGA) ... 12
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 12
Pagano Ubaldo (PD-IDP) ... 12
Bellicini Lorenzo , amministratore delegato del CRESME ... 12
Bianchi Luca , direttore generale della SVIMEZ ... 12
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 12
ALLEGATO: Documentazione depositata dai rappresentanti del CRESME ... 13
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIANMAURO DELL'OLIO
La seduta comincia alle 14.25.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di rappresentanti di SVIMEZ e CRESME
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di SVIMEZ e CRESME nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia.
Sono presenti per la SVIMEZ il dottor Luca Bianchi, direttore generale, e il dottor Stefano Prezioso, dirigente di ricerca, e per il CRESME l'architetto Lorenzo Bellicini, amministratore delegato, e il dottor Francesco Toso, vicedirettore. Nel ringraziarli per la partecipazione all'odierna audizione, do la parola al dottor Luca Bianchi.
LUCA BIANCHI, direttore generale della SVIMEZ. Buongiorno a tutti. Vi ringrazio molto per l'invito. Noi come SVIMEZ, ossia come Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, con riguardo all'oggetto dell'audizione ci siamo concentrati soprattutto sugli effetti territoriali, con particolare riferimento al Nord e al Sud del nostro Paese, vale a dire al Centro-Nord e al Mezzogiorno, evidenziando anche alcuni dati regionali, in relazione all'impatto degli incentivi fiscali in materia edilizia.
I dati ENEA ci consentono di fare un primo bilancio complessivo delle risorse distribuite per effetto dell'incentivo costituito dal superbonus. Ovviamente sono dati che, immagino, voi indubbiamente già conosciate. Ci soffermiamo, in particolare, sulla ripartizione territoriale. In proposito, occorre sottolineare che nel complesso gli interventi agevolati nel Mezzogiorno sono stati circa 115.900, cui corrisponde un ammontare di investimenti previsti pari a 21,9 miliardi di euro. Quindi, la quota Mezzogiorno complessiva è intorno al 30 per cento del totale nazionale. Questa quota del 30 per cento noi la riteniamo abbastanza elevata, soprattutto se confrontata con analoghi incentivi nel settore dell'edilizia utilizzati in passato, quali, ad esempio, gli incentivi meglio noti come ecobonus, per i quali la quota Sud si era fermata all'11,3 per cento. Come evidenziato anche dall'Ufficio parlamentare di bilancio proprio in questa Commissione, tale maggiore percentuale potrebbe essere dovuta al fatto che lo sconto in fattura applicato dal fornitore nel limite dell'importo dovuto e la trasformazione della detrazione in credito d'imposta cedibile ad altri soggetti hanno favorito l'accesso al superbonus anche da parte di beneficiari a più basso reddito, che tipicamente incontrano maggiori difficoltà di accesso al credito. Ciò ha determinato, rispetto ad altri incentivi, una distribuzione delle risorse più favorevole al Mezzogiorno, dove ovviamente si concentrano in misura più numerosa le famiglie a basso reddito.
Dal punto di vista della dinamica temporale, nel documento che abbiamo depositato trovate i valori degli interventi ripartiti tra il 2021 e il 2022, ivi inclusi i dati disponibili fino a marzo 2023 compreso. Al Pag. 4riguardo, occorre sottolineare che dopo un avvio nel 2021 in cui sono stati realizzati investimenti per circa 11,2 miliardi di euro, di cui 7,8 nel Centro-Nord e 3,4 nel Mezzogiorno, nel 2022, in concomitanza con una forte accelerazione nell'utilizzo dello strumento, il Mezzogiorno ha segnato una crescita più robusta che nel resto del Paese, soprattutto in termini di numero degli interventi, mentre il valore degli investimenti previsti cresce nel Centro-Nord più che nel Mezzogiorno, evidenziando un incremento di dimensione media più elevata nel Centro-Nord.
I dati riferiti ai primi mesi del 2023 segnalano invece, ovviamente anche per effetto delle modifiche normative, un deciso rallentamento dei nuovi interventi. Se confrontiamo il dato relativo al primo trimestre 2023 con un dato medio trimestrale del 2022, i nuovi interventi si riducono complessivamente di circa il 32 per cento a livello nazionale, con una riduzione tuttavia molto più sensibile nel Mezzogiorno, pari quasi al 61 per cento, rispetto al 20 per cento registrato nel Centro-Nord.
Questa riduzione riguarda anche il volume degli investimenti previsti, che infatti risultano sostanzialmente stabili rispetto alla dinamica media trimestrale del 2022 nel Centro-Nord, dove segnano un più 2,4 per cento, mentre al Sud si riducono di circa il 40 per cento. Abbiamo riportato questi dati perché sembrano indicare come il ruolo di freno legato all'incertezza dell'assetto normativo e alle modifiche che hanno riguardato in particolare la cedibilità del credito d'imposta abbia avuto un effetto ancora più forte soprattutto nelle aree del Mezzogiorno, dove appunto, come dicevamo in precedenza, la cessione del credito aveva costituito il principale elemento di traino.
Occorre segnalare che questo rallentamento era già evidente nell'ultimo trimestre del 2022, o meglio negli ultimi due trimestri del 2022, e in particolare nel quarto, per poi accentuarsi nel primo trimestre del 2023.
Come SVIMEZ abbiamo proceduto a valutare l'impatto economico degli incentivi, in particolare del superbonus e del bonus facciate, sulla dinamica a livello territoriale del PIL di Mezzogiorno e Centro-Nord. Questo esercizio lo abbiamo fatto attraverso un modello econometrico che la SVIMEZ ha da anni costruito e poi implementato, denominato NMODS, che poi è stato anche regionalizzato, consentendoci così di compiere anche delle valutazioni di carattere regionale.
Per arrivare a una stima dell'impatto il percorso che abbiamo seguito è stato il seguente. Vi era anzitutto un problema di conversione dei dati da competenza a cassa. Per quanto riguarda la competenza, come punto di riferimento quantitativo abbiamo utilizzato un indicatore, che l'ISTAT rende disponibile, ossia quello della voce «contributi agli investimenti pagati alle famiglie». Questo ci dà una prima dimensione quantitativa dell'intervento e, osservando in particolare come la voce «contributi agli investimenti pagati alle famiglie» sia passata da un valore cumulato di circa 4,7 miliardi di euro nel 2019-2020 a circa 90 miliardi di euro nel 2021-2022, ci restituisce una dimensione che è abbastanza prossima alla somma del superbonus e del bonus facciate. Per l'esercizio di valutazione, però, avevamo bisogno di utilizzare la spesa effettiva di cassa effettuata sul territorio indotta dalle due misure oggetto di analisi. A questo riguardo, il nostro punto di riferimento è stato l'aggregato ISTAT relativo agli investimenti in costruzioni. In questo caso, abbiamo la disponibilità dei dati almeno fino al 2022 per quanto concerne il dato di carattere nazionale. Gli investimenti in costruzioni hanno fatto registrare nel biennio 2021-2022 un incremento complessivo della spesa di circa 80 miliardi di euro in valori correnti, che corrispondono a una crescita di circa il 55 per cento. Tale crescita, come è possibile vedere nel grafico contenuto nel documento da noi depositato, rappresenta abbastanza un unicum nella dinamica degli ultimi decenni, proprio in considerazione di una crescita così forte. Ovviamente, la dinamica delle costruzioni comprende non soltanto la dinamica degli investimenti in edilizia residenziale, ossia quelli su cui hanno avuto impatto queste due agevolazioni, ma Pag. 5tiene conto anche della dinamica, ad esempio, delle opere pubbliche, nonché di un effetto trend di dinamica, che sarebbe avvenuto anche in assenza di tale intervento, e di un effetto «rimbalzo» dovuto alla ripresa delle attività dopo l'interruzione di gran parte dei cantieri in contemporanea con il lockdown del 2020.
Questo è un primo punto di riferimento per la nostra stima. Per avere un impatto reale, dovremmo quindi scorporare dalla dinamica complessiva l'effetto trend e l'effetto «rimbalzo». Per valutare questi due elementi trovate un altro grafico all'interno del nostro documento, che riguarda la dinamica per investimenti in edilizia privata nelle due circoscrizioni. Si tratta di un'elaborazione che la SVIMEZ sviluppa sulla base dei dati ISTAT integrati con i dati dei conti pubblici territoriali, divulgati dall'Agenzia per la coesione territoriale. Questo grafico, che trovate alla figura 2, è utile perché ci dà conto delle variazioni degli ultimi anni, anche precedenti al 2020, da cui ricaviamo che anche negli anni di ripresa, pur con un andamento tendenzialmente calante, la crescita massima registrata nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord non è mai stata superiore al 5-6 per cento.
In realtà, i dati relativi al 2021 mostrano, per quanto riguarda la dinamica degli investimenti in costruzioni residenziali, una crescita intorno al 20 per cento, che risulta più elevata nel Mezzogiorno che nel resto del Paese, poiché si registra un più 25 per cento nel Mezzogiorno rispetto a un più 22 per cento nel Centro-Nord, a dimostrazione di un impatto e di una dinamica straordinari del settore delle costruzioni nell'ultimo biennio. Questa dinamica straordinaria viene confermata sostanzialmente anche dai dati relativi all'occupazione. In questo caso, abbiamo i dati sulla forza lavoro che ci consentono di avere anche un dato relativo al 2022, da cui si evince che complessivamente nel 2021-2022 abbiamo avuto una crescita di occupazione nel settore delle costruzioni di circa 53.000 unità. Anche questa è la sintesi di una crescita sostenuta in tutte e due le aree del Paese, che tuttavia segna un più 18 per cento nelle regioni del Centro-Nord e un più 28,6 per cento in quelle meridionali. Questi dati ci aiutano in qualche maniera ad arrivare a una stima, ossia a poter scorporare dall'aggregato complessivo della dinamica nel settore delle costruzioni i tre effetti che occorre sottrarre: da un lato, appunto, l'effetto «rimbalzo» post pandemia, per cui una parte di quella crescita è dovuta alle riaperture che hanno seguito la fine della pandemia, dall'altro, un trend di medio periodo crescente e, dall'altro ancora, la terza quota, che è quella riconducibile alla dinamica delle opere pubbliche.
Questo insieme di informazioni ci porta a stimare che circa un quarto della crescita in costruzioni complessivamente rilevata nel biennio 2021-2022 è dovuto a questi tre fenomeni. Quindi, operando per detrazione, circa tre quarti potrebbero essere stati indotti soprattutto dagli incentivi oggetto di questa audizione. Se consideriamo e mettiamo a confronto questo tipo di analisi con i dati resi disponibili da ENEA sul complesso delle risorse erogate, possiamo stimare che complessivamente circa l'80 per cento del totale delle risorse destinate a incentivare il settore dell'edilizia è di carattere aggiuntivo. Fatta questa valutazione e tenuto conto di questa quota da considerare aggiuntiva, attraverso il nostro modello econometrico abbiamo proceduto a stimare il contributo alla crescita del PIL, a livello sia nazionale che di ripartizione territoriale. In base a questa analisi, il modello ci restituisce i seguenti risultati. Il contributo alla crescita del PIL nazionale è pari, nel complesso del biennio 2021-2022, a circa 1,9 punti percentuali. Nelle regioni del Mezzogiorno il sostegno offerto sale a 2,4 punti percentuali, mentre nel Centro-Nord è risultato pari a 1,8 punti percentuali. Su tale risultato incide in misura prevalente il differente peso che il settore delle costruzioni ha nelle due aree, pari a quasi il 32 per cento nel Sud contro il 18 per cento circa nel resto del Paese.
Il contributo offerto dal superbonus alla crescita complessiva del PIL nelle due macroaree si commisura quindi in circa il 17 per cento della crescita complessiva nel Centro-Nord e in circa il 27 per cento nel Sud. La differenza del peso rivestito da Pag. 6detta misura nelle due ripartizioni si deve ovviamente alla diversa estensione, assai maggiore nelle regioni centro-settentrionali, rivestita dalle altre attività di mercato diverse dalle costruzioni, quali l'industria in senso stretto e i servizi destinati alla vendita, per cui si conferma il ruolo più rilevante svolto in questo senso dal settore delle costruzioni nel Mezzogiorno. Occorre aggiungere che questi sono gli impatti valutabili esclusivamente nel biennio 2021-2022. In proposito, va sottolineato che, in base alle nostre stime, le misure producono un impatto molto concentrato nel biennio o, in altre parole, di fatto non producono effetti rilevanti di lungo periodo sulla crescita e sull'occupazione, determinando quindi un effetto molto concentrato. Un'altra riflessione da fare è che noi non consideriamo, ovviamente, l'effetto dell'anticipo di investimenti che si sarebbero realizzati in altri periodi. Quindi, se da un lato questa componente è interamente aggiuntiva nel biennio, cioè rappresenta una crescita aggiuntiva in quel biennio, con un forte impatto di carattere anticongiunturale, anzi in questo caso di supporto alla congiuntura positiva del 2021 e 2022, dall'altro chiaramente potrebbe essere che una parte di questi investimenti sarebbero stati comunque realizzati, ma negli anni successivi. Questo ovviamente il modello non riesce a scontarlo, ma in qualche misura una lettura complessiva dell'effetto aggiuntivo dovrebbe tenerne conto.
Vado a concludere rapidamente segnalandovi che, sempre nel testo da noi depositato, anche attraverso la regionalizzazione del nostro modello econometrico, abbiamo valutato l'impatto per ciascuna regione italiana e il contributo alla crescita complessiva nel periodo 2021 e 2022 da parte delle singole regioni. Chiaramente anche questo fa riferimento a un dato di crescita complessiva relativo agli anni 2021 e 2022, che è quello stimato dal nostro modello econometrico. Quindi, come dicevamo, se il contributo alla crescita complessiva nel biennio è di circa il 27 per cento nel Mezzogiorno, in alcune regioni del Sud questa quota cresce, e anche significativamente – penso al 32,7 per cento della Sicilia, al 32,6 per cento della Sardegna, a circa il 30 per cento del Molise –, mentre risulta leggermente più basso in regioni in cui maggiore è la componente costituita dagli altri settori industriali o dai servizi, come ad esempio in Puglia, dove il contributo alla crescita è del 24,6 per cento. La stessa analisi è stata fatta anche per le regioni del Centro-Nord in cui, rispetto a un valore medio intorno al 17 per cento, è possibile distinguere tra il valore particolarmente elevato della Toscana, dove circa il 23 per cento della crescita nel biennio è dovuto a questo tipo di incentivazione, e quello al 20 per cento dell'Emilia-Romagna, per scendere invece a valori più contenuti per la Liguria, intorno al 12,5 per cento, mentre la Lombardia si colloca intorno al 17,4 per cento.
In linea generale, per concludere, nelle regioni centro-settentrionali le misure di efficientamento energetico hanno sostanzialmente costituito una sorta di innesco per la ripresa dell'attività produttiva. Ciò viene confermato anche dalle nostre previsioni complessive del PIL, che per noi risultano nel 2023 più sostenute nelle regioni centro-settentrionali rispetto al Mezzogiorno, mentre nel Sud l'intensità del contributo offerto è molto concentrato in quest'anno e soprattutto appare nel complesso in qualche misura inversamente correlato all'estensione di altre attività produttive e di mercato. In altri termini, dove il settore delle costruzioni è più forte ovviamente il contributo alla crescita è stato più significativo. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Bianchi. Do ora la parola all'architetto Lorenzo Bellicini.
LORENZO BELLICINI, amministratore delegato del CRESME. Innanzitutto, vi ringrazio per l'invito. Anche noi abbiamo predisposto un documento, che adesso vi verrà spedito in modo da poterlo distribuire.
Ho preparato anche delle slide che aiutano a capire meglio il nostro punto di vista rispetto a questo tema complesso che riguarda non solo il 110 per cento, poiché dobbiamo renderci conto che gli incentivi Pag. 7sono anche altri. Forse una prima questione è proprio quella di cominciare a leggere questa mappa complicata di cosa sono gli incentivi. Noi infatti parliamo tanto di superbonus, parliamo di bonus facciate, ma abbiamo anche gli ecobonus e poi le agevolazioni al 50 per cento o al 65 per cento, ossia tutto un insieme di interventi incentivati nel settore della riqualificazione del patrimonio edilizio che hanno determinato una mappa molto complessa, rispetto alla quale è anche difficile avere un quadro dettagliato di dati. Quella che segue è in estrema sintesi la storia di questi incentivi, che sono partiti nel 1998 con un 41 per cento e poi un 36 per cento. Dal 2013 le cose sono cominciate a cambiare e, come vedete, dal 2013 fino sostanzialmente al 2020 – con la pandemia non c'è stata infatti una grande contrazione – mediamente sono stati attivati, con gli incentivi precedenti, 28 miliardi di euro all'anno. Questi numeri sono facili da stimare perché in pratica dal 2013, attraverso i bonifici bancari, lo Stato preleva una quota della spesa e quindi i numeri sono disponibili. Come vedete, il salto nel 2021 e nel 2022 ci porta, nel complesso degli incentivi, dai 28 miliardi di euro all'anno in media nel periodo 2013-2020 – nel 2020 sono stati 26,4 miliardi di euro, si sono cioè «persi» 1,6 miliardi con la pandemia – a un primo rimbalzo a 66,4 miliardi di euro nel 2021 e poi a un secondo rimbalzo a 94,5 miliardi di euro nel 2022. Questi sono sostanzialmente gli incentivi che sono stati attivati in quell'anno. Attenzione, qui stiamo parlando di investimenti, non di disponibilità, non dei dati dell'ENEA, perché i dati dell'ENEA in sostanza hanno a che fare con le asseverazioni e non con la trasformazione, tant'è che in questo 2023, contrariamente a quello che ci si potrebbe attendere, non ci saranno effetti di frenata sul mercato perché l'onda del 2022 è stata così alta che in pratica si sta attuando nel 2023 e, per un ulteriore «pezzettino», anche nel 2024. Tanto per avere un quadro di riferimento, nel 2022 gli incentivi tradizionali sono cresciuti del 44 per cento, salendo a 38,4 miliardi di euro nel 2021 rispetto ai 26 miliardi di euro del 2020 che ricordavo prima, e a 54 miliardi di euro nel 2022, con un altro più 41,7 per cento. Abbiamo una leggera frenata a gennaio, ma poi un incremento del 40 per cento a febbraio rispetto al mese di febbraio 2022, tanto per ribadire come quest'onda si muove in maniera abbastanza importante. I dati sul superbonus li conosciamo, ma qui possiamo vedere la fase espansiva, seguita dall'inizio di una fase di rallentamento, sebbene i numeri siano ancora importanti. Ancora a marzo 2023, il superbonus ha portato a casa 4,2 miliardi di euro, quindi l'onda è ancora importante.
Credo che sia utile valutare una cosa: queste risorse dove sono andate? Che tipo di filiera hanno alimentato all'interno del mercato delle costruzioni? Qui avete un confronto tra quella che, evidenziata in grigio, era sostanzialmente la filiera tradizionale della riqualificazione e la profonda trasformazione che gli incentivi fiscali, tra cui il superbonus in particolare e il credito d'imposta, hanno introdotto all'interno del mercato. Sono arrivate le banche con un ruolo decisamente importante. Il 110 per cento poneva già un 10 per cento in più di costi dovuti all'ingresso del sistema bancario nel mercato, ma poi sono arrivate anche le piattaforme, sono arrivati i nuovi soggetti di riferimento. Allora se noi entriamo, in questo caso, nel segmento del superbonus e ci facciamo una domanda, ipotizzando pari a 100 le risorse messe a disposizione, qui potete vedere l'analisi che abbiamo sviluppato, aggiornata ad ottobre dello scorso anno, che era stata presentata a novembre nel nostro Rapporto congiunturale. Noi abbiamo tutto un mondo di tecnici, intermediari e consulenti, che agiscono all'interno di questo mercato con le loro parcelle. Abbiamo le banche, i revisori, le multiutility. Ricordo, ad esempio, che il mondo della riqualificazione – si tratta infatti di interventi di riqualificazione – vede la partecipazione di grandi soggetti di consulenza, che prima non entravano nel mercato delle costruzioni. Poi c'è il mondo degli impianti e delle imprese di costruzione. Fatto 100 il superbonus al 110 per cento, io vedo allora che un 12 per cento è andato alle banche o alle multiutility, mentrePag. 8 un 34 per cento è andato via tra IVA, IRPEF ed oneri sociali, e non mettiamo nel conto gli utili di impresa. Ricordo che il mondo dei commercialisti praticamente ha stimato in un 43 per cento la componente tra oneri e tasse legati all'investimento, mentre noi stimiamo un 34 per cento.
È difficile vedere quanti margini di tassazione vanno sui profitti delle imprese, è più complicato, ma diciamo che il 34 per cento è un valore assolutamente pacifico, anzi prudenziale. Un 13 per cento va inoltre ai tecnici, al netto appunto di tasse e oneri, quindi praticamente all'attività è rimasto un 41 per cento delle risorse. Questo è l'impatto che, dal punto di vista della distribuzione delle risorse, ha avuto il superbonus, che non va solo quindi al mondo delle costruzioni, ma a un mondo di servizi molto ampio che si è costruito nell'ambito di questo scenario di mercato. Credo che un po' tutti si siano interrogati su questo tema dell'impatto sul sistema economico e sull'occupazione, nonché sulla crescita del prodotto interno lordo, e la SVIMEZ ha portato adesso un esempio di questa valutazione.
Come prima considerazione, è chiaro che la base della riflessione teorica sono le tavole input-output, vale a dire la valutazione dell'impatto che questo settore ha con gli altri settori economici. Qui dobbiamo tenere presente un fatto: il settore delle costruzioni normalmente viene valutato per la sua attività specifica, senza tener conto che in realtà costituisce una filiera molto più lunga. Lavorando appunto sulle tavole input-output, e qui abbiamo usato le ultime tavole dell'Istituto nazionale di statistica, è un conto abbastanza semplice da fare. Per ogni miliardo di euro investito nelle costruzioni, quindi nell'attività edilizia, considerando i soggetti fornitori di sistemi, materiali, prodotti e componenti che agiscono nel settore delle costruzioni, quindi sostanzialmente la filiera direttamente collegata con l'attività edilizia, si arriva a 1,6 miliardi di euro. Poi c'è tutta una serie, un mondo di attività indirettamente connesse, che valgono altri 630 milioni di euro e infine c'è l'indotto che questa attività produce ancora più a valle delle attività svolte. Naturalmente questo valore che viene molto citato e raccontato, secondo cui un euro vale 3,4 euro, in realtà non è così, perché qui noi praticamente cosa facciamo? Raddoppiamo fatturati, raddoppiamo valori, però oggettivamente facciamo capire quanto questo settore è ramificato all'interno del sistema economico.
In altri termini, quando noi parliamo di settore delle costruzioni, parliamo normalmente di qualcosa che produce un valore aggiunto pari al 4-5 per cento. Non è così, perché dobbiamo considerare i valori aggiunti all'interno della filiera che viene attivata, cosa che adesso vedremo. Allora le cose cambiano: naturalmente non raggiungiamo questi valori di 1 a 3,3 o a 3,4, sono valori più bassi, ma comunque importanti. Un miliardo di euro nelle costruzioni, utilizzando le tavole intersettoriali, attiva 8.000 lavoratori dipendenti, ossia 8.000 occupati diretti, vale a dire quelli che costruiscono, cui si aggiungono 3.600 lavoratori impiegati presso le branche fornitrici di sistemi, prodotti, materiali e via dicendo legati alle costruzioni, mentre 3.400 addetti sono attivati in forma indiretta attraverso l'occupazione, e qui naturalmente l'indotto non è considerato. Quindi, l'attività edilizia muove questo mondo dell'occupazione in maniera decisamente importante, che spesso non viene presa in considerazione. Noi a ottobre scorso avevamo fatto una valutazione ipotizzando 55 miliardi di euro di superbonus che avrebbero, utilizzando questi parametri delle tavole input-output, attivato 311.000 occupati diretti e 141.000 occupati indiretti nelle branche fornitrici. E qui ricordo ancora una questione importante, o meglio riprendo la seguente considerazione, cioè che le costruzioni non comprendono solo i lavoratori delle costruzioni. Chi produce i vetri per le finestre è un'industria, chi produce gli impianti elettrici è un'altra industria ancora. In pratica, tutti questi dati, così come il valore aggiunto specifico, devono essere letti all'interno dell'industria collegata al settore delle costruzioni, che vive e opera grazie al settore delle costruzioni. Anche la distribuzione è legata al settore delle costruzioni, quindi diciamo che nel complesso sarebberoPag. 9 587.000 i nuovi occupati, di cui 311.000 diretti, ossia quelli che lavorano nei cantieri edili. Abbiamo degli indicatori che normalmente vengono male utilizzati o non utilizzati. Noi abbiamo un dato importantissimo che è parziale, perché riguarda le casse edili del nostro Paese. Questo è un mondo, un segmento del mondo delle costruzioni, un segmento strutturato però. Si tratta, nel 2020, di 468.000 occupati. Sono 468.000 occupati con una massa salari di quasi 5,8 miliardi di euro. Bene, questi 468.000 occupati nel 2020 – e ripeto che questo è molto importante, perché sulla massa salari vengono detratte delle risorse che servono a finanziare il sistema delle costruzioni, quindi questo dato è particolarmente rilevante, così come l'attenzione che c'è su questo dato – diventano 537.000 lavoratori nel 2021, con un incremento del 14,5 per cento. Faccio notare che le ore lavorate sono aumentate del 30 per cento, così come la massa salari, che è aumentata del 30 per cento in un solo anno. E nel 2022 si sale a 629.000 occupati, con un ulteriore incremento del 17,5 per cento dei lavoratori, del 20 per cento delle ore lavorate e del 22 per cento della massa salari. Il che vuol dire che tra il 2020 e il 2022 si sono avuti, solo per gli iscritti alle casse edili, 161.000 occupati in più.
Ma non ci accontentiamo, perché chiaramente anche l'ISTAT ci fornisce una serie di dati sul tema dell'occupazione nel settore delle costruzioni. Diciamo che il dato più pacifico storicamente è quello della rilevazione degli occupati tramite la rilevazione delle forze di lavoro.
È una rilevazione un po' particolare e complessa, perché si rivolge alle famiglie, ed è storica. Ma cosa ci dice questa rilevazione? Ci dice in realtà, in sintesi, che tra il 2020 e il 2022 noi abbiamo avuto 199.000 dipendenti in più e 24.000 indipendenti in più, per un totale di 223.000 occupati in più. Però l'ISTAT, con la sua rilevazione, riporta praticamente il dato all'universo degli occupati nelle costruzioni, mentre, come ho detto prima, il mondo delle casse edili è solo un segmento del mondo delle costruzioni. Non tutti gli operatori del mondo delle costruzioni sono iscritti alle casse edili. Faccio un esempio molto chiaro. Tutti noi abbiamo bisogno di un idraulico e sappiamo che gli interventi di riqualificazione edilizia riguardano in gran parte anche interventi di impiantistica. Elettricisti e idraulici non sono iscritti alle casse edili perché hanno un altro contratto, hanno un altro tipo di attività, ma sono tra i principali attori del mercato delle costruzioni. Se l'ISTAT mi dice che gli occupati totali sono aumentati del 16 per cento e invece le casse edili mi parlano di un più 34 per cento, perché non applichiamo i dati delle casse edili al totale del settore delle costruzioni? Allora i dati cambierebbero in maniera abbastanza significativa, perché ci troveremmo di fronte a un incremento di 458.000 occupati e posso dire che questo dato non è particolarmente forzato. Il problema è che c'è la necessità di una lettura molto attenta dei dati che ci vengono forniti, anche quando provenienti da fonte ufficiale. Sicuramente, mentre cresce il settore delle costruzioni è difficile, molto difficile, che crescano di più le casse edili rispetto al settore generale del comparto delle costruzioni, alla filiera complessiva del settore delle costruzioni, proprio conoscendo le caratteristiche che contraddistinguono il mercato della riqualificazione edilizia e la particolare rilevanza dell'impiantistica.
Dicevo prima che, però, c'è un altro tema di valutazione che riguarda il valore aggiunto. Anche noi abbiamo un modello, anche noi abbiamo le nostre modalità di elaborazione delle stime, e qui la faccio più semplice. Utilizzando sempre le tavole input-output, considerato un miliardo di euro aggiuntivo di investimenti nel settore delle costruzioni, 355 milioni di euro sono il valore aggiunto diretto delle costruzioni, 237 milioni di euro sono il valore aggiunto delle branche fornitrici, 226 milioni di euro sono il valore aggiunto indiretto e poi ci sono 280 milioni di euro di valore aggiunto indotto. Si dirà: «Se io avessi attivato questi investimenti in altri settori, l'indotto ce l'avrei avuto». Sì, ma devo considerarlo anche per il settore delle costruzioni, perché dovrei toglierlo? A questo punto, fatto pari a 1 l'investimento in costruzioni, il valore aggiunto è pari a 1,10, ossia un 10 Pag. 10per cento in più. Non è un cattivo investimento un 10 per cento in più. Ma dobbiamo tenere presente che questo settore non è quel piccolo settore che normalmente viene considerato, bensì questa filiera molto lunga che si estende praticamente dentro il sistema economico del nostro Paese. È questo che molti esperti di economia fanno fatica a capire, perché restringono il settore delle costruzioni al suo ambito specifico, limitandolo solamente al cantiere edile, inclusi le imprese e gli addetti che lavorano nel cantiere edile. In realtà, l'impatto sul sistema economico è molto più ampio.
Se noi lavoriamo sul tema del valore aggiunto, possiamo dunque constatare un impatto significativo in termini di risorse presenti sul mercato.
Concludo con l'impatto degli investimenti sul prodotto interno lordo. Noi abbiamo fatto un conto semplice perché, e mi rivolgo anche ai colleghi della SVIMEZ che so che mi capiscono, penso che oggi ci sia un problema enorme nella valutazione di questo settore, concernente la determinazione dei costi di inflazione nel settore stesso. Se andate a vedere quali tassi di inflazione sono stati utilizzati nella contabilità nazionale, sono tassi che ci sorprendono rispetto a quello che sta succedendo nel campo dell'inflazione. Quindi probabilmente per fare una valutazione più accurata è meglio lavorare oggi sui valori correnti e affrontare il tema dell'inflazione da un'altra parte.
Abbiamo visto che, secondo le nostre stime, stiamo parlando di 94,5 miliardi di euro nel 2022 e di 66,4 miliardi di euro nel 2021. Allora il conto è molto semplice. Nel 2020 il PIL italiano a valori correnti è stato di circa 1.660 miliardi di euro, nel 2021 è stato di circa 1.786 di miliardi di euro e nel 2022 è stato di circa 1.910 miliardi di euro. Il che vuol dire che nel 2020 il Paese ha perso 137 miliardi di euro, nel 2021 ha guadagnato 126 miliardi di euro e nel 2022 ha guadagnato altri 124 miliardi di euro.
Se prendiamo in esame gli interventi totali, considerando le quote di investimento e quindi prendendo il superbonus, che nel 2021 è stato di circa 11 miliardi di euro, e gli altri incentivi, che sono stati di 35,4 miliardi di euro, che rappresentano praticamente l'incremento rispetto all'anno precedente, stiamo parlando di un 28 per cento di contributo alla crescita del prodotto interno lordo del Paese, nell'ambito del conto nazionale che mette insieme gli investimenti con il prodotto interno lordo. Nel 2022 il contributo dei due tipi di incentivi alla crescita è stato invece del 22,6 per cento. Quindi, oggettivamente è stato un investimento che ha contribuito in maniera significativa alla crescita del PIL, come prima ha rilevato anche la SVIMEZ, quando ha fatto riferimento ad un valore dell'1,9 per cento. Però, anche rispetto alle giuste osservazioni che sono state fatte, e la Banca d'Italia addirittura ha ipotizzato 50 e 50, io faccio piuttosto una valutazione di quello che c'è stato. Come dire? Poiché si tratta di un investimento, occorre valutare il ritorno di questo investimento. E concludo. È costato? Beh sì, è costato tanto, certo che è costato. Però, a questo punto, il tema è capire quanto è costato e valutare correttamente il rapporto tra costi e benefici. Non deve essere valutato, secondo noi, come un incentivo, bensì come una politica pubblica di investimento. Bisogna cioè capire, con un'analisi dettagliata che dovrebbe essere fatta e può essere fatta, se questo investimento conviene oppure no.
PRESIDENTE. La ringrazio. Do ora la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
UBALDO PAGANO. Io non ho domande, anche perché entrambi i soggetti auditi hanno riportato all'interno delle memorie di accompagnamento una puntualità nell'esposizione dei dati e una chiarezza nel profilo identitario, nel costruire la valutazione, che per quanto ci riguarda ci appaga moltissimo. Ho compreso anche, soprattutto nell'audizione dei rappresentanti del CRESME, la differenza di impostazione, che peraltro era riportata anche dalla SVIMEZ, rispetto all'analisi che viene fatta da alcuni enti, come l'Ufficio parlamentare di bilancio e la Banca d'Italia che, se non ho Pag. 11compreso male, mi pare si attengano più propriamente al settore del mercato dell'edilizia, senza considerare tutti i sottosettori della filiera produttiva che, in un modo o nell'altro, corrispondono all'esecuzione dell'intero programma.
Ho trovato particolarmente interessante la «splittatatura» che è stata fatta rispetto al valore delle varie poste in gioco, dei vari costi della misura, laddove si è tenuto distinto il valore del costo reale e quello invece relativo alla tassazione diretta o indiretta, perché anche in quel caso è evidente che, in realtà, tutta la parte relativa alla tassazione diretta e indiretta di fatto riguarda risorse che rientrano all'interno delle entrate dello Stato.
Quindi, da questo punto di vista penso che ci siano stati degli elementi molto utili per la stesura del documento conclusivo.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Io avrei una domanda da sottoporre. Al di là delle imprese edili che hanno fatto la scelta di operare nelle ristrutturazioni del 110 per cento, io so che tante altre imprese edili che non effettuavano i lavori contemplati dal superbonus si sono ritrovate in una specie di mercato «drogato». Faccio un esempio: una piccola impresa edile che non effettuava interventi agevolati al 110 per cento ma costruiva abitazioni non poteva più sottoporre all'utente finale che aveva commissionato il lavoro i prezzi che vigevano prima, a causa di aumenti molte volte davvero folli.
IDA CARMINA. Intendo fare una domanda, che penso di poter rivolgere a entrambi gli auditi. Voi avete fatto una valutazione dell'effetto moltiplicatore differenziando il Nord, il Centro e il Sud. Avete anche calcolato una differenza di incremento con riferimento al PIL di queste zone? In altri termini, quanto è incrementato il PIL al Sud, al Centro e al Nord rispetto a questi investimenti? È evidente infatti che, venendo meno il superbonus, certamente in queste zone si verificherà un decremento, ma bisogna capire anche in quale percentuale.
LORENZO BELLICINI, amministratore delegato del CRESME. Immagino che a quest'ultima richiesta potranno meglio rispondere i colleghi della SVIMEZ. Come dicevo prima, il tema dell'inflazione e della variazione dei prezzi è molto importante e ha sicuramente interessato il settore delle costruzioni in termini valutabili intorno a un 35 per cento di incremento dei costi. Quest'ultimo è stato determinato, innanzitutto, da una ripresa della domanda mondiale nel 2021 superiore alla capacità dell'offerta, che ha inciso in pratica sul prezzo delle materie prime, come ad esempio quello dell'acciaio per la realizzazione dei tondini. Dopodiché nell'autunno, nella parte finale del 2021, è iniziata la questione energetica, che ha inciso in generale sui costi e certamente è successo che, nel momento stesso in cui, dopo la pandemia, è scattata una ripresa della domanda superiore a quella cui l'offerta è stata in grado di rispondere, sono arrivati questi incentivi così importanti.
In pratica, quello che succede nel settore delle costruzioni è un insieme di meccanismi che poi vengono distribuiti su questa filiera lunga, per cui questo aumento che parte dal basso e continua a crescere determina oggettivamente anche una fase speculativa importante all'interno del mercato. Quindi c'è una ragione oggettiva, che ha condizionato l'inflazione anche nel settore delle costruzioni e ha riguardato del resto anche altri Paesi europei, che non avevano gli incentivi. Sul sistema italiano la domanda è stata così elevata che non si trovavano più i prodotti, e ancora oggi bisogna aspettare sei mesi per avere un certo tipo di prodotti per le costruzioni, quindi chiaramente in una filiera lunga c'è stata anche una componente speculativa.
Certamente ha inciso, da questo punto di vista, la presenza di incentivi così importanti in tempi così ristretti, e questo è un altro dei problemi di questo tipo di interventi. Non si possono comprimere in fasi così ristrette interventi di questa natura, perché il sistema dell'offerta non riesce a rispondere alla domanda che si genera. Comunque sia, la lettura corretta di questa crescita dei prezzi è legata ai seguenti fattori: domanda mondiale di materie prime, energia che incide sul sistema Pag. 12produttivo, maggiore domanda rispetto all'offerta e fenomeni speculativi.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Mi scusi, solo una precisazione. Ma non c'è forse stata anche un'altra componente, nel senso che, essendo un contributo al 110 per cento, ciò potrebbe aver comportato una rilevanza del non curarsi effettivamente del prezzo reale, dal momento che non c'era un controllo da parte dell'utente, mentre invece, se avesse dovuto spendere lui effettivamente quelle somme, ci sarebbe stata una valutazione diversa?
PRESIDENTE. Prima della risposta, c'è un'altra integrazione da parte dell'onorevole Pagano.
UBALDO PAGANO. Sulla scia della domanda della collega Comaroli, a cui ha già dato una risposta, avete delle rilevazioni empiriche sull'aumento dei costi dei materiali per l'edilizia anche rispetto ad altri Paesi, dove non esistono incentivi simili a quelli italiani, come il superbonus al 110 per cento?
LORENZO BELLICINI, amministratore delegato del CRESME. Quanto alla prima osservazione, la risposta, come ho già anticipato, è la seguente: sì certo, c'è anche questo, ma non solo. Il 110 per cento significa il 10 per cento in più dei costi. Noi lo scorso anno abbiamo fatto per la Commissione Ambiente della Camera dei deputati una valutazione dell'impatto e la stima era di 8 miliardi di euro, perché se la andate a leggere bene la legge all'inizio era molto difficile da attuare, con molte performance da ottenere, quindi sarebbe stato un intervento molto piccolo sul mercato e sarebbe stato difficile non considerare il tema dei costi che praticamente sono stati una componente in più che è arrivata, ma rispetto a uno scenario che è quello tracciato. Quanto alla seconda domanda, noi facciamo parte di un raggruppamento europeo di 19 istituti di ricerca, ci incontriamo ogni sei mesi, dunque potremmo vedere un attimo se queste cose riusciamo ad averle. Sappiamo che comunque i costi sono aumentati pure negli altri Paesi, anche se non credo che in questo momento abbiamo un'analisi puntuale. Però, potremmo vedere magari di farvela avere.
LUCA BIANCHI, direttore generale della SVIMEZ. Rispondendo all'onorevole Carmina, le stime sono state fatte anche a livello territoriale e abbiamo le stime di impatto, come dicevo, sia per il Nord che per il Sud, nonché per singola regione. Ovviamente questo comporta anche moltiplicatori territoriali diversi, che dipendono dalle caratteristiche della struttura produttiva di quel territorio, e il nostro modello tiene conto sia degli effetti diretti che degli effetti indiretti e indotti, quale, ad esempio, l'incremento dei redditi conseguente ai consumi che si attivano in ragione di quella spesa. Quindi, per quanto possibile, esso tiene conto di tutti gli elementi.
Con riferimento a cosa succederà nel futuro, chiaramente questo è un incentivo che concentra la sua attività, quindi quello è l'impatto diretto sul biennio. Va detto che, contrariamente alle regole di finanza pubblica, nei modelli noi consideriamo le risorse nel momento in cui vengono spese. Quindi, come diceva il dottor Bellicini, sicuramente c'è un effetto di trascinamento della spesa ancora nel 2023, che impatterà ovviamente sulla crescita, però chiaramente negli anni successivi l'impatto sarà minore.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione illustrata dall'amministratore delegato del CRESME, dottor Bellicini (vedi allegato). Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.15.
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